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«I Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la saggezza dell’imparzialità.

Adesso sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la nostra saggezza»

e chi merita la «Corona d’Alloro»

con il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo presente l’opera, non il Poeta»

«POETA TOP DEL 2004»

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Presenta:

IL MONDO POETICO DI FRYDA ROTA 

 

 

 

Fryda Rota è nata a Vercelli e vive a Borgovercelli. Ha pubblicato numerose raccolte di poesie: Il pendolo dei giorni (1971), Giorno per giorno (1972), Il giorno difficile (1973), Il tempo della ricerca (1974), Di fronte al tempo (1976), Dalla parte di lei (1977), Le erbe amare (1979), L'amara libertà (1980), Voci dal pianeta condominio (1981), Andar per mare (1982), Insidie e sinfonie (1983), L'insidia del pensiero (1983), Bersaglio coniugale (1984), I giorni uccisi (1985), Anima celata (1986), Monologhi per gatto Nice (1987), Per pagine di libro (1988), Triade (1988), Più che madre (1990), Alpe (1992), Il veggente (1992), La canzone dell'amore vecchio (1994), Il verso e la parola (1995), Donne di Pasqua (1996), L'arcangelo dal passo pesante (1997, ed. ridotta; 1998, ed. completa), Manoscritto dal naufragio (1998), Il tempo di mezzo (1999), India (2000). Nei concorsi letterari ha conseguito numerosi riconoscimenti, e infiniti primi premi.

Collabora a giornali e riviste italiane e straniere con poesie, racconti, articoli d'attualità, ricerche storiche, interviste, rubriche di corrispondenza, critica letteraria ed artistica. Sull'opera letteraria di Fryda Rota hanno scritto, fra gli altri: G. Bárberi Squarotti:  «C'è sempre in ogni raccolta qualcosa di diverso dalle precedenti, lungo un itinerario che testimonia la grande vitalità e costanza del suo lavoro poetico»; C. Betocchi dalla prefazione a «Il tempo della ricerca», afferma «Il linguaggio della raccolta, la metrica che scandisce il discorso e regola la meditazione spesso appassionata, riescono a coinvolgere il lettore, e addirittura a comprometterlo nei suoi problemi di fondo»; G. Bufalino sottolinea «...denso di solidi succhi poetici e tramato d'una forte malinconia»; D. Cara dichiara «È il poema dell'urto e della separazione da un sentimento fondamentale dell'esistenza quanto mai ispido, continuo, attento. C'è partecipazione assoluta allo scontro e al riscontro dell'io»; U. Facco de Lagarda «Trovo in lei una non comune esacerbazione vitalistica, che fa pensare e coinvolge il lettore fino a turbarlo»; M. Guidacci, parlando della raccolta Anima celata scrive: «Libro asciutto, essenziale, più immediatamente poetico. Il suo cammino è sicuro.».

Tanti altri si sono della sua arte da R. Giuntini a G. Musa a V. Passeri Pignoni a F. Piccinelli,  P. Ruffilli,  P. Russell, E. Servadio, G. Tedeschi, F. Ulivi e V. Vettori

Liana De Luca, afferma nella prefazione «Il tempo di mezzo».

«... Come indica il titolo, il fattore tempo è determinante e condiziona tutta la silloge anche come topos. Il tempo di mezzo è quello del Medioevo che, dal passato più remoto attraverso il presente, ritornerà in un futuro ciclicamente prevedibile come un altro medioevo. La connotazione filosofica del tempo accomuna l'esistenza dei personaggi che si affollano per illustrare la loro figura determinante nel disegno generale. L'autrice è sì, infatti, attenta alle misure della tematica cortese, ma le innesta in una quotidianità fatta di realistici particolari validi in ogni epoca»

Un esempio:
RUDERI

«Li colse il lamento della morte
forse a banchetto – forse a riposo:
nessuna reliquia di antichi signori
tra pietre che erette con orgoglio
sembrano ora nate sul colle – mentre
le crepe della torre sfumano
nei contorni dell'edera.
Sacro è il silenzio alla fantasia
che trae dalla sacca del passato
il respiro di vite smemorate
e le compone in forma di canto»

Dalla raccolta «INDIA» pubblicata nel 2000 leggiamo dalla prefazione di  Adriana Scarpa:

