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Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così affinché siano manifestate in lui le opere di Dio.

Gv 9 Vs 3


Titolo: Il perché di Dio.


Argomenti: I due perché. Interrogazione & contraddizione. Gli errori dell'uomo nella ricerca del perché: 1-Rassegnarsi-2-Giustificare l'Assoluto nel relativo-3-Cercare il perché causale. Dio non punisce. L'anima è interrogazione. Interrogare sulla finalità.


 

28/Dicembre/1986 Casa di preghiera Fossano.


I discepoli avevano interrogato Gesù, circa la colpa di quell'uomo nato cieco dalla nascita: "Chi ha peccato lui o i suoi genitori dal nascere cieco?".

E Gesù rispose: "Né lui ha peccato, né i suoi genitori ma è così, affinché siano manifestate in lui le opere di Dio".

Le parole di Gesù sono Parole di Dio, quindi sono valide per ogni uomo, per ogni tempo e per ogni luogo.

Anche qui di fronte a queste parole di Gesù, dobbiamo chiederci quale lezione Dio vuole dare a noi, presentandoci queste parole.

Soprattutto quale lezione e quale significato, per la nostra vita personale.

Dobbiamo chiederci che cosa Dio vuole significare di Sé a noi, attraverso queste parole.

Abbiamo visto la volta scorsa, i due perché che caratterizzano la creatura.

Abbiamo un "perché?" causale, con cui la creatura cerca la causa, cerca perché succede una cosa.

E abbiamo il "perché?" finale, per quale motivo, per quale scopo, per quale fine succede una cosa.

In Italiano i due perché si confondono, abbiamo il perché interrogativo e il perché giustificativo.

I latini dicevano "cur" e "quia".

I francesi dicono "parce-que" e "pourquoi".

L'argomento di questa sera è proprio questo "perché" di Gesù, il perché finale.

Al "perché?" causale dei discepoli che chiedevano chi aveva peccato: "Lui o i suoi genitori?", qui troviamo Gesù che dice: "Né lui, né i suoi genitori hanno peccato ma è così perché" quindi è un affinché: "Siano manifestate in lui le opere di Dio".

Ci siamo chiesti perché l'uomo interroghi.

Perché di fronte alla realtà, agli avvenimenti l'uomo sente il bisogno di interrogare?

Abbiamo visto che l'uomo interroga perché subisce una pressione.

Direi meglio: subisce una passione.

La passione dell'insoddisfazione di ciò che vede, di ciò che tocca, di ciò che esperimenta.

L'uomo vede le cose, vede gli avvenimenti, vede l'universo e ha la coscienza del mistero.

L'uomo si accorge di non capire.

Cosa è che gli fa sentire di non capire?

Cosa c'è nell'uomo?

L'uomo sente il bisogno d'interrogare, perché si trova di fronte a delle contraddizioni.

Da che cosa è data la contraddizione?

La contraddizione è data dal fatto che l'uomo esperimenta, vede, costata delle cose che mutano, delle cose che passano, delle cose che sono volubili mentre in lui c'è la presenza di qualche cosa che è eterno, immutabile e che non passa.

Di fronte a ciò che è eterno, ciò che è temporaneo è una contraddizione.

Di fronte a ciò che è Assoluto, ciò che è relativo è una contraddizione.

Di fronte all'immutabile, ciò che muta è una contraddizione.

Dio essendo verità è immutabile, è trascendente tempo e spazio.

La contraddizione non è sopportabile dall'uomo e ciò che la rende insopportabile non è il mondo finito ma, l'infinito che l'uomo porta dentro di sé.

É proprio per la presenza dell'infinito che l'uomo non riesce a sopportare tutto ciò che è finito, capisce di non capire.

Tutto questo è testimonianza della presenza nell'uomo, di un essere infinito, Assoluto ed eterno.

E tutte le volte che l'uomo viene a trovarsi di fronte a cose finite, a cose temporanee, a cose relative, ecco che sente, per la contraddizione che non sopporta, il bisogno di chiedere "Perché?".

Abbiamo visto che proprio la ricerca di questo "perché?" è determinata dal bisogno di unificare.

Dal bisogno di raccogliere nell'unità.

