Alessandro Borg:
Sono appena arrivato da Padova guidando come un folle. Ora sono
una pietra, immobile a una finestra di pietra, affacciato su campo
San Polo guardando dall'alto i passanti scorrere. Questione più
di ore che di giorni e io compirò ottant'anni.
Il mio fratello piccolo, settantatreenne
per essere precisi, ha già annunciato che verrà a
trovarmi per celebrare; è verosimile che egli progetti di
condurre seco le figlie sue, Valeria e Clotilde, perché contemplino
questo zio che secondo loro è tutt'altro che ridotto a vecchio
rudere, anzi possiede notevoli forze mentali e cardiache. Chissà
cosa possiedono loro, quanto alla mente, e ai moti del cuore.
Negli anni della crescita le ho seguite poco e a un certo momento,
non molto dopo la morte della loro madre americana, le ho guardate
meglio: Valeria e Clotilde erano divenute due sportive salutiste
ma con forti cariche di sessualità.
La mia amica Justine Ampère, che dovrebbe avere occhio, le
definisce stupende. Corinna mia moglie è meno espansiva,
dice comunque che le danno un'impressione di contentezza, specie
Clotilde che ha un po' l'aria della saffica felice, senza problemi.
Quanto al papà loro e fratello mio, ho sempre ritenuto non
possieda somma altezza d'ingegno, ci vediamo poco, io molto a Padova,
lui a Piombino. È vera la mia Padova, il suo Piombino è
leggenda.
Andò, or sono parecchi anni, a quella città inconsueta
per noi, onde assistere al fastoso funerale di un suo vecchio compagno
di studi divenuto senatore nel frattempo, uomo che secondo mio fratello
era uno dei non molti parlamentari dotati di buona salute pubblica.
Mio fratello doveva trascorrere a Piombino un fine-settimana, restò
invece in quella zona vari mesi e da allora frasi come non lo si
trova mai, sai com'è, lui è a Piombino, le applichiamo
non solo a lui ma a tutte quelle persone che uno cerca e che sono,
secondo le loro segreterie telefoniche, via, come oggidì
sono quasi tutte le persone quando uno le cerca.
P.M.Pasinetti: Piccole
veneziane complicate, Marsilio 1996.
|