Rosso veneziano (1959)
incipit

Quantunque fosse il pomeriggio del venerdì santo, Elena Partibon non era uscita a compiere il giro dei sette sepolcri; s'era appartata in un salotto a leggere, aspettando che il fratello Giuliano arrivasse d'improvviso dalla casa della nonna ad annunziarne la morte. Nel dar l'annunzio Giuliano avrebbe avuto una faccia grave e timida come se la colpa della morte fosse un po' sua.
Oltre ad uno dei gatti, la sola cosa in movimento che Elena aveva veduto durante il pomeriggio era il riflesso dell'acqua dal canale, quella specie di pulsazione, spettri di fiamme inquiete sulle pareti alte, sulle travature del soffitto. La casa intorno a lei era stata in silenzio; ciascun abitatore aveva completamente dimenticato gli altri.
L'ingresso di Giuliano sarebbe stato perciò impressionante. - Dov'è papà? - avrebbe chiesto. Ed ella avrebbe detto: - Su in studio, si capisce, che dipinge, - e Giuliano si sarebbe accostato, forse avrebbe preso la mano di lei fra le proprie, grosse e abbronzate, mormorando a capo basso: - È finita, sai, - e quei riflessi d'acqua avrebbero continuato indisturbati sull'alto soffitto; e vi sarebbero state cose da dire; e tutte le norme familiari, conversazioni, ore di pranzo, sarebbero crollate: le zie in lacrime avrebbero assunto il comando della situazione; abbandonate tutte le abitudini, perduti tutti gli orari.

P.M.Pasinetti: Rosso veneziano, Colombo 1959.