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Detto questo sputò per terra, e  fatto del fango con la saliva, ne spalmò gli occhi del cieco. Gv 9 Vs 6


Titolo: La funzione del fango.


Argomenti: Il fango della terra & l'opera di Dio. - I due estremi della vita dell'uomo.  - Il destino dell'uomo è l'assoluto. –Il fango e l’opera di Dio -  La nostra cecità è voluta da Dio. -  I doni maggiori devono essere desiderati. – La situazione in cui ci troviamo è voluta da Dio – Si capisce in relazione a ciò che si ha presente – Terra e cielo – Terra: mezzo di comunicazione di Dio – La morte fisica – Immergere la materia nello Spirito di Dio – Il superamento dell’io – Freud – Adamo – Capire il cielo in relazione alla terra – Il conflitto ultimo tra Dio e l’io – Dio si conosce solo nel suo Pensiero – Accettare l’opera di Dio – L’offesa da parte di Dio –

 

Dio si trova solo conoscendolo – Occhi pieni di terra – Analizzare la materia – Terra e opera di Dio – La situazione in cui ci troviamo è voluta da Dio -  Ascolto, sintonia – Ricevere la comunicazione di Dio – La Parola che provoca il movimento – La realizzazione della Parola – Parole e pensiero – La volontà contraria – Trascurare ciò che non si può ignorare – Dio rivela Sè, solo nel Pensiero di Dio -  L’asino di Balaam – Il principio della conoscenza – La realizzazione dell’uomo – La ricerca del significato – Il passaggio obbligato della cecità – La torre di Babele – I sogni dell’uomo -  La sintonia – Sottovuoto -


 

15/Marzo/1987 Casa di preghiera Fossano.


- Esposizione di Luigi Bracco -


Qui si dice che Gesù, dopo aver dichiarato di fronte a quel cieco nato: "Io devo compiere le opere di Colui che mi ha mandato finché è giorno, viene la notte quando nessuno può lavorare, mentre sono nel mondo, sono la Luce del mondo", dopo aver detto queste parole, Gesù sputò in terra, fatto del fango con la saliva, ne spalmò gli occhi del cieco.

Negli argomenti delle domeniche scorse, ci siamo soffermati sulle parole di Gesù: "Fintanto che Io sono nel mondo, sono la Luce del mondo" e abbiamo visto che questo suo "essere nel mondo" è il parlare a noi, attraverso gli argomenti del mondo, attraverso gli argomenti della nostra terra.

Proprio queste parole di Gesù, adesso ci rendono capaci di capire il significato di Gesù che mette del fango sugli occhi di quel cieco, di quell'uomo cieco, perché apparentemente è un fatto assurdo.

Quell'uomo era già cieco e su questi occhi ciechi, Gesù pone nel fango.

Sembra che voglia aggravare addirittura la situazione di quest'uomo.

Tutto è carico di significato nella creazione di Dio e tutto è creazione di Dio, non c'è nulla che sia senza significato, le cose senza significato, le cose banali sono soltanto per la nostra grossolanità ma, nell'opera di Dio, nella creazione di Dio, tutto è carico di significato.

Per cui di fronte a questo fatto di Gesù che pone del fango sopra gli occhi ciechi di quell'uomo noi, dobbiamo chiederci qual è il significato, qual è la lezione (è Parola di Dio) per la nostra vita essenziale.

Quello che Dio opera, l'opera per la nostra vita essenziale e quindi dobbiamo chiederci perché su quegli occhi ciechi, Dio abbia posto questo fango, abbia posto della terra.

Già in quest’accenno "fango" noi, troviamo la ripetizione dell'opera creatrice di Dio.

Perché nelle prime pagine della Bibbia, noi troviamo che Dio formò dal fango della terra l'uomo, il primo uomo.

Il primo uomo fu formato dal fango della terra.

Anche qui c'è un profondo significato e i significati non li troviamo mai in superficie e se Dio ha fatto questo nel fare l'uomo e se poi dopo Gesù, Dio, per portare un uomo alla luce gli carica gli occhi ciechi di fango, questo fango deve avere un significato, un significato profondo ed è questo l'argomento di oggi.

L'uomo di per sé è sempre un cieco e l'uomo è sempre una creatura che ha gli occhi pieni di terra e in questo ci deve essere un significato.

Quando la Bibbia, la Parola di Dio dice che il Creatore nel formare l'uomo adoperò il fango della terra, ci rivela che l'uomo è fatto di fango però, l'opera è di Dio.

Per cui nell'uomo noi troviamo queste due grandi componenti: il fango della terra e l'opera di Dio.

E l'uomo deve tenere presente tutte due le cose.

Se l'uomo trascura l'opera di Dio, l'uomo si ritrova fango, soltanto fango, soltanto terra.

E allora abbiamo la Parola di Dio che dice all'uomo: "Sei polvere e polvere ritornerai".

Lo dice all'uomo che pensa a se stesso, all'uomo che ha dimenticato di essere opera di Dio.

Questo ha il significato che, tutte le volte che noi trascuriamo l'opera di Dio, cioè non teniamo presente Dio, noi ci ritroviamo ad essere soltanto polvere, a essere soltanto cenere, a essere terra.

Ma se vogliamo restare nella Realtà, noi dobbiamo tenere presente che siamo fatti di fango, di polvere, di terra ma, l'opera è di Dio e allora dobbiamo tenere presente in quest'opera di Dio il significato di questo fango.

Prima di tutto abbiamo già visto che il fango è per farci capire che noi da soli siamo niente ma, con Dio, tenendo presente l'opera di Dio, qual è il significato di questo fango?

Gesù qui pone del fango sugli occhi di un uomo che è cieco dalla nascita e perché?

Già qualche domenica qualcuno aveva chiesto: "Se siamo fatti per il cielo, per lo Spirito, perché Dio ci ha caricati di terra? Perché ci ha dato i sensi? Perché ci ha messo attorno tutto questo mondo materiale?"

Abbiamo qui il problema di questo fango sui nostri occhi.

L'uomo si trova tra questi due grandi confini; lui ciò che ha presente non è Dio, non è la Verità, ciò che ha presente è il mondo materiale, il mondo corporeo, il mondo che vede con i suoi occhi, che tocca con i suoi sensi.

La realtà dell'uomo non è Dio.

La realtà dell'uomo è la materia, la realtà dell'uomo sono gli uomini, la realtà dell'uomo è il mondo.

Questa è la realtà che l'uomo ha presente, che l'uomo costata, che l'uomo verifica.

Però l'uomo non può ignorare Dio e quindi abbiamo qui l'altro estremo.

Da una parte abbiamo ciò che l'uomo ha presente e che non è Verità e lo esperimenta che non è la Verità, è materia, è mondo materiale, è apparenza, ha un suo significato certamente ma, non è la realtà maiuscola, soprattutto non è la Verità.

E poi sull'altro estremo abbiamo la Verità, abbiamo Dio che l'uomo non può ignorare, è il Creatore.

L'uomo non è il creatore.

L'uomo si trova in un mondo che lui stesso non ha fatto e che non si è fatto da sé.

L'uomo è spettatore di cose che sono fatte da un Altro e lui non lo può ignorare, però non lo può conoscere.

Abbiamo detto che la Verità si trova solo conoscendola, Dio è la Verità, Dio si trova solo conoscendolo.

Il che vuol dire che fintanto che l'uomo non conosce Dio, non può trovarlo.

Perché se Dio è la Verità e la Verità si trova solo conoscendola, fintanto che l'uomo non conosce Dio non può trovarlo, non può ignorarlo ma, non lo può trovare, non può fare esperienza di Dio e tutto ciò di cui invece fa esperienza è ciò che non è Dio.

Ecco i due grandi estremi entro cui si muove tutta la vita dell'uomo.

Da una parte l'uomo si trova fare esperienza di cose che non sono Dio, dall'altra si trova di fronte a una Verità che gli è annunciata ma che lui non può trovare, non puoi esperimentare fintanto che non la conosce.

Questa è la situazione dell'uomo che è accennata in questo fatto: Dio fece col fango della terra il primo uomo e ci rivela come è fatto ogni uomo.

Ogni uomo è fatto di terra, cioè ogni uomo ha presente la terra.

Perché ogni uomo nel pensiero del suo io, non può avere presente Dio, non può trovare Dio, non può esperimentare Dio. Dio non è in relazione al nostro io.

Dio non è dipendente dal nostro io.

Dio è conoscibile soltanto in Dio, solo in Dio e da Dio.

Per cui fintanto che noi siamo nel pensiero del nostro io e quindi nella nostra vita naturale, nella nostra esperienza naturale, noi non esperimentiamo Dio, noi esperimentiamo il mondo, esperimentiamo la materia, la terra, noi esperimentiamo il fango.

Questo perché siamo nel pensiero del nostro io però, noi non siamo fatti per la terra, noi siamo opera di Dio.

Il nostro destino è la vita eterna, il nostro destino è conoscere Dio.

L'uomo è stato creato per conoscere Dio.

L'uomo è stato creato per conoscere la Verità.

L'uomo porta in sé il bisogno della Verità.

Non c'è sofferenza più grande per l'uomo che vivere per la menzogna, per delle cose che non sono vere.

L'uomo ha la passione dell'assoluto e non c'è tristezza più grande per l'uomo che il dover vivere fra cose che passano, fra cose che durano un’ora, un giorno, una stagione, tra cose che cambiano.

L'uomo è fatto per l'assoluto e proprio in quanto l'uomo ha questa passione di assoluto, in quanto porta in sé questa passione di assoluto, in quanto porta in sé il bisogno della Verità, l'uomo rivela il suo grande destino.

Anche l'angoscia stessa che gli uomini esperimentano, provano quando viene tolto loro il senso, il significato della loro vita, anche questa stessa angoscia che essi patiscono è una prova, è una testimonianza che l'uomo è fatto per l'assoluto, è fatto per le cose che sono cariche di significato, di luce, di Verità e non sopporta altro.

L'uomo entra in una crisi mortale, quando è costretto a vivere con delle cose che lo deludono, con delle cose che non sono vere.

L'uomo si trova quindi di fronte a un mondo materiale, a un mondo corporeo ma, con un destino eterno, con un destino spirituale, col bisogno di Verità.

L'uomo è creato per conoscere Dio.

Però fintanto che egli è nel pensiero del suo io, l'uomo si trova nella impossibilità di conoscere Dio.

Infatti, abbiamo detto che non si può salire dalla terra al cielo, non si può partire dai nostri frammenti per arrivare al Tutto, non si può passare dal tempo all'eternità.

Quindi l'uomo si trova con questo tremendo bisogno e si trova in questa impotenza, in questa incapacità.

E allora dobbiamo chiederci qual è il significato di questa materialità in cui si trova immerso il mondo?

Qual è il significato di questa terra di cui Dio ci ha riempito gli occhi?

Perché la terra è creazione di Dio.

Qual è il significato di questo fango che Gesù pone sugli occhi ciechi di quell'uomo?

Noi vedremo poi dopo lo sviluppo.

Dopo aver posto il fango su quegli occhi ciechi, Gesù disse a quell'uomo: "Va a lavarti nella piscina di Siloe" che vuol dire "mandato".

Ecco vediamo che quel fango che lui pose sopra quegli occhi ciechi, gli fu occasione per mandare quell'uomo a lavarsi e a lavarsi nella piscina di Siloe.

Sì, Gesù poteva comandare a quell'uomo: "Vatti a lavare nella piscina di Siloe" ma, l'uomo non avrebbe capito, l'uomo non avrebbe capito perché doveva andarsi a lavare.

Questo ci fa capire come Dio opera con noi.

Dio proprio caricandolo di fango, gli ha creato la giustificazione per lui, di andarsi a lavare, andarsi a lavare nella piscina di Siloe.

Gli ha creato il motivo per capire la Parola che Lui gli avrebbe detto.

Qui possiamo intuire perché Dio ci carica di terra, ci riempie gli occhi di terra, di fango: per dare a noi la possibilità di capire la sua Volontà.

La terra, il fango di cui tutti noi abbiamo gli occhi pieni, perché è la nostra realtà, è il mondo in cui noi ci troviamo, è un mezzo di comunicazione per dare a noi la possibilità di capire la Volontà di Dio.

