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«I Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la saggezza dell’imparzialità.

Adesso sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la nostra saggezza»

e chi merita la «Corona d’Alloro»

con il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo presente l’opera, non il Poeta»

«POETA TOP DEL 2004»

Per votare basterà inviare un e-mail, al seguente indirizzo: poeticamente@libero.it, scrivendo nell’oggetto il nome dell' Autore  cui intendete dare il voto

Presenta: 

ROCCO DE VITIS

E LA CLASSICITA'

 

Rosario Rocco  De Vitis nasce il 10 aprile 1911 a Supersano (Lecce). Muore dopo un periodo di malattia nella casa in collina il 3 ottobre 1997. Si laurea presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Bologna il 30 Novembre 1937 con la votazione di centodieci su centodieci. Medico-chirurgo, nella sua vita di intenso lavoro professionale e di impegno sociale, è sempre stato sensibile al fascino della autentica poesia, teso a capire e a far capire l'arte poetica maiuscola, in tempi così lontani per tanti versi dalla grande ispirazione e dai valori vitali del passato.

«In tal senso – afferma Florio Santini - è ammirevole il suo poderoso impegno nel tradurre l'Eneide di Virgilio. Raffinato traduttore di Virgilio, frequenta, da grande quanto umile signore, anche i piccoli premi di poesia, in questa terra dai lirici entusiasmi; potrebbe farsi vanto di conoscere, come oggi pochi sanno, Eneide, Georgiche e Bucoliche, invece si limita a donare qualche copia dei suoi libri. Come si fa a non essere meravigliati e commossi, quando un distinto vecchio ti butta giù una dedica sul frontespizio di un volume di 511 pagine, intitolato «Bucoliche e Georgiche?» Come si fa a non apprezzare la rara capacità antologica, la memoria poetica di quello stesso medico-chirurgo, che ti regala un altro bel volume, dal simbolico titolo «Soste lungo il cammino?» Ritengo che, quando un poeta traduce un poeta, l'intesa sia suprema...»

Antonio Errico scrive: «... grande passione per affrontare un lavoro come quello di Rocco De Vitis, un medico umanista di Supersano. Lavoro paziente, meticoloso, attento,teso a scoprire i segreti del verso, le sue insidie, scandagliarne i moventi e gli intenti. Rocco De Vitis ha cercato di mantenere intatta la sensibilità e la forza artistica del linguaggio virgiliano... Attraverso l'uso calibrato della parola e l'impostazione del periodo, l'autore cerca di tradurre fedelmente anche le figure dei personaggi, la loro umanità frastagliata in diverse dimensioni... traduzione, tesa in particolar modo a scoprire e riscoprire gli elementi che fanno dell'Eneide un'opera sempre moderna».

La figlia Maria Rosaria, dopo la morte del papà, ha scritto: «Nessuno Muore se può vivere nella mente e nel cuore dei suoi».                            

E poi aggiunge una lettera, per dirgli quello che non aveva avuto il coraggio di dirgli quando era vivo, perché: 

«Eravamo troppo simili per andare sempre d'accordo. Se ci incontravamo nei giorni sbagliati potevamo fare scintille. A giorni mi sembrava l'uomo più buono ed intelligente del mondo, altri invece il più cattivo ed ottuso. 

Ma sempre, anche nei momenti di rabbia, dovevo ammettere di avere un papà eccezionale, un tipo d'uomo di cui, si spera, il nostro mondo massificato non abbia perduto lo stampo.

Si capiscono tante cose dinanzi al mistero della morte, soprattutto quanto sia stupida la vita.

Stupida perché ci si aggrappa alle inezie e si buttano via le cose importanti, stupida perché si bruciano i sentimenti in ore sbagliate, perché si spreca il tempo in cose inutili. Ma soprattutto stupida, perché si evita di pensare alla grande realtà della morte. E così, ogni volta che ti afferra una persona cara, ci si ferma sbigottiti e sgomenti: com'é possibile che non ci sei più?... la tua giacca, i tuoi libri, tutte le tue cose sono qui... E tu dove sei? Perché non possiamo più comunicare? Ti accorgi allora di quante volte avresti potuto nel tempo e non l'hai fatto o fatto in modo sbagliato. Sentimenti comuni vicino ad una bara. Chissà perché uno deve soffrire o morire per essere davvero compreso.

(…) É un pezzo di storia di Supersano che con lui se ne va, così é stato detto ed é vero. Ma io preferisco portarmi dentro altre storie di lui, stranamente quelle che fino a ieri consideravo le sue fissazioni. C'erano alcune cose, difatti, che lo facevano andare del tutto fuori asse, tre in particolare: consumare acqua «a fessi», dimenticare una luce accesa e non piegarsi a raccogliere, per le galline, la briciola caduta inavvertitamente per terra. E sì, perché anche in quella briciola sprecata, c'é dietro tutto un mondo di fatica e di sudore! Ce n'é voluto, papà, prima di capirti! Solo guardandoti per sempre muto abbiamo raggiunto la completa sintonia. Raccoglierò ogni briciola, te lo prometto, perché anche la più piccola essenza ha bisogno di essere amata e valorizzata.

Nessuno muore se può vivere nella mente e nel cuore dei suoi, così i tuoi amati ed imitati poeti. Cosi nel cuore di noi tutti, specie dei nipotini che hai coccolato come mai i figli, per quanto di te sentiamo vivere nelle ossa. Anche se non ho potuto o forse non ho voluto darti l'ultimo saluto, da vivo, perché da vigliacca non ho trovato il coraggio di tornare a vedere come il male ti aveva ridotto e spolpato. Una spina che mi resterà dentro per sempre.

Ma se tu fossi qui, mi diresti: «Percé chianci? 'Sta fessa...».  

