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FATTI TROVARE

Di: Michael Santhers 

 

 

 

Col capitalismo ho perso un figlio

disse il vecchio podestà

convertito a forze moderate

mi fanno rabbia alcuni cani albanesi

che votano ancora comunista

 

la moglie sentì tagliare l'aria dalle parole

e si sentì come un tempo

deposito curato di voglie senza effusioni

che avvenivano di notte

dimenticate dai giorni

che dovevano servire per guidar la patria

per percorsi razionali,pianificati

 

l'odio non si può scordare pensò la donna

e l'amore ha bisogno di armonie

di poesia che deve passare dentro gli occhi

perchè il cuore è solo il mezzo per distribuirla

 

quegli occhi sono sempre torvi

non è quello l'azzurro di un mare in pace

nei suoi fondali ci sono ancora i morti

ancora le ossa che sognano di tornare a galla

 

la donna capì che l'amore lo doveva cercare

in un'altra vita

e quando il lupo si finge agnello

è solo per provare a gioire

delle paure che ha esercitato

 

la trovarono senza vita

con il sangue alle vene ormai secco

e su un foglio fatti trovare...figlio

il cielo non è poi così grande

così lontano...

 

Tratta dalla Raccolta: "Normalità incondivisibili tra maschere clonate"

Michael Santhers

RECENSIONE DI RENO BROMURO

Michael Santhers è nato a Cercemaggiore (CB) e vive a Campomarino,ha pubblicato i volumi: Piccoli rumori dell'anima, Vite contromano, Amori scaduti di un essere qualunque, Pensieri che non dormono mai, Una farfalla all'ombra della luna, Quando gli alberi si rifiutano di ospitare le foglie, Le rose piangono al tramonto,  Normalità incondivisibili tra maschere clonate, Un temporale acclamato con nuvole dirottate,  Poesie cialtrone e parole fredde.

Ritorniamo a parlare di Michael Santhers, Poeta prolifico e virile, uno dei più sinceri della «rete» Internet, che con altri tre della stessa forza poetica, forma il «Poker d’Assi» della poesia in questo pianeta innovativo, e non è vero che internet faccia perdere l’odore della carta, anzi, con un po’ di fantasia virtuale questo poker di Poeti con la P maiuscola ci fanno dimenticare della sua esistenza, tanto è vero che il sottoscritto pur abituato alla vendita dei libri di poesia con l’ultima raccolta sta facendo acqua, e l’editore stesso, non ne incoraggia la pubblicità: «tanto sono soldi perduti», afferma.

Scusate la dissertazione e ritorniamo al nostro Poker di Poeti. Perché poker? Perché ognuno di loro traccia il solco con profondità inaudita e singolare. Ognuno di loro parla del tema più consono al suo «Mondo Poetico»:Santhers si allaccia al filone umanistico, Saya a quello della denuncia sociale, come Santamaria a quello, fortemente sentito dalla maggioranza, della Pace, come Remil a quello della rivoluzione sociale. Lo stesso vale per il Poker di donne, non meno liriche dei maschietti: Daniela Costantini, Sandra Cervone, Patrizia Bossoni e Mirella Floris.

«Col capitalismo ho perso un figlio

disse il vecchio podestà

convertito a forze moderate

mi fanno rabbia alcuni cani albanesi

che votano ancora comunista»

Michael Santhers, in questa lirica affronta umanisticamente all’immigrazione, con una forte ironia e critica al vecchio regime e alla vecchia contestazione partitistica; ma sembra non voler essere presente e vedere la macchia d’olio dolorante che si allarga sempre di più.

Egli guarda questo fenomeno, come la guardia dell’Inferno dantesco guarda i cerchi: dell’alto. Come non gli interessasse del medio inferno affidato a demoni, le cui figure sono ispirate al Vate dalla letteratura antica. Eppure il contenuto della sua lirica non è mai priva di una certa maestà; i versi appaiono in una luce di prestigio anche nel momento in cui la loro sconfitta di fronte alla ragione palesa la sostanziale debolezza che si cela dietro le loro apparenze crudeli, Egli ironizza per nascondere il pianto dell’anima.

«la moglie sentì tagliare l'aria dalle parole

e si sentì come un tempo

deposito curato di voglie senza effusioni

che avvenivano di notte

dimenticate dai giorni

che dovevano servire per guidar la patria

per percorsi razionali, pianificati»

In questi versi la natura umana non è degradata, non è qualcosa d’ibrido e deforme, quanto piuttosto colta in uno stadio di primitività, anteriore al momento della riflessione, anarchica e spensierata. Gli emigranti affrontano l’Inferno della vita senza tragicità, perché anche: «la moglie sentì tagliare l'aria dalle parole/ e si sentì come un tempo/deposito curato di voglie senza effusioni»

Le parole con le quali Santhers manifesta la volontà sua e dell’emigrante non paralizzano il lettore nel dolore, non ríbadiscono in loro, nel ricordo di una condanna senza appello, la coscienza della loro degradazione. Significativo, a questo riguardo, è un raffronto tra il modo di reagire e il parallelismo di un indubbio sapore ironico. Le effusioni che avvenivano di notte non hanno permesso la caduta dell’amore, anche se avrebbe potuto manifestarla soltanto metaforica; perché la sua anima spera ancora che la loro esistenza (degli emigranti) non somiglia ad un annientamento totale, né consente alcuna distinzione tra realtà interiore e realtà esteriore: la luce è in quelle parole che lo convincono di non aver smarrito la capacità di significare, quanto il dettato poetico gli suggerisce e gli fa scrivere e dire.