Dio scrive sulla nostra terra la sua Volontà e la scrive questa Volontà, perché soltanto se noi facciamo questa Volontà, superiamo il pensiero del nostro io, ed entriamo in quella condizione in cui possiamo arrivare a conoscere, a vedere quella Verità che fintanto che siamo nel pensiero del nostro, io non possiamo vedere.

Cioè soltanto volendo quello che Dio mi scrive nel mio mondo materiale, io incomincio a volere, quindi a desiderare, quello che solo desiderato può essere ottenuto.

Qui stiamo parlando dei doni maggiori.

Quindi abbiamo tutta la terra, questo fango che Dio opera e che fa capire che è opera sua, perché con il fango che Gesù pose sugli occhi ciechi di quell'uomo, gli fece capire che la sua cecità era opera di Dio.

Nella cecità di quell'uomo, è significata la cecità in cui si trova ogni uomo, perché ogni uomo ha gli occhi pieni di terra, e quella terra che Lui pose sugli occhi dell'uomo, è voluta da Dio.

La nostra cecità è voluta da Dio.

La nostra terra è voluta da Dio.

Questo per farci capire che noi non dobbiamo attribuire né al nostro peccato, né alle nostre colpe, né ad altri, né ad altro, al caso, alla natura, a un difetto di natura, la situazione in cui noi ci troviamo.

La situazione in cui noi ci troviamo è voluta da Dio, è volontà di Dio.

Ed è proprio attraverso questa situazione in cui noi ci troviamo che Dio, adesso ha l'occasione, per farci capire la sua volontà, per giustificare a noi la sua volontà.

E se noi facciamo questa volontà sua, noi superiamo qui il pensiero del nostro io e incominciamo a desiderare quelle cose, quei doni maggiori, che possono essere dati solo là, dove sono desiderati, dove sono cercati, dove sono voluti, dove sono invocati.

I doni maggiori cioè la conoscenza di Dio, la Verità di Dio, può essere trovata soltanto da coloro che la cercano, da coloro che la desiderano ma, non possono desiderarla se Dio non fa capire loro, non dice la sua Parola.

Ecco per cui l'uomo da solo non può salire, è soltanto se Dio fa arrivare all'uomo la sua Parola che l'uomo può salire al cielo di Dio.

E Dio la sua parola, la fa arrivare nella situazione di fango, di terra, di materia in cui l'uomo si trova.

Se Dio non fa arrivare, non fa scendere dal suo cielo la sua Parola, l'uomo non ha nessuna possibilità di salire nel cielo di Dio.

È soltanto se dal cielo di Dio, dal tutto di Dio, dall'infinito di Dio, dall'eternità di Dio, scende la Parola sulla nostra terra e dà a noi la possibilità di cercare quello che Essa ci dice: "Va a lavarti", ce lo giustifica, dà a noi la possibilità adesso, di desiderare le cose del cielo.

Soltanto in questo desiderio l'uomo ha la possibilità di ottenere i doni maggiori, cioè di giungere alla luce, di giungere alla conoscenza di Dio.

Allora diciamo che il fango, la terra, è la condizione perché Dio possa comunicare a noi, nella  situazione in cui noi ci troviamo, quindi nella nostra materialità, possa far arrivare a noi la sua Parola, la quale Parola, ascoltata, porta noi in quel desiderio che darà a noi la capacità di ricevere la luce, la Verità di Dio.


- Conversazione -


A.: Noi ci troviamo nella situazione di questo cieco, immersi nelle cose del mondo e questo ci dà la possibilità di andarci a lavare in Dio...

Luigi: Ma prima ci carica ancora di terra.

Noi siamo ciechi ma Lui ci carica ancora di terra, quasi a dire: “Ti acceco ancora di più”.

Aggrava la nostra situazione, per farci capire che la nostra situazione è opera sua.

Il primo passo è quello di farci capire che la situazione in cui ci troviamo è opera sua.

Non dire quindi che tu ti trovi in una certa situazione per il tuo peccato, o per il caso, per la natura, per difetto dei genitori o della società.

Qui Gesù ha voluto Lui stesso, caricarlo di terra, per farli capire che Lui lo ha voluto.

E quindi per dargli l’occasione di andarsi poi dopo a lavare.

Prima di tutto bisogna capire che la situazione in cui ci troviamo è voluta da Dio.

È creazione di Dio.

Noi l’errore che facciamo è attribuire la nostra situazione ad altro da Dio.

Perché apparentemente è così.

Noi viviamo in un mondo che è apparente perché è relativo al nostro io.

Quindi noi apparentemente diciamo che la nostra situazione è dovuta a fattori diversi da Dio: caso, natura, uomini, società.

Dio invece interviene per farci capire che dobbiamo riconoscere che la situazione in cui ci troviamo è volontà sua, è opera sua.

Ma è opera sua non perché noi restiamo in questa situazione.

Noi il più delle volte ci giustifichiamo: “Dio mi ha messo qui”, Dio ti ha messo lì ma non perché tu resti lì.

Dio ti ha caricato di terra ma non perché tu abbia a vivere per la terra.

Abbiamo sì la terra ma l’opera è di Dio.

E in quanto l’opera è di Dio, abbiamo la finalità di Dio.

E allora perché Dio opera?

Perché Dio mi carica di terra?

Per condurmi a conoscere Lui.

Ma allora quale è la funzione di questa terra?

Quella di farmi superare tutto quello che è relativo al mio io.

Perché fintanto che vedo e giudico le cose in relazione al mio io, io sono sempre fermo alla mia terra e non posso andare oltre.

A.: Il passaggio avviene solo attraverso Dio.

Luigi: Sì, perché noi non possiamo passare dalla nostra terra al cielo.

Soltanto se Dio dal cielo, parla di Sé sulla nostra terra.

Perché noi possiamo capire solo in relazione a ciò che abbiamo presente.

Se noi abbiamo presente solo la terra (occhi pieni di fango), Dio può parlare a noi, soltanto attraverso la terra.

Perché noi intendiamo solo gli argomenti della terra.

Ecco perché gli dice: “Vatti a lavare”, questo era un argomento che quel cieco poteva capire.

Non l’avrebbe capito se Gesù non gli avesse caricato gli occhi di fango.

Non avrebbe visto il motivo per cui doveva andarsi a lavare.

Adesso sporco di fango lo ha capito.

Quindi noi capiamo in relazione a quello che abbiamo davanti a noi.

Quindi Dio, con la sua parola, scende a parlare sulla nostra terra.

Per cui noi vediamo la giustificazione della sua parola sulla nostra terra.

E qui allora abbiamo la possibilità di ascoltare la sua parola e quindi di seguire, di fare la sua parola.

Seguendo la sua parola, noi adesso ci orientiamo e quindi c’è il superamento del pensiero del nostro io.

Soltanto superando il pensiero del nostro io, diventiamo capaci adesso di vedere le cose nel cielo di Dio.

Perché i nostri estremi sono la nostra terra e il cielo.

La terra è il luogo in cui noi non vediamo la presenza di Dio.

Il cielo è il luogo in cui si vede la presenza di Dio.

Però la presenza di Dio si vede solo in Dio e da Dio.

Quindi fintanto che noi siamo nel pensiero del nostro io, noi siamo sempre fermi alla nostra terra.

E allora abbiamo bisogno della parola di Dio che scenda su questa nostra terra.

Per cui il fango sui nostri occhi, diventa per noi un problema.

Cioè la parola di Dio che entra nei nostri argomenti della nostra terra, forma in noi il problema.

Il problema del significato, del senso delle cose.

B.: La terra è il mezzo di comunicazione tra Dio e noi, e noi lo dobbiamo superare, cosa devono superare gli angeli se non hanno fango?

Luigi: Il problema degli angeli noi non abbiamo elementi per verificarlo.

Noi dobbiamo verificare i problemi nostri, problemi nei quali noi ci troviamo.

Certamente ogni creatura fatta per conoscere Dio, deve passare attraverso il problema del superamento del suo io.

E fintanto che si trova nel pensiero del suo io, lei si trova di fronte ad una apparenza e non di fronte alla conoscenza diretta di Dio.

Perché nel pensiero del nostro io, noi non possiamo conoscere Dio.

Dio si conosce solo nel pensiero di Dio.

Ma per conoscere Dio nel pensiero di Dio, si richiede il superamento del pensiero del nostro io.

Questo lo capiamo, altro io non posso dire.

Il problema è: la nostra terra attuale, quale significato ha per ognuno di noi.

La terra è quel mondo apparente, compatibile quindi con il pensiero del nostro io.

Ma la terra è segno di Dio.

Per cui noi siamo fatti di questa realtà qui.

Noi davanti ai nostri occhi, ciò che abbiamo presente non è Dio, noi abbiamo presente la materia, il mondo materiale.

Però noi non siamo fatti soltanto di materia, noi siamo anche opera di Dio.

Per cui Dio è presente in noi, indipendentemente da noi.

C’è la materia ma Dio è presente in noi indipendentemente da noi.

Se Dio non fosse presente in noi, noi non potremmo capire la parola di Dio.

Per capire la parola di Dio, noi dobbiamo già avere presente in noi Dio.

Però Dio è presente in noi, indipendentemente da noi.

Se Uno non me lo fa pensare, io non lo penso.

Se Uno viene a me e mi parla di Dio, mi dà la possibilità di capire e quello mi rivela che ho già Dio presente in me.

Però non lo conosco.

Quello che conosco è il mondo materiale.

Quindi io posso capire soltanto le cose che io ho presente nel pensiero del mio io.

Per cui se uno mi parla della strada, dell’albero, del seminatore, mi parla dell’acqua, io questo linguaggio lo capisco.

Lo capisco perché lo vedo con i miei occhi.

Come faccio a sapere cosa è l’acqua?

Perché la vedo la tocco, la esperimento.

Allora la parola “acqua” la capisco, perché la riferisco a quello che ho presente.

L’ho presente nel pensiero del mio io.

Ma l’acqua, la strada, l’albero, non sono Dio.

Tutto il mondo materiale, siccome è relativo al pensiero del mio io, ha come punto fisso di riferimento il mio io.

Però c’è l’opera di Dio, noi siamo fatti non soltanto di terra ma anche di opera di Dio.

Il soggetto di tutte le cose è Dio.

Dio mi parla delle cose della terra, perché io ho presente solo questo e posso capire solo in relazione a ciò che ho presente, però io posso fare l’errore di attribuire quello che ho presente, ad un altro soggetto: alla natura, al caso, all’uomo.

A questo punto, se io attribuisco la terra ad un soggetto diverso da Dio, la terra non funziona più come mezzo di comunicazione di Dio con me: io sono tagliato fuori.

Cioè la terra per me è mezzo di comunicazione di Dio se io rispetto Dio come soggetto: Dio è l’autore di tutte le cose.

Chi parla con me, mi riferisce le cose ad un principio, ad un autore, ad una causa.

Allora la parola di Dio che arriva a me, mi riporta le cose a Dio e mi fa capire il significato delle cose.

C.: Questo andarsi a lavare, sarebbe le nostra morte fisica?

Luigi: No, assolutamente no.

La morte fisica è ancora Dio che ci carica di fango.

La morte fisica, appartiene ancora alle nostre vicende nel mondo materiale.

Non è un andarsi a lavare.

Siloe vuole dire mandato, lo vedremo.

Quindi vuole dire immergersi in quello che viene da Dio.

Cioè prendi questa tua materia e immergila nello Spirito di Dio.

Cioè portala a Dio, consacrala a Dio, offrila a Dio.

Affinché Dio attraverso quella, ti riveli il suo Pensiero.

Abbiamo un processo di spiritualizzazione ma l’uomo si spiritualizza, mica restando sulla terra.

L’uomo si spiritualizza, portando il suo problema in Dio, affinché Dio ,o faccia suo, è il problema della messa.

Noi partiamo da un pezzo di pane, lo offriamo a Dio, Dio lo fa suo: “Questo è il mio corpo” e me lo spiritualizza.

Mi fa vedere la sua presenza.

Allora a questo punto, io ho la possibilità di fare il passaggio dalla mia terra (assenza di Dio) al cielo di Dio (presenza di Dio).

Però la presenza di Dio discende da Dio.

Non sale dalla terra, discende da Dio.

Assorbe tutta la mia terra nel cielo di Dio.

Perché Dio è presente in tutto, anche sulla mia terra.

Però l’esperienza della presenza di Dio sulla mia terra, la posso ottenere soltanto da Dio, non dal mio io.

Quindi discendendo da Dio.