Dal bisogno di vedere tutto sotto un unico punto di vista.

Ma il punto di vista determinante non è la materia, non è il mondo finito, non è ciò che passa.

Il punto di vista in cui l'uomo sente il bisogno di unificare tutto è l'infinito, l'eterno, l'Assoluto di Dio.

Fintanto che l'uomo non riesce a vedere le cose in rapporto all'infinito, all'eterno, all'Assoluto, l'uomo sarà sempre inquieto.

Sant'Agostino diceva: "Il nostro cuore Signore, l'hai fatto per te e non si riposa fintanto che non trova Te".

Ecco, fintanto che l'uomo non può contemplare le cose dal punto di vista di Dio, dell'Assoluto dell'eterno, e quindi vedere le cose in rapporto a questo, l'uomo non è in pace.

Abbiamo anche visto che l'uomo, proprio per le esperienze che ha fatto, è portato a fare degli errori.

Uno dei primi errori che l'uomo fa, di fronte alla sensazione del mistero, è di rassegnarsi alla sua notte.

Sente la sofferenza, sente di non capire, si trova nella notte ma, si accorge anche della grande difficoltà che ha, per attingere la luce.

Uno degli errori più gravi dell'uomo, è quello di rassegnarsi alla sua notte.

Di rassegnarsi al non capire.

Gesù dice a tutti: "Se non ritornate come bambini, non potrete entrare nel Regno di Dio".

Entrare nel Regno di Dio, è trovare la luce, è trovare la pace.

Quando Lui dice: "Se non ritornate come bambini", dobbiamo tenere presente che il bambino è caratterizzato dal "perché?".

Cioè il bambino è uno che non si rassegna a non capire.

Lo sanno bene i papà e le mamme che sono subissati dai "perché?" dei bambini.

Perché nel bambino c'è questa forte pressione per capire, non essendoci ancora stato l'interesse e l'urgenza degli interessi del mondo.

Il bambino sente sopratutto la pressione della sua anima che è bisogno di luce che è bisogno di capire.

Quando Gesù dice: "Se non ritornate come bambini", vuole dire: "Se non tornate a interrogare".

Cioè l'uomo non deve rassegnarsi alla sua notte.

L'uomo maturo si caratterizza in questo: si rassegna al mistero.

Purtroppo noi abbiamo anche chiamato "virtù" la rassegnazione al mistero.

Non abbiamo capito che il mistero ci è dato, proprio per sollecitarci a cercare e a conoscere.

A interrogare soprattutto.

Gesù, dicendo: "Se non ritornate come bambini, non entrerete nel regno dei cieli", vuole dire: "Se voi non ritornate a interrogare, se non tornate a chiedere il perché delle cose che Dio vi presenta".

Perché se Dio ci presenta l'universo, se ci presenta la storia, se ci presenta i fatti della nostra vita, ce li presenta, affinché interroghiamo e capiamo, non affinché non abbiamo a non capire nulla.

Dio è luce e tutte le cose che fa, le fa per condurci alla luce, quindi per condurci a capire.

Il secondo errore che gli uomini possono fare, di fronte a ciò che non capiscono, è volere giustificare ciò che è superiore in base all'inferiore.

Generalmente noi tendiamo a  volere giustificare lo spirito in base alla materia.

A giustificarlo in base a quello che noi abbiamo esperimentato e qui abbiamo tutte le scienze.

Rientra in questo errore anche la domanda che qui i discepoli fanno a Gesù chiedendogli chi ha peccato.

É il cercare la colpa e il peccato, è il ritenere che gli avvenimenti, i fatti, accadano per colpa dell'uomo.

L'uomo di fronte alla realtà che esperimenta, che vede, si accorge di non capire, però sente il bisogno di interrogare, appunto perché sente il bisogno di capire.

Se sente il bisogno di capire è perché subisce una passione.

E se subisce una passione, è segno della presenza di qualche cosa che fa sentire nell'uomo il bisogno di trovarla.

Se l'uomo sente il bisogno di capire, è perché porta in sé la pressione della luce che è la pressione di Dio.

É l'infinito di Dio che rende l'uomo inquieto di fronte a tutte le cose finite.

