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Il mio cuore è sulle montagne

Di: Pat Garret

Afferma Pat che usa questo pseudonimo perché il suo nome è troppo comune e perché suona bene ed è musicale. Ha tre hobby: la fotografia, la lettura e la musica.
I suoi autori preferiti sono: Flaubert, Vonnegut, Yoshimoto, Tanizaki, la letteratura giapponese, gli americani, i giovani italiani Gabriele Rosignoli e Marcello Fois. Ho una predilezione particolare per Tiziano Terzani. Per la poesia: Coleridge, Yeats, Leopardi, Foscolo, Whitman, etc, etc
Gli piace restare ore a guardare il mare che si trasforma per tornare come un secondo prima. Il mare è sempre uguale e sempre diverso. Impossibile staccare gli occhi dall'acqua. Gli sarebbe piaciuto fare il pittore e suonare il pianoforte; ma sono due cose che non è mai riuscito a fare.
Si accontenta di suonare la chitarra e l’armonica e disegnare piccole cose in
formato 12 x 18.
«Il mio cuore è sulle montagne
Cerca un raggio di sole
Che illumini la notte dei miei giorni
Sei partita il cinque di maggio
Con un biglietto di sola andata
Ed ora il mio cuore è sulle montagne
Dove l’acqua sgorga da una sorgente d’argento
Lontano dalle città che hanno sentito le nostre parole»
Ho letto e commentato molte poesie, alcune delle quali mi hanno profondamente commosso. Quella che mi è rimasta nell’anima è «L'aquilone» di Giovanni Pascoli, il poeta delle cose semplici.
«Il mio cuore è sulle montagne
Cerca un raggio di sole…»
Mi sovviene quel lontano 2 luglio del 1948 quando con la squadriglia di scout scalammo il «Taburno» la montagna di Montesarchio in provincia di Benevento. Fra noi c’era un napoletano di nome Gennarino che la guerra aveva impoverito, i suoi compagni di scalata equipaggiati di tutto punto e lui si arrampicava calzando un paio di sandali da frate, che scivolavano come se mettesse i piedi su lastre di ghiaccio. Saliva davanti a me e improvvisamente non lo avevo più visto intendo a dove mettere i piedi per cadere a valle, quando udii un grido che era gioia e dolore insieme; alzai gli occhi e vidi un piccolo uomo che sventolava mezz’ala di corvo, facendola roteare in segno di vittoria, era giunto per primo in cima, meravigliando tutti.
Scendendo a valle, dietro una curva, una lupa giocava con i suoi cuccioli, ci segui con lo sguardo, senza ringhiare, rimando impassibile; fu allora che, improvvisamente, un profumato vento di primavera mi fece ritornare alla memoria una lontana giornata di primavera, quando, con i miei compagni mi divertivo osservando e seguendo il volo di un aquilone. Le grida gioiose del piccolo napoletano che agitava la mezz’ala di corvo sulla cima della vetta, l’ho rivista leggendo i versi di Garret e li ho ripetuti ai miei compagni di allora. La figura sulla cima, la sua improvvisa caduta mi ha riportato la morte di quel mio giovane compagno napoletano. Lo ricordo inanimato, con un sorriso sul volto. Dio! Adesso mi accorgo che somiglia alla storia della poesia del Pascoli, eppure la  mia è storia vera. Ecco perché:
«Il mio cuore è sulle montagne
Cerca un raggio di sole…»
La poesia è viva nella descrizione. Sembra proprio di vedere l’arrampicatore attaccato alla roccia come avesse le ventose alle mani e ai piedi, lo seguo con ansia godendo la sua e la mia libertà. La gioia nel seguire le mosse calme e sicure nell’arrampicata mi comunica milioni di parole e altrettante immagini. Anch'io ho l'impressione di partecipare a quella scalata. Ma il pensiero della morte del piccolo napoletano, turba ancora la serenità alata che risvegliano in me i versi del Garret. Eppure l'avvenimento è lontano nel tempo, ma questa poesia riesce ad eternarlo, rendendomelo attuale.
Sono anch’io sulla montagna alla ricerca di un raggio di sole, che mi faccia vedere… capire… come mai quel corpicino che saltava per la gioia si trovò improvvisamente a valle senza più respiro, col volto cereo e gli occhi aperti al cielo che non vedeva.
«Tutta la notte i miei sogni hanno sbattuto contro finestre chiuse
Mi sono svegliato la mattina
E tutto era come il giorno prima
Ho guardato la mia faccia riflessa sullo specchio
Cicatrici segnano il passare del tempo
La corsa è sempre la stessa
E la vita è dentro una gabbia di desideri incagliati»
Dopo la lettura di questi versi, così sentiti dal poeta, si è portati, quasi senza accorgerci, ad essere più buoni e più giudiziosi. Somiglia ad uno dei più suggestivi episodi della storia medioevale, con la differenza che il poeta esalta la libertà nel passaggio del tempo che le cicatrici segnano e lui si sente fuori, non più incagliato nella gabbia dei desideri.
Si è guardato allo specchio ed ha capito che, anche se le cicatrici segnano  il tempo lui è là sulla parete della montagna per conquistare, in cima, la sua libertà. E’ memore delle sue forze, e delle ingiustizie subite, non esita ad accordarsi con la montagna, fare intendere la sua volontà di combattere per la futura libertà.
«Non ho mai preteso tanto da qualcuno
Non ho mai dato tanto a nessuno
Le ore passano sempre uguali e segnano il mio tempo
Mentre aspetto che qualcuno porti indietro l’orologio
Il mio cuore è sulle montagne
Ed è lì che andrò quando sparirai dal mio orizzonte»
Ricorda le umiliazioni provate, il suo misero aspetto,la sua fierezza sono riusciti a convincere la montagna, ed addolcire le ire del vento, come il cuore duro di un tiranno.
«Qualche volta il sole si nasconde
Dietro nuvole che piangono
Mentre il cielo intona un canto funebre
Cammino e cammino ancora con te nella mente
I miei piedi avanzano su strade di pietra
E sto cercando di dimenticarti
Non so più da che parte guardare
Dentro l’anima penso a te e all’amore che mi hai dato
Ho saccheggiato il tuo cuore ed ho preso tutto quello che c’era
Mi hai chiesto in regalo la luna
E sei partita prima ancora di scartare il pacco
Le mie tasche sono vuote e le mie parole sono cadute nel fango
Qualcuno piange lontano
Ed io invidio la sua dolce pazzia
Mentre il mio cuore vola sulle montagne
Ed è lì che andrò appena avrò sistemato tutto»
Sono molto contento di aver letto questa poesia, perché mi è più facile comprendere quale sia il significato della parola «libertà», anche perché ho avuto la certezza dell’affermazione di Selvaggi «la libertà è già in lui/perciò la riconosce quando la trova», ecco il motivo per cui l’uomo combatte e vince sempre contro la tirannia.
Il poeta, con le sue descrizioni, ha saputo suscitare in me una sconfinata ammirazione per la sua abilità nel tratteggiarci con mano sicura uno dei più suggestivi momenti di una scalata e il desiderio spasmodico di essere in cima ad una montagna per assaporare il calore del primo sole primaverile e la gioia di sentirsi libero.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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