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Gesù soggiunse: "Sono venuto nel mondo per fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Gv 9 Vs 39  Primo tema.


Titolo: La venuta del Figlio di Dio.


Argomenti:  Il principio di unione con Dio è dato dall’identità dello sguardo. Essendo Dio con noi, ci dà la possibilità di essere con Lui. La fedeltà della sposa. Come può venire Colui che è presente? Un problema non risolto ci ossessiona. Restare schiavi di ciò che non sottomettiamo a Dio e perdere la presenza di Dio. Il prima e il dopo: precipitare nel tempo. Venire è rendersi presente. Dio è presente nell’intelletto non nel sentimento. Il male. Il Figlio viene sottomettendo tutto di noi a Dio. Le tre venute del Figlio di Dio. Dove Dio è presente. L'assenza  di Dio è testimonianza di Presenza.


 

12/Marzo/1989 Casa di preghiera Fossano.


Siamo giunti alla conclusione del capitolo nono di San Giovanni e la conclusione è Gesù stesso che l'ha fa: "Sono venuto nel mondo per fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Abbiamo visto le domeniche precedenti:

A- L'importanza dell'unione con il Figlio di Dio.

B- La condizione dell'unione con il Figlio di Dio.

L'importanza deriva dal fatto che noi tutti, siamo creati per la vita eterna e la vita eterna sta nel conoscere Dio e la conoscenza di Dio si ha soltanto in Dio e da Dio e solo per mezzo di Dio.

Ѐ proprio qui, sapendo che a Dio si giunge solo per mezzo di Dio, che si scopre l'importanza dell'avere la Presenza di Dio tra noi.

Dio è presente in noi e proprio perché è presente in noi, dà a ognuno di noi la possibilità di essere con Lui.

È una possibilità che può non realizzarsi, perché è una possibilità.

Certamente se Dio non fosse con noi, non potremmo minimamente sognare di essere con Lui ma, essendo Lui con noi, dà a noi questa possibilità che possiamo non realizzare.

Però, proprio in questa possibilità di restare con Lui, di unione a Lui, noi abbiamo l'accesso alla conoscenza di Lui: Dio si conosce soltanto in Dio e da Dio.

La condizione dell'unione: si è con l'altro, in quanto si guarda a ciò che guarda l'altro.

Questo ci fa capire che soltanto se noi guardiamo a ciò cui guarda Dio, possiamo essere con Dio.

In caso diverso non lo siamo.

Noi non siamo con Dio per un atto di volontà, non con dei sacrifici, non con delle penitenze o con delle offerte, noi siamo con Dio in quanto guardiamo a ciò cui guarda Dio, dal suo punto di vista, poiché il principio di unione è dato dall'identità dello sguardo, dal fine.

Soltanto chi guarda allo stesso fine cui guarda un altro, è unito all'altro.

In caso diverso non c'è nessuna possibilità di unione perché noi siamo finiti e tutti i nostri pensieri, quando non siamo uniti a Dio, sono tutti pensieri di cose finte e dal finito non si può nel modo più assoluto fare il salto nell'infinito.

Quindi soltanto in quanto abbiamo la possibilità di guardare a ciò cui guarda Dio, e ciò che guarda Dio è il Figlio di Dio che guarda al Padre, soltanto in quanto noi abbiamo la possibilità di guardare il Padre, questo è segno che siamo uniti al Figlio di Dio.

E non soltanto dobbiamo sapere qual è la regola dell'unione con il Figlio di Dio ma, abbiamo anche visto che dobbiamo sapere come si rimane in questa unione.

L'argomento era la fedeltà della sposa: come si rimane?

Si rimane in quanto si sottomette tutto al Figlio di Dio, cioè si sottomette tutto a ciò cui guarda il Figlio di Dio: tutto.

Perché ciò che non sottomettiamo al Figlio di Dio ci porta via al Figlio di Dio.

La vita eterna e già oggi, per cui è oggi che noi dobbiamo sforzarci di entrare in questa Vita: "Se tu odi oggi la Parola di Dio, affrettati a entrare nella sua pace, affinché non avvenga come fu per il suo popolo, che fu costretto a vagare per quarant'anni nel deserto fino all'estinzione di tutta quella generazione".

Affinché non avvenga, affrettati a entrare!

Quindi è oggi che ci viene proposta questa vita eterna, questa conoscenza di Dio nella quale dobbiamo sforzarci di entrare.

Avendo visto questo, adesso abbiamo la possibilità di capire in che cosa consista questo venire del Figlio di Dio tra noi.

Qui dice: "Sono venuto nel mondo".

"Sono venuto": tempo passato.

Ѐ il Figlio di Dio che dice: "Sono venuto".

Abbiamo visto che tutto quello che è avvenuto (tempo passato), è lezione di Dio per farci capire, per rivelarci quello che avviene nella nostra vita personale.

Quindi quel "Sono venuto" ci apre a una grande panoramica: il Figlio di Dio, nella nostra vita.

Come viene nella nostra vita?

Qui già si affaccia un grande problema che ci sollecita ad approfondire, poiché tutti i problemi, man mano che noi pensiamo a Dio, Dio stesso ce li presenta per farci andare più a fondo, poiché la Verità si trova in profondità.

Il problema è questo: come può venire Colui che è presente?

Dio è presente perché se non fosse presente, non potremmo minimamente pensare a Dio.

Noi pensiamo Dio col Pensiero di Dio.

In quanto pensiamo Dio col Pensiero di Dio, questo presuppone che ci sia tra i nostri pensieri, presente il Pensiero di Dio, a disposizione nostra, l'annuncio del Natale: Dio è tra noi, Dio è in noi come un bambino affidato alle mani di sua madre: presente.

Ma se è presente, come può venire?

Eppure qui il Figlio di Dio dice: "Io sono venuto".

Si viene là, dove c'è un'assenza, non una presenza.

Dio certamente è presente, però noi non possiamo restare in un Pensiero, (e Dio è Pensiero, Dio è Spirito), se non sottomettiamo tutto a questo Pensiero.

Un pensiero di per sé è unico, qualunque pensiero noi abbiamo è sempre unico, e quindi è universale, totale, ma noi possiamo sostenere questa totalità e quest’unicità, soltanto in quanto sottomettiamo tutto questo.

Basta una parola sola, uno sguardo solo, non sottomesso a questo Pensiero che impedisce a noi di restare in questo Pensiero: il Pensiero è perduto.

Noi possiamo pensare che ciò che noi non sottomettiamo a Dio lo perdiamo: non è vero.

Noi non perdiamo ciò che non sottomettiamo a Dio, noi perdiamo il Pensiero di Dio quando non sottomettiamo qualcosa a Dio e restiamo invece con ciò che non abbiano sottomesso a Dio.

Noi non perdiamo ciò che non raccogliamo, ma ciò che non raccogliamo Dio ci fa perdere Dio!

Noi restiamo con ciò che non abbiamo raccolto.

Un problema non risolto diventa un problema che ci ossessiona, ci domina, ci rende succubi.

"Chi fa il male restò schiavo di esso", il che vuol dire che l'uomo resta col male, non resta con Dio.

Il male è ciò che l'uomo ha mantenuto disunito da Dio, è ciò che non ha riportato a Dio, che non ha raccolto in Dio, che non ha sottomesso a Dio.

L'uomo rimane con ciò che non sottomette. Gesù dice: "Resta schiavo", in quanto schiavo perde la possibilità di essere con Dio e di pensare ciò a cui pensa di Dio, perché è costretto a pensare ciò che non ha riportato a Dio, resta dominato dai suoi problemi.

Vediamo che allora l'uomo è tutto impegnato a risolvere prima i suoi problemi per poter poi eventualmente pensare a Dio.

Ma ormai l'uomo si trova nei pasticci grossi.

Questo ci fa costatare che Dio è presente ma, l'uomo fa esperienza dell'assenza di Dio.

Ma questo ci fa anche capire che l'assenza di Dio, non è provocata dall'assenza di Dio ma, è provocata dall'essere succubi di un'altra presenza, e proprio di quella presenza di ciò che l'uomo non ha sottomesso a Dio.