«l'odio non si può scordare pensò la donna

e l'amore ha bisogno di armonie

di poesia che deve passare dentro gli occhi

perchè il cuore è solo il mezzo per distribuirla»

Un’intelligenza viva, capace di soste meditative, trionfa con la sua incommensurabile saggezza. Il segnale dell’odio che potrebbe scaturire, suggella umanisticamente la momentanea vittoria del pensiero primitivo sulla complessità di forme razionali e tradizioni di alta civiltà che nella figura dell’autore trovano la loro trasfigurazione poetica.

L’intuito della ragione, non la tiene in nessun conto, in virtù dell’«Io creativo» per la autorevolezza di una logica pienamente dentro alla realtà della creatività poetica tutta travasata nel concreto, di chi, come l’emigrante, cerca di salvare la famiglia e la propria incolumità.

Il verso «l'amore ha bisogno di armonie» è la rappresentazione di tale intelligenza, che si afferma e dà i suoi frutti nelle condizioni più avvantaggiate per una poetica che ala.

Da un punto di vista lessicale la lirica è, come tutta la produzione santhersiana, ricca di idiotismi e forme proverbiali. Queste particolarità di stile non hanno soltanto la funzione di caratterizzare più da vicino la storia narrata, come dono e di piano, per mezzo dei quali c’è restituito nelle sue sfumature cariche di malizia l’ambito delle preoccupazioni che tengono ancora desta e attiva la coscienza, ma si estendono anche a quei punti nei quali parla in prima persona. Il linguaggio contribuisce in tal modo alla creazione di un’atmosfera nella quale tutti ci sentiamo emigranti, e Santhers con noi, che accomuna tutti in un sentire che riscatta, sul piano dell’arte, la propria manifestazione.

«quegli occhi sono sempre torvi

non è quello l'azzurro di un mare in pace

nei suoi fondali ci sono ancora i morti

ancora le ossa che sognano di tornare a galla»

Questo è l’esempio della varietà tonale e di moduli compositivi che caratterizza la poesia di Michael Santhers, varietà che esprime la ricchezza di interessi del Poeta, la sua capacità di animare di vita reale in fantastica trasfigurazione artistica, anche con fatti aridi ed apparentemente insignificanti del reale stesso. Il Poeta, inoltre, legandosi strettamente al versi iniziali all’ispirazione dell’«Io creativo» attraverso un esempio tutto calato in raffigurazione concreta, lo stato d’animo, la presentazione della storia attualissima, cantata anche da Sandra Cervone, culmina e testimonia l’impegno posto dal Poeta nel trattare la propria materia anzitutto come «racconto». Per illustrare questa distinzione tra parti poetiche e parti meramente strutturali nell’organismo della lirica, faccio ricorso all’immagine degli «occhi sempre torvi che non hanno più l’azzurro di un mare in pace», immagine robusta e massiccia, sulla quale si affaccia una rigogliosa speranza.

«la donna capì che l'amore lo doveva cercare

in un'altra vita

e quando il lupo si finge agnello

è solo per provare a gioire

delle paure che ha esercitato»

C’è la seduzione di un’arte che percorre il tema con vigore senza mai mostrare l’ispirazione vinta dalla razionalità. Questa descrizione culmina in uno dei momenti più dichiaratamente pedagogici della lirica:l’esortazione «per provare a gioire/delle paure che ha esercitato», che acquista serietà e vigore di risonanze dal proiettarsi in uno sfondo di implicazioni simboliche, di raccoglimento Meditativo.

«la trovarono senza vita

con il sangue alle vene ormai secco

e su un foglio fatti trovare...figlio

il cielo non è poi così grande

così lontano...»

La meditazione fa scaturire improvvisamente il dramma che si tramuta in tragedia perché nella disperazione, e in un momento di nostalgia struggente, la donna desiderosa di amore, di comprensione e stanca del disprezzo o dell’indifferenza degli indigeni, va a vivere l’amore in fondo al mare. In questo nostro tempo, caotico e bizzarro, il Poeta ha visto, nel rigore analitico che caratterizza la trasfigurazione,la poesia dell’amore disperato, e della tragicità della vita, caratterizza la riflessione sulla sua contraddittorietà, una tragedia che incombe sul sentimento del Poeta dopo essersi lucidamente definita nel suo intelletto.

Reno Bromuro

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