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«I
Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la
saggezza dell’imparzialità.
Adesso
sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la
nostra saggezza»
e
chi merita la «Corona d’Alloro»
con
il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo
presente l’opera, non il Poeta»
«POETA TOP DEL 2005» Per votare basterà inviare un e-mail, al seguente indirizzo: poeticamente@libero.it, scrivendo nell’oggetto il nome dell' Autore cui intendete dare il voto
Presenta: ENRICO BESSO L'Arte sublimazione dello spirito
Quante volte molte persone che credono nella Poesia e nell’Arte, corrono trafelati da una libreria all’altra per cercare e possibilmente comprare libri di Poesie dei «Giovani poeti spagnoli», poesie di Mario Luzi, Elio Pecora, Walter de Mauro, Alberto Bevilacqua e non si accorgono che le migliori raccolte di poesie non si trovano in librerie perché i «boss del Racket dell’Arte» non vogliono che ci siano, perché reazionari, oppure non vogliono vedere; però sanno che «I Poeti che sublimano l’Arte sono quelli senza Editore». Questo
stato di cose ha permesso la rovina e il franamento quasi completo dei
valori
spirituali, perciò oggi dobbiamo preoccuparci di pubblicizzare e
valorizzare, nel giusto merito, il
nostro preziosissimo
patrimonio spirituale che vogliono perduto o relegato nel sottobosco,
poiché il Poeta è costretto, però anche lieto, di pagarsi la
pubblicazione delle proprie opere, perché cosciente che solo in questo
modo si può uscire dal «ghetto del sottobosco letterario»
cui vogliono relegarli, per evocare, dal mondo dello
spirito,
tutte quelle energie sane e vitali che sono state
per troppo,
lungo tempo soppresse
nella
sciagurata ipotesi che di loro il Racket dell’Arte vuole
che si faccia a meno; ed allora dobbiamo cercare di rieducare le nostre
anime a quei principi e fermenti che hanno la potenza e possono compiere
il miracolo
di ritrarre l'umanità da una situazione quasi disperata: sconfiggendo in
tutto e per tutto «Il Racket dell’Arte». Vi
ho già assicurato che una larga messe di tali fermenti ed energie
la possiamo
attingere soprattutto nel campo dell'arte, con la Poesia, con l’Arte
Pittorica, con la Scultura, con la Musica, ecc…; tanto
più che essa
esercita sul cuore umano, una grande influenza, un potere affascinante di
prim'ordine, di straordinaria efficacia. Se
il Racket dell’Arte chiude le porte e contesta il primato
in molte
branche dello scibile umano, non capisco perché si accaniscono nel campo
dell’Arte, forse perché
sono coscienti che è il Poeta che fa la rivoluzione, questo
è il riconoscimento
unanime. Da ciò sorge il sacrosanto dovere ed il privilegio di coltivare
intensamente ed appassionatamente tale campo, affinché, anche nel loro
ambito, la Poesia
possa
espletare e compiere quell’altissima missione assegnata al Poeta,
da Dio maestro insuperabile delle genti,
e possa così
tornare a nuova vita, riconquistando la
meritata
grandezza, il suo splendore e potenza. In fatto di libri di giovani Poeti
italiani (quelli stranieri vengono editi e divulgati a iosa dai più
celebri editori) ho costatato, con vero disappunto, da oltre trent’anni,
che in commercio vi
è una grande
penuria di nuove leve ma tanta evoluzione di «autori di cassetta».
Parlando col mio giovane libraio, nella speranza mi esponesse qualche
copia del mio libro, al suo diniego, ufficializzato dal fatto che non
possono esporre opere che non siano state permesse dal distributore, gli
ho detto: «Ma
lo spirito
come può nutrirsi senza la Poesia e libri di Arte?»,
«E lei crede ancora che ci sia uno
spirito?» Ha
risposto. A tale risposta sono rimasto allibito; poi
ho chinato il capo
e, mogio mogio, mi sono allontanato, dicendo fra me: «A qual punto
siamo arrivati!... Si giunge perfino a mettere in dubbio l'esistenza
dello spirito
per giustificare la mancanza di uno dei
suoi più
importanti alimenti, i libri di arte!...
