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Alcuni farisei che erano con Lui intesero queste parole e gli dissero: "Saremmo forse anche noi dei ciechi ?".

Gv 9 Vs 40  Primo tema.


Titolo: La notte sul mondo dell'uomo, la prima notte: la notte dei sensi.


Argomenti: Illuminare e accecare. I farisei rappresentano il problema dell'io dell'uomo. Le concessioni di Dio. Capire il significato delle concessioni di Dio. La Parola di Dio acceca in quanto annulla le false sicurezze dell'uomo. Le ragioni dell'uomo e le ragioni di Dio. Intelligenza e stoltezza. I tre mondi dell'uomo.


 

9/Aprile/1989 Casa di preghiera Fossano.


Siamo giunti al versetto 40 del capitolo nono di San Giovanni: "Alcuni farisei che erano con lui (cioè con quell'uomo cieco che Gesù aveva guarito), intesero queste parole e gli dissero: Saremmo anche noi dei ciechi?".

Anche qui dobbiamo chiederci quale lezione Dio vuole dare a noi, presentandoci questa scena, dopo le parole che Gesù aveva detto: "Sono venuto nel mondo per fare una scelta: affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Dobbiamo chiederci quale lezione c'è per la nostra vita essenziale, poiché in tutta l'opera di Dio c'è sempre una lezione e una lezione personale per noi, soprattutto che cosa Dio ci vuole insegnare circa la strada per giungere a conoscere Lui.

Perché siccome Lui ci ha creati per giungere a conoscere Lui e conoscere Lui è la vita eterna, e questo è il nostro destino, tutto Egli opera per farci camminare verso questo fine, affinché tutto in noi possa giungere al suo compimento.

In ogni cosa Dio ci significa qualche cosa di questo cammino e noi conosciamo questo, in quanto cerchiamo che cosa Dio ci vuole significare di Sé in tutto.

Qui incominciamo l'argomento delle notti dell'uomo.

Il primo tema, quello di questa sera è la notte sul mondo dell'uomo: la notte dei sensi, la prima notte.

Abbiamo visto che il messaggio di Gesù è quello di illuminare e di accecare: "Sono venuto affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi": illuminare e accecare.

Ma abbiamo anche visto le domeniche precedenti che Dio non opera per accecare l'uomo.

Dio è Luce e vuole che tutti si salvino e giungano a vedere la Verità.

Vedere è essere illuminati.

E allora se qui la missione di Gesù viene sintetizzata in questi termini: "Sono venuto affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi", anche quest’accecamento deve essere in funzione della Luce.

Anche la notte è in funzione del giorno.

Qui troviamo dei farisei che di fronte a queste parole di Gesù dicono: "Saremmo anche noi dei ciechi?".

Ci dobbiamo chiedere come in loro sorga questa domanda, quest'interrogazione: "Saremmo anche noi dei ciechi?". Evidentemente nel loro animo c'era la sicurezza di vedere.

Infatti i farisei erano i maestri in Israele.

Gesù stesso lo disse a Nicodemo, quando questi diceva di non capire certe cose: "Come? Tu sei maestro in Israele e non conosci e non capisci queste cose?".

Era un fariseo e come ho detto, i farisei erano i maestri in Israele.

Maestro è colui che vede, colui che sa.

È per questo che di fronte alle parole di Gesù che dice di essere venuto ad accecare coloro che vedono, loro che sapevano di vedere dicono: "Saremmo forse anche noi dei ciechi?".

Evidentemente qui il problema è ciò che essi sono: è questo che li fa parlare.

I farisei rappresentano il problema dell'io dell'uomo.

L'io dell'uomo gioca un brutto tiro all'uomo di fronte alle Parole di Dio, perché anziché interrogare il Signore, per cercare di capire il significato delle cose che Lui dice, per cercare di approfondire le Parole del Signore, l'io fa pensare a se stessi.

Tutte le Parole che il Signore dice sono delle proposte, affinché l'uomo si possa maggiormente interessare per approfondire la Luce.

Quando invece uno pensa a se stesso, pensa a quello che è, pensa a quello che ha, pensa alla figura, pensa magari a quello che deve fare e cambiare, lascia perdere l'approfondimento della Parola che gli giunge.

Ci rivela che nel pensiero del nostro io a noi non interessa l'intelligenza, la Verità di quello che ci viene detto.

A noi nel pensiero del nostro io invece interessa il nostro problema personale.

Di fronte a quelle Parole interessa il giudizio su di noi, interessa magari quello che dobbiamo perdere e che non vogliamo perdere.

O interessa quello che noi siamo, come in questo caso dei farisei.

Il nostro io ci gioca questo brutto tiro, perché facendoci ripiegare su noi stessi, impedisce a noi di dedicarci a quella Parola di Dio che giunge noi e che giunge a noi proprio per farci uscire dalla nostra notte: una notte che è formata essenzialmente dalle nostre sicurezze, da ciò che noi crediamo di vedere e di sapere.

E come succede questo?

Succede perché ci sono i due tempi dell'opera di Dio: Dio opera in un primo tempo per concessioni.

Dio ama per primo, perché soltanto donandosi alla creatura, dà alla creatura la possibilità a sua volta di donarsi.

Dio ama affinché la creatura possa amare.

Dio si sottomette alla creatura, affinché la creatura si possa sottomettere a Dio.

Però proprio in questo primo tempo di concessione cosa succede?

Succede che la creatura ha presente le concessioni di Dio, i talenti che Dio dà, la creazione di Dio, le opere che Dio fa, l'ambiente, le creature che Dio dall'uomo, che non sono Dio, le istituzioni che Dio dà all'uomo che non sono Dio.

Sono tutte concessioni: concessioni perché l'uomo vive di presenza.

E abbiamo visto che se l'uomo non è capace di sottomettere tutto a Dio, perde la Presenza di Dio, non può restare alla Presenza di Dio.

Ma se viene a mancare la Presenza di Dio e non ha alcuna presenza, l'uomo è finito!

Perché l'uomo vive e si sostiene soltanto in quanto ha presente qualche cosa e fintanto ché può vedere qualche cosa, esiste e può avere un significato nella sua vita.

Fintanto che può vedere qualche cosa!

Allora dico: se l'uomo non riesce e fintantoché non riesce a sottomettere tutto Dio, non può restare alla Presenza di Dio.

Ha quali presenze allora?

Ecco l'opera di concessione di Dio! 

Dio che si sottomette a questa creatura che non è capace di restare alla sua Presenza e sottomettendosi offre a questa creatura delle presenze sopportabili dalla creatura stessa, e sono i segni di Dio, ed è la creazione di Dio: tutte concessioni di Dio, presenze che sono compatibili nel pensiero dell'io dell'uomo.

Noi facciamo esperienza della creazione, noi incontriamo le creature, vediamo la loro presenza e tutte queste presenze noi le costatiamo nel pensiero del nostro io: quindi sono compatibili col pensiero del nostro io, e sono opere di Dio per dare a noi la possibilità di vivere: sono concessioni, sono sottomissioni di Dio a noi.

Però abbiamo detto che Dio si sottomette alla creatura, affinché la creatura si sottometta a Lui: Dio ama per primo e amare vuol dire rendersi presente, non perché la creatura abbia a pretendere amore ma affinché la creatura abbia a donare amore: ricevendo amore ha la possibilità, non è detto che lo faccia, però ricevendo amore la creatura ha la possibilità di donare amore.

Dio dà i doni alla creatura, non perché la creatura abbia continuamente a dire: "Danni ancora, dammi ancora!" ma, perché la creatura abbia a capire il significato dei doni, dei talenti che Dio le dà: il significato!

Perché la creatura abbia a trarre interesse dai doni che riceve per il donatore, e qui sta l'intelligenza.

L'intelligenza non sta nel tendere a possedere dei doni o a pretendere dei doni o a trattenere quello che si è ricevuto.