É l'eternità di Dio che rende l'uomo inquieto di fronte alle cose temporanee.

É l'Assoluto di Dio che rende l'uomo inquieto di fronte a tutto ciò che è relativo, di fronte a tutto ciò che muta.

Proprio perché tutto questo rende l'uomo inquieto, è insopportabile dall'uomo.

L'uomo non ha pace, fintanto che si trova con creature, con avvenimenti e con cose che sono soggette al tempo, finite, mutevoli.

Già questo rivela all'uomo quale è la sua vocazione e qual'è il suo destino.

L'uomo ha la vocazione di conoscere Dio.

Per cui di fronte al proprio destino, la situazione di colpa da parte dell'uomo è di rassegnarsi alla notte.

É di rassegnarsi alle tenebre e di non cercare di capire, poiché questo è rifiutarsi d'interessarsi di Dio.

Tutto è creazione di Dio e nessuno di noi lo può smentire, quindi tutto è Parola di Dio per noi.

Rifiutarsi di capire, vuole dire rifiutarsi di avere interesse per conoscere il pensiero di Colui che sta parlando con noi in tutto.

Dio, attraverso tutte le cose che fa, parla con noi.

"Scrutate le Scritture, parlano di Me" dice il Signore, quindi invita a scrutare, a penetrare e a conoscere: "Mangia questo libro", bisogna mangiare le sue parole, assimilarle, anche se sono dolorose.

Non avere interesse per capire ciò che Lui ci dice, vuole dire rifiutare l'interesse per Dio.

Vuole dire non avere amore per Dio.

Profondamente vuole dire rifiutare la vita, perché la vita vera, sta nel conoscere Dio.

Il primo errore è di rassegnarsi a questa notte.

Il secondo errore è cercare di giustificare le cose superiori, partendo dalle inferiori.

Giustificare cioè lo spirito, in funzione della materia.

Oppure, come fanno questi discepoli, che cercano di giustificare la nascita di quell'uomo cieco in base a qualche peccato o a qualche colpa.

Gli avvenimenti non sono condizionati dalle colpe degli uomini e dal peccato degli uomini.

Chi opera in tutto è Dio.

Dio trascende gli uomini e tutto ciò che gli uomini possono dire o possono fare.

La storia è in mano a Dio, non è in mano all'uomo.

Il protagonista della storia non è l'uomo.

Il protagonista della storia è Dio.

Quindi soltanto in Dio e da Dio, noi possiamo conoscere il significato degli avvenimenti.

Qui troviamo il Cristo che corregge il tiro di tutti questi errori che possono fare gli uomini.

Gesù dice che non è per colpa, non è per peccato dell'uno o dell'altro che quest'uomo è nato cieco ma è così', affinché siano manifeste in lui le opere di Dio.

Ecco la luce che illumina tutte le opere di Dio.

Tutte le opere di Dio non sono giustificate dell'uomo, dalla colpa dell'uomo o dalle virtù dell'uomo.

L'opera di Dio è giustificata in Dio e soltanto conoscendo il fine dell'opera di Dio, noi finalmente troviamo la nostra pace.

Qui Gesù ci rivela il fine di tutte le cose.

Quindi non basta cercare la causa.

Un altro degli errori che possono fare gli uomini nella ricerca del perché è di fermarsi alla causa: tutto è opera di Dio.

Non basta dire che tutto è opera di Dio.

Dio non opera a capriccio, Dio non opera caso.

Tutte le sue opere sono finalizzate e sono giustificate.

E se sono finalizzate, sono fatte in un pensiero.

Tutta l'opera di Dio è fatta nel suo verbo, è fatta nel suo pensiero.

E fintanto che noi non arriviamo a conoscere il Pensiero di Dio, quindi il fine, l'intenzione per cui Dio fa le cose, noi non abbiamo veramente conosciuto né le cose, né Dio.

Qui Gesù dicendo: "Né lui ha peccato, né i suoi genitori", esclude tutto un modo di ragionare degli uomini.

Gli uomini vogliono giustificare tanti fatti, tanti avvenimenti, tante disgrazie in funzione di colpe.

