Sta per finire il 2004, anno dedicato alla donna. Tante sarebbero le figure femminili meritevoli di essere ricordate. Abbiamo allora pensato di riportare alcune notizie su una figura italiana passata alla storia della Chiesa in modo egregio per aver meritato il titolo di Dottore della Chiesa, Patrona d’Italia e d’Europa, oltre che  protettrice dei medici e degli infermieri.

Caterina è nata a Siena il 25 Marzo 1947 e fin da bambina ha sentito un particolare richiamo all’amicizia con   Gesù che considerava suo “ sposo” segreto. Ha rifiutato infatti il matrimonio deciso per lei dai suoi genitori come si faceva all’epoca dedicandosi  sempre più  ad attività di carità e di approfondimento religioso.

 
29 aprile

 


         e d’Europa

 

 


Santa Caterina da Siena

 

 

 

Caterina però era  semianalfabeta, così  per  poter  leggere le lodi divine e le ore canoniche fece di tutto per imparare  a leggere  e a scrivere. Ciò le permetterà di inviare numerose lettere ai potenti del tempo e di adoperarsi intensamente per far ritornare il Papa da Avignone(Francia), a Roma dove da tempo erano statyi  Si occupa prevalentemente dei lebbrosi dell’Ospedale di Siena  

 

 

 

 

 

 

familiare come una prova, e resistette. Una notte, in sogno, San Domenico le assicurò che ella avrebbe indossato l'abito bianco e nero delle cosiddette Mantellate. La mattina dopo, annunziò ai genitori la sua ferma intenzione. Il padre chinò la testa: aveva veduto una bianca colomba volare sulla testa della sua bianca figlia.

Anche Lapa tacque, e Caterina poté indossare l'abito delle Mantellate. Gesù, le riapparve, ma sulla croce, grondante sangue. Celebrò sulla croce il mistico sposalizio con Cristo vittima, promettendo di dedicare la vita alla conversione dei peccatori e alla riforma non della Chiesa, ma dei suoi visibili rappresentanti: del Papa, ch'ella chiamava « il dolce Cristo in terra », ai sacerdoti, ch'ella chiamava « ministri del sangue », ai potenti, fino al più umile cristiano, tutti responsabili delle sofferenze di Gesù.

Presto, la figlia del tintore, che era analfabeta, cominciò a dettare le sue parole a vari amanuensi. « Scrivo nel prezioso sangue di Gesù», diceva, e in questo sangue vivo scriveva a privati e a prelati, a padri di famiglia e a magistrati, a ignoti e a Re, e persino al Papa, che si trovava ad Avignone e ch'ella richiamava a Roma, spronandolo, lei donna, a mostrarsi virile: « Su, virilmente, padre! Ch'io vi dico che non vi ha bisogno tremare». Persegui sempre due ideali: la pacificazione della patria e la purificazione della Chiesa, che chiamava «il gran ponte sul mondo», il ponte cioè dal quale tutti potevano passare dalla terra al cielo. Gesù la reputò degna di ricevere le stigmate:

stigmate invisibili, procurate da dolori più spirituali che materiali. Ella stessa narrò in una stupenda lettera la consolazione che arrecò ad un povero giovane, Niccolò da Tuldo, ingiustamente condannato a morte, e che non voleva morire. Caterina lo confortò e lo convinse a donare la sua vita alla giustizia infinita di Dio, « come un agnello mansueto ». L'intrepida donna senese non ignorava l'ingiustizia del mondo, ma voleva che fosse ripagata largamente dall'infinita giustizia di Dio. La sua vita fu travagliata fino all'ultimo, e la morte, a Roma, non fu altrettanto quieta come quella del giustiziato Niccolò da Tuldo. Il suo ultimo grido fu: «Sangue, sangue, sangue! ». Sangue del Redentore, che faceva anche più bianca la candida anima di Caterina. Era il 29 aprile 1380, Caterina non aveva che 33 anni: la stessa età del suo Sposo.