Teniamo sempre presente che colui che tende a trattenere il talento e lo seppellisce e lo mette nel fazzoletto, costui lo perde certamente.

E questa non è intelligenza.

Questa è stoltezza.

L'intelligenza sta nell'applicarsi a intendere il significato dei doni che Dio ci dà.

Ed è questa l'opera del Figlio di Dio che opera in ogni cosa per sottomettere tutto a Dio, tutto al Padre.

Per cui noi dal Padre abbiamo queste concessioni, questi doni, questa sottomissione alla creatura.

E poi abbiamo l'opera del Figlio di Dio che attraverso la sua Parola, con la sua Parola, sottomette noi e i doni che abbiamo ricevuto a Dio .

E questo sottomettere vuol dire condurre noi a capire il significato delle opere, delle concessioni che Dio ci ha dato.

Ecco, abbiamo la Parola che entrando in questo mondo dell'uomo, tende a far uscire l'uomo dalle sue sicurezze, tende a riportare l'uomo nella ricerca del Pensiero, del significato di Dio.

Ecco perché Gesù dice che è venuto per rendere ciechi coloro che vedono.

L'uomo quando ha una presenza vede, e in ciò che ha presente, si giustifica.

Abbiamo visto quante volte l'uomo si giustifica dicendo: "Io ho i buoi, i campi, la moglie".

Sono delle presenze, sono dei doni di Dio e l'uomo si giustifica in queste presenze, perché questa è la sua realtà.

Eppure abbiamo la Parola di Dio che contraddice l'uomo in queste giustificazioni.

L'uomo giustificandosi si ritiene sicuro: è certo.

La certezza dell'uomo è data dal fatto che ha presente una realtà e questa realtà che ha presente può essere la creazione, possono essere i buoi, i campi, la moglie, può essere un lavoro, può essere la famiglia, può essere un istituto, può essere un'istituzione: sono le sicurezze dell'uomo.

Perché l'uomo si trova inserito in una certa realtà e chiama questa "Realtà": Volontà di Dio.

La Parola di Dio viene e butta in aria all'uomo queste sicurezze, annulla queste giustificazioni, non le giustifica.

La Parola di Dio è più forte delle ragioni dell'uomo perché Dio è un essere che l'uomo non può cancellare, è un essere trascendente, l’uomo (la Verità trascende l'uomo): l'uomo lo può trascurare, può far tutto quel che vuole, può non restare alla sua Presenza ma, non può annullarlo!

Non può cancellarlo!

Che cosa ne deriva?

Le ragioni di Dio, le giustificazioni di Dio, sono più forti sull'uomo delle giustificazioni dell'uomo stesso.

L'uomo si giustifica con i buoi, i campi, la moglie o con le sue istituzioni o con i suoi istituti: la Parola di Dio è più forte di questo.

Perché la Parola di Dio sottomette tutto unicamente a Dio.

Annulla tutte le altre ragioni.

È per questo che acceca l'uomo.

L'uomo che era tanto sicuro, di fronte alla Parola di Dio entra in dubbio, entra in crisi.

E questo è l'opera del Figlio di Dio.

L'uomo tende ad arroccarsi sui dati che Dio gli dà, anziché applicarsi a intenderne il significato.

La Parola di Dio viene per sbloccare l'uomo.

È vero che di fronte alla Parola di Dio l'uomo può rifiutarla, se l'uomo nel pensiero del suo io trascura Dio e mette il suo io al centro, a questo punto rifiuta la Parola di Dio, rifiuta quell'aiuto che la Parola di Dio, il Figlio di Dio viene a dargli per cercare di farlo uscire dalle sue sicurezze e metterlo in movimento, perché l'uomo sta vivendo per delle cose che non sono Dio.

E siccome il destino dell'uomo è quello di arrivare a conoscere Dio, il Figlio di Dio annulla tutte quelle giustificazioni con cui l'uomo si giustifica per rimetterlo in movimento.

Abbiamo accennato precedentemente che tre sono i mondi in cui l'uomo viene a trovarsi e quindi tre sono le presenze per i doni di Dio in cui l'uomo viene a trovarsi: abbiamo il mondo esterno, abbiamo il mondo interno, e abbiamo il mondo del Pensiero di Dio.

Questi tre mondi sono doni di Dio, concessioni di Dio alla creatura che non è capace di sottomettere tutto a Dio, per dare alla creatura la possibilità (la possibilità!) di avere una presenza per potersi sostenere, perché senza presenza la creatura non si sostiene.

Però tutte le presenze che la creatura riceve, deve sempre mantenerle unite a Dio che le dà queste presenze, a Colui che è il Creatore, non le deve disunire.

E se le mantiene unite cosa succede?

Succede che la creatura tende a essere intelligente, perché tende sempre a cercare il significato di queste presenze, di questi doni che Dio le concede.

Abbiamo visto nella moltiplicazione dei pani: se fossero stati intelligenti, non avrebbero cercato di farlo re perché così: "Ci garantirebbe il pane".

Ecco che la creatura ricevendo i doni, a un certo momento pretende.

Magari lo elegge re, però pretende dei doni.

E il Signore si sottrae.

Non sono stati intelligenti.

Diciamo: non sono stati intelligenti, perché abbiamo l'interpretazione che Gesù stesso ci dà dopo.

Evidentemente hanno pensato solo a se stessi e nel pensiero di se stessi hanno detto: "Questi è Colui che fa per noi, facciamolo nostro re e provvederà per noi".

Invece, se fossero stati intelligenti, avrebbero cercato la Parola di Dio, perché c'è una Parola di Dio lì.

E cercando la Parola di Dio si sarebbero applicati a questa novità.

L'uomo intelligente si riconosce in questo: di fronte alla Parola nuova aderisce, aderisce e si impegna per capire.

L'uomo stolto si riconosce in questo: di fronte alla novità, alla Parola nuova, si trincera sul suo mondo vecchio e trova nel suo mondo vecchio il motivo per rifiutare la Parola nuova.

Dio è novità continua.

Allora ritorniamo a questi tre mondi che rappresentano tre sicurezze per l'uomo, che costituiscono la realtà dell'uomo.

Concessioni di Dio, per dare all'uomo la possibilità di sussistere, perché l'uomo non è capace di restare alla Presenza di Dio.

E già qui dobbiamo chiederci perché tre?

Per capire perché sono tre, dobbiamo tener presente l'essenziale: Dio crea tutte le cose per condurre l'uomo a conoscerlo, e quindi per renderlo capace di restare alla Presenza di Dio: la vita eterna è proprio questa capacità di restare alla Presenza di Dio, di conoscere Dio (la vita eterna è conoscenza di Dio).

Ora la conoscenza di Dio è possibile soltanto in un punto: nel Pensiero di Dio, nel Figlio di Dio.

Cosa vuol dire questo?

Che il punto essenziale al quale l'uomo deve essere condotto e che l'uomo deve avere a disposizione per giungere al suo destino è il Pensiero di Dio.

Dio non abita fuori.

Dio abita dentro l'uomo.

La Verità è nell'uomo interiore, non può essere fuori dell'uomo, non può essere separata dall'uomo.

Il punto estremo delle concessioni di Dio viene dato dal mondo esterno, dei segni di Dio nel mondo esterno.

Questi mondi sono tre perché rappresentano le tre tappe del cammino dell'uomo per giungere alla conoscenza di Dio partendo dall'estremo confine della terra.

L'estremo confine della terra per l'uomo è il mondo esterno, perché questo mondo è compatibile con l'io.

Questo è l'estremo confine di tutta la creazione di Dio: l'esteriorità, il mondo esteriore, compatibile con il pensiero dell'io dell'uomo, per cui l'uomo non fa fatica a conoscere il mondo esterno, basta guardarlo.

Fa già abbastanza fatica a rientrare in se stesso.

Fa molta fatica a trovare Pensiero di Dio.