Qui un altra grande rivelazione viene fuori ed è questa: Dio non punisce.

perché il risvolto nel fatto di questo cieco dalla nascita (per cui si va alla ricerca della colpa), è quello di ritenere che, in fondo, in fondo, Dio ha punito qualcuno.

Non cerchiamo quindi la giustificazione degli avvenimenti, delle cose o dell'esistenza stessa delle creature, né nella colpa degli uomini, né nella punizione degli uomini.

Dio non opera per punire.

Dio opera per salvare e salvare vuol dire condurre alla conoscenza della verità.

"Dio vuole che tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità".

Questa è l'intenzione fondamentale di Dio.

Quindi tutte le opere che accadono (tutte per Volontà di Dio) sono fatte in questa intenzione, in questo pensiero: condurre gli uomini a conoscere, a vedere la verità e la verità è il Suo pensiero.

Nell'episodio di quella torre crollata a Gerusalemme, la giustificazione, quindi l'interpretazione (direi giornalistica) fatta da Gesù dell'avvenimento fu: "Non crediate che quelli che sono morti sotto il crollo di quella torre, fossero più peccatori degli altri cittadini di Gerusalemme, ma Io vi dico che se non fate penitenza, perirete tutti allo stesso modo".

Gesù ha dato l'interpretazione del fatto ed è questa: non è punizione per coloro che sono morti ma, è spettacolo per coloro che sono vivi.

I morti, sono morti per coloro che sono stati spettatori di quell'avvenimento.

Ne deriva che tutti gli avvenimenti che accadono, accadono per la conversione dell'uomo.

Ma la conversione dell'uomo in cosa consiste?

La conversione dell'uomo, consiste nell'aprire l'uomo all'interesse per Dio.

Per cui Gesù dice: "Se non vi svegliate alla ricerca del Pensiero di Dio, alla ricerca della conoscenza di Dio, perirete tutti allo stesso modo".

Quindi tutti gli avvenimenti rappresentano degli ammonimenti di Dio, per aprire l'uomo alla ricerca di Dio.

Perché: "Colui che ti ha creato senza di te, non t'illumina, non ti conduce alla conoscenza e quindi alla vita vera senza di te".

Quel "senza di te", cosa vuole dire?

Se tu non ti apri a interrogare Dio.

Perché la luce viene da Dio.

La risposta al tuo perché viene da Dio.

E se tu non ti apri all'interrogazione resti nella notte.

Dio parla in tutto ed opera in tutto ma, non ti illumina, non ti fa capire il significato delle cose che Lui ti fa arrivare, se tu non alzi gli occhi a Lui e non interroghi Lui.

Dio parla in tutto ed è solo Lui che rivela a noi il suo Pensiero che è poi il suo verbo.

Perché il suo pensiero è generato solo da Lui.

Ed è possibile conoscere il suo pensiero, solo se noi alziamo gli occhi a Colui che genera questo pensiero.

Fintanto che noi non alziamo gli occhi al Padre, certamente non possiamo conoscere ciò che è generato dal Padre.

E fintanto che non possiamo conoscere ciò che è generato dal Padre, non possiamo arrivare a capire il Pensiero di Dio.

Non potendo capire il Pensiero di Dio, noi esperimentiamo la notte, esperimentiamo l'assenza di Dio.

Esperimentiamo la negatività, esperimentiamo la cecità

Perché Dio fa vedere, fa conoscere il suo pensiero, la sua presenza in tutto a coloro che lo cercano.

Ma a coloro che non cercano presso di Lui la sua luce, Dio fa esperimentare la sua assenza, la sua non presenza.

Per cui il Regno di Dio viene per coloro che lo cercano e  lo cercano prima di tutto.

É esperienza della presenza di Dio in tutto, del Pensiero di Dio in tutto.

Ma, questo stesso Regno di Dio che viene nella vita di ognuno di noi, per coloro che non cercano Dio, è esperienza d'assenza e di silenzio di Dio, è esperienza di vuoto e di morte di Dio.

Questo è ciò che gli uomini esperimentano.

Tutto il mondo arriva a noi senza di noi e costituisce l'universo, la storia, la cronaca e tutti i fatti cui assistiamo.

