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VETRO SOFFIATO

Di: Stefania  

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In memoria dell'undici settembre 2001

 

"Sorge fiorita nel vetro soffiato,

venereo arcobaleno dal vapore armato..."

Nel sorridere,

poneva una fossetta al lato perché s'intravedesse,

una goccia di malizia.

Il suo profumo preferito non evaporava mai,

contenuto nell'ampolla di un cuore innamorato,

s'incendiava nebulizzato al riflesso solare.

Nella stanza, sospinto dall'aria condizionata,

un velato profumo di caffè saturava l'ambiente

inebriando l'orologio alla parete, che di riflesso,

socchiudeva lo sguardo indicando l'ora.

Barbara era sempre mattiniera,

dopo aver rubato un bacio all'alba,

timida traditrice del riverbero lunare,

coglieva rapida la musicalità della vita esplorando,

dopo un breve viaggio,

una scrivania colma di note d'impresa.

Quel giorno, 11 Settembre 2001, nelle torri gemelle

il tempo era scandito dal ritmico pulsare di tanti cervelli,

concentrati sull'erezione del verde potere.

Sull'emisfero celeste,

bianche nuvole vezzose al vento,

giocavano al giro tondo spruzzando vapore,

sulla fronte dell'umano.

Barbara volse lo sguardo all'orizzonte,

socchiuse le palpebre e come spesso faceva,

stropicciò gli occhi soffermando il pensiero.

Macchie di luce comparvero furtive per scomparire d'incanto,

le ciglia abbassate,

vibrarono aritmicamente seguendo d'impulso la mente.

"Sento il vapore sciogliere la via,

nel vortice traspiro,

di nube in nube abbaglio nel riflesso vetrato,

di un Dio minore."

Una macchia più luminosa delle altre

illuminò il mondo socchiuso,

riportando violentemente Barbara alla luce solare.

Fu tale la rapidità dell'evento che nei pochi secondi seguenti,

lo scorrere del tempo s'arrese,

conscio dell'avvenimento.

Dall'orizzonte saturo di promesse

un terrificante incubo mosse rapido il batter d'ali,

lanciato nella folle rincorsa,

della vita oltre la morte.

Tra le blu pupille di Barbara,

il riflesso metallico sciolse fulminea la paura

spremendo,

memore,

ogni fotogramma del passato.

"Ecco la mano che tinge,

il cuore che sfregia pietra bruciando ampolle,

nel rapido defluire."

Sentire nel silenzio la voce acuta e possente del destino,

fa presagire che il nulla,

sia solo l'inizio del silenzio.

Barbara percepì la richiesta sublime che la morte pone alla vita,

il calore fu così intenso e improvviso

che di riflesso la pelle sciolse ogni cellula trasformando il viso,

in vetro soffiato.

Gli occhi blu si tinsero di nero,

le mani accartocciate persero per sempre la dolcezza di una carezza,

i capelli avvolsero di calore l'intero cervello.

La morte giunse violenta,

rubando ogni desiderio e regalando dal sol levante,

l'intero paradiso.

Barbara pianse sentendo l'anima esplodere tra le fiamme,

ancora un pensiero e poi nel nero,

corse l'istinto della paura.

"Sorgo fiorita nel vetro soffiato,

venereo arcobaleno dal fuoco armato..."

Nel cielo lo sbatter d'ali sentenziò la vittoria della morte

e il superamento della vita,

alla finestra il mondo si rivelò;

perdendo l'erezione del biglietto verde.

Di Barbara,

restò solo il ricordo di un sorriso

che poneva una fossetta al lato perché s'intravedesse,

una goccia di malizia.

Il sole tramontò stanco,

la luna timidamente e poi con civetteria giocò all'amore

con le stelle che sfrontate,

s'accesero in cielo.

Una in particolare,

brillando di un blu intenso

parve soffiare nell'universo,

polvere di vetro...

Stefania (L'AVVOCATO?)

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