Lame
d'irrequietezza tagliano l'aria
densa dei nostri giorni, nodi
d'angoscia stringono le gole Nell'abbandono
infinito della storia. Qui
non s'odono più voci, né grida. Lontani
gli orizzonti della salvezza. Abbiamo
chiuso porte e finestre, murati
nei bunker dell'anima, abbiamo
lasciato scorrere la vita, senza
ritmo e respiro, intorno al
suo vortice. Tutto si è fatto oblio
e trepida attesa nella fredda luce
di questo tempo esausto. Siamo
frammenti sparsi d'un racconto perduto,
siamo un sogno dimenticato? Lasciateci
almeno queste parole disperse sulla
terra, questi cocci di verità, lasciateci
essere così sul fondo delle cose e
non diteci, vi prego, cosa sia la vita. A
noi basta un pozzo d'acqua sorgiva
nel deserto una
ghirlanda di forme, l'incanto
delle visione il
silenzio delle prime albe a
cui non sappiamo dar nome. Ingrossa
il mare incalzano
le onde sfumano
i presagi in
lontananza e
l'attesa resta avvolta
nel vento. Fummo
sogni lucidi e
canti sepolti nella polvere Fummo
esodi e ritorni origini
e colpe siamo
tracce sul
corpo del tempo. Nessun
fuoco brucia
la radice antica
dell'albero e
il rumore non spegne l'appello
dell'anima Passi
e speranze Sangue
e illusioni. Cammini.
Passaggi. Vie di fuga. Immagini
che si sovrappongono e
tacciono.
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