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renobromuro3@tin.it 

QUADRO AUTUNNALE

Di: Veronica Iubei

Nella foschia del nuovo giorno

trascini, come un vecchio il suo bastone,

con fatica, ceneri nuove.

Una pallida carezza, un brivido

volto alla notte, sta dissipando il buio.

Serpeggi di nascosto, silenzioso

dietro alberi complici.

Due occhi di quarzo.

La voce del giornalaio è roca.

Impavido attraversi le strade e

la tua immagine ormai

incombe ovunque.

Pagine d'autunno

attendono d'essere incise.

Sei deciso come una scaglia.

E anziano.

Ascolto il tuo fischio grigio.

Le foglie della quercia ingialliscono.

Un morbido rintocco.

Silenzio omertoso.

Il vento.

Grappoli promettenti.

E' arrivato l'autunno.

 

Veronica Iubei

RECENSIONE DI RENO BROMURO

Luglio, abitualmente è un mese torrido, l’afa soffoca, l’aria è infarcita di radionuclidi, si ha anche paura di uscire da casa; ed essendo anche il mese che mi ha fatto aprire gli occhi sul mondo, tantissimi anni fa, mi voglio regalare una poesia fresca, scattante: viva.

Un vecchio saggio mi diceva spesso che l’uomo regala all’amico ciò che a lui piacerebbe possedere, quindi se ciò che afferma il vecchio saggio è vero, questo regalo lo faccio a voi per tenerlo per sempre con me. 

Veronica Iubei, frequenta la terza media all’Albertini di Fregene. In questa scuola, ogni anno dal 1986, per festeggiare la chiusura dell’anno scolastico, si rappresentano spettacoli teatrali scaturiti da un laboratorio quasi professionale, si pubblicano antologie di Poesie scritte dagli alunni e dal 6 al 10 giugno d’ogni anni c’è quest’avvenimento straordinario che mi permette di vivere una settimana di spensierata gioventù.

Vi devo confessare che l’antologia delle poesie si riesce a vedere solo alla fine della manifestazione, quest’anno sono stato fortunato, ho visto un dattiloscritto, senza che nessuno mi vedesse, l’ho infilato nella borsa e nel silenzio della notte estiva, mi sono gustata la lettura di oltre cento poesie di alunni dalla prima alla terza media inferiore. Quella che mi ha coinvolto al punto da sottoporla per la poesia del mese di luglio di «Poeticamente», l’ha scritta una ragazza di dodici anni che, come ho già detto frequenta la terza media, si chiama Veronica Iubei con due occhi neri, neri come la notte e profondi come il destino che ci sovrasta; capelli corvini un sorriso luminoso come il sole di luglio, accende e avvolge con la sua luce pura.

Quando lo sguardo di Veronica si posa su qualcuno, sia insegnante sia compagno o compagna di scuola, non è uno sguardo che vede, ma uno sguardo che scava dentro l’anima per leggere l’emozione dell’altro e viverle, per sentirsi come gli altri: già cosciente che «gli altri siamo noi».

«Nella foschia del nuovo giorno

trascini, come un vecchio il suo bastone,

con fatica, ceneri nuove».

La straordinaria capacità di adattamento consente di analizzare dall'interno i momenti dell’uomo più diversi ed estremi. La presenza umana, per Veronica si attesta tra la foschia «del nuovo giorno, che si trascina come un vecchio il suo bastone con fatica». Allucinante in una dodicenne! Sono versi che ghiacciano il sangue, le foreste, i deserti e le paludi su isole brulle. Per quanto mi risulta, in nessun'altra poesia che popola il web ho riscontrato qualcosa di simile. Esistono poeti, nel web, che sovrappongono volutamente e non perché in loro nasce il conflitto della contraddizione dell’«Io» e del «Sé», ma per il puro gusto di voler dare ad ogni costo un ritmo sotto forma di metrica, messa insieme rispettando l’ortografia, che non al puro rigore della metrica classica. In Veronica Iubei, metrica e musicalità camminano in sintonia perfetta con l’«Io» creativo e il «Sé» razionale, senza conoscere il conflitto che il suo spirito combatte o ha combattuto nel mettere in ordine le parole che sgorgano dall’intimo come un ruscello di montagna: puro, candido, immacolato e le parole acquistano le ali come un uccello maestoso e potente verso l’uomo che sembra attendere la nuova parola, il nuovo linguaggio della Poesia.

Secondo i sociologi quest’atteggiamento tra i giovani e la poesia è da ricercarsi nella definizione di cultura che essi danno al termine. I sociologi, affermano che la poesia nel giovanissimo non nasce sopra modelli già standardizzati, o dal comportamento rigido, che seppure complesso, s’impongono per vivere in un habitat che per loro ha tutto di particolare, che non è quello che vorrebbero; e, nemmeno per  scoprire nuovi modi di adattamento a condizioni differenti. La poesia è in loro, cosa che afferma già Dante Alighieri nel Quattordicesimo secolo. Il loro modo di vita appreso, nella creatività è modificato e trasmesso, costituisce appunto la cultura, come loro la vedono e la vogliono.

