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Di: Marco Saya

«Copia/incolla della propria vita raccontate per convincere sè stessi

Guardarsi di fronte ad un freddo monitor e pensare di essere chissà chi...»

È l'accento tranquillo della riflessione che ha indagato il mistero della vita, giungendo a conclusioni pessimistiche.

È l'accento della disperazione, del sentimento offeso che si ribella: un'asserzione precisa, che non ammette contrasti.

«Il linguaggio della pseudo-scrittura.

Il virtuale delle aspettative sempre disattese.

Fotografie ammuffite spacciate per "uova fresche di giornata"»

Il dolore in questa poesia ha raggiunto il limite, oltre il quale non rimane che tacere. Ma si può tacere quando il pianto ti serra la gola, nel momento in cui il giudizio non dovrebbe venire a mancare?

«Sognare ed incontrare il Principe Azzurro e trovare una copia triste e sbiadita

di un Fantozzi qualunque con una Cita ed una Pinuccia malamente celate...»

Sono certo che, se il Poeta avesse avuto il pudore erudito di qualche suo critico, avrebbe probabilmente portato a termine il componimento, in altro modo, avrebbe cercato altra definizione per il finale che si conficca nel cuore come un pugnale ancora ben serrato nella sua guaina; ma nello stesso tempo avrebbe commesso una profanazione.

Che cosa infatti avrebbe potuto aggiungere al già detto? Egli ci ha già narrato i suoi casi, con la brevità che in simili circostanze si richiede, dando risalto a quelli che lasciano una traccia maggiore nella memoria; poiché la sua situazione gli appare insostenibile.

«Tristezza per un mezzo multimediale che offre solo sogni e false illusioni pagate a caro prezzo.

Solitudine per tutti quei nessuno che pensano di essere chissà chi...

Inutilità per chi vuole scrivere il diario della propria vita ad uso e consumo di chi invece cerca un'ora d'amore...»

E' giunto al traguardo, per cercarvi «un'ora d'amore...» invece gli si risvegliano più vivi che mai i ricordi, specialmente quelli che si sono impossessati della modernità e della nostra memoria; un pensiero che lo/ci perseguita anche quando, per un attimo, fuggiamo dalla realtà contemporanea per rivederci bambini, ma la parola è insufficiente ad esprimere il suo stato di abbattimento.

Nel Petrarca e nel Leopardi non accade così: spiriti entrambi più meditativi e sereni, meno facili a gettarsi completamente nella concretezza della vita, eppure non hanno accantonato i sogni della loro fantasia ardente, hanno avuto la forza di contemplare in calma il loro dolore e farne oggetto di poesia. Petrarca ha sempre fuggito le emozioni violente e in tal modo ha trovato conforto nell'immagine; perciò la sua forma è sempre amabile e seducente, anche quando il poeta tratta argomenti tristi.

Leopardi si astrasse dalla sua condizione personale, per considerare in se stesso il simbolo del dolore universale e in questo allarga la visione con meno disagio. Le sue non sono affermazioni soggettive, ma valore per tutti i mortali. Per questo egli ha potuto rifugiarsi spesso dietro le creature della sua fantasia e riprodurle con tanta evidenza, rispecchiando il pacato equilibrio delle sue facoltà.

Saya uomo del nostro tempo non poteva che riversare il suo dolore, il proprio dolore, universandolo in Arte e qui è la gloria della sua poesia. Affermava Giambattista Vico che la poesia nasce dal dolore, se Lucrezio Caro non fosse stato invaso da pazzia d'amore, non avremmo avuto quella grande opera che è il «DE RERUM NATURA», così Saya se non fosse vissuto nel periodo della scrittura telematica e dei vari Fantozzi non avrebbe potuto riversare il suo dolore trasfigurandolo nel dolore di tutti con una sensibilità poetica di prestigiosa fattura.

Dandovi appuntamento a lunedì prossimo, ricordo agli abitanti di Roma o nelle vicinanze di non mancare allo svolgimento del 3° Convegno Nazionale A.I.A. "Poesia della Vita" che si svolge presso l' Associazione Soqquadro dal 26 al 28 ottobre p.v. in Via Ghiberti, 29 - dalle 17,30 alle 21,00. Intanto augurandovi un buon fine settimana vi abbraccio con tutto l'amore che posso. augurandovi che il sole sia sempre più caldo e sincero come il vostro cuore desidera.

 

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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