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Estranei

Di: Dario Durante 

Dario Durante è nato all’«ombra del cupolone», cioè a Roma, nel 1963 da famiglia d’origine contadina. La vita trascorre fra alti e bassi fino a 21 anni, quando, per motivi familiari, deve abbandonare gli studi universitari, intrapresi in campo umanistico per avviarsi nel  mondo del lavoro, dove tuttora svolge la mansione di aiuto bibliotecario. Tuttavia non ha abbandonato la passione per la poesia e per la  letteratura in generale.
Sente di appartenere all'aria esterna forse perché si sente sostanza dell'albero. La stessa continuità col suolo per l'insieme delle radici tanto voluminose quanto tutti i rami insieme. Più ancora, la verticalità del tronco, che rappresenta per la quercia una qualità di robustezza, non è che una manifestazione locale della forza centrifuga sviluppata dalla rotazione della terra: caso particolare dell’ universale gravitazione dei mondi.
Questo commento, è bene che l'applichi al nostro essere veri; se lo spingo a fondo, potrei scoprire che il nostro io è la grande sorgente di errore. Se mi libero dalla rete d'illusioni che esso ha tessuto, e se approfondisco la natura del mio essere, vedo, secondo la dottrina indiana assai nota, il mio piccolo io fare posto sempre più al mio grande Io, al grande Tutto, realtà ultima: e quanto esprime la parabola della bambola di sale, che, presa dal ricordo delle sue origini, ritornò al mare e fini per dissolversi, l'ali sono i pensieri che illustra e commenta lo studio di Téchoueyres. Ora abbandonerei questa guida, e cercherò di seguire più avanti la linea che egli ha suggerito. Se provo qualche difficoltà a congiungere veramente questi due termini: scienza occidentale e spiritualità indiana, non potrò essere aiutato da un mezzo termine, e che sarebbe semplicemente spiritualità occidentale? E questa non mi sarà eccezionalmente istruttiva, quando sarà fiorita in uno spirito rotto a tutti i procedimenti della scienza? Ora vi è un uomo e la sua opera, in cui queste condizioni si incontrano in un grado eminente. Ed è ancora una volta Pascal a ricordarmelo.
In verità il problema che mi deve stare a cuore, è proprio scienza e spiritualità, e il carattere occidentale o indiano dell'una e dell'altra è del tutto secondario. Perciò, quando Sainte-Beuve, studiando Port-Royal, tratteggia la figura singolare di Hamon, questo medico divenuto asceta, questo modello tutto francescano di umiltà e povertà volontaria, scrive che questo magnifico personaggio era per cosi dire un «bramino». Non sono io a farglielo dire. Ed allora è tanto paradossale affermare che Durante si muove in un ciclo di idee abbastanza vicino a quello che io ho percorso? Bisogna soprattutto osservare che la sua ascesi propria, il suo yoga consiste proprio nel mortificare l'io. Ma come? Apro una volta ancora il libro dei Pensieri, per avere aiuto da Pascal il quale afferma «L'io è odioso», ma perché è odioso? È solamente per la sua mancanza di riguardo verso gli altri, per le incomodità che esso infligge? È un male più profondo, essenziale. L'io è odioso, perché «è ingiusto», perché si fa «il centro di tutto».
«Che sviamento di giudizio, per cui non vi è alcuno che non si metta al di sopra di tutto il resto del mondo, e che non ami di più il proprio bene (continua il filosofo), e la durata della propria felicità, e della propria vita, che quella di tutto il resto del mondo!».
«Estranei alla visione dell'Eterno
i custodi del grande meriggio
i senza Dio
effondono urla di un languore struggente
(Nel vento d¹autunno)».
Comprendo bene questo: «uno sviamento di giudizio». Che cioè questo sviamento prima di essere uno scandalo morale, è prima e più profondamente uno scandalo per l'intelletto. È sotto questo punto di vista, anzitutto, che l'io è «ingiusto». Bisogna affermare che non si tratta di essere estranei all’Eterno, ma di una mancanza di «giustezza» e di mancanza di «giustizia»?
L'io si fa il centro di tutto; esattamente come la terra si crede il centro del mondo, o come i nostri sensi ci impongono in ogni cosa la loro prospettiva soggettiva. È lo scienziato, che si scandalizza. O almeno, il moralista pensa sulla linea dello scienziato; spirito e cuore diritti, egli ne ha il coraggio, anche quando questa linea attraversi e ferisca l'io e i suoi istinti; sarebbe insomma, secondo le categorie dello yoga indiano, un tentativo di Jnana. La scienza raddrizza i sensi, che sono «ingiusti» nella loro soggettività; nello stesso modo appartiene alla morale, o alla grazia, di raddrizzare l'egoismo.
«Empi, rivolgono le loro
preghiere all'effimero
dilaniati dal tempo».
Si chiarisce molto Durante, quando si riconosce che nella sua poesia, gli imperativi morali sono una trasposizione di quelli scientifici sul piano della volontà; e diventa il matematico che osserva «gli empi che rivolgono le loro preghiere all’effimero, proprio come afferma Pascal: «Nelle città per dove si passa, non ci si cura di essere stimati. Ma quando si deve starci un po' di tempo, ce ne preoccupiamo. Quanto tempo è necessario?»
Ogni artista, e in special modo il Poeta, vuole avere degli ammiratori; e quelli che scrivono contro vogliono avere la gloria di avere scritto bene; ed io che ora scrivo ciò, ho forse questa voglia; o invece racchiudo la mia speranza in quelli che la leggeranno e… sarò stato in grado di spiegare bene e dimostrare di aver capito appieno quanto afferma nella sua lirica Dario Durante?
Una volta denunciato questo «sviamento di giudizio», questo scandalo logico. Credete ci sia stato il riconoscimento di un effetto e di una prova della «caduta»?
«Convinti che la
nausea dell'Eterno
stremerà la solitudine
dell'Io».
Noi nasciamo ingiusti, perché tutto tende a sé, invece, bisogna tendere al generale; e la china verso il sé è il principio di ogni disordine,in guerra, in polizia, in economia, nel corpo particolare dell'uomo, che diventa volontà depravata. In più c’ lo sviamento, che non è solo un effetto e una prova della caduta, ma è la caduta stessa. Questa idea direttrice rischiara molto il contenuto di questi ultimi quattro versi, abbastanza oscuri a prima vista, che però illuminano tutta la lirica. È raro che si possa sentire la nausea dell’Eterno, ma il Poeta grande dissacratore lo avverte, lo sente ed è proprio da questi versi che si è semplicemente e fortemente fondata la morale sul riconoscimento del fatto che l'io è una parte del tutto.
Ecco dove ci ha condotti, di verso in verso, Dario Durante, a riconoscere in noi l’IO al di là della affermazione della scienza, per sentirci con il Poeta veri testimoni dello spirito.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

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