Ѐ questo che ci porta lontano da Dio.

È questo che ci fa esperimentare la lontananza da Dio.

Si dice nella Bibbia: "Sono le vostre colpe che hanno creato la lontananza da Me".

Ecco le distanze come si provocano.

Ma proprio in quanto si provoca una distanza e si perde quindi l'unione, si verifica in noi un prima e un poi: prima c'era, adesso non c'è più e si precipita nel tempo: una fuga dall'eterno.

È qui che noi dobbiamo cercare il significato di questa Parola: "Io sono venuto nel mondo".

È qui che il Figlio di Dio viene, in questa lontananza.

Ora se noi riconosciamo che la lontananza è causata da ciò che non è stato sottomesso al Figlio di Dio, al Pensiero di Dio, possiamo anche capire in che cosa consiste il venire del Figlio di Dio.

Venire vuol dire rendersi presente.

E abbiamo detto: Lui è già presente.

Notiamo che noi esperimentiamo la lontananza da Dio, l'assenza di Dio: la esperimentiamo, la sentiamo, la proviamo.

È un'esperienza dell'uomo, un dato, e abbiamo visto anche la causa di questo.

Però la nostra esperienza non caccia Dio, noi facciamo l'esperienza dell'assenza di Dio ma, Dio non è assente.

Dio non si muove, non si sposta mica.

Dio abita nell'uomo anche quando l'uomo fa esperienza dell'assenza di Dio, l'uomo non lo sente, non lo prova, può fare tutta l'esperienza di invocare e di non ottenere nessuna risposta, però Dio c'è, Dio è presente.

Perché Dio non è soggetto alla volontà dell'uomo, semplicemente Dio è trascendente l'uomo e non c'è nessuna parola di uomo, non c'è nessuna trascuranza di uomo, non c'è nessun peccato di uomo che possa cacciare Dio dal suo luogo: Dio è il presente!

E dov'è presente?

Dio è presente nell'intelletto.

Infatti, noi con l'intelletto non possiamo dire che Dio non sia presente, però sentiamo che Lui è assente.

Facciamo l'esperienza dell'assenza con i sentimenti, è nel nostro mondo sentimentale che noi facciamo l'esperienza dell'assenza: sentiamo l'assenza di Dio.

Non possiamo però negarlo con l'intelligenza, non lo possiamo annullare, perché anche quando io dicessi: "Dio non esiste", nella mia intelligenza per dire "Dio non esiste", devo avere presente Dio, perché se non l'avessi presente non potrei dire: "Dio non esiste".

Noi non possiamo negare una cosa che non abbiamo presente.

Quindi con la bocca diciamo: "Dio non esiste", con l'intelletto noi constatiamo la presenza di Dio: Dio è il presente.

Quindi Dio è nella nostra intelligenza, nella nostra mente, tra tutti i nostri pensieri, e rimane lì ma, noi restando succubi di ciò che non abbiamo sottomesso a Dio, facciamo esperienza dell'assenza di Dio.

Abbiamo detto però che constatando la causa della nostra esperienza di assenza, abbiamo anche la possibilità di capire come il Figlio di Dio venga nel nostro mondo, cioè nel nostro mondo fatto di assenza di Dio.

Se l'assenza di Dio è provocata da ciò che non sottomettiamo a Dio, il venire del Figlio di Dio è venire a rendersi presente, il rendersi presente del Figlio di Dio sta nel sottomettere a Dio tutto ciò che noi non abbiamo sottomesso a Dio.

Infatti, la Parola di Dio nella lettera di San Paolo ai filippesi dice (è questo il pensiero guida di oggi): "Il Figlio di Dio ha il potere di sottomettere tutto a Sé, e quando avrà sottomesso tutto a Sé, consegnerà il Regno al Padre".

Allora dobbiamo chiederci: in che cosa consiste questo venire del Figlio di Dio?

Il Figlio di Dio viene fra noi, in quanto sottomette tutto ciò che in noi è incompiuto, non sottomesso a Dio, lo sottomette a Dio, al suo Padre.

Infatti, il Figlio di Dio si caratterizza in questo: tutto accoglie da Dio e tutto riporta Dio, tutto vede dal punto di vista del Padre.

Lui stesso dice: "Il Figlio non fa niente se non lo vede fare dal Padre".

Allora possiamo dire: il Figlio di Dio viene a noi in quanto sottomette tutto di noi  a Dio: tutto ciò che in noi è incompiuto.

E sottomettendo ciò che in noi è incompiuto, ci riporta a trovare la Presenza di Dio che avevamo persa, smarrita, perché ciò che è smarrito può essere recuperato per mezzo del Figlio di Dio.

Il Figlio di Dio viene per recuperare.

Infatti, Gesù si definisce dicendo: "Io sono venuto per raccogliere ciò che si disperdeva".

E dice: "Chi come raccoglie riceve mercede di vita eterna".

La vita eterna sta nella Presenza di Dio.

Questa Presenza di Dio è già dentro di noi.

Per capire quest'opera che il Figlio di Dio fa tra noi, di sottomettere tutto al Padre, dobbiamo renderci conto che cosa noi portiamo in noi di non sottomesso al Padre.

Abbiamo detto: tutto ciò che non sottomettiamo a Dio ci porta via.

E che cos'è che noi portiamo in noi che non è sottomesso?

Abbiamo tre grandi mondi che possiamo non sottomettere.

A- Prima di tutto il mondo esterno.

Il mondo esterno è tutto quel mondo delle opere di Dio, dei segni Dio, delle creature di Dio, nel pensiero del nostro io.

Quindi tutto ciò che Dio ci presenta, tutti questi segni, questi dati, queste opere, questi avvenimenti, queste creature che Dio ci presenta, che ogni giorno noi vediamo, tocchiamo, e sono opere di Dio, se noi non le sottomettiamo Dio, se non le raccogliamo in Dio, se non le vediamo dal punto di vista di Dio, ci portano molto lontano da Dio.

B- Poi c'è tutto un altro mondo, ed è il nostro mondo interno, i nostri pensieri, i nostri problemi, i nostri desideri, i nostri bisogni.

Anche qui, tutto questo mondo interno se non lo sottomettiamo a Dio, ci porta molto lontano da Dio, è molto più lontano da Dio di quello che ci porta il nostro mondo esterno.

C- Poi c'è ancora un altro mondo che dobbiamo portare a Dio ed è in noi il Pensiero stesso di Dio, che non possiamo sapere chi sia, fintanto che non lo riportiamo a Dio, come non possiamo sapere chi siano le creature, fintanto che non le riportiamo a Dio, e non possiamo sapere che cosa siano i nostri pensieri, i nostri desideri, fintanto che non li riportiamo a Dio.

Se il venire del Figlio di Dio si caratterizza dal fatto che sottomette al Padre tutto ciò che noi non abbiamo sottomesso, allora noi qui possiamo costatare che ci sono tre venute del Figlio di Dio.

A- C'è venuta del Figlio Dio nel mondo esterno, quel mondo che non è stato sottomesso da noi a Dio.

B- C'è una venuta del Figlio di Dio dentro di noi, interna, per raccogliere soprattutto i nostri bisogni, i nostri desideri, perché sono questi che ci rendono schiavi di ciò che non è Dio, per sottomettere i nostri bisogni, i nostri desideri, i nostri pensieri, sottometterli a Dio, perché soltanto se li sottomette a Dio, ci porta alla Presenza di Dio.

C- E poi abbiamo l'ultima, la definitiva, l'ultima venuta del Figlio di Dio dal Padre, perché soltanto dal Padre noi possiamo conoscere chi è il Figlio di Dio, cioè chi è questo Pensiero di Dio che portiamo in noi e che deve essere sottomesso al Padre, perché fintanto che non è sottomesso al Padre, anche questo, noi non possiamo trovare la Presenza di Dio.

