Racconto n.1:
Un matrimonio
Avvolta in un mantello verde scuro
col bavero rialzato, rannicchiata col mento sul petto ed i piedi
posati sul sedile di fronte in una maniera svagata e senza ordine,
Teresa pensava; la scosse da questo suo dormiveglia il treno, fermandosi.
Ella rimase ancora un momento immobile, tendendo i sensi per persuadersi
dell'immobilità e del silenzio. Poi si alzò di scatto
e andò a comprimere la fronte sul finestrino. - Che fai,
- le chiedeva il cugino volgendosi a lei con gli occhi chiusi, -
sono due ore che non mi lasci un momento tranquillo.
- Come se fosse ora di dormire questa, - rispondeva la fanciulla.
- E' buio, - si giustificava l'altro, - e a proposito che ora è?
- Riapriva gli occhi sbadigliando e stiracchiandosi. Erano le dieci
di sera. Egli pensava che certo dovevano essersi fermati in aperta
campagna perché il silenzio era assoluto. Si avvicinò
al finestrino e invece notò come fossero davanti ad una stazione
di poca importanza, male illuminata; si distingueva a stento la
scritta su un edificio basso, adorno d'insegne pubblicitarie e di
piante rampicanti; vi erano tre usci, due dei quali illuminati,
e dentro si vedevano certi vasti sedili foderati di cuoio. Quasi
subito si ripartì.
Racconto n.2:
Il soldato Smatek
Durante tutta la colazione sotto
il pergolato la ragazza nuova si era sentita intorno quegli occhi,
gli occhi di tutti che la continuavano a guardare come l'avevano
guardata fin dal primo momento del suo arrivo in paese e non avevano
smesso mai, qualcosa come se il paese appartenesse a loro e soltanto
a loro, e lei glielo profanasse; oppure qualcosa come se in quel
paese non fosse mai giunta una persona come lei, e di lei quindi
si stupissero; oppure tutt'e due queste cose insieme; cioè
come se una novità fosse di per se stessa una profanazione,
come se il fatto di una novità fosse inammissibile, fosse
temuto ed evitato e proibito. Sicché furono senza dubbio
quegli sguardi a deciderla ad alzarsi, quantunque le sembrasse impossibile
che nessuno vedesse quanto c'era di confuso e perduto nei suoi occhi,
quanto lei cercasse di poter comunicare con qualcuno.
Racconto n.3:
Storia di famiglia
Il rauco respiro della ragazza
era totalmente spento; anzi il fruscìo leggero del vento
dalla finestra ne cancellava dall'aria della stanza anche il ricordo.
Da lontano venivano ormai i rumori delle vie popolose. Diritto e
pallido vicino a Giovanna, Jacopo era rimasto intento a guardare
il letto. Standone lontano si curvava in avanti, incuriosito nel
suo terrore. Si accorgeva che tutti i suoi anni fino ad oggi erano
stati privi di significato, vissuti sbadatamente; ricordò
che prima d'ora egli non aveva mai visto accadere questo fatto che
gli si era svolto, adesso, davanti agli occhi. Ora la cosa era accaduta,
ora una ragazza comune e conosciuta, la sorella di Giovanna, una
persona fino allora insignificante, coi capelli rossi e molte lentiggini,
dopo ore d'un respirare rauco e rotto s'era calmata, s'era fatta
immobile ed inaccessibile di fronte al suo sguardo disperato e fisso,
lucido dalla veglia.
P.M.Pasinetti: L'ira
di Dio, Mondadori 1942.
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