«La migliore introduzione a questa raccolta di poesie l’ha scritta l'autrice stessa con la stupenda lirica d'apertura. Andare in India e ricevere come un pugno in pieno petto per le emozioni dure, violente e per la ferocia della vita che là si trascina. Fryda Rota è persona che sa recepire ogni sollecitazione, ogni sfumatura del mondo che le sta attorno, riesce a sentire con la pelle oltre che con l'anima ed è padrona della parola che piega e modella secondo un suo personale canone di efficacia, di sonorità e di bellezza. Il viaggio che ha recentemente compiuto in India la ha posta davanti ad una realtà che, seppure già conosciuta attraverso letture e documentari, e ben più tragica e spaventosa. Ecco allora che la poesia diventa cruda, aspra, perché l'India è «coltello duro che ti scava a fondo» e non lascia posto a parole forbite e sonore. Laggiù tutto stride, è «vilipendio di suoni», è gemito e grido; ma questo solo se quei corpi disfatti, piagati, sono ancora capaci di emettere un suono, una voce. La sensazione del turista è di sentirsi braccato, assediato: «mani rattrappite e moncherini... arti decomposti» gli si allungano davanti mendicando un'offerta. La pietà ha poco senso, anzi sa di bestemmia davanti a questi «poveri incattiviti quasi belve». Vien da prendersela con i loro «tremila dei tanto pregati tanto indifferenti», ma anche con il nostro «caro buon Dio...»

Ebbi modo di conoscere e avvicinarmi al mondo poetico di Fryda Rota nel 1973, perché partecipò ad un concorso indetto e organizzato da me, dal titolo «Trampolino», che aveva il precipuo scopo di trovare giovani o comunque nuovi autori e imporli al grosso pubblico valorizzandoli nel giusto merito; lei partecipò con una novella dal titolo «Zua Attadu morto», che ebbe la menzione d’onore e la pubblicazione nell’antolgia «Trampolino». Siamo rimasti in contatto per parecchi anni, ci telefonavamo spesso e spessissimo ci scrivevamo; poi… che strana la vita! Sopravvengono altre aspirazioni, ci si accorge di valere perché gli altri lo hanno detto e non erano nostri amici e si segue quella strada, dimenticandosi di ciò che si lascia dietro.

Già allora, mi accorsi delle concezioni edonistiche ed estetiche di Fryda Rota, le quali pur partendo da una classicità Greca e Rinascimentale, possedeva, allo stesso tempo, l'ondata della concezione filosofico-pratica e la rivolta contro la società gretta con le sue norme obsolete. Col tempo al suo mondo si è aggiunto l'esteso influsso esercitato da una concezione più libertaria e liberale di dire le cose:

«La casa è una locanda disertata

anche dai più infimi avventori

e stanno in tiepidi bicchieri

monologhi e parole inascoltate:

nello spazio austero per silenzi

da ferita di finestra semichiusa

in livrea verde e ronzio monocorde

entra un insetto che senza domande

corteggia rotondità di lampadina…»

Tutto questo ha concorso a stimolare e giustificare la soddisfazione degli istinti ed impulsi, l'abbandono ad ogni passione, l'appagamento del canto libero e nello stesso tempo mordace alfine di scuotere capricci di una società «che pensa solo a correre, senza fermarsi un attimo a pensare».

Ma il risultato di questa liberazione ha veramente prodotto l'attesa soddisfazione, oppure è valsa solo a collezionare premi di ogni sorta, e tanto denaro? E’ valsa a eliminare i danni e le sofferenze dei precedenti eccessi o atteggiamenti opposti, oppure ha prodotto altre complicazioni, sofferenze e conflitti? Il conflitto è il pane quotidiano del poeta; scombussola lo spirito; fa dolorare l'animo fino ad annullare per attimi la propria esistenza, perché è proprio questo conflitto del dualismo poetico che fa sorgere la Poesia come una sorgente in cima ad una montagna e allora, l’anima si placa e il cielo ritorna sereno, le acque dei mari si calmano e lo spirito che aveva gestato con la sofferenza,che il conflitto aveva creato,è paga del suo parto.  