D.: Comunque si tratta di una comunicazione...

Luigi: La terra è un mezzo di comunicazione tra Dio e noi, noi nel pensiero del nostro io.

Noi che ancora non abbiamo presente Dio.

Noi che sentiamo il bisogno di Dio ma abbiamo presente la materia.

Tutto ciò che è nel pensiero del mio io, o mi taglia fuori da Dio o è mezzo di comunicazione con Dio, se io però credo in Dio creatore.

Cioè rispetto il soggetto della creazione.

Allora la materia, diventa un mezzo di risonanza, un mezzo di comunicazione di Dio, attraverso cui Dio si annuncia a me.

E annunciandosi, mi esprime la sua volontà.

Allora ricevendo la sua volontà, io ho la possibilità sulla sua parola di partire dalla mia terra, dalla mia realtà.

Per cui Lui mi dice: “Vedi l’acqua? L’acqua è la mia parola, il seminatore sono io che esco a seminare”.

Cioè mi fa fare il passaggio dai soggetti che io vedo nella mia materia, ad un altro soggetto: Dio.

Ecco il passaggio che devo fare.

Mentre invece nel pensiero del mio io, io vedi degli altri “io”.

Il seminatore ad esempio, seguendo i suoi capricci o la sua intenzione ad un certo momento autonomamente da Dio esce a seminare e questo lo capisco.

Leggo un romanzo e lo capisco, perché vedo il mio “io” che vive tante vicende.

È vero che questo mio io ha un altro nome e un altra città ma io vedo un “io” che fa tante cose.

Ma qui è sempre una proiezione del mio io.

La parola di Dio arriva e mi dice: quello del romanzo sono Io.

E allora mi trasporta tutto nel cielo di Dio.

Mi invita a capire le cose con un unico soggetto: Dio.

E mi invita a cercare di capire che cosa Lui mi significa di Sé, attraverso l’acqua, il seminatore, l’albero, il monte eccetera.

Perché è Lui il soggetto che parla in tutto.

E.: Ma se io sono cieca e mi mettono fango sugli occhi, la cosa non mi cambia molto, forse era spettacolo per gli altri...

Luigi: Era anche per il cieco.

Hai ragione, per un cieco, fango o non fango cambia poco.

Però c’è una cosa molto diversa che lui essendo cieco può pensare di essere nato disgraziato.

Gesù ponendo il fango sugli occhi del cieco, prende su di sé la cecità di quell’uomo: “Sono io che ti rendo cieco”.

E nello stesso tempo gli dà il motivo di andarsi a lavare.

“Ti giustifico, perché ti dico di andarti a lavare”.

Cioè la sua parola che arriva a me, trova in me una certa giustificazione.

“Certo, mi ha caricato di terra e adesso mi dice di andarmi a lavare”.

Ma l’opera è sua.

E.: Questa terra posta sugli occhi rappresenta il crollo dei valori?

Luigi: Mi pare una interpretazione un po’ forzata.

Prima di tutto perché in questo cieco non c’è disperazione.

L’uomo caricato di terra, non esperimenta la disperazione.

Gesù lo carica di terra e gli dice di andarsi a lavare.

Per quale motivo?

Evidentemente ha voluto fare qualche cosa Lui.

Cioè Gesù su quell’uomo ha voluto fare qualche cosa.

L’importante è questo: Gesù ha voluto fare qualcosa su quell’uomo cieco.

Non ha accettato quell’uomo così come era, ha voluto fare qualcosa.

E.: Secondo me è quella saliva che Lui ha posto nel fango, che ha toccato la nostra miseria, e quando io sono toccata da Gesù, non sono più come prima.

Luigi: No, non ci siamo ancora per questo fatto: quando Gesù gli ha posto il fango sugli occhi, il cieco non è mica guarito.

Quel cieco con il fango, ha avuto l’occasione per andare a lavarsi.

Il miracolo è avvenuto quando si è lavato, non quando Gesù gli ha posto il fango sugli occhi.

“Sono andato, mi sono lavato e ho veduto”, dirà poi e lo ripeterà molte volte.

Certo che quando Dio ha fatto il primo uomo, lo ha fatto con il fango, quindi c’è l’opera di Dio.

Però non  basta questa opera di Dio, perché l’opera di Dio chiede ad un certo momento, il superamento da parte della creatura del proprio io.

E il superamento in questo cieco quando è avvenuto?

È avvenuto quando gli ha detto di andarsi a lavare.

Lui poteva non andarsi a lavare.

Gesù ha fatto tutto affinché l’uomo capisse di andarsi a lavare.

Se Gesù gli avesse detto di andarsi a lavare, senza porgli il fango sugli occhi, difficilmente quel cieco sarebbe andato a lavarsi.

Ma avendolo sporcato, il cieco trova una giustificazione valida per andarsi a lavare.

Gesù poteva tranquillamente guarirlo senza fango e senza mandarlo a Siloe.

Tutto è lezione di Dio.

Per cui Dio ci carica di qualcosa che non è per noi, la nostra terra e il nostro mondo e poi ci dice di portarlo a Dio.

Portati a Dio con la tua terra e il tuo mondo.

Ha formato nel cieco il bisogno di andare a lavarsi, altrimenti il cieco sarebbe rimasto lì, con la sua cecità e la sua miseria.

Quindi Gesù ha formato il motivo, la ragione, la giustificazione perché io potessi ascoltare la sua parola.

Altrimenti la sua parola, sarebbe soltanto rimasta una parola.

Gesù gli ha dato la possibilità di capire, giustificare la Sua Parola.

Quello sporcarci, vuole dire farci prendere consapevolezza che noi siamo terra, polvere e la sua parola.

Ma fintanto che sono nel pensiero del mio io, io non esco dalla mia materia.

Io ho bisogno di partire sulla parola di Dio.

È sulla parola di Dio che posso partire.

Io non posso andare al cielo, ma sulla parola che scende dal cielo di Dio, posso andare.

Per questo Gesù dice: “Fintanto che Io sono nel mondo, sono luce del mondo”, cioè: “Fintanto che Io parlo a voi attraverso il fango, io sono luce”.

Perché dà a noi la possibilità di passare al cielo.

Di passare alla luce.

F.: Hai detto che a un certo momento si è tagliati fuori, questo avviene con la morte fisica?

Luigi: No.

Si è tagliati fuori, quando io attribuisco la mia situazione a Freud.

Oppure a Marx.

Cioè cambio il soggetto.

Il soggetto è Dio.

Quando il mio fango, la mia terra, il mio mondo lo attribuisco ad un altro soggetto.

Fintanto che sono in collegamento con il vero soggetto: Dio, io ho la possibilità di ricevere la comunicazione.

Ma quando attribuisco ad un altro soggetto, qui taglio la comunicazione.

Non ricevo più.

Dio a questo punto, dice parole che per me sono soltanto parole.

La mia realtà è sempre costituita da un effetto e da una causa.

Se per me la causa non è più Dio, Dio resta tagliato fuori dalla mia realtà.

La mia realtà è il mio effetto e la mia causa.

Se attribuisco a cause relative, io sono tagliato fuori dal dialogo con Dio.

Perché il dialogo c’è in quanto rispetta il soggetto.

G.: Per Adamo prima del peccato originale la terra non era per fargli scoprire il suo difetto ma era possibilità di dialogo con Dio.

Luigi: Era possibilità di dialogo con Dio.

La terra è motivo di dialogo con Dio.

La terra è il trad – union di dialogo tra Dio e noi.

Adamo era nel pensiero del suo io.

Adamo non era mica fatto, non era mica salvo, tant’è vero che c’è stata la crisi.

Adamo era in formazione, come tutti noi siamo in formazione.

Quindi riceveva tutte le cose nel pensiero del suo io.

Adamo era in dialogo con Dio, perché Adamo era fatto da Dio.

Quindi Adamo aveva presente Dio, la terra e il suo io.

Attraverso la terra Dio comunicava con Adamo.

Per cui Adamo alla sera riportava a Dio, aveva presente Dio.

Adamo era in un processo di spiritualizzazione.

In questo processo di spiritualizzazione, ad un certo momento, ad Adamo fu chiesto di portare a Dio il suo io.

E lì avviene la crisi.

Perché bisogna dialogare, portare a Dio tutto.

Tra questo “tutto” c’è anche il pensiero dell’io.

L’io che è rappresentato dall’albero della scienza del bene e del male.

C’è stato il dialogo con l’albero della scienza del bene e del male, anziché il dialogo con Dio.

Adamo es Eva, non portarono più il pensiero di se stessi a Dio.

E c’è stata la frattura.

La frattura avviene in quanto noi cambiamo soggetto.

Diventiamo noi il soggetto della realtà o attribuiamo ad un altro soggetto.

Ma se rispettiamo il soggetto-Dio, attraverso questo rispetto del soggetto, c’è una comunicazione continua, al livello in cui noi ci troviamo.

Cioè a quel livello in cui io non vedo Dio.

Non lo posso ignorare, però non lo vedo.

Vedo altro, vedo i segni di Dio, vedo il mondo che mi sta attorno, vedo i corpi ma non vedo lo spirito.

Perché per vedere lo spirito devo nascere da Dio.

La città di Dio discende da Dio.

E fintanto che non discendo da Dio io non vedo lo spirito, vedo i segni di Dio.

I segni Dio non me li manda per escludermi.

Me li manda per includermi, cioè per dialogare con me, per farmi maturare.

Farmi maturare cosa vuole dire?

Darmi la possibilità di superare il pensiero del mio io, per rinascere da Dio, per vedere le cose dal punto di vista di Dio, non più dal punto di vista del mio io.

Per cui non dico più che quella cosa è così, perché io la vedo così ma “quella cosa è così, perché Dio è così”.

Allora vedo quella cosa come un segno di Dio, un segno di quello che Dio è.

Per cui Lui si manifesta in quel modo, perché Lui è così.

Deduco le cose da Dio.

Per cui anche nella situazione di purezza di Adamo, c’era sempre il passaggio della comunicazione di Dio attraverso la terra.

Non era una terra di peccato, tutto era creazione di Dio, tutto era buono, però Adamo non era ancora fatto.

Adamo era in formazione, Dio lo stava facendo.

Come noi non siamo fatti, noi siamo in formazione.

Ed essendo in formazione, noi abbiamo davanti ai nostri occhi la nostra realtà, il mondo materiale.

E siccome per noi questa è la realtà, quello che noi vediamo, il parlare di Dio è comprensibile in quanto è riferito a cose che noi abbiamo presente, che noi vediamo e tocchiamo.

Per cui se mi parla in termini di agricoltore, io lo capisco.

Ma se mi parla in termini di spirito, delle cose del suo cielo, io non lo capisco.
Io capisco le cose del cielo ma solo se le rapporto con qualcosa che ho presente sulla mia terra, cioè con qualcosa della mia situazione.

Cioè Dio per farsi capire da me, deve scendere nella mia situazione.

Il Verbo incarnato, il Cristo, scende nella mia situazione.

Ma proprio scendendo nella mia situazione, dandomi la possibilità di capire, mi dà la possibilità di rendermi conto, che io devo superare il pensiero del mio io.

La conclusione di tutto il discorso di Dio sulla mia terra, è quella di farmi capire che io devo morire a me stesso, che devo dimenticarmi per elevare il mio pensiero solo a Dio.

Non potrei elevare il mio pensiero a Dio, se Dio non fosse già presente in me.

Però, io posso pensare Dio, solo se qualcuno me lo fa pensare.

Altrimenti io penso alla cosa che ho davanti ai miei occhi.

Perché la presenza materiale, urge e pesa su di me, molto di più della presenza spirituale che io non vedo e non tocco.

Quando invece la esperimenterò, quella peserà più di tutto.

E allora mi darà la possibilità di superare tutta la mia terra.

Ma prima no.

J.: Dio ci ha fatti con la terra e con la terra ci richiama a Sé.

Luigi: Il principio fondamentale è che Dio è il creatore, quindi è Lui che opera tutto.

Bisogna sempre rispettare questo soggetto.

Se io invece comincio ad attribuire le cose del mio mondo ad altri soggetti, mi taglio fuori dal regno di Dio, nel senso che le sue parole non mi dicono più niente.

Perché la mia realtà è un altra.

È come se io mi trovassi in una realtà e uno mi parlasse di un altra realtà.