Dico: il mondo esteriore che rappresenta l'estremo confine della creazione di Dio, quindi l'estremo confine dell'opera che Dio fa per educare l'uomo a conoscerlo, è in realtà presente all'uomo senza alcuna fatica per l'uomo.

Basta guardare.

L'uomo è attratto dal mondo esterno.

Il mondo esterno l'attrae, però lo rende schiavo.

Perché per poco che l'uomo trascuri Dio, il mondo esterno diventa per Lui la realtà, per cui Lui si giustifica in questa.

La Parola di Dio viene in questa realtà dell'uomo e gli butta in aria le sue ragioni, le sue giustificazioni.

L'uomo contraddetto dalla Parola di Dio entra nella notte: è la prima notte dell'uomo: la notte dei sensi.

Poiché ciò che l'uomo vede e tocca e che scambia per realtà, la sua realtà, è quel mondo che è relativo ai suoi sensi.

Il Figlio di Dio venendo in questo mondo in cui l'uomo è succube, sottomettendosi a questo mondo, parla Parole di Dio, e parlando Parole di Dio, sottomette tutto questo mondo esteriore a Dio.

Sottomettendo tutto a Dio, annulla tutte le giustificazioni con cui l'uomo si giustifica e l'uomo viene a trovarsi contraddetto e si trova nella notte.

La notte inizia là, dove l'uomo viene contraddetto.

Ora quando l'uomo viene contraddetto, gli vengono annullate quelle ragioni con cui Lui si giustificava.

E a questo punto anche se Lui non se ne accorge, se rifiuta la Parola di Dio, quella Parola di Dio che sottomette tutto alla conoscenza di Dio, se l'uomo rifiuta questa Parola di Dio, l'uomo senza rendersene conto incomincia a perdere il significato delle cose.

Ѐ la Parola di Dio che gli annulla il significato delle cose.

Quando l'uomo incomincia a perdere significato delle cose, non riesce più ad avere una ragione per giustificare la sua vita, non si sostiene più.

L'uomo incomincia qui a esperimentare la morte.

La notte è morte.

Una morte che va all'infinito perché è una perdita di valori, una perdita di significati che non si esaurisce mai, che va all'infinito.

E l'uomo corre il rischio d'inaugurare una morte all'infinito.

Siccome l'uomo è creato per entrare in una vita infinita, se non accoglie quella Parola di Dio nuova che butta in aria le sue ragioni, che lo mette, lo getta nella notte perché gli annulla tutte le sue giustificazioni, dico: se l'uomo rifiuta di impegnarsi in quello che la Parola di Dio gli propone, corre rischio di inaugurare una morte crescente all'infinito che non si annulla mai.

Però abbiamo anche detto che Dio non viene per gettarci nella notte, Dio non vuole la morte della sua creatura.

E anche la notte in cui la Parola di Dio getta l'uomo è fatta per la vita.

Abbiamo detto che la prima notte è la notte dei sensi, è la notte quindi in cui l'uomo viene sconfessato circa la giustificazione con cui Lui si giustificava nelle realtà del mondo esteriore, perché tutto il mondo esteriore essendo Parola di Dio, gli deve servire per cercare Dio e non per vivere per le creature: tutta quest'opera è fatta da Dio con un fine positivo.

E qual è il fine positivo di questa notte?

Il fine positivo è quello di farci passare al secondo mondo.

Il primo mondo dell'uomo è rappresentato dal mondo esterno.

Il secondo mondo è rappresentato dal mondo interiore.

La Verità abita nel mondo interiore.

La Parola di Dio getta l'uomo nella prima notte: la notte dei sensi, delle realtà esteriori, per farlo passare al mondo interiore, appunto per fargli fare il primo passo verso la scoperta della Verità, cioè verso la scoperta di Dio, perché Dio abita dentro l'uomo.



Alcuni farisei che erano con Lui intesero queste parole e gli dissero: "Saremmo forse anche noi dei ciechi ?".

Gv 9 Vs 40  Secondo tema.


Titolo: La seconda notte sul mondo dell'uomo: la notte dello spirito.


Argomenti: La tristezza del denaro. Le presenze facili. La presenza difficile: Dio. La Verità non si trova nel mondo esterno. Gli estremi confini della terra. Passaggio dal mondo esteriore al mondo interiore.


 

16/Aprile/1989 Casa di preghiera Fossano.


È proprio questa interrogazione di questi farisei: "Saremmo anche noi ciechi?" che già introdotti a considerare la notte in cui l'uomo viene a trovarsi, accennata dalle Parole stesse di Gesù quando dice: "Sono venuto nel mondo per fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Queste parole si fanno capire che c'è questa cecità sulla strada dell'uomo: una cecità che è provocata da ogni venuta dal Figlio  di Dio nel mondo degli uomini, una cecità che è necessaria perché l'uomo possa essere illuminato, perché Gesù dice che è venuto affinché quelli che non vedono, quindi ciechi, vedano: il che significa che la Luce di Dio (e Cristo Figlio di Dio è la Luce di Dio, è la Luce della Verità) è riservata ai ciechi, come la salvezza è riservata ai peccatori, come la liberazione è riservata a coloro che sono prigionieri, a coloro che sono schiavi.

Poiché Dio vuole salvare tutti, ciò significa che Dio opera in un primo tempo per rendere ciechi coloro che vedono o credono di vedere, per rendere prigionieri, schiavi coloro che si credono liberi, per far scoprire il peccato a coloro che si credono giusti: un passaggio obbligato per farli giungere alla salvezza.

Quindi la notte fa parte del cammino dell'uomo verso la salvezza e la salvezza sta nella conoscenza di Dio e Dio è la Verità, e la Verità si trova solo conoscendola.

Abbiamo visto domenica scorsa la prima notte (poiché tre sono le notti sul cammino dell'uomo): il passaggio dal mondo esteriore al mondo interiore.

Ci siamo chiesti che cosa significa, che cosa rappresenta il mondo esteriore.

Il mondo esteriore è rappresentato da tutto ciò che noi vediamo e tocchiamo, è il mondo dei sensi, il mondo della presenza sensibile: ciò che vediamo con i nostri occhi, ciò che tocchiamo con le nostre mani, ciò di cui facciamo esperienza.

Il rischio che grava sull'uomo è di arrestarsi a questo mondo dei sensi, ritenendolo mondo vero, realtà, mentre è un mondo di segni, carichi di significato.

È un mondo che c'annuncia una Verità che non si vede e non si tocca: non si vede con gli occhi, non si tocca con le mani, di cui non si fa esperienza nel pensiero del nostro io.

C'è l'annuncia e in quanto ce lo annuncia, c'invita  a passare a questa novità.

Ma questo passaggio è abbastanza difficile per l'uomo.

L'uomo stenta a separarsi da ciò che vede con i suoi occhi, da ciò che tocca con le sue mani.

Stenta perché è nel pensiero del suo io.

È un infantilismo dell'uomo quello di arroccarsi su ciò che vede su ciò che tocca.

È un infantilismo.

È il rischio in cui l'uomo si trova nel pensiero del suo io.

E allora dobbiamo chiederci: perché c'è questo mondo che ci fa correre questo rischio?

E perché Dio ci mette con questa realtà che noi vediamo e che tocchiamo se noi corriamo il rischio di fermarci ad essa e di vivere per essa?

Perché il rischio sta lì: di consumare tutta la nostra vita dietro a queste cose.

E noi consumiamo tutta la nostra vita dietro a queste cose, in quanto intendiamo possedere quanto più mondo sia possibile. Il mondo poi delle cose che si vedono e si toccano, lo si esprime sensibilmente col denaro: il denaro è rappresentativo delle cose che si vedono e si toccano.

Nel Pensiero del proprio io, l'uomo quando ritiene che ciò che vede e tocca sia la realtà, siccome è dominato dalla passione dell'Assoluto, tende a possedere quanto è più possibile questa realtà.

