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11 Settembre 2001

Di: Chiara Rubiano

Chiara Rubiano è nata il 31 Maggio 1981 a Moncalieri, in provincia di Torino. Ha conseguito la maturità Classica presso l'Istituto Valsalice. Attualmente è iscritta al corso di laurea in Scienze Internazionali - Diplomatiche, presso la facoltà di Scienze Politiche.

Collabora nel tempo libero ad alcune testate, a livello locale e universitario. Il suo sogno è di poter diventare giornalista o scrittrice. Ama leggere e scrivere poesie, articoli, racconti... E' molto interessata alla letteratura, filosofia ,alla storia, in particolare a quella più recente. Adora la sua famiglia, gli amici, il suo cagnolino...Tutti questi diventano per lei argomenti delle sue poesie. Odia i cambiamenti, dinanzi ai quali preferisce la fuga (oggetto di molte composizioni), per rifugiarsi in un suo mondo fatto di riflessione e poesia, in cui ritrova se stessa e riesce a comprendere la realtà che la circonda. Predilige poeti come Leopardi e Montale e romanzieri quali Buzzati, Allende...
II motivo fondamentale, caro a molti poeti e ricordo qui Leopardi e Carducci e Pascoli è il ricordo. Il poeta è lontano dal paese nativo e dalla fanciullezza, ma il suo pensiero vi ritorna spesso, perché il ricordo non può svanire. Ora invece ritorna con la fantasia ad un altro luogo caro che ha scombussolato l’intera umanità e cambiato anche il modo di vivere del mondo intero: la metropoli più popolata del mondo, caduta in un caos indescrivibile, nell’arco di dieci minuti. L’autunno era mite e i cittadini ormai nel pieno sviluppo, da poco si è iniziato a lavorare… quando… il Poeta rivede chiaramente l’accaduto, ora nella rievocazione.
Rivivendo quei dieci, interminabili minuti si rivolge con veemenza quasi rabbiosa agli altri Poeti,perché loro è il compito, come affermano il filosofo e lo storico,di risvegliare le coscienze:
«Ridestatevi,
poeti,
narratori di un orrore
che è già storia.
Simboli del progresso a terra,
la paura incombe,
la sfiducia nell'essere dilaga».
Il progresso è a terra e la sfiducia dilaga, queste sono atti terroristici non aquiloni, che erano il gioco preferito dei collegiali amici di Pascoli; non è l’erbetta rinascente sulle soglie della chiesetta abbandonata; non sono i primi fiorellini di primavera; non ci sono compagni festosi e tutti presi dal divertimento agognato, tutti con gli occhi fissi al loro aquilone nella gara di farlo salire più in alto; no, Poeti, queste sono mura di ferro di e di cemento che nel crollo coprono finanche le grida d’aiuto delle persone rimaste intrappolate, come se la mano del vandalo terrorista le avesse serrate ben strette nel pugno per vederle morire lentamente.
Poi, dietro quel triste ricordo, che giganteggia, facendo passare quasi in ombra gli altri. Aveva pianto con gli altri, quel giorno, ed ora piange ancora, ma è un pianto più risentito, più doloroso per essersi trovata nell’impossibilità di esser presente fisicamente.
Al Poeta, impossibilitata all’azione, quelle esistenze stroncate per volontà di pazzi scatenati, le ha fatto ha fatto apparire allo sguardo gli aquiloni che cadono uno dietro l’altro com’è caduto distrutto da un morbo inesorabile il suo compagno di collegio, del Pascoli, perché care erano quelle persone che gridavano senza essere udite per il fracasso che il ferro e il cemento facevano mentre si abbattevano al suolo; insieme con questo motivo altri compaiono e dominano, perché il Poeta pensa agli che quelle persone hanno perduto, forse anche qualche giovinetto, non vedrà mai più l’evoluzione della vita e forse non ha conosciuto nemmeno l’amore.
«Non lasciate il passo
al male,
proclamate pace.
Con occhi semplici
eternate questo giorno,
perché vano non sia il sacrificio,
né le grida di dolore
cessino di essere rammentate».
Di questi elementi dunque è fatta la nostra poesia; e si può dire che tale è il substrato di tutta la produzione poetica attuale.Chiara Rubiano è un poeta estremamente soggettivo.
L'immagine delle torri che si sfaldano come castelli di sabbia è più viva d’ogni altra, crea davanti a noi il poeta lacrimante, impotente e rabbioso nello stesso tempo, al pensiero dell’efferato attentato, di quelle povere persone che allegramente si erano recate al lavoro, ed è tormentata come se il destino si fosse accanito contro di lei.
Parlo volentieri di questa lirica, poiché il poeta è riuscito coi suoi versi a creare quell’impressione viva e chiara, debbo riconoscere che la sua è vera poesia. Presente e passato, mondo esteriore e interiore, natura e umanità si sono, nella fantasia del poeta, fusi in un'unica realtà che forma e crea un quadro complesso nei particolari ma perfettamente coerente nell'insieme, esteso nei tempi che sono però raccordati e riuniti in un solo tempo che è l'attimo di stupore intriso di paura e forte dolore vissuto.
«Il futuro
può conoscere nuove albe,
non di purpureo macchiate,
ma intrise di fresca compassione,
solidale armonia».
La Rubiano ha saputo dare a quell'attimo una voce concreta che è l'espressione di un sentimento vero, perché misurato, sincero, accessibile al cuore di tutti, anche di quelli che meno hanno provato personalmente il dolore, ma sanno, per l'esperienza quotidiana di altri, che la sventura esiste ed è quasi un retaggio, un destino cui l'umanità non si può sottrarre.
L’arte è stata definita come una manifestazione, un piacere disinteressato. L'artista crea per la gioia di creare. Null'altro, in realtà, mentre crea, lo interessa e, a creare, non lo spinge nessun altro secondo fine. Egli sente dentro di sé una voce che lo chiama: è la Natura che gli parla, il sentimento che lo riscalda, la fantasia che lo illumina: in quel momento vede e sente qualcosa che parla veramente a tutti, ma egli solo sa ascoltare e capire: allora crea con quella stessa spontaneità semplice con la quale il mandorlo si copre di fiori alla fine dell'inverno e la pianta della rosa s’inturgida di gemme che poi sbocceranno nei fiori lussureggianti. Cosi la commozione fantastica muove il pennello del pittore o lo scalpello dello scultore o la mano del poeta e del musicista, e questi contemplano la loro opera felici di aver saputo fare una cosa bella. In questa grande e pura gioia creativa è l'essenza della poesia.
«Mille autentici valori
ricercate,
imparate dall'errore,
costruendo un senso».
II terrorismo, quale strumento di lotta politica, è fortemente presente ed attivo nella nostra realtà politica. La sua drammatica diffusione va senz'altro interpretata quale prova definitiva ed inconfutabile della crisi profonda che travaglia le strutture politiche e sociali in atto. Infatti le cause scatenanti di tale fenomeno vanno cercate, più che nella tensione, più che nei contrasti esistenti tra i partiti e tra le forze politiche costituite, nell’inadeguatezza dell'azione di questi ultimi sulla realtà, nella propria incapacità di concretizzare una politica efficace ed utile a mantenere nei limiti della non-violenza la lotta politica.  

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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