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«I Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la saggezza dell’imparzialità.

Adesso sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la nostra saggezza»

e chi merita la «Corona d’Alloro»

con il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo presente l’opera, non il Poeta»

«POETA TOP DEL 2004»

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Presenta:

Il Poeta Selim Tietto

 

 

 

Selìm Tietto è nato a Pernumia nel 1944, vive a Padova. Ha pubblicato numerose opere di poesia: Variazioni (1967), La luna tra i sassi (1970), Prismi di smog (1975), Sahel (1976), Dico tomìa (1978), Apteromaterica (1978), Maseralino (1981), Nel porto di Amerìca (1982), Marchandise 44 (1984), Il corporale del mistero (1989), In coseno temporale (1994), Cenar a Patmos (1996), Ci trasportava il fiume (2001). Ha ricevuto numerosi primi premi in concorsi letterari, tra i quali: 1974, «Camposampiero»; 1975, «Alma Roma»; 1979, «Minturnae»;1981, «Elea»; 1984, «Libero de Libero»; 1991, «Dardano-Cortona»; 1995, «Tonini-Città di Tiene»; 2002, «Faliesi».

Nel 1979 ha ottenuto inoltre il premio speciale «Plusart» quale miglior poeta, nato dopo il 1940, delle Tre Venezie. Alcuni suoi testi sono stati tradotti in russo, francese e neo-greco. Intorno all'opera poetica di Tietto hanno scritto: Reno Bromuro (recensisce «Prismi di smog» dopo quattro anni la sua uscita, ché i critici famosi di fronte alla nuovissima poesia di Tietto annaspavano come persone che stanno per annegare: «…il viaggio spirituale di Tietto è fatto in ascesa e si immagina un palazzo di cinque piani. «L'autunno verrà. E con le mani tese / berremo a fiotti gli ultimi raggi di sole». L'autunno pieno di speranza è il volumetto di poesie di Tietto e gli ultimi raggi del sole sono i versi. A completare e far decollare lo spirito per i cieli tersi è l'incalzare ritmico di questi forti, incisivi, caldi e sofferti versi. Il Poeta canta; e al suono del verso armonioso, noi vediamo estendersi il nostro orizzonte: si delineano uomini e cose, si colorano monti, mari, fiumi, città; e formano come l'irradiazione visibile dell'anima del Poeta e dell'anima nostra. Non tardiamo ad avvederci di essere nel centro della scabrosa pianura terrestre e di tutto l'Universo; e il nostro sguardo si estende da ogni parte fino agli estremi limiti del mondo. Questa è l'opera: «Prismi di smog» di Selim Tietto, visto, letto e goduto dall'alto in basso volutamente»; Giorgio Bárberi Squarotti «Si dispiega tra filosofia e sogno, in visioni affascinanti in sé e cariche di un messaggio che è fondamentalmente religioso nell'abbracciare la meditazione sulla vita e sulla morte, e sulla storia. L'andamento è solenne e lento, e avvolge il lettore nell'incatenamento delle immagini e dei concetti, questi fatti figura, evento, esempio.»; Cacciari «È certo che le sue poesie hanno reale presenza: un lavoro sulla parola forte, duro, ben temprato - e così su quell'eterno equivoco del suo illudere un significato: ...sa giocarci, con ironia e pazienza.»; Gigli «In poche parole, ignora lo schema, rifiuta il rifarsi e distrugge ogni possibile definizione di sé. Tutte le poesie divengono, così, un momento irripetibile sia come racconto sia come suono: e resta sempre (e soltanto) l'azzardo di una proposta che è costantemente, anche se a volte sconcertante ed inquietante, vera e autentica poesia.»; Giuria del premio "Carlo Del Teglio 2002" «Fuori dagli usuali canoni il poeta s'interroga sugli eterni temi della trascendenza. Poiché l'arte è invenzione associata alla tecnica, la forza inventiva qui risulta appieno mentre a una prima lettura potrebbe, a chi non abbia vera frequentazione della poesia, apparire meno forte quella tecnica che invece è ancora più rilevante. È un poetare valido, sicuramente interessante e perfettamente proponibile proprio perché fuori dai soliti schemi.»; Giuria del premio “Faliesi 2002” «Raffinatissimo poeta che sa trasmettere al critico e al lettore comune l’informazione della scoperta, della riflessione, della libertà. Coniuga con perfetto stile la passione e l’aderenza all’impegno culturale e civile. Un verso abbagliante e concreto, che sa scrutare al di là del messaggio e dei concetti. Ogni componimento è asciutto e corposo, anche quando corteggia la metafora.»;  Lajolo «Ricerca di linguaggio oltre il tormento del contenuto che è specchio di quanto ci circonda e ci assale ognuno dentro.»; Giuliano Manacorda «La sua poesia è talmente contesto di valori culturali altissimi e perfino sofisticati che solo un approfondito studio potrebbe stabilire il senso e i modi della loro trasposizione in poesia. E ancora: la loro trasposizione poetica si realizza in un linguaggio così sapiente, nobile ed esoterico che, ancora una volta, un giudizio di poche righe gli renderebbe solo ingiustizia.»; Franco Piccinelli «Una poesia anticonvenzionale, forte, ciascun verso una meditazione per sintonizzarsi al meglio in quello successivo.»; Richter «Il suo universo è particolare e non tollera intrusioni o profanazioni. I suoi versi devono essere meditati, direi quasi studiati, con uso frequente di dizionari, anche specializzati. All'interno di questa trama preziosa e segreta - difficile -, ci sono visioni di grande intensità e vigore poetico.»; Maria Luisa Spaziani «La sua poesia è fra le poche che mi convincano del tutto.»; Andrea Zanzotto «Trovo che il suo migliore lavoro viva di ritmi ed immagini autonome.». Ed ancora: Anselmo Bea, Riccardo Calimani, Carlo Della Corte, Franco Morandi, Marino Moretti, Carlo Munari, Bino Rebellato, Mario Rigoni Stern, Gaetano Salveti, Fernando Salsano, Giorgio Segato, Fabio Tombari, Davide M. Turoldo, Ferruccio Ulivi, Valerio Volpini.

