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«I
Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la
saggezza dell’imparzialità.
Adesso
sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la
nostra saggezza»
e
chi merita la «Corona d’Alloro»
con
il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo
presente l’opera, non il Poeta»
«POETA TOP DEL 2005» Per votare basterà inviare un e-mail, al seguente indirizzo: poeticamente@libero.it, scrivendo nell’oggetto il nome dell' Autore cui intendete dare il voto
Presenta:
La Poesia visiva e AIDA MARIA ZOPPETTI
La
poesia visiva ha radici antiche, un’anticipazione ce la dà Richard Schechner
nel suo bellissimo saggio, affermando che «l’uomo da sempre si è
espresso attraverso il canto, la danza, le maschere, i costumi,
impersonando ed elogiando o criticando altri uomini, oppure imitando
animali ed esseri soprannaturali». L’uomo ha sempre cercato, ciò
che oggi chiama «trasfigurazione artistica», di modificare
storie, cambiandone la successione temporale. Oggi sì, è vero, si è
perso il senso attivo delle azioni quale espressione unificata di parole e
figure, soppiantate completamente, prima dall’arte classica, poi dalla
neoclassica fino ai nostri giorni con la rivoluzionaria affermazione
decennale e subito caduta nel dimenticatoio, della Poesia sperimentale de «I
Novissimi», sostituita da un’altra sperimentazione che ancora
oggi furoreggia, specialmente nel campo poetico: la «Poesia Visiva». La
Poesia Visiva della preistoria è trasmessa attraverso il
tempo e lo spazio. Il codice fondamentale dell'evento, tramandata
oralmente da persona a persona, per capirci col «passaparola», non è
stato un semplice messaggio, perché oggi si espande in azione totale
facendosi conoscere ed essere in grado di segnalarsi agli altri, con
sempre più accentuata frequenza, perché espressa da artisti che meritano
di diritto tale appellativo:
cui il gruppo più numeroso e vivace è quello italiano capeggiato da Lamberto
Pignotti, Ugo Carrega, Stelio Maria Martini, Eugenio
Miccini e Luciano Caruso, Antonio Spagnolo, Aida Maria
Zappetti, solo per citarne alcuni. Questi
artisti hanno reso concreto i concetti, espressi teoricamente dal regista
e antropologo Richard Schechner, attraverso ricerche
ultratrentennali.Quindi la loro ricerca è quell'azione codificata come
manifestazione potenziale e rappresentata con parole scritte e figure che
ne completano il concetto, riconoscibile
anche nelle varie forme della classicità. Quindi
il campo riconosciuto della Poesia Visiva è quello che prevede la
simultanea presenza di scrittura e immagine, perché la parola è il segno
visivo che arricchisce e
trascendendo se stessa, interagisce con l'immagine, e i colori. Un
periodo di contaminazione della Poesia Visiva è avvenuta
attraverso l'integrazione, nelle collezioni de la Nouvelle Vague,
di segni grafici e accenni di parole scomposte dalla forma di lettura con
i materiali preziosi, i ritmi che esse suonano le superfici che hanno
creato, le luci, le forme e i colori. Lamberto
Pignotti si tuffa
anima e corpo in esperimenti che approfondiscono lo studio delle scienze
umane, che Egli chiama «intersemiotici»,
poiché mette insieme il modo lineare di leggere e di guardare un quadro. Dopo
circa un quinquennio, i filoni della Poesia Visiva si sono
divisi in due tipi: Uno,
proviene dalle «tavole parolibere»
delle avanguardie futuriste e usa la dislocazione delle lettere per
ottenere effetti grafici e figurativi, o per arrivare ad ottenere immagini
ritagliando pezzi di scrittura rendendo illeggibile la poesia. In è
giusto ricordare gli esperimenti di Tommaso Binga, che sovrappone
le lettere con la macchina per scrivere. L’altro
filone, invece, è legato alla tecnica del collage. Se, però, nell’operazione è usata qualcosa dell’allegoria classica, si combina lo scontro tra il significato della figura e quello della scrittura che è un carattere obbligatorio. Oggi, si è giunti a sviluppare la video-poesia che sfrutta il mezzo televisivo per un intervento tra parola e immagine. L'opera
di Aida Maria Zoppetti offre i più splendidi esempi del poetare
contemporaneo: un limpido meditare, un ragionare per immagini sui supremi
problemi dell'esistenza, ne costituiscono il motivo più alto e più
suggestivo. La
raccolta di poesie: «Di Lama e di Luna» è, appunto, un
autentico «sogno fatto in presenza della ragione»: dal roditore
del tempo, alla farfalla, che lascia solo «il segno
dell’impatto». La poesia della Zoppetti, come afferma il
prefatore, «non riporta la concezione del mondo nel suo io poetico
sentimentale»; ma vi è la contemplazione, quasi celtica del
movimento delle creature. Nasce,
in questo modo, la lunga meditazione sull'essere e sul divenire, sul
pensiero e sull'azione, sulla vita e sulla morte, cui offrono di volta in
volta l'immagine oggettiva le creature che popolano l’universo: grande
protagonista dei componimenti, il simbolo del mutamento nell'immobilità.
