Ritorna alla Home Page di: Poeticamente

"Le recensioni qui presentate sono tratte dalla Mailing List di Poeticamente"

Dove vai, uomo

Di: Lorenza Guidi

Lorenza Guidi, vive a Torino dove insegna Lettere in una S.M.S., ma ha avuto un’esperienza d’insegnate elementare. Separata da tre anni, dopo un matrimonio che credeva perfetto, ha dovuto ricominciare daccapo ricostruendo la vita dalle macerie di un mondo crollato improvvisamente. L’aiuto lo ha trovato proprio nella Poesia che le è servita da valvola di sfogo, e anche la stesura di racconti, alcuni pubblicati in rete da vari siti, che hanno costituito una sorta di terapia psicologica che l’ha guidata ad elaborare una nuova coscienza di se stessa.

Le sue aspirazioni sono quelle comuni a tutti: riuscire a vivere con serenità la sua condizione non facile, ma per fortuna i due figli, ormai adulti, sono con lei e la sostengono. E’ felice quando riesce a trovare il tempo di scrivere, soprattutto in prosa, e vorrebbe riuscire a dare forma a un romanzo, anche se sembra un'opera titanica e un pochino presuntuosa. Per ora lo scrive, poi si vedrà.
Quando ho visto il titolo della lirica, «Dove vai, Uomo?», una forte curiosità mi ha spinto a scandagliare la poesia della Guidi, perché questo titolo l’ho dato ad una raccolta di poesie del 1973 dove è inserita la lirica che ha dato il titolo alla raccolta: «Dove vai, Uomo?». Così ho avuto modo di conoscere, con piacere, il mondo poetico di Lorenza Guidi, un diviso in varie sezioni: Natura, Odio e amore, Umanità, ecc…  
Sono persuaso che il primo essenziale elemento del mondo poetico guidiano sia la natura. Di solito, parlando di poeti naturalisti si usano le parole: romanticismo, decadentismo, poesia di piccole cose.
Senza fermarmi su tali definizioni improprie, credo di stare nel concreto, parlando di un vigoroso e lirico senso della natura. La lirica della Guidi: «Dove vai, Uomo?» non è un quadro di maniera, ma un'azione drammatica presa dal vero, in cui la natura agisce come elemento indispensabile. In essa domina: il passare del tempo:
«Dalla ruota all’astronave
dalla pietra al computer
dall’arco al missile
quanta strada hai percorso,
Uomo»;
ed è detto con una dolcezza e un ritmo cadenzato che fa della lirica «il cantico delle parole». Lo stesso sentimento è addirittura il tema lirico che s’impossessa della musicalità come il temporale di un giorno d’agosto: «Dalla pietra al computer/ dall’arco al missile…» il sereno del cielo diventa tenero e vivo, in cui presto apriranno le stelle e il volo del dardo che si è staccato dall’arco corre nel tempo, tripudiante e a quest’impressione visiva e uditiva insieme fanno da musicale commento:
«Affinando l’intelletto
con tenacia sorprendente
dagli albori della vita
fino a sfidare la morte
quanta strada hai percorso
Uomo
ma nel cuore sei rimasto
il feroce predatore di sempre».
Qui mi ritorna in mente il poeta che tutto osserva della natura, specialmente le piccole cose, soprattutto «il feroce predatore di sempre».  A dire la verità, la definizione non è del tutto sbagliata. Se ripenso alle similitudini dantesche o, per venire a un poeta certamente meno grande di Dante, alle carducciane, trovo sempre in esse qualcosa di più ampio, di più solenne, di più forte soprattutto. Nella Guidi la natura pur giganteggiando, si attenua in sfumature delicate. Ritorno agli «albori della vita» che trascorre fino a «sfidare la morte» come le foglie dei pioppi, al venticello primaverile.
«Inganno distruzione
morte violenza
sono in agguato
dietro ogni angolo
e nelle stesse mura di casa».
Nelle immagini più grandiose da lei concepite, come «morte violenza/sono in agguato/dietro ogni angolo/e nelle stesse mura di casa»; c'è forse meno poesia, perché la grandiosità e l'allegoria scemano la solita squisitezza che è nella rappresentazione della natura la quale resta per il poeta Lorenza Guidi un libro spalancato su cui ella posa sempre l'occhio, sfogliandone con curiosità e attenzione le pagine, sempre pronta a leggerle e a imprimersele nella fantasia ogni qual volta vi trova qualcosa che agli occhi degli altri sembra essere sfuggito o perché troppo piccolo o troppo insignificante, mentre lei vi ferma sopra lo sguardo incantato.
«Non c’è scampo né salvezza
per i deboli
inghiottiti dal demone oscuro
della violenza e della morte.
Dove vai, Uomo
se nel cuore nero
rimani ancora
l’animale di un tempo?»
Altro grande motivo d'ispirazione è la paura che non ci sia scampo, che l’uomo sarà inghiottito da un demone oscuro. E il poeta della natura diviene poeta soggettivo. Ella stessa ne è la protagonista, sempre presente, col suo dramma spirituale che si svolge come se contasse i grani del Rosario.
L’altro motivo della poesia guidiana, almeno nei componimenti da me letti: l'esaltazione della bontà. Gli uomini, come afferma, quando l'istinto li induce a sbranarsi, dovrebbero pensare al mistero che ci avvolge e ci attende e prepararsi a morire con la coscienza di non aver fatto del male ai propri fratelli. In nome di questa bontà ella perdona coloro che spingono, con bugie confezionate ad arte, altri uomini alla guerra senza una ragione; o forse la ragione c’è e noi la ignoriamo?
Lorenza Guidi è una vero artista che ha saputo indovinare la parola adatta per esprimere i suoi intimi sentimenti come per concretare in un'immagine ciò che la natura le rappresentava. E' un'arte diversa da quella dei poeti contemporanei, quali Marcella Boccia, Remil, Franco Santamaria, Antonio Spagnuolo, Marco Saya Daniela Costantini, la cui immaginazione e la sagacia di saper cercare e trovare le parole giuste per ogni argomento trattato con la virilità poetica, come gli altri nominati; ella non è così robusta come nella prima, non così ricca come nel secondo, musicale e pittorica come il terzo e il quarto, né colorica con le metafore che suonano ora l’arpa, ora il saxofono, è più serena, più idillica, più raccolta. E' veramente, una voce inneggiante a tutto ciò che c'è di bello e di caro nel mondo. La sua poesia è spesso riposante, pur toccando le nostre più interne fibre. Nell'età moderna ricercatrice di una nuova e più intima poesia, la Guidi ha saputo trovarla ed essere solo se stessa.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna alla Home Page di: Poeticamente

Ritorna all'indice di: Poesie & Recensioni

Leggi la Poesia recensita