Allora
alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio, perché non osserva
il sabato". Altri dicevano: "Come mai un uomo un peccatore potrebbe fare tali
prodigi?". E tra di loro vi fu discordia. Gv 9 Vs 16 Primo tema.
Titolo: Corto circuito.
Argomenti: Lo specchio dell'universo. I tempi della creazione e dell'anima. La nascita dell'interrogazione. L'uomo ha bisogno di capire. Le tre vite dell'uomo. La vita sta nel conoscere Dio, non gli uomini. L'interesse per conoscere Dio. La risposta all'interrogazione dell'uomo. Il posto di blocco delle false sicurezze. La risposta è nel Principio. La necessità di non giudicare per giungere a vedere le cose
dal punto di vista di Dio.
2/Agosto/1987 Casa di preghiera Fossano.
Siano nel versetto 16 del capitolo nono di San Giovanni.
Qui si dice: "Alcuni dei farisei dicevano:
Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato. Altri dicevano: Come mai
un uomo peccatore potrebbe fare tali prodigi? E tra di loro vi fu
discordia".
Oggi ci fermiamo alla prima parte di questo versetto,
cioè a questa scena a quest'affermazione: "Alcuni dei farisei dicevano:
Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato".
Qui incomincia un giudizio.
Ci troviamo con un uomo che è stato guarito dalla sua
cecità (era cieco dalla nascita), per intervento di Gesù (intervento in giorno
di sabato) condotto adesso dagli avvenimenti della giornata, di fronte ai
farisei, l'autorità di allora in Gerusalemme.
C'è stata un’interrogazione e poi c'è stato un giudizio.
Tutto è parola di Dio, tutto è lezione per noi e dobbiamo
chiederci quale lezione, quale significato ci sia in questo fatto, in questo
giudizio da parte dei farisei verso quest'uomo che era Gesù che aveva guarito
quel cieco in giorno di sabato.
Come l'aveva guarito?
L'aveva guarito violando il sabato, le leggi e le regole
del sabato.
Ci dobbiamo chiedere soprattutto che significato Dio
vuole presentare a noi, attraverso quest'autorità religiosa che evidentemente
fa un errore colossale, dice di Gesù: "Non è da Dio perché non osserva il
sabato".
Tutti gli avvenimenti che sono avvenuti hanno
testimoniato che quest'uomo era da Dio.
E quindi hanno sconfessato i farisei, hanno sconfessato
l'autorità.
Dobbiamo chiederci quale lezione Dio ci vuole dare
attraverso questo.
Sembra che abbiano una ragione: "Quest'uomo non è da
Dio perché..." c'è una ragione, c'è una giustificazione, misurano
quell'Uomo con un certo metro.
Eppure prendono una cantonata solenne.
Dobbiamo chiederci quale lezione Dio vuole comunicarci
attraverso questo fatto.
Soprattutto per la nostra vita essenziale, per i rapporti
della nostra anima con Dio, anima che è fatta per cercare e per conoscere Dio.
Abbiamo visto le domeniche precedenti perché questo cieco
nato che Gesù volle guarire in quel giorno, a un certo momento