Ma la venuta meravigliosa del Figlio di Dio è quella che ci fa capire, sottomettendo tutto a Dio, che l'esperienza che noi facciamo dell'assenza di Dio è Presenza di Dio.

Il Figlio di Dio sottomette tutto, quindi sottomette anche la nostra esperienza di assenza: Egli contemplando tutto nel Padre, contempla anche la nostra esperienza di assenza di Dio, e ci fa toccare con mano che questa nostra esperienza di assenza è una testimonianza della Presenza di Dio, e non solo è una testimonianza della Presenza di Dio ma, è anche dimostrazione del luogo in cui si trova la Presenza di Dio.

Perché chi fa capire che noi esperimentiamo l'assenza di Dio, perché cerchiamo l'Assoluto dove l'Assoluto non c'è.

Questo ci fa capire che la Presenza di Dio si trova nel Pensiero di Dio che portiamo in noi, dentro di noi, per cui anche l'assenza di Dio diventa in noi una testimonianza della Presenza di Dio nel nostro spirito.

Perché se Dio non fosse presente in noi, non ne esperimenteremmo l'assenza.

Non solo ma ci fa toccare con mano il luogo in cui dobbiamo cercare Dio per trovarlo.

Dobbiamo averlo presente nel nostro intelletto, perché se non l'avessimo presente nel nostro intelletto, non ne potremmo esperimentare l'assenza.

Se io esperimento l'assenza di qualcuno o la mancanza di qualcosa e perché questo qualcuno o questo qualcosa l'ho presente nella mia mente.

Questo ci fa costatare che Dio è presente nella nostra mente, nel nostro intelletto, per cui constatiamo l'assenza e lo sbaglio di luogo ma, facendoci toccare con mano lo sbaglio di luogo, ci fa capire, dove è il luogo della Presenza di Dio.

E allora il fatto meraviglioso di questa venuta del Figlio di Dio tra noi è questo: ci fa capire che l'assenza non si elimina aspettando che venga qualcuno, come non si elimina il bisogno di Assoluto cercando di trasformare in Assoluto ciò che Assoluto non è.

Abbiamo detto che noi non dobbiamo cercare di trasformare in Assoluto ciò che Assoluto non è, altrimenti ci sobbarchiamo una fatica inutile per tutta la vita e frustriamo tutta la nostra esistenza.

Il problema sta nel capire che cosa è l'Assoluto, non nel darci da fare per trasformare in Assoluto quello che è relativo, quello che non è Assoluto.

E così è lo stesso: non dobbiamo cercare l'infinito moltiplicando tutti i nostri finiti, perché per quanto noi esaltiamo o moltiplichiamo i nostri finiti, non arriveremo certamente all'infinito.

L'infinito si trova cercando di capire che cos'è l'infinito.

E così anche la presenza.

L'assenza non si elimina, non si colma invocando, supplicando, piangendo che venga una presenza ma, capendo che cos'è la presenza, soprattutto capendo Colui che è già presente e dove è presente.

Soltanto così si elimina l'assenza.



Gesù soggiunse: "Sono venuto nel mondo per fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Gv 9 Vs 39  Secondo tema.


Titolo: La missione del Figlio di Dio.


Argomenti: Compiuto e incompiuto. La nostra volontà funziona soltanto per ciò che ha presente. L'assenza è mancanza di rapporto tra due cose. La presenza è rapporto tra due cose. Tutto il mondo si sintetizza nel pensiero del nostro io. L'esperienza di presenza data dalla sottomissione di Dio all'uomo. L'esperienza di Presenza data dalla sottomissione della creatura a Dio. Perché Dio si concede per primo? La venuta del Figlio di Dio come uomo. Cristo è "carne" che parla Parole di Dio. Il Figlio di Dio venendo a noi ci presenta Dio annullandoci tutti gli altri argomenti. Mandare a morte Cristo.


 

19/Marzo/1989 Casa di preghiera Fossano.


Ci troviamo nel versetto 39 del capitolo nono di San Giovanni.

Qui si dice: "Gesù soggiunse: Sono venuto nel mondo per fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Domenica scorsa ci siamo soffermati sulla prima parte: "Sono venuto nel mondo".

Oggi dobbiamo considerare la seconda parte: "Sono venuto per-".

Il tema di oggi è la missione del Figlio di Dio, ossia Dio nelle mani dell'uomo.

Abbiamo visto che il venire del Figlio di Dio nel mondo significa (poiché il Figlio di Dio è Colui che accoglie tutto dal Padre e riporta tutto al Padre), il riportare al Padre tutto ciò che nel mondo, nel mondo dell'uomo, è rimasto incompiuto.

Incompiuto come?

Tutte le cose vengono da Dio e debbono ritornare a Dio.

Abbiamo detto che tutto è fatto nel Verbo di Dio, nel Pensiero di Dio, nel Figlio di Dio e il Figlio di Dio è Colui che accoglie tutto dal Padre, riporta tutto al Padre.

Ѐ in questo Pensiero di Dio che tutto giunge al suo complimento: "Tutto è compiuto".

Ora, tutto viene da Dio e tutto raggiunge il suo compimento ritornando a Dio.

Però questo ritorno a Dio nell'uomo, non avviene senza l'uomo.

È qui che si verifica l'incompiuto.

Abbiamo visto che quando non si sottomette tutto a un pensiero, si perde il pensiero e si rimane con ciò che non si è sottomesso a quel pensiero.

Cioè ciò che non si è sottomesso al Pensiero di Dio, è incompiuto, per cui come dice San Paolo: "Tutta la creazione geme e soffre nell'uomo in attesa della rivelazione del Figlio di Dio", cioè della venuta del Figlio di Dio.

Geme e soffre perché?

Perché è incompiuta, perché non è stata portata a compimento.

La sofferenza, il gemere, la tristezza, sono segni d’incompiutezza: le cose non sono arrivate al loro complimento.

E allora in noi pesano con questo senso di tristezza.

Le cose incompiute pesano sempre su di noi.

Abbiamo detto che quando non sottomettiamo tutto a un pensiero, noi perdiamo il pensiero, e perdendo il pensiero perdiamo la presenza di questo pensiero: non esperimentiamo più la sua presenza.

Non sottomettendo tutto al Pensiero di Dio, noi perdiamo il Pensiero di Dio, perdiamo quindi l'esperienza della Presenza di Dio in noi, e perdendo l'esperienza della Presenza di Dio in noi, noi facciamo l'esperienza dell'assenza di Dio.

Cosa vuol dire far esperienza dell'assenza di Dio?

Cosa vuol dire non poter fare esperienza di Presenza di Dio?

Teniamo presente che la nostra volontà funziona soltanto per ciò che ha presente.

Non possiamo volere ciò che non abbiamo presente.

Se la nostra volontà funziona soltanto in rapporto a ciò che ha presente, se noi non sottomettendo tutto a Dio, perdiamo la Presenza di Dio e diventiamo incapaci di volere di Dio.

Qui capiamo l'importanza dell'esperienza della Presenza di Dio nella nostra vita, soltanto facendo l'esperienza della Presenza di Dio, soltanto avendo presente Dio, noi possiamo volere di Dio.

In caso diverso non possiamo volerlo.

Ecco perché succede che nel mondo si parli di Dio ma, gli uomini non siano in grado di volerlo.

Perché?

Perché altra è la presenza che gli uomini hanno.

Gli uomini hanno la presenza delle cose materiali, hanno la presenza degli uomini e possono quindi volere soltanto questo e tutto il resto diventa astratto.

L'uomo è condizionato da ciò che ha presente.

Proprio qui si rivela l'importanza della venuta del Figlio di Dio che, venendo a portare a compimento, quindi a sottomettere tutto al Padre, perché questa è la caratteristica del Figlio, venendo a sottomettere tutto al Padre, ci ridona la Presenza del Padre, la Presenza di Dio.

Ridonandoci la Presenza di Dio, dà a noi la possibilità di volere di nuovo Dio: cielo chiuso, cielo aperto.

Qui possiamo renderci conto di cosa vuol dire assenza e cosa vuol dire presenza.