                                                                            tua Maria Rosaria

FRATERNITA'

 

Dalla penombra un sibilo, un messaggio,

la tremula fiammella d'un sorriso

che provocar non vuole un grande incendio

ma sol nel nostro cuore una favilla

che di calore sia e di speranza

a tanti piccoli innocenti in preda

all'insania di Marte ed alla fame.

Orsù fratelli, invoca Cristo in Croce,

doniamo amore a le sventure umane!

Il dottor De Vitis è sempre stato sensibile al fascino della autentica poesia e teso a capire e a far capire l'arte poetica maiuscola, in tempi così lontani per tanti versi dalla grande ispirazione e dai valori vitali del passato.

«Benefico intervento dell'Arie su tuffi gli aspetti della vita

Quale atteggiamento ha avuto l'umanità di fronte all'arte?»

Ciò che ha incantato Rocco De Vitis di Virgilio è quel genere nuovo nella poesia romana, mentre nella greca era stato creato e portato a forma altissima d'arte dal più grande poeta del periodo alessandrino, Teocrito. Inoltre Virgilio introduce nelle sue creazioni un elemento sconosciuto a Teocrito, l'allegoria. I suoi pastori, come avverrà per l’Aminta del Tasso, nascondono sotto la veste campestre una personalità sottile d’uomini colti e raffinati, cosi che vien fuori un miscuglio ineffabile, nel quale due mondi si mescolano al punto da diventare inseparabili, fondendo insieme la loro atmosfera sognante, dolorante e appassionata. Questo in breve lo scheletro del poema, che è l'offerta più bella che lo spirito innamorato di Virgilio potesse fare alla terra, alla quale lo legavano il suo istinto di contadino e la sua anima di poeta: di questo era innamoratissimo Rocco De Vitis, il quale puntigliosamente, non ha voluto, nel tradurla, far perdere quella passione latente, ma che impregna di sé tutta l'opera.

L’amore per il poema, è stata l'offerta più bella che lo spirito innamorato di De Vitis potesse fare a noi e alla terra alla quale lo legavano il suo istinto e la sua anima di poeta.

Riguardo all'arte la stragrande maggioranza degli uomini, pur ricevendone sia direttamente che indirettamente non poche attrattive e benefici, si limita soltanto ad ammirarla,e, non di rado anche ad esaltarla; mentre l'altra residua, piccolissima minoranza se ne fa zelatrice e promotrice, dando vita a sempre nuove e più svariate forme di bellezza e di arte. L'arte quindi lentamente, ma progressivamente si svolge e si afferma passo passo con la vita e ne diventa spesso l'elemento e l'alimento più necessario ed indispensabile; poiché essa partecipa con regale signorilità a tutte le manifestazioni della vita stessa, da quelle più ordinarie a quelle di natura e finalità più alta e spirituale. Dovunque essa passa lascia e segna con carattere indelebile sugli oggetti più comuni e più preziosi, nelle umili case e nelle regge, nei templi e nelle basiliche, nelle vie e nelle piazze, sugli obelischi e sulle colonne, nelle mura e negli archi, sui monumenti e sulle tombe, nella letteratura e nella storia di ciascun popolo le impronte secolari della sua benefica influenza. Non v'è sentimento o attività umana, non v'è palpito, né fremito di vita individuale o sociale, familiare o nazionale che non sia stato vivificato ed illuminato dall’eterna virtù dell'arte.

Se diamo un rapido sguardo alla produzione poetica di Rocco De Vitis, amante sentito della poesia che è la regina, e, diciamo pure, la maestra di tutte le altre arti belle, vediamo subito come essa sul nascere incomincia a fiorire sulla bocca del popolo, e, da canto popolare, si fa poi canto mistico e liturgico; in seguito trattando i più grandi avvenimenti storici e le imprese militari di certi popoli,assurge ai fastigi dell'epica e dell'epopea; si fa quindi lirica, elegiaca, drammatica, spesso assume il genere didascalico satirico; col rallentarsi e decadere dei costumi decade anch'essa e diventa ampollosa, faceta, burlesca, spesso cortigiana e servile: dapprima il Rinascimento, poi in seguito il neo-classicismo cerca di riportarla verso i valori sani ed eterni della vita; sì orienta quindi verso il genere romantico, sbocca nel verismo per arrivare a quella forma ermetica che ne rivela così apertamente l'accentuato suo andamento crepuscolare e la tanto deprecata sua decadenza. Lo stesso cammino ascensionale e, purtroppo, anche quello discensionale compiuto dalla poesia viene seguito da quasi tutte le altre arti belle: il rimpianto del medico poeta.

FINE D'AUTUNNO

 

Dissonante stridìo

di brumosi stormi

d'uccelli

infaustamente;

tetro

di piombo

il mare,

quasi notturna

onirica visione.

Pini

contorti

fradici

con lacrime cadenti

e limaccioso il torrente,

argine

alla beltà del sogno.

Una catarsi amara!

A che avvilirti

spirito ribelle?

Obbedienza alla legge:-

dalla caligine

il sole!

 

ASCESI

 

Vanno qual rapidissimo torrente

i giorni e gli anni della nostra vita,

e quasi mai fermare osiam la mente

ove tal corso ad approdar c'invita,

tortuoso spesso ed infido, lontano

dal Sol che in alto illumina la via.

Or lascia, misero mortal, che invano

non ti soccorra l'alma e il cambio dia

a nebbia dell'errore il buon cammino.

Leggier ti sentirai, libero e bello,

dall'Angelo custode ognor protetto,

con la divina grazia a te vicino.

Nel sereno sentier qual pastorello

tu pure in Cielo allor sarai diletto.

 

 

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