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Amedeo Passina, ultraottantenne
pieno di acciacchi ma ancora vivace, più di una volta a casa
sua mi ha fatto vedere quel piccolo quadro che mostra un giovanotto
di non grande formato in divisa di ufficiale ottocentesco con fascia
a tracolla, bracciale all'omero e spadone al fianco; in quel marziale
giovane dipinto a olio, Amedeo crede di riconoscere il proprio bisnonno
e di poterne situare l'immagine nel tempo:
- Conte Gregorio Passina. Capitano. Guardia Civica. Ventidue marzo
1848... Due aprile 1849... E avanti, usque ad finem -.
Amedeo qui ti guarda in faccia e traduce: - Fino alla fine. Fino
a un altro ventidue. Quello della resa di Venezia agli austriaci.
Ventidue agosto del 1849 verso mezzanotte-. Conclude in un sussurro
rauco e rapido: - Noi siamo sempre stati dalla parte della rivoluzione
e della repubblica. Ciò è cosa ovvia.
Non si chiamò mai ufficialmente repubblica, osserva mia cugina,
Bianca Angelone; fu cosa singolare, unica; e nonostante questo lei
è pronta a scommettere che quelle date sono per i più,
tutt'al più, nomi di strade, la Calle Larga Ventidue Marzo,
da Calle delle Ostreghe al Ponte San Moisè andando verso
la Piazza, e la Due Aprile da San Salvador a San Bartolomeo; e invece,
avverte Bianca, come date, sono quelle di Scene Madri nel dramma
della rivoluzione veneziana del Quarantotto-Quarantanove, la liberazione
e l'assedio e la resistenza, appunto fino alla fine; personaggi
principali l'avvocato Daniele Manin e il Feldmaresciallo conte Radetzky.
Ecco allora che la nostra mente è invasa da parole, pezzi
di frasi, schegge di immagini, come frammenti di storie a fumetti
o come appunti presi in qualche lontana aula scolastica fra distrazioni
e ironie, ma anche come cenni di melodie, di arie d'opera...
P.M.Pasinetti: Melodramma,
Marsilio 1993.
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