Assenza non è mancanza di-, è presenza di due cose non messe in rapporto tra loro.

Poiché abbiamo detto: quando una cosa non è sottomessa all'altra, noi perdiamo la presenza dell'altra.

Quindi l'assenza, la perdita di presenza, è determinata da questi due elementi quando non sono messi in rapporto uno con l'altro.

I due elementi sono: Dio e i segni di Dio: la creazione di Dio, il pensiero del nostro io, il nostro mondo.

E la Presenza di Dio da che cosa è determinata?

Dio noi non possiamo cancellarlo dalla nostra mente, possiamo non esperimentarlo come presenza ma, non possiamo cancellarlo: Dio non si cancella.

Anche quando noi dicessimo mille volte al giorno: "Dio non esiste", Dio continua a essere nella nostra mente.

Ѐ solo per grazia di Dio che noi possiamo dire: "Dio non esiste".

Possiamo negare Dio soltanto per grazia di Dio, cioè per la Presenza di Dio, altrimenti non potremmo negarlo.

Capito che l'assenza è determinata dalla presenza di due fattori non rapportati tra loro, possiamo anche renderci conto cosa voglia dire presenza.

Presenza vuol proprio dire: rapporto tra le due cose.

Gli elementi estremi da rapportare sono Dio e il nostro io.

Il che vuol dire che quando noi non sottomettiamo il nostro io a Dio, noi facciamo esperienza dell'assenza, non del nostro io, ma dell'assenza di Dio.

Poiché noi perdiamo la presenza non di ciò che non sottomettiamo ma, del Pensiero di Dio, al quale dobbiamo sottomettere.

Se in noi ci sono questi due elementi, allora abbiamo Dio e abbiamo l'opera di Dio, cioè il pensiero del nostro io, la creazione che il sesto giorno giunge all'uomo.

Tutto il mondo si può sintetizzare nel pensiero del nostro io, perché il pensiero del nostro io è l'universo, è il mondo che diventa consapevole, che può dire: "Io", quindi tutto il mondo si sintetizza nel pensiero del nostro io.

Questi due fattori debbono essere rapportati tra loro e non vengono rapportati senza di noi.

Quando noi abbiamo due fattori da mettere in rapporto uno con l'altro, noi abbiamo soltanto due possibilità: o sottomettiamo il secondo al primo, o sottomettiamo il primo al secondo.

Non c'è altra possibilità per stabilire un rapporto.

Se sottomettiamo il pensiero del nostro io o i segni di Dio a Dio, restiamo nella Presenza del Pensiero di Dio, poiché si resta alla Presenza soltanto sottomettendo tutto a Dio.

Ma facciamo anche l'esperienza di presenza di Dio, quando Dio si sottomette al pensiero del nostro io.

Se Dio si sottomette al pensiero del nostro io, si stabilisce un rapporto tra l'uno nell'altro, in quanto si stabilisce un rapporto c'è un'esperienza di presenza, perché abbiamo detto che la presenza è un rapporto.

Mancanza di rapporto è assenza.

Se si stabilisce un rapporto abbiamo la presenza.

Per cui se Dio si sottomette a noi, noi facciamo l'esperienza della presenza di Dio.

Se noi desideriamo una caramella e la riceviamo, facciamo l'esperienza della presenza, e se crediamo in Dio diciamo: "Signore come sei buono, mi hai concesso la caramella".

Ѐ Dio qui che si è concesso a un nostro desiderio, a un nostro pensiero.

Da questa concessione viene l'esperienza di presenza.

Infatti, noi diciamo "Signore come sei buono", e siamo con Dio.

Ma questo "sentire Dio", cioè sentire la presenza di Dio, è una conseguenza del fatto che Dio ha soddisfatto un nostro bisogno, un nostro desiderio, un nostro pensiero.

Dio si concede alla creatura, perché guai se Dio non si concedesse.

La creatura non potrebbe minimamente sognarsi di Dio.

Se la creatura pensa Dio, costata, fa l'esperienza dell'intervento di Dio nella sua vita, è perché Dio si concede.

Ma il concedersi di Dio alla creatura, evidentemente è un rapporto ingiusto.

È un rapporto ingiusto perché non è giusto che Dio, il Creatore, si sottometta alla creatura.

Tant'è vero che questo rapporto di concessione dura poco, è soggetto al tempo.

Perché dura poco?

Appunto perché è ingiusto.

Ѐ concessione alla creatura.

Ѐ Dio che si sottomette alla creatura.

Il rapporto giusto invece è la creatura che si sottomette a Dio.

Nel rapporto della creatura che si sottomette a Dio, abbiano l'esperienza della Presenza di Dio, perché è il rapporto giusto.

Questo è rapporto giusto, quindi è vero, in quanto è vero è eterno, non è più soggetto al tempo, perché ciò che è vero non è soggetto al tempo.

Qui entriamo nell'eternità.

Quando Dio si concede alla creatura, abbiamo la creatura che non conosce Dio, ma fa esperienza della presenza di Dio, e facendo esperienza della presenza di Dio, la creatura può volere Dio.

Cosa può volere?

Può volere di sottomettersi a Dio.

Ecco perché Dio si concede per primo.

Perché proprio concedendosi, dà la possibilità alla creatura di volerlo e di volerlo adesso nel modo giusto, nel rapporto giusto, cioè volendo sottomettersi a Dio, perché Lui è il Creatore e l'uomo è una creatura. Sottomettendosi al Creatore, qui abbiamo l'inaugurazione di un rapporto giusto, quindi vero, quindi eterno, quindi vita eterna.

Quando invece la creatura non si sottomette al Creatore, abbiamo l'uomo che fa esperienza dell'assenza di Dio.

Quando Dio si concede, l'uomo fra esperienza di presenza ma, quest'esperienza è ingiusta, quindi è instabile, è un rapporto instabile, è un rapporto che passa presto, soggetto al tempo, il giorno dopo la creatura non "sente" più Dio.

Quando Gesù moltiplica i pani, quello stesso giorno, quella sera stessa, tutti vogliono farlo re.

Ecco, vogliono farlo re.

Avendo ricevuto una concessione da parte di Dio per mezzo di suo Figlio (moltiplicazione dei pani), hanno adesso la possibilità (ecco la volontà che scatta perché hanno fatto esperienza della presenza di Dio) di eleggerlo re.

La creatura facendo esperienza per concessione di Dio della presenza di Dio, ha la possibilità di eleggere Dio re, di sottomettersi a Lui, quindi ha la possibilità di stabilire un rapporto giusto.

Ma evidentemente era frutto di concessione da parte di Dio.

Il giorno dopo essi hanno già perso questa presenza.

Tant'è vero che adesso vanno a cercare Gesù per avere di nuovo il pane.

Ma questa volta Gesù non concede più il pane.

Non c'è più la concessione.

Anzi, li invita cercare ben altro, cioè li invita a stabilire quel rapporto di Verità che è un rapporto che non è più soggetto a mutamento, non è più soggetto al tempo.

E abbiamo la lezione principale del perché Dio si conceda per primo.

Dio semina amore per ricevere amore.

Se Lui non seminasse amore certamente la creatura non potrebbe amarlo.

Ma Lui semina amore non perché la creatura il giorno successivo abbia di nuovo a pretendere quella concessione che il Signore le ha dato ma, perché la creatura intenda il significato di quella concessione.

Dio attraverso le sue concessioni semina amore per ricevere amore.

Ricevere amore vuol dire ricevere dalla creatura il rapporto primo, cioè la sottomissione a Lui come re: la sua missione è quindi l'inaugurazione di quel rapporto giusto che diventa eterno, che diventa conoscenza, perché la vera conoscenza non si ha quando Dio si concede all'uomo ma si ha quando l'uomo si concede a Dio, si sottomette a Dio in questo rapporto di Verità, poiché questo è un rapporto di Verità.

Il tema di oggi è: il senso della missione del Figlio di Dio tra noi.