Dalla raccolta  Maseralino, Edizione Poeticamente, Ferrara 1981

***

Di seconda primavera (o incipiente autunno)
spiccando il volo con rondini di ripetuta stanchezza
rifare un tragitto già percorso:
Alba Julia – Novo Mesto:
non indovinando l'arrivo a concludere un sogno già franto
e ponendo piazza Venceslao a Maseralino
(mani rigonfie dal gelo e scarpe infangate);
e qui nessuno parlava di Kafka al giallo imbrunire, né si diceva
di luci festose
come si fosse già stati al ponte di Carlo acceso a giorno:
ed intanto si pagava un pedaggio forzato ad Istànbul
per passare tra i due continenti, smemorati dell'unica sostanza
d'Iznik e Nicea
e interrogandosi alfine:
cosa abbiamo già visto di un anno che comincia a sfaldarsi?

***************************
da: Prismi di smog, Editrice l'aquilone, Mantova 1974

Lacrime di smog

È sorto sotto un caminetto
a trapezio il falò
che abbiamo atteso da tanto.

Ombre ed alberi
in amplessi fumosi
lentamente
diventano cenere.

E una musica lenta ci soffoca
e l'acredine
per costringerci ad abbracciare
le false entreneuses
che portano in sacrificio
labbra e seni di ghiaccio.

Lentamente.
Come la musica lenta
che insiste sul bordo del bicchiere
come il fumo che si fa lentamente
più acre.

Adagio
si tenta d'inscenare
– stereotipata illusione –
un autentico strip.

Ma mani invisibili
manovrano il sipario
e d'altronde non possiamo
attenderci attori più falsi
delle false amiche
che barattano rose di plastica
e piaceri impossibili.

Ci eravamo illusi davvero
quando credevamo che sotto la cenere
ardessero tizzoni
ma basta guardarci agli specchi
che trasudano
sale
per immaginare
la nostra inquietudine:
…e noi pensiamo
di trovare rifugio tra gli sterpi
di un morto giardino!

Guarda: anche le statue
stasera
piangono lacrime di smog.

Ci trasportava il fiume – Edizione Limena 2001
Presentazione di Carlo Morandi *

Presentare una raccolta di poesie è compito sicuramente improbo anche per chi scrive poesie, per chi sa come nasce una poesia, che cosa voglia dire e, soprattutto, quale destino la configuri.