Solo uno che mi parla della realtà in cui mi trovo, nel problema in cui mi trovo e mi offre la possibilità di uscirne conquista la mia attenzione e il mio orecchio.

Ma un altro non mi può dire qualcosa di valido.

Perché non entra nella mia situazione.

J.: Questo è l’ultimo richiamo, poi non c’è più nessun altra possibilità?

Luigi: No, l’ultimo richiamo c’è con la morte.

Perché anche la morte, l’annullamento dei valori, la distruzione di tutto, è ancora un richiamo di Dio.

Per convincermi.

Ma Dio, prima di annullare tutto mi fa arrivare le sue parole, attraverso la mia realtà, nella speranza che io parta verso quello che Lui mi propone.

Di fronte a questo cieco, Gesù lo ha caricato di fango e poi gli ha detto di andarsi a lavare nella piscina di Siloe.

Il cieco poteva non andarsi a lavare.

Non gli ha distrutto tutto il mondo.

Lui ha creduto alla parola, è partito e quindi ha trovato la luce.

Così il Signore opera con noi, prima ci fa arrivare le sue parole, può darsi che noi ascoltiamo queste sue parole e andiamo dove Lui ci dice.

E allora se andiamo, noi troviamo la luce, prima che Lui operi la distruzione di tutto il nostro mondo.

J.: Se non ho superato il mio io c’è la distruzione completa del mondo?

Luigi: Certo, se non supero il mio io, neppure la distruzione completa del mio mondo non mi serve a nulla.

È l’ultima occasione che Dio mi offre, togliendomi tutti quei motivi che mi distraggono dall’attenzione pura a Lui.

Resta solo il mio io puro e qui diventiamo angeli.

Il conflitto estremo è tra Dio e il mio io.

E in questo conflitto non c’è più materia, non c’è più mondo materiale.

C’è soltanto più il rapporto angelico: io e Dio.

L.: Conoscere Dio vuol dire conoscere tutto?

Luigi: No, la conoscenza del tutto è successiva.

Cioè tu conosci Dio soltanto nel Pensiero di Dio.

Il Pensiero di Dio che è il Figlio stesso di Dio.

Tu conosci Dio solo nel Pensiero di Dio e dal Pensiero di Dio.

Ma se Dio si conosce soltanto in Dio, cosa ci sta a fare la terra?

Cosa ci sta a fare il mondo.

Perché a un certo momento, tu devi superare tutto.

Il tuo mondo, le tue abitudini, le tue situazioni, i tuoi problemi.

Superare tutto per pensare Dio.

Dio si trova solo nel suo Pensiero.

Quindi richiede questo isolamento, questo raccoglimento puro nel Pensiero di Dio.

Dio si conosce solo nel suo Pensiero e si rivela solo al suo Pensiero.

L.: Perché nel giudizio universale Lui dice: “Venite benedetti dal Padre mio” e gli altri rispondono: “Ma quando ti abbiamo fatto questo?”, loro non avevano riconosciuto il Padre, pero sono arrivati alla Verità.

Luigi: No, sono arrivati a contatto con Lui che dice: “Adesso venite”.

Per evidenziare a noi che tutto quello che impedisce a noi di “venire”, è tutto quello che noi facciamo senza di Lui, nel pensiero del nostro io.

Tutto quello che facciamo nel pensiero del nostro io (amore alla nostra persona) ci porta lontano da Dio.

Ma se tu dai un semplice bicchiere d’acqua, tu inverti il cammino di egoismo.

Prima vivevo per me stesso, adesso supero, inverto la marcia, anziché avere do.

All’ultimo noi avremo soltanto quello che avremo donato.

Siccome il processo di avvicinamento a Dio è un processi di superamento del nostro io, tutto quello che noi facciamo nel e per il pensiero del nostro io, per i nostri interessi, quello ci porta lontano da Dio.

Tutto quello che tu fai, nel superamento del pensiero di te stesso ti avvicina a Dio.

“Io ero povero, io ero malato, io ero in carcere”, queste sono tutte situazioni in cui Dio si è presentato come richiesta del superamento di me stesso e io non sapevo che era Lui.

Là, dove io ho superato me stesso, ho inaugurato la via dell’avvicinamento a Dio.

Per cui trovo Dio che mi dice: “Amico vieni più su”.

Quindi Dio m’invita ad andare a Lui, attraverso il superamento del mio io.

Invece là, dove c’è la vita vissuta nel pensiero del mio io, lì non trovo Dio, anzi Dio mi allontana da Sé.

Dio opera nel mio mondo, nella mia materia, per invitarmi ad andare via dalla vita vissuta per me stesso (“Abramo parti”) e inaugurare un altra vita, la vita del dono, la vita del superamento del pensiero del mio io.

Tanto più supero me stesso, tanto più mi avvicino a Dio.

É cioè Dio che mi dice: “Amico, vieni più vicino”.

C’è l’inversione di marcia.

Ubbidire a Dio è sempre superare il nostro io.

Quindi Dio magari si veste da mendicante, da malato, per farmi uscire dal mio egoismo.

Per farmi distaccare da qualche cosa, perché nel pensiero del mio io tendo a incentrare tutto su di me, perché il mio io da solo non sta su.

Il nostro io sta su in quanto mette attorno a sè creature, mondo, materia, cultura, noi tendiamo ad accumulare tutto intorno a noi.

Dio per farmi invertire la marcia, mi fa incontrare magari un povero, per farmi inaugurare un processo d’amore e di superamento del pensiero del mio io.

È attraverso questo superamento che mi avvicino a Dio.

Non conosco ancora Dio, però mi avvicino.

U.: Questo cieco non ha nessuna reazione all’operare di Gesù, per logica, uno dovrebbe come minimo chiedere il perché di quello che Gesù gli stava facendo.

Questo cieco parla solo quando gli si sono aperti gli occhi...

Luigi: L’atto fondamentale è accettare.

Gesù lo insegna soprattutto a Pietro quando gli lava i piedi: “Se tu non ti lasci lavare i piedi, non potrai avere parte con Me, capirai dopo”.

Il fatto fondamentale sapendo che tutto è creazione di Dio è l’accettazione.

Ecco perché dico che Gesù ha preso su di Sé la cecità di quell’uomo: lo ha caricato di fango per fargli prendere coscienza che la situazione in cui si trovava era voluta da Dio: “Sono Io che voglio la tua cecità”.

Accetta da Dio la situazione in cui ti trovi, tu non devi attribuirla a difetto di natura, a peccato, al caso.

No, è opera di Dio.

Riconosci che tutta è creazione di Dio.

Accetta, anche se non capisci.

Ecco il processo di superamento del pensiero del nostro io.

L’allievo se vuole capire la lezione del maestro, deve prima accettarla, ascoltarla, se la rifiuta non arriverà mai a capire.

Quindi prima di tutto accetta l’opera di Dio e poi cerca di capire il significato dell’opera in Dio.

D.: E abbiamo predisposizione per fare questo?

La predisposizione è data dalla fede in Dio Creatore.

Se io non credo in Dio Creatore non ho la predisposizione.

Allora attribuisco i fatti al caso, alla natura, alla società, alla sfortuna, agli uomini.

Se escludo Dio Creatore, io attribuisco i fatti ad altri soggetti e allora mi taglio fuori.

D.: Noi confondiamo tutto...

Luigi: Noi non dobbiamo mai misurare le cose nel pensiero del nostro io.

Quello che magari è offensivo nel pensiero dell’io, magari è grazia nel Pensiero di Dio.

Gesù la cananea, la tratta addirittura da cane, noi nel pensiero del nostro io ci saremmo terribilmente offesi, quella donna invece esprime una grande umiltà, una grande fede: “Anche i cagnolini si nutrono delle briciole che cadono dal tavolo”.

“Donna grande è la tua fede”.

Dovette trattarla male per farle esprimere quella fede e quella umiltà che lei portava dentro di sé, altrimenti non avrebbe avuto occasione.

Certe volte Dio ci tratta male, per suscitare da noi il meglio che altrimenti non potremo esprimere.

Spesso solo nelle prove e nelle difficoltà che si rivela il meglio di noi.

Quindi quello che per noi è apparentemente offensivo da parte di Dio è prova per farci esprimere maggiormente la nostra fede e farci superare il pensiero del nostro io.

Ma da parte di Dio tutto è positivo.

Perché Dio vuole che tutti si salvino.

Quindi Dio non punisce mai.

Per cui anche se ti dicesse: “Meglio per te non essere mai nato”, non è per offenderti, per condannarti ma è per salvarti.

Perché le parole di uno vanno sempre intellette nell’intenzione di chi le dice e l’intenzione di Dio è salvare tutti.

Allora ogni parola che viene a me, ogni fatto che viene a me, non devo ritenerlo come punizione di Dio ma come opera di salvezza di Dio.

S.: Dio vuole salvarci e quindi opera su di noi in modo personale.

Luigi: Per darci la possibilità di uscire dalla nostra situazione.

Se io sono in prigione soltanto uno che entra nella mia prigione mi dà la possibilità di uscirne.

In caso diverso non ho la possibilità.

È inutile che da fuori mi sollecitano ad uscire: io non posso uscire.

Noi generalmente ci mettiamo fuori dalla situazione dell’altro e lo incitiamo ad uscire e l’altro non può.

Soltanto se uno entra dentro mi può portare fuori, in caso diverso no.

O.: Tutta la creazione serve per farci trascendere la creazione.
Luigi: E chi ce la fa trascendere la creazione è la Parola, non è la Realtà.

È la Parola che Dio mi fa arrivare attraverso la mia realtà.

È la Parola che fa da ponte.

Se io sono immerso in una realtà, io sono portato ad adeguarmi a questa realtà.

E la Parola di Dio, entra in questa mia realtà, parla secondo questa mia realtà, altrimenti io non potrei capire.

Ma parlandomi nella mia realtà m’invita a superarla per giungere alla Realtà di Dio.

O.: Ma come faccio a superare una realtà che subisco?

Luigi: In quanto m’invita a non adeguarmi a questa realtà ma a cercare Dio.

Dio ti ha messo in questa realtà, affinché tu abbia a cercare Lui.

Quindi elevati a Lui, supera il pensiero del tuo io.

Per cui devo accantonare tutta la mia realtà, per pensare soltanto a Dio.

Perché soltanto nel Pensiero di Dio, conosco la Verità, trovo Dio.

Dio si trova solo conoscendolo, abbiamo visto.

Ma la conoscenza di Dio, si ha solo nel Pensiero di Dio.

Fintanto che io sono in altri pensieri, non posso conoscere Dio.

Sento il bisogno di Dio certamente, però non posso conoscerlo.

Io conosco altro, perché la mia realtà è un altra.

E resto dominato da questa realtà che non è Dio.

Quindi soltanto attraverso un essere che entra nella mia realtà, in quello che io ho presente e mi parla di Dio ho la possibilità di fare il passaggio alla realtà di Dio.

Entra nella mia realtà ma non mi conferma nella mia realtà.

“Dì a mio fratello egoista che divida con me l’eredità”, quella è la mia realtà.

La Parola di Dio attraverso Cristo, non mi conferma nella mia realtà.

Non mi dice che io devo lottare per i miei diritti: “Guarda che la vita non ti viene dalle cose che si posseggono”.

La vita viene dalla conoscenza e mi orienta alla conoscenza.

Marta dice a Gesù: “Dì a mia sorella che mi dia un aiuto”, Cristo entra nella realtà di Marta ma non conferma mica Marta: “Il vero lavoro da fare è un altro, Maria ha scelto la parte migliore: l’ascolto”.

Vedi come ti fa superare la realtà in cui ci troviamo?

Lui entra nel tuo mondo ma non conferma il tuo mondo, solo Lui lo può fare, perché viene dal cielo, un altro non lo può fare.

O.: Però fin che siamo qui dobbiamo sottostare alle leggi che Lui ha posto...

Luigi: No, tutto il mondo in cui ci troviamo, leggi comprese, è tutto materia, attraverso il quale Dio colloquia con noi, per farci superare tutto di noi.

Tu non devi dire: adesso vivo in questo mondo e mi adeguo ad esso, quando arriverà il mondo di Dio vedremo...

No, la tua terra adesso, appartiene già al cielo di Dio.

È già tutto cielo di Dio.

Baglioni diceva che la vita è adesso, no la vita eterna è adesso.

È adesso che ti devi sforzare di entrare.

