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NOTA INIZIALE
Poco più che ventenne andai in America per la prima volta
da studente, prima in Louisiana poi a Berkeley; ebbi la prima importante
scossa di "mal d'America" mentre attraversavamo in macchina
l'Oklahoma, e guardando gli spazi intorno a me durante una fermata
pensai che nessuno doveva averci passato una notte. Ci furono naturalmente
innumerevoli altre epifanie. Allora le mandavo alla Gazzetta del
Popolo, che aveva la più bella terza pagina d'Italia. Tornato
in America dopo la guerra, collaborai a settimanali come Il Mondo,
Cronache e Settimo Giorno con articoli americani talora lunghi e
importanti, che avevano però poca eco nonostante la bontà
delle sedi. Ora ho provato a raccogliere, con ritocchi e aggiustamenti
specie verso la fine della prima parte, articoli fatti per il Corriere
della Sera dal '64 in qua. Prima facevo articoli per la pagina letteraria
(molti sono raccolti nella seconda parte del libro), poi ne feci
parecchi, specie negli ultimissimi anni e mesi, dalla California,
anche perché c'eravamo tutti persuasi che, nonostante la
geografia, New York è più vicina all'Europa che all'Estrema
America, sicché la mia consuetudine con quei luoghi poteva
fornire qualche angolazione utile.
In America intrapresi fra l'altro la carriera accademica anche perché
uno vi può raggiungere il culmine non a dispetto del fatto
che scrive romanzi, ma appunto perché li scrive. Do corsi
all'Università di California a Los Angeles per due dei tre
trimestri accademici, e questo mi fa trascorrere lì la prima
metà dell'anno, e la seconda metà in Europa con assoluto
centro a Venezia che è l'ambiente dove sono nato e cresciuto.
Nonostante l'attuale disinvoltura degli spostamenti aerei anche
estesissimi, può darsi che esistano ancora personaggi del
mondo culturale fra i più autorevoli e sistemati, per i quali
uno che conduca un'esistenza metà-e-metà riesce un
po' sospetto. Ho paura che siano quelli che sempre in Italia hanno
eroizzato il parrocchialismo anche se davano a credere di stare
facendo qualcos'altro. Comunque ormai, pazienza. Mi limito a dire
che questa specie di doppia vita, nonostante i suoi notevoli disagi,
è stata la sola possibile per il tipo di lavoro che ho tentato
di fare negli ultimi anni. Una esperienza illumina l'altra, l'incrocio
delle visuali è ormai indispensabile per dare alla materia
di romanzo o di reportage il dovuto spessore.
P.M.Pasinetti: Dall'estrema
America, Bompiani 1974.
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