In mezzo all'anima si stende un prato
disseminato di gelsi abbandonati
un sentiero di gramigna e un casolare
- schiacciato dal tempo -
pochi panni appesi a un filo di ferro
che taglia l'aia dal portico al melo.
Il resto? Due zoccoli,
un grembiule e una zappa
a ricordo d'una donna
che dissodò la terra e scalò il cielo
nei giorni di sole e di tempesta
e raccattò spighe per bocche affamate.
Rivedo il sacro segno sulla pasta
con le mani imbiancate di farina
- calda carezza sul bimbo partorito -
mentre le labbra danzavano preghiere
al cielo che spegneva ormai le stelle
e poi il lento gesto di spezzare il pane
come ostia sull'altare della Pasqua.
- solo allora ridevano i suoi occhi -
Di lei le orme rapprese nel fango
mi furon guida per giorni di fatica
nella quotidianità di un'esistenza
fatta di stenti nel fascino del giorno.
In mezzo all'anima ritorna il canto
della donna che non s'arrese al fato
e gridò al sole la fame dei figli
e pretese che Dio desse una mano.
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