Nei giovani il parlare comune utilizza il termine «cultura» come sinonimo di gusti raffinati nel campo dell'arte, della letteratura o della musica, ma in verità, per il sociologo, il significato del termine è assai più esteso e comprende l'intero modo di vivere di una società.

Questo è il senso con cui Veronica Iubei affronta il pensiero e la cultura del tempo cui fa parte, perché è già cosciente che la società possiede una cultura indipendentemente dal grado di istruzione formale conseguito.

«Nella realtà», afferma Clifford Geertz, «esseri umani non acculturati non esistono, non sono mai esistiti, né possono esistere. Senza la cultura non potrebbero sopravvivere né il singolo individuo né la società umana. Perché quest’affermazione non rimanga vuota è necessario rivolgere lo sguardo alle peculiarità della specie umana».

«Una pallida carezza, un brivido

volto alla notte, sta dissipando il buio.

Serpeggi di nascosto, silenzioso

dietro alberi complici».

Forse che Veronica abbia letto e approfondito il suo pensiero sull’antropologo statunitense,  principale esponente dell'indirizzo di ricerca noto come antropologia interpretativa?

Se così fosse verrebbe a cadere tutto quanto ho affermato fin’ora.

Veronica usa la metafora come pretesto, mettendola alla base della ricerca poetica per dare più facile interpretazione al lettore, quest’atteggiamento deriva da una concezione dell'agire di un processo di continua ricerca della parole per l’attribuzione di significati dell'agire sociale e dei significati stessi. La dimensione simbolica: «Serpeggi di nascosto, silenzioso/dietro alberi complici», pare avvolgere totalmente gli essere umani in quanto esseri culturali e, per questo, deve essere in grado di imparare a interpretare i significati culturali specifici allo stesso modo, cioè: «Vedere le cose dal punto di vista dei primi umani»; creando fenomeni diversi l'affermarsi di società multietniche, l'incidenza dei mass media su costumi e mentalità, le nuove tipologie di propaganda.

«Due occhi di quarzo.

La voce del giornalaio è roca.

Impavido attraversi le strade e

la tua immagine ormai

incombe ovunque.

Pagine d'autunno

attendono d'essere incise.

Sei deciso come una scaglia.

E anziano».

Da qui lo sviluppo eccezionale della lirica della Iubei, con i suoi strumenti sempre più aggiornati e completi di analisi interdisciplinare, è uno strumento agile che consente al lettore di penetrare all'interno del dibattito poetico che la nostra apre con serena coscienza delle sue grandi possibilità di messaggera.

Quanta luce vi è nella metafora meravigliosa:

«Pagine d'autunno

attendono d'essere incise.

Sei deciso come una scaglia.

E anziano».

Con un’essenzialità da maestro delle principali teorie e della metodologia di ricerca della parola poetica analizzando i modi dell’esistenza della collettività e dei rapporti individuo-collettività. Metafora articolata su poche e incisive parole i cui versi sull’andamento dell’umanità descrive la funzione dei quadri sociali fondamentali: la famiglia, la scuola, i mass media, la religione, lo Stato. Particolare attenzione è dedicata al cambiamento sociale e alle trasformazioni che attualmente coinvolgono maggiormente le società: «decisa come una scaglia./E anziano», cioè vecchio, obsoleto.

«Ascolto il tuo fischio grigio.

Le foglie della quercia ingialliscono.

Un morbido rintocco.

Silenzio omertoso.

Il vento».

La disuguaglianza sociale è il fenomeno comune a tutte le società conosciute, grandi o piccole, presenti o passate. Questa disuguaglianza, insita nella struttura sociale, è trasmessa da Veronica, poeta della nuova generazione, perché pronta a iniziare un colloquio con la generazione che verrà:

«Grappoli promettenti.

E' arrivato l'autunno».

Speriamo proprio di no, perché ciò significherebbe che il sole una volta tramontato non si farà più vedere, oppure lo vedranno altri. Questo concetto introduce nel calcolo altre variabili che si riferiscono al normale tenore di vita della società. Ecco perché Veronica lo grida a voce spiegata. Sono così forti e potenti questi ultimi versi che rintronano dentro accapponando la pelle (sarà la paura della morte o della fine di tutto?).

Sappiamo che il pessimismo più radicale è tipico dei giovani, ma per lo stesso fatto che la Iubei, lo gridi a voce spiegata, fa ben sperare che altri giovani e, perché no, anche i Poeti laureati l’ascoltino, solo così potremo veramente sperare in una società migliore, in cui gli uomini camminano mano nella mano, e si sentano figli dello stesso Padre.

Distruggendo il pregiudizio fondamentale che cause storico - economiche; cause socio -economiche, che in momenti di difficoltà, soprattutto quando particolari ceti sociali subiscono situazioni di frustrazione, sono pensati come la causa del malessere; cause psicologico-culturali, per fortuna Veronica invita i Poeti della nuova generazione ad insorgere per annullare i pregiudizi connessi all'integralismo religioso o politico, o alla diffusione di determinati stili di vita, autoritari, egocentrici, egoistici, consumistici, assai rigidi nei confronti dell'accoglienza del diverso e del rispetto delle differenze.

Reno Bromuro

 

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