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«I
Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la
saggezza dell’imparzialità.
Adesso
sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la
nostra saggezza»
e
chi merita la «Corona d’Alloro»
con
il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo
presente l’opera, non il Poeta»
«POETA TOP DEL 2005» Per votare basterà inviare un e-mail, al seguente indirizzo: poeticamente@libero.it, scrivendo nell’oggetto il nome dell' Autore cui intendete dare il voto
Presenta:
"VARIAZIONI IN BLU"IL MONDO POETICOdiMARINA RACCANELLI Marina
Raccanelli
è nata a Fiume, ma vive a Venezia fin da
bambina. Ha insegnato lettere per anni, ed ama molto la musica, la poesia,
la pittura, leggere e viaggiare. Scrive soprattutto dagli Anni
Novanta, ed ha pubblicato alcune sue composizioni nelle antologie
Poeti a le colonete (Poligrafica di Venezia)
e Poesia-creativa- oltre le nuvole (Oceano
Edizioni). Ha vinto il secondo premio nel Concorso
internazionale di poesia “Montagna viva” di Morbegno;la poesia
è stata inserita nell’antologia “Acqua dolce”, con le
poesie vincitrici e selezionate. E' appena uscito il primo
libro di poesie, «Variazioni in blu», pubblicato dalla casa
editrice Oceano; che raccoglie testi scritti tra il 1998 e il
2003, suddivisi in “tempi musicali” secondo l’ispirazione del
titolo, che rileva la sua cura rivolta al ritmo della poesia, concepita
come una musica fatta di parole. Gli argomenti sono diversi:ci sono
momenti introspettivi,paesaggi spesso simbolici,libere interpretazioni di
brani musicali. Marina
afferma:
«Le mie poesie sono sparse in pacchi di quaderni, nel mio computer, in
molti siti internet, in tre antologie, e, recentemente, si trovano anche
libro». La
poetica di Marina
Raccanelli
è espressa nella presentazione: suddivisa in tempi musicali, perché vede
la poesia come musica scritta con le parole. «Il
piccolo violino di Anania galleggiava
in fluido di note stratificate,
tra figure azzurre, lampi
di luce viola, e una corda torturata
all’estremo…»
(Variazioni
in blu, pag. 34) è
rapido
il fluido nell’andatura del verso in confronto alla lentezza e alla
maestà della quartina. Il piccolo violino è
il migliore artefice, che sa coprire la mancanza. Questo è un esempio di
abilità, l'abbiamo già affermato in un’altra lirica, occupandoci della
Raccanelli. L’Autrice ha dato con mirabile sobrietà la
rappresentazione della musicalità ed ha già trasportato l'animo di chi
legge «alle note stratificate», che ella ha serbato come immagine
più precisa e più visibile, e le parole più forti e più sonore, cosi
che i versi grandeggino e armonizzino con l’intera lirica, perché il
lettore, nel tempo, non perda nulla della loro musicalità e della rapidità
essenziali; poiché in quei versi non è alcuna pomposità di termini
vani. Vi sono momenti in cui canta con una nota quasi sensuale, di pura
dedizione nelle cose, e sui quali il dolore è balenato; si hanno allora
motivi colti in una pura effettualità; con sobrietà di immagini che
stupisce. Quella
di Marina Raccanelli è un'arte tutta
cose, in cui sono come le asperità della campagna, dolci di grazia
grande; forti, saporose come il pane fatto
in casa. Ed è appunto quel ramo di poesia raccanelliana
che capisco e prediligo: «Ho
svuotato l’armadio dei ricordi e
attizzato con teneri scarabocchi nascoste
braci di nostalgia: il letto…» (L’armadio
dei ricordi, pag.39) Sembra
di vedere la pascoliniana massaia che «Al cader delle foglie, /non
piange il vecchio cuor, /come a noi grami,
che d'arguti /galletti
ha piena l'aia». «Ora
che quel tempo è scaduto, lasciami
ricordare i mattini dolci
come la polpa di un fico,» La
visione succede alla visione, fuori di ogni continuità organica, e
