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«I
Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la
saggezza dell’imparzialità.
Adesso
sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la
nostra saggezza»
e
chi merita la «Corona d’Alloro»
con
il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo
presente l’opera, non il Poeta»
«POETA TOP DEL 2005» Per votare basterà inviare un e-mail, al seguente indirizzo: poeticamente@libero.it, scrivendo nell’oggetto il nome dell' Autore cui intendete dare il voto
Presenta: COLORE E MUSICALITA' NEL MONDO POETICO DI: SANDRA CERVONE
Sandra
Cervone è nata a Gaeta
(Latina) nel 1961 e svolge attività giornalistica presso il quotidiano "Il
Messaggero". Autrice
di poesie e racconti, ha pubblicato cinque raccolte poetiche: «Storia
di un amore impossibile» (Lalli Editore); «Airone»
e «Sognano Taiwan» (Cultura Duemila Editrice); «Andromaca
e le altre» (Firenze Libri) e «Amarti ancora»
(Club Letterario Italiano). Ha
vinto numerosi premi letterari fra cui il "Metropolis"
indetto dalla rivista "Il Filo" ed il Premio Prosa 1992
del Club Letterario di Latina con il racconto «Specchio». Racconti
e poesie sono pubblicate anche online sui siti della rivista Orizzonti
(Aletti Editore), Roxyweb, Liberodiscrivere, Alidicarta, Parole di
seta, Artenuova e sul portale Golfo TV. E' in corso di stampa la prima
raccolta di racconti. Dalle
recensioni dell’ultima, in ordine di tempo, raccolta di poesie per i
tipi de «Il Filo» Fernando Bossoli afferma: «Ali.
Per librarsi verso il cielo. La metafora è nitida e dunque efficace. Le
ali di Sandra Cervone sono rappresentate dalle sue liriche. La
poesia come mezzo, strumento per elevarsi dalle miserie della
quotidianità. Ma anche poesia come fine ultimo di una ricerca che mira,
attraverso l'introspezione, l'autocoscienza e la rimembranza, alla
comprensione del sé, dell'altro da sé e della passione che riesce
magicamente ad unire due entità che si annullano nell'amore, fonte
primaria d'ispirazione d'ogni vero poeta». In
altre righe si legge: «La vita, dunque è bella: questo il messaggio
di "Ali". Anche quando un amore non nasce, anche quando
un amore finisce, la vita è degna d'essere vissuta. Perché le emozioni
che l'innamoramento accende, il risveglio dei sensi, il rinnovato
candore, il riscoprirsi a guardare il mondo con occhi puri di bimbo
giustificano la sofferenza dell'uomo». Amerei
paragonare le Poesie di Sandra
Cervone ad uno di quei fenomeni di cui narrano i viaggiatori nei
paesi del Mezzogiorno. In un cielo
mirabilmente azzurro appare la magica visione di una gran distesa di
verdi prati fioriti e multicolori, boschi
ombrosi, acque cristalline; e in quella
rigogliosa natura figure umane che, come
farfalle, per non sopraffare il canto che il vento fa intonare alle
foglie nei tempi di tutte le stagioni e come loro a volte e tenero e
aderente al corpo, altre è violento e freddo come la solitudine; a
volte porta quell’odore del tradimento che lascia l’amaro in bocca,
tanto forte da non aver voglia più di mangiare o di bere. DELUSA LA STRADA
PERCORRO
Delusa.
La strada percorro a ritroso, del tempo-farfalla le ali screziate d'azzurro.
Montagne, le lune del mondo, contorte salite e distese di molle, languidissimo ardire.
Arroventati giganti i tuoi perdoni, acquechete le inutili nenie: guerriero non sei più agli occhi miei, incapaci d'accettar sconfitte!
Anche tu hai consegnato, ormai, su piatto d'argento e cuor trafitto, la resa, incondizionata, alla
signora aurora/vendetta! *****
Pare
che il mondo reale, dalle forme salde, non abbia più contorni definiti:
«le
lune del mondo, contorte
salite e distese di molle,
languidissimo ardire» ma
se si cerca di toccarlo ecco che svanisce come per incanto, e allora
quel mondo fatto di lune del mondo, le parvenze delle salite e
discese di languidissimo ardore, diventano simili alle
ombre perché dopo un attimo tutto è passato e ritorna la realtà a
rendere vivibile la terra perché può portare gioia, dolore, ansia,
tormento, ma pur salendo per vie contorte è bella e merita di essere
vissuta fino in fondo. UN TUONO LONTANO Un
tuono lontano, nel buio cosmico, ha colorato di sinistra luce il giardino. Rimbomba, l'eco sterminata, nel cuore percorso da scosse telluriche, ottuse.
Volteggia, la tua anima, alle pareti scarne del tempo. Condivide, profana di gloria!, tremori bugiardi a quel che resta dell'amore.
Ora, a cerchi concentrici, un sordo rumore si perpetua e si propaga. Ahi, la mia spiga riversa: il vento sminuzzato con larga furia!
Scrosci di grandine a condire orizzonti.
Immutata, immutata paura del perduto!
Tu, avvolto nel tetro bagliore del lampo; io fatta cornice agli specchi affranti!
