In
memoria dell'undici settembre 2001 "Sorge
fiorita nel vetro soffiato, venereo
arcobaleno dal vapore armato..." Nel
sorridere, poneva
una fossetta al lato perché s'intravedesse, una
goccia di malizia. Il
suo profumo preferito non evaporava mai, contenuto
nell'ampolla di un cuore innamorato, s'incendiava
nebulizzato al riflesso solare. Nella
stanza, sospinto dall'aria condizionata, un
velato profumo di caffè saturava l'ambiente inebriando
l'orologio alla parete, che di riflesso, socchiudeva
lo sguardo indicando l'ora. Barbara
era sempre mattiniera, dopo
aver rubato un bacio all'alba, timida
traditrice del riverbero lunare, coglieva
rapida la musicalità della vita esplorando, dopo
un breve viaggio, una
scrivania colma di note d'impresa. Quel
giorno, 11 Settembre 2001, nelle torri gemelle il
tempo era scandito dal ritmico pulsare di tanti cervelli, concentrati
sull'erezione del verde potere. Sull'emisfero
celeste, bianche
nuvole vezzose al vento, giocavano
al giro tondo spruzzando vapore, sulla
fronte dell'umano. Barbara
volse lo sguardo all'orizzonte, socchiuse
le palpebre e come spesso faceva, stropicciò
gli occhi soffermando il pensiero. Macchie
di luce comparvero furtive per scomparire d'incanto, le
ciglia abbassate, vibrarono
aritmicamente seguendo d'impulso la mente. "Sento
il vapore sciogliere la via, nel
vortice traspiro, di
nube in nube abbaglio nel riflesso vetrato, di
un Dio minore." Una
macchia più luminosa delle altre illuminò
il mondo socchiuso, riportando
violentemente Barbara alla luce solare. Fu
tale la rapidità dell'evento che nei pochi secondi seguenti, lo
scorrere del tempo s'arrese, conscio
dell'avvenimento. Dall'orizzonte
saturo di promesse un
terrificante incubo mosse rapido il batter d'ali, lanciato
nella folle rincorsa, della
vita oltre la morte. Tra
le blu pupille di Barbara, il
riflesso metallico sciolse fulminea la paura spremendo, memore, ogni
fotogramma del passato. "Ecco
la mano che tinge, il
cuore che sfregia pietra bruciando ampolle, nel
rapido defluire." Sentire
nel silenzio la voce acuta e possente del destino, fa
presagire che il nulla, sia
solo l'inizio del silenzio. Barbara
percepì la richiesta sublime che la morte pone alla vita, il
calore fu così intenso e improvviso che
di riflesso la pelle sciolse ogni cellula trasformando il viso, in
vetro soffiato. Gli
occhi blu si tinsero di nero, le
mani accartocciate persero per sempre la dolcezza di una
carezza, i
capelli avvolsero di calore l'intero cervello. La
morte giunse violenta, rubando
ogni desiderio e regalando dal sol levante, l'intero
paradiso. Barbara
pianse sentendo l'anima esplodere tra le fiamme, ancora
un pensiero e poi nel nero, corse
l'istinto della paura. "Sorgo
fiorita nel vetro soffiato, venereo
arcobaleno dal fuoco armato..." Nel
cielo lo sbatter d'ali sentenziò la vittoria della morte e
il superamento della vita, alla
finestra il mondo si rivelò; perdendo
l'erezione del biglietto verde. Di
Barbara, restò
solo il ricordo di un sorriso che
poneva una fossetta al lato perché s'intravedesse, una
goccia di malizia. Il
sole tramontò stanco, la
luna timidamente e poi con civetteria giocò all'amore con
le stelle che sfrontate, s'accesero
in cielo. Una
in particolare, brillando
di un blu intenso parve
soffiare nell'universo, polvere
di vetro...
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