Ti trovi in questo mondo attuale perché tutte le cose le riferisci al pensiero del tuo io.

Tu non le vedi dal punto di vista di Dio.

E la Parola di Dio scende in questo tuo mondo e t’invita a superare te stesso.

Quindi a superare le cose come le vedi tu.

A superare le leggi come le vedi tu.

Per occuparti di Lui.

“Non preoccuparti del mangiare e del vestire, ci penserò Io, tu preoccupati di Me”.

Vedi che ti fa superare il tuo mondo.

Entra nel tuo mondo, perché il tuo mondo è mangiare e vestire, però ti dice di non preoccuparti per il tuo mondo ma di preoccuparti per il mondo di Dio.

E me lo dice in questo mondo con tutte le sue leggi.

M’invita a superare il pensiero del mio io, perché se io supero il pensiero del mio io il mondo cambia, tutto cambia.

Allora avviene il miracolo.

Questo cieco, ascoltando la Parola di Dio, ha visto il miracolo.

Tutto è lezione di Dio personale per noi.

Dio continua a fare i miracoli, siamo noi che non ascoltiamo la sua Parola e non arriviamo a vederli.

Ma se noi ascoltiamo la sua Parola arriviamo a vederli.

Dio non è mica diventato vecchio da non essere più capace a fare miracoli.

O.: Devo sottostare nel senso che se non mangio, muoio fisicamente...

Luigi: Tu non preoccuparti del mangiare.

La creatura vive in quanto mangia, in quanto comunica.

Mangiare è comunicare.

Però tu non devi vivere per mangiare.

Dio te lo proibisce.

Dio non ti ha creato per mangiare e tu non devi vivere per mangiare.

Il cibo te lo assicura Lui che provvede ai gigli dei campi e agli uccelli del cielo.

Lui ti ha creato dal nulla, sarà capace a mantenerti?

Se io fossi figlio di un re e il re mi dicesse di preoccuparmi solo di studiare che al resto ci pensa lui, ci crederei!

Ce lo dice Dio che è molto più potente di un re e noi tremiamo di paura?

Dio provvede lungo il cammino se tu fai prima di tutto quello che Lui ti ordina di fare.

Le cose vanno male perché noi non cerchiamo prima di tutto quello che Lui ci dice di cercare.

E allora è logico che la mia vita e tutte le cose si complicano.

Ma questo avviene perché io mi sono allontanato da Dio, è lì che cominciano i pasticci.

Ma se noi ci avviciniamo a Dio ci accorgiamo che tutti i problemi si semplificano e tutte le cose diventano buone.

Le cose e il mondo sono diventate cattive, perché gli uomini hanno cessato di far conto su Dio, soprattutto hanno cessato di cercare Dio.

Gli uomini vogliono risolvere tutti i loro problemi con la loro politica, con le loro assemblee, con le loro decisioni e fanno conto sugli uomini per risolvere i problemi...stanno freschi.

Li complicano i problemi.

I problemi si risolvono con Dio, perché è Dio che ci mette nei pasticci, è Dio che ci mette nei problemi.

Ci mette i problemi proprio per farci capire che noi siamo lontani da Lui.

È come se io anziché circolare a destra mi mettessi con la macchina a circolare a sinistra, si capisce che creo una infinità di problemi ma la colpa è mia.

Ora noi stiamo circolando esattamente a sinistra nel regno di Dio.

Pensa al quarantotto che abbiamo combinato!

Nel regno di Dio si circola tutti a destra, c’è il senso unico.

X.: La cecità è già opera di Dio, quindi questo fango sugli occhi è un opera successiva con uno scopo preciso: farci prendere consapevolezza della nostra cecità...

Luigi: No, per farci prendere consapevolezza che è voluta da Dio.

Noi siamo portati ad attribuire i fatti a cause “naturali”, sperimentabili da noi.

Nel pensiero dell’io, noi siamo portati ad attribuire le cose a quelle cause che noi esperimentiamo.

Non mangio muoio, metto le cose in relazione così.

Per cui siamo portati a cercare la causa di quella cecità nel mondo sensibile: carico ereditario, geni, peccato eccetera...

X.: La cosa più importante è capire la funzione del fango.

Luigi: Esatto.

Il fango è mezzo di comunicazione della volontà di Dio.

La terra di cui noi siamo fatti è il mezzo di risonanza, è il mezzo di comunicazione della volontà di Dio.

X.: Questo è dovuto al fatto che siamo nella situazione di peccato?

Luigi: No

X.: Lo era già anche per Adamo?

Luigi: Esatto.

X.: Però per Adamo finché dialogava con Dio, tutto era fango, però era mezzo di comunicazione di Dio.

Luigi: L’uomo è fatto di fango e dell’opera di Dio.

Bisogna sempre tenere presente i due termini.

Per cui se tu dimentichi l’opera di Dio, tu esperimenti il fango.

Polvere sei e polvere ritorni.

Non dimenticare l’opera di Dio.

Se non dimentichi l’opera di Dio c’è la tridimensionalità: c’è Dio, ci sei tu e c’è l’opera di Dio, il fango.

Se dimentichi Dio c’è solo la terra e tu, tu sei fatto di terra, uguale polvere.

X.: Perché Gesù usa di nuovo il fango?

Luigi: Usa il fango perché Dio nel formare l’uomo ha fatto l’uomo di fango.

Quindi per far prendere coscienza all’uomo che la situazione in cui l’uomo si trova è opera di Dio.

Ora l’uomo nel pensiero del suo io, non riconosce che la sua cecità è opera di Dio.

Attribuisce questa sua cecità a cause naturali.

Cristo che viene per recuperarci, ecco che allora lo copre di fango, per dirgli: “Sono Io che ti copro gli occhi”.

Ecco perché dico che il fango, la terra sono mezzi di comunicazione.

Perché Dio ha voluto fare l’uomo con il fango?

Perché il fango diventa l’elemento comunicante tra Dio e l’uomo.

Perché l’uomo nel pensiero del suo io, vede soltanto il fango, nient’altro.

X.: E gli dà l’occasione di andarsi a lavare...

Luigi: gli dà l’occasione per capire quale è la volontà di Dio.

Quindi di non vivere più nella sua volontà umana ma di vivere nella volontà di Dio.

L’uomo qui diventa desiderio di Dio e l’uomo che diventa consapevolmente desiderio di Dio, ha la possibilità qui di conoscere Dio.

Dio si conosce soltanto nel suo Pensiero.

Ma fintanto che siamo nel desiderio del nostro io, noi non possiamo conoscere Dio e sperimentiamo la terra e il fango.


- Pensieri conclusivi -


A.: Nel pensiero del nostro io, Dio e la Verità sono inconsci in noi.

E noi avvertiamo solo i sintomi: inquietudine e bisogno di assoluto.

Quando noi sacrifichiamo il nostro io, allora Dio diventa conscio.

B.: Tutto è parola di Dio.

C.: Il Signore è l’unico medico che può curarci gli occhi.

Luigi: Non soltanto gli occhi.

D.: L’opera di Dio è conoscibile solo in Dio.

Luigi: Solo in Dio e da Dio.

Per cui il passaggio obbligato è proprio il Pensiero di Dio.

E.: Lontano da Dio sono polvere.

Luigi: Ed esperimento il niente di tutto.

Il non significato di tutte le cose e dobbiamo confessare che la nostra vita è servita a niente.

Con Dio tutto acquista significato, acquista importanza, acquista valore.

Senza Dio tutto si annulla: “Senza di Me non potete fare niente”.

E facciamo veramente niente,

F.: Le situazioni difficili della nostra vita sono misericordia di Dio.

G.: Il fango sugli occhi è un mezzo per arrivare alla luce.

O.: Cristo parlandomi nella realtà in cui mi trovo mi indica la via.

P.: Quando l’uomo supera il pensiero dell’io, allora comincia a capire l’opera di Dio.

Luigi: tutto è grazia e tutto è adorabile.

U.: Se io penso Dio, Dio comunica con me in qualunque situazione.

Luigi: Dio comunica con te anche se tu non pensi Dio.

Anche se tu fossi nel peccato più nero, Lui comunica sempre con te.

Lui non ci dimentica mai.

Posso venirmi a trovare nella impossibilità di capirlo.

G.: Questo fango sugli occhi mi apre al superamento dell’io e al colloquio con Dio.


 - Riassunto Lunedì – 15/3/1987 -  


Luigi: Ponendo il fango sugli occhi del Cieco, Gesù dà una ragione plausibile al cieco per andarsi a lavare.

Usa le cose della terra per metterci in movimento verso quelle cose che non possiamo ottenere se non desiderandole.

Perché le cose della terra, noi le abbiamo prima ancora di desiderarle.

Le cose del cielo, non possiamo averle se non desiderandole.

Allora attraverso le cose della terra, Dio fa maturare in noi il desiderio delle cose che non possiamo ottenere se non desiderandole.

Luigi: La Verità si trova solo conoscendola.

Non possiamo conoscerla in altro modo.

Quindi fintanto che noi non abbiamo conosciuto la Verità, non l’abbiamo trovata.
Dio è la Verità, quindi Dio si trova solo conoscendolo.

Luigi: Gesù poteva benissimo guarire quel cieco senza il fango, però l’uomo non avrebbe avuto in sé una ragione per andarsi a lavare.

E non avendola in sé poteva anche non andare a lavarsi.

Dio opera gradualmente, seminando in noi le ragioni per cui dobbiamo ubbidire alla Parola che Lui ci fa arrivare.

I nostri occhi sono pieni di terra, noi vediamo l’universo e anche il cielo che noi vediamo è tutta terra.

Quindi i nostri occhi sono pieni di terra.

I nostri occhi pieni di terra, non possono vedere Dio.

Però attraverso questa terra, Dio ci invita ad andarci a lavare.

Cioè ad immergerci nella sua parola.

Luigi: Questi occhi pieni di terra, non sono frutto del nostro peccato, ma sono opera di Dio, quindi è giustificata la cosa, c’è una ragione.


 - Conversazione -


A.: Nell’uomo c’è il fango e c’è l’opera di Dio e se noi non teniamo presente Dio diventiamo polvere...

Luigi: Analizzando il diamante, io scopro che è soltanto carbone.

Io credo di avere scoperto cosa è il diamante e ho perso il diamante.

Se tu cerchi di conoscere il pensiero di una persona e gli spacchi il cranio per vedere il suo pensiero, tu trovi soltanto pappetta, hai perso anche la persona e il pensiero.

Eppure quando la persona c’era, aveva un pensiero.

All’ultimo resta il niente.

Per cui non toccare, non spaccare il cranio se vuoi trovare il pensiero, rispetta.

Quello è l’errore che noi facciano.

Noi vogliamo scoprire la Verità analizzando.

Non analizzare.

A.: Questo mi sembra di capirlo ma non capisco perché Gesù debba metterci del fango negli occhi quando già siamo ciechi...Perché per farci desiderare i doni maggiori, debba metterci del fango negli occhi.

Luigi: Ho insistito molto ieri su quel punto...proprio su quel fatto.

Per farci capire che la nostra cecità (occhi pieni di terra) è opera sua.

Per cui Gesù ha coperto di fango gli occhi di quel cieco, per fargli capire che la sua cecità era voluta da Lui.

Quel cieco, aveva già gli occhi pieni di terra, non vedeva niente, però Gesù non gliela aveva messa quella terra, adesso è Lui che gliela mette.

E mettendogliela, gli fa capire che la situazione in cui si trova, è opera di Dio.

È voluta da Dio.

Ho detto ieri che la situazione in cui ci troviamo, indipendentemente da ogni situazione di colpa, è opera di Dio.

Oggi, la situazione in cui tu sei, il pasticcio in cui tu sei, è voluto da Dio.

Perché tutto è creazione di Dio.

È inutile che noi ci voltiamo indietro: “Se io avessi fatto, se io non avessi fatto...”.

No, così, come attualmente sei, quello è voluto da Dio.

Dio però non ti mette in questa situazione, perché tu abbia a restare in questa situazione.

Tu la devi accettare come voluta da Dio, altrimenti cominci a girare attorno a te stesso e non ne esci.

Quindi la realtà in cui ti trovi è voluta da Dio, ma poi in questa tua situazione ti dice di andarti a lavare.

È da adesso in avanti, che devi assorbire la tua situazione nello spirito di Dio.

A.: Ma nella nostra vita questo fango è un farci prendere coscienza.