Il ragionamento non resta arido e astratto, la poesia diviene filosofìa
ed è di purissima perfezione formale, nel continuo trascorrere del poeta
dalla meditazione alle cose, dall'oggetto al simbolo, che esprime
lucidamente e luminosamente il ritmo profondo, l'essenza stessa
dell'universo fra quiete e moto, durata e fine. Per
Aida la poesia è strumento di conoscenza, destinato a divenire
linguaggio universale, tramite un messaggio tutto terreno di amore e di
fraternità. E’ un messaggio di amore, personalissimo nell'invenzione
delle immagini e nello stile; è la poesia: «Fa
come se io non ci fossi si
apposta (apposta) accanto attorno
alla poltrona di Verbena Si
addossa in pianta stabile mi
pianta gli occhi addosso mi
chiede «vuoi ballare?» appare
irresponsabile il rifiutare adesso Adesso
che la sala muta colore e mandra Rispondo:
«ti è concesso!» alla domanda». Qui
vuol tradurre il bisogno di una riconquistata sapienza originaria,
ritrovata proprio al livello della misura animale, per veder
chiaro nell'apparente disordine delle cose, «c’erano piume
dappertutto/e penne rosso Venezia, verde veronese» per ritrovare
intorno a sé, nel mondo, una più vera armonia di esseri: «Tordo
sorrise/Ricordo che la notte già stava piangendo». La
Poesia della Zoppetti è antitradizionali, eppure affronta tutte le
esperienze culturali di avanguardia: intimismo, visioniamo, surrealismo.
Un senso ironico e raffinato, trova la sua voce autentica e duratura
quando riesce a fondere le più disparate esperienze nel ritmo facile e
sognatore, senza mai cadere nell'incorreggibile sentimentalismo. È una
poesia metafisica, in cui il discorso si svolge su diversi piani di
simbolo e di realtà. C'è anzitutto l'occasione esterna. A questo
spunto fin dall'inizio si sovrappone l'interpretazione metafisica: una
complessa meditazione su alcuni temi della memoria visiva: Una semplice
occasione, il tempo che passa, roso dal «roditore», l’ala di un
coleottero che funge da segnalibro, la nuvola che passando muta colore, le
prime piume verdi che annunciano l’alba. Dapprima, la memoria svolge
un'atmosfera d'incantata avventura, ma la rievocazione porta con sé
ricordi e si leva «un posto al posto di lama, sera e dorso/ declinano
ama ed era prima del primo morso». Le
immagini sovrappongono ricordo realistico e simbolo e da questo che il
cuore accelera i battiti per la commozione e la gioia di aver letto un
libro di poesia cui valeva veramente la pena leggere. Aida Maria Zappetti è nata a Bergamo nel 1954, dove vive. Ha partecipato alla fondazione e direzione della rivista «North». Ha pubblicato: Una coltivazione di forme (Anterem, Verona, 1993); Genetation of vipers (Signum Edizioni d'Arte, Bollate, 2000); Di lama e di luna (Anterem, 2002), «Piume, poesie visive e volatili», che ha vinto il primo premio al concorso internazionale Dialogo Libri 2003… Il
senso di elevazione spirituale e di afasismo che ogni poesia coglie il
lettore si realizza pienamente, nell'esplosione di colore, ironia e
pensiero: cosa è l'arte se non anche il graffio lieve di un «art-tiglio?» Franco Principato, afferma che «Di Lama e di Luna»: «Sono due entità, lama e luna, coordinate tra loro per esprimere lo stesso stato emotivo, o lo stesso concetto logico, come l'uso di due termini affini nella figura retorica dell'endiadi». Vista
nel suo ambiente, assaporandola nel suo clima, l'opera
di Aida Maria Zoppetti offre i più splendidi esempi del poetare
contemporaneo: un limpido meditare. Un ragionare per immagini sui supremi
problemi dell'esistenza ne costituiscono il motivo più alto e più
suggestivo. Per la Zoppetti
la poesia è strumento di conoscenza,destinato a divenire linguaggio
universale, tramite un messaggio tutto terreno di amore e di fraternità.