Tutto ciò che avviene, arriva a noi senza di noi, è opera di Dio.

Abbiamo le cose e abbiamo gli uomini.

Quindi abbiamo due grandi rapporti: rapporti tra noi e le cose e rapporti tra noi e gli uomini.

Se noi non cerchiamo Dio e il Pensiero di Dio, tutti questi rapporti, diventano per noi rapporti di morte.

Abbiamo visto che quando non si cerca Dio e ci si ferma alle cause e quindi si costruiscono le nostre scienze, il mondo diventa invivibile.

L'abbiamo costatato richiamando il fatto dell'Apocalisse, della stella di assenzio che rende invivibile il mondo, l'ambiente.

É proprio l'uomo che non cerca il fine ma, che si ferma alle cause delle cose che, a un certo momento, viene costretto a esperimentare che lui sta rendendosi l'ambiente invivibile.

Ma questo anche con il rapporto con gli uomini.

Il rapporto con gli uomini che dovrebbe essere un rapporto d'amore, quindi un rapporto di vita, se qui non si cerca il Pensiero di Dio, anche questo rapporto diventa avvelenante e sorgente di morte.

Dio, ci mette di fronte a cose che non possiamo sopportare per la presenza d'Assoluto che portiamo in noi, per suscitare in noi l'anima, l'interrogazione.

La nostra anima è anima, proprio perché è interrogazione.

Molte volte ci si interroga se l'uomo abbia l'anima.

L'uomo ha un anima perché interroga.

Ma l'uomo può perdere quest'anima, può farla morire.

L'uomo fa morire la propria anima in quanto non interroga più.

In quanto non dà più spazio e non tiene più conto di questo bisogno che ha di conoscere Dio.

L'uomo soffoca la sua anima, vende il suo diritto alla primogenitura.

Il diritto della sua primogenitura è proprio questo: essere chiamato a fare parte di Colui che è primogenito.

Cioè a far parte al Pensiero di Dio.

E il Pensiero di Dio è proprio la contemplazione della presenza di Dio.

Perché solo il Pensiero di Dio, porta la presenza di Dio.

Rinunciare a questa interrogazione, vuole dire soffocare la nostra anima.

L'uomo si caratterizza tra tutte le creature, per la presenza in lui dell'anima.

Quest'anima che è verità, si sostanzia nell'uomo in questa interrogazione presso Dio, non tanto nella causa, perché non è sufficiente conoscere la causa.

Anzi, la ricerca solo della causa, è un errore nel cammino della ricerca della verità, perché è fermarsi al pensiero del nostro io.

Poiché nel pensiero del nostro io, noi esperimentiamo cause ed effetti, non esperimentiamo le finalità.

Per poter interrogare sulla finalità, dobbiamo avere presente una persona e soltanto in quanto abbiamo presente Dio come persona e quindi abbiamo superato il pensiero del nostro io, soltanto lì la nostra ricerca, il nostro perché, diventa un perché finale.

Cioè diventa interesse per conoscere per quale fine Dio crea tute le cose.

Per quale fine Dio fa accadere tutti i fatti che accadono nella nostra vita.

E soltanto in quanto interroghiamo sul fine, sulla finalità, ci apriamo ad accogliere quella luce che viene solo da Dio e che ci introduce nella pace.

 


Alcuni pensieri tratti dalla conversazione.


 

uÉ un errore il volere giustificare l'infinito con il finito e quindi volere giustificare gli avvenimenti in base alle colpe degli uomini, perché sarebbe sempre un volere tenere l'uomo come punto fisso di riferimento, anziché Dio.

Nulla accade per opera dell'uomo.

Tutto accade per opera di Dio.

Dio trascende le colpe degli uomini, quindi non si può giustificare nulla in base al peccato.

Gli avvenimenti anche negativi, non sono mai determinati dagli uomini o dai loro peccati.

C'è sempre la misericordia di Dio che sovrasta il peccato dell'uomo, per cui lo assorbe nel suo cielo.

C'è un disegno superiore che assorbe il mio peccato e deve assorbire il mio peccato nel disegno di Dio, per cui Dio non è condizionato dall'uomo o dal suo peccato.