Forse è stato anche un esagerato senso d’auto-affermazione, sia esso costituzionale o l'ipercompensazione derivante da un complesso d’inferiorità, che può creare conflitti, sia con l'istinto di conservazione fisica e la conseguente paura dei rischi, sia con l'istinto di ricercare il piacere e la brama del poter vincere la battaglia intrapresa. Fryda Rota, ha avvertito e fatta sua la mancanza di principi direttivi stabili, di una salda scala dei valori, che avrebbero potuto rendere l'individuo sicuro della fiducia di se stesso e lei con il suo canto ha reso possibile e influenzabile, ha lottato cantando per le piazze e le strade affollate d’altri esseri che come lei tentavano di cantare la medesima canzone, ma mentre la sua raggiungeva direttamente il cuore, le altre forse, non avevano la stessa forza e quindi la voce diventava più flebile, Lei si è sentita capofila ed ha mosso per l’umanità molte circostanze esterne. E’ cosciente che i principi e le aspirazioni morali e spirituali non possono venire tanto facilmente eliminati, come molti sembrano ritenere; Ella sa che essi perdurano nell'inconscio e sono insiti,latenti nella vera natura spirituale dell'uomo. Quando vengono scossi, consciamente ed inconsciamente, insorgono, protestano e creano forti conflitti.

«Dire che langui, non sarebbe giusto

ma vai avanti - nessuno sottobraccio –

e quel gesto mancato ti trafigge.

Lo immagini, l'incontro, come fosse

un viaggio favoloso che distacca

dal noto lido e ti pone al centro

di un benevolo mare non toccato

da solitudine o monologhi ossidati

(e compreresti l'incontro al mercato

se esistesse un mercato di incontri).

Questo quadro della situazione è stato tracciato, per chiarezza, in realtà ci troviamo ora in un periodo di transizione; di confusione e di tendenze contrastanti.

«… nessuno sottobraccio –

e quel gesto mancato ti trafigge…»

In alcuni luoghi ed ambienti le vecchie condizioni persistono tenacemente; le vecchie concezioni, i vecchi metodi sono tuttora usati ed imposti ai giovani e questo suscita conflitti, non di rado violenti, fra le generazioni. In altri invece gli adulti hanno più o meno di buon grado abdicato ed ai bambini e ai giovani viene lasciata ampia libertà senza alcun intervento educativo. Neppure questo metodo... o assenza di metodo, adottato soprattutto in America, ha dato risultati soddisfacenti: anzi ha non di rado conseguenze molto dannose. Perciò recentemente i migliori educatori ed i genitori più consapevoli ed avveduti cercano di assumere atteggiamenti più comprensivi ed usare metodi più equilibrati e più adeguati alle condizioni attuali; e il Poeta alza il tono della voce, perché giunga a lontananze incommensurabili, proprio come asseriva Novalis: «il tremore di una montagna viene avvertito dal filo d’erba che ripercuote per tutto l’universo»

Rota sa che non vi è altra alternativa, vi è un modo dinamico e costruttivo, quindi spetta al Poeta spingere l’uomo ad affrontare quei problemi che, pur senza essere risolti pienamente, diano in molti casi risultati soddisfacenti. La poesia di Fryda Rota si basa su di una proprietà fondamentale delle energie psicologiche: la possibilità di trasmutazione. Essa è analoga alle trasmutazioni che avvengono continuamente fra le energie fìsiche: l'elettricità che si trasmuta in calore ed il movimento; il calore che si trasmuta in elettricità, ecc.

La vera natura del processo psicologico di trasmutazione e sublimazione non è ben nota, ma lo stesso può dirsi riguardo alle energie dello spirito nel permettere al Poeta di far giungere la sua voce al di là dei monti e dei mari. L’esempio, più lampante è Internet che espande il canto del Vate e permette di far conoscere esattamente la natura essenziale del Suo canto.

«Spiove silenzio in falde di velluto:
plenilunio sarà un piccolo lume
che basti a seguire tracce labili
tra sentieri di un libro cominciato
al tempo degli orditi trasparenti
(urna schiusa per sogno ritrovato)».

Lo stesso avviene nel campo psicologico. Non è necessario accertare la natura essenziale delle energie psicologiche e delle loro trasmutazioni al fine di utilizzarle mediante una crescente conoscenza delle leggi che le regolano e servendosi di metodi opportuni e validi basati su quelle leggi. Perciò mi sento di procedere senza pregiudiziali teoriche all'esame delle norme che possono essere seguite per analizzare attraverso il canto il Mondo Poetico che Fryda Rota si è creato per viverci e utilizzare le energìe che scatenano i suoi versi.

La prima norma consiste nell'aver adottato un atteggiamento obiettivo verso la conoscenza dell’umanità, che da un lato sia esente dalle tradizionali reazioni di paura, di falso pudore, o di condanna, e dall'altro sia libero dal fascino che esercita, fascino accresciuto artificialmente dal lavorio dell'immaginazione e dagli stimoli delle pubblicazioni.