Selìm Tietto esce con questo volumetto che tradisce almeno schematicamente la diversità, la spigolosa appartenenza ad una figurazione che la segna profondamente.

I suoi versi, infatti, rispondono quasi a una sorta di diario personale che cede al ritmo dei giorni, sgranantisi come in un rosario che per tutti è diverso, con parole che non sono le solite ma che raccontano fatti che “ci levigava(no) come un suo sasso”, che ci dicono come la vita altro non sia che “il ricordo financo dell’infanzia carpita / quand’era: / ed è subito sera”.

Che dire dunque di un poeta se non che le sue opere sono la verità dei suoi giorni?

Essere poeta perciò significa testimoniare questa verità e quindi scriverne come un linguaggio diverso, perché diverso è il soffrire, perché nella diversità c’è tutta quell’umanità che giorno viene a galla: e ogni verso rivela quanto questo sia indispensabile a servire il nostro essere.

È così che i testi di Tietto si manifestano nella loro forma: come quelli cioè di un poeta che soffre nella parola la grande parabola dell’immensità che dobbiamo abitualmente affrontare. E parola che sentiamo nostra, fatta alla quotidianità eppure trasfigurata in un ritmo singolare che a sua volta ci trasfigura e ci dona nuove: singolarità di voce che riempie di stupefatta singolarità: la vita si sublima.

Licenziando questa sua silloge allora ci rendiamo conto che alla cadenza del poeta si accede con nostri accenti, decisamente impari, piccola testimonianza che ci coglie ora quando al limite dei giorni è la sua grandezza che ci sovrasta: ma diciamo “grazie” perché è del suo verso che ci sentiamo di vivere la stessa metafora che ci accomuna.

* Psicoanalista, direttore ASPER (Associazione di studio psicoanalisi e religione)

 

Umano avverso a noi umani
psicolabili
lungo il muro
a fare il verso al verso
“Meriggiare pallido assorto”
se abbia espunto da puro silenzio
parola e pensiero
l’esangue sole di solitudune
all’andare ognuno
nessuno
nella vita che ci “levigava
come un suo sassso” dentro il sistema
arteriale
che ora mena a tramento
senza cso” dentro il sistema
arteriale
che ora mena a tramento
senza colore
il ricordo financo dell’infanzia carpita
quand’era:

“ed è subito sera”

da: Apteromaterica, Editrice Aelle, Milano 1978

Mia cara

Un lungo discorso (e per me puoi essere sulla
Côte d'Azur o sull'ansa d'un rigagnolo – poco importa)
a base di gin-fizz o coca cola (anche questo poco importa)
per non dire in fondo che questa love story
ci è entrata per vie segrete dal trilatero dello smog
fino alla crisalide gialla che ti ritrovi.
E la facile danza (che non sai se sia lamento o preghiera
o esplosione – poco importa)
che ti scaturisce come da meditazione profonda
vissuta tra celle oscure (buie anche – se vuoi) non è
mia cara
che un libro aperto – stampato in cirillico
ma che si legge dall'ultima pagina alla prima
come sotto un riflettore. Ecco allora perché i passi
più marcati diventano orme di sabbia e gli occhi di falco
cieche pupille di medium brasiliano
e si trasfigura l'acqua insipida in vino e due pani
in mensa per un'assemblea che ha fame.
Ma come già sai di tutto un sit in non puoi accorgerti
che dall'etichetta appiccicata ai jeans di chi ti sta davanti
o del capo super star che fuma fino all'ultima boccata
la canapa indiana che aveva in serbo. Ecco
per questo dicevo puoi destarti (tuo malgrado)
o su uno qualsiasi degli scogli di Helsinki (poco importa)
e poi far l'amore con porno-musica francese
in tutte le pose del kamasutra
ma non puoi ritrovarti più nel bosco di ciminiere che hai
disseminato tra Boston e Detroit prima che l'alba
morisse nel rosso sangue che l'ha partorita

Bibliografia

Sistema Letterario Italiano; Messaggio d’Oggi – Benevento; Incontri Meridionali – Cosenza, marzo 1975

(Fonte Atlante Letterario Italiano)

 

 

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