Luigi: Questo fango è un farci prendere coscienza che la situazione in cui ci troviamo, è voluta da Dio.

Adamo è fatto di terra.

Proprio la parola “adamo”, vuol dire tratto dalla terra.

Fatto di terra.

Però è opera di Dio.

Non bisogna mai separare l’opera di Dio: è opera di Dio.

Quindi è terra ma terra fatta da Dio, operata da Dio.

Così la situazione in cui ci troviamo è terra.

Però è opera di Dio.

Non bisogna mai disgiungere la situazione in cui ci troviamo dall’opera di Dio.

È voluta da Dio, è opera di Dio.

Quindi è terra, ma terra fatta da Dio, operata da Dio.

Così, la situazione in cui noi ci troviamo è terra, però è opera di Dio.

Non bisogna mai disgiungere la situazione in cui ci troviamo dall’opera di Dio.

È voluta da Dio.

È opera di Dio.

Quindi non analizzare la cosa secondo il tuo io.

Ma mantieni sempre la cosa, unita allo Spirito di Dio.

È Dio che mi presenta questo.

Se è Dio che me lo presenta, io non debbo selezionare, analizzare la cosa in sé, ma devo cercare presso Dio il significato di quella situazione in cui Lui mi ha posto.

Cosa Dio mi vuole dire attraverso quella situazione in cui Lui mi ha posto.

Cioè debbo ragionare la cosa con Dio.

Non debbo spaccare la testa per vedere il pensiero.

Devo cercare il pensiero presso Dio.

A.: La necessità di questo fango per farmi desiderare i doni maggiori non la capisco.

Luigi: No, prima di tutto devo sapere che è Lui che mi ha messo la terra negli occhi.

A.: Quindi per farmi vedere il mio niente...

Luigi: No.

È per farmi capire che la situazione in cui mi trovo è voluta da Lui.

Non mi trovo in questa situazione qui perché sono nato disgraziato, per un carico ereditario, per colpa della società.

Non è questo.

Arriva Dio e mi conferma, con il fango, che la situazione in cui mi trovo è voluta da Lui: “Sono Io che ti faccio questo”.

“Sono Io che ti ho voluta così, in quel punto lì, in quella situazione così”.

A.: Me la conferma ma non perché io rimanga in quella situazione.

Luigi: Lui me la conferma, in modo che io l’abbia ad accettare da Lui.

Per riconoscere che è opera sua.

Non è opera mia.

Non è opera della natura.

Non è opera del caso.

Non è opera di Freud.

La mia situazione è opera di Dio.

Quindi la situazione in cui tu ti trovi, non attribuirla ad altro o ad altri.

Non analizzarla, perché se analizzi, come dico arriviamo al carbone.

Arriviamo al fango, arriviamo alla terra, arriviamo a distruggere tutto.

E ci sfugge l’essenziale.

Quindi se voglio rispettare la cosa in sé, per arrivare al significato, debbo accettarla da Dio.

La situazione in cui mi trovo è voluta da Dio.

Quindi non preoccuparti di cambiare la tua situazione.

Nel tuo campo c’è la zizzania?

Non preoccuparti di togliere la zizzania.

Il problema non è quello di togliere la zizzania.

La situazione in cui tu ti trovi è voluta da Dio.

Soltanto se tu sei in sintonia con Dio, puoi ascoltare la Parola di Dio.

Allora il fango diventa un mezzo di comunicazione e adesso Gesù ti dice di andare a lavarti.

Prima cieco non poteva capire di andarsi a lavare, lo avrebbe visto come un assurdo se si era appena lavato.

Adesso che gli ha messo il fango sugli occhi, capisce perché Gesù gli dice di andare a lavarsi.

Quindi gli dà una giustificazione, gli dà una ragione.

Perché lì abbiamo tutta la trafila per arrivare alla luce.

Si parte dal fango per arrivare alla luce.

Le cose non sono fatte a capriccio.

Dio non opera a capriccio.

Quindi se ha posto il fango su degli occhi ciechi, c’è una ragione profonda.

E il fango diventa il mezzo per comunicare all’uomo.

Cosa vuol dire?

Vuol dire rendere comprensibile alla mentalità dell’uomo la Parola di Dio, la Volontà di Dio, in modo che l’uomo possa farla.

Se qualcuno mi dicesse di andare sulla lune, io non posso andare sulla luna.

Però se mi presenta il veicolo per andare sulla luna, ho la possibilità.

Ma se non mi presenta il veicolo per andare sulla luna, io assolutamente non posso farlo.

Nella situazione in cui io mi trovo, non vedo Dio, perché sono nel pensiero del mio io.

E fintanto che sono nel pensiero del mio io, io non vedrò mai Dio, però vedrò il fango, i segni di Dio.

Ma devo tenere presente che sono segni di Dio.

Non devo vedere soltanto il fango.

Il fango non mi guarisce da solo.

A.: Nel pensiero del mio io lo posso già vedere come un segno di Dio?

Luigi: No.

Bisogna che ci sia Dio che mi mette questo fango sugli occhi.

Bisogna che sia Lui a mettermelo.

È Lui che parla con me.

È Lui che opera con me.

Quell’uomo era già cieco ma forse non vedeva la sua cecità come voluta da Dio.

Adesso arriva Cristo e gli fa vedere che è un Altro che gli ha messo addosso la sua cecità.

E vede che quest’Altro è Dio.

A.: Se lo accetto da Dio, Lui poi mi manderà a lavarmi.

Luigi: Se vedo nella situazione in cui mi trovo, l’opera di Dio.

Adamo è fatto di fango ma opera di Dio.

Per cui Adamo, non deve disgiungere il suo fango, dall’opera di Dio.

C’è l’opera di Dio nel fango in Adamo.

Per cui l’uomo deve sempre tenere presente questo: come sono adesso è opera di Dio.

B.: La mia situazione e tutto ciò che mi arriva è fango...

Luigi: È voluto da Dio.

È volontà di Dio.

È  volontà di Dio, ma  io non devo dire che essendo volontà di Dio io vivo per quello.

Lì farei un altro errore.

B.: Se non mi arriva la parola di Dio che conferma la mia cecità, io non posso accettarla...

Luigi: Sì, posso accettarla.

B.: Ma quando Gesù mette a me personalmente del fango sui miei occhi?

Luigi: Quando mi fa capire che la situazione in cui mi trovo è voluta da Lui.

È voluta da Lui  ma non perché io ci resti.

B.: Qualunque persona se coltiva il Pensiero di Dio in sé, arriverà a ascoltare questa Parola di Cristo...

Luigi: Non importa se coltiva o meno, ci pensa Dio a farci capire questo.

L’importante è che noi non disgiungiamo la nostra situazione da Dio.

Altrimenti dico che la mia situazione è effetto del sesso (Freud) o dell’ingiustizia sociale (Marx), io vado a cercare queste giustificazioni, non posso farne a meno.

B.: Rapporto orizzontale tra causa ed effetto ed escludiamo Dio.

Luigi: Dio centra in tutto e noi non dobbiamo separare nulla da Dio, perché tutto è creazione di Dio.

Questa è la condizione perché avvenga la comunicazione della Parola di Dio che  poi dopo mi farà uscire dal mio fango.

Ma io non ricevo la comunicazione di Dio, se non riconosco che tutto è opera di Dio.

Non posso riceverla, perché per ricevere deve esserci sintonia.

Altrimenti il mio orecchio è sordo, l’Altro mi parla ma io non sento niente.

Se uno mi parla bisogna che il mio orecchio vibri, cioè sia sulla stessa lunghezza d’onda, sintonia di colui che mi parla, altrimenti capta niente.

La Parola di Dio parlando a me, mi conduce a desiderare una cosa che non posso assolutamente trovare se nono desiderandola.

Allora mi metto in movimento verso l’infinito, altrimenti non posso.

C.: Nell’accettare quello che Lui mi presenta, mi muovo per fare la sua Volontà.

Luigi: No, io non mi muovo se Lui non fa arrivare una sua parola.

Riconoscere che la situazione in cui mi trovo è voluta da Lui, è la condizione necessaria per ricevere una sua parola.

È mezzo di comunicazione.

Altrimenti non sono in sintonia e non posso ricevere la sua parola.

Se io sono associato a un problema diverso, quelle di Dio per me sono soltanto parole.

La mia realtà è un altra.

Io non potrò mai passare da “quelle sono solo parole” a dire “questo interessa me”, se Dio non mi fa riconoscere che la situazione in cui mi trovo è opera sua.

Come riconosco che questo è opera sua, le sue parole non sono soltanto parole, interessano la mia realtà.

Per cui il fango in cui mi trovo, la realtà in cui mi trovo, diventa il mezzo di comunicazione, il mezzo attraverso cui Dio mi può dire la sua parola.

La sua parola che mi fa uscire dalla situazione in cui mi trovo.

C.: Perché scossa da questo fango mi muovo...

Luigi: No, non “mi muovo”, posso intendere la sua parola, è la sua parola che mi fa muovere.

Se Lui non mi parla, io non posso muovermi.

È la parola che stabilisce un movimento tra ciò che Lui vuole da me, tra il suo infinito e quello che io sono.

Stabilisce una corrente.

C.: La prima cosa che Lui vuole è il superamento del mio io?

Luigi: Sì ma io mi supero in quanto accetto la mia situazione voluta da Lui e ascolto la sua Parola.

Ascolto la sua Parola: parto.

Partendo supero il mio io, perché a questo punto io sto facendo la sua Parola.

“Dove stai andando?”, “Lui mi ha detto che devo andare a Siloe e vado”.

“Abramo parti dalla tua terra”.

Ecco la Parola.

Come mai sei partito?

È Lui che me lo ha detto.

A questo punto qui, io ho superato il pensiero del mio io.

Se penso a me stesso no, perché io ho il mio paese, la mia famiglia e resto qui e questo ti mette in conflitto con la parola di Dio.

C.: Ma tra il partire e il desiderare i doni maggiori c’è un bel pezzo di strada da fare.

Luigi: No.

Il partire è già un desiderare, lo vedremo poi.

Questo partire per andarsi a lavare, è già un desiderare.

Il cieco sta già desiderando.

Cosa sta desiderando?

Sta desiderando quello di cui gli ha parlato Gesù.

Sta desiderando la realizzazione della Parola.

La Parola di Dio che cosa dice a me?

La Parola di Dio dice a me Dio: Dio parla solo di Sé.

Se io ascolto la Parola di Dio parto spiritualmente.

Cioè desidero.

E desideri che cosa?

Ciò di cui mi parla Dio.

Ma di cosa ti parla Dio?

Dio ti parla solo di Dio.

La parola di uno, non è altro che il suo pensiero.

La parola esprime il pensiero di uno.

Se io ascolto quella parola, sto già camminando verso il suo pensiero.

Verso il pensiero di quest’Uno.

Cioè verso il Pensiero di Dio.

Il quale Pensiero di Dio, non può essere dato se non è desiderato.

Ma io sto già desiderando, quindi in me si sta già formando la capacità di poter accogliere la rivelazione del Pensiero di Dio.

Quindi sto già camminando verso il dono maggiore di Dio.

Il dono maggiore di Dio è la conoscenza di Dio.

Che è vita eterna.

A questo punto, siccome la creatura è partita sulla Parola, già sta camminando verso il dono maggiore.

Dio non mi dice di andare a Cuneo, a Torino o a Genova.

La volontà di Dio non sta nell’andare qui o là, la volontà di Dio è che io lo conosca.

Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità.

Oh se tu conoscessi il dono di Dio!

Il problema è un problema di conoscenza.

Giovanni Battista: “In voi c’è uno che voi non conoscete”.

Sempre il problema della conoscenza.

Il problema essenziale è quello della conoscenza.

Questo è il dono maggiore.

Questa conoscenza non può essere data se non è desiderata.

Viene dato a colui che chiede, viene aperto a chi bussa e risposto a chi domanda.

Allora la Parola di Dio mi mette in movimento.

Questo movimento mi fa superare la mia situazione, quindi mi fa superare il mio io.

Perché io nel pensiero del mio io tendo a fossilizzarmi nella mia situazione.

Magari imprecando, ma più impreco e più mi fossilizzo.

C.: La prima cosa è accettare.

Luigi: Accetta la tua situazione così come sei.

Sei malata? Sei sana? Sei ricca? Sei povera? Hai la zizzania addosso?