Il Figlio di Dio viene per riportare a Dio tutto quello che in noi è rimasto non riportato a Dio, non sottomesso a Dio.

Quindi il Figlio di Dio riportando a Dio per noi (lo fa per noi, perché in Lui è tutto già riportato in Dio), tutto quello che in noi è rimasto incompiuto cosa fa?

Ci riporta alla Presenza di Dio.

Ma come ce la riporta questa Presenza?

Noi restiamo schiavi di ciò che abbiamo presente e quando non riportiamo tutto a Dio, restiamo schiavi della presenza di quello che non abbiano riportato in Dio.

Se non riportiamo a Dio le creature, noi restiamo dipendenti dalle creature, schiavi delle presenze di queste creature.

Il Figlio di Dio venendo, deve venire come "presente", come creatura tra creature, perché altrimenti noi non percepiremmo la sua presenza, cioè deve venire uomo, deve venire carne.

Noi siamo schiavi della carne.

Non avendo riportato le opere di Dio a Dio, noi siamo rimasti schiavi di questi segni, cioè della carne, del nostro mondo.

Il Figlio di Dio deve diventare presente tra ciò che noi abbiamo presente.

Noi possiamo essere salvati soltanto attraverso ciò che noi abbiamo presente.

Dio si rende presente in ciò che noi abbiamo presente.

Noi abbiamo presente la carne?

Il Figlio di Dio deve diventare carne.

È un passaggio obbligato.

Ma se fosse soltanto carne, non ci libererebbe da quella schiavitù in cui noi ci troviamo verso la carne, verso la presenza fisica.

Per liberarci deve riportarci alla Presenza di Dio.

Ma come ci riporta alla Presenza di Dio?

Non certamente attraverso la carne.

E come ci riporta alla Presenza di Dio?

Deve essere parola, deve essere carne e parola.

Soltanto se è carne è presente, ed essendo presente ha la possibilità in questa carne di parlarmi.

Quindi deve essere una carne che mi parla, non parole di uomo, perché se mi parlasse soltanto parole di uomo, mi confermerebbe nel mio errore e mi terrebbe in schiavitù.

Deve essere carne che parla a me Parole di Dio.

Cosa vuole dire parlare Parole di Dio?

Vuole dire riportare, sottomettere a Dio, tutto ciò che in me non è sottomesso a Dio.

Il Figlio di Dio viene a noi, quindi assume una carne e in questa carne parla, porta a compimento per noi quei problemi, quelle questioni, quegli argomenti, quelle ragioni che in noi non sono sottomesse a Dio, le sottomette a Dio per noi.

Sottomettendole a Dio ci ripresenta la Presenza di Dio, ci convoglia alla Presenza di Dio e praticamente ci annulla tutti quegli argomenti, tutte quelle ragioni che impedivano a noi di giungere alla Presenza di Dio.

Il Figlio di Dio parlando nella sua carne a noi, dà a noi un appuntamento a tu per Tu con Dio: ci presenta Dio.

Ci presenta Dio annullandoci tutti gli altri argomenti che noi portavamo, motivi per i quali non potevamo salire a Dio, per cui noi ci giustificavamo: i buoi, i campi, la moglie.

Il Figlio di Dio venendo tra noi, ci fa vedere in quello che per noi è motivo di assenza di Dio, la Presenza di Dio.

Facendoci vedere la Presenza di Dio, e quindi annullandoci tutte quelle ragioni per cui noi restavamo lontani da Dio, ci propone Dio.

Ci fa una proposta, ci presenta Dio.

Ci dà quindi la possibilità adesso di avere di nuovo la Presenza di Dio, quindi ci dà la possibilità adesso di avere la volontà di sottomettere tutto a Dio, perché la nostra volontà si muove soltanto quando ha una presenza.

Il Figlio di Dio ci porta a questa Presenza.

Ritrovando questa Presenza, adesso abbiamo una proposta che diventa una possibilità, abbiamo la proposta di sottomettere noi, di partecipare noi a sottomettere tutto a Dio, a quello che Lui ci ha presentato sottomesso tutto a Dio.

L'uomo posto di fronte a una proposta e quindi a una possibilità di-, è messo a nudo, perché ha nelle sue mani la cosa.

L'uomo e messo a nudo, perché?

Perché di fronte una proposta possibile (e ciò che rende possibile è la Presenza, e soltanto il Figlio di Dio mi può presentare questa Presenza) deve rivelare la sua intenzione.

Non ci sono più altre ragioni, perché il Figlio ha sottomesso tutto a Dio, quindi ha annullato tutte le altre ragioni, l'uomo è messo a nudo di fronte a Dio.

A questo punto necessariamente la creatura fa una scelta, necessariamente la creatura deve rivelare la sua intenzione, il suo interesse principale, deve rivelare quello che ha nel cuore.

Il Figlio di Dio venendo nel mondo mette a nudo quello che noi portiamo nel nostro cuore: rende evidente.

Se in noi abbiamo Dio al centro, se abbiamo fatto questa giustizia essenziale, allora per noi è facile, perché ci è possibile sottomettere tutto a Dio.

Ma se in noi c'è pensiero del nostro io al centro, a questo punto la soluzione è una sola: dobbiamo mandare a morte il Cristo.

Non possiamo fare a meno di mandare a morte il Cristo.

Perché nel pensiero del nostro io, non possiamo sopportare quello che Dio ci propone, quello che il Figlio di Dio ci propone.

Diventiamo così colpevoli della morte del Figlio di Dio.



Gesù soggiunse: "Sono venuto nel mondo per fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Gv 9 Vs 39  Terzo tema.


Titolo: La scelta del Figlio di Dio, ossia Luce e tenebra nel giorno di Pasqua.


Argomenti: Perdere la Presenza di Dio. La Presenza è effetto di un rapporto. O Dio si sottomette all'uomo o l'uomo si sottomette alla creatura. Il significato della concessione di Dio. La missione del Cristo. Carne e Spirito del Figlio di Dio. L'uomo nudo di fronte a Dio. Uccidere il Figlio dell'uomo. Ѐ Dio che sceglie la creatura.


 

26/Marzo/1989 Casa di preghiera Fossano.


Ci troviamo ancora nel versetto 39 del capitolo nono di San Giovanni, dove si dice: "Gesù soggiunse: sono venuto nel mondo per fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Le domeniche precedenti ci siamo soffermati sulle prime due parti di questo versetto e precisamente:

A- "Sono venuto nel mondo", cioè la venuta del Figlio di Dio.

B- "Sono venuto nel mondo per-": la missione del Figlio di Dio.

C- E oggi: "Per fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Il tema è la scelta del Figlio di Dio.

Quindi abbiamo: la venuta del Figlio di Dio, la missione del Figlio di Dio, la scelta del Figlio di Dio.

Subito qui balza evidente il fatto che a qualcuno Gesù dà la Luce e qualcun altro lo acceca.

E la prima impressione che riceviamo è questa: forse il Figlio di Dio non è venuto per salvare tutti?

Dio vuole che tutti si salvino e giungano a vedere la Verità: vedere la Verità è vedere la Luce, noi infatti diciamo di essere nelle tenebre quando non capiamo, quindi la Luce s’identifica col capire, col vedere la Verità, e vedere la Verità coincide con la salvezza: la salvezza dell'uomo sta nel vedere la Verità.

È Parola di Dio: "La vita eterna sta nel conoscere Dio come vero Dio".

Conoscere Dio come vero Dio è vedere la Verità (Dio è Verità).

La Verità si trova solo conoscendola.

La salvezza dell'uomo sta nella conoscenza: "Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi".

Questa è la Volontà di Dio.

San Paolo dice: "Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità".

Quindi la Volontà di Dio è che tutti trovino la Luce.

E allora come mai il Figlio di Dio che è venuto per fare la Volontà di Dio, proprio questa Volontà che vuole che tutti si salvino, come mai qui dice che è venuto a fare una scelta?

Fare una scelta vuol dire preferire qualcuno ad altri, vuol dire dare la Luce a qualcuno e accecare altri, come qui dice.

