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«I Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la saggezza dell’imparzialità.

Adesso sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la nostra saggezza»

e chi merita la «Corona d’Alloro»

con il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo presente l’opera, non il Poeta»

«POETA TOP DEL 2004»

Per votare basterà inviare un e-mail, al seguente indirizzo: poeticamente@libero.it, scrivendo nell’oggetto il nome dell' Autore  cui intendete dare il voto

Presenta:
SUPREME ED ETERNE CERTEZZE DELL'AMORE NELLA POESIA

DI 

MARCO GAVOTTI

Marco Gavotti è nato a Grottaferrata (Roma) il 2 gennaio del 1959; risiede ad Albano Laziale e lavora presso il Comune di Marino.  

Scrive poesie da circa trent’anni ma solo negli ultimi tempi, ha deciso di porsi in rilievo pubblicando  le opere e partecipando a concorsi. Unisce all’amore per la narrativa e per la poesia, una passione particolare per l’informatica e per l’elettronica. Svolge volontariato  dal 1995 in una sigla sindacale nazionale ove collabora come revisore dei conti e curando due siti web di comprensorio. Figlio dello scultore Mario, n’affranca lo spirito indipendente e visibile atto a trarre dal quotidiano, gli stimoli creativi.

PUBBLICAZIONI:

1997«Racconti» Storie ed allucinazioni alla fine del Ventesimo secolo– edimprop -

1998 «Il Giardino»  POESIE – edimprop -

2001 vince il concorso, insieme con altri autori, e le sue opere sono pubblicate nell’Antologia di Poeti Contemporanei: «E il naufragar m’è dolce in questa Radio...» Collana Gli Emersi Aletti Editore.

2001 in proprio pubblica: «Res Divinae, Humanae Res - Due uomini a trattar di donne», percorso iconico letterario sulla condizione femminile nel Medio Evo.

2001 «Eroticonarrando» (antologia) NoialtriEdizioni (Me).

2002 come vincitore di concorso, sue opere sono inserite nell’Antologia di poeti contemporanei, «Il Filo - I quaderni Letterari» Giuseppe Lastaria Editore,

2002 pubblica nell’antologia «Artenuova per la Pace» edimprop

2002 pubblica nell’antologia poetica «Navigando nelle Parole» Il Filo Edizioni

2003 pubblica la raccolta di poesie «Origini diverse» Il Filo Edizioni

2003 pubblica nell’antologia poetica «E il naufragar m’è dolce in questa radio» Edizioni Il Filo

CONCORSI :

2001 vince il concorso «E il naufragar m’è dolce in questa Radio...»;

2002 vince il concorso con pubblicazione nell’antologia «I quaderni Letterari»

2002 con la poesia «Nino» arriva secondo al premio Letterario «La Pace, in concreto» Campalto (Venezia);

2002 vince il concorso letterario: «Metropolis» (Il Filo).

2002 vince il 2° premio sezione prosa al XVII concorso letterario nazionale «Agape 2002»

2003 vince il 1° premio letterario nazionale «Agape 2003»

2003 vince il premio per la poesia singola alla Quarta edizione del Premio «Elsa Morante» bandito e organizzato da «Proposte Editoriali»

Collabora con: Marino Punto a Capo, Oggi Castelli, Noialtri, TuttoSport, Tam-Tam

«La poesia di Marco Gavotti cerca nella semplicità e nella purezza del linguaggio una nuova forma di comunicazione letteraria, scevra da orpelli o archetipi formali, che ne condizionino il contenuto. Del resto la scelta di muoversi nella direzione non di temi metafisici o altamente intellettuali, ma sociali, prendendo come spunto la vita circostante e anche le esperienze delle persone comuni, ben si sposa con questo stile poetico diretto e altamente comunicativo...» (dalla Prefazione Origini diverse, Edizioni Il Filo)

GLI ZINGARI
Passano per la strada principale,
per accamparsi, vicino alla stazione.
Tra le scintille e il fumo dei falò,
corrono i ragazzini, mezzo nudi.
Sotto gli occhi ubriachi ed assonnati,
degli uomini seduti sulla strada,
neniano lamentose quelle donne,
che a mendicare vanno a passo lento.
Son troppo larghe, quelle loro gonne,
come son troppo svelte quelle mani;
forse domani mancherà qualcosa,
e all'alba saranno già troppo lontani