Queste realtà si significano col denaro e l'uomo tende a realizzare tutto in denaro, tende a consumare la sua sua vita dietro a questo.

Profondamente è una tristezza, perché il mondo delle cose che si vedono e si toccano, non è il mondo delle cose intelligibili e l'uomo è fatto per le cose intelligibili.

L'uomo è fatto per conoscere Dio e Dio è Luce.

L'uomo è fatto per la Luce e la sua vita è nella Luce.

E vivere per le cose che non sono Luce, cioè che non sono intelligibili, che non si conoscono, riempie di una grande tristezza l'anima dell'uomo che è fatta per l'Assoluto.

Per cui noi vediamo gli uomini che tendono a possedere quanto più mondo è possibile ma, profondamente, intimamente sono tristi, perché quello che dà gioia all'uomo non è il possesso delle cose e non è il possesso delle creature.

Quello che dà gioia all'uomo è il capire, è vedere la Luce, è intendere.

Dobbiamo chiederci perché il Signore ci mette di fronte a un mondo che vediamo, che tocchiamo e che non capiamo?

Un mondo avvolto nel mistero?

Una notte profonda grava su tutto l'universo, anche quando splende il sole.

Qual è il significato di questo?

Il mondo che vediamo e tocchiamo rappresenta il mondo delle presenze facili.

Perché diciamo facili?

Perché arrivano a noi senza di noi: non richiedono sforzo.

Noi non facciamo sforzo a vedere il mondo anzi, come abbiamo detto domenica scorsa noi siamo attratti dal mondo, mentre facciamo un grande sforzo per vedere la Presenza di Dio.

La Presenza di Dio per noi è molto difficile.

E perché è molto difficile?

È difficile perché richiede tutta la dedizione nostra.

Infatti non si può restare alla Presenza di Dio se non si sottomette tutto a Dio.

Noi invece restiamo alla presenza delle cose senza sottomettere tutte le cose.

Le presenze sensibili, ciò che noi vediamo e tocchiamo, sono presenze facili per l'uomo, non richiedono uno sforzo dell'uomo.

La Presenza di Dio invece richiede molto sforzo all'uomo, soprattutto richiede il superamento del pensiero del proprio io, perché non si giunge a vedere Dio, a conoscere Dio, a esperimentare Dio, a vedere la Presenza di Dio se non si supera il pensiero del nostro io, e questo come dico, diventa molto difficile.

È per questo che l'uomo trova molta difficoltà a superare il mondo delle presenze facili, il mondo delle cose che vede e che tocca.

Trova molta difficoltà ad occuparsi di Dio.

Eppure Dio è l'unico essere intelligibile.

Sant'Agostino dice che se non c'è la conoscenza di Dio, tutte le altre conoscenze sono vane.

Il che vuol dire che il principio Luce è Dio.

Dio è il vero intelligibile.

La Verità si trova solo conoscendola.

C'accorgiamo che l'opera che Dio sta facendo, che Dio fa nella nostra vita è quella di farci passare dal mondo di presenze facili. che noi vediamo tocchiamo ma, terribilmente difficili da intendere a una Presenza difficile ma facile ad intendersi, cioè a un mondo che si trova soltanto intendendolo.

La Verità si trova solo conoscendola. Dio è Verità e quindi Dio si trova solo conoscendolo: non si trova in altro modo.

Ecco perché Dio non lo vediamo e non lo tocchiamo: e non lo vedremo fintanto che non lo conosceremo.

Per cui noi ci troviamo con un mondo che vediamo e tocchiamo ma, non intendiamo ed è molto difficile da intendere, e per quanto noi scaviamo, non lo illumineremo mai, perché, ecco un altro errore infantile, noi ci illudiamo grandemente di trovare la Verità scavando nel mondo esterno.

La Verità non può abitare nel mondo esterno: perché il mondo esterno è il mondo delle cose che si esperimentano, che si vedono, che si hanno presenti prima di intenderle.

Dio non si può vedere e non si può avere presente se non quando si intende, se non quando si conosce.

E allora i punti estremi sono questi: l'uomo è un essere posto in questo principio è in questo fine.

Il principio è l'estremità della terra, l'estremità dell'opera di Dio, oltre il quale c'è il nulla: ecco gli estremi confini della terra sono dati da queste presenze, segni di Dio che giungono all'uomo senza l'uomo, indipendentemente dall'uomo, quindi che s'impongono sull'uomo: ciò che noi vediamo nel mondo esterno arriva a noi senza di noi, quindi s'impone su di noi.

E l'altro punto (il fine) è dato da quella Presenza di Dio che non si può trovare se non quando si conosce.

Ora quello che s'impone su di noi, proprio per il fatto che si impone, non è conoscibile.

Il mondo esterno si impone su di noi: è opera di Dio che s'impone su di noi e proprio perché si impone non è conoscibile. Verrà un giorno in cui la Verità si imporrà.

Verrà un giorno anche per noi in cui Dio si imporrà.

Ma se si imporrà noi non potremo conoscere più.

Il giorno in cui Dio si impone, noi siamo tagliati fuori, non possiamo più conoscerlo.

La condizione per conoscere qualcosa e di averla dentro di noi.

E di averla dentro di noi come?

Come desiderio, come conoscenza!

Ecco perché dico: la Verità non si può trovare fuori di noi.

La Verità presuppone una componente interiore: una componente fatta di desiderio, di aspirazioni, di invocazione, fatta di conoscenza, di intelligenza.

Ecco giustificata la notte, la prima notte.

La prima notte è il passaggio dal mondo esteriore al mondo interiore.

Perché?

Perché la Verità non si trova nel mondo esteriore: la Verità si trova nel mondo interiore: non fuori, ma dentro.

Quando però l'uomo capisce questo?

La maggior parte degli uomini passa tutta la vita senza capire questo: cercano l'Assoluto là, dove l'Assoluto non c'è.

Passano tutta la vita a cercare l'Assoluto dove l'Assoluto non è e non può esserci, tutti rivolti soltanto all'esteriore, tutti rivolti ai problemi dell'uomo: sono tutti formati da questa passione per trovare l'Assoluto nel mondo esteriore, nel mondo delle cose esteriori, per possedere le creature, possedere il mondo esteriore: un grave errore, gravissimo!

Perché?

Perché non si tiene conto di Dio.

Non si può mai disgiungere il mondo esteriore che è il mondo delle creature, che è il mondo dei segni di Dio su di noi, non lo si può mai disgiungere dal Creatore.

Non siamo noi che facciamo al mondo esteriore.

Infatti diciamo: il mondo esteriore si impone su di noi.

Noi lo subiamo e non lo capiamo proprio perché lo subiamo ma,  proprio perché se lo subiamo, c'è un Altro che ce lo fa subire e noi non dobbiamo quindi separare questo mondo esteriore da quell'Altro che impone a noi questo mondo esteriore. Ora, se noi non separiamo il mondo delle creature, il mondo di ciò che si vede e si tocca da Dio Creatore, resta in noi dominante il desiderio di capire.

Il bambino è dominato dal desiderio di capire.

Perché?

Perché Dio ha fatto bene all'uomo.

L'anima dell'uomo è desiderio di capire.

Quindi Dio ha fatto bene all'uomo.

Non ha ingannato l'uomo mettendolo nel mondo.

L'ha fatto bene!

L'ha messo in un mondo di creature che sono segni, che apparentemente sono realtà ma, ha messo nell'anima dell'uomo questo spirito che desidera capire.

Il desiderio di conoscere, il desiderio di capire, si mantiene in noi fintanto che noi c'è questa giustizia verso Dio, fintanto che noi manteniamo tutte le cose unite a Dio.

È da questa unione delle opere di Dio con Dio che nasce in noi questo desiderio di capire il significato delle cose, delle creature, degli avvenimenti.