Cercando, insieme, una spada affilata per incidere l'unica preghiera, coi muti baci di pioggia d'amore! *****
Specialmente
negli ultimi tempi, quelli a cavallo tra il secolo scorso e il nuovo, si
è avuto un miscuglio di generi poetici, ma proprio tantissimi, che il
critico si è sentito «smarcato» perché o sono elucubrazioni
personalissime, oppure collage di versi di cantori del passato e del
nostro tempo, ché il plagio non fa più paura a nessuno; e questo perché
non c’è più fantasia. Per fortuna esistono Poeti come Sandra
Cervone che ci fanno dimenticare l’esistenza di questa brutture e
ci fanno vedere il mondo, assai più bello di quello che appare,
specialmente quello artistico dove famelici avvoltoi sono sempre in
agguato per carpire versi e concetti. La
Poesia di Cervone è un susseguirsi di visioni, che le metafore,
indovinate e musicalmente colorite, ben si adeguano al quadro
immaginifico che mostra. Alcune
immagini appaiono come le bolle iridate del Purgatorio dantesco, proprio
perché mentre una svanisce, un'altra sorge. A
volte il miraggio appare quando si ha la visione di un rilievo
scolpito e soltanto quando la Poesia è diventata familiare, si può
vedere l’eterea
irrealtà propria del mondo in
cui viviamo, che Lei mostra con luminosità
avvolgente. L'ho
vista. All'angolo dello specchio. Sorniona e ruffiana. La donna che sono stata... Vestiva di pianto e amaranto, di rami d'ulivo e di insonnie. Dolce/feroce, poco battagliera, calzava le ali del dire e morire... L'ho vista. La diva dei sogni, la madre mai stata, la strega... Vestita di nulla e di vetri, di
palme e canzoni sovrane... Tre gocce di perla la bocca, tre sguardi d'aceto le mani... Un ponte sul mare quel seno, un succo d'inedia quel sole! T'ho vista e non ti ho amata, o donna che sono stata... sorella di pianti e misteri, gitana del vento di ieri. *****
Affermerei
senza paura di cadere in un grossolano giudizio,
che le immagini della Cervone
sono sentimento e colore; più esattamente potrei affermare che i versi,
vivi di colori, fanno vibrare tutte le liriche di un’intimità sentimentale.
Da
tener presente che l'intuizione lirica non si cristallizza tutta in
immagini, ma trascende la particolarità nel canto che le avvolge di un
alone aereo, ed esprime la spiritualità più profonda che la
rappresentazione concreta non sarebbe bastata a dare. A chiarire meglio
queste osservazioni, e prevenendo l'obiezione, di chi potrebbe notare
come nell'analisi sembra di dare maggior risalto all'elemento pittorico
e a quello musicale, ricordo che Botticelli fu chiamato «pittore
essenzialmente musicale», perché il fascino dell'opera sua, come
quella di Sandra Cervone, non sta solamente nella
perfezione lirica, nell'eleganza del verso, ma in quel soffio poetico
che investe le immagini, in quello che d'indefinito, supera l'apparenza
materiale delle cose, per condurci nel magico regno della fantasia.
Musicale dunque la Poesia di Sandra Cervone come quei due
o tre poeti che celo nel cuore e che amo più che ogni altro che popola
il web e la carta stampata, che si trova sulle bancarelle, spesso
scolorita e, come afferma De Sanctis, «la musica interiore
delle cose: musica nella quale l'arte trova l'intima unità» si
perde o non è stata mai creata. Ma
nella Cervone è l'unità stessa delle liriche che sembra riposta
in quell'atmosfera di limpido azzurro, nelle quali si formano e
dileguano rapide le visioni variopinte: un atteggiamento costante verso
la realtà, è contemplazione beata del mondo. DODICI
STANZE dodici
stanze la mia prigione.
prosciugata sete derubata.
l'oblò di vetro murato.
la pelle come sogno: in cartavetro.
dodici gusci di niente.
fili di ragno fra le mani.
straziata notte.
lunghissima. ABBRACCIATA
A TE Abbracciata
a te, nella notte, ho descritto con le frecce un arco.
Lucciole nel temporale, i miei occhi ammiccavano alle stelle pellegrine...
Accarezzavo un ventre di nuvola!
E gli sguardi erano di buio.
Ombrose fiaccole, poi, dipingevano le ali come fuochi azzurri...
Intorno, dormiva la collina.
Silenziava la radura. E baciavo i tuoi baci. Infinitamente amari. SENSUALMENTE Sensualmente ti condurrei al riparo. Dei tanti versi snocciolati al cuore. Dei melograni, ampolla e filtro e storia, dei mutamenti al sole e desideri.
Sublimando le parole ti canterei da diva, da nobile ancella e fiera schiava e strega... Al muro/divisione tanti fori e noie, al vetro/mio/coraggio tutto l'amore e le memorie...
Chicco d'uva, sorgente di bel sole, amplesso amato e ricordato e avuto... ricciolo di quel che fummo al bivio, al pianto, alla miseria, al vento astrale...
Piccola perla seppellita del mio canto: raggomitalata stella pura sarò, nelle pieghe del tempo e fra le more.
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