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Antico poeta

Di: Cassandra

L’autrice che si nasconde sotto lo pseudonimo di Cassandra, ma non è la veggente figlia di Ecuba e di Priamo, e nata a Treviso nel 1961, città che ama non tanto come caratteristica delle persone che ci vivono, ma soprattutto per i luoghi. Ha conseguito nel 1980 la maturità scientifica, ma purtroppo il sogno di diventare biologa è sfumato presto e si è dedicata all'informatica, con discreto successo professionale, ancora oggi, infatti, lavora per un'azienda come analista di sistemi informativi e consulenza informatica. E’ presidente fondatrice di un’Associazione culturale che s’interessa, come organizzatrice, di teatro amatoriale, musica e arti grafiche; rileva che ha cantato da mezzosoprano in un coro, ama moltissimo tutta la musica in genere; però «la rosa del suo inverno» è la figlia. Ama gli altri, molto più di se stessa, ama molto più dare che ricevere.

Nei primi anni ottanta si comincia a distinguere la scrittura al maschile e al femminile. E la scrittura al femminile, s’impone come filone specificamente espressivo. Non si tratta soltanto di focalizzare una sezione della più generale attività letteraria quanto, piuttosto, di rilevare la nuova qualità della narrativa e della poesia «al femminile». Dopo la ventata femminista dei tardi anni Sessanta, le esperienze dell'identità e della differenza femminile diventano funzione della narrazione. La scrittrice si pone, dopo gli esempi primo novecenteschi di Sibilla Aleramo (1876-1960), autrice del romanzo autobiografico Una donna, e, in ambito europeo, di Virginia Woolf, come narratrice dotata di sguardo duplice sul mondo.

La letteratura del primo Novecento s’interessa maggiormente del problema della lingua e della cultura italiana, pur nell'intreccio dei fattori della globalizzazione e della differenziazione multiculturale. Forse, a rappresentare emblematicamente il corso delle tendenze e delle attese del mondo letterario italiano, può essere legittimamente chiamato Dario Fo, uomo di teatro, scrittore, narratore e drammaturgo, al quale è stato assegnato nel 1997 il premio Nobel per la letteratura, sia per la sua indubbia forza espressiva, sia per la testimonianza umana e civile, sia per la capacità di diffusione della propria opera nel mondo.

Ma facciamo un passo indietro. Il Novecento si apre all'insegna dell'influsso letterario del decadentismo, che in Italia ha avuto tra i suoi massimi interpreti Gabriele D’Annunzio e fu poi riletto in chiave ironica da Guido Gozzano e dagli altri poeti del crepuscolarismo. Di grande originalità fu inoltre la narrativa di Federigo Tozzi, che diede forma espressiva al proprio disagio esistenziale con una scrittura personalissima, dai toni talvolta allucinati e di forte carica espressionistica. 
La prima parte del secolo fu segnata soprattutto da due grandi esperienze letterarie, la drammaturgia di Luigi Pirandello e la narrativa di Italo Svevo.

Ma i momenti più indicativi nel campo poetico, appaiono, e molta poesia è al femminile nei primi anni Novanta, come accennavo, seguendo l’esempio della narrativa. La donna ama la Poesia per il significato letterale: fare, comporre, creare.

La Poesia è dentro di lei, in senso astratto e sostanziale, la capacità di esprimere un contenuto di idee e sentimenti in modo atto a commuovere, a suscitare emozioni, a eccitare la fantasia: «Tutti gli uomini... hanno nel fondo dell'anima una tendenza alla poesia» afferma Berchet. In senso pratico e materiale, la Poesia è arte e tecnica di esprimersi in versi, cioè in parole disposte secondo un ritmo ottenuto seguendo determinate regole metriche: le forme tradizionali, il linguaggio della poesia; poesia dialettale; poesia visiva.

La nostra di certo, non si affaccia, poeticamente, nella forma della poesia visiva, piuttosto i suoi versi sono di una tradizionalità ancestrale.Per lei è il carattere di tutto ciò che suscita emozioni e suggestioni di natura intimistica, e colpisce particolarmente l'immaginazione e il sentimento. Quindi la Poesia di Cassandra è tradizionale perché si esprime liricamente.

«Colorati fogli bianchi

incenerite spoglie

di poeti andati

dimenticati

da folle ignare e non pensanti

ove il tempo fugge

portando via

blande reminiscenze

di ire gioie amori».

Il più antico e più illustre concetto di questo tipo di poesia è quello greco di mimesi, cioè di imitazione del reale. Platone condanna la poesia e, in genere, ogni forma di attività artistica perché l'arte, imitando la natura, che a sua volta è copia del mondo delle idee, si riduce all'imitazione di un'imitazione.Con Aristotele,invece, il concetto si estende dalla natura al mondo psicologico e oggetto della poesia diviene il verosimile, cioè il vero universale, a differenza della storia, che ha per oggetto la verità particolare: «La Storia indaga, la Poesia intuisce».

Cassandra liricizza contro il livellamento dell'estetica intellettualistica e le sue pretese di oggettività; e come gli empiristi del Sei-Settecento ripudia il pregiudizio classicistico di un'unica forma di bellezza e rivendica la libertà di ogni espressione poetica sulla base esclusiva della discrezionalità del gusto. Presupposto comune ai razionalisti e agli empiristi, al di là delle loro divergenze, è il principio secondo cui conoscere significa rispecchiare nella mente una realtà già costituita e ordinata in sé. Per Kant, invece, sono le cose che si modellano sugli schemi costitutivi della ragione: pertanto, la bellezza della natura e quindi dell’Arte, non è più oggettiva ma soggettiva e il sentimento non ha carattere conoscitivo; quindi pura intuizione creativa, ripresa più tardi e spigata alla lettera da Croce. La sensibilità poetica di Cassandra, affonda le sue radici nell'estetica, fa propria la concezione soggettiva del bello ed esalta il genio e l'autonomia creatrice del poeta.

«Lumi a petrolio

di luce soffusa

testimoni

di matite mai nuove

scultrici degli animi

di perdute battaglie

dove il vinto era il sogno

vincitrice la nuda realtà»

Come si può notare, la lirica di Cassandra penetra, forse inconsciamente, nel filone idealistico-romantico ricollegandosi Benedetto Croce, che definisce l'arte come intuizione pura, forma aurorale del conoscere, e distingue la poesia (che dovrebbe essere sintesi a priori di contenuto e forma) dalla «non-poesia» o «letteratura», in cui la forma, intesa come una veste decorosa, si distingue dal contenuto, che vale di per sé.

«di matite mai nuove

scultrici degli animi

di perdute battaglie

dove il vinto era il sogno

vincitrice la nuda realtà»

Sorvola sulla crisi etico-intellettuale seguita alla prima guerra mondiale è dà luogo alla nuova corrente della fenomenologia: la fenomenologia cerca di restituire fiducia alla ragione, ridimensionandone i poteri al di qua della metafisica, e nega pertanto l'utilità di ogni domanda sull'essenza dell'arte. Ha capito che le successive tendenze dell'estetica sono dominate dalla semiotica e dallo strutturalismo, che, applicato alla critica letteraria, tende a tralasciare ogni considerazione sulla psicologia dell'autore e sul condizionamento sociale del suo tempo per affrontare e descrivere l'opera di poesia in sé, come organismo autonomo.

 

Bibliografia

W. Binni, Poetica, critica e storia letteraria, Bari, 1964; M. Corti, C. Segré, I metodi attuali della critica in Italia, Torino, 1970; P. P. Dallari, Che cos'è la poesia, Milano, 1990.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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