L'istinto poetico, come ogni altro, non è per se stesso ne buono ne cattivo. È una funzione che permette al Poeta di parlare a tutti gli uomini e come tale acquista un’alta moralità che si potrebbe chiamare anche pre-morale. È una funzione della massima importanza poiché assicura la certezza del ravvedimento dell'umanità; o almeno il Vate per tale motivo Canta e continuerà a cantare, perché come afferma Novalis «rimarrà solo il canto dei Poeti».

Il processo di trasmutazione e sublimazione psicologica è giunto a bussare all’animo di un proprio simile e ciò permette di parlare un linguaggio universale, comprensibile non solo nella propria terra o in Europa, ma in tutto il mondo.

Ritornando al nostro discorso iniziale, debbo dire con piena coscienza e sincerità, che il canto della Rota, partendo dalla Grecia, passando per il Rinascimento è giunto ai tempi moderni e all’indagine scientifica del problema sociale:«Gli elementi dell'istinto poetico sono caratterizzati dalla capacità di sublimazione, di sostituire il loro fine morale in un altro di tipo diverso e socialmente più degno».

Ecco tre poesie di Fryda Rota ha testimoniare quanto vi ho raccontato, forse non sono stato all’altezza del suo canto, ma ciò che ho detto me lo ha suggerito il cuore.

 
COME GRAZIOSI ANIMALETTI

 

La casa è una locanda disertata
anche dai più infimi avventori
e stanno in tiepidi bicchieri
monologhi e parole inascoltate:
nello spazio austero per silenzi
da ferita di finestra semichiusa
in livrea verde e ronzio monocorde
entra un insetto che senza domande
corteggia rotondità di lampadina
- poi riposa in alcova di polvere
(insetto bello, elitre di raso,
saldo e tondo, incantato e musicale:
non vende, non compra, non pretende
di tirare redini alla vita
o di lasciare graffiti sulla Storia
-si delizia di luna e venti asciutti
-freme per pioggia e muore contento
se il verde lo accomuna con le foglie).
Intanto sole pallido si specchia
al margine di vetri e li appanna
con un respiro quasi da malato:

allora dalle tasche dell'anima
guizzano come graziosi animaletti
trepidi versi, parole per diario,
pensieri che si sentivano perduti
e vogliono effondersi in clamore
-meno saggi, loro, dell'insetto
meno belli meno saldi aguzzi
-invidiosi del suo incantamento
in traccia di velluti musicali
per farsene onorevoli guantini
e con quelli tendere le briglie
alla Vita feroce- che li ignora.

 

IL GESTO MANCATO

 

Dire che langui, non sarebbe giusto
ma vai avanti - nessuno sottobraccio -
e quel gesto mancato ti trafigge.
Lo immagini, l'incontro, come fosse
un viaggio favoloso che distacca
dal noto lido e ti pone al centro
di un benevolo mare non toccato
da solitudine o monologhi ossidati
(e compreresti l'incontro al mercato
se esistesse un mercato di incontri).
Ma il gesto del braccio stretto al braccio
muterebbe in agguato di cecchino:
ti braccherebbe fattosi nemico,
chi non crede al cammino parallelo
(proiettili di parole e di pensieri
ritorti secondo mala arte). Meglio

restare entro il tuo pianeta
per dirupato e appassito che sia
a specchiarti in schegge di silicio
- a riscaldarti quando il cuore è freddo
con uno scialle incrociato al petto.

 

PLENILUNIO SARA’ UN PICCOLO LUME

 

L'alba una freccia : il giorno bersaglio.

Se un messaggio preciso ti colpisce
sospendilo alla corda del bucato
a imbiancare nel vento (appenderò
anche qualche opinione personale :
non occupa gran spazio e rincuora
pensare che mutata in una vela
venga vista almeno da qualcuno
-insieme ne potremo anche parlare).
Ma è dura tirare fino a sera :
da un naufragio ad un altro
il giorno smuore senza indossare
un corsetto di stupori, senza progetti
o miracoli imprevisti (stanca,
alla fine ho voglia di tacere).

Spiove silenzio in falde di velluto:

plenilunio sarà un piccolo lume
che basti a seguire tracce labili
tra sentieri di un libro cominciato
al tempo degli orditi trasparenti
(urna schiusa per sogno ritrovato).

 

 

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