August Wilhelm Schlegel era convinto che la vera poesia venga raramente compresa perché i modi peculiari con cui l'immaginazione opera appaiono «innaturali» a coloro che «non ne possiedono neppure una scintilla». Se un oggetto ci viene presentato in veste poetica, ogni sua parte deve «tingersi dei colori» di questa veste. Nel dramma, ad esempio, il poetico assume una forma «storica», gli eventi vengono cioè presentati come se fossero realmente accaduti, anche se «la loro irrealtà non viene per niente dissimulata» e si sa a priori che si tratta di una finzione. Tuttavia la rappresentazione poetica di questi eventi esprime «la sostanza della cosa» in modo più chiaro e trasparente, di quanto non faccia il «più minuzioso controllo».

Schlegel vuole dimostrare che nel mondo della poesia vigono leggi, proporzioni, rapporti e misure che non hanno alcun riscontro nel mondo reale. Un esempio particolarmente evidente del legame poetico-immaginativo con il mondo è il linguaggio dell'amore. Esso non può prescindere dalle immagini e tuttavia si leva «al di sopra di tutto il resto del mondo», come se avesse perduto «la misura del reale» e mirasse ai confini ultimi delle cose, «là fin dove lo portano le ali della fantasia, senza che si avveda di essersi smarrito». La natura dell'amore, perché caratterizzata da «aperte contraddizioni», trascende l'intelletto e non può essere da questo compresa. Anche se «viene felicemente contraccambiato», non può mai risolversi in «perfetta armonia». Per natura tende perciò a «esprimersi in modo antitetico».

IL BOSCO


Pulviscolo e lance di sole,

tra le fronde,

macchie di luce sui dormienti prati,

umido e soffice, multicolore manto,

calpesto piano.

Dubbio sboccio di ciclamini a lato,

m'è compagna la quiete.

Sopra, carezze del vento,

sospiri dei rami,

sotto, cenni di sentieri,

ciottoli brinati, rivoli inquieti,

e le corse arrotolate,

delle foglie.

(Da «Il naufragar m’è dolce in questa radio» (Edizioni Il Filo)

Poesia inconsueta, descrittiva e narrativa insieme,che richiama a paesaggi fascinosi, intravisti in una sospensione magica e musicale della fantasia poetica. Il soggetto, lasciato nell'indeterminatezza e richiamato dalla presenza dei predicati si muove in un'atmosfera di mito, dove ogni fatto, ogni rumore, ogni apparizione ha lo stupore del miracolo, ed è inutile cercare in questo paesaggio, in queste impressioni e sensazioni, un significato nascosto, un valore di determinate situazioni.

Inutile e illegittimo; vale piuttosto una lettura che, tentando i vari momenti dell’invenzione poetica, ne colga l'arcana suggestione. Dal lato strettamente tecnico il mio primo sforzo è stato quello di ritrovare la naturalezza e la profondità e il ritmo nel senso d'ogni singola parola; ho ora cercato di trovare una coincidenza fra la metrica tradizionale e le necessità espressive.

Leggendo i versi di Marco Gavotti si ha la sensazione che il sole, filtrando tra i rami del bosco, faccia dei raggi archetti e dei rami violini che hanno preso in prestito da Mascagni «L’inno al Sole» dall’Iris.

Pur fondamentalmente dipendenti nel nostro essere e nella nostra vita, poiché siamo venuti all'esistenza senza la nostra volontà,tuttavia un’esigenza d’autonomia umanamente ci costituisce.

Di fatto noi diventiamo ciò che siamo mediante l'azione, e la nostra azione che tutto manifesta è in definitiva l'azione stessa di Dio. È Dio che introduce in noi il principio di ciò che dobbiamo essere, poiché Egli costituisce ad un tempo il principio e il fine dell'umana esistenza. Il valore della persona umana si raccoglie tutto nel rapporto irrecusabile e verticale al Trascendente e orizzontale agli altri esseri, e si esprime in termini d’amore attraverso un atto d’opzione, di libertà.