E’ un messaggio di amore, personalissimo nell'invenzione delle immagini
e nello stile; è la poesia: «Fa come se io non
ci fossi si apposta (apposta)
accanto attorno alla poltrona
di Verbena Si addossa in pianta
stabile mi pianta gli occhi
addosso mi chiede «vuoi
ballare?» appare irresponsabile
il rifiutare adesso Adesso che la sala
muta colore e mandra Rispondo: «ti è
concesso!» alla domanda». Qui vuol tradurre il
bisogno di una riconquistata sapienza originaria, ritrovata proprio al
livello della misura animale, per veder chiaro
nell'apparente disordine delle cose, «c’erano piume dappertutto/e
penne rosso Venezia, verde veronese» per ritrovare intorno a sé, nel
mondo, una più vera armonia di esseri: «Tordo sorrise/Ricordo che la
notte già stava piangendo». Un
senso ironico e raffinato, trova la sua voce autentica e duratura quando
riesce a fondere le più disparate esperienze nel ritmo facile e
sognatore, senza mai cadere nell'incorreggibile sentimentalismo. È una
poesia metafisica, cui il discorso si svolge su diversi piani di simbolo e
di realtà. C'è anzitutto l'occasione esterna. A questo spunto fin
dall'inizio si sovrappone l'interpretazione metafisica: una complessa
meditazione su alcuni temi della memoria visiva: Una semplice occasione,
il tempo che passa, roso dal «roditore», l’ala di un coleottero
che funge da segnalibro, la nuvola che passando muta colore, le prime
piume verdi che annunciano l’alba. Dapprima, la memoria svolge
un'atmosfera d'incantata avventura, ma la rievocazione porta con sé
ricordi e si leva «un posto al posto di lama, sera e dorso/ declinano
ama ed era prima del primo morso». Le immagini finali sovrappongono
ricordo realistico e simbolo e da questo che il cuore accelera i battiti
per la commozione e la gioia di aver letto un libro di poesia cui vale
veramente la pena leggere. MOO
Una poesia in cui la concezione dell’Arte Visiva trova il suo massimo fulgore: Uno Una spilla teneva
chiuso il suo pigiama. Intorno al letto
c’era la casa e intorno alla casa una campagna vasta e deserta. Sognava. E la luna disegnava
il paesaggio della notte sulle lenzuola. Due
Sul comodino due
mosche ronzavano intorno ai resti della cena. Un pezzo della carne
era rimasto attaccato alla carta trasparente del formaggio. Dell’unto luccicava
ancora sulle labbra e intorno alle unghie. Tre
Quando nella notte la
luna piena si alzò nel cielo anche l’uomo si alzò. Simili a quelli che
scossero le gambe dei cavalli, dei brividi corsero lungo il corpo. Tre fili di saliva
gli colavano dal mento, dalla dentiera che si era staccata per un attimo
dalle gengive. Quattro
La
fiamma della candela vacillò e quattro gocce di cera caddero sulle sue
dita e si seccarono subito. I capelli sembravano le piume di un pappagallo
e benché non ridesse il suo volto era contratto come quando si ride. Cinque
Mentre
i cinque peli della barba gli pungevano il collo e rapidamente si
allungavano, una piccola coda con un ciuffo di crini spingeva dentro il
pigiama.
Sei
Si
avvicinò a gambe aperte alla finestra. Cercando con gli
occhi la luna provò sei volte a muggire. Dapprima umilmente, poi, a voce
spiegata, con orgoglio. Sette
Sette
formiche passeggiavano sui gerani. Ne addentò le foglie
con i grandi incisivi a spazzola, poi si sdraiò comodamente al suolo
prendendo in silenzio a ruminare. Otto
Otto uccelli
passavano nel cielo. Neri, come lo sono
gli uccelli alla fine della notte. Piano e piano,
pulendosi i denti con la lingua, faceva un rumore di baci. *
* * * * Derivazione
dell'Arte Concettuale.Di questa assume il procedimento analitico.Nasce
dall'uso simultaneo dell'immagine fotografica e della letteratura, che
formano insieme un'opera unitaria. «Ma
l'unità del lavoro poggia sulla diversificazione tra testo e immagine,
nel senso che la narrazione avviene su due linee parallele che non
convergono mai: la fotografia produce un'informazione e la parola ne
produce un'altra assolutamente indipendente. (da
«La Parola e l'Immagine»,1977).
TRE
POESIE Poesie: 1 artigli - 2 Cmc - 3 condor
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