Il giorno in cui di fronte alla creazione di Dio non sentiamo più il bisogno di interrogare per capire significato, vuol dire che abbiamo salutato da lontano Dio e ci siamo soltanto più rivolti a possedere le creature, ed è un giorno molto triste per la nostra vita questo.

Il passaggio dal mondo esterno al  monde interno avviene quando in noi si forma il desiderio di intendere il significato delle cose.

È questo che ci porta a rientrare dentro di noi, ci porta a pensare.

È la prima notte.

Con la prima notte si affronta il mondo interiore.

Il mondo interiore diventa più importante.

Perché?

Perché si capisce che la Verità non la si può trovare fuori ma, abita dentro l'uomo.

E che cos'è questo dentro l'uomo?

Cos'è questa interiorità, questo mondo interiore?

Il mondo interiore è caratterizzato dall'intelligibilità, dall'intelligenza.

Dio si trova nell'intelligenza.

A Dio si giunge soltanto con intelligenza, perché Dio è Verità e la Verità si trova solo conoscendola.

Quindi diciamo: a Dio si giunge soltanto con intelligenza.

Ora, se il mondo interiore è rappresentato dall'intelligenza delle cose che si capiscono (il mondo esterno è formato da cose che si vedono e si toccano ma non si capiscono, il mondo interiore invece formato dalle cose che si capiscono), all'intelligenza delle cose non si giunge senza di noi.

Quindi senza di noi, noi vediamo tocchiamo le cose ma, non le capiamo.

Se vogliamo capire qualche cosa dobbiamo dedicarci: noi diciamo approfondire, stabilire dei rapporti.

I rapporti non si stabiliscono senza di noi.

Ecco che allora abbiamo lavoro del mondo interiore, dell'uomo che rientra in se stesso.

Allora qui, l'uomo incomincia di intendere qualche cosa: abbiamo l'intelligenza.

È la Luce a cui approva la prima notte.

Dio abita nel mondo dell'intelligenza.

Per questo dico: abita nel mondo interiore.

Non si entra in questo mondo che è un mondo di cose nuove, senza di noi ma, soprattutto non si entra se non si è attratti dal desiderio di conoscere Dio, di conoscere la Verità.

Se noi trascuriamo il desiderio di conoscere la Verità, noi non entreremo mai in questo mondo dell'intelligenza.

L'uomo nel Pensiero del suo io non tende a capire ma, tende a possedere le cose.

È quello che dice Gesù: nel pensiero dell'io l'uomo non si allontana dal vino vecchio che ha gustato e rifiuta di gustare il vino nuovo. L'uomo nel pensiero del suo io diventa vecchio, appunto perché trascura di impegnarsi nella novità.

La Parola di Dio è sempre un annuncio di cose nuove: il vino nuovo che arriva a noi, quel vino nuovo cui accenna Gesù quando dice: "Non berrò più di questo vino fintanto che non lo berrò nuovo nel Regno di Dio", e lo diceva per ognuno di noi.

Perché il vino nuovo nel Regno di Dio è questo interesse per la novità che Dio fa arrivare a noi, novità che noi nel pensiero del nostro io scartiamo, perché preferiamo il nostro vino vecchio, preferiamo il nostro mondo e non c'impegniamo nel nuovo, perché richiede sforzo il capire, l'approfondire quella novità che Lui c'annuncia.

Ora, quando noi abbiamo superato questa prima notte ed abbiamo capito che dobbiamo impegnarci in questo mondo interiore che è mondo di intelligenza, che è mondo di conoscenza, qui Dio ci apre l'avventura di una seconda notte, la notte dello spirito.

È il tema di oggi: la notte dello spirito.

Perché questa seconda notte?

Noi tendiamo sempre ad arroccarci in quello che vediamo, in quello che abbiamo capito.

Il primo arroccamento è l'arroccamento su quello che io vedo e tocco, per cui mi fermo lì e non cerco altro.

È un infantilismo dell'uomo nel pensiero dell'io.

Ma c'è anche un arroccamento che è più grave, più rischioso, più pericoloso per l'uomo e anche più difficile da superare ed è l'arroccamento sulle cose interiori, cioè l'arroccamento sulle cose capite, sull'intelligenza delle cose.

È un rischio più grave del primo anche più difficile da superare.

Perché più difficile da superare?

Perché qui l'uomo ha lavorato.

Infatti l'uomo non può arrivare l'intelligenza di qualcosa senza la sua dedizione.

E là dove l'uomo lavora e si dedica, crea dei legami, crea delle dipendenze, delle dipendenze tanto più forti e quindi tanto più difficili da superare quanto più ha faticato per questo.

Ora, ogni Luce richiede una fatica.

Per questo il mondo interiore, fatto di Luce, fatto di intelligenza, fa correre il rischio all'uomo di questo arroccamento sulle cose che ha capito.

In questo arroccamento rifiuta la novità, perché ha capito.

È un rischio più grave ancora del primo.

Succede che mentre nel primo l'uomo tende a possedere le cose, quando si arrocca sulle cose che ha capito, tende a trasformare il mondo secondo quello che ha capito, a imporre una sua visione.

Quando l'uomo capito qualche cosa, non è ancora giunto alla meta e fa un errore gravissimo se ritiene di esservi giunto: "Adesso ho capito, adesso entro in azione, opero per trasformare tutte le cose secondo quello che ho capito", qui allora saluta da lontano il suo cammino verso la Verità.

Quando si entra nel nostro mondo interiore, perché si è capito che la Verità abita qui, e Dio abita qui, la strada della nostra vita non è finita, qui Dio ci apre a quell'avventura di una seconda notte.

Perché questa seconda notte?

Egli dice che è tutto ha posto nelle mani di suo Figlio, tutto ha sottomesso al Figlio.

E cosa vuol dire questo?

Vuol dire che tutte le opere di Dio sono fatte nel Pensiero di Dio, nel suo Pensiero e per il suo Pensiero.

Che cosa vuol dire questo?

Vuol dire che tutte le luci che noi portiamo dentro di noi sono notte.

Abbiamo detto: sono luci intellettuali perché ci hanno fatto capire qualche cosa ma, sono luci molteplici.