E allora che significato ha tutto questo?

Se lo dice, ha un significato.

Ed ha un significato per la nostra salvezza, cioè ha un significato per salvare tutti, per far entrare tutti nella Luce, per far giungere tutti a conoscere Dio.

Evidentemente se vogliamo capire il significato di questo, dobbiamo approfondire.

D'altronde la Parola di Dio arrivando a noi, arriva sempre per metterci in cammino: è una proposta.

Ed è per questo che apparentemente si presenta come contraddizione.

Le contraddizioni hanno una loro importanza nel Regno di Dio: servono a farci camminare.

Ma evidentemente le contraddizioni fanno camminare coloro che hanno amore per la Verità, che cercano la Luce.

Non fanno camminare coloro che non hanno interesse per capire.

L'uomo è creato per conoscere Dio.

Abbiamo visto che la conoscenza di Dio si ha solo in Dio e solo per mezzo di Dio.

Dio si rivela solo a suo Figlio, e quindi è solo nel suo Figlio, nel Pensiero di Dio che si conosce Dio.

L'infinito, l'abbiamo detto molte volte, si trova soltanto per mezzo dell'infinito.

L'Assoluto si trova soltanto per mezzo dell'Assoluto.

Dio si trova solo per mezzo di Dio: passaggio obbligato.

Tutta la creazione (la creazione non è Dio, è opera di Dio) ci annuncia Dio, ma non ce lo dà.

Tutta la creazione ci invita cercare Dio, ma non c'è nessuna creatura, per quanto grande o importante che sia, che possa dare a noi la conoscenza di Dio.

"Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me", dice Gesù.

Dicendo "Me", dice un "Io" che è esclusivo.

La persona è sempre esclusiva ed è incomunicabile.

La persona non la si può comunicare a nessuno.

Ora dicendo: "Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me", c'insegna quindi un passaggio obbligato attraverso quel "Io", per cui ci dice che la conoscenza di Dio si ha soltanto in Dio e per mezzo di Dio.

Ora, se a questa conoscenza si giunge solo per mezzo di Dio, balza subito importante per noi la Presenza di Dio, il trovare questa Presenza di Dio, il capire come si resta con questa Presenza di Dio, perché se Dio può essere conosciuto soltanto per mezzo di Dio, solo se a noi è dato trovare Dio, possiamo conoscere Dio.

Ora, parlando della presenza, abbiamo visto che non si può restare alla presenza di uno, se non sottomettendo tutto a quell'uno.

Ed è qui cominciano i guai per l'uomo.

L'uomo infatti esperimenta la non presenza di Dio, esperimenta l'assenza di Dio.

E perché esperimenta l'assenza di Dio mentre Dio è il Presente?

Perché l'uomo non sottomette tutto a Dio, e fintanto che non sottomette tutto a Dio, l'uomo perde la Presenza di Dio, perché, abbiamo detto, si può restare alla Presenza di uno, soltanto sottomettendo tutto a quell'uno.

Si può restare alla presenza di un pensiero soltanto se si sottomette tutto a quel pensiero.

Ma ciò che noi non sottomettiamo a quel Pensiero, ci porta via il Pensiero e noi restiamo con quello che non abbiamo sottomesso, e restando con quello che non abbiamo sottomesso, restiamo schiavi di quello che non abbiamo sottomesso.

Gesù dice che chi fa del male, chi fa il peccato, resta schiavo di esso: schiavo!

Questo ci fa capire che il peccato, il male, sta nel non sottomettere a Dio, nel disunire da Dio.

Quello che noi non sottomettiamo a Dio, ci fa perdere la Presenza di Dio e ci rende schiavi delle creature, cioè ci rende schiavi di quelle cose che non abbiamo sottomesso a Dio.

Persa la presenza di Dio, è persa per noi la possibilità di conoscere Dio, poiché Dio si conosce soltanto per mezzo di Dio.

Se si perde il mezzo, non si ha più la possibilità di conoscere.

Se Dio si conosce soltanto per mezzo di Dio, se si perde la Presenza di Dio, certamente si è esclusi dalla conoscenza di Dio: non si può più conoscerlo!

Domenica scorsa abbiamo accennato al fatto che ci sono soltanto due possibilità di stabilire un rapporto tra due cose: se si resta alla presenza di-, sottomettendo a-, evidentemente la presenza è effetto di un rapporto.

Possiamo allora dire che l'assenza è effetto di un rapporto non stabilito.

Infatti abbiamo detto che l'assenza non è vuoto: l'assenza è presenza di cose non messe, in rapporto.

Ora, quando abbiamo due cose, abbiamo la possibilità di stabilire soltanto due tipi di rapporti e nessun altro: o sottomettiamo la prima alla seconda, o sottomettiamo la seconda alla prima, non c'è altro da fare.

Le due cose sono: Dio e la sua opera, Dio e la creatura, Dio e l'uomo.

Abbiamo soltanto queste possibilità: o l'uomo si sottomette a Dio, o Dio si sottomette all'uomo.

Ѐ possibile stabilire soltanto questi due rapporti.

Se la presenza è determinata da un rapporto, abbiamo la possibilità di avere la presenza di Dio, soltanto con uno di questi due rapporti.

Il primo: sottomettere la creatura, sottomettere l'uomo, sottomettere tutte le opere di Dio a Dio, e allora restiamo alla Presenza di Dio.

Il secondo: c'è la possibilità di sottomettere Dio all'uomo, è una concessione.

Non è una cosa giusta sottomettere Dio all'uomo.

Non è giusto perché?

Perché Dio non si giustifica nell'uomo.

L'uomo è giustificato in Dio, Dio non è giustificato dell'uomo.

Dio non ha la sua ragione nell'uomo, l'uomo ha la sua ragione in Dio ma, Dio non può avere la sua ragione nell'uomo. Tant'è vero che noi nel pensiero di noi stessi, nel pensiero del nostro io, non possiamo conoscere Dio, siamo tagliati fuori.

Però Dio opera per concessioni.

Facendoci una concessione, stabilisce un rapporto in cui noi esperimentiamo la presenza di Dio: Dio ha concesso quello che noi desideravamo.

Può essere una caramella, ma potrebbe anche essere un raggio di Luce, desiderio di capire qualche cosa, desiderio di qualche cosa di buono.

Se Dio concede e soddisfa il nostro desiderio, si sottomette alla creatura, al nostro desiderio, e ci fa esperimentare la sua presenza.

Ci fa esperimentare la sua presenza perché stabilisce un rapporto.

L'assenza invece è difetto, mancanza di rapporto.

Però questo rapporto è ingiusto, non è vero.

Il che vuol dire che noi esperimentiamo, sentiamo questa presenza, esperimentiamo la presenza di Uno, perché Dio soddisfatto un nostro desiderio: ci sentiamo conosciuti!

Noi ci sentiamo conosciuti quando un altro conosce il nostro desiderio, conosce il nostro pensiero.

Desidero una caramella, qualcuno risponde a questo mio desiderio ed io mi sento conosciuto.

Esperimento la presenza, faccio esperienza di-, è un sentimento, non è conoscenza.

Abbiamo detto che è un rapporto ingiusto, non è vero.

Io sento la presenza di Dio, però non conosco Dio.

Infatti noi diciamo in questo caso: "Dio è buono, Dio è stato buono con me".

Non diciamo: "Dio è vero o Dio è stato vero".

Il che vuol dire che qui non c'è intelligenza di Dio, c'è esperienza della presenza di Dio, per concessione di Dio ma, non c'è conoscenza di Dio.

Possiamo chiederci: perché Dio si concede?

La vera conoscenza si ha soltanto quando l'uomo si sottomette a Dio, e sottomette a Dio tutte le opere di Dio.

Nella sottomissione a Dio si stabilisce un rapporto vero, giusto, perché soltanto in Dio ogni cosa è giustificata, trova una sua giustificazione.

Il rapporto è giusto: qui abbiamo intelligenza, conoscenza.

Qui essendo un rapporto giusto, diventa un rapporto eterno, perché quello che è vero, è giusto, è eterno.

