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Distenditi foglia

Di: Nadine Spaggiari Ascari

 Nadine Spaggiari Ascari nasce a Soliera il 23 ottobre 1950. Si diploma alla scuola d’arte «Florentia» di Modena nel 1969. Dal 1970 al 1974, lavorando per Krizia come modella, ha la possibilità di visitare le più belle città italiane ed alcuni paesi esteri.

Quest’esperienza le arricchisce il cuore d’entusiasmo e nuove emozioni facendo nascere in lei il desiderio di poter immortalare i suoi stati d’animo sulla tela.
La sua inclinazione per il disegno e la comunicazione visiva la coinvolgono in diverse esperienze lavorative nel campo della grafica pubblicitaria e del design d’immagine. In quel periodo collabora con Franco Bonvicini (in arte Bonvi) e Mondadori (illustrando le copertine di alcuni romanzi), fino a raggiungere la maturità professionale che le permetterà di creare, nel 1976, un’agenzia di grafica ed illustrazione pubblicitaria. Nel 1996 decide di abbandonare la grafica per dedicarsi a tempo pieno alla pittura, sua prima grande passione e fonte inesauribile di calore.  

Non si vuol già affermare che manchino o sono copiosi del tutto in questi versi immagini luminose e figurazioni pittoriche. Si vuole soltanto mettere in luce, la tradizione e condannare in blocco gran parte di quella poesia musicale e ricca di visioni immaginifiche, che i moderni chiamano «poesia visiva» quanto numerose siano agili e pronte, fresche e sincere, e come in complesso in questa lirica, ricca perché non sente l’esigenza della rima, ma ha una forma calda e viva. Sopra tutto piace la snellezza dei versi che si snodano e muovono. Guardate con che lieve passo ci viene incontro al principio, questa lirica:
«distenditi foglia, apriti fiore:
snocciola il segreto del tuo dondolare,
del tuo lasciare i petali al vento
senza per questo morire -»
Sembra riaffiorare sul foglio bianco, un insieme di versi giocosi del Carducci, quando volle rappresentare nella sua poesia, forse per capirlo, il Settecento. Le rime di speranza e di timore, di melanconia e di tenerezza, di gioia e di dolore, di angoscia e d'ebbrezza, quali l'animo detta anche nei secoli più tristi con forma consona al cuore dell'uomo.
Nella lirica della Spaggiari Ascari, sospiri e palpiti, trepidazioni e sconforti, querele e dolci inviti, sorrisi e lacrime, tripudi e tristezze, gelosie e riconciliazioni, disdegni e pentimenti si rinnovano, perciò liberi da preconcetti, udiamo il canto in una rievocazione di musica partecipiamo con l'animo al trepido mondo di Nadine, i cui versi ci dicono con commozione che l'essere lontani dalla natura il cuore si strazia e toglie ogni pace, che non vi è assillo tanto crudele quando il dubbio di non poter rotolarsi nel prato e «bagnarsi di rugiada», per essere più amati dal sole e seguire con gioia: il
fiore: che snocciola il segreto del tuo dondolare.
Il verso stesso ha un'indefinita musica sua; e noi, leggendo, ci abbandoniamo a quell'onda ritmica come a un’evanescente melodia, la quale, ci fa aprire alla speranza e al sogno di chiunque ama, il desiderio e il tormento, la promessa e la minaccia, la preghiera e l'imprecazione, l'affanno e la pietà, la disperazione e l'illusione della felicità, che sono di tutti i tempi e di tutti gli uomini. Ecco un preludio, che nella dolcezza ritmica dei primi versi esprime efficacemente uno stato d'animo e infonde a noi lettori, le sue stesse sensazioni, facendoci cullare dalla melodia che scaturisce dai versi.
Questa lirica «Distenditi foglia» come miracolo sprizzato dalle mani della Spaggiari Ascari diviene componimento di tutti i giorni, senza diventare artificioso convenzionalismo bucolico.
«distenditi foglia, apriti fiore:
cullami, inebriami,