Di fronte a questa Parola di Dio è il Pensiero di questa sera che dice a noi e tutto Lui ha sottomesso suo Figlio, tutte le luci spengono. Dicendoci questo ci mette in crisi, gemette nella notte. Noi non possiamo entrare nelle notti se non per opera di Dio: è Dio che ci sollecita, se noi crediamo in Dio può in crisi? E si può passare dalla molteplicità delle cose capite che portiamo dentro di noi, dalle luci che portiamo dentro di noi, all'esigenza di unica Luce. Dicendoci quella parola ci fa capire che tutta la Luce che portiamo dentro di noi e notte, e le note fintanto che non vediamo tutte le cose in un unico Pensiero
: il Pensiero
 di Dio. Perché Lui dice: tutte le cose sono fatte nel mio Pensiero
. E io mi accorgo che tutto quello che credevo di aver capito e notte, com'è noto in tutto il mondo esterno, quando la Parola di Dio giungendo nei dice: sono io che parlo, che faccio tutte le cose, e mi fa capire che le cose non sono realtà a sé ma sono segni, Parole di Dio. Io credevo che le cose fossero quello che sono. Ma quando Dio dice: sono io che faccio queste cose, non capisco più. E quello che per me prima era la Luce (l'albero era un albero, la strada è una strada,) ora è notte. Infatti se qualcuno mi chiede: sai che cos'è un albero, che cos'è una montagna, che cos'è il sole? Capisco perfettamente che cosa mi chiede. Ma se qualcuno mi dice: sai cosa significa di un albero? Sai cosa dire che vuole dire attraverso la montagna che di presente o attraverso il sole interrogativo a questo punto tutto quello che prima la Luce, che per me la certezza, sicurezza, diventa notte. Prima non avevo nessun dubbio se qualcuno mi avesse interrogato su che cos'è un albero, nel capire che cos'è un albero che cos'è una strada. Qui non capisco più: ecco il mio giorno diventa notte. E la Parola di Dio che mi trasforma la Luce in tenebre: non capisco più. Se qualcuno mi chiede: che cosa Dio significa attraverso l'albero? Non so rispondere. Eppure è Dio che mi fa l'albero, e quindi l'albero una Parola di Dio e quindi mi significa qualche cosa. Se una Parola di Dio la capisco solo a vedere il Pensiero
 di Dio. Quando mi trovo di fronte parole non riesco a vedere il Pensiero
 che il contenuto in questa parola, mi riconosco analfabeta. Dico: non sono capace di leggere. Ecco: tutto il mondo a questo punto diventa quel libro sigillato dell'apocalisse, sigillato dentro fuori che non si è capaci di leggere, perché si capisce che sono segni di Dio, sono Parole di Dio ma non si riesce a vedere il Pensiero
 di Dio. Tutte le volte che Dio ci pone di fronte delle cose che dice: questa è una parola mia ed io non sono capace passare dal al suo Pensiero, io mi riconosco nella notte, io mi butto nella notte. Il libro sigillato dentro fuori, il che vuol dire che la notte e notte fuori quando Dio parla, poiché non capisco il Pensiero, il significato delle cose ma, e anche di notte dentro in quello che io avevo capito, che avevo intelletto, e quando Lui mi dice: tutte le cose sono fatte in un unico mio Pensiero, intanto che non arriva vedere questo unico Pensiero, tutte le altre luci, tutte le altre conoscenze che ho, per me sono notte. Dobbiamo chiederci il significato di questa seconda notte. Anche qui c'è il pericolo di un arroccamento nel Pensiero
 di Dio. Se invece l'interesse per conoscere la Verità, per capire, abbiamo l'uomo che affronta questa seconda notte, mentre in questa seconda notte volontariamente, perché altrimenti quella notte del paradosso e lo schiaccia perché gli annulla tutte le sue luci. La Parola di Dio annulla le nostre sicurezze, le nostre certezze e ci butta nella notte nonostante noi. Se noi abbiamo interesse per capire affrontiamo questa notte. Il significato di questa seconda notte è quello di aprirci al terzo mondo, poiché presso nei mondi delle concessioni che Dio fa gli uomini per condurli a conoscere la Verità, ad entrare nella vita eterna. Tre concessioni di presenze, perché l'uomo senza presenze non sta su mar, presenze che devono suscitare nell'uomo un movimento verso. Verso che cosa? Verso quella conoscenza da cui solo viene quella presenza che le eterna. Tutte le concessioni che Dio fa l'uomo in questi tre mondi: mondo esterno, mondo interno, mondo del suo Pensiero, sono presenze anticipate all'uomo per sostenerlo sul cammino va ma, non sono presenze date all'uomo perché si accrocchi in esse ma, perché passi oltre, fino a giungere a quella conoscenza da cui deriva quella presenza terza che la presenza di Dio, che si trova solo conoscendolo. Le prime presenze (presenze del mondo esterno, presenze nel mondo esterno e interno e Pensiero
 stesso di Dio) e arrivano noi, sono stati da noi senza di noi o con una certa partecipazione nostra ma, non sono quella presenza alla quale non si giunge se non conoscendo la Verità. Lo scopo, la funzione della seconda notte e di portarci a contatto con il terzo mondo, il mondo del Pensiero di Dio. E anche in questo troveremo una terza notte che sarà necessario affrontare per giungere a quella concessione nella quale soltanto si trova la vera presenza qui e la vita eterna.


 


Alcuni farisei che erano con Lui intesero queste parole e gli dissero: "Saremmo forse anche noi dei ciechi ?".

Gv 9 Vs 40  Terzo tema.


Titolo: La terza notte, la notte sul Pensiero di Dio.


Argomenti: I tre mondi dell'uomo, le tre concessioni di Dio e le tre notti. La notte dei sensi. La notte dello spirito. "Nessuno conosce il Figlio se non il Padre". Prendere coscienza di cosa è il Pensiero di Dio che portiamo in noi.

 Sottomettere il pensiero dell'io a Dio. Partecipare alla generazione del Figlio dal Padre.


 

23/Aprile/1989 Casa di preghiera Fossano.


Il problema della cecità (sono questi stessi farisei che lo dicono e dicendolo lo confermano) ci ha condotti a  considerare il problema delle notti dell'uomo.

Sulla via dell'uomo che conduce alla conoscenza della Verità, che conduce alla conoscenza di Dio, quindi alla vita eterna, ci sono le notti.

Queste notti sono una conseguenza dei doni di Dio, delle concessioni che Dio fa l'uomo, per dargli la possibilità di desiderare quei doni che non possono essere ottenuti, se non sono desiderati e specificatamente desiderati.

Abbiamo visto che i doni, le concessioni che Dio fa all'uomo si possono considerare in tre modi.

A- Il mondo della creazione esterna l'uomo, cioè il mondo esteriore.

B- Il mondo interiore.

C- Il mondo del Pensiero di Dio.

L'uomo, lo sappia o non lo sappia, ne sia cosciente o non ne sia cosciente, porta con sé il Pensiero di Dio, l'ha in sé, e a motivo di questo, l'uomo stesso è una passione di Assoluto, per cui tutto ciò che egli ama, lo ama con questa passione di Assoluto, vuole che sia Assoluto e soffre terribilmente quando deve costatare che ciò che egli ama non è Assoluto.

Tre dunque sono i mondi, perché tre sono le concessioni di Dio in cui si trova l'uomo e tre sono le notti attraverso le quali l'uomo deve passare per giungere al suo Giorno, per giungere alla sua Luce.

Perché deve passare attraverso queste notti?

Deve passare attraverso queste notti perché tutto ciò che è dato all'uomo senza l'uomo, non può essere trattenuto dall'uomo.

A- L'universo che è attorno a noi, è dato a noi senza di noi, però se c'è una cosa che tutti gli uomini, tutti noi costatiamo, è che non possiamo trattenere niente.

Tutto l'universo è soggetto al tempo e quanto grande è l'esperienza che ogni uomo fa del tempo che porta via tutte le cose che l'uomo esperimenta, tutte le cose che l'uomo ha presente.

B- Poi c'è anche tutto il mondo interiore dell'uomo che è dato all'uomo.

Abbiamo detto che il mondo interiore all'uomo è il mondo delle cose che l'uomo capisce, delle cose che intende, mentre il mondo esteriore è il mondo delle cose che l'uomo vede e tocca, esperimenta ma, non sa che cosa siano.

Invece nel mondo interiore l'uomo incomincia a vedere certe luci, incomincia a rendersi conto di certe cose, incomincia a capire certe cose.

Ma anche tutto questo mondo, l'uomo non lo può trattenere e si accorge di non poterlo trattenere, non fosse altro perché sono tante luci e l'uomo per trattenere qualcosa ha bisogno di una luce unica.

Là dove ci sono tante luci, mentre ne guarda una, perde l'altra: la molteplicità diventa per l'uomo motivo di povertà.

C- Poi c'è il mondo del Pensiero di Dio: anche questo è dato all'uomo e anche di questo l'uomo fra esperienza perché, abbiamo detto, porta con sé la passione dell'Assoluto e quindi pensa l'Assoluto e desidera che tutto ciò per cui vive e ama sia Assoluto.

Anche questo è dato all'uomo: è una concessione fatta da Dio all'uomo, la concessione del suo stesso Pensiero.

Dio fa dono all'uomo del suo Pensiero, affinché l'uomo lo possa desiderare, lo possa volere e possa giungere a conoscerlo.

Se l'uomo non portasse in sé il Pensiero di Dio, non potrebbe minimamente pensare Dio: sarebbe ridotto al piano animale.

Ma anche questo, proprio perché è dato all'uomo indipendentemente dall'uomo, non può essere trattenuto dall'uomo.

Anche questo è precario.

Il Pensiero di Dio nell'uomo è soggetto a precarietà: "Non sempre avrete me" dice Gesù.

Dio ci fa dono di questi tre mondi, di queste tre presenze, per dare a noi la possibilità di giungere a Lui, di giungere a desiderare Lui, perché soltanto desiderandolo, lo possiamo ottenere.

"Colui che ti ha creato senza di te non si fa conoscere a te senza di te", cioè senza che tu lo desideri, affinché tu potendolo desiderare, lo possa conoscere e possa finalmente ottenere quella Presenza che non è più soggetta al tempo, che non è più soggetta a mutamento, che non è più precaria: una Presenza eterna in cui c'è la vita eterna per ogni uomo.

Dio fa dono di questi tre mondi perché l'uomo senza presenze non starebbe su.

L'uomo è consapevole di essere, di esistere, in quanto ha presente qualche cosa di diverso da sé davanti a sé.

Ma questo non basta perché, in ciò che Dio concede all'uomo, non c'è quella Presenza eterna, non c'è la conoscenza eterna.

Ѐ tutto precario.

In questi tre mondi Dio fa sentire la sua Parola, attraverso la quale mette l'uomo in crisi, lo butta nella notte, lo sollecita a passare da un mondo all'altro, fino ad arrivare a quella Presenza che viene solo da Dio.

La prima Parola che Dio fa sentire all'uomo nel mondo esteriore e lo fa entrare nella notte, la prima notte, è l'annuncio che gli dice che uno solo è il Creatore di tutte le cose, che la Luce, la Verità non sta fuori nelle cose esteriori, che il Regno di Dio non si trova fuori e quindi è inutile aspettarlo fuori ed è inutile cercarlo fuori o volerlo fuori: "Il Regno di Dio è dentro di voi" dice Gesù.

Quest’annuncio della Parola di Dio mette in crisi l'uomo che è sicuro, perché l'uomo sui dati, sulle concessioni che Dio gli fa, ha una certezza, ha delle sicurezze, è sicuro di vedere e di toccare ciò che vede e tocca e la maggior parte della sua vita la costruisce su quello che vede e tocca.

E qui arriva la Parola di Dio che lo fulmina, che lo butta nella notte, che non ti fa capire più niente.

Sull'uomo che giura su ciò che vede e tocca, che è sicuro, Dio dice: "La Verità non abita nelle cose che tu vedi e tocchi: la Verità è dentro di te".

E basta questa Parola, questa semplice Parola di Dio e l'uomo non è più innocente, e non è più sicuro di quello che vede e tocca.

La Parola che gli è giunta gli incrina la sua sicurezza e buttandolo nella notte che è il passaggio dal mondo esteriore al mondo interiore, lo impegna a rientrare dentro di sé, a meditare, a pensare, perché l'uomo incomincia a capire che alla Luce si giunge solo attraverso il pensiero: non bastano i sentimenti, non bastano le impressioni, non bastano tutte le nostre relazioni con il mondo esterno.

Se vogliamo avere un briciolo di Luce, bisogna chiudere gli occhi sul mondo esterno (ed ecco la notte), rientrare in noi stessi, raccoglierci nel pensiero.

La prima notte è determinata da questo passaggio.

Poi abbiamo visto che c'è una seconda notte.

Domenica scorsa appunto ci siamo soffermati su questa seconda notte.

Mentre la prima l'abbiamo chiamata la notte dei sensi, la notte in cui la Parola di Dio mette in crisi le nostre certezze su quello che vediamo, su quello che tocchiamo, la seconda invece è una notte spirituale e l'abbiamo chiamata la notte dello spirito.

In questa seconda notte Dio ci getta, attraverso una sua certa Parola.

Ѐ la Parola di Dio che ci mette in movimento.

Guai se Dio non parlasse.

Noi viviamo di Parole di Dio.

La Parola di Dio che in questo secondo mondo ci mette in movimento è quella che dice che tutto è fatto nel suo Pensiero.

A noi che abbiamo cominciato a scoprire le luci interiori, che abbiamo incominciato a capire qualche cosa, che incominciamo a fidarci di quello che capiamo con intelligenza, Dio dice che tutto è fatto in un solo Pensiero: il suo Pensiero.

E dicendoci questo, ci costringe a passare dalle tante luci che abbiamo delle cose, alla ricerca della giustificazione delle cose nel Pensiero di Dio che portiamo in noi.

Anche qui, se l'uomo non mette l'attrazione per Dio, per conoscere Dio al di sopra di tutto, corre un grande rischio: il rischio di arroccarsi su quello che sa.

Come prima, quando l'uomo è tutto proiettato sulle cose esteriori, sulle creature, sugli affari, sul mondo esterno eccetera, corre il rischio di arroccarsi su quello che vede e tocca e di far consistere tutta la Verità in quello che vede e tocca, così anche nel campo dello spirito, l'uomo corre il rischio di arroccarsi in ciò che sa, se non tiene presente l'attrazione per Dio e non la mette al di sopra di tutto, se non mette al di sopra di tutto il desiderio di conoscere Dio, di vedere il volto di Dio.

Per cui per poco che l'uomo si scosti dall'attrazione per Dio e pensi a se stesso, per poco che l'uomo si ripieghi sul pensiero del proprio io, l'uomo si arrocca in quello che vede e tocca o in quello che sa e rifiuta ogni sollecitazione a fare un passo avanti, ad accogliere quello che ancora non sa: si chiude in quello che sa e rifiuta quello che non sa.

Il grande rischio per l'uomo in ogni notte, in un passaggio è il pensiero di se stesso, il pensiero del suo io.

Ora proprio attraverso quello che non sa, Dio trae l'uomo di notte in notte, fino a condurlo alla Luce eterna.

Ma l'uomo deve accogliere l'annuncio delle cose che ancora non sa e deve impegnarsi in quello che ancora non sa, perché all'uomo la Parola di Dio giunge sempre come annuncio di qualche cosa che ancora non sa, di qualche cosa di superiore.

Dio è un infinito superiore all'uomo e si annuncia sempre a noi attraverso qualche cosa che ci supera e supera anche tutto quello che noi attualmente sappiamo, per cui richiede sempre a noi quest’atto di fede nella sua Parola per lanciarci, per impegnarci, per dedicare il nostro pensiero in quello che Lui ci propone.

Perché la Parola di Dio è sempre una proposta a noi, in quanto Parola di Dio é proposta a noi di cose che ancora non vediamo, che ancora non tocchiamo, che ancora non capiamo, e quindi è proposta di cose che richiedono a noi il sacrificio, che richiedono a noi la dedizione.

Se passiamo attraverso la seconda notte (questa notte attraverso cui tutto si sottomette al Pensiero di Dio) e solo quando abbiamo sottomesso tutto al Pensiero di Dio, qui si presenta una terza notte, un altra avventura è il tema di questa sera.

Sapendo che tutto è fatto nel Pensiero di Dio e quindi per amore della Verità, noi tendiamo a sottomettere tutto al Pensiero di Dio, perché tutto è fatto nel Pensiero di Dio, e questa è la Realtà, e noi per non scostarci da questa, dobbiamo sottomettere tutto a questa.

Anche qui c'è una Parola di Dio che ci butta in questa terza notte e c'impegna ad andare al di là del Pensiero di Dio che Dio ha concesso a noi, che è dato a noi senza di noi.

E proprio perché è dato a noi senza di noi, non è ancora conosciuto da noi.

Sì, noi sappiamo di portare il Pensiero di Dio, come sappiamo che esiste il mondo che vediamo e tocchiamo, come sappiamo che esiste il mondo della nostra intelligenza attraverso cui noi certe cose le intendiamo.

Noi sappiamo questo, però non sappiamo che cosa sia.

Non sappiamo che cosa sia il mondo esterno, non sappiamo che cosa sia il mondo interno, non sappiamo che cosa sia il Pensiero di Dio.

Tutto quello che è dato a noi indipendentemente da noi, è un dato che noi costatiamo, vediamo, tocchiamo, che portiamo con noi, però fin tanto che lo portiamo con noi come dato a noi indipendentemente da noi, non può essere conosciuto da noi.

Dio vuol condurci invece a conoscerlo, personalmente: è la meta.

Perché soltanto conoscendo la Verità partecipiamo della Verità.

Soltanto conoscendo Dio, troviamo veramente Dio.

Ma Dio non può essere dato a noi senza di noi, perché fintanto che Lui si dà a noi senza di noi, non può essere conosciuto da noi.

E allora siccome il Pensiero di Dio è anche dato a noi senza di noi, ecco che dobbiamo andare oltre, al di là di questo Pensiero se vogliamo conoscere cos'è questo Pensiero.

La Parola di Dio c'invita a superarlo e a entrare in questa notte.

E la Parola di Dio che ci rimette in movimento è questa: "Nessuno conosce il Figlio se non il Padre".

Una Parola che ci dice: "Nessuno conosce che cosa è il Pensiero di Dio che porta con sé, se non Dio, se non il Padre".

Dicendo questo a noi che abbiamo sottomesso tutto al Pensiero di Dio e siamo ancorati al Pensiero di Dio, come prima eravamo ancorati a quello che si vede e si tocca oppure alla nostra intelligenza, alle cose che capiamo, dicendoci questo ci mette in un'altra crisi, perché dicendo: "Nessuno conosce il Figlio se non il Padre", ci rivela che soltanto il Padre ci può far conoscere il Figlio, cioè ci può far conoscere che cosa è questo Pensiero di Dio che portiamo in noi.

Soltanto il Padre ci può far prendere conoscenza di che cosa è il Pensiero di Dio che portiamo in noi.

Altrimenti noi portiamo in noi sì il Pensiero di Dio ma, non possiamo prendere coscienza di esso.

La terza notte è questo passaggio dal Pensiero di Dio al Padre, passaggio nel quale ci introduce la Parola stessa di Dio, il Figlio stesso di Dio che dice: "Non sempre avrete Me".

Ci rivela la precarietà di ciò che è dato a noi senza di noi, per cui non rimane sempre con noi: c'è qualcosa che ce lo porta via.

Noi ci possiamo chiedere: ma che cosa mai può portare via a noi il Pensiero di Dio?

Gesù dice che quando Lui ci avrà consegnato al Padre, non ci sarà più nessuno che ci potrà portare via.

Perché il Padre è al di sopra di tutti: quando ci avrà consegnato al Padre, nessuno ci potrà portare via al Padre.

Ma fintanto che noi siamo nel Figlio, fintanto che noi sottomettiamo tutto al Figlio, c'è ancora il rischio e questo rischio è dato dal pensiero dell'io (sempre il pensiero dell'io!) che può non sottomettersi a Dio.

Se il pensiero dell'io si sottomette a Dio, cosa succede?

Succede che il pensiero dell'io passa dal Figlio al Padre.

Se non si sottomette a Dio, proprio perché non si sottomette a Dio, anche se ha sottomesso tutto il resto a Dio ma non ha sottomesso il pensiero di sé al Pensiero di Dio, questo che non ha sottomesso gli porta via il Pensiero di Dio, gli impedisce di restare nel Pensiero di Dio.

Se m’impedisce di restare, il Pensiero di Dio se ne va.

Se ne va come noi possiamo perdere la Presenza di Dio nella nostra vita.

Quando perdiamo la Presenza di Dio noi diciamo: "Dio se ne va" ma, in realtà Dio non se ne va.

Siamo noi che ce ne andiamo, siamo noi che perdiamo la Presenza di Dio.

Dio resta sempre presente, però pur restando presente, noi facciamo esperienza della sua assenza e subiamo tutte le conseguenze della sua assenza fino alla morte, perché assenza vuol dire morte.

E perché è necessario passare attraverso questa terza notte?

Perché soltanto giungendo al Padre, noi possiamo vedere, quindi partecipare alla generazione del Figlio di Dio dal Padre. Soltanto in quanto partecipiamo alla generazione del Figlio di Dio dal Padre, possiamo conoscere chi è il Figlio, perché lo conosciamo nel suo Principio.

Prima le cose erano date a noi indipendentemente da noi: le constatavamo, le avevamo presenti, però ci accorgevamo che era una presenza precaria: oggi c'è e domani non sappiamo.

Perché?

Perché non la conosciamo e fintantoché non conosciamo una cosa, noi abbiamo sempre con noi questa incertezza: "Domani forse non l'avrò più con me".

Quante esperienze di Presenza di Dio, di amicizia di Dio, di amore di Dio, svanite nel nulla?

Perché?

Perché non erano fondate sulla conoscenza ma sul sentimento.

E nel sentimento non c'è mai la sicurezza, perché non sappiamo che cosa sia.

Dio ci vuol portare invece a una sicurezza eterna.

E per portarci a questa sicurezza eterna, ci conduce a partecipare alla generazione del suo Pensiero nello stesso suo Principio, cioè nel Padre.

Ed è soltanto nella misura in cui partecipiamo a questa generazione che noi abbiamo il fondamento della Presenza di ciò che abbiamo presente.

Abbiamo la conoscenza!

Avendo questa conoscenza adesso qui abbiamo una Presenza, poiché proprio la conoscenza del Padre e di ciò che il Padre opera, cioè della generazione del Figlio dal Padre, proprio da questa conoscenza del Padre e della generazione del Figlio dal Padre, noi qui abbiamo il fondamento per arrivare allo Spirito della Presenza di Dio, che è lo Spirito Santo, che è lo Spirito della Presenza del Padre e del Figlio, che è fondato sulla conoscenza della generazione del Figlio del Padre.

Qui noi abbiamo un fondamento eterno.

Non è più un dato, una presenza che non sappiamo cosa sia: qui abbiamo una Presenza che sappiamo cos'è.

Ѐ la Presenza del Padre e del Figlio.

Sottomettendo tutto al Pensiero di Dio resta in noi soltanto il Pensiero di Dio, per cui possiamo inoltrarci nella terza notte, in quanto si è formata in noi la capacità di guardare dal Padre, per vedere dal Padre una cosa nuova.

E la cosa nuova quale?

Ѐ il Pensiero di Dio nuovo dal Padre: generato dal Padre, illuminato dal Padre.

Qui sta la novità.

Prima avevo il Pensiero di Dio ma non lo vedevo nuovo, cioè generato dal Padre.

Per vederlo ho dovuto passare al Padre (e ho potuto passare al Padre solo con il Pensiero di Dio), perché solo dal Padre sono fatto partecipe di questa generazione del Figlio del Padre.

Qui ritrovo il Pensiero di Dio di prima ma, lo ritrovo nuovo e lo comprendo, perché lo trovo illuminato dal Padre come conoscenza: ed è questa conoscenza che mi diventa il fondamento della Presenza stessa.

Quindi: prima l'avevo presente, poi lo perdo come Presenza (ed ecco la notte), poi lo ritrovo come conoscenza, e come conoscenza non l'ho ancora come Presenza: lo vedrò poi, perché a un certo momento mi arriva la Presenza con lo Spirito Santo che è lo Spirito di Presenza del Padre e del Figlio.



Alcuni farisei che erano con Lui intesero queste parole e gli dissero: "Saremmo forse anche noi dei ciechi ?". Gv 9 Vs 40 


RIASSUNTI Domenica – Lunedì.


Argomenti: La notte dei sensi – La morte infinita – La Parola che annulla i valori dell’uomo – La notte dello spirito – Il mondo interiore – Il libro sigillato – La scoperta della presenza oggettiva del Pensiero di Dio in noi – Il Maestro interiore – La seconda venuta di Cristo – La notte del Pensiero di Dio -


                                                                                                                                                    

30/Aprile/1989 Casa di preghiera Fossano.