Massimiliano
Badiali è nato sotto il segno della Vergine ad Arezzo, quando il solleone
si era appena accovacciato nelle braccia di Morfeo: 24 agosto 1972.
Questo
poeta non ancora trentenne, laureato in Lingue e Teologia, è riuscito a
far collezione di premi letterari, prestigiosi e non, dando alle stampe
(fino allo scorso anno), tre raccolte di poesie: «La Mela», «Piramide
di dignità» e «Sipari di cartapesta».
E'
presidente di Circoli culturali della sua città e, si dichiara amico di
Peter Russel, Mario Luzi e Jean Rouaud; ha tradotto per la scuola testi
teatrali e di artistica.
Marilla
Battilana, a pagina 42 de «La Nuova Tribuna Letteraria, Padova» ha
definito la sua arte: «una poesia che, sotto l'esperienza di poesie già
note, rivela un'inventiva pudicamente nascosta nei dettagli»;
Michelangelo De Matthaeis, nell'Editoriale di Sette, così si esprime:
«L'istinto della ricerca sa che è il porto da raggiungere di uno stile
avanzato e d'avanguardia raramente riesce a collimare con la brezza
leggera di un cielo terso delicata espressione che guiderebbero il poeta
verso l'approdo finale».
Tra le
poesie pubblicate su «Interactive People» abbiamo scelto «Lacrime di
sale», perché la più comprensibile, strabiliati di come una poesia che
riporta il lettore e l'arte poetica ad un periodo oramai sorpassato, se
non fosse per la presenza di Mario Luzi, l'ermetismo, sia storico di
Montale, sia immaginifico di Ungaretti, oppure quello velatamente
cristiano di Caproni, non avrebbe ragione di esistere.
Ecco il
motivo della nostra meraviglia nel leggere che questa poesia sia stata
presa in considerazione da giurie di premi letterari e da letterati che si
stanno facendo un nome nel campo.
Da dove
scaturisce il fascino dello spirito artistico del Badiale, l'ethos e il
pathos della sua poesia, la «tonalità» che pur essendo obsoleta si può
dire in brevi e semplici parole: un sentimento del mondo, fondato sopra
una ferma fede e un sicuro giudizio; animato da una ro-busta volontà.
Quale sia la realtà, Massimiliano la conosce, e nessuna perplessità
impedisce o divide e indebolisce il suo conoscere, nel quale il mistero e
solo quel tanto a cui bisogna piegarsi riverenti e che è intrinseco alla
concezione stessa.
«Riverbero
di vite
Sul
davanzale della mia noia
Tra
nostalgie
Deposte in
trasparente attesa».
A Badiale
pare, che questo mistero gli si diradasse, negli attimi in cui prova o
immagina mistici rapimenti: «Deposte/i in trasparente attesa»; altresì
questa mistica cognizione nella sua poesia si traduce, come racconto di
un'esperienza che sa di cose ineffabili; e parimente, sa come convenga
giudicare i vari affetti umani e come comportarsi verso di essi:
«Stremati pensieri
Squartano
Certezze
verniciate
di
malinconie stremate
tra
ghirlande di silenzi».
La sua
volontà non tentenna e oscilla tra ideali discordanti, e non è straziata
da desideri o dissidi e contrasti, che non possiamo scoprire nei concetti
e negli atteggiamenti nascosti nel profondo delle cose stesse; ma in lui
rimangono non sviluppati, e non appartengono alla sua coscienza, che è
coscienza compatta e unitaria: fede salda e abito costante, sicurezza del
pensare e dell'operare, anche se non più attuale.
Lui sa che
le:
«Certezze
verniciate
di
malinconie stremate
tra
ghirlande di silenzi»,
non sono
altro che robuste inquadrature intellettive e morali; che il sentimento
del mondo, il più vario e complesso sentimento, di uno spirito che ha
sperimentato e meditato, è cosciente dei vizi umani e del loro valore.
L'inquadratura intellettiva ed etica chiude e domina questa materia
tumultuante, che ne è interamente soggiogata, ma come si soggioga e
incatena un avversario poderoso, il quale, anche sotto il piede del
dominatore, tende i suoi muscoli e si compone in linee grandiose?
«Erano i
miei ricordi
Al filo
appesi
Con
mollette strette,
Fra fili di
cotone,
bagnati di
sale».
Come
possiamo notare, il suo non è altro che l'atteggiamento spirituale, che
si e costituito definitivamente, passato e presente sforzandosi di
cogliere e determinare le varie definizioni; ma le lacrime sono salate per
natura propria e, raramente, o meglio, è un controsenso dire che sono di
sale. Accettare questa definizione del poeta è come affermare che,
improvvisamente, si sono incontrati critici ed interpreti, circa il
carattere della terminologia e della poesia badialesca.
Ma questa
energica rappresentazione di una forza che supera e domina la forza stessa
è pure, come ogni poesia, rappresentazione di un divenire e non di un
divenuto, di un moto e non di un istinto.
Si può
affermare che la poesia del Badiale è oggettiva; e lui lo sa, come sa,
che è, nello stesso tempo, anche soggettiva, sempre lui, sempre
badialesco.
L'assenza
di turbamento e di dissidio nella sua concezione del mondo, il suo pensare
con nitidezza e il suo volere con determinatezza rappresentare il «suo»
mondo spirituale, con netti contorni. L'abolizione di ogni distanza di
tempi e diversità di costumi, e uomini e avvenimenti di ogni tempo e
collocarli sullo stesso piano è l'unica possibilità per proiettare il
transeunte sullo schermo della vita. In questo modo enuncia il carattere
della forma e l'intensità, la pre-cisione, la concisione che, certo,
domina con la forza del voler esprimere le forti passioni come qualcosa di
vigoroso e d'intenso.