bagnami, col tuo umore ambrato
 -»
Nadine, non ha indossato la maschera per sentirsi appellare «poeta bucolico» e non lo possiamo neanche pensare che lo fosse, ché i suoi versi non manifestano, né decantano vezzeggiativi amorosi e carezzevoli. In questi versi non ci sono occhi ardenti, le labbra soavi, guance leggiadre e chiome fluenti, ma il desiderio di essere cullata da una foglia e inebriarsi, all’umore ambrato della rugiada dell’alba. Quanta speranza vive in pochi versi! Quanta speranza nell’anelito di un’alba radiosa di tranquillità, di serena pace interiore, e pace nell’animo di tutta l’umanità.
Ella si sente disarmata di fronte alla mortificata natura, come un amante disamato giura che con devozione invincibile non cesserà d'amare, anzi lotterà perché anche gli altri uomini desiderino di vedere la foglia diventare fiore, per la serenità dell’anima.
Alcune fìgure in questi versi sono incise con linee semplici e schiette. Si direbbe che pur nel caos in cui viviamo, c’è ancora qualcuno che più d'ogni altro ama; le immagini, poi di questa donna cantore di versi musicali ha la capacità, nel suo compiacimento di esprimere il proprio pensiero con sobrietà, senza fronzoli girigogoli.
«distenditi foglia, apriti fiore:
accoglimi nel tuo mondo»,
Com’è limpida e schietta, quest’immagine, senza fiorettature e svolazzi, e anche l’intera lirica illumina l’immagine pulita del fiore che si apre da una foglia e ride e gode come la figura dell'amante gioiosa d'amare.
Le metafore non sono peregrine, non ci sono «concettuzzi» lambiccati, non spiritelli ingegnosi. Più che la parola importa il sentimento; più che l'immagine la vibrazione dell'animo, la quale dimostri che la voce viene dal cuore. Perciò Nadine non disdegna di far uso di immagini comuni, ma ardenti:
«distenditi foglia, apriti fiore:
accoglimi nel tuo mondo»,
Il linguaggio non è retorico né ornato e nel medesimo tempo è compiuto e incisivo. Non preziosità verbali né amplificazioni stilistiche. Si sente con che intensità implora il fiore come fosse un amante, che non vuol togliersi alla servitù dell'amore, ma soltanto desidera che mai non gli venga meno la dolcezza degli sguardi dell'amata.
«scuoti una goccia, come guanciale -
cullami, inebriami, trasformami in petalo
e lascia che il vento, 
                           prenda anche me».
Nella natura regnano leggi, che l'uomo non può violare impunemente. Queste leggi garantiscono la conservazione di un equilibrio inalterabile necessario al perpetuarsi della vita, che segue un ciclo naturale da millenni.
Le piante, gli animali, i germi, ogni essere vivente ha la sua funzione nel ciclo biologico. In natura non esistono elementi primari e secondari. L'uomo, gli animali, i batteri esercitano uno stesso ruolo principale per la conservazione della vita. L'uomo non può alterare questo equilibrio stabilito dalla natura senza pagarne le conseguenze. Mille esempi potrebbero essere portati per ricordare questa verità scientifica, che può essere riscontrata in ogni istante ed in ogni angolo della terra, eppure l'uomo continua ad ignorarla. Continua a saccheggiare ed a devastare la natura senza riflettere che così operando provoca la distruzione dell'ambiente di cui egli stesso ha bisogno per sopravvivere. Oggi l'uomo ancora non si rende conto che la natura non è una fonte inesauribile dei mezzi di cui egli ha bisogno. L'uomo ha nelle mani una tecnica progredita ma la sta usando per distruggere anche il suo ambiente naturale; perciò il poeta, con umiltà e amore infinito gli pone davanti quanto è bello lasciarsi amare e contraccambiare il sentimento più bello cui Dio ci ha fatto Dono.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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