Non preoccuparti di cambiarti.

Non preoccuparti di togliere il male, non preoccuparti di togliere la zizzania.

Non resistere nemmeno al male.

Fai crescere il bene.

Quindi prima di tutto accetta la tua situazione, perché è voluta da Dio.

Tutto è voluto da Dio.

Nulla esiste che non sia voluto da Dio.

Anche la tua situazione, così come sei, è voluta da Dio.

Accettala da Dio.

Se tu l’accetti da Dio, adesso entri in sintonia con Dio e puoi ricevere la sua Parola.

La Parola ti mette in movimento, quindi c’è il superamento dell’io.

E stai già camminando verso i doni maggiori.

Noi il più delle volte facciamo l’errore di non ascoltare la Parola di Dio, nel senso che diciamo: “Dio mi ha voluto così, il mio destino è questo e mi rassegno”.

No, tu sei nella notte ma non ti devi rassegnare.

Tu non ti devi rassegnare alla notte.

La notte è voluta da Dio ma non è voluta da Dio perché tu resti nella notte.

Dio ti ha messo nella notte affinché tu abbia a desiderare la luce.

Noi invece il più delle volte diciamo: “Beh la vita è fatta così” e ci rassegniamo e diciamo che questa è volontà di Dio, ecco l’errore che facciamo.

Non ci accorgiamo che rassegnandoci, c’è il pensiero del mio io lì in mezzo.

C.: Una scusa per non impegnarsi...

Luigi: È il pensiero del mio io.

È una scusa per non muovermi.

D.: Dio mi carica di terra...

Luigi: Io sono già carico di terra, naturalmente, perché sono nel pensiero del mio io.

Però Dio mi carica ancora di terra.

Mi carica fino al punto in cui io capisco che è volontà di Dio.

Per cui io sono carico di terra, però faccio i miei affari, lavoro, a un certo momento mi trovo immobilizzato in un letto: volontà di Dio.

Hai capito?

È voluto da Dio.

Adesso qui c’è la possibilità della resurrezione.

E.: E se io non ricevo da Dio la mia situazione?

Luigi: A quel punto lì, io faccio un errore gravissimo perché cambio soggetto.

Se cambio soggetto non ricevo la comunicazione, non ricevo assolutamente niente.

La colpa è della natura, del caso, dell’uomo, io cambio soggetto.

No, la colpa è di Dio.

Dio è il Creatore.

Se io cambio soggetto sono in colpa.

Perché escludo Dio.

Dio è Colui che non posso ignorare.

Allora escludendo, voglio ignorare quello che non posso ignorare.

E allora sono in colpa.

Se io non guardo il segnale stradale e lo trascuro, io entro in colpa, il segnale mi è dato.

Quindi Dio Creatore mi è dato, mi è annunciato.

Non lo posso ignorare.

Posso volerlo ignorare.

E allora entro in colpa.

È come se tu volessi trascurare il dato principale di un problema: certamente la soluzione sarà sbagliata.

Perché tu hai trascurato quel dato.

D.: Ma il cieco quando va a lavarsi ha già capito che chi gli ha sporcato gli occhi lo renderà sano?

Luigi: No, assolutamente no.

Per Lui è stata una sorpresa.

Va a lavarsi perché è sporco.

E.: Ma noi non ci accorgiamo che la nostra terra ce l’ha messa Cristo.

Luigi: Arriva il momento in cui ce ne accorgiamo, perché non possiamo ignorarlo.

Lui opera al punto tale che a un certo momento mi paralizza, mi manda una disgrazia e a un certo momento devo riconoscere che c’è un altra volontà che opera nella mia vita.

Io volevo una cosa e mi arriva tutto il contrario, come mai?

Cero, io posso dire: “La colpa è di quel lavativo”.

Cioè posso attribuire a una causa apparente.

Ma allora io lì trascuro quello che non posso ignorare.

Non posso ignorare il Creatore, mi basta il filo d’erba.

E.: Però questa situazione, volontà di Dio, non è causata dal peccato.

Luigi: Lo dice Gesù quando gli chiedono chi ha peccato per essere nato cieco quest’uomo.

E.: Quindi la materialità che ci sta attorno non è peccato.

Però perché per conoscere Dio che è spirito, bisogna passare attraverso il suo opposto cioè la materia.

Luigi: È necessario perché nel pensiero del mio io, io non posso conoscere le cose dello Spirito.

Dio si conosce soltanto nel Pensiero di Dio.

E non posso arrivare al Pensiero di Dio, se non superando il pensiero del mio io.

E se non supero il pensiero del mio io, io vedo i segni di Dio, ma non posso vedere Dio.

C’è diversità tra il segno di Dio e Dio.

Dio fa sentire il suo segno nel pensiero del mio io, non rivela il suo volto nel pensiero del mio io.

Lui rivela il suo volto solo nel suo Pensiero.

Ma non nel pensiero del mio io.

Nel pensiero del mio io Lui fa sentire i segni di Sé, Dio entra nel pensiero del mio io con un segno di Sé.

È la volontà che è in conflitto con la mia.

Io voglio una cosa e non riesco a ottenerla.

Come mai? Chi sei tu?

È l’asina di Baalam, c’è una volontà che contrasta noi.

Quale è questa volontà che mi contrasta?

Che entra in conflitto con me.

Non la posso ignorare perché entra in conflitto con me.

Per farmi capire che c’è.

Io la voglio ignorare e lei mi vuole fare capire che c’è.

E soltanto quando capisco che c’è un altro che sta operando nella mia vita, nel campo dei segni posso dedicarmi a Lui.

Io non posso vedere Dio, ma la pietra la posso vedere.

Come mai tu vedi la pietra e non vedi Dio?

Io vedo l’albero, vedo l’uomo, vedo te.

Perché vedo te e non vedo Dio?

Perché vedo la creatura?

La creatura è un segno di Dio nel pensiero del mio io.

Io sto camminando per la strada e vedo un muro bianco, posso farci uno scarabocchio sopra con un pezzo di carbone.

Ho fatto un segno su quel muro.

È un segno ma il muro non vede mica me.

Ora fintanto che sono nel pensiero del mio io, io ricevo i segni di Dio, è Dio che mi fa uno scarabocchio su di me, però io non vedo il suo volto, non vedo il significato, non vedo il suo Pensiero, perché per vederlo devo superare il pensiero del mio io.

E fintanto che sono nel pensiero del mio io, io subisco i segni di Dio ma non vedo però il volto di Dio.

Non vedo la Verità.

Non posso conoscere, subisco.

Subisco ma non conosco.

Per conoscere devo superare il pensiero del mio io ed entrare nel Pensiero di Dio.

Fintanto che ho la possibilità di questo passaggio dal pensiero del mio io, al Pensiero di Dio, ho la possibilità di vedere il volto di Dio.

Perché il volto di Dio lo si conosce solo in Dio e da Dio.

Da Dio, non dal mio io.

Nel mio io, io vado a finire nell’inferno.

E l’inferno sono tutti segni di Dio.

Ma non vedo il volto di Dio.

Nell’inferno si subiscono tutti segni di Dio.

Ma il volto della Verità non si vede e non si può vedere.

Nel pensiero dell’io non possiamo vedere Dio.

E.: Quindi in tutta la creazione c’è il pensiero di Dio e l’io c’è perché?

Luigi: Perché soltanto superandolo posso pensare Dio.

Posso cioè entrare nel Pensiero di Dio e nel Pensiero di Dio, entrare nella Verità.

Ecco per cui la Verità, si concede soltanto là, dove è desiderata.

Però nessuno mi obbliga a superarmi, nemmeno Dio, sia chiaro.

Perché il pensiero di dell’io è opera di Dio, è Dio che me lo ha dato.

Ecco perché la conoscenza richiede questo superamento.

Soltanto la persona umana può rifiutare di mettersi al centro, perché è giusto che al centro dei suoi pensieri vi sia il Creatore.

È lì che si stabilisce il principio della conoscenza: nel superamento dell’io.

È lì che si forma la convinzione: io sono convinto che non devo vivere per e nel pensiero del mio io.

F.: L’uomo ha la possibilità di realizzarsi nel momento in cui supera il pensiero del suo io.

Luigi: Certo, l’uomo si realizza in Dio.

Noi crediamo di realizzarci pensando a noi stessi.

E facciamo l’errore come chi volesse trovare il pensiero di una persona spaccandogli il cranio.

Noi facciamo quell’errore lì.

Se tu apri il cranio di una persona tu trovi solo carne sanguinolenta ma certamente non trovi il pensiero.

E hai perso anche la persona.

Noi pensando a noi stessi, non facciamo altro che questo lavoro qui.

Glorifica Dio, cerca Dio, pensa Dio e realizzerai te stesso, perché è Dio che ti realizza.

Noi siamo realizzati in quanto non pensiamo a noi stessi ma pensiamo al tu.

È guardando l’altro che io sono.

Ma guardando me mi distruggo.

F.: E i segni non capiti ci distruggono.

Luigi: Soltanto il significato mi dà la capacità di sopportare il segno.

La cosa che non è compresa nel suo significato diventa insopportabile.

Perché noi siamo fatti per il significato delle cose, non per le cose.

Il significato delle cose noi lo cerchiamo solo se teniamo presente Dio e quindi accettiamo tutto da Dio.

Altrimenti a noi non salta neppure in testa di cercare il significato delle cose: attribuisco le cose alle cause e alle persone che vedo operare: “Quello è un lavativo”.

Quello che mi sospinge a cercare il significato è accettare tutto da Dio, poiché Lui è il Creatore.

In quanto penso Dio Creatore, già questo mi mette in movimento:”Perché Dio fa questo?”.

Ecco mi stimola a cercare il significato.

Cercare il significato vuole dire cercare l’intenzione, il pensiero di uno che sta operando.

E io non cerco il pensiero di quell’uno se io non l’ho presente.

Se non ho presente la persona che opera non cerco mica il significato.

Mi fermo alla mia realtà dei sensi.

G.: Il cieco accetta la volontà di Dio senza sapere chi è che gli ha sporcato gli occhi, quando si lava s’accorge che chi lo aveva sporcato era lo stesso che gli aveva dato la vista.

Luigi: No, lui non sa niente.

Lui sa soltanto che un tale, gli ha messo fango sugli occhi, gli ha detto di andarsi a lavare a Siloe, lui è andato a lavarsi e adesso ci vede.

Quindi fa il confronto: prima non vedeva e adesso vede.

Come sia avvenuto non lo sa.

Chi gli abbia aperto gli occhi non lo sa.

Lo saprà all’ultimo, adesso non lo sa.

Gesù era un uomo qualunque, mica aveva scritto in fronte “Figlio di Dio”.

Ha accettato, ha ubbidito, ha visto.

Questa è una lezione di Dio per farci capire quello che avviene in noi.

Dio è luce e vuole farci sapere e per farci sapere che ci presenta queste scene.

Ma Dio non obbliga nessuno, infatti risponde soltanto al desiderio dell’uomo.

H.: Quindi il Signore opera su di noi per farci più ciechi di quello che già lo siamo.

Luigi: “Io sono venuto per compiere un opera meravigliosa: rendere ciechi coloro che credono di vedere, e far vedere coloro che sono ciechi”.

Noi abbiamo gli occhi pieni di terra ma noi crediamo di vedere: la realtà è questa, il mondo è questo diciamo e sentenziamo a destra e a manca.

Ebbene noi che vediamo siamo in attesa che Dio ci renda ciechi.

Fintanto che noi crediamo di vedere, dobbiamo aspettarci che Lui ci metta del fango sugli occhi e ci renda ciechi.

È un passaggio necessario, obbligato.

H.: La parola di Dio quando viene sicuramente è diversa da quella che ci aspettiamo...

Luigi: Perché?

Può essere che la sua parola corrisponda al sogno che portavo in me.

Non è detto che Dio sia contrario a priori all’uomo.

È contrario se io sono nel pensiero di me stesso, ma se io sono cieco e sto desiderando la luce, la sua parola è luce per me.

I primi discepoli hanno detto: “Ho trovato”.

E cosa hanno trovato?

Hanno trovato Colui che corrispondeva al loro desiderio al loro sogno.

Dio non è sempre il “Bastian contrario”.

Certo che se io voglio che il semaforo rosso sia verde, vedo il semaforo come una volontà contraria alla mia.

Dio è luce per la mia anima, il pane della mia fame, l’acqua della mia sete d’assoluto.