Dio deve poter assorbire anche le colpe degli uomini.

Dio tutto fa, indipendentemente che l'uomo sia peccatore o non sia peccatore, per salvare l'uomo.

Quindi se Lui ti manda le contraddizioni, i conflitti, non te li manda per punirti ma, per raccoglierti da quella situazione in cui tu ti trovi.

Per questo bisogna sempre vedere la finalità, perché è la finalità che ci salva.

Altrimenti io inizio a dire  che quello mi è accaduto perché ho mancato, ho peccato e ne deduco che Dio mi ha punito.

No! Cerca di vedere il fine, la finalità.

É nella finalità che l'uomo viene salvato, cioè è nel Pensiero di Dio che l'uomo viene salvato.

Dio opera per salvarmi, per cui devo vedere il positivo e non il negativo.

Il pensiero che opera è unico e opera per raccogliermi da tutte le strade, altrimenti dico che la colpa è mia e allora assorbo (giustifico) l'opera di Dio nella mia colpa.

Invece no, Dio assorbe nel suo pensiero la mia colpa.

C'è una differenza reale: io tendo ad assorbire l'opera di Dio nella mia colpa e quindi a giustificare così l'avvenimento, per cui dico che Dio mi ha punito, giustifico così l'opera di Dio nel mio pensiero, nel pensiero dell'uomo.

Invece no, è Dio che nel suo pensiero assorbe la mia colpa.

Bisogna vedere tutto in questa prospettiva di finalità.

vQui dice: "Affinché siano manifeste le opere di Dio", manifeste le opere di Dio?

Ma se tutto è opera di Dio!

Non sono forse ancora manifeste allora?

Noi le vediamo ma non sono manifeste.

Non basta infatti dire che tutto è opera di Dio.

La manifestazione dell'opera di Dio si ha nel Pensiero di Dio.

É quando tu arrivi a conoscere il Pensiero di Dio che l'opera di Dio diventa manifesta ma, fintanto che non arrivi al Pensiero di Dio, l'opera di Dio è nascosta sotto a un velo, non è manifesta.

Tutte le cose, Dio te le fa capitare, affinché siano manifeste le sue opere, cioè affinché sia manifestato il suo pensiero.

Quindi le opere di Dio non si manifestano in sé e per sé.

Vedendo un albero, non posso dire che l'albero è manifesto.

L'albero è sotto un velo.

Quando vedrai il Pensiero di Dio nell'albero, allora l'opera di Dio si sarà manifestata.

Cioè, ha manifestato la sua intenzione, cioè il suo pensiero, allora finalmente capisci, allora lì hai la pace.

wL'opera di Dio non è condizionata dalle nostre opere e nemmeno dai nostri peccati.

Però è anche vero che Dio opera tenendo presente la nostra risposta alla sua proposta, perché Lui non ci abbandona mai.

Ma Lui opera sempre nel suo pensiero, per cui non dobbiamo dire che qualcosa ci accade per colpa nostra ma, questo mi accade perché Dio ha questo pensiero, questa finalità.

É Dio che per prendere contatto con me, scende al livello in cui io mi trovo.

Non per punirmi o per condividere la mia situazione ma, per condurmi là, dove Lui vuole condurmi.

Se nella correlazione che c'è tra l'opera di Dio e il mio rapporto con Lui, non tengo presente la finalità, mi fermo alla causa e dico che Dio è la causa di tutto, io ho sbagliato e Lui adesso mi punisce: causa.

No! vedi il fine!

Il fine Lui ce lo rivela attraverso due lezioni successive:

-La lezione del crollo della torre di Siloe: "Questo accade per voi, se non fate penitenza e vi convertirete..." quindi non è colpa di-.

-La lezione del cieco nato.

Qui abbiamo un passaggio ulteriore.: "Tutto questo accade affinché siano manifeste le opere di Dio".

E le opere di Dio, si manifestano nel rivelarci il suo pensiero, il suo verbo.

Quindi tutto accade per rivelare a noi il Pensiero di Dio.

Cristo che è il Pensiero di Dio tra noi è la conclusione, il fine, quindi è l'illuminazione del significato di tutte le cose che sono accadute.

