Mi
scivola nel cuore il fruscio del fiume, l’ascolto
nel silenzio della sera già fatta, m’accompagna
fluente nei pensieri fugaci, mi
sfiora in sordina accanto a tristi visioni. Mi
scivola nel petto il fiume in fluida corsa, si
porta nell’alveo tutto quanto è disperso, ogni
sinuosa deviata di sua corsa sfuggente mi
richiama al pensiero di quanto è parvente. Una
piccola diga ha fermato parte del fiume, un
sasso ci butto per vederne bella affiorare la
candida forma del tuo or malinconico viso: s’allargano
i cerchi e vedo spuntare un sorriso. Un
gabbiano si getta per cancellarne la traccia, qualcosa
raccoglie da quel bel cerchio-visione; riparte
nemico verso più alto orizzonte lontano: tua
lieta figura sottratta al mio sguardo profano. Ributto
in sconforto un altro sasso in speranza che
di nuovo mi appaia il tuo adorabile viso, ma
stentano i cerchi a riapparir ora più chiari quasi
angoscia mi prende che tu non mi appari. Ma
il gabbiano ritorna a darmi cenno in arcano, m’invita
più in alto a proiettare reale lo sguardo; è
quasi notte profonda, da
dura galassia perviene tua
calda voce implorante: “Non posso essere tua!”
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