J.: Anche se è voluta da Dio, la colpa è mia nel ricevere una bastonata da Dio, perché non l’ho messo prima di tutto.

Luigi: Noi non dobbiamo pensare a noi stessi.

Noi dobbiamo accettare tutto da Dio.

Tutto, perché è Lui il creatore.

Certo quanto prima noi ci svegliamo a riconoscere che tutto è opera sua, tanto più noi cominciamo a vivere.

Dio arriva là, dove noi veniamo a trovarci.

Ma è la sua misericordia che scenda là, dove io sono venuto a trovarmi.

J.: Se io ho un sogno e quindi non lo realizzo perché la mia volontà è diversa da quella di Dio...

Luigi: Lui me lo impedisce.

Noi vogliamo costruire la torre di Babele e Lui a un certo momento scende a rovinare questa costruzione.

Noi nella nostra vita stiamo sempre costruendo delle torri di Babele.

E a un certo momento, Lui scende per rovinare questa torre di Babele.

J.: Ma allora i miei desideri e i miei sogni non saranno mai realizzati...

Luigi: Il mio sogno è il sogno di Dio.

Io devo arrivare a capire che il mio sogno è il sogno di Dio.

Io sto sognando (malamente) perché porto il sogno di Dio, ma sto cercando le stelle alpine in un campo di grano.

Certamente non riuscirà mai a realizzare di trovare una stella alpina in un campo di grano.

J.: Cerca prima di tutto il regno di Dio e tutto il resto ti darà dato in sovrappiù, in questo sovrappiù io vedo anche la realizzazione dei miei desideri.

Luigi: Infatti lui mi inonda di stelle alpine, vuole soltanto che noi le cerchiamo nel posto giusto.

Quando le cercheremo nel posto giusto, noi troveremo Lui e tutto il resto.

Qualunque cosa voi desidererete vi sarà data, ma nel posto giusto.

Trovando Dio trovo tutti i miei sogni.

Lui diventa il mio sogno.

Ma già nel campo umano, prima si hanno contatti, amici, conoscenti ma quando hai trovato l’uomo dei tuoi sogni hai trovato tutto.

Noi siamo affamati di Dio in tutto quello che cerchiamo.

Tutti i nostri sogni, sono solo una proiezione di questa presenza di Dio che abbiamo in noi.

E battiamo delle nasate, perché chiamiamo dio quello che non è dio.

Il mio dio è il lavoro, il mio dio è il marito, il mio dio sono i figli e poi ci accorgiamo che non sono e non possono essere Dio: sto sbagliando il luogo.

Dio vuole portare a compimento i miei sogni, ma il luogo dei nostri sogni è Dio, è la Verità, è l’infinito, è la vita eterna.

K.: Tutto questo coincide con il Dio che prende su di noi i nostri peccati?

Luigi: Questo mettere il fango sui nostri occhi ciechi, vuol proprio dire che Cristo prende su di sé la nostra situazione.

Prende su di se la mia situazione e la fa sua creazione.

Io credevo che fosse mia e invece è sua questa situazione in cui io mi trovo.

E come fa a farmi capire che è sua?

È Lui stesso che carica la situazione in cui io mi trovo con un intervento suo.

Io credevo che fosse la natura, il caso, il destino e invece è intervenuto Lui e la mia situazione è opera sua.

K.: Questo fango che al pensiero dell’io sembra qualcosa di negativo è necessario per la nostra salvezza.

Luigi: Apparentemente è un assurdo: già è cieco e Gesù gli aggiunge ancora della terra?

Mentre invece c’è una positività.

Tutta l’opera di Dio è positiva.

Il fango è per farti capire che la cecità, la situazione in cui ti trovi è opera di Dio.

Non attribuirla a colpa, peccato, destino, caso natura, non attribuirla a nient’altro che a Dio, perché è opera di Dio.

E te lo fa capire mettendoti Lui stesso del fango sugli occhi.

Questa è la condizione per potere ricevere la comunicazione di Dio.

La mia terra vibra, entra in sintonia con Dio, in quanto riconosco che è opera di Dio ma fintanto che non riconosco che la mia terra è opera di Dio, la mia terra non vibra sulla Parola di Dio.

La Parola di Dio è là e la mia terra è qui.

Non c’è risonanza.

Quando c’è accordo tra gli strumenti musicali, tu tocchi una corda e quella vicina vibra, ecco, c’è accordo.

La nostra terra è uno strumento musicale quando c’è accordo con Dio. tenendo presente Dio creatore, vibra alla Parola di Dio.

In caso diverso no.

Quindi noi riceviamo comunicazioni di Dio, in quanto c’è questa sintonia.

Lui opera per trasformarci in uno strumento musicale e poi dopo suona.

W.: Dio scrive sulla nostra terra la sua volontà, quindi tutto è volontà di Dio, noi siamo chiamati a conoscerla in anticipo questa volontà?

Luigi: Soltanto trovando la sua volontà, noi cominciamo ad avere la luce, la sapienza.

Altrimenti noi prendiamo solo delle cantonate.

La sua volontà diventa una strada, una via,

Prima io non facevo altro che girare da una cosa all’altra, non sapevo per che cosa vivere.

Adesso conoscendo la sua volontà, hai la strada.

La sua Volontà è una strada: cammina.

La luce è luce, proprio in quanto mi propone un cammino.

W.: Ma è sempre l’io che sceglie...

Luigi: “Non siete voi che avete scelto me ma sono Io che ho scelto voi”.

L’uomo da solo fa assolutamente niente, non può scegliere.

W.: L’uomo subisce la Volontà...

Luigi: Perché è Dio che viene a me e quando viene a me, dà a me la possibilità di aderire ma la grazia è sua.

Se Lui non parla, io non mi muovo dalla mia situazione.

Non posso assolutamente: “Senza di Me non fate niente”.

Cioè noi possiamo muoverci soltanto quando Lui bussa alla porta.

Ma se non c’è nessuno che bussa alla porta, tu non vai ad aprire.

Tu vai ad aprire, in quanto c’è l’altro che ti chiama.

È la sua Parola che ti muove, per cui la grazia è sua.

Si capisce che la sua Parola, richiede la tua corrispondenza, però la grazia è sua.

Se Lui non parla, noi esperimentiamo il niente.

Z.: Gesù però usa mezzi diversi, l’acqua con la samaritana per esempio...

Luigi: È tutto fango, terra.

Z.: Anche con Adamo Dio comunicava per mezzo della terra, ma se per grazia di Dio superiamo l’io, Dio comunica con noi con che cosa?

Luigi: Con il suo Pensiero.

Con suo Figlio.

Z.: Ma bisogna farne tanta di strada per giungere a desiderare i doni maggiori.

Luigi: In quanto io parto sulla Parola di Dio, già sono trasformato in desiderio.

È la parola di Dio che mi trasforma in desiderio di Dio.

La Parola di Dio, non fa altro che parlarmi di Dio.

Quindi se mi parla di Dio, mi fa desiderare Dio.

Il desiderio di Dio mi rende già capace di portare i doni maggiori e quindi di riceverli.

Z.: E questo mezzo del Pensiero, Dio lo usa solo dopo il superamento del pensiero del nostro io.

Luigi: Io non posso pensare due cose contemporaneamente.


- Pensieri conclusivi -


A.: Per arrivare alla comunicazione con Dio attraverso il suo Pensiero, bisogna desiderare i doni maggiori.

B.: La situazione in cui siamo è voluta da Dio, perché è il meglio che possiamo avere per avvicinarci a Lui.

Luigi: Non è il “meglio”, è la condizione essenziale per potere ricevere la comunicazione, altrimenti non ricevo la comunicazione.

È l’unica possibilità, per ricevere la comunicazione.

Altrimenti non ricevo la comunicazione di Dio.

È come se tu fossi sotto una campana in cui si è fatto il vuoto, ti non ricevi nessuna comunicazione.

Dove c’è il vuoto non c’è comunicazione.

Non rimbomba assolutamente niente.

Se c’è il vuoto non c’è nessuna comunicazione possibile.

Per ricevere comunicazione, bisogna che tu vibri sulla stessa lunghezza d’onda dell’altro.

Ora tu vibri nella stessa lunghezza d’onda di Dio, se accetti la situazione in cui tu ti trovi come voluta da Dio, qui sei in sintonia con Dio.

Allora ricevi comunicazione, ricevi la Parola di Dio.

In caso diverso, non puoi ricevere.

Sei sottovuoto.

C.: Solo Dio può rendermi interiormente libera.

Luigi: Solo Dio.

D.: La situazione in cui mi trovo è opera di Dio, in modo che io possa ricevere la sua comunicazione.

Luigi: Io devo  riconoscerlo.

Dio in un primo tempo opera in tutto per farmi capire che la situazione in cui io mi trovo è opera sua.

E questa è la condizione essenziale per ricevere poi dopo la sua Parola.

D.: Però non devo rimanere in questa situazione...

Luigi: Se ho detto che è la condizione per ricevere la sua Parola, evidentemente la Parola di Dio non ti lascia in quella situazione, ti cambia.

D.: Ma l’accettare la mia situazione come voluta da Dio già mi cambia,..

Luigi: Quello che mi fa cambiare la situazione è la Parola di Dio ma io devo accettare prima la mia situazione come voluta da Dio.

Altrimenti non posso ricevere la Parola di Dio che mi fa cambiare.

Che mi fa cioè uscire dalla mia situazione.

E.: Per essere in comunicazione con Dio, devo pensare sempre a Lui e non a me stessa.

Luigi: Se penso a me stesso sono sotto una campana sottovuoto.

C’è l’incomunicabilità.

Sai cosa è l’incomunicabilità? Tu parli e l’altro non capisce niente: le parallele convergenti.

F.: La situazione in cui mi trovo può anche non cambiare, però posso cambiare io, quindi cambia.

Luigi: Se cambia il nostro io cambia tutto.

G.: Dio ha predisposto le cose per farsi conoscere.

H.: Dio è il Creatore.

I.: Riconoscere come opera di Dio, la situazione in cui siamo.

L.: I tempi sono di Dio e con Dio posso accettare che tutto è opera sua.

Luigi: Solo con Lui.

Solo col Pensiero di Dio posso riconoscere le cose di Dio, in caso diverso non posso.

Per cui se non credo che Dio è creatore, non posso ricevere la comunicazione di Dio, attribuisco tutto a cause naturali: caso, uomini, natura.

Come non posso trovare il pensiero di un uomo spaccandogli il cranio.

Eppure il pensiero c’è.

M.: Se attribuisco a me una situazione difficile cado nell’angoscia.

Se attribuisco agli altri cado nel giudizio e nella rabbia.

Se attribuisco a Dio è una grande liberazione.

È come se Lui prendesse tutto il peso che porto io.

Luigi: Adesso magari non puoi capire, capirai poi.

N.: Il fango Dio me lo pone quando aggrava la mia situazione, perché è proprio questo che mi scuote e che mi fa accettare il fatto che è Lui a volere la mia situazione, perché se noto una volontà contraria lo accetto.

E tutto questo fango, lo vedo come una occasione che Dio mi dà, per superare il pensiero del mio io, per cercare Lui.

Luigi: No, tutto questo fango è unicamente per darmi la possibilità di ascoltare la sua Parola.
Perché il fango accettato da Dio come opera sua, mi mette in sintonia con Lui.

Messo in sintonia, adesso ho la possibilità di ascoltare.

Prima non avevo la possibilità di ascoltare.

Quindi Dio, attraverso il fango mi forma l’orecchio.

Quando mi ha formato l’orecchio, adesso mi parla.

Ma prima mi forma l’orecchio.

Quindi con il fango, Lui mi forma l’orecchio.

Formato l’orecchio mi parla.

La Parola poi dopo mi trasforma, mi trasfigura.

N.: Però già nel riconoscere Dio Creatore in una mia situazione tribolata, c’è un superamento dell’io...

Luigi: No, Dio creatore s’impone, anche nel pensiero del mio io.

I suoi segni arrivano anche nel pensiero del mio io.

Anche nell’inferno, il demonio non può ignorare che Dio è il Creatore.

N.: Se io riconosco e accetto una mia situazione come voluta da Dio, non sto superando l’io?

Luigi: No, è la condizione per ascoltare la Parola di Dio.

È la Parola di Dio che mi dà la possibilità di superare l’io.


- Fine -