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Eterna solitudine

Di: Salvatore

Salvatore, nasce a Sciacca, terzo ed ultimo di tre figli, vive la sua infanzia in modo tranquillo e sereno, il padre spesso assente per motivi di lavoro, muore dopo lunga malattia. La madre bidella si occupa dell'educazione allo studio dei figli e a forza di sacrifici enormi li stimola ad andare avanti nel campo della vita, non mancano i Diplomi, le Lauree e gli attestati di vario genere, grazie ai quali oggi hanno trovato lavoro nelle strutture scolastiche pubbliche.

A diciotto anni Salvatore si iscrive alla Facoltà di Architettura, ma al Secondo anno per motivi di salute: Leucemia Linfatica Acuta, è costretto ad abbandonare. 

Durante il periodo della giacenza in ospedale, fra la vita e la morte, preso più dalla paura che dall'ispirazione, scrive poesie, trovando quel sentimento, e quella forza necessaria per tirare avanti, fra i ricordi, le parole, e la voglia di vivere una vita ancora, non vissuta. Tra le altre questa «Eterna solitudine».

Bach, parlando della solitudine afferma che: «Per quelli che in buona salute o malati amano stare soli. Gente molto tranquilla che non fa rumore, parlano poco ed in modo gentile. Sono molto indipendenti, capaci e fiduciosi nei propri mezzi, quasi totalmente liberi dalle opinioni degli altri. Amano stare in disparte, vivere da soli e seguire il proprio cammino. Spesso sono intelligenti e dotati. La loro tranquillità e la loro calma sono una benedizione per quelli che li circondano».

Ci si potrà chiedere di quali cure abbiano bisogno persone così gentili e tranquille. Per Salvatore il problema è nascosto proprio da questo atteggiamento.

Queste persone non hanno paura di esprimersi a causa dell'insicurezza in se stessi, ma perché si sentono molto superiori agli altri e questo, in genere, è peraltro vero.
La struttura narrativa dello lirica di Salvatore riprende e sviluppa in forma poetica, non realistica il tema centrale dell’esistenza e sviluppa, con intensità emotiva, il percorso della vita dell’essere umano.

Questa nuova sperimentazione poetico-musicale, della costruzione metrica, l’artista riesce a coniugare tecniche tradizionali con materiale innovativo ritrovando quella sensibilità originaria e quelle sue radici legate alla civiltà italian. Il risultato è di un’intensità tragica: il silenzio e il buio che avvolgono le pause, subito colpiscono il delicato ritmare del verso, come fosse attratto da un fascio di luce verso la fonte del subconscio. Il tutto in una catarsi che induce al ricongiungimento alla propria memoria e  all’invisibile.

«Freddo nelle mie ossa, riscaldarmi non puoi.

Eterna solitudine che riempi di malinconia la mia vita»

Per non sentirla, oppure per amarla come suggerisce Bach, bisogna credere nell'uomo e nelle sue capacità. Tutte le forme di progresso possono essere utilizzati per sentirsi in compagnia o in solitudine. Il bene della umanità nel modo in cui è impiegati può essere la rovina o la sua sopravvivenza. Dipende dalle sue decisione.

«Freddo nelle mie ossa, riscaldarmi non puoi.

Eterna solitudine che riempi di malinconia la mia vita»

Questi due versi danno la sensazione della dualità,nel caso di Salvatore, innovativa, perché questo senso ristretto è corrente di emotività, che lo spinge ad associare l'emotività concepita come funzione psichica di base, con le crisi emozionali. La sua solitudine si distingue, infatti, non solo per la sensibilità delle reazioni affettive, ma per la loro intensità. Egli non è soltanto sensibile al minimo stimolo, come potrebbe esserlo una palla,sopra una superficie perfettamente piana.  Ad ogni avvenimento, sia importante o insignificante, reagisce in modo più forte della media degli uomini: «solitudine che riempi di malinconia la mia vita».

Non è emotivo perché prova emozioni, come tutti: è emotivo, perché lo stato d'emozione ritorna in lui con notevole frequenza e in seguito a richiami insignificanti. Inoltre, l'emozione si ferma e si diffonde in lui in parecchi modi: ha una lunga risonanza dopo l'avvenimento che le ha dato origine, rimbalza su oggetti diversi; anziché immunizzare l'emotivo attraverso la ripetizione, ogni nuova emozione lo rende ancora più sensibile, con una specie d'anafìlassi psichica. Col passar del tempo, specialmente quando non giunge a liquidare esteriormente le sue emozioni, egli diventa preda d'un vero bisogno d'emozione, una sorta di tossicomania simile a tante altre; gli uni vanno a soddisfarla al Grand Guignoi o agli incontri di pugilato, altri vanno alla caccia, con Baudelaire della perversità, con Dada dello scandalo, con Lélian della tristezza innamorata di se stessa.

«Fuggenti attimi di felicità

che bastano al mio cuore per sopravvivere».

Ma su questo fondo comune l'emotivo costituzionale segna già un vantaggio: esso si annuncia quasi senza possibilità di dubbio anormalmente pauroso, timido o timoroso, i cui sentimenti hanno tutti qualcosa di violento, d'esclusivo o di appassionato, sia nella gioia che nel dolore. La vita delle grandi città, con le sue sensazioni brutali, con le eccitazioni raffinate, col rumore, con l'agitazione, da un secolo, la fa nascere senza risparmio fra le popolazioni urbane. Né si dovrebbe misconoscere l'influenza del cinematografo, soprattutto quando s'imprime con eccessiva frequenza in certe sensibilità.

«Fuggenti attimi di felicità…»

Appena ora si fa luce sull'emozione; essa ha un fondo di dualismo. Si è rimasti a lungo imbarazzati dalla contraddizione che essa porta in sé. Da un lato appare come un disordine organico e psichico Una scarica fisiologica, la cui origine non è ancora rigorosamente determinata. Morel è stato il primo a piantare la spina fisiologica dell'emotività nel sistema simpatico. Quantunque l'emozione si estenda, nell'uomo, a ricambi cerebrali, essa rimane «eterna solitudine» la dominante neuro-vegetativa.

Dupré nota nel quadro fisiologico della costituzione emotiva: esagerazione dei riflessi con brusche variazioni e crisi di pianto alternato con l'inaridimento degli occhi,tendenza allo spasmo dei muscoli lisci. Per dirla con il linguaggio di Freud, tutto si svolge come se la solitudine fosse l’unica cosa necessaria perché è vissuta intensamente.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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