Il primo invece che è un rapporto di sentimento, per concessione, è un rapporto che passa: dura quello che dura.

Gesù moltiplica i pani: e la sera vogliono farlo re.

Ecco, rapporto stabilito.

Perché?

Perché Egli è "buono", ha soddisfatto la loro fame.

Ma il giorno dopo non ci siano più, il giorno dopo desiderano il pane e Gesù si rifiuta: non è più buono.

Perché?

Perché "Non dovete cercarmi per il pane che passa, dovete cercarmi per il pane che non passa".

Il pane che passa è l'esperienza sentimentale della presenza di Dio che risponde al nostro bisogno, il pane che non passa è la sottomissione della creatura a Dio, e quindi è quello stabilire quel rapporto con Dio, rapporto vero, che è conoscenza di Dio e che non passa, perché è eterno.

Qui ci fa capire significato della concessione di Dio.

Dio si concede alla creatura, non perché la creatura abbia a pretendere amore, è lì il grande guaio dell'uomo.

Dio ama la creatura e dimostra di amare la creatura ma, ama la creatura non perché la creatura abbia a pretendere amore.

È una concessione di Dio, non è giusto.

Dio ama la creatura perché la creatura abbia ad amare Dio.

Dio si sottomette alla creatura perché la creatura abbia a sottomettersi a Lui, non perché abbia a pretendere che Dio continui a sottomettersi.

Quindi Dio si sottomette, perché se Dio non fa esperimentare alla creatura la sua presenza, la creatura non può volere assolutamente niente, perché senza Dio la creatura non può volere niente di Dio, quindi non può conoscere Dio.

Dio si conosce solo per mezzo di Dio.

Quindi Dio per primo concede alla creatura un'esperienza della sua presenza, in modo che la creatura non lo posso ignorare.

Ma concessa l'esperienza della sua presenza, ecco a questo punto, Gesù ha moltiplicato i pani e la creatura non deve pretendere altro pane ma, deve capire significato di questa concessione ingiusta, non dovuta, e deve volgersi adesso lei, ad amare Dio, lei a sottomettersi a Dio.

E soltanto da questo punto, e solo da questo punto, che inizia il rapporto giusto, il rapporto vero tra l'uomo e Dio: prima no.

Invece la creatura è portata ben al rovescio, i rapporti con Dio sono rapporti di pretesa, anche se invoca, anche se prega, ma, sono rapporti in cui la creatura invoca, chiede sempre a Dio, anziché volgersi a intendere quello che vuole Dio, la creatura si volge a Dio per far servire Lui alla sua volontà.

E qui cade veramente nell'esperienza dell'assenza di Dio.

Il giorno dopo quando quelli che avevano gustato il pane, si volgono di nuovo al Signore per ottenere del pane, ottengono il rifiuto, qui fanno esperienze dell'assenza di Dio.

L'ultima parola però in quest'assenza non è dell'uomo.

L'ultima Parola è di Dio.

E abbiamo visto che sta qui la missione del Figlio di Dio.

Il Figlio di Dio si caratterizza in questo: riceve tutto da Dio e sottomette tutto a Dio, riporta tutto a Dio: tutto.

Questa è la caratteristica della missione del Figlio di Dio.

L'uomo non avendo sottomesso o non sottomettendo tutto a Dio, quindi non avendo capito la lezione della concessione di Dio all'uomo, viene a esperimentare l'assenza di Dio, allora il Figlio di Dio viene per compiere la sua missione di Figlio di Dio, cioè viene a sottomettere a Dio, tutto quello che nell'uomo non è stato sottomesso a Dio, cioè tutto quello che nell'uomo è rimasto incompiuto.

Il Figlio di Dio porta a compimento tutto: volente o nolente la creatura.

Portando a compimento tutto, porta a compimento anche l'esperienza di assenza che l'uomo fa quando non si sottomette a Dio.

Per far questo il Figlio di Dio deve sottomettersi a sua volta all'uomo, cioè ripetere la stessa azione che Dio, il Padre fa concedendosi alla creatura.

Poiché la creatura ha perso il rapporto con Dio, ha perso la Presenza di Dio, il Figlio di Dio per recuperare tutto quello che nell'uomo è rimasto incompiuto, si deve rendere presente all'uomo in qualche modo, e siccome l'uomo non ha presente Dio, si deve sottomettere all'uomo.

Il Figlio di Dio si sottomette all'uomo ma, anche qui non si sottomette all'uomo per stare sottomesso.

Si sottomette all'uomo per sottomettere a Dio tutto ciò che nell'uomo è rimasto incompiuto.

Abbiamo qui i due volti del Figlio di Dio che s'incarna: il Figlio dell'uomo e il Figlio di Dio: carne e spirito.

Cioè il Figlio di Dio sottomettendosi all'uomo per recuperare a Dio tutto quello che nell'uomo è rimasto incompiuto, assume una carne, assume cioè una presenza nel mondo dell'uomo, non per restare con questa presenza con l'uomo ma, come Figlio di Dio per recuperare tutto a Dio.

Il Figlio di Dio facendosi Figlio dell'uomo, continua ad essere Figlio di Dio.

Possiamo capire perché Cristo si dice Figlio dell'uomo ed è il Figlio di Dio.

Mentre si fa Figlio dell'uomo, non cessa di essere Figlio di Dio.

Si sottomette all'uomo ma, sottomettendosi all'uomo recupera tutto a Dio.

Si sottomette per sottomettere.

Colui che sottomette tutto a Dio è il Figlio di Dio.

Allora abbiamo il Figlio dell'uomo che si concede all'uomo per stabilire un contatto con l'uomo, altrimenti non può comunicare niente con l'uomo, e siccome l'uomo non vede la Presenza di Dio, si sottomette come figura umana, come corpo, carne.

Però si sottomette per recuperare (ecco il Figlio di Dio), riportare tutto Dio.

Quindi abbiamo una presenza fisica ma, abbiamo soprattutto in Cristo la Parola del Figlio di Dio.

Con la presenza fisica si sottomette all'uomo, con la Parola sottomette a Dio tutto ciò che nell'uomo non è sottomesso a Dio.

E sottomettendolo a Dio, poiché abbiamo detto che sottomettendo tutto si recupera una presenza, poiché la presenza è data da un rapporto, sottomettendo tutto ciò che nell'uomo è incompiuto a Dio, ripresenta all'uomo la Presenza di Dio e quindi dà all'uomo a sua volta, la possibilità adesso di sottomettere tutto a Dio, dà all'uomo la possibilità.

Ѐ una possibilità, non è una costrizione.

Quando si dà la possibilità a uno, si mette nelle mani di quest'uno la scelta.

Il Figlio di Dio recuperando tutto a Dio come Figlio di Dio, come uomo (perché come uomo si sottomette all'uomo e la fine la vediamo a Pasqua) ripresenta all'uomo la Presenza di Dio proprio là, dove l'uomo esperimentava l'assenza di Dio, perché il Figlio di Dio viene a recuperare tutto, anche l'assenza.

E recuperare è rivelare la presenza là, dove l'uomo vede l'assenza: perché il Figlio di Dio dimostra (a parole) che dove l'uomo vede l'assenza di Dio, c'è la Presenza di Dio, anzi che l'assenza di Dio che l'uomo esperimenta e proprio una testimonianza della Presenza di Dio.

L'uomo non può esperimentare l'assenza se non avesse una presenza.

E questo glielo dimostra il Figlio di Dio, ed è solo il Figlio di Dio che glielo può dimostrare.

Dimostrandogli la Presenza di Dio in quello che per l'uomo era assenza, per cui l'uomo si giustificava dalla sua assenza di Dio perché era schiavo di altro, annulla le giustificazioni dell'uomo.

"Abbimi per giustificato: ho i buoi, i campi, la moglie, non posso venire", quindi c'erano delle presenze diverse da Dio in cui l'uomo si giustificava.