l'effetto generale è prodotto dalla particolarità dell'intensità delle
rappresentazioni, che si riassociano molto di più di quello che
l’Autrice abbia voluto in una vera rappresentazione. Perciò
mi sento di riavvicinare l’Arte della Raccanelli
all'impressionismo, senza sciupare la bellezza come pure la robustezza così
asciutta. «E
svuotarsi la mente senza sforzo, cantando
a mezza bocca nello spazio di
un arieggiato silenzio brevi cantilene».(Un
mestolo di legno e cioccolato pag.41) La
poesia di Marina Raccanelli è impressionista come la poesia di Saffo
e di Leopardi. Nei suoi momenti più felici è catapultata
completamente nell’anima con tutti i suoi gli aspetti delle cose, mentre
l’impressionismo della ricerca e della affermazione simbolica delle
cose, è soltanto un preteso sostituto alla creatività del temperamento. I
motivi che entrano ad uno ad uno nella coscienza, come impressione lirica,
però creano, e la vera
parola, e il loro lirismo, perché possono l'un l'altro riflettere nelle
proprie sfaccettature la loro luminosa musicalità. In questo modo si ha
una lirica fatta di lampeggiamenti, di risuonanze e di echi, di analogie
profonde che risaltano per la virtù poetica dell’«Io creativo»,
più che per virtù di visioni espressa liricamente, mentre tutto è
rimasto uguale, ed è contemporaneamente cambiato. Allora
nei versi si sentono le parole squillare ora come bronzo cupo ora come
argento tinnulo: come appunto è la musicalità del silenzio che si può
scavare, seguendolo per tutte le sue voci chiare e segrete: «Amo
questo silenzio – il canto modulato
dei merli, la mattina… prima
che l’alba soffi le sue luci – pallide,
delicate – in mezzo ai fori delle
finestre…» (I
merli pag.33) Il
canto dei merli, lo stormire delle foglie, il rumore d'un'ala che batte
nelle prime luci dell’alba, che risulta di mille accordi. Da ciò
l'incorporeità complessiva di tutta la poesia, mentre verso per verso le
sue immagini sono le più evidenti, che mai poeta abbia ideato. Comunque
sia, nei momenti di predominante oggettività, Marina Raccanelli è
straordinariamente luminosa e felice, perché l’ispirazione è quella
che predomina, è quella nella quale la Raccanelli diviene il gran
poeta che affascina e rapisce il lettore, per la semplicità
dell’espressione linguistica. È necessario che la sua voce entri nel
canto, ad approfondirlo ed a dargli risuonanza. È necessario che la
lirica sia davanti agli occhi suoi e che l'ala dell'ignoto, penetri nei
cuori. Allora
ci troviamo veramente davanti ai suoi capolavori. Si leggano le liriche
del «Preludio», dell’«Intermezzo elegiaco»,
«Contrappunto» dove l'impressione di una malinconia che
sboccia in vista di uno spettacolo naturale, pur senza riuscire a
distaccare l'anima è colta nella sua fuggevole sospensione, senza auto
commento, come quelle, postate in internet, cui Marina Raccanelli
più tardi ci ha abituati. Non
è la voce del Poeta che ci confida questa malinconia. Ma pare che salga
su e vapori da quelle voci sperdute nell’immenso mondo del web; allora
assume un sapore di ignoto che le si affianca meravigliosamente, al
lettore come se gli mettesse al dito un gioiello di inestimabile valore e
nell’anima, una parte dell’anima sua grandiosa e altruista, come le
formiche di recente pubblicazione nel web. «Lievemente,
sull’ali di un disagio percettibile
appena, il mio viaggio scorre
sull’acqua: color verde bottiglia i
bordi della scia…» Sembra
riudire il canto delle donne ai lavatoi o in riva ai fiumi, dove passavano
giornate intere a lavare ed asciugare i panni, distesi sul selciato
levigato del fiume oppure alle corde corrose dei lavatoi, che si mescola
alla malinconia delle acque color verde bottiglia, come un segreto
diffuso e non pronunciato, che si dissimula e sottintende ogni aspetto
delle cose. Il