UN AMORE SPECIALE

 

Presi che fummo ormai,

dai gemiti del cuore,

più non potemmo, sai,

nasconder oltre,

la nostra gioia,

i nostri sentimenti.

Furono poi solerti,

gli occhi tuoi

a cingermi d'acciaio,

a farmi tuo.

Poi ti donasti invano

e più e più volte,

ti tesi la mia mano,

e restò vuota.

DomineIddio mi vide,

e fu pietoso,

tu no, tu non m'amasti,

e stretto in pugno il cuore,

volsi il mio volto al sole,

contai i presenti

vidi che tu non c'eri,

e me ne andai

La nostra salvezza non si realizza senza di noi: nel bene come nel male, la responsabilità umana resta integra conferendo un valore innegabile all'essere. Egli ci costituisce com’esseri umani autentici, come persone. La salvezza è opera nostra, infatti, come essa non si da senza di noi, così non può darsi neppure senza l’autenticità  dell’arte. Ed ecco che l’opera d’arte è umana e divina, incontro e sintesi mirabile di Dio e uomo. Mediante la metafìsica della carità, tutto si manifesta e chiarisce: il principio, il mezzo, il fine d'ogni cosa.

ORO

Il colpo, congela gli sguardi,

i muscoli aspirano sangue,

lo scatto dilata le vene,

“è valida!” urla la folla.

Si affiancano anime svelte,

scomposte, le gote e le labbra,

sollevano zolle, gli atleti,

le braccia incoraggiano il moto.

Son musiche di percussioni,

quei piedi che strappano vento,

un volto già fissa quel segno,

s’abbassa, si sporge, insolente.

Braccato da fulmini accesi,

da tanti motori di carne,

s’impone su tutti il suo petto,

il podio, lui sposa d’un lampo.

Riduce, scomposto, la furia,

fissando quei numeri verdi,

d’un tratto … gli esplode la faccia,

rigandogli il volto di pianto.

Decollano mani plaudenti,

s’affollano, braccia d’amici,

Quell’oro, riluce, solare!

Quel “tempo” gli batte nel cuore!

Ed oggi, sei tu, Vincitore!

In questa lirica la concezione è essenzialmente ottimistica, in quanto significa liberarsi senza possibilità di pensare ad una defezione dell'essere.

Una prima affermazione del valore della persona si trova già in Kant. È in lui infatti, afferma Laberthoinnière, che la filosofìa diviene chiaramente ciò che essa può essere e ciò che deve essere: una dottrina del diritto e della giustizia e, quindi, un sistema di esseri e non di cose. L'uomo non è più un individuo, è una persona, e gli altri devono rispettarlo, com'egli deve rispettare gli altri. Ciò significa guardare le cose, come Marco Gavotti, al di sopra della vita di giustizia, della vita razionale e della vita umana. La vita trasfigurata in Poesia, diventa divina, proprio come lo sportivo che ha vinto la medaglia d’oro, che per trasfigurazione poetica diventa dono di vita divina. Già Platone aveva affermato che l'ideale della vita umana è un’imitazione della vita di Dio; ma per Laberthonnière è qualcosa di più.

E più esplicitamente: l'esistenza degli altri, come altri, non si constata come può constatarsi un oggetto nello spazio, né come si svela, partendo dalle premesse, una verità d'ordine logico.

L'uomo attraverso l’arte poetica, rivela la santità della vita a cominciare da Omero, seguito da Virgilio, da Lucrezio Caro e Dante Alighieri e in questo modo l’uomo è restituito a se stesso. Dopo tante insensate e pericolose esaltazioni dell'io, o pessimistiche ingiustificate negazioni, o arbitrarie riduzioni a mera natura; dopo le assurde deificazioni dell'uomo o le umanizzazioni di Dio, l'uomo trova nella Poesia di Marco Gavotti se medesimo, integro, nella pienezza dell'essere suo, recuperando un principio d'intelligibilità del reale e una norma di condotta sicura vivendo intensamente le supreme ed eterne certezze dell'Amore.

Reno Bromuro

 

 

 

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