Il Figlio di Dio recuperando tutto a Dio, quindi sottomettendo tutto a Dio, anche i buoi, i campi, la moglie, toglie all'uomo tutte le ragioni, tutte le giustificazioni per cui l'uomo si sottrae a Dio, il Figlio di Dio dà all'uomo la possibilità di nuovo di sottomettere tutto di sé a Dio, di vivere per Dio, di occuparsi di Dio, quindi di conoscere Dio.

Ѐ la missione del Figlio di Dio.

Il Figlio di Dio mette Dio nelle mani dell'uomo.

A questo punto però, dico: ma allora la scelta è dell'uomo?

Allora è l'uomo che sceglie?

Qui invece Gesù dice che è Lui che fa la scelta.

Ѐ Lui che è venuto a fare una scelta.

Dice: "Io sono venuto a fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Ma se mette Dio nelle mani dell'uomo, non è forse l'uomo che fa la scelta?

Anche qui dobbiamo approfondire.

Una cosa che già dobbiamo capire è questa: il Figlio di Dio per sottomettere tutto a Dio quello che nell'uomo è rimasto incompiuto, deve annullare tutte le ragioni, tutte le giustificazioni con cui l'uomo si giustifica o perlomeno giustifica la sua sottrazione a Dio: "Perché io ho altri doveri, io ho altri impegni, io ho altre regole, io ho un'istituzione da curare, io ho un istituto da curare, io ho una famiglia da curare, io ho i buoi, i campi, la moglie e quindi non posso venire".

L'uomo si giustifica perché ha queste presenze: presenze staccate da Dio.

Staccate da Dio perché non ha sottomesso tutto a Dio.

Per cui l'uomo fa esperienza non più della presenza di Dio ma, fa esperienza delle altre presenze e facendo esperienza delle altre presenze resta dominato da quelle stesse presenze e si giustifica in queste.

Il Figlio di Dio sottomettendo tutto a Dio, annulla all'uomo tutte queste ragioni.

"Lasciami prima andare a seppellire mio padre", "Lascia che mi volti indietro a fare questo".

Di fronte a Dio tutte le ragioni degli uomini cadono nel nulla.

E cosa significa questo?

Significa che il Figlio di Dio porta l'uomo a tu per Tu con Dio, mette la sua Parola che è Parola di Dio, di fronte alla parola dell'uomo.

La Parola di Dio di fronte alla parola dell'uomo brucia la parola dell'uomo.

L'uomo resta bruciato.

Ecco, annulla tutte le giustificazioni dell'uomo.

L'uomo si trova nudo.

Mette l'uomo nudo di fronte a Dio e l'uomo non può più obiettare niente.

Però abbiamo detto, il Figlio di Dio per fare questo si deve sottomettere all'uomo.

Nel Figlio di Dio che viene a recuperare tutto a Dio, abbiamo il Figlio dell'uomo.

E l'uomo quando viene a trovarsi di fronte a una Parola che gli annulla tutte le ragioni per cui lui è vissuto o per cui egli vive, qui può diventare un ribelle.

Infatti uccide Colui che viene ad annullarlgi le ragioni di vita.

Se l'uomo non ha messo la conoscenza di Dio al di sopra di tutto, succede che l'uomo non può sopportare che venga Uno ad annullargli tutte quelle ragioni per cui è vissuto, in cui ha giustificato la sua vita.

A questo punto l'uomo uccide: "Facciamolo fuori, questi è l'erede, facciamolo fuori così l'eredità sarà nostra".

L'uomo non vuole essere spogliato delle sue ragioni nel pensiero del suo io.

Se l'uomo non ha messo la conoscenza di Dio, la ricerca di Dio prima di tutto, non sopporta di vedersi annullate, distrutte tutte le sue giustificazioni di vita.

Allora a questo punto deve distruggere lui quella parte del Figlio di Dio che si è sottomessa a lui, cioè la carne.

Abbiamo la Pasqua: il Cristo muore in croce.

Con Cristo che muore in croce, l'opera è tutta compiuta per quegli uomini che non hanno messo la conoscenza di Dio prima di tutto: tutto è finito.

Perché abbiamo detto che due soli sono i rapporti: o l'uomo si sottomette a Dio, o Dio si sottomette all'uomo.

Qui Dio si è sottomesso all'uomo, perché l'uomo non si è sottomesso Dio.

Non ci sono altri rapporti possibili.

Qui tutto è esaurito.

Con Cristo che muore in croce, abbiamo il giudizio sul mondo che non ha messo Dio, la ricerca di Dio, la conoscenza di Dio prima di tutto.

"Si fece buio su tutta la terra", col Cristo che muore in croce noi, abbiamo il buio su tutta la terra.

Qui abbiamo il Cristo che acceca.

Ma acceca chi?

Coloro che non hanno messo la conoscenza di Dio prima di tutto, credendo di vedere.

Coloro invece che hanno messo la conoscenza di Dio prima di tutto, per costoro il cammino continua.

Qui Pasqua, Cristo che muore in croce, non è il compimento di tutto ma, una tappa di un cammino che continua, una tappa liberatrice, perché il Figlio di Dio sottomettendosi all'uomo, annulla tutte quelle ragioni, tutte quelle giustificazioni, con cui l'uomo si sottraeva o era impedito dal cercare Dio.

Ma se l'uomo che ha messo la conoscenza di Dio al di sopra di tutto, prima di incontrare il Figlio di Dio si trovava intralciato da tutti questi doveri, impegni, regole del mondo, incontrando il Figlio di Dio incontra uno che lo libera da tutto questo: lo libera da tutto quello che per l'uomo era volontà di Dio.

Erano doveri, erano impegni, per cui non poteva dedicarsi tutto a Dio come voleva Dio, incontrando il Figlio di Dio, trova uno che lo libera da tutto, perché gli annulla tutte queste giustificazioni.

Tutte queste ragioni sono annullate.

Finalmente qui abbiamo creature che trovano la Luce, prima erano nella notte, perché desideravano conoscere Dio ma, si trovavano in un pasticcio enorme e dovevano essere sottomesse a tante altre cose che venivano presentate come volontà di Dio e per cui non potevano vivere unicamente per ciò che Dio voleva.

Con il Figlio di Dio che sottomette tutto a Dio, finalmente queste creature trovano il grande liberatore: Colui che le libera da tutto e le mette nella possibilità di sottomettere tutto alla conoscenza di Dio.

Ѐ la creatura forse che sceglie?

Il Figlio di Dio dando all'uomo la possibilità di occuparsi di Dio, sembra apparentemente che dia all'uomo la possibilità di scelta ma, l'anima dell'occupazione di Dio, non viene dalla creatura ma, viene solo se la creatura ha messo la conoscenza di Dio prima di tutto.

Se la creatura ha messo a conoscenza di Dio prima di tutto, qui ha la possibilità di dedicarsi a Dio, ma si dedica a Dio perché ha Dio prima di tutto, quindi la grazia viene da Dio.

Se la creatura non ha messo la conoscenza di Dio prima di tutto, non ha la possibilità di occuparsi di Dio e anche se il Figlio di Dio rivela la Presenza di Dio in ciò che l'uomo esperimenta di assenza, l'uomo nel pensiero del suo io vede questo soltanto come annullamento di tutte le sue ragioni, di tutte le sue giustificazioni e non può sopportarlo.

Quindi la creatura che sceglie Dio, sceglie Dio per grazia di Dio.

La creatura che rifiuta quello che il Figlio di Dio le rende possibile, lo rifiuta per il pensiero del suo io.

Quindi chi entra nella Luce, entra nella Luce per grazia di Dio, chi entra nelle tenebre, entra nelle tenebre per colpa sua.



Gesù soggiunse: "Sono venuto nel mondo per fare una scelta, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".

Gv 9 Vs 39  Riassunti


RIASSUNTI Domenica - Lunedì.


Argomenti: La partecipazione all’Essere – Predicare il Tu – Annuncio e conoscenza – Guardare ciò cui guarda Dio – Il principio d’unione -


 

2/ Aprile /1989 Casa di preghiera Fossano.