incipit dell' Introduzione
Andai in America la prima volta a ventidue anni e ci rimasi
due anni: il primo nella Louisiana, il secondo a Berkeley in California.
Ci furono naturalmente anche diversi viaggi, e lo spostamento da una
sede all'altra avvenne durante l'estate, la prima parte in macchina
e la seconda in treno. Quella che nella stilizzazione del ricordo
mi rimane come la prima veramente decisiva scossa di "mal d'America"
la ebbi nella prima parte del viaggio mentre con amici carissimi attraversavamo
in macchina l'Oklahoma e durante una sosta guardando intorno e non
vedendo segno di abitazioni in tutto il vasto giro dell'orizzonte
pensai che quasi di certo in quel pezzo d'America nessun essere umano
doveva aver mai passato una notte. Quella sensazione ovvia ma indimenticabile
mi è poi tornata varie volte divenendo sempre più cosa
di routine nel corso degli anni e dei decenni ma in fondo senza perdere
il suo mordente, per esempio nella Death Valley o nel deserto Mojave
andando da Los Angeles a Las Vegas; un po' meno in altri luoghi di
stupefacente bellezza come la Monument Valley o il Canyon de Chelly
in Arizona, data la presenza umana degli indiani la cui storia in
certo modo dà in termini di tempo la sensazione che molti luoghi
specie nel West danno in termini di spazio sconfinato, ambedue avendo
come unità di misura non i secoli ma i millenni. [...] Forse
non ci sono al mondo due luoghi più contrastanti, urbanisticamente
e in ogni altro senso, di Venezia e Los Angeles. Le due serie di appunti
che seguono sono visioni parziali e provvisorie, le sole possibili;
eppure avrebbero la pretesa forse eccessiva si mostrare come l'osservazione,
la memoria, la fantasia, operino con reciproco vantaggio su due "luoghi
opposti".
incipit del primo testo: Los Angeles
Come ormai tutti sanno, Los Angeles nella California meridionale
non è una città, è come si suol dire un'"area
metropolitana", svariatissima, la maggiore e la più
sbilencamente diffusa del più popoloso Stato dell'Unione.
Alcuni dei suoi, si fa per dire, quartieri, costituiscono città
amministrativamente indipendenti con il proprio municipio, come
Culver City o Beverly Hills, altri come Westwood o Hollywood fanno
parte della City of Los Angeles quanto a catasto, ufficio postale
eccetera. L'area di solito non si lascia conoscere molto favorevolmente
in visite brevi e turisticamente orientate, anche perché
le sue Mecche, come la vecchia e largamente ipotetica "Hollywood"
nella Los Angeles di centro, o la relativamente recente e comunque
dislocatissima Disneyland nel sobborgo di Anaheim la rappresentano
per modo di dire, sono tutto sommato piuttosto estranee a quello
che si chiamava una volta il "genio" di un luogo.
incipit del secondo testo: Venezia
Per tanto tempo, ed è forse naturale, ho visto Venezia molto
dal di dentro, era il Luogo, completo e autosufficiente. Era una
Nazione, aveva nel proprio ambito gli equivalenti, o se volete le
metafore, i segni emblematici, di nuclei cittadini e climi naturali
molto assortiti, solo che tutti questi svariatissimi punti, nel
suo caso, erano raggiungibili a piedi o comunque non su strade ferrate
o asfaltate, tutt'al più in tragitti relativamente brevi
su strade d'acqua. Da bambini, quando cioè si è bassi
di statura e corti di gamba, e si dispone di fantasie meno inceppate,
certe operazioni molto concrete della fantasia riescono benissimo;
per uno che dimorasse, mettiamo il caso, a Santo Stefano o a Santa
Maria del Giglio, abituato quindi a passare molto per Calle Larga
22 Marzo diretto verso la Piazza, una passeggiata, supponiamo, a
Cannaregio poteva avere le novità e le attrazioni di un viaggio
all'estero. Paragonare Lista di Spagna a Calle Larga 22 Marzo sarebbe,
tanto per dare un'idea a caso, un po' come paragonare una strada
di Napoli a una di Trieste.
AA.VV.: Campiello
1983 - Antologia, editore Tornese
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