rumore «appena percettibile» dell’acqua come sulle ali
di un disagio, appare come l'urto di mille possibilità che balenano alla
coscienza, inconsapevolmente, nella musicalità di quel suono, l'apparire
della bottiglia verde sui bordi della scia. In
generale, i piccoli e ricchissimi gioielli di «Variazioni in blu»
sono capolavori, brevi poesie nelle quali l'ispirazione non si svolge
drammaticamente, ma insiste su se medesima concentricamente, brilla come
gli increspamenti circolari dell’acqua nella quale sia caduta una
pietra. Sono poesie che vivono d'una proposizione, d'un tema, d'un breve
accordo iniziale che riesce a volte a prolungarsi, a trasformarsi e a
rendersi accetto e, a volte, suona ostinatamente identico per l'arrotolìo
delle parole che esprimono una realtà la quale rimane indifferente,
mentre il tema immutato echeggia sotto le formule verbali... CAMPO
DEL GHETTO NUOVO
E’
tornato l’odore dell’inverno tra
i risvolti del vento con
filo lieve sgorga sui macigni la
fontana di gelo trasparente o
sale amaro della mia memoria che
mi nutri con azzimi e fantasmi riverberati
dal muro assoluto non
c’è niente di freddo come l’urlo
– propagato nei luoghi dissolti per
onde interne – a bocca chiusa corri,
sì corri incerto con
la tua giacca svolazzante e
t’inseguono i gridi dei gabbiani… quando
è spento lo sciame sismico si
fa dolce il presagio della neve. (Postata
in Poeticamente il 14 giugno 2004) FORMICHE Una
razza diversa di formiche invisibili
quasi - si aggira nelle
mie stanze quest'anno oscure
strategie sulle piastrelle disegna,
sguscia tra i fili elettrici casualmente
compone – trasmuta rapide
sigle, intrepide file scompaginate
in un attimo dalla
mia scopa il
destino in persona compattato
nel mio pensiero fragile.
(Postata
a Poetilandia il 6 luglio 2004) PAROLE S'infiltrano
nell'anima come lame, la
sprofondano con nero alone, fino
al punto di non ritorno. Sussurrano con
infantile dolcezza, dissolvono
la mente al confine tra
sonno e veglia, mischiate in
un polverio luminoso: sono, sempre
e soltanto, parole. KE1
SAOTOME
disincarnata
per sempre – nel
mondo dei suoni e
incenerire le
tue miserie corporali, potresti scioglierti
in una pienezza incandescente...
lasciati guidare dalle
flessibili mani della
pianista bambina: ha
oltrepassato mondi di
minimale freddezza, giocando
con l'avorio e scoprendo i
suoi primi sospiri dietro
invisibili sbarre di
disciplina: per arrivare a queste celebrazioni
di splendore e
di lutto… un
diamantino sigillo e
stato impresso sulle
ondulanti catene di note,
in
un crescendo appassionato, senza respiro... ha
nascosto il suo viso nei capelli e
congiunto le mani nell'inchino, il
nero velo della gonna nuziale
allargato a
corolla... (da
«Variazioni in blu» Pagg.7 – 22-23) Ripeto,
«Variazioni in blu» è la parte sostanziale del mondo
poetico di Marina Raccanelli. Se manca il presuntuoso
elemento gnomico, se la fantasticheria, qua e là, è sconcertatamente
significativa, il Poeta resta molto spesso in contatto sicuro con la
terra, o si riposa su lei, per ritrovare forza fresca e sicura. In altre
liriche, pubblicate qua e là nel vasto mondo internettiano la sua
ispirazione venata di dolore incerto e sfuggente sembra essere
chiarificata e fermata in linee meno larghe e sicure. In Variazioni,
invece è aperta ad un respiro più ampio e potente. In altre, sembra
essersi chiusa in un contenuto più maturo, più sublime di un mito. Nelle ultime come si può notare, s protende verso la vita moderna, per coglierne i difficili movimenti, nella loro rapida decisione. Qui la sua intimità si dona a noi nel suo primo e più fresco aspetto, stupita ancora di sé, e, se qua e là intorbidata, sempre simpatica, perché senza vizi che la inquinino profondamente.
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