Perché in Cristo, noi abbiamo la pienezza dei tempi, cioè la conclusione di tutto.

Quindi Dio ha operato tutto, per condurre noi al suo pensiero.

"Scrutate le scritture (natura, universo, storia, cronaca), esse parlano di Me".

Scrutare vuole dire andare a fondo.

Approfondisci e vedrai che in ogni cosa c'è il Pensiero di Dio.

Tutte le cose convergono verso questo grande fine: il Pensiero di Dio e il Pensiero di Dio tra noi, cioè in noi e quindi la rivelazione della presenza di Dio in noi.

Tutti gli avvenimenti convergono verso questo unico fine e nel fine tutto si illumina.

xNon basta chiedere a Dio ciò che ci vuole dire di noi, bisogna impegnarsi a capire che cosa Lui ci vuole dire di Sé.

Si fa esperienza di vita vera, in questa tensione continua di pensiero rivolto a Lui.

Se no è tutta recitazione ed esperimentiamo la morte.

La vita ci viene proprio di lì.

yLa vera opera di Dio è la generazione del suo pensiero, del suo verbo, per cui Lui opera tutto per manifestare a noi il suo Pensiero, il suo verbo.

Noi entriamo nella pace, conoscendo non soltanto la causa ma, conoscendo causa, effetto e fine.

Cioè quando conosciamo il principio, l'opera e il fine.

Allora lì abbiamo la pace.

zDio opera facendoci arrivare, nella situazione in cui ci troviamo, la sua proposta, il suo fine.

Quindi non viene per risolvere i nostri problemi, ma ci parla, nei nostri problemi, proponendoci Se Stesso.

Per cui noi sentiamo ad esempio, l'attrazione per l'unità, per la verità, per l'Assoluto, proprio perché Dio entra nella nostra vita e fa sentire a noi il suo problema.

{La conoscenza del fine che è il Pensiero di Dio, la si riceve solo dal Padre, perché il Pensiero di Dio è generato dal Padre e l'attingiamo solo se saliamo al Padre.

Ma per salire al Padre, dobbiamo superare il pensiero del nostro io, il mostro mondo, i nostri problemi.

Dio opera tutto per rendersi presente a noi: è già presente in noi, però noi non ne siamo consapevoli.

Non si può giocare ai bussolotti con Dio e quindi proporci di tanto in tanto, in ogni segno, di cercare il suo pensiero e quindi qualche volta cercarlo e qualche volta no.

O l'ho messo al di sopra di tutto o non l'ho messo.

O ho sottomesso tutto al Pensiero di Dio oppure no.

O Dio mi ha convinto di questo o no.

Quando ho detto: "É l'unica cosa necessaria per me", allora l'unica cosa necessaria è questa, non posso giocare a tergiversare con Dio.

|Dicendoci: "É così perché si manifestino le opere di Dio", Gesù ci rivela come Dio regna, perché ci rivela l'Intenzione di Dio in tutto il suo operare.

"Il mistero nascosto fin dal principio della creazione finalmente ci è stato rivelato".

Questo mistero nascosto è l'intenzione, la volontà, il Pensiero di Dio.

}Noi diciamo sì, alla proposta di Dio, per grazia di Dio, cioè solo se abbiamo presente Dio.

Se uno ha presente solo se stesso, allora dice no.

Quindi nel pensiero del nostro io, noi diciamo solo no, a tutto e a tutti, perché noi diciamo si, solo a coloro che confermano il pensiero del nostro io.

Siccome tutte le creature, a un certo momento si rifiutano di confermare il nostro io, noi diciamo no a tutto e a tutti, per cui non troviamo più un luogo di pace.


 Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così affinché siano manifestate in lui le opere di Dio.

Gv 9 Vs 3


Titolo: Il perché di Dio. II


Argomenti:


 

29/Dicembre/1986 Casa di preghiera Fossano.



Gv 9 Vs 1-3


Titolo: Riassunti. DOMENICA.



 

4/Gennaio /1987 Casa di preghiera Fossano.


Gv 9 Vs 1-3


Titolo: Riassunti. LUNEDI’.



 

5/Gennaio /1987  Casa di preghiera Fossano.