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Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.     Gv 9 Vs 4 Primo tema.


TITOLO: Conoscere è essere


ARGOMENTI:  L'interrogazione. Compiuto & incompiuto.   Compimento e principio. Disperdere  & raccogliere. Il compimento dell'interrogazione.  Conoscere è essere.  Il Figlio porta a compimento le opere del Padre.   Come portare a compimento.


 

11/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


Siamo giunti al versetto quattro del capitolo nove in cui Gesù dice: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato, finché è giorno, viene la notte quando nessuno può lavorare".

In questo versetto ci sono parecchi argomenti, il primo è questo:" Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato".

Poi abbiamo l'aggiunta di: "Finché è giorno" e poi: "Viene la notte quando nessuno può lavorare".

Stasera ci fermiamo sul primo argomento: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato".

Abbiamo visto che di fronte a quell'uomo cieco dalla nascita, i discepoli avevano interrogato Gesù su di chi fosse la colpa per quella cecità, se del cieco o dei suoi genitori e Gesù aveva risposto loro dicendo che la colpa non era di nessuno: "Né lui ha peccato né i suoi genitori".

Ma l'aveva collegato al fine: "É così  affinché siano manifeste in lui le opere di Dio".

Abbiamo visto come in queste parole ci sia rivelato il significato, il senso di tutte le cose che accadono.

In tutte le cose che accadono, in tutte le cose che Dio fa (e Dio il Creatore di tutte le cose), noi dobbiamo sempre sentire questa Parola di Dio che dice a noi: "É così  affinché siano manifeste in lui le opere di Dio".

Quindi abbiamo la chiave di lettura.

Poi dopo aver detto questo Gesù aggiunge:"Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato", questo va collegato con quella finalità che ha detto prima: "É così affinché siano manifeste in lui le opere di Dio".

Evidentemente questo "compiere", "Io debbo compiere le opere" è in relazione a quel "affinché siano manifestate".

Quindi in quel tempo non erano ancora manifestate, Gesù dice "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato"

Evidentemente questo compiere, questo compimento è in relazione a quel manifestare in quel tempo le opere di Dio.

Noi vedremo che qui Gesù darà la luce a quegli occhi ciechi, darà la possibilità di vedere, ma dobbiamo ritenere che questo sia il compimento delle opere di Colui che lo ha mandato?

Cioè delle opere del Padre?

Dare la luce a colui che è cieco?

Ora dare la luce a un cieco  nato, cioè aprirli gli occhi, darli la possibilità di vedere, appartiene ancora al campo dei segni.

Perché questo uomo nato cieco, che inizierà a vedere per opera di Gesù morirà anche lui e proprio in quanto passa e muore ci rivela che l'opera non è compiuta.

Poichè tutto ciò che è soggetto al tempo non è compimento, tutto ciò che è relativo, che è temporaneo non è compimento ma Gesù ha detto che deve portare a compimento.

Ora in quanto dice compimento, presuppone che ci sia dell'incompiuto, in quell'uomo cieco, che suscita una interrogazione nei discepoli.

C'è un incompiuto e abbiamo visto che l'uomo di fronte all'incompiuto interroga.

E perché interroga?  

Interroga perché non sopporta.

L'interrogazione è un movimento, è un movimento di insoddisfazione.

Ecco, non si sopporta il relativo, non si sopporta il finito, non si sopporta il temporaneo le cose che mutano, le cose che passano, l'uomo non le sopporta.

Abbiamo visto che tutto questo, relativo, temporaneo, tutto ciò che non è Assoluto, qui ci viene dichiarato che è incompiuto.

Ma anche qui dobbiamo chiederci perché l'uomo non sopporta l'incompiuto.

L'uomo non sopporta  l'incompiuto perché evidentemente dentro di sé porta il compiuto.

L'uomo abbiamo visto la  volta scorsa, interroga tutte le volte che si trova di fronte a cose che passano perché ha presente l'eterno.

L'uomo di fronte al relativo interroga perché porta con sé l'Assoluto.

Di fronte a tutto ciò che è finito interroga, evidentemente perché porta dentro di sé l'infinito.

Se uno non avesse in sé l'Assoluto, l'infinito, l'eterno di fronte alle cose che passano non interrogherebbe.

Ora in queste parole qui ci viene dichiarato che tutto ciò che è finito, che noi chiamiamo finito, che noi vediamo temporaneo, tutto ciò che noi vediamo relativo è un incompiuto.

Allora questa incompiutezza suscita nell'uomo l'interrogazione appunto perché l'uomo porta in sé il compiuto, le cose infinite, non finite, in quanto le cose sono veramente finite in quanto sono infinite.

L'uomo porta in sé l'Assoluto e quindi quando si scosta da quest'Assoluto, l'uomo è inquieto, è insoddisfatto, e proprio segno di questa insoddisfazione è questa interrogazione dei discepoli.

Ora Gesù qui dice "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato, Io debbo compiere le opere del Padre". Ecco ci annuncia che tutte le cose che noi osserviamo e guardiamo sono incompiute.

Cioè il Padre inizia un opera, Dio incomincia un opera ma questa opera è incompiuta e il compimento è affidato al Figlio.

Solo il Figlio porta a compimento le opere del Padre.

Dobbiamo allora chiederci in cosa consiste questo compimento e perché solo il Figlio può portare a compimento le opere del Padre, perché le opere del Padre sono incompiute in sé e sopratutto quale significato ha per la nostra vita personale tutto questo e cosa Dio ci vuole manifestare di Se attraverso quest'opera che il Padre inizia e che solo il Figlio può portare a compimento.

Il Figlio è il Pensiero di Dio ed abbiamo visto che se l'uomo di fronte a ciò che non è compiuto sente il bisogno di interrogare è perché non sopporta le cose incompiute e non le sopporta perché ha presente le cose compiute.

Le cose compiute stanno in quell'infinito, in quell'Assoluto che lui porta in sé.

Allora tutta l'interrogazione e tutta la problematica dell'uomo è quella di cercare di portare a compimento le cose.

Perché se l'uomo non sopporta le cose incompiute, è perché porta in sé il desiderio di arrivare al compimento e  il  compimento è il fine.

Ma questo fine non è altro che riportare nel Principio le cose che sono lontane da questo Principio.

Tutto ciò che è finito, incompiuto, è lontano dal Principio, però nell'uomo questa lontananza provoca in lui stesso il desiderio di riportare nel Principio per vederle nel principio.

Possiamo dire allora che una cosa è compiuta in quanto è contemplata nel suo Principio.

Ma cosa vuol dire contemplare le cose nel Principio?

A questo punto già capiamo che se l'uomo è una passione per riportare le cose nel Principio, il Principio diventa il fine, il fine dell'uomo.

Cioè il contemplare le cose nel Principio diventa il fine.

Ma il  fine vuol dire conoscere l'intenzione cioè conoscere il pensiero.

Il che vuol dire che è possibile riportare  le cose al principio solo in quanto uno conosce il pensiero, l'Intenzione del Principio cioè del Padre, di Dio, di Colui che opera.

Ora il Padre opera tutte le cose per suscitare in noi il desiderio, l'interesse di riportare tutte le cose che Lui fa, in Lui.

E perché questo movimento?

Dio inizia un opera, Dio forma in noi la passione, il desiderio di riportare quest'opera di nuovo in Lui, tutte le cose vengono da Dio, tutte le cose ritornano in Dio, ma non ritornano in Dio senza di noi.

Cioè tutte le cose vengono da Dio, vengono a noi, si presentano a  noi sotto un aspetto incompiuto, per cui suscitano in noi una insoddisfazione, una insopportabilità e quindi il desiderio di riportarle nel loro principio, quindi portarle nel compimento.

Abbiamo detto che soltanto col Pensiero di Dio, nell'Intenzione di Dio si possono riportare le cose nel loro Principio e il Pensiero di Dio è il Figlio di Dio, per questo dico solo il Figlio di Dio può riportare le cose nel Padre. Fintanto che noi non conosciamo il Pensiero di Dio, non abbiamo in noi il Principio, Dio Creatore.

Noi abbiamo davanti a noi le cose incompiute cioè, le opere di Dio ma non possiamo riportarle nel Principio e soffriamo e patiamo  per questo, perché noi non possiamo sopportare le cose finite, le cose incompiute.

Però solo il Pensiero di Dio può riportare le cose in Dio, perché le cose sono contemplabili in Dio solo nel suo Pensiero cioè, solo vedendo il fine per cui Dio opera tutte le cose che fa, quindi tutte le cose incompiute che ci presenta.

Quindi solo vedendo il Fine, il Pensiero, la sua Intenzione noi abbiamo la  possibilità di riportare le cose in Dio e quindi di contemplarle in Dio e quindi di vedere, di portarle a compimento, di portarle nel loro compimento.

Ecco per cui Gesù dice che Lui è venuto a portare a compimento le opere di Colui che lo ha mandato.

In un altro luogo Gesù aggiunge: "Chi con Me non raccoglie disperde...chi invece raccoglie riceve mercede di vita eterna".

Qui abbiamo la chiave per capire perché Dio opera delle cose incompiute e suscita in noi l'interrogazione il desiderio di riportare queste  cose incompiute nel loro compimento.

Gesù dice "Chi con Me raccoglie riceve mercede di vita eterna", vita eterna vuol dire conoscere Dio.

Ricevere mercede di vita eterna, vuol dire avere possibilità di conoscere Dio, però dice :"Chi con Me", il che vuol dire che l'uomo da solo non può, l'uomo da solo sente il bisogno, non sopporta l'incompiuto, l'uomo da solo non sopporta le cose che mutano, non sopporta le cose temporanee, non sopporta le cose relative, l'uomo da solo non sopporta, interroga però non può portarle a compimento.

Il compimento non può  avvenire senza il Pensiero di Dio, senza il Figlio e Gesù infatti dice "Chi con Me non raccoglie disperde, ma chi con Me raccoglie riceve mercede di vita eterna".

Questo ci fa capire che non basta che noi sentiamo il desiderio o che facciamo l'interrogazione.

Sentiamo il desiderio di portare le cose al loro compimento,ma da soli non possiamo, sentiamo bisogno ma non possiamo portarle nel loro compimento.

Però non portandole al loro compimento le disperdiamo, infatti tutto ciò che noi non riportiamo al fine lo perdiamo.

La Parola di Dio, tutto è Parola di Dio, la Parola in sé è incompiuta, quindi tutto ciò che arriva a noi incompiuto, se non viene portato da noi nel fine, viene perduto.

Soltanto che tutto ciò che noi perdiamo, a nostra volta ci perde, quindi tutto quello che noi non raccogliamo in Dio noi, sì lo disperdiamo ma, a sua volta restiamo dispersi e tutto quello che noi raccogliamo a nostra volta ci raccoglie e ci raccoglie nella contemplazione di Dio, del Finito di Dio che è un Infinito, il compimento.

Ora Dio dimostra al Figlio tutte le cose che fa, perché il Padre ama il Figlio e amando il Figlio gli dimostra tutto quello che fa.

Dimostrare vuol dire far capire.

Abbiamo detto che l'uomo interroga perché desidera capire.

Quindi il compimento dell' interrogazione sta nel capire.

Dio dimostra al Figlio tutto quello che fa.

Cioè fa capire al Figlio tutte le cose che fa e facendo capire al Figlio tutte le cose che fa, il Padre comunica Se Stesso al Figlio .

Ecco questo è il fatto importante: nel far capire c'è la comunicazione dell'essere.

Cioè diciamo: conoscere è essere.

Infatti Dio è verità e la verità si trova solo conoscendola.

Ora se la verità si trova solo conoscendola, vuol dire che la verità si comunica attraverso la conoscenza.

Dio è verità.

Dio si comunica soltanto attraverso la conoscenza.

Conoscere Dio è partecipare a ciò che Dio è.

Dio comunica Se Stesso al Figlio in quanto dimostra, gli fa capire (e il Figlio comprendendo) le cose del Padre, le opere del Padre, quindi il Padre fa un'opera sola: genera suo Figlio, ma dimostra al Figlio quello che fa.

Ecco, dimostrando al Figlio quello che Lui fa, comunica Se Stesso e il Figlio conosce il Padre e il Figlio, quindi il Figlio  ricevendo la dimostrazione di quello che il Padre fa, contempla Se nel Padre.

Ora è proprio in questa contemplazione dell'opera del Padre, nel Padre che forma una cosa sola tra il Figlio ed il Padre.

Ma questo ci fa capire anche che Dio fa tutte le cose incompiute per dare a noi la possibilita, (riportandole attraverso il Figlio nel Padre) di avere la dimostrazione di quello che il Padre fa e attraverso la dimostrazione, capire perché il Padre fa  queste opere incompiute di fronte alla creatura, la creatura è fatta partecipe di quello che Dio è, il Figlio contemplando l'opera del Padre dà luogo allo Spirito Santo che è Spirito di verità.

Qui Gesù dicendoci: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato, debbo portare a compimento le opere del Padre", rivela a noi quello che noi dobbiamo fare.

Perché tutto quello che Gesù, Verbo di Dio incarnato, Pensiero di  Dio tra noi dice, lo dice per noi.

Lo dice affinché anche noi ci rendiamo consapevoli che, anche noi dobbiamo portare a compimento le opere che Dio fa.

Non basta che noi accogliamo le opere da Dio.

Non basta che noi diciamo che tutto è opera di Dio, tutto è creazione di Dio.

Non basta che noi accettiamo tutto da Dio, non basta che noi crediamo in Dio.

Noi dobbiamo portare a compimento le opere che il Padre ci ha dato e soltanto portando a compimento, quindi facendo quest'opera, qui abbiamo la possibilità di restare uniti al Figlio.

Anzi noi restiamo uniti al Figlio solo in quanto noi facciamo ciò che il Figlio fa.

Qui abbiamo anche la capacità, la possibilità di capire perché noi ci disuniamo dal Pensiero di Dio.

Ci disuniamo ogni volta che facciamo qualcosa di diverso da quello che il Figlio fa.

Il Figlio porta a compimento le opere del Padre, rivela a noi la condizione per restare con Lui, noi restiamo con il Figlio solo in quanto portiamo a compimento le opere che Dio fa.

Ma tutte le volte che  noi non portiamo a compimento le opere che il Padre fa, noi ci disuniamo dal Padre e dal Figlio.

Ecco per cui c'è sempre nella nostra vita questo rischio di trovarci fuori, di trovarci separati, disuniti, non più in comunione né con il Padre, né con il Figlio.