Allo
stesso modo
chi ha fame o sete, per attutire i morsi
assillanti di
tali bisogni, potrebbe fare una cosa semplicissima, mettere in dubbio
l'esistenza dello stomaco, solo perché egli non riesce a procurarsi il
cibo». Ma il cibo spirituale di cui mi sazio e vi offro come omaggio è il mondo poetico di Enrico Besso, Alias EBY, che come tanti altri Poeti che danno «il miele del loro spirito» in cambio di Pace per tutti, che potrebbe stare benissimo sostituire uno di quei poeti di cassetta la cui poesia è diventata arida e dissanguata. Enrico
Besso oltre a proporre
alla nostra meditazione le pagine di uno studio che, nell'ultimo
trentennio è stato causa prima d'un ripensamento del problema della
poetica italiana, Enrico Besso attraverso le sue liriche, iniziando
da «Marta» MARTA
Non
ho più suoni da darti, né sdraio stati,
sul salice piangente, poi Io
e te, siamo una sola solitudine, Stringimi
forte al seno, Marta, lascia detta
un’organica sistemazione tematica alla poesia e una forma metrica, che
molti si sognerebbero di possedere, sviluppando argomenti d'interesse
musicale estetico ed interpretativo. Sì da dimostrare quanto siano
necessarie anche le affermazioni formulate dall’estetica, e che trovino
poi una riprova nella diretta lettura della poesia,
giunge, implicitamente voluto, a rispondere d'aver interpretato il suo
sentire senza accettare imposizioni esterne al suo «Io creativo».
Besso al di fuori o al di là della temperie storico-culturale in
cui viene a trovarsi, rimane fuori di ogni situazione per essere solo uno «senza
scuola», ma di farla. In realtà, Besso esterna il suo interesse per sottolineare le numerose componenti di quella poesia che non perde mai di vista l'unità fondamentale, anche se talune suggestive tesi interpretative potrebbero adattarsi più a un Poeta del decadentismo europeo che a un Poeta della nuova leva del terzo millennio. Ma è anche vero che, per chiarire e giustificare le insanabili fratture, i traumi, le innegabili morbosità che si riscontrano in alcune correnti poetiche attuali, Besso possa anche ricorrere alle teorie freudiane e insistere sulla «separazione totale della creazione poetica dalla coscienza normale, perciò questo lavoro si svolge in uno stato profondo dove il poeta assume un'altra personalità: e poi, tornato in sé, possa respingere con un rifiuto e una condanna il suo stesso capolavoro».
PAOLA da
germogliare lentamente, a poco a poco, fiorirebbe
nel suo seme a marzo tra le foglie delle primule. Paola
che ride quando piange e piange troppo spesso, che
scrive della vita e poi s'accorge ch'era una poesia. Paola
che la domenica mattina non trova il tempo per andare in chiesa e
aspetta che la chiesa vada a casa sua. Paola
che ama, che amava, forse, come
quella canzone con il cielo in un cassetto (o
forse era una stanza). Paola
che ancora pettina le bambole. Qual è dunque l'aspetto positivo del «Mondo Poetico di Enrico Besso?» nelle liriche contrastanti e antitetiche, dove ognuna trova il posto a sé, mai una uguale all’altra, oppure sullo sfondo della ricerca musicale della parola che gioca col sorriso e la satira della contemporaneità, ma tenendo presente il richiamo deciso delle regole metriche che attraggono alla lettura come un canzoniere, senza discostarsi dall'humus culturale in cui affonda le sue radici, discutendo tra se e sé intorno a questioni di carattere più strettamente universale, approfondendo o correggendo dati e deduzioni false in cui si è incorsi nel passato; Egli indaga nei contributi, sui legami, che sente do avere, con la cultura del suo tempo, non solo italiana; per «essere documento storico e rumore del suo tempo», come è stato Dante per il suo tempo, come il Marino per il suo. Documento storico e rumore: documento perché canta il suo tempo, rumore perché il suo canto fa «rumore», ciò fa discutere i critici, anche se un editore che si rispetti busserà mai alla sua porta. L'ACERO
SFOCATO Sbrinchia
di rabbia anche il cielo stanotte che
del saperti chiara e trasparente non
vuol conoscere ragione e sfora nel
lampo a falcaia di questa cenere. l'ubriaco
la sua bottiglia vuota, averti
nell'assenza e nell'assenza perderti,
per quietare un po' l'attesa. fiati
che sgranano altri nomi e sguardi che
s'intravedono distanti a un passo e
sullo sfondo l'acero sfocato. aperto
come terra alla deriva, potesse
tacitare quest'orgoglio, ti cercherei le mani per trovarle.
Questa lirica offerto da Besso, nella mobilità e varietà dello schema strutturale e metrico, dà la possibilità al lettore di usare il contenuto e le parole in un intimo rapporto con i momenti dell’ispirazione e le necessità rappresentative; poiché il Poeta vi ha saputo imprimere l’arioso canto del «Carme» una sua originalità mediante l'adozione di «irripetibili, inimitabili caratteristiche strutturali, formali e sostanziali». Ma, non tanto alla tradizione petrarchesca, come qualcuno potrebbe sostenere, piuttosto si potrebbe farlo risalire al sonetto, per il suo alito realistico-borghese: Ti ho amata come il girasole il giorno,/l'ubriaco la sua bottiglia vuota».
DESTINO Ràntola l'aria dal
soffitto al cielo avvinta al punto di
quel non ritorno
e di scommesse e
pipistrelli rosa
sbotta le labbra al
taglio della sera.
s'adorna del destino
i suoi colori e urtando frasi
assenti di speranza gioca nelle parole
una poesia. Nei fondi di caffè
o nell'olio santo? E' scritto nel
futuro che è già ieri, tu mio domani mia
disperazione. Ho
soltanto accennato ad alcune liriche che sono presentate qui, ma si
potrebbe aggiungere ben altro intorno alle numerosi liriche pubblicate nel
suo sito e nell’unica raccolta pubblicata «Cantando»,
dalla cui lettura si trae il convincimento che la fortuna critica del
poeta Enrico Besso s'è ormai consolidata sino al punto che Egli è
oggi ritenuto uno «caposcuola» della nostra storia
letteraria e tra i maggiori di questo Terzo Millennio. È anche vero
tuttavia che c'è ancora da percorrere un lungo cammino per la piena
comprensione del mondo poetico e della personalità di Besso. E intanto
sarebbe opportuno che qualche editore serio si facesse avanti per
pubblicare (in forma cartacea) l'intero corpus dei suoi scritti, in
versi e in prosa, che giustamente meriterebbe per la pace dei lettori e
nostra. BACIAMI Baciami
in bocca vento di scirocco Questa lirica affascina subito per il ritmo costante e canterino come il battito di un cuore; poi per le parole che seguendo il ritmo del cuore scalano le vette del sentimento e ti costringono alla meditazione; proprio come l’onda che va e viene in un immenso tratto di mare per unirsi al battito fremente e abbraccia la vita come un innamorato fedele. Oserei affermare che il Poeta ha realizzato questa lirica avendo il mare nel pensiero. Rafforza questo pensiero la «cadenza» delle parole che «belano inascoltate». Sembra di vedere Ulisse che per non sentire il canto delle sirene, di cui ancora sussiste il mito nelle trasposizioni poetiche, si ottura le orecchie; ma noi il canto lo udiamo come ci trovassimo a passeggiare sulla battigia; proprio qui il verso trova una delle sue più suggestive estrinsecazioni. L'incantesimo
che il Poeta ha creato è espresso con sentimento ed ha la sua fonte
d’irradiazione principalmente nell’inseguimento dell’onda, nella sua
mente e sulle poesie «vestite d’abitudine» che non vuole
vedere. Vuole
il verso libero come il Gabbiano il cielo; e come imprime
sulla tela il colore il pittore, lui dipinge le parole, facendo della
letteratura contemporanea, un ritratto crudo e realistico. «il
vento solo mi sarà da voce» ed
ecco che appaiono onde lievi che carezzano le sponde e si sente che il
profumo delle alghe si confonde con quello
del Creato (il Vento); bello anche quando diventa furioso e
si scaglia contro «i versi che non ho mai scritto/ e sulle fratte
spoglie dell’inverno». A questo canto pieno di luci e di armonia, io porgo omaggio, perché mi permette di amare maggiormente l’incantevole realtà della vita. LA
CASA SUL FIUME
Tra
i gerbidi campi d'inverno Appare
incantata la strada C'è
tutto l'amore che ho avuto UN
MAZZO DI VERSI
T'offro
un mazzo di versi appena colti, Hanno
lo stelo del legno di noce, Sgorgano
come l'acqua di sorgente, Hanno
i petali del giacinto acquatico, T'offro
un mazzo di versi appena colti, Sfogliali
nei pomeriggi a mezz'ombra AMARITUDINI Dilava
la pioggia dai vetri, Non
sento il tuo odore da un anno Spengo
la notte nei lampioni
MADRE
Davanti
al fuoco di torba fumante, T'avrei
voluta soffice di neve, MAMMA
E
mi ricordo quando mi accompagnavi a scuola,
da
"Cantando" - 1991 CYBER
SEX
Se
avessi la tua password t'amerei. [da
" Canti oltre la rete" - 2003 - NonSoloParole.comEdizioni]
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