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Quantunque fosse il pomeriggio
del venerdì santo, Elena Partibon non era uscita a compiere
il giro dei sette sepolcri; s'era appartata in un salotto a leggere,
aspettando che il fratello Giuliano arrivasse d'improvviso dalla
casa della nonna ad annunziarne la morte. Nel dar l'annunzio Giuliano
avrebbe avuto una faccia grave e timida come se la colpa della morte
fosse un po' sua.
Oltre ad uno dei gatti, la sola cosa in movimento che Elena aveva
veduto durante il pomeriggio era il riflesso dell'acqua dal canale,
quella specie di pulsazione, spettri di fiamme inquiete sulle pareti
alte, sulle travature del soffitto. La casa intorno a lei era stata
in silenzio; ciascun abitatore aveva completamente dimenticato gli
altri.
L'ingresso di Giuliano sarebbe stato perciò impressionante.
- Dov'è papà? - avrebbe chiesto. Ed ella avrebbe detto:
- Su in studio, si capisce, che dipinge, - e Giuliano si sarebbe
accostato, forse avrebbe preso la mano di lei fra le proprie, grosse
e abbronzate, mormorando a capo basso: - È finita, sai, -
e quei riflessi d'acqua avrebbero continuato indisturbati sull'alto
soffitto; e vi sarebbero state cose da dire; e tutte le norme familiari,
conversazioni, ore di pranzo, sarebbero crollate: le zie in lacrime
avrebbero assunto il comando della situazione; abbandonate tutte
le abitudini, perduti tutti gli orari.
P.M.Pasinetti: Rosso
veneziano, Colombo 1959.
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