E.: Direi che l'uomo quando prende consapevolezza della sua esistenza, si trova in un mondo di realtà con la erre minuscola che sono viziate, nessuna delle quali conosciuta ed è per questo che soffre ed è per questo che s'interroga.

La risposta a questa interrogazione, evidentemente la dà Gesù, dice: "Io sono venuto per compiere le opere del Padre mio" e lì dobbiamo interrogarci sul significato del compimento, cosa significa compimento.

Il compimento è il fine per cui una opera è posta in esistenza e messa in relazione a noi, alla nostra anima e ci dice personalmente qualcosa  del principio, da cui questa opera viene a noi.

Il fine è il principio in cui l'uomo deve contemplare le cose e la difficoltà qui della contemplazione nel principio è quella di scorgere l'intenzione, il pensiero...ecco perché a un certo punto, solo con il Pensiero dello stesso Principio da cui la cosa viene all'uomo è possibile riportarla al Principio, questo è chiarissimo ed è comprensibile nella sua accezione esteriore. Però vorrei chiederti questo: l'uomo porta a compimento col pensiero, senza conoscere personalmente la realtà cui il compimento si dirige, perché personalmente non conosce il Pensiero del Principio che porta in sé, di cui sente gli effetti, perché l'esigenza dell'Assoluto che l'uomo porta in sé è un effetto......

Luigi: Il Pensiero di Dio è Pensiero del Padre che è Pensiero del Principio.

E.: Lui riporta nel Principio, contempla nel Principio l'opera.....

Luigi: Praticamente chi fa quell'opera lì, non è l'uomo è il Pensiero di Dio.

E.: Come è possibile che ciò avvenga senza che, scusa è la solita domanda ma posta in termini diversi, senza che abbia conoscenza, con le sue facoltà naturali che pur il principio ha dato all'uomo, senza che abbia conoscenza di come avvenga questa operazione, senza che abbia conoscenza del fine a cui il Pensiero di Dio indirizza l'opera?

Luigi: Se l'uomo è solo questo non può farlo, appunto perché non conosce quindi non può farlo.

E.: No, no, no non solo, col Pensiero di Dio.

Luigi: L'uomo ha in sé il Pensiero di Dio, non il suo pensiero, il pensiero dell'uomo.

L'uomo ha in sé il Pensiero di Dio.

Ora avendo il Pensiero di Dio, è il Pensiero di Dio che forma quest'opera qui, cioè è il Pensiero di Dio che riporta in Dio cioè nel Padre quello che l'uomo ha presente in sé come opera di Dio.

E.: Ecco, vorre chiederti questo, allora questa operazione....

Luigi: Cioè l'uomo ha la possibilita, è una possibilita, il pensiero che porta l'uomo in sé, che non è Pensiero di Dio, è il pensiero dell'uomo, che è il pensiero delle cose finite, non compiute.

Diciamo che tutto l'universo si conclude in un pensiero dell'uomo, pensiero dell'uomo, non ancora Pensiero di Dio, pensiero dell'uomo che ha presente le opere di Dio, la creazione.

Però l'uomo è insodisfatto di questa creazione perché non vede il compimento non vede il significato, non vede il fine, perché insoddisfatto?

Evidentemente perché porta già in sé la dimensione della compiutezza .

Questa dimensione della compiutezza da che cosa gli è data?

Gli è data da un Pensiero che l'uomo ha in sé e che non conosce cosa sia, però siccome l'ha in sé subisce la presenza, quindi subisce la passione.

L'uomo non sa perché è insoddifatto, l'uomo non sa perché la pecora è tranquilla e soddisfatta quando ha mangiato e perché invece l'uomo è insoddisfatto, l'uomo non capisce, perché non capisce?

Perché per capire deve contemplare le cose nel principio, non le capisce, però lui portando in sé l'infinito, quindi la cosa compiuta, patisce il vedere la cosa incompiuta, quindi in quanto patisce dico passione, dico cosa che l'uomo subisce senza conoscere, perché se l'uomo conosce non è più passione.

L'uomo subisce una cosa che è al di sopra della sua volontà, per cui la sopporta.

Allora l'uomo interroga.

L'interrogazione dell'uomo è una passione.

Ma perché l'uomo interroga e l'animale non interroga?

Evidentemente perché l'uomo porta in sé il Pensiero di Dio e non sa che cosa sia.

Per questa presenza del Pensiero di Dio, l'uomo è insoddisfatto tutte le volte che vede le cose diverse dal Pensiero di Dio.

Se l'uomo ha la possibilità di unirsi al Pensiero di Dio ("Chi con me"), allora vuol dire che questo Pensiero di Dio fa una opera indipendente dall'uomo, riporta  tutte le cose che fa Dio le riporta in Dio.

L'uomo sente questo bisogno, sente il bisogno di fare quello che fa il Pensiero di Dio, se si unisce al Pensiero di Dio, qui abbiamo  il Pensiero di Dio che lavora per l'uomo.

E.: Ecco, abbiamo detto che l'uomo porta in sé il Pensiero di Dio, non lo conosce....

Luigi: Non lo conosce....

E.: Allora come può unirsi a una facoltà, a una potenza, a una esigenza interiore che non conosce?

E sopratutto come fa a sapere di essere nel giusto, di essere secondo verità?

Posso anche illudermi di essere nell'idea del Pensiero di Dio.

Luigi: In quanto io penso Dio, penso una cosa che non conosco.

Come faccio a pensare una cosa che non conosco?

Evidentemente perché questa cosa è presente in me, indipendentemente da me.

Ora la presenza di una cosa in me indipendentemente da me, dà a me la possibilità, è una possibilità è una potenza, infatti Gesù venendo tra noi dà la possibilità a tutti coloro che credono in Lui, a tutti coloro che lo ascoltano di diventare figli di Dio.

Il che vuol dire che noi abbiamo già in noi il Pensiero di Dio indipendentemente da noi, l'uomo si caratterizza in questo, è un portatore del Pensiero di Dio, in quanto è portatore del Pensiero di Dio, non sa cosa sia questo Pensiero di Dio, però in quanto lo porta con sé, ha la possibilità di guardarlo, ha la possibilità di unirsi ad esso.

E.:Se guarda a qualcosa che non conosce, qui il rischio è grosso: ha la possibilita di delinearlo diverso da quello che è.

Luigi: Certamente, però se io guardo una cosa che non conosco, se la cosa è in sé io posso illudermi, ma il Pensiero di Dio non è mica una cosa, è una persona e in quanto persona, questa persona sta facendo un lavoro suo.

Se io la guardo, se io guardo una persona che sta facendo una cosa, io ho la possibilità, a poco per volta, seguendo quello che fa quella persona, di incominciare a conoscere qualcosa di quella persona, se guardo.

Il Pensiero di Dio è dato a noi perché noi possiamo eleveare il nostro pensiero finito a Lui, possiamo quindi guardare Lui, se guardiamo, più lo guardiamo e più abbiamo la possibilità di partecipare di quello che Lui fa, e cosa fa Lui?

Lui riporta tutto nel Padre, quindi basta guardare per sentire in noi, aver la possibilita di vedere quello che Lui fa e a nostra volta..."Chi con me".....cosa vuol dire questo "con"?

Evidentemente ho la possibilità ma soltanto in quanto guardo a Lui, imparo da Lui a fare quello che fa Lui e che io non posso fare da solo, quindi nella misura in cui guardo quello che fa Lui.

Ecco perché qui mi dà una possibilità di unione dicendo: "Io debbo compiere le opere che il Padre mi dà", m'insegna quello che fa il Figlio.

Il Figlio non fa altro che riportare tutto nel Padre, ma se io vedo e sto dietro a quello che Lui sta facendo, imparo anch'io a riportare tutto nel Padre e il merito è suo diciamo così.

È Lui che fa le cose, se io non vedessi fare le cose da Lui, io non potrei fare queste cose, ma se io guardo a Lui e guardo a Lui in quanto Lui è in me a costo di essere morto, Lui resta in me anche se il lo trascuro, lo uccido, lo bestemmio, perché solo restando con me, dà a me la possibilità di restare con Lui.

Se resto con Lui vedo quello che Lui fa, vedendo imparo, allora porto a compimento con Lui e quindi ho l'unione.

Quindi io resto unito nella misura in cui faccio quello che fa Lui, ma per fare quello che fa Lui, devo vedere quello che fa Lui.

E.: Non resta ancora una unione di conoscenza, qui siamo ancora nella fase in cui subisco la passione.

Luigi: Facendo quello che fa Lui, arrivo poi alla conoscenza, dice: "Il Padre dimostra al Figlio tutto ciò che fa", lo porta a capire, gli mostra, e dimostrando, comunica al Figlio la sua essenza.

Se io resto col Figlio, conosco queste cose e conoscendo queste cose partecipo.

E.: Partecipo di questa comunicazione....

Luigi: Ecco, che avviene attraverso la conoscenza, per cui la conoscenza avviene tra Padre e Figlio ma, se io resto col Figlio ricevo quello che il Padre dimostra al Figlio e ricevendo quello che il Padre dimostra al Figlio sono fatto partecipe dell'essenza del Padre.

E.: Ma la possibilità di capire la dimostrazione, avviene quando già si è conosciuto il Padre, perché non posso conoscere l'intenzione di una persona se non conosco quella persona.

Luigi: Certo, infatti il Figlio guarda soltanto il Padre ed è per questo che il Padre dimostra al Figlio quello che il Padre fa.

Il Padre non potrebbe dimostrare al Figlio, se il Figlio non fosse tutto Pensiero del Padre.

E.: Quindi mentre noi con l'aiuto di Dio e col Pensiero di Dio, riportiamo a Dio, cioè portiamo a compimento le opere che Dio fa in mezzo a noi e tutte le opere son da portare a compimento, noi non siamo ancora nella condizione di figli...potenzialmente

Luigi: Potenzialmente sì, noi stiamo guardando quello che il Figlio fa evidentemente io non posso portare a compimento le cose se non vedo come il Figlio porta a compimento le cose nel Padre, ma io ho la possibilità di vedere come il Padre porta a compimento.

E.:Come il Figlio.

Luigi: Si come il Figlio porta a compimento.

Se guardo al Figlio, ma ho la possibilità di guardare al Figlio perché il Figlio è con me, il Pensiero di Dio è con me.

Quindi il Gesù che nasce a Betlemme, è rivelazione del Dio con noi, è un segno fuori per dire che tu sei portatore di Dio, per dirti: "Guarda che Dio abita in te", ma per quale motivo abita in te?

Abita in te per dare a te la possibilità di guardarlo, perché guardandolo tu vedi quello che Lui fa e vedendo quello che Lui fa anche tu puoi farlo, con Lui, lo fai con Lui.

Facendolo con Lui la conoscenza di quello che avviene attraverso la dimostrazione, cioè il riportare  le cose al loro compimento ti dà la comunicazione di quello che il Padre è, ti comunica l'essenza, perché Dio comunica l'essenza dimostrando le opere che fa.

Portando nell'infinito, il Padre fa una opera sola: il Padre fa il Figlio, genera il Figlio, il Figlio contemplando il Padre, dal Padre ha la dimostrazione di quello che il Padre fa, cioè la dimostrazione di Se Stesso.

Conosce Se Stesso come generato dal Padre, quindi si contempla sì nel Padre ma, contemplando Sé nel Padre, vede il rapporto tra Sé ed il Padre e qui dà luogo allo Spirito Santo, alla processione dello Spirito Santo che viene proprio dal Padre e dal Figlio, dal Figlio che contempla Se Stesso nel Padre.

Ora il fine in tutte le cose incompiute, sta nel portare noi a contemplare le opere incompiute da Dio in Dio, perché solo contemplandole in Dio si forma in noi lo Spirito di verità, ecco la consapevolezza della verità, lì si forma la certezza, il campo di certezza, prima no.

Lo Spirito Santo che è Spirito di verità, di certezza, procede dal Padre e dal Figlio in quanto il Figlio si contempla nel Padre ma si contempla nel Padre in quanto guardando il Padre (il Figlio è solo Pensiero del Padre), il Padre gli dimostra quello che fa, cioè gli dimostra la generazione del Figlio.

Da questa  contemplazione qui, nasce l'area di certezza per noi e ci fa capire.

Noi siamo fatti per essere inseriti in questa Trinità Divina.

Che è poi la vita eterna, è qui che si forma l'area di certezza.

E.: Tu hai proiettato tutto nell'empireo ma noi terra terra!

Luigi: Si terra ma terra partendo dal cielo

Infatti Gesù dice:"Non raccogliete tesori in terra", è molto più profondo di quello che noi comunemente intediamo.

Noi pensiamo che non dobbiamo preoccuparci a guadagnar ricchezze, guadagnare il mondo, possedere il mondo, noi generalmente riteniamo questo, ma è molto più profonda questa frase qui.

"Non raccogliete tesori in terra ma raccogliete tesori in cielo", questo raccogliere tesori in cielo vuol dire fare quello che fa il Figlio, nel cielo di Dio.

Cioè contemplato tutto nel Padre, perché tutto quello che vi è dato in terra è un incompiuto che vi è dato per darvi la possibilità di raccogliere nel Padre.

Certamente arriva un giorno in cui questa terra qui diventa cielo, il che vuol dire che questo incompiuto sparisce e  diventa tutto compiuto, ma se io non l'ho portato a compimento, io resto fuori, perché il momento per partecipare, sta in quanto per me c'è ancora un incompiuto da riportare nel Padre, allora son fatto partecipe e ho la comunione.

E.:Riportare nel Padre non vuol dire necessariamente conosciuto.

Luigi: No,perché la conoscenza viene da-.

L'abbiamo già detto molte volte, la vera conoscenza viene da-.

Quindi il Figlio contemplando il Padre, ottiene la dimostrazione, cioè quello che il Padre genera viene da- e allora conosce Se Stesso.

Conosce Se Stesso ma conosce Se Stesso come?

Se Stesso nel Padre e dal Padre.

Non ci sono le due cose disunite.

E.: Il Figlio si conosce come generato dal Padre, quei figli che siamo chiamati ad essere noi....non siamo però generati dal Padre..

Luigi: No ma noi siamo chiamati ad essere partecipi di questa generazione e soltanto quando saremo fatti partecipi per opera del Figlio, perché da soli non possiamo, noi parteciperemo anche allo Spirito Santo.

Che è l'area di certezza, qui abbiamo la certezza della verità.

E.: Portare queste cose terra terra.....nei momenti della nostra vita...

Luigi: Gesù dice a noi: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato", il che vuol dire che Lui deve compiere ma, anch'io devo compiere..

E.: Devo capire cosa Gesù mi vuol dire ...devo portare a compimento, dice a me....

Luigi: Apparentemente dice :"Devo compiere" e illumina quel cieco ed è finito, no!

Questo cieco illuminato non è mica ancora opera compiuta, il cieco illuminato non è mica ancora finito, questo cieco a un certo punto muore, cosa serve allora?

Tutto quello che passa è relativo e se è relativo è incompiuto, in attesa di compimento, quindi questa è una parabola, è un segno ancora e quindi una incompiutezza e allora dove sta la compiutezza?

"Io debbo portare a compimento" è molto più profondo di illuminare un cieco, cioè la vera illuminazione l'abbiamo nel vedere il Figlio che raccoglie tutto nel Padre per vedere tutte le cose dal Padre, perché vedendole dal Padre partecipa alla conoscenza e quindi partecipa dell'essenza del Padre e forma una cosa sola con il Padre.

E.: Per dirci la via che dobbiamo percorrere....

Luigi: Ecco, attraverso questo c'è una comunicazione, quindi Dio si comunica attraverso la conoscenza

E.: Che tipo di dimostrazione da il Padre al Figlio?

Luigi: Fa capire.

Il Padre, siccome il Figlio è Pensiero del Padre conosce l'essenza del Padre, allora siccome il Padre conosce Se Stesso, comunica l'essenza di Sé, genera il Pensiero di Sé.

D.L'uomo deve superare il proprio io.

Luigi: Deve superarsi perché deve aderire al Pensiero di Dio, altrimenti tutte le giustificazioni che dà, sono giustificazioni fasulle, perché a un certo momento lei si trova di fronte alla morte, e che giustificazione dà?

Tutti muoiono?

É una legge universale?

Tutti nasciamo e tutti dobbiamo morire, ma che giustificazione è questa?

Ora l'uomo per arrivare alla vera luce deve aderire al Pensiero di Dio, quindi deve superare il suo stesso pensiero

D.Bisogna sempre stare raccolti nel suo Pensiero per vedere sempre il suo fine?

Luigi: Si capisce, sopratutto dobbiamo ricevere tutto da Dio Creatore e sapendo che tutto viene a noi da Dio Creatore, cercare sempre in tutto il Pensiero di Dio, perché se Dio fa le cose, perché Dio fa le cose?

Ecco, già siamo nel Pensiero di Dio, perché Dio fa le cose?

Perché Dio mi fai nascere, perché mi fai morire, perché mi fai vivere?

Perché mi dai gioia? É sempre questo.

Se noi teniamo presente Dio Creatore noi siamo in una posizione di causa ed effetto, ma quando conosciamo causa ed effetto c'è un grande punto interrogativo, perché la causa effetto è un incompiuto, noi abbiamo il compiuto quando abbiamo causa, effetto, fine.

Allora qui abbiamo il compimento, qui capiamo perché tutte le scienze umane sono incompiute, perché tutte le scienze umane giustificano tutte le cose in causa ed effetto, ma causa ed effetto è un incompiuto, proprio perché noi abbiamo presente Dio che è un infinito.

Fintanto che noi non le giustifichiamo in Dio fine ci troveremo sempre sospesi a mezz'aria, causa ed effetto ma perché?

Gia qui c'è una insistenza sulla Trinità di Dio, non mi basta Padre e Figlio, io ho bisogno dello Spirito Santo, causa effetto e fine.

D.L'unione nella Trinita.

Luigi: Appunto noi siamo appunto chiamati, e soltanto in quanto arriviamo a questa unione, a questa Trinità, noi arriviamo al compimento delle cose

E.Questo forma la capacità di fare nel suo Pensiero.

Luigi: Certamente, di fare tutto e di vivere nel suo Pensiero e di contemplare tutto nel suo pensiero.

Noi arriviamo alle cose compiute, nel fine, in quanto vediamo, la causa (principio), l'effetto e la finalità, ora questo lo possiamo vedere soltanto in Dio, ma se siamo staccati da Dio noi non possiamo vedere il fine, noi vediamo causa ed effetto.

-Come mai sei malato?- Eh ho preso un microbo- Vedi, causa ed effetto ma il significato?

F.: Conoscere Dio è partecipare di quello che Dio è.

Luigi: Sì perché attraverso la conoscenza, Dio ti comunica l'essere, per cui dico, conoscere è essere.

In Dio, conoscere è essere, quindi non conoscendo Dio, io non partecipo di quello che Dio è, Dio è la verità e la verità si trova solo conoscendola, il che vuol dire che la verità si comunica attraverso la conoscenza.



Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.     Gv 9 Vs 4 Primo tema.


TITOLO: Conoscere è essere. II LUNEDI’.


ARGOMENTI: 


 

12/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


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Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.

Gv 9 Vs 4 Secondo tema.


Titolo: I due giorni dell'opera di Dio.


Argomenti: La luce e le tenebre. Compiuto e incompiuto. La luce è presenza.  Essere con una persona è soddisfare il suo desiderio. Dio si concede all'uomo per rivelare la sua Presenza: giorno che finisce. Il vero rapporto è l'uomo che si concede a Dio: giorno che non tramonta. L'uomo è sottomesso a Dio fintanto che si concede a Lui.


 

18/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


Restiamo ancora nel versetto quattro in cui Gesù dice: "Io devo compiere le opere di Colui che mi ha mandato finché è giorno,viene la notte quando nessuno può lavorare".

Domenica scorsa abbiamo visto la prima parte di questo versetto: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato".

Oggi dobbiamo soffermarci su questa seconda parte: "Finché è giorno".

E anche qui è Parola di Dio, dobbiamo chiederci cosa vuole dirci per la nostra vita essenziale, quale significato, quale lezione e sopratutto cosa Dio ci vuole dire di Sé in tutte le sue opere.

In tutte le sue Parole, Dio significa a noi qualcosa di Sé.

Quest’affermazione: "Finché è giorno" ci fa pensare a un termine, cioè a un tempo in cui non è più giorno.

E allora il problema che sorge è proprio questo, come sia possibile che per il Figlio di Dio, era il Figlio di Dio che stava parlando, per il Figlio di Dio arrivi un tempo in cui non è più giorno.

D'altronde Lui stesso dice che: "Non sempre avrete Me con voi".

"Fintanto che Io sono nel mondo, sono luce per il mondo, ma viene l'ora in cui viene il principe di questo mondo che non ha niente a che fare con Me".

Parla delle tenebre.

Appunto come sia possibile, e quale lezione Dio vuole dare a noi attraverso l'annunciazione a noi, della scadenza, del tramonto di un giorno.

Domenica scorsa abbiamo visto come ci siano delle opere che non siano compiute e Lui dice: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato".

Evidentemente se si parla di compimento è perché si parla di opere che non sono compiute.

Noi abbiamo visto che presso Dio e in Dio tutto è compiuto, non c'è un divenire in Dio.

Le opere in Dio sono compiute e allora dobbiamo chiederci dove, queste opere sono incompiute?

Le opere sono incompiute nella creatura, nell'uomo, sono incompiute in noi.

S.Paolo stesso dice che "Tutta la creazione geme e soffre in attesa della rivelazione del Figlio di Dio".

Ma dove geme e soffre questa creazione?

Tutta la creazione geme e soffre nell'uomo e perché geme e soffre?

Perché è incompiuta, infatti dice: "In attesa della rivelazione del Figlio di Dio".

Quindi il compimento sta nella rivelazione del Figlio di Dio.

Il compimento avviene per mezzo del Figlio di Dio, meglio ancora avviene nel Figlio di Dio.

Infatti domenica scorsa abbiamo visto che il compimento delle opere di Dio, sta nel contemplarle nella loro sorgente, nel loro principio, nel contemplarle nel Padre, quindi nel capirle.

Nel capirle nella loro sorgente abbiamo detto, dobbiamo capire il perché .

Ora la risposta a questo perché finale solo il Pensiero di Dio, cioè il Figlio di Dio può portarcela e questa contemplazione che è compimento di tutta l'opera di Dio, questa contemplazione nel Padre, il Creatore, Principio di tutte le cose si raggiunge soltanto in quanto si ha la possibilità di vederle dal Padre e in quanto si vede un opera fatta da Dio la si può contemplare in Dio e quindi si può restare solo là dove c'è questo compimento.

Là dove le opere sono incompiute, non si può restare.

Si patiscono c'è una sofferenza, una tristezza.

Tutte le cose fintanto che non le vediamo giustificate nel loro fine, cioè giustificate in Colui che le vuole, noi non vediamo la ragione il pensiero, il Pensiero di Dio nelle sue opere e noi siamo insoddisfatti.

E questa insoddisfazione denuncia il nostro destino cioè testimonia a noi la nostra stessa vocazione.

Se noi soffriamo per la mancanza di qualcosa è perché siamo stati creati per quella cosa, altrimenti non soffriremmo per quella cosa.

Quindi nella nostra stessa sofferenza, nella nostra pena, nella nostra insoddisfazione, nel non vedere il fine per cui Dio fa tutte le cose si rivela a noi la nostra vocazione cioè, la nostra chiamata a capire e proprio nel capire sta la nostra pace.

Capire vuol dire vedere il Pensiero di Dio nelle cose stesse.

Solo nel Pensiero di Dio c'è il compimento delle cose, per cui solo il Figlio di Dio conduce le cose al loro compimento.

Fintanto che non c'è questo Pensiero di Dio, fintanto che non vediamo questo Pensiero di Dio, tutte le cose in noi sono incompiute per cui creano in noi uno stato di sofferenza.

Quindi è nell'uomo che c'è l'incompiuto, il compimento si ha nel Pensiero di Dio.

Però qui oggi troviamo questa dichiarazione strana di Gesù che dice che Lui deve portare a compimento le cose finché è giorno.

Allora dobbiamo chiederci prima di tutto cosa sia questo giorno, cosa significhi.

Dirà dopo che: "Viene la notte quando nessuno può operare".

Il giorno è la luce.

Noi tutti esperimentiamo che possiamo camminare, possiamo operare, possiamo agire soltanto quando c'è luce, è sufficiente che la luce se ne vada e tutto si ferma, anche i nostri registratori e non si fa più niente.

Non si può più fare niente.

Anche questo è un segno perché tutto è segno di Dio, è un segno, perché tutto è segno di Dio, è un segno dell'importanza della luce, la luce materiale, è un segno della luce spirituale e se noi esperimentiamo che senza luce siamo paralizzati, questo è segno che senza la luce di Dio noi non possiamo fare niente.

Gesù dice: "Senza di Me non potete fare niente" e senza di Lui tutto ciò che facciamo è niente.

Ma proprio in quanto dice "senza di Me", ci fa capire questa grande cosa, quel "di Me" vuol dire presenza "di Me" e allora qui facciamo un passaggio successivo, il giorno è la luce ma la luce è la presenza.

La luce per noi è data dalla presenza di Dio in noi.

E cosa significa questa presenza?

Questa presenza è essere con.

"Fintanto che Io sono nel mondo", che sono con voi.

"Fintanto che Io ero con loro li custodivo nel tuo nome".

Ma cos'è questo essere con loro?

Quando è che uno è con noi?

"L'essere con" evidentemente presuppone due termini, uno e l'altro.

E già basta accennare questo fatto qui, presenza di due termini.....due termini che non sono scambiabili uno con l'altro.

Ora dico, quando abbiamo due termini che non sono scambiabili uno con l'altro, le combinazioni sono soltanto due.

Il primo è con il secondo o il secondo è con il primo.

Dio è il primo e il secondo è la creatura, quindi noi ci troviamo con queste due possibilità.

Dio può essere con noi o noi possiamo essere con Dio.

Abbiamo detto molte volte che Dio è sempre con noi.

Dio è il presente per noi.

Però non è sufficiente dire che Dio sia con noi, perché anche noi siamo con Dio.

Ora quando è che Dio è con noi?

Quando è che uno è con un'altro?

Sopratutto noi siamo con l'altro in quanto ci confidiamo con l'altro.

Ogni uomo si caratterizza sopratutto nel pensiero, nel desiderio, in ciò in cui vive, in ciò che ha presente.

Ciascuno di noi ha presente ciò cui dedica la sua mente, ciò per cui vive, ciò che ama.

Ma sia amore, sia vivere si concretizzano in dedizione del proprio pensiero a-.

Vivendo per un fine, noi dedichiamo il nostro pensiero a quella cosa.

Ora uno è con noi in quanto, non è presente soltanto fisicamente, non è presente soltanto indipendentemente da noi, uno è sopratutto con noi quando condivide il nostro fine, quando risponde ai nostri desideri.

Ora Dio è con noi quando risponde ai nostri desideri.

Ora il fatto che Dio risponda ai nostri desideri è una concessione da parte di Dio per rivelarci la sua presenza.

Se noi abbiamo desideri diversi da Dio, soltanto se Dio si concede ai nostri desideri diversi da Lui, può rivelare, può annunciare a noi la sua presenza ma, evidentemente in quanto è concessione da parte di Dio alla creatura, siamo in un rapporto di ingiustizia ed in quanto è un rapporto di ingiustizia, è un rapporto che non può durare.

Cioè il rapporto d’ingiustizia, questa concessione da parte di Dio alla creatura, può durare soltanto quel tempo necessario per risvegliare la creatura al Creatore, per risvegliare la creatura a Dio.

Cioè vale in quanto è mezzo per ottenere qualche cosa ma, non vale come rapporto Assoluto o come rapporto vero, perché non è un rapporto vero.

Il rapporto vero è quando la creatura si sottomette al Creatore, non quando il Creatore si sottomette alla creatura.

Eppure dice Gesù: "Senza di Me non potete fare niente".

Il che vuol dire che se Dio per primo non concede la sua presenza alla creatura e per concedere la sua presenza alla creatura deve concedersi al desiderio della creatura, deve rivelare il suo intervento, la sua presenza, concedersi in ciò che la creatura desidera, ma dico, questa concessione è transitoria, è un giorno destinato al tramonto, è un giorno che Dio ci concede per far capire, per ottenere da noi, che noi a nostra volta ci concediamo a Lui.

Solo quando noi ci sottomettiamo a Dio, quando noi ci concediamo a Dio, ci dedichiamo a Dio, dedichiamo a Dio il nostro pensiero, li stabiliamo un rapporto vero.

Cioè qui stabiliamo un rapporto che non è più soggetto a mutazione, perché appunto è un rapporto vero.

La verità non muta, se noi stabiliamo con Dio un rapporto vero, qui non siamo più soggetti a delusioni.

Cioè qui inauguriamo un giorno senza sera, un giorno che non ha più tramonto.

Allora possiamo dire che la concessione di Dio alla creatura rappresenta un giorno che ha un tramonto.

Quindi rappresenta un termine finito, quindi una cosa incompiuta, una cosa che quindi ha bisogno di essere intelletta perché non è giusta, perché non è vera.

Allora dobbiamo dirci perché Dio si concede alla creatura?

Perché la creatura senza di Lui non può fare niente.

Allora è necessario che Dio per primo si conceda alla creatura, per dare alla creatura la possibilità di concedersi a sua volta al Creatore, a Dio e concedendosi a Dio stabilire così un rapporto vero, un rapporto eterno.

Qui abbiamo i due giorni dell'opera di Dio.

Dio che per primo si sottomette, si concede quindi al desiderio della creatura per rendersi presente alla creatura, affinché la creatura possa a sua volta concedersi a Lui, dedicarsi a Lui, quindi dare a Lui il suo pensiero.

Ma cosa vuol dire da parte della creatura dedicarsi a Dio, sottomettersi a Dio?

La creatura è sottomessa a Dio in quanto si interessa di Lui.

In quanto ha desiderio di Lui.

È soltanto in questo desiderio di capire, fintanto che dura questo desiderio di capire.

Ora bisogna stare attenti a questo.

Questo desiderio della creatura dura soltanto fintanto che Dio si rende presente alla creatura, cioè si concede.

Perché la creatura da sola non può fare niente.

Se la creatura quando Dio si concede ha altri interessi, gli altri interessi le portano via questa attenzione e quest' interesse di capire Colui che le si concede.

Allora succede che finisce il giorno in cui Cristo, il Figlio di Dio può portare a compimento l'opera iniziata, cioè quelle opere che sono nella creatura incompiute e che in Dio sono compiute, possono essere portate a compimento soltanto e fintanto che il Pensiero di Dio, cioè il Cristo trova nella creatura interesse per capire.

Il bambino è essenzialmente interesse per capire.

Ora nel bambino abbiamo questo giorno che dura per il Cristo per portare a compimento.

Ma Gesù anche dice: "Se non ritornate bambini non potrete entrare nel Regno dei cieli".

Cioè se in voi non ritorna al primo piano questo interesse per capire l'uomo non può entrare.

Cioè l'uomo non può entrare nel compimento delle cose nel Pensiero di Dio, l'uomo non può arrivare a conoscere la finalità il Pensiero delle cose, l'uomo resta solo in questi due primi tempi: causa ed effetto e non può arrivare al fine. Resta nell'incompiuto.

Quest'incompiuto può diventare un incompiuto eterno.

Ora siccome però l'incompiuto eterno in una creatura fatta per contemplare il compimento è sofferenza, questo incompiuto eterno può diventare sofferenza eterna.

Quindi abbiamo un giorno che ha un tramonto ed è il giorno delle concessioni da parte di Dio.

Abbiamo un giorno che non tramonta e questo è dato dalla creatura che si concede a Dio e che quindi resta in questo giorno in cui Cristo può operare.

Dico la caratteristica di questo giorno è determinata dal fatto che la creatura sente il desiderio di capire, questo è un giorno soggetto a tramonto, può darsi che la creatura a un certo momento non senta più interesse per Dio, non senta più interesse per capire Dio, per conoscere Dio, a questo punto siamo nella notte e nella notte nessuno può più operare, nemmeno Cristo.


E.: Il portare a compimento è capire il senso, il significato per cui tutta la creazione esiste.

Evidentemente l'uomo non ha questa possibilità, questa possibilità è data solo a Colui che contempla nel Principio e dal Principio la creazione.

Quindi l'uomo non può, però l'uomo che mantiene questo desiderio, ha la possibilità di incontrare il Figlio di Dio che è la luce, il giorno, che dà la possibilità all'anima che si dedica, di intendere il significato o perlomeno di mettersi in condizione, attraverso una dedizione inizialmente di fede, di giungere alla comprensione del fine per cui Dio opera e quindi di evitare di passare a quel giorno che rischia di avere un tramonto.

Luigi: Per cui è un giorno che condiziona l'opera del Cristo questo desiderio di capire da parte della creatura.

È un giorno che condiziona l'opera del Cristo!

Infatti, Gesù dice: " Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre".

Quindi questa attrazione al Padre condizione l'opera del Cristo.

Là dove non c'è quest’attrazione al Padre, Cristo non può operare.

Infatti, Gesù non poté fare nessun miracolo a Nazareth, il suo paese perché non c'era fede in Lui.

La fede è desiderio di capire.

La sostanza della fede è questo desiderio.

là dove manca questo abbiamo questo giorno che è tramontato.

Per cui Gesù non può operare.

Per cui Lui opera là, dove c'è desiderio di capire, dove l'anima è attratta da Dio.

Attratta da Dio in quanto desidera conoscere le cose di Dio, noi siamo attratti in quanto.....

Ora li può, perché il Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre, là dove non vede l'attrazione del Padre non può operare, quindi è condizionato.

E.: Il più delle volte l'uomo che è nella tristezza, nello sconforto, non conosce le ragioni di questa sua tristezza.

Luigi: Non può, le ragioni le conosce il Figlio di Dio, l'uomo non può.

E.: Si ma è proprio portato dalla incompiutezza della creazione a questo desiderio, questa esigenza di portare a compimento questa creazione che resta se no incomprensibile.

Luigi: L'uomo subisce la passione di Assoluto però, può rivolgere questa passione ad altro: i buoi, i campi eccetera.

Allora la presenza di altro gli spegne la passione per Dio.

Cioè due desideri praticamente si annullano a vicenda.

Se poi sono due desideri assoluti per due passioni diverse, lì abbiamo proprio lo spegnimento.

Per cui noi diciamo come è possibile?

Forse Dio non attrae tutti?

Certamente Dio attrae tutti,

Dio è il centro massimo di attrazione.

Dio attrae tutti, mi spiego?

Come è possibile che a un certo momento la creatura non è più attratta, non desideri più capire le cose di Dio ma desidera invece per esempio capire le cose di Craxi?

È l'altro desiderio, l'interesse di un’altra cosa che annulla il desiderio di Dio.

Per cui allora uno appassionato per altro non riesce più ad ascoltare le cose di Dio, per cui abbiamo il giorno che tramonta.

E.:Dovessimo precisare il contenuto dell'esigenza di Assoluto che l'uomo porta in sé dovremmo dire che consiste nel cercare di capire il significato delle cose. Finché che non giunge a rendersi conto l'uomo porta questa inquietudine.

Luigi: Ora fintanto che c'è quest’apertura, questo desiderio di capire è aperto ad ascoltare il Maestro.

E.:Ecco, ha la possibilità di incontrare il Cristo...

Luigi: Sì, perché succede questo, che a un certo momento la creatura facendo esperienza di vita inizia a diventare maestra.

Dice: "Ah le cose sono così, perché ho studiato così, perché io ho esperimentato così".

Ecco allora qui la creatura passa dall'essere discepola, attenta, desiderio di-, a essere maestra.

Qui è finito

E.:Ed è la notte in cui il Cristo non può operare.

Luigi: Ecco, là dove c'è il maestro, Cristo non può operare, solo in quanto la creatura continua sempre a riconoscere che Uno solo è il Maestro e che lei è sempre scolara, sempre scolara di Dio, ecco là allora Dio opera.

Ma dove la creatura fa da maestro, dove la creatura è giusta, dove la creatura crede di vedere, lì non c'è niente da fare, bisogna aspettare che la creatura sia riportata nella cecità, nella situazione di povertà, nella situazione di bisogno.

E.:Quindi in un primo momento Dio si offre all'uomo ma l'uomo deve accompagnarsi con Dio.

Luigi: Non è sufficiente che Dio si offra all'uomo, questa è una concessione che Dio fa perché se Dio non si concedesse per primo, l'uomo non avrebbe la possibilità di interessarsi di Dio, ma Dio si concede: "Capisci quello che Io ti faccio? Io mi concedo a te affinché tu ti svegli all'interesse per Me".

Perché il rapporto vero si ha quando la creatura si apre all'attenzione a Dio, a Colui che sta camminando con lei.

E.:Finché sarà poi Dio a condurla.

Luigi: Ecco, quando la creatura si sottomette, fa attenzione, desidera conoscere Dio, allora qui abbiamo un rapporto giusto, questo rapporto giusto si conclude in vita eterna, cioè in un giorno senza sera: l'uomo entra nella pace di Dio.

E.:Direi che in un primo momento Dio dialoga, dopo l'anima è portata a contemplare.

Luigi: Direi che ci sono due grandi momenti, in un primo tempo Dio parla alla creatura tenendo presente la creatura.

In un secondo momento Dio parla alla creatura ignorando la creatura e qui abbiamo la tragedia.

Cioè quando Dio parla alla creatura tenendo presente la creatura, se la creatura non risponde, non si apre, arriva un momento in cui Dio parla alla creatura ma impone la sua verità.

Parla ignorando la creatura.

E.:Mi sembra duro....

Luigi: "Io non vi conosco", la porta resta chiusa

E.:Direi che la creatura è nella impossibilità di intendere il parlare di Dio.

LuLuigi: igi: La creatura si trova a subire delle presenze, delle operazioni in cui lei si sente ignorata.

Nessuno più ti conosce, tu hai dei desideri e l'altro non ti conosce.

Tu parli e l'altro non ti capisce, l'altro non risponde.

Ti accorgi di trovarti in un mondo che t’ignora, perché tu hai ignorato il Creatore, adesso tutte le cose ti ignorano.

Dice il poeta: "Anche le formiche di casa tua t’ignorano".....anche le formiche.

W.: Scusi prima ha detto:"Capire le cose di Dio, non m interessa capire le cose di Craxi".

Ha detto così o sbaglio?

Luigi: Sì ma è stata una battuta, abbia pazienza....perché le interessano le cose di Craxi?

W.: No ma anche quello può essere un mezzo per arrivare a capire la Parola di Dio attraverso Craxi.

Luigi: L'interesse è capire Dio, conoscere Dio in tutte le cose.

P.: Il desiderio di Dio è tale proprio in quanto c'è il superamento dell'io.

Luigi: Sì però questo desiderio mi è dato dal Dio che si concede per primo a me.

Perché se Dio non si concede per primo, quindi se non si sottomette a me, in me non sorge mica il desiderio.

Per cui io magari desidero la caramella e Dio mi soddisfa di questo desiderio.

Mi manda la caramella e si rende quindi presente.

Adesso che mi ha dato la caramella io dico: "Guarda com’è buono Dio".

Lì scatta l'argomento della bontà.

Io incomincio ad aprirmi a Lui perché è buono.

Lui ha rivelato la sua presenza.

Adesso io mi posso concedere a Lui, mi spiego?

Mi posso interessare di Lui.

Ma perché Lui per primo si è concesso.

In un primo tempo Lui inaugura un rapporto di misericordia, ma ingiusto.

Perché è ingiusto che Dio si sottometta alla creatura, è ingiusto che Dio a un certo momento si lasci uccidere dalla creatura.

Eppure Dio a condizione di lasciarsi uccidere, si concede alla creatura.

Perché questa è la condizione.

Perché se Dio per primo non rivela a me in qualche modo la sua presenza, là dove io vivo, io certamente non posso agganciarmi a Lui.

Quindi qui abbiamo una offerta da parte di Dio.

Per cui in qualunque situazione io mi trovo, di peccato o di non peccato, in qualunque situazione, Dio per primo viene a concedersi.

Perché questa è l'occasione ma, l'occasione provvisoria, passa.

Per cui diceva S.Paolo:"Se oggi senti la Parola di Dio che arriva a te affrettati, affrettati ad entrare nella sua pace, affinché non avvenga come avvenne per i nostri padri che non entrarono nella terra promessa e furono costretti a vagare per 40 anni nel deserto fino all'estinzione di tutta la generazione".

Per questo affrettati.

Dio per primo fa arrivare a noi la sua parola.

Ma se oggi la sua parola giunge a te, affrettati.

Cioè affrettati a capire nel Pensiero di Dio, quello che Dio ti ha fatto arrivare.

Affinché non avvenga che tu sia costretto a vagare nel deserto.

P.: Ma a me pare che Dio si conceda sopratutto quando la creatura subisce lo svuotamento dei valori.

Luigi: Tutto è Parola di Dio che in un primo momento si concede.

In un primo tempo prima di svuotarti di valori Lui si annuncia.

Si annuncia come Creatore.

Poi arriva un secondo tempo in cui ti annulla i valori per vedere se può, in qualche modo recuperarti, annullandoti quei valori che ti distraggono da Lui.

Ma dico l'ultimo tempo è quando, siccome la verità si afferma, arriva il giorno di Dio in cui Lui parla a te ignorandoti. Per cu ignora tutto di te.

Allora qui la creatura entra nella tragedia.

Per cui se la creatura si è svegliata prima, Dio parla alla creatura comprendendo sempre, tutta l'eternità, la creatura e la creatura quindi conosce Dio.

Ma c'è questo rischio, siccome la verità si afferma necessariamente, arriva il momento in cui Dio parla alla creatura ignorandola, ignorandola in tutti i suoi pensieri.

P.:Certo uno riceve la Parola di Dio che ti svuota gli altri valori, poi non c'è più possibilità.

Luigi: Infatti, le vergini stolte bussano alla porta e Dio dal di dentro risponde: "Non vi conosco".

Altri che diranno: "Signore abbiamo mangiato con Te alla tua mensa, ti abbiamo ascoltato nelle nostre piazze".

Gesù risponde: "Andate via da Me non vi conosco".

Dice proprio quella parola: "Non vi conosco".

Forse che Dio non li conosce?

Certamente che li conosce, è la creatura che non si sente conosciuta da Dio e non sentendosi più conosciuta non ha più l'aggancio.

R.: Come fa la creatura a sapere se si è svegliata alla concessione di Dio?

Luigi: In quanto guardi, noi abbiamo sempre presente quello che desideriamo.

L'elemento veramente presente in noi è ciò che desideriamo nel pensiero.

Quindi se in noi c'è desiderio di conoscere Dio vuol dire che ci siamo svegliati alla voce di Dio e abbiamo risposto.

La risposta matura in questo: porto Dio nel mio desiderio, desidero conoscerlo.

Allora tutte le cose che riguardano Dio mi sensibilizzano, perché ho questo interesse.

Allora resto sensibilizzato.

Invece se non sento in me il desiderio di conoscere Dio, di capire sopratutto le Parole di Dio, le cose che riguardano Dio, vuol dire che non ho risposto a tutte le offerte che Dio mi ha fatto, a tutte le concessioni che Dio mi ha fatto, a tutte le visite che Dio mi ha fatto, io non ho risposto.

R.: Il rapporto è più personale.

Luigi: Il rapporto diventa personale sì, il rapporto d'amore è essenzialmente un rapporto personale.

In un primo tempo della nostra vita Dio ci fa vedere le sue opere, ci fa vedere gli altri come si comportano, quelli che credono, quelli che non credono.

Poi a un certo momento il rapporto diventa personale: è lì che matura la personalità, proprio in quanto ti trovi di fronte a una parola che ti propone qualche cosa di Dio e tu devi dare una risposta, non può più l'altro pregare per te, rispondere per te.

No sei tu che sei impegnato.

R.: E più l'anima è interessata più Dio la illumina.

Luigi: Certamente, è una progressione crescente fino alla vita eterna.

Infatti: "Colui che crede in Me, che beve l'acqua che Io gli darò, avrà in se stesso una sorgente d'acqua viva crescente alla vita eterna".

Quindi abbiamo una crescita nella vita eterna, di amore, d’interesse, perché più conosce e più desidera conoscere e allora questo cresce e abbiamo questa grande purificazione dell'anima che diventa capace di arrivare a conoscere Dio in vita eterna.

F.: Questo primo tempo che Dio si concede, è per tutti?

Luigi: Dio vuole salvare tutti e siccome la salvezza passa attraverso la concessione di Dio, se Dio per primo non si concede l'anima da sola non può assolutamente svegliarsi.

Per cui se si sveglia la grazia è di Dio.

Per cui coloro che si svegliano dicono:"Grazie Dio, sei Tu che sei venuto a trovare me".

Coloro che invece rifiutano, la colpa è tutta loro, perché Dio è venuto ma io non mi sono interessato di Lui

F.: E questo interesse, desiderio per Dio noi possiamo perderlo....

Luigi: Lei capisce che sei lei dice: io desidero conoscere Dio ma poi non s’interessa di Dio è una cosa fasulla.

Ma allora diciamo solo delle parole come coloro che dicono io ho fede e poi dopo non si interessano di Dio.

Se tu hai fede in quanto hai fede ti interessi di Dio, quello è desiderio per Dio.

Se hai interesse per Dio, vuol dire che c'è stata questa risposta a Colui che ti stava sollecitando.

Se non c'è questo interesse è perché hai risposto no, perché avevi altro da fare: i buoi i campi la moglie: "Allora questi non gusteranno la mia cena".

Qui il giorno tramonta e il Cristo non può più operare.

Il Cristo può operare solo là, dove il Padre opera: "Io vengo a compiere le opere di Colui che mi ha mandato", dove non vede l'opera del Padre non opera.

Quindi l'opera del Padre è per formare in noi l'attrazione.

Cristo viene per portare a compimento quest’attrazione, questo desiderio.

"Tu hai desiderio di conoscere Dio? Io vengo per farti conoscere Dio"

Ma viene là, dove il Padre ha seminato là, dove non c'è questo desiderio non opera.

Quindi insegna a noi a rispettare sempre l'iniziativa di Dio.

Non costringere un'altro a mangiare se Dio non l'ha portato nella fame.

La fame è opera di Dio, noi invece io più delle volte vogliamo far mangiare uno che non ha fame e rifiutiamo il pane a chi magari ha fame.

Questo vuol dire che usciamo dai quadri dell'operare di Dio.

Dobbiamo imparare invece a vivere sempre nel Pensiero di Dio, cioè nell'iniziativa di Dio e Cristo te lo insegna.

Lui non fa niente se non lo vede fare dal Padre là, dove non vede il Padre operare il giorno è tramontato, Lui non può operare non può portare a compimento.

F.: Entrati invece nel giorno senza tramonto cioè.....

Luigi: Là dove c'è un rapporto giusto, tutte le cose che sono ingiuste, sono soggette a tramonto, valgono solo come mezzi per introdurci.

Ma sono dei mezzi sono concessioni.

Là dove c'è un rapporto di verità qui, s’inaugura un rapporto che diventa eterno.

Non è più modificabile, che non si modifica, perché Dio stesso lo approva.

Questo è un inizio di vita eterna, là dove la creatura si dedica a piacere a Dio, cerca di piacere Dio.

Ma prima Dio ha cercato di piacere alla creatura, adesso la creatura cerca di fare quello che piace a Dio, perché riconosce quello che piace a Lui, qui abbiamo un rapporto vero, eterno.

F.: Questo giorno può essere anche una notte, non più un giorno....

Luigi: No dico, anche la notte qui diventa giorno, tutto diventa luminoso perché nel rapporto di giustizia, che è un rapporto di luce, la creatura è approvata, quindi anche la notte, anche l'assenza di Dio, diventa una Parola di Dio, la notte diventa luce e tutto diventa positivo, anche la morte è assorbita dalla vita.

S.: La creatura si apre a Dio, inizia il giorno senza tramonto, in questo giorno senza tramonto Dio continua la concessione alla creatura nella misura in cui la creatura ne ha bisogno.

Luigi: Certo, ma non è più sottomissione alla creatura, perché la creatura che è sottomessa, trova Dio che non fa altro che approvarla.

Cioè porta a compimento quello che la creatura desidera.

Ma qui abbiamo un rapporto di verità perché qui la creatura non desidera più se stessa.

La concessione c'è in quanto io ho un desiderio diverso da Dio, desidero una caramella, Dio soddisfa il mio desiderio. Il mio desiderio non è Dio.

Siccome noi siamo informali, noi in un primo tempo desideriamo tutte le cose che vediamo.

Vedo un albero, desidero l'albero, vedo un campo desidero un campo, vedo una casa desidero una casa.

Tutto è motivo di desiderio perché ancora non conosciamo quello che dobbiamo desiderare.

Dio interviene, viene in questi desideri che non sono di Lui, interviene per rivelarmi la sua presenza.

Adesso scoprendo la sua presenza ho la possibilità di interessarmi di Lui.

Se uno non rivela la sua presenza...la chiave di tutto è la presenza.

Se Dio non rivela per primo la sua presenza là, dove io sono, io non ho la possibilità di entrare in rapporto con Lui. Dio concede la sua presenza alla creatura a costo di morire, a costo di lasciarsi uccidere da me.

Dio rivela la sua presenza, perché soltanto rivelando la sua presenza da me la possibilità di un rapporto, io non posso essere in rapporto con il nulla.

Tutta la creazione praticamente è una concessione per rivelare a noi la sua presenza affinché noi, qui abbiamo la risposta, affinché noi ci dedichiamo a Colui che si è annunciato.

Dio ti ha chiamato, adesso sei tu che devi rispondere alla sua chiamata, in questa risposta si stabilisce il rapporto giusto e Dio adesso lavora su questa risposta, per integrarla per portarla a compimento.

R.: Però Dio non ci abbandona mai.

Luigi: Però noi esperimentiamo la sua assenza.

R.: È vero che Cristo si concede alla creatura, per un certo tempo per agganciarla eccetera, poi a un certo momento se ne va e noi rimaniamo lì, cosa faccio adesso?

Veramente posso solo dire quello che capita a me, mi ricordo che una volta mi ero a messo con la febbre tre giorni, Cristo se ne era andato è stata una cosa terribile, mi guardavo e non mi riconoscevo, io non ero più quello di prima, però Cristo non ci abbandona mai.....Dopo quei 3 giorni Lui arriva e mi ha fatta rendere conto che anche se non lo vedevo Lui era con me.

Luigi: Noi quando pensiamo cerchiamo sempre di collegare un effetto con la sua causa, per vederlo nella sua causa.

Io lo vedo in quanto lo guardo dalla sua causa, quindi ho causa, effetto e mente che cerca di raccogliere quello in questo e sarebbe il fine quindi.

Non basta collegare effetto con la causa.

Io sono soddisfatto quando vedo perché la causa ha prodotto questo effetto qui.

Ma quando vedo perché la causa ha prodotto questo effetto?

Solo quando vedo l'essenza della causa.

Ah! Ho capito perché questa causa fa quest'effetto, mi capisci?

F.: Sì però mi è difficile vedere il collegamento con Dio.

Luigi: Noi da soli non possiamo assolutamente.

Noi portiamo in noi Dio e proprio perché portiamo in noi Dio, noi siamo insoddisfatti di tutte le cose che vediamo.

Noi vediamo questo incompiuto e perché vediamo questo incompiuto?

E non ci rassegniamo, perché l'animale si rassegna?

Cosa c'è di diverso?

Ora evidentemente in noi c'è un’esigenza, e cosa è questa esigenza?

Se io di fronte a cose che passano sono insoddisfatto evidentemente è perché io ho dell'eternità dentro di me e sono soddisfatto solo in quanto vedo le cose eterne.

Se vedo una cosa che non è eterna, punto interrogativo, ma perché?

Perché l'animale non chiede perché ?

Ora evidentemente perché noi abbiamo l'infinito in noi, abbiamo l'Assoluto in noi, abbiamo l'eterno in noi e questo eterno ci fa subire una passione.

Questa passione può essere soddisfatta solo se noi alziamo gli occhi.

Cioè se superiamo il pensiero del nostro io.

Perché se io credo di rendere eterna una cosa che mi sta passando, io mi sobbarco una fatica infinita, tutta la vita, perché debbo dedicare tutto il mio pensiero, tutta la mia vita per cercare di rendere eterna quella cosa.

Ma il fallimento è scontato.

Se io cerco di rendere eterno il mio corpo, posso cercare di imbalsamarlo ma il fallimento è scontato.

A un certo momento mi accorgo che il mio corpo invecchia.

Metto cipria, creme cure, estetica, una cosa e l'altra ma la sconfitta è scontata.

Io non riesco a rendere eterno il mio corpo.

Allora senti, smettila di cercare di rendere eterno quello che non è eterno.

Alza gli occhi per vedere ciò che è eterno.

Il che vuol dire che tu arrivi al fine, non cercando di trasformare quello che non è eterno in eterno, ma alzando gli occhi a quello che è eterno.

Tutta la fatica dell'uomo sta lì, noi cerchiamo di rendere eterna una cosa che non è eterna.

Il problema sta nel capire, non nel trasformare.

Se tu cerchi di operare, di agire (il principio-relazione), il principio è il Verbo, il Verbo è conoscenza del Padre.

Quindi il problema non sta nell'agire.

Tu quando cerchi di agire, siccome hai la passione di Assoluto, tu cerchi solo di rendere eterno una cosa che è scontato che non può essere eterna.

Perché eterno è altro.

Quindi smetti di agire, ma alza gli occhi e cerca di capire.

E Marx diceva il problema non è quello di capire, il problema è quello di agire, se una casa brucia il problema non lo risolvo cercando di capire ma, agendo per spegnere il fuoco.

Vede come c'è un’apparenza che ci inganna, mentre il problema si risolve nel capire.

F.: Si capisce che solo nella conoscenza c'è l'eterno però è difficile capire come si fa.

Luigi: Seguendo il Cristo.

Poi il Vangelo è facile, vedi che argomenti ti dice?

È proprio seguendo Cristo che Lui ci insegna.

Lui lo fa per noi.

Lui già lo fa in Sé ma, tutto quello che Lui fa, lo fa per farci vedere come si è generati dal Padre e come si diventa figli, per renderci partecipi, ecco l'adozione.

"Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me", è Lui che facendo quello che io non ho la possibilità di fare, dà a me la possibilità.

Per cui noi entriamo nella conoscenza di Dio, nella gloria di Dio per grazia di Dio.

Z.: Nella realtà Padre, Figlio e Spirito Santo è tutto compiuto.

Luigi: Come il tempo.

Il tempo è relativo a noi, non è relativo a Dio.

Il tempo è per noi, e così anche l'incompiuto è per noi, mica per Dio.

Per Dio tutto è compiuto, è tutto relativo solo riguardo a noi, movimento verso-.

Attraverso la conoscenza c'è la comunicazione dell'essere.

Se io ricevo conoscenza di Dio, ricevo l'essere di Dio, se io ricevo la conoscenza della verità, ricevo la verità.

R.: Se è vero che in noi c'è il Pensiero di Dio e che noi possiamo unicamente pensare Dio con il suo pensiero si arriva alla conoscenza, "In principio era il Verbo e il Verbo era in Dio".

Y.:È Dio che ci aiuta e che ci prende per mano.

Luigi: Ma il dono più grande che ci ha dato è averci dato il suo Pensiero.

Quello è il dono più grande per cui noi possiamo pensare Lui.

Tu puoi fermare la tua macchina e fermarti a pensare Dio.

Ma è una meraviglia.

Ora noi non potremmo pensare Dio se Dio non avesse dato il suo Pensiero a noi.

Io posso restare con Lui tutto il tempo che voglio.

Ora Lui è la vita eterna, ma se io resto con Lui, resto in vita eterna.

Io posso fermarmi con Lui.

E come se avessimo un amico importantissimo e noi possiamo restare con lui tutto il tempo che vogliamo, possiamo andarlo a trovare quando vogliamo, ma è una meraviglia.

Ora Dio ha dato Se Stesso a noi.

Y.:Se noi riportiamo tutte le cose a Dio, il Pensiero di Dio ci porta al Padre e dal Padre poi noi conosciamo il Padre e poi è sempre Pensiero di Dio?

Luigi: Gesù mi fa anche capire perché io sono disunito a Lui, perché non sono in contatto con Lui, perché ho perso il contatto con Lui.

Gesù dice che il Padre non lo lascia mai solo perché Lui fa sempre ciò che piace al Padre.

Dicendo questa cosa mi rivela quali sono le condizioni dell'unione.

Noi restiamo uniti in quanto facciamo quello che fa Cristo.

Ora questo fare non è mica fare esterno, sopratutto pensiamo quello che pensa Cristo, raccogliamo come raccoglie Lui.

Quindi avviene tutto per mezzo di Lui perché noi soli, non immagineremmo nemmeno di fare questo lavoro.

P: "Io debbo compiere le opere del Padre mio".

Lui le deve compiere in noi perché in Lui è già tutto compiuto.

Dall'idea di Dio alla presenza di Dio ce ne passa, qui hai la certezza di una presenza e come quando uno pensa a una persona che non è in una stanza e poi quella persona entra.

C'è quindi una conoscenza per sentito dire del Figlio che è conoscenza, che noi chiamiamo conoscenza, ma non è ancora vera conoscenza, c'è questa differenza qui, Cristo ci spiega le sue parole alla sua presenza.

Luigi: La vera conoscenza avviene nel Padre, dal Padre.

Perché contemplando tutte le cose nel Padre, hai la certezza dello Spirito Santo, lo Spirito Santo è proprio questa contemplazione dell'opera di Dio nel Padre.

Ora tu la contempli nel Padre in quanto la vedi dal Padre e questo è lo Spirito Santo che è poi Spirito di certezza.

Infatti, lo Spirito Santo è Spirito della presenza, non sei più tu che pensi, tu constati la presenza in te del Padre e del Figlio.

Lo Spirito Santo è Spirito di questa presenza.

P. Io sono ancora alla ricerca della formazione del Pensiero di Dio....

Luigi: Ma il pensiero ti è dato, è dato a te senza di te, tu si portatore del Pensiero di Dio.

La presenza del Pensiero di Dio in te, ti fa subire una passione, per cui hai interesse per- e sei insoddisfatto di tutto il resto, ti possono inondare di miliardi ma tu sei insoddisfatto, mentre in una baita tu sei felice se conosci Dio.

Tutti i nostri problemi son tutte conseguenze di questa presenza qui, naturalmente tutti questi problemi non risolti in Dio ti fanno ingolfare in tanti altri problemi di mondo che ci torturano, che ci affannano, che ci portano alla morte.

Noi non ci accorgeremmo che una cosa è incompiuta se non avessimo presente il compiuto.

Come fai tu a capire che una cosa è incompiuta?

È sempre un rapporto.

L'animale non può capire che una cosa è incompiuta, come mai noi ci rendiamo conto che questa cosa è incompiuta? È perché noi abbiamo presente il compiuto.

Perché ho presente che una cosa è finita?

È perché ho presente l'infinito.

Come mi accorgo di un frammento?

Io non mi accorgerei di un frammento se non avessi presente il tutto.

Io mi accorgo di un frammento di vaso solo se ho presente il vaso, altrimenti no.

Quindi è questa presenza del tutto, dell'infinito, del compiuto che mi fa vedere l'incompiuto e allora questo mi mette in movimento.

Principio, opera e fine; fintanto che non arriviamo alla finalità, noi siamo sempre nell'incompiuto anche se come dico vediamo Dio che opera tutto, vediamo tutto come opera di Dio, noi siamo ancora nell'incompiuto.

L'uomo non ha mai sentito parlare di Dio ma è un portatore del Pensiero di Dio.

Quando tu stai portando un abito, puoi anche non sapere chi l'ha fatto e come l'ha fatto, però l'abito lo porti addosso.

Ogni uomo si caratterizza dall'animale in quanto è portatore di Dio e se porta una cosa con sé presto o tardi ci sbatte il naso dentro.

Non è il sentito dire, non è il sentito dire che mi comunica Dio.

Se io sono un animale, mi possono parlare da mattina e sera di Dio ma io non capisco mica niente.

Perché non capisco niente?

Han provato a parlare a un cane o a una scimmia di Dio e puoi moltiplicare le parole, hai voglia, se dai una banana alla scimmia, la scimmia ti capisce e ti ama anche.

Ma se tu gli parli di Dio, non capisce niente e come mai allora l'uomo capisce?

D.: Per l'intelligenza....

Luigi: Ma nossignore intelligenza, è per la Presenza che porta in se di Dio, è quello che noi abbiamo presente in noi che ci fa capire, noi ci scusiamo dicendo intelligenza, cosa vuol dire intelligenza?

Noi ci riempiamo di parole: intelligenza, amore, giustizia, sentimenti, vita, morte e non capiamo un cavolo.

Cosa è l'intelligenza?

È presenza dell'Assoluto in noi.

Anche l'animale ha un’intelligenza.

Quello che ti fa sentire il problema di Dio, che ti pone il problema di Dio, il problema dell'incompiuto...tu vedi la relatività del tutto...tutte le cose non ti danno pace perché porti Dio con te.

Noi portiamo Dio in noi e non lo conosciamo non sappiamo chi sia.

Fintanto che non sappiamo chi sia noi subiamo la passione dell'Assoluto.

Con questa passione vedo questo registratore e voglio che sia Assoluto.

Solo che a un certo momento si rompe, si guasta, si modifica, diventa brutto e io lì a verniciarlo perché voglio che resti sempre.

È la mia passione d'Assoluto che tende a rendere assolute, infinite tutte le cose.

E fintanto che non capisco che lo devo lasciare invecchiare e alzare gli occhi e lasciar perdere il mio registratore, perché il mio futuro non è nel registratore.

Tutti noi sbagliamo luogo, passiamo tutta la vita a cercare stelle alpine in un campo di grano, l'ho detto mille volte, ma come mai non trovo Dio?

E già stai cercando stelle alpine in un campo di grano e sbagli tutta la vita...e all'ultimo ti accorgi che la tua vita non è servita a niente.

Ma non lo sapevate?

"Che io mi debbo trovare nelle cose del Padre?"

Dovevate saperlo!

Il problema è tutto lì.

Essendo portatori di Dio noi abbiamo questa passione per Dio e noi sbagliamo luogo, cerchiamo Dio nelle creature, vogliamo che le creature siano come Dio ma le creature non possono essere come Dio.

E tutto ciò che noi amiamo, vogliamo che sia come Dio.

Fintanto che non ci decidiamo a superare tutto di noi per alzare gli occhi a Dio, e non possiamo alzare gli occhi a Dio se non avessimo Dio in noi, quindi se non ci decidiamo a guardare Dio e non posso guardare Dio se Dio non è in me, quindi Dio mi fa il dono per darmi la possibilità di guardarlo, ma debbo guardarlo altrimenti sbaglio tutto.

N.: Hai ragione, noi facciamo un cattivo uso delle parole, crediamo di conoscere, l'uomo comune a differenza delle bestie è anche ansioso, diciamo che l'ansia è paura malessere per qualcosa di sconosciuto, cosa vuol dire qualcosa di sconosciuto?

Qualcosa che non conosciamo, cioè i segni noi li abbiamo, però non li comprendiamo, non arriviamo al significato, noi portiamo in noi il bisogno di portarli nella verità, di unificarli....oscuramente lo sentiamo tutti che se riuscissimo a raccogliere tutti questi pezzetti, queste tessere di verità in un unica verità saremmo a posto. 

Allora questa passione di Assoluto, rivolta a qualcosa che non è Assoluto, quindi staccata, separata dal Pensiero di Dio, genera in noi ansia, malessere, inquietudine, la cosa si rimedia solo quando tu unisci la passione di Assoluto che hai in te con il Pensiero di Dio che hai in te, in quel momento tu inizi la vita eterna, non sei ancora soddisfatto però non hai più l'ansia, non hai più quelle paure di cui non conosci l'origine.

Cominci, come dicevi a lui, cominci a cantare, poi che tu dica "Ma io trovo difficoltà a vedere la generazione del Figlio dal Padre, trovo difficoltà a vedere lo Spirito Santo", non è poi tutto vero perché ci sono delle cose che oramai ci dicono che c'è dello Spirito Santo in noi, delle certezze ce ne sono già.

Si non ho ancora l'insieme di tutte le certezze ma ne ho tante e mi rendono già la vita molto più facile molto più vivibile, mi tengono viva la speranza, mi tengono vivo il pensiero che arriverò a vedere qualcosa...purché non mi separi.

F.: Quindi Gesù qui in questo versetto mi fa capire che è venuto in noi per portare a compimento...ed è già una grossa luce...poi però non ci fa vedere come si fa...dà la luce a questo cieco...però non è quella luce il portare a compimento...

Luigi: Quello è soltanto un segno, è un segno che lui porta a compimento, la luce al cieco è poi la luce ad ognuno di noi, abbiamo detto che il cieco è il vero uomo

Dopo aver esperimentato gente che diceva: "Io vedo", finalmente un uomo cieco, vero autentico e Lui dando la luce a quest’uomo cieco fisicamente, ci fa capire che è Lui che da la luce alla nostra cecità spirituale.

Qui abbiamo il compimento, la conoscenza perché attraverso la conoscenza abbiamo la comunicazione dell'essere.

P.: A me resta un dubbio, cioè il Figlio porta a compimento in noi, relativamente a noi perché in Sé, Lui è già compiuto, nel campo dell'Assoluto....

Luigi: L'incompiuto è solo relativo a noi, non è certamente relativo a Dio, come il tempo è relativo a noi.

P.: Tempo addietro si era già parlato di questo portare a compimento nel capitolo 4: "Il mio cibo è far la volontà del Padre".

Io ricordo questo, forse ho capito male, quello che il Figlio dice lo dice per noi perché è Verbo incarnato.

Però lui dice una verità che è vera di per sé, dice: "Il Figlio non fa nulla se non lo vede fare dal Padre".

Lui lo dice a noi per insegnarci a diventar figli ma in realtà Lui non fa nulla se non lo vede fare dal Padre.

Quello che è valido nel campo relativo a noi è anche valido nel campo dell'Assoluto e avevo capito che questo valesse anche per il portare compimento, cioè per la relazione che c'è tra Padre e Figlio, c'è un compimento lì.

Luigi: No no un momento il Figlio è Dio, in Dio non c'è niente da realizzare, in Dio tutto è realizzato

P.:Il Padre genera il Figlio e il Figlio porta a compimento l'opera del Padre riconoscendo Sé come generato dal Padre.....

Luigi: No, Lui contempla soltanto il Padre, direi non conosce Se, è tutto pensiero di-.

Ora quando noi siamo tutto pensiero di..... se io sono tutto pensiero di questo registratore, guardo il registratore, non conosco mica me stesso, vedo quello che ho presente, sono pensiero di-.

Il Figlio è tutto Pensiero del Padre, contemplando il Padre, guardando il Padre, il Padre dimostra al Figlio quello che il Padre fa, è qui che il Figlio prende consapevolezza.

P.: Non è un portare a compimento, prendere consapevolezza?

Luigi: Va bene ma non è un compimento come lo intendiamo noi che sia un incompiuto, noi dobbiamo per forza parlare in questi termini qui.

Sembra che ci sia un tempo che scorra, per cui il Padre genera il Figlio.

Il Figlio essendo Pensiero del Padre, guarda il Padre, guardando il Padre conosce Se Stesso,siamo nell'eternità.

Ora nell'eternità non c'è il flusso di tempo.

Gesù dice "Il Padre è maggiore di me".

Certo è il Principio del Figlio quindi è Colui che genera.

No, un tempo non c'è, certo noi per spiegarci usiamo delle parole e c'è una successione, ma le cose avvengono in noi così.

Certamente in Dio tutto è compiuto, quindi non c'è un tempo di compiutezza e un tempo di incompiutezza.

Il bambino prima conosce sua madre, prima di conoscere se stesso.

Già lì vediamo l'errore di chi dice: "Conosci te stesso e dopo conoscerai Dio".

Ecco come costruiamo i nostri problemi.

Lei prende un bambino, lui è tutto sguardo del padre o della madre e guardando il padre e la madre a un certo punto si rende conto che lui è figlio di padre e di madre, ma prima di conoscere se stesso conosce solo padre e madre. Conoscendo il padre e la madre, a un certo punto questi gli dicono: "Tu sei mio figlio"..... e il bimbo inizia ...ma è tutto un riflesso dei genitori il bambino...e tutto questo è segno di questa Trinità di Dio.



Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.

Gv 9 Vs 4 Secondo tema. Lunedì.


Titolo: I due giorni dell'opera di Dio.


Argomenti:


 

19/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


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Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.

Gv 9 Vs 4 terzo tema.


Titolo: I due volti della notte


Argomenti: L'incompiuto nell'uomo. I due giorni dell'opera di Dio. La notte dell'opera di Dio. Il rischio della notte. Il significato positivo della notte. La parabola delle mine e dei talenti. Nella notte l'uomo deve esprimere il suo amore. Vivere per i doni di Dio.


 

25/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


Nelle domeniche scorse abbiamo visto le due prime parti, oggi dobbiamo soffermarci su: "Viene la notte quando nessuno può lavorare"

Anche qui si tratta di Parole di Dio, è un annuncio,una parola che dice a noi.

"Viene la notte".

Essendo Parola di Dio è parola universale, valida per tutti i luoghi, per tutti i tempi, per tutte le persone, quindi anche per noi.

Questa parola ci annuncia qualche cosa ed essendo parola che ci annuncia qualche cosa ci invita a prendere consapevolezza, quindi a capire il significato, la portata.

Poichè Dio non parla invano e non vuole parlare invano.

In tutte le cose Lui ci significa qualcosa per la nostra vita essenziale per i nostri rapporti con Lui e sopratutto per rivelarci qualcosa di Sé, perchè conoscere Lui è vita vera, è vita eterna.

Qui ci annuncia: "Viene la notte".

E anche qui dobbiamo chiederci cosa significa questa notte e perchè viene e siccome lo dice ad ognuno di noi, è una realtà che deve venire e di cui dobbiamo fare esperienza, poichè reca con sé un profondo significato.

C'è il giorno e c'è la notte e Gesù dice che Lui finchè è giorno deve compiere le opere.

Abbiamo visto che compiere vuol dire portare a compimento e se parla di un compimento vuol dire che le cose sono incompiute.

Ora le cose non sono incompiute in Dio perchè in Dio tutte le cose sono compiute.

In Dio non c'è il divenire, non c'è lo sviluppo.

In Dio tutto è presente e quindi tutto è compiuto.

Se si parla di una incompiutezza, questa non essendo in Dio è soltanto in noi, l'incompiuto è in noi.

S.Paolo dice che "Tutta la creazione geme e soffre in attesa della rivelazione del Figlio di Dio".

Dove geme e soffre tutta la creazione?

Tutta la creazione geme e soffre dentro di noi.

In ognuno di noi, in ogni uomo, geme e soffre perchè è incompiuta.

Tutta la creazione arriva a noi e attende in noi, dentro di noi, attende la rivelazione del Figlio di Dio, solo il Figlio di Dio può portare a compimento quell'incompiuto che ogni uomo porta dentro di sé e proprio perchè incompiuto c'è questo gemere, questa sofferenza che in noi assume il volto della tristezza.

Ogni uomo porta fondamentalmente in sé una profonda tristezza.

Lui non sa fare la diagnosi del suo male, di questa tristezza di cui è portatore ma, questa è il segno di tutta la creazione, quindi di tutte le opere di Dio che in lui gemono e soffrono perchè sono in attesa della rivelazione del Figlio di Dio.

E abbiamo anche visto che questo portare a compimento quello che è incompiuto in noi, è portarlo nel Pensiero di Dio.

Tutte le opere che Dio fa, le fa nel suo Pensiero e fintanto che noi non vediamo il Pensiero di Dio, le cose per noi e in noi sono incompiute.

Vedere il Pensiero di Dio è vedere l'Intenzione, il Fine, Intenzione per cui Dio fa tutte le cose, Dio fa tutte le cose per fare conoscere Se stesso.

E proprio domenica scorsa abbiamo visto che Dio comunica Se Stesso facendosi conoscere, per cui conoscere è essere.

Attraverso la conoscenza c'è la comunicazione dell'essere e fintanto che noi non cerchiamo la conoscenza di Dio, non possiamo ricevere l'essere di Dio in noi.

Gesù dice: "Finchè è giorno", abbiamo visto che proprio l'annuncio di questo "Finchè è giorno" ci fa presumere quello che vedremo poi dopo in seguito: "Viene la notte".

Non ci direbbe "finchè" se non ci fosse una scadenza, le cose passano.

Già aveva preannunciato che viene la notte poichè aveva detto: "Finchè è giorno", ora proprio in quanto dice "finchè" ci preannuncia una scadenza, un termine, un fine, il giorno non dura e viene da chiedersi perchè il giorno non dura sempre.

Quando abbiamo commentato questo, abbiamo notato che due sono i giorni di Dio.

Abbiamo il giorno che tramonta in una sera e abbiamo il giorno che non tramonta: senza sera.

Tutta la creazione è stata fatta in 6 giorni e tutti questi 6  giorni sono tramontati in una sera, in una notte, poi il settimo giorno Dio si riposò e in quel settimo giorno non ci fu più tramonto, non ci fu più sera.

Allora dico ci sono questi due giorni: un giorno con sera e un giorno senza sera.

Cosa rappresenta il giorno?

Abbiamo detto che il giorno è caratterizzato dalla luce e la luce è data dalla presenza.

Il giorno quindi è dato dalla presenza.

Presenza vuol dire "essere con", e quando abbiamo visto il fatto di "essere con" abbiamo visto che proprio la preposizione "con" presuppone due termini.

E in quanto ci sono due termini già questo ci fa pensare che il primo può essere rapportato al secondo e il secondo può essere rapportato al primo.

I due termini nell'opera grande di Dio sono: Dio e la creatura.

Tutto Dio ha fatto per l'uomo, poichè Dio opera per condurre  l'uomo alla vita eterna, alla conoscenza della verità, Dio è la verità quindi alla conoscenza di Dio.

Ora in questo rapporto di presenza abbiamo due situazioni.

Dio che si concede all'uomo oppure l'uomo che si concede a Dio.

Nel primo Dio si concede all'uomo.

Si concede quindi cerca di far piacere all'uomo, fa cose che piacciono all'uomo, quindi è Dio che si adegua al pensiero dell'uomo, al pensiero dell'io dell'uomo.

Questo non è un rapporto di verità, è un rapporto di concessione, tutta la creazione è fatta in questo rapporto di concessione, è fatta nel pensiero dell'uomo, quindi dell'io dell'uomo.

Quindi proprio in quanto non è un rapporto di verità, è soggetto a tramonto.

C'è invece l'altro rapporto di presenza, non è più Dio che cerca quello che piace all'uomo ma è l'uomo che cerca quello che piace a Dio, questo è un rapporto di verità, abbiamo qui la creatura che si sottomette al Creatore.

Questo è un rapporto di verità, la verità non muta quindi è eterna, quindi questo rappresenta il giorno senza sera eterno.

Poichè si tratta di creatura che si sottomette al Creatore non si entra in questo giorno senza sera, cioè non si entra nella pace di Dio, nel riposo di Dio senza la creatura stessa.

Nessuno può obbligare, nemmeno Dio, la creatura a sottomettersi, a superare se stessa e a rinascere da Dio.

Ma prima di tutto dobbiamo chiederci perchè Dio si sottomette alla creatura.

Si concede alla creatura cioè inaugura un rapporto che poi dopo deve finire, poichè non è un rapporto autentico, vero, è un rapporto di concessione.

È Dio che fa quello che piace alla creatura,è Dio che dà la caramella alla creatura.

Dio si concede perchè la creatura da sola non può fare niente, se Dio per primo non si concedesse, la creatura non potrebbe assolutamente né pensare Dio, né essere attratta da Dio.

Perchè ci sia attrazione è necessaria una presenza.

Qui allora possiamo concludere, completare il significato del giorno.

Il giorno abbiamo detto è luce, luce vuol dire presenza, presenza è essere con, essere con è attrazione, quindi quando c'è una presenza c'è attrazione.

Dio si concede per primo per attrarre la creatura a Sé.

Questo è il significato della concessione di Dio, del primo giorno, però abbiamo detto che questo primo giorno non è un rapporto di verità.

Il rapporto di verità è la creatura che si concede al Creatore, è la creatura che si sottomette al Creatore, però la creatura non potrebbe sottomettersi al Creatore se non fosse attratta dal Creatore e la creatura non potrebbe essere attratta dal Creatore se, il Creatore per primo non si concedesse.

Già questo ci fa capire allora che c'è un passaggio, una inversione di rapporti.

Nel primo rapporto abbiamo Dio che si concede alla creatura, nel secondo rapporto che è poi il vero rapporto eterno, la creatura  si concede al Creatore, cioè abbiamo il capovolgimento del rapporto.

Questo rappresenta i due giorni tra i due giorni c'è la notte.

Abbiamo detto che il passaggio tra un giorno e l'altro....nell'opera di Dio ci sono due giorni, la manifestazione di due presenze.

Dio che si rende presente concedendosi alla creatura e la creatura che giunge alla Presenza di Dio concedendosi a Dio.

La prima presenza è una presenza di sentimento, perché la creatura fa esperienza di Dio perchè è stata soddisfatta da Dio, è Dio che si è concesso al desiderio della creatura.

Ora fintanto che noi facciamo esperienza di Dio in quanto Dio ha soddisfatto un nostro desiderio, noi siamo sempre nel primo giorno, un giorno che è soggetto a tramonto quindi esperienza di presenza di Dio in conseguenza di una concessione da parte di Dio.

E allora noi diciamo: "Dio come è buono, Dio esiste perchè io ho fatto esperienza, perchè Dio si è manifestato, Dio mi è venuto incontro".

Siamo sempre nel primo giorno, un giorno che è soggetto a tramonto e in cui noi dobbiamo aspettarci l'ora, il tempo della delusione, l'ora e il tempo dell'assenza, in cui Dio ci fa esperimentare l'assenza, ci fa esperimentare il silenzio, il niente, il vuoto.

Poichè è necessario passare al secondo rapporto, entrare nel secondo giorno che è poi il riposo di Dio, la pace di Dio, il giorno senza sera, il rapporto eterno, il rapporto vero, dove la creatura si sottomette al Creatore e si concede al Creatore.

Il passaggio tra i due giorni che rappresenta il capovolgimento dei rapporti è la notte, quindi qui abbiamo il significato di questa notte.

Dio dopo essersi concesso si rende assente per sollecitare noi adesso a cercare Lui.

Prima si annuncia quindi si concede, poi si rende assente, affinchè noi avendo esperimentato la presenza possiamo avere la possibilità di cercarlo.

"Tu sapevi che Io ci sono e come lo sapevi? Perchè Io per primo mi sono concesso a te".

Quindi essendosi adesso Dio concesso ha formato nella creatura, la possibilità, la capacità nella creatura stessa a sua volta di concedersi a Dio e affinchè la creatura si conceda a Lui ecco abbiamo Dio che si rende assente. 

Nella parabola delle mine dei talenti abbiamo Dio che si rende assente, nella parabola delle mine e dei talenti noi abbiamo questo padrone che si rende assente dopo aver dato i talenti, dopo aver dato le mine.

Dice Gesù: "Se ne andò in un paese lontano per ricevere l'investitura del regno".

Dopo aver dato i talenti ai servi.

Così Dio dopo aver concesso, quindi concessione, tutti i dati alla creatura: la creazione, i fatti della nostra vita, dopo essersi reso presente nei nostri stessi pensieri, nei nostri stessi desideri, se ne va in un paese lontano, si rende assente.

Motivo? Giustificazione?

Per ricevere l'investitura del regno.

Quindi Dio in un primo tempo dà a noi i suoi doni, poi se ne va lontano.

L'assenza è notte, poichè abbiamo detto che il giorno è presenza.

Se il giorno è presenza l'assenza è notte.

Se ne va lontano ma c'è un significato profondo: "Per ricevere l'investitura del regno", cioè per dare la possibilità, l'occasione alla creatura di investirlo del regno, è la creatura che deve investire Dio del suo regno, è la creatura che deve manifestare il suo amore dopo essere stata amata.

Qui nella notte la creatura è sollecitata ad esprimere il suo amore.

Però noi abbiamo detto anche che fintanto che c'è presenza c'è attrazione e quando c'è assenza c'è un rischio, c'è il rischio di lasciarsi attrarre da altro.

Quindi da parte di Dio la notte, il tramonto del primo giorno ci viene presentato affinchè noi possiamo manifestare il nostro amore, cioè cercare Colui che si  reso assente e cercandolo quindi ci sottomettiamo a Lui ma, c'è anche il rischio di fare esperienza della sua assenza, noi diciamo "Dio non c'è".

Ecco abbiamo qui i due volti della notte, se noi ci fermiamo al pensiero del nostro io noi, facendo esperienza dell'assenza di Dio, del silenzio di Dio, noi corriamo il rischio di dire "Dio non c'è, la realtà è un'altra" e allora di vivere per ciò che abbiamo presente, cioè di vivere per i doni che Dio ci ha dato, di vivere per ciò che Dio ci ha dato, di vivere per questo.

Ora le due attrazioni si annullano, abbiamo l'attrazione per i doni di Dio, le creature che mi annullano l'attrazione per Dio e qui abbiamo proprio la notte in cui nessuno può operare, nemmeno il Figlio di Dio.

Nemmeno il Figlio di Dio può operare perchè Gesù stesso dice: "Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre". Ora quando in noi viene meno l'attrazione per Dio, il Figlio di Dio non  può più fare nulla infatti Gesù dice: "Finchè Io sono nel mondo Io sono luce per il mondo, affrettatevi  per non essere sorpresi dalle tenebre".

C'è questo rischio di essere sorpresi dalle tenebre e nelle tenebre non c'è più attrazione per Dio, e quando non c'è attrazione è come non avere fame, non si può costringere uno a mangiare se non ha fame.

Così quando non c'è attrazione per Dio non si può comunicare nulla di Dio, la creatura a questo punto qui non desidera più conoscere Dio, non desidera più conoscere le cose di Dio, non le interessa, qui la creatura ha capito altro.

Ecco il rischio della notte.

Il rischio della notte è che la creatura faccia esperienza della realtà del suo mondo, faccia esperienza dell'assenza di Dio dal suo mondo e non capisca il significato dell'assenza di Dio dal suo mondo, lei può capire il significato dell'assenza di Dio solo se è attratta da Dio.

Ma se invece si lascia attrarre dai doni di Dio, dalle creature di Dio, lei dice che la realtà è questa, lei non ha più presente Dio, lei ha presente ciò che vede e ciò che tocca e nella presenza di ciò che vede e tocca lei acquista una conoscenza, una esperienza quindi una sapienza e quando la creatura sa, conosce, non è più attratta dal bisogno di sapere, non desidera più sapere.

Allora qui possiamo capire, come abbiamo detto all'inizio del capitolo 9 perchè Gesù gioì nel vedere un cieco nato, finalmente vedeva un giorno, cioè vedeva amore per la luce.

Fintanto che noi ci troviamo con uomini che sono ciechi, ci troviamo con uomini che sono attratti da Dio, che hanno bisogno della luce e qui Gesù può operare.

Prima con i farisei non poté operare, perchè erano sapienti, vedevano, non erano attratti dal bisogno di capire.

Così noi abbiamo qui un capovolgimento, quello che per l'uomo, per il mondo è cecità per Dio invece è luce e quello che per il mondo invece è luce, è sapere, è aver capito, agli occhi di Dio è piena notte, una notte profonda in cui Lui stesso non può fare niente.

O perlomeno può accecare l'uomo.

Fintanto che l'uomo non si lascia accecare non può ottenere da Dio la luce per i suoi occhi.

Qui sono i due volti della notte.

Ma vista da Dio la notte ha un significato molto positivo, poichè nella notte Dio invita noi al passaggio dal nostro giorno con tramonto, al suo giorno infinito, senza tramonto, senza sera.

Questo giorno si trova solo nel Pensiero di Dio, per questo Gesù dice: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato finchè è giorno", "Io debbo compiere".

C'è una versione del Vangelo in cui si legge: "Noi dobbiamo compiere", ma è sbagliato, a questo punto lo riconosciamo che è sbagliato, non siamo noi  che possiamo portare a compimento le opere di Dio, non noi ma, solo il Figlio di Dio può portare a compimento le opere di Dio, perchè le opere di Dio si compiono solo nel Pensiero di Dio.

Per cui solo se noi cerchiamo il Pensiero di Dio, ci uniamo al Pensiero di Dio, restiamo nel Pensiero di Dio, solo qui possiamo giungere a vedere il compimento delle opere che il Padre ha iniziato.

Quindi il Padre inizia un opera ma il compimento viene fatto dal Figlio e nel Figlio.

Quindi soltanto guardando al Figlio, per mezzo del Figlio, noi possiamo giungere a questo compimento, Gesù dice: "Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me", quindi è un passaggio obbligato una porta unica attraverso la quale si entra nel sabato senza sera, nella pace di Dio.

Si arriva a contemplare l'opera che Dio ha fatto in Dio stesso, per cui Dio diventa per noi Principio e Fine.

Principio perchè tutto dobbiamo ricevere da Dio.

Fine perchè dobbiamo in tutto cercare il Pensiero di Dio, perchè solo nel Pensiero di Dio ogni cosa giunge al suo compimento.

Cioè nel Pensiero di Dio noi troviamo la rivelazione di quello che Dio è.


Luigi: Noi perdiamo attrazione per Dio in quanto noi seguiamo una altra attrazione.

Le due attrazioni nel pensiero del nostro io si annullano.

Perdendo attrazione perdiamo desiderio, ma perdendo il desiderio perdiamo anche la volontà.

Noi il più delle volte diciamo che siamo liberi di volere.

Non siamo mica liberi di volere.

La volontà dipende dall'attrazione e l'attrazione dipende dall'interesse per-.

Quindi dal valore che noi diamo a quella cosa.

Quando c'è un annullamento di valore noi non possiamo più volere.

Allora non potendo più volere a un certo punto non sopportiamo più niente.

Per cui più niente ci attrae.

A un certo punto non c'è più niente che ci attrae.

Noi cadiamo in questa situazione qui nella notte, per cui più niente mi interessa.

La vita stessa non mi interessa più.

Ma questa è una conseguenza del fatto che non abbiamo capito il significato del dono, della concessione di Dio.

Dio si concede a noi per attrarci a se.

Ma attratti a Lui noi dobbiamo adesso cercare presso di Lui, il significato delle cose e per questo il Signore dice "camminate fintanto...", "per poco la luce è con voi".

"Camminate".

Quindi la notte, questa notte qui in cui il significato deve essere capovolto è significato dal fatto che Gesù stesso rappresenta questa nascita nuova della creatura nel giorno senza sera a una donna che deve dare alla luce il bambino. C'è la tribolazione.

Questa tribolazione è un capovolgimento:"Ma come mai fino a ieri mi concedeva tutto ma adesso si rende assente".

Ecco ci invita a questo capovolgimento ed è questa tribolazione: è la donna che  deve dare alla luce il bambino.

Che è poi la creatura nuova.

Che è la creatura vera perché prima la creatura non è vera.

In un primo tempo abbiamo Dio che si concede alla creatura.

Quando Dio si concede alla creatura non c'è rapporto di verità.

Il rapporto di verità è quando la creatura si concede al creatore.

Allora lì s'inaugura un rapporto di verità che diventa un rapporto vero quindi un rapporto eterno.

Altrimenti a un certo momento c'è anche la perdita dell'attrazione e quindi la perdita della volontà stessa: non si vuole più vivere, perchè non c'è più niente che ti attrae.

Se Dio a un certo momento non ti attrae più non c'è più niente che ti attrae, perché tutta la creazione è solo un segno di Dio e se Dio ti attrae allora anche tutta la creazione diventa significativa: "Voi siete il sale della terra".

Perchè se voi portate in voi l'attrazione per Dio, tutto acquista sapore, ma se non  c'è questa attrazione per Dio a un certo momento tutta la creazione di Dio perde di sapore, non attrae più.

Allora non c'è più gusto per vivere.

Una altra cosa da tenere ben presente è che solo Cristo porta a compimento.

Perchè il compimento sta nel Pensiero di Dio.

Lui è il Pensiero di Dio.

Quindi solo nel Pensiero di Dio.

Per cui è inutile che noi per quanto ci sforziamo crediamo di trovare il compimento, il fine in altro modo.

Attraverso il Pensiero di Dio,è nel Pensiero di Dio il compimento.

X.:Durante la notte la creatura è in grado di collegare le cose con Dio?

Luigi: Se è fedele si, perchè?

Per che cosa Dio si è concesso?

Dio ha concesso la sua presenza perchè senza presenza noi non sentiamo attrazione, io non posso essere attratto da una cosa che non conosco.

Bisogna che la cosa prima di tutto si presenti a me, un vestito stesso io non posso desiderarlo se non l'ho visto, quindi c'è la pubblicità, le vetrine, le sfilate, perchè io lo desideri.

Dio si presenta a noi, quindi si concede, si concede quindi entra nel mio mondo.

Entra nel mio desiderio, soddisfa un mio desiderio, si rende presente, ma perchè si rende presente?

Affinchè io desideri, quindi per attrarmi a Sé.

Quindi una presenza è attrazione, la presenza di un essere è attrazione, già solo la presenza è attrazione.

L'attrazione è un movimento e il movimento presuppone la presenza.

Quindi Dio si rende presente per attrarci ma quando uno è attratto: "Affrettati".

Ecco affrettati perchè questa presenza viene meno, non dura, cioè Dio che oggi ti moltiplica il pane domani non te lo moltiplica più, ti ha moltiplicato il pane per attrarti, ma affrettati adesso a capire Lui, a dedicarti a Lui, perchè domani tu perderai l'attrazione.

Infatti molte volte noi ci crediamo religiosi, devoti, buoni perchè: "Come è buono Dio".

E già, Dio ti ha concesso la caramella, perchè Dio ha soddisfatto un tuo desiderio, perchè Dio è entrato nel tuo mondo, nella tua vita, poi arriva un certo momento in cui: "Ah non posso più pregare.....Dio non doveva farmi questo".

Non sono più attratto, non mi sono affrettato a fare il passaggio.

Ecco il significato per cui la creatura a un certo momento subisce questa frustrazione, per cui non si sente più di credere, non si sente più di amare Dio, non si sente più di pregare.

Perchè è stata delusa da Dio, ma doveva capire il significato della concessione, quando Dio piaceva, Dio le piaceva.

Dio le piaceva in quanto soddisfaceva quello che la creatura desiderava...ma doveva capire il significato di  questo.

Dio non è uno che viene a servire la creatura, e se serve la creatura la serve solo per dare la possibilità di interessarsi di Lui.

La creatura deve affrettarsi ad entrare in questo rapporto di verità di giustizia, cioè a cercare Dio perchè arriva un momento in cui la creatura non ne resta più attratta.

Dio non si può concedere eternamente, se no lui falsificherebbe la verità è chiaro?

Lui è la verità non è la creatura la verità, quindi Lui non si può sottomettere eternamente alla creatura,approverebbe la creatura in un errore.

X.: Nel momento in cui la creatura è attratta e sente il desiderio di conoscere...poi viene la notte, in questo periodo...esperimenta l'assenza...però lei riesce sempre a collegare...

Luigi: Se è fedele...cioè..se io amo...se sono fedele, quando questa persona si rende assente io la desidero di più, quindi capisco che l'assenza è per farsi desiderare...infatti nella parabola......Il padrone, quel signore che ha distribuito i talenti...se ne andò in un paese lontano per ricevere l'investitura del regno, cioè per farsi desiderare.

Nel desiderio la creatura si sottomette al creatore, nel desiderio.

Prima era il Creatore che cercava la creatura, adesso è la creatura che cerca il Creatore! 

Se è fedele.

Se invece è nel pensiero del proprio io la creatura diventa infedele.

X.:Però nella notte i segni sembra che non ci siano più.

Luigi: E certo, non ci sono più perchè Dio non si concede più.

Perchè è la creatura che deve cercare adesso Dio, deve capire questa notte, deve capire perchè i segni non ci sono più, deve capire perchè Dio non si concede più, non parla più.

Non parla perchè adesso Lui chiede alla creatura, quindi è un tempo di grazia in cui chiede alla creatura di cercare Lui.

È come l'uomo che si rende assente non per creare un abisso, non per rompere, ma per suscitare una ricerca.

Y.:Questa assenza è per ricevere l'investitura del regno,sembra che la creatura riconosca che Lui è proprio il suo Re.

Luigi: Certo, la creatura come lo riconosce?

Mica dicendo tu sei il Signore.

La creatura lo riconosce in quanto si mette in movimento verso di Lui, lo cerca.

La creatura che prima godeva della presenza di Dio, adesso esperimenta l'assenza, è uno che se ne è andato lontano.

Ma se io amo quell'Uno io vado a cercarlo dove è andato.

Andandolo a cercare rivelo adesso che ho amore per Lui.

Se invece mi diverto perchè intanto lui è andato lontano, mi diverto con altro, cerco altro, testimonio che non c'è nessun legame con Lui.

Allora è finito.

Siccome divento schiavo delle mie opere, amando gli altri, l'amore per gli altri mi annulla quell'altro amore.

Quindi la molteplicità di amori mi annulla.

Qui perdo l'attrazione.

Allora qui entro nel secondo aspetto della notte, in quella notte in cui non sento più attrazione per Dio.

Il Figlio non mi può più portare a compimento in niente.

Y.:Si perchè il Figlio ci dà la luce finchè è giorno.

Luigi: Il giorno però è dato dalla creatura che è attratta da Dio.

Il giorno è dato dall'attrazione.

Là dove c'è attrazione il Padre attrae.

Il Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre.

Quindi opera là dove vede che il Padre attrae la creatura.

Infatti Gesù nell'ultima preghiera dice: "Erano  tuoi, Tu li hai dati a Me".

Come ha fatto il Padre a darli al Figlio?

Perchè li ha dati al Figlio?

"Erano tuoi",cioè erano attratti da Te.

Era questa attrazione che li ha portati a Me.

In quanto loro desideravano andare a Torino e allora questo desiderio di andare a Torino li ha condotti a cercare Me, come guida per andare a Torino,capito?

Ora là dove il Figlio non vede l'opera del Padre il Figlio non può fare niente.

Il Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre.

Il Figlio di Dio non fa niente se non lo vede fare dal Padre e se non vede l'opera del Padre.

Quando non vede l'opera del Padre?

Quando vede una creatura che non è attratta da Dio, li non  vede l'opera del Padre.

Non è attratta da Dio, ci sono altri interessi, altre attrazioni, altri amori.

Y.: Quindi lui non può operare.

Luigi: Non fa niente: "Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre".

Y.:Sembra incredibile che lui non possa operare.....

Luigi: Lo dice Lui, "Il Figlio non può fare niente", sembra incredibile perchè noi facciamo tutto senza Dio

Y.:Vorremmo persino che ci facesse violenza.

Luigi: Noi ci riteniamo capaci di fare tutto, all'ultimo però facendo tutto senza Dio tocchiamo con mano che abbiamo fatto niente.

Facendo tutto senza Dio noi viviamo in questa notte, in cui perdiamo l'attrazione per Dio e perdiamo la capacità di vivere, perdiamo la volontà, perdiamo tutto.

Y.: E in questa notte oscura proprio praticamente che cosa deve fare la creatura?

Luigi: Se la creatura è fedele allora deve cercare Dio, perchè cercando, la creatura si sottomette a Dio.

Quando uno cerca, quando uno ama si sottomette a, mi capisci?

Quando invece non sente nessuna attrazione per Dio deve eliminare gli altri amori, gli altri interessi: "Va e vendi tutto quello che hai".

Non è che Dio non attragga, Dio attrae, Lui è il massimo centro di attrazione, se la creatura non si sente attratta è perchè ha moltiplicato gli amori.

C'è una sola possibilità: quella di ridurre gli amori, di semplificarli, cioè la Madonna, recuperare il volto della Madonna, la semplicità d'amore, cioè eliminare gli altri amori, man mano che tu elimini gli altri amori ritorna Dio ad attrarti.

Y.: Il Pensiero di Dio è la rivelazione di quello che Dio è...cosa vuol dire?

Luigi: "Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me"...quel "me" è Pensiero di Dio, quindi solo nel Pensiero di Dio abbiamo la conoscenza di quello che Dio è.

Y.:Quindi Gesù è la rivelazione...

Luigi: Gesù Figlio di Dio perchè noi ci fermiamo....Gesù è concessione, quindi Gesù è primo giorno, è ancora il primo giorno. Gesù è Figlio di Dio che viene a noi.

"Non sempre avrete me", qui abbiamo Gesù che dice a noi: "Non sempre avrete me".

Lui non dura mica, perchè è concessione, allora Lui dice: "Affrettatevi perchè non sempre avrete me", affrettatevi ad entrare nella luce nel giorno senza sera.

Quindi il Figlio di Dio si, il Figlio di Dio rimane eterno, Gesù no, perchè Gesù è concessione, quindi è un giorno che tramonta.

Lui viene per raccogliere tutti quelli che sono attratti da Dio, vede l'attrazione del Padre, allora viene per portarli nella luce, però devono camminare

Y.: Allora quando sono nella luce questo Gesù sparisce?

Luigi: No, Gesù è il Figlio di Dio, diventa il Figlio di Dio, cioè noi conosciamo Gesù come Figlio del Padre, prima non lo conosciamo mica, prima lo conosciamo come uno che risponde alla nostra attrazione, io sono attratto dal desiderio di conoscere Dio, Lui è uno che viene per rispondere, viene per concedersi al mio desiderio.

Quindi vedi che rientra nel primo giorno, è concessione, viene per concedersi al mio desiderio.

Io lo conosco in relazione al mio desiderio, è ancora una relazione di sentimento la presenza di Gesù fisica nel mio mondo.

Siccome però è conoscenza secondo i miei sentimenti non è vera conoscenza.

La vera conoscenza viene dal rapporto di verità, e la vera conoscenza si ottiene soltanto da Dio.

Quindi è questa discesa da Dio che mi fa entrare nella vera conoscenza, mi fa prendere consapevolezza anche di chi è il Figlio di Dio ma in quanto è da Dio.

Ora in quanto è da Dio, ora per essere da Dio bisogna superare tutto di noi per giungere a questa nascita da Dio, la verità si trova soltanto dalla verità

Z.:Nel secondo giorno la comunicazione fra Dio e la creatura come avviene se non è più Dio che si concede?

Luigi: Soltanto attraverso il pensiero, cioè per quello che Dio ha posto in Sé di noi.

Quindi soltanto attraverso il pensiero.

Prima si concede nel desiderio della creatura, Dio viene a rispondere in quanto si concede a un mio desiderio, anche desiderio di Dio: io desidero conoscere Dio, Dio si concede a un mio desiderio, siamo nel primo giorno e devo affrettarmi perchè questa è concessione, Dio si concede al desiderio che ho di conoscere Dio

Luigi: La creatura può dare amore solo nella misura in cui riceve amore, ha la possibilità di rispondere nella misura in cui riceve, quindi stai attento, non pretendere dalla creatura, concedi..."Dove non c'è amore metti amore e otterrai amore".

Dove non c'è amore, Dio per primo mette amore, per ottenere amore, può darsi che la risposta d'amore non ci sia, l'amore non è automatico, però se Dio non mettesse l'amore, la creatura certamente non lo potrebbe amare, ora Dio mette amore fino a morire in croce, per dare possibilità alla creatura di rispondere, quindi la grazia è tutta di Dio.

È colui che ama per primo che dà la grazia all'altro di rispondere.

Tu ami perchè hai ricevuto amore.


Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.

Gv 9 Vs 4 terzo tema. Lunedì.


Titolo: I due volti della notte


Argomenti:


 

26/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano



Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.     Gv 9 Vs 4


RIASSUNTI DOMENICA


ARGOMENTI: 


 

1/Febbraio/1987



Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.     Gv 9 Vs 4


RIASSUNTI LUNEDI


ARGOMENTI: 


 

2/Febbraio/1987