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«I
Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la
saggezza dell’imparzialità.
Adesso
sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la
nostra saggezza»
e
chi merita la «Corona d’Alloro»
con
il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo
presente l’opera, non il Poeta»
«POETA TOP DEL 2005» Per votare basterà inviare un e-mail, al seguente indirizzo: poeticamente@libero.it, scrivendo nell’oggetto il nome dell' Autore cui intendete dare il voto
Presenta:
MARINA TOROSSI TEVINI si specchia in un limpido cristallo
Marina
Torossi Tevini
è nata a Trieste. Ha
pubblicato nel 1991 le poesie «Donne
senza volto» edizioni Italo Svevo, seconda
classificata nel premio «Parchetti»
di Zagarolo, terza al
premio Cesare Pavese;
nel 1994 la raccolta di racconti «Il
maschio ecologico» Campanotto editore è
stata finalista al «Carrara
Hallstammer» e nel 1997
la raccolta di poesie «L'
unicorno» Campanotto editore
ha ricevuto il Premio
speciale della Giuria al Felsina 1997,
la menzione speciale al «via
di Ripetta» 1998. Molte
sue opere sono inserite in antologie letterarie tra cui «Nella
fucina delle parole»
volumi primo e secondo, «Centotrentotto
mirabili istorie» e «Poeti
triestini contemporanei».
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per opere inedite tra cui nel 1993 il
Primo premio al concorso letterario «Il
leone di Muggia» con il
racconto «Una donna senza
qualità». Nel 1998 è
stata inserita in Lichtungen,
pubblicazione dell'Università di Graz sugli autori triestini del
Novecento. Ha
curato la pubblicazione postuma del romanzo del padre «La
valle del ritorno» Campanotto
editore 1997. Ha fatto
parte d’alcune giurie letterarie in rete e non.
Fa parte del direttivo d’alcune Società
culturali di Trieste . Ha
pubblicato nel 2002 la
raccolta di racconti «Il
migliore dei mondi impossibili» Campanotto Editore.
E’ presente in molti siti letterari del mondo internettiano. Laureata in lettere classiche, ha rivestito il suo mondo poetico di una fisionomia particolare, che risulta «anomala» o «periferica» rispetto al panorama letterario che ci propone il tempo e che offre la lirica italiana: Tevini infatti ha realizzato una poesia fondata sul rispetto delle forme e sull'adozione di un linguaggio di pregnante chiarezza, ricorrendo sia al lessico della tradizione letteraria, sia a quello della normale comunicazione, sulla volontà di dare voce ai «valori di tutti», a ciò che ognuno di noi intende, e di cantare gli aspetti del quotidiano. Si è creata un linguaggio di preziosa letterarietà, e oppone l'individualismo estetizzante, ai valori collettivi e universali, in modo vistoso sia con le sperimentazioni anche se in modo meno appariscente, con i poeti del suo quotidiano accostandosi a loro con ironia, perché incapaci di quella calda adesione che è invece la base della vera poesia. SOLITUDINE
In
un limpido cristallo Ti
specchiavi sorridendo
Terra
sola Terra
quieta D'eterne
notti Terra
della tua pena L’AMORE
L'uomo
goffo e selvaggio È
solo un'onda impazzita
Ma
lei farfalla di vetro Volteggia
tra i coriandoli (da
«Donne senza volto» Per dare un'idea meno generica di questa particolarità, consistente soprattutto nelle tecniche poetiche da lei adottate, basterà dire che Torossi Tevini adotta un lessico che si distingue per la sua pregnanza semantica, cioè per la sua concretezza, per la sua capacità d’oggettiva definizione della realtà, che s’impegna in componimenti che abbiano una chiara articolazione, optando sempre per la chiarezza piuttosto che per l'ermetica allusività. Per dirla in breve, siamo di fronte ad una «poesia discorsiva», destinata, spesso, a certe ovvietà che affronta consapevolmente. Sul piano delle tematiche si potrebbero indicare, con un certo schematismo, certi argomenti di fondo variamente ricorrenti: la celebrazione della quotidianità in tutti i suoi aspetti, fatta con tale disponibilità che non c'è dato dalla vita giornaliera nella sua realtà, ma nell'infinita varietà delle cose, sia nella gamma degli affetti, sia che spesso vi trovi posto il tema amoroso, che si estrinseca nella rappresentazione del rapporto con il quotidiano, realizzandosi. «Donne senza volto» si presenta come la rappresentazione totale di una donna, della sua vicenda esteriore e interiore, che sin dall'inizio della sua attività poetica ha teorizzato la necessità di una poesia che fosse ricerca del vero, esercizio di scandaglio interiore. La Torossi Tevini è particolarmente attenta a quest’esercizio d’analisi, alla ricognizione del proprio sentire e al conseguente auto-giudizio. Anche la sua produzione in prosa nasce da quest’esigenza. VERDE RAMO LIBERO
Verde
ramo libero. Nell'iride
L'onda
del mare. Mondo
acquatico, Tra
alghe fluttuanti E
pesci trasparenti Verde
ramo libero.
Selvaggia,
come un dio pagano Come
la dolce alunna Di un lontano paradiso
Un
orizzonte di nubi impossibili Una
breve brezza tra i rami
Malinconica
In
questa civiltà di rinuncia
LE
NOSTRE MANI ERANO VENTO
Tenere
tremavano le erbe Pregne
dell'odore del cielo. Nel
fumo soffiavamo
Parole,
Confidenze
nella conchiglia Di
una roccia
Ma
le nostre mani Erano
vento E
l'ombra s'addensava negli occhi
Dopo
aver sciolto queste verità Mi
umilia L'indifferenza
Solo,
nella notte, Supino
Lasci
che la pioggia lavi Quell'immagine
di me Che
non accetti
E
allora, con rabbia, Ho
sbattuto la porta Che
volevo dischiudere Per
lasciarti spiare Tra
le pieghe dell'animo
L'assoluto
Mi
ha perduto Altre
volte
Ma
stanotte Voglio
danzare per te E
fremere Dei
tuoi occhi inebriati E
ridere nel vederti guarito Dal timore di perdermi Mentre
io tra le dita
Ti
sfuggirò Sola
CRITICA (HANNO DETTO DELLA SUA ARTE)Grazia Palmisano, su «Il Piccolo» di Trieste del 17 giugno 1991,
afferma che: «Con una silloge Donne senza volto (edizioni
Italo Svevo 1991 pagg. 60
£. 12000), Marina Torossi Tevini
fa il suo ingresso nel mondo poetico
triestino… La raccolta, suddivisa in tre sezioni,è tutta improntata ad
una indagine sull'animo femminile ed è percorsa da un'inquietudine che
non conosce angosciose lacerazioni ma piuttosto l'accettazione, anche se
amara, della condizione umana.
Nella prima parte del volume, continua su «Fogli di Dante» Mariagrazia de Mattoni, Marina Torossi Tevini descrive diverse figure di donna, nella seconda l'indagine psicologica si accentua, le figure diventano forme interiori, aspetti dell'anima, nella terza si arriva ad un bilancio e riflessione sul senso dell'esistere «Aspettavo di trovare con gli anni un senso probabile al non senso di esistere…» dice l'autrice, «Ma forse saggezza è questa indifferenza serena…». La serena indifferenza di matrice montaliana o l'atarassia epicurea appaiono dunque come un possibile approdo. Sempre Maria Palmisano, nel recensire Il maschio ecologico ci comunica che questa opera «comprende una serie di racconti di essenziale asciuttezza che mettono in luce il vigore di un intreccio impregnato di motivazioni psicologiche , di stimolanti interrogativi, di emblematiche situazioni in cui identificarsi diventa, talora, qualcosa di sorprendentemente inevitabile». «L'obiettivo
del discorso,
afferma Elvio Guagnini ordinario di italianistica all'Università
di Trieste, nell’introduzione, è, con evidenza, un ragionamento
non solo sul rapporto affettivo tra i due sessi e sui suoi mutamenti nella
società attuale ma (più latamente) sui condizionamenti della routine,
sulle imposizioni formali o sostanziali che questa società avanza nei
confronti di chi la vive nei suoi ruoli complessi, nel lavoro, nella vita
sentimentale: un ragionamento sui punti deboli ma anche sui possibili
punti di forza e di resistenza all'integrazione, all'omologazione,
all'emarginazione o allo schiacciamento delle personalità individuali». «Il maschio ecologico, ci sottolinea Anna Maria Naveri da Il Piccolo di Trieste del 29 ottobre 1994, parla di rapporti umani e delle loro difficoltà, presenta segmenti di vicende diverse, rappresentazioni di un quotidiano che stritola con la sua routine e i suoi legami fino a indurre alla fuga : dalla famiglia, dal lavoro, dall'amore . Una fuga il più delle volte non reale ma attuata attraverso l'intreccio di rapporti proibiti alla ricerca di una possibile libertà». Più chiaro e sintetico è il giudizio che Mery B. Tolusso ci dà dalle colonne di Trieste Oggi del 2 febbraio 1995, sottolineando che «Essenziale decisa originale, così si presenta la prima opera in prosa della scrittrice triestina Marina Torossi Tevini «Il maschio ecologico» (Campanotto editore 1994, presentazione di Elvio Guagnini, pp161 , L.18000). Siamo di fronte, di racconto in racconto, a intense storie che prospettano soluzioni diverse , più o meno trasgressive …» Elvio
Guagnini ordinario di italianistica all'Università di Trieste
nell’introduzione a L'unicorno scrive che esso è «La
serenità e altri paradossi», una raccolta di testi scritti in
un arco di tempo relativamente esteso ed è frutto di un lavoro severo e
rigoroso sia di scelta in un corpus di pagine molto più ampio sia di
revisione, rilettura e risistemazione dei testi stessi per poterli riunire
in un insieme omogeneo, in un libro con una linea precisa e in cui il
senso fosse di chiara leggibilità… Da queste pagine esce l'immagine di
una lirica che vuol essere anche riflessione metaletteraria, ragionamento
sul senso stesso della poesia
pure attraverso la proposizione di una scrittura senza orpelli, di una
ricerca letteraria intesa sia come un atto di libertà di andare a fondo
nella comprensione di sé e del mondo anche attraverso le parole
e i silenzi…Questa raccolta , nel suo percorso, che è meno
semplice di quanto appaia a prima vista, rivela il configurarsi
progressivo di una scrittura mossa, a più piani, che talvolta evidenzia
aspetti acuti e polemici, ironici, amari». Tuttavia Marina Torossi Tevini è tuttora difficilmente catalogabile. La sua immagine è quella di un poeta coerente col suo tempo; come teorizza De Sanctis, la sua forza è di riuscire a mantenere costantemente la fedeltà al suo mondopoetico.La sua posizione nei confronti della letteratura contemporanea è mantenuta rifuggendo anche alle minime influenze che sono solo impercettibili tentazioni. Il carattere della Tevini è una miscela di vibrazioni contrastanti: bontà e sdegno, una infinita capacità di comprensione e una innegabile permalosità, ironia e premura: l'atteggiamento di una donna che si rivolge agli altri con affetto e si aspetta altrettanta stima e riconoscenza. Un Poeta che sa di essere vulnerabile alla sofferenza. A queste componenti del carattere si deve aggiungere anche una grande fermezza, una forte coscienza morale che la porteranno ad una fiera e giusta considerazione di se stessa. La sua posizione è orgogliosa e cosciente di avere creato una poesia forte e resistente al tempo come una quercia: la storia le darà ragione? Il desiderio di creare qualcosa di duraturo con la convinzione che l'arte solo è alta sul disordine della vita. Tevini da Poeta sognatore diventa Poeta che ama aderire ad un linguaggio figurativo in cui c'è tutta la sua gioia di artefice che crea con il paziente lavoro le figure della sua Poesia «Come
soffi di vento
Siamo
andati
Come
soffi di vento
Senza
incontrarci
Sott'acqua
ridono parole: fango
d'occasioni perdute
Chi
ci ripresterà quei momenti? Suona
lontano l'eco del passato
Un'altra
notte è fuggita Senza
voce» L'unico commento fedele ed autentico di questa lirica è della stessa Torossi Tevini che nel domandarsi «Chi ci ripresterà quei momenti?/Suona lontano l'eco del passato» afferma una scoperta delle identità tra il presente, ciò che potrà essere il futuro e quello che è stato il passato, quando si poteva vivere serenamente con gli animali della campagna senza la paura di fuggire «senza voce». Tale
avvicinamento alle cose della vita è solo una delle aspirazioni della sua
Poesia perché Marina Torossi Tevini non sarebbe stata una donna
del nostro tempo se «non avesse sentito questa aspirazione intaccata
anche da una tristezza profonda, da una disperazione non superabile,
dall'alienazione dell'uomo, dalla sua scissione in due personalità: un
occhio vede il meglio e l'altro non sa rinunciare alla propria tristezza,
non riesce a svincolarsi dalla solitudine che esclude dal ritmo della vita».
Le due diverse voci si manifestano prepotentemente nella raccolta «Donne senza volto» in cui preludio e fughe sono i due elementi costitutivi fondamentali, che si esplicitano chiaramente: da una lato la tristezza muta e dall'altro la speranza e il desiderio di confondersi con la vita e con gli uomini. La capacità di unire senso tragico e drammatico a preziose forme di idillio. Un personale sciogliersi del gemito nel canto, del dolore nel porgersi fraterno, che sono una parte essenziale e non ripetibile nella vita poetica della Tevini. FURTIVAMENTE
Una
nebbia bianca Sale
dalla strada Come
da un inferno lontano
Scivoliamo
veloci Nel buio ********************************* EREDI
Nell'oscurità
Velata
di ragnatele Luccicanti
Il
mare canta Il
silenzio più dolce Dell'universo
E
noi Sull'acqua
Alziamo
ridendo Pergolati
di conchiglie Raccogliamo
le reti Dei
pescatori Fuggiti
********************************** ADOLESCENZA
Ti
amo Come
i petali Danzano
nel vento Come
le rocce Si
scaldano nel sole Come
la spiaggia si
bagna nel riflusso del mare
L'onda
che ritorna Alle
profondità degli abissi Non
ha nome ******************************* TRIESTE
Trieste
Terra
d'acqua e di roccia Ci
doni (ed
è un miracolo sempre) queste
lunghe serate tra
i grilli E
la città si allontana Con
il suo grigio Di
morte ***************************** «Mi
intenerisce una piccola conchiglia Il
silenzio dei monti Il
vento tra i capelli Ho
fame di cose cristalline» ***************************** DA UNICORNO CHIATTE
Osservavo
sul
fiume il
passar delle chiatte fluir
lento trasporto
antico in
un mondo d'uccelli
e
d'acque senza
tempo
Come
Siddharta nell'acqua
vedevo
il
passato coesistere
al
presente, attimo
dilatato stupor
muto pace
infinita sopra
la mia pelle
Voci,
richiami
e
volti della vita allegri,quotidiani
senza
scampo.
Il
banale d'ogni giorno mi
riprende inesorabile
E
io ad inseguire sempre un
tempo mio ***************************** L’ASSOLUTO L'assoluto
della
gioventù l'assoluto
è
ormai un universo lontano
Per
me ormai traballante sulle
gambe infiacchite
dalle
notti trascorse al tepore impossibile
sogno
E
mi accontento del grigio il
bianco mi farebbe impazzire e
mi accontento del pane il
sangue mi farebbe impazzire e
mi accontento di stare sul
tappeto vicino
al camino
Questa
notte però -qualcuno
ha aperto il balcone- mi
sono fissato su al cielo ho
visto libere stelle e
piste infinite nel
vento Mi
sono lasciato cullare per
un po' dalla
voglia d'andare mi
vedevo nel bosco da solo mi
sentivo libero e forte Poi
ho sospirato nel vento un
guaito lungo potente
I
bambini di casa aggrappati
alla coda mi
fanno impazzire E'
strano Ho
morso qualcuno
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