Dorsoduro
incipit

Cosa sono e dove avvengono, i fatti?

Annibale Tolotta Pelz, se calcolo bene, nel 1926 aveva tredici anni. Era il più giovane della famiglia. Sempre stato anche il più vivo e loquace, sia da ragazzino qui a Venezia, sia poi, da grande, in altre città d'Italia e del mondo. Ultimamente lo si è veduto qualche volta a Venezia; sere fa abbiamo cenato insieme, qui a Dorsoduro; forse anche per questo mi è capitato di aprire con il suo nome le note che ora incomincio a scrivere, su fatti abbastanza lontani ma che sono divenuti per me sempre più caldi e movimentati, nella lunga prospettiva degli anni.
Questi Tolotta Pelz, in un momento della loro storia, erano scesi dall'Alto Veneto, da una provincia come Trento o Belluno, verso la fine del secolo scorso, direi; fissati a Venezia, credo abbiano sempre abitato nel sestiere di Dorsoduro, anzi, almeno fino alla seconda Grande Guerra, sempre nello stesso appartamento al "piano nobile" di un palazzo con facciata sulle Zattere e sul Canale della Giudecca, e retro sul Rio degli Ognissanti; il palazzo, già da prima del 1866 cioè da quando Venezia stava ancora nell'impero austriaco, regno Lombardo-Veneto, apparteneva a una famiglia inglese come nazionalità ma un po' complicata come origine e incroci, i Bialevski.
Quasi superfluo ricordare che Venezia e specialmente il sestiere di Dorsoduro hanno sempre avuto l'abitudine di accogliere persone e situazioni da ogni parte del mondo in mescolanze svariate, e di amalgamarle. L'ultimo Bialevski, Edward o Edoardo, abitava al piano più alto dell'edificio e del resto ci sta ancora adesso, ultranovantenne. Io abito a due passi e ogni tanto vado lassù a trovarlo.

P.M.Pasinetti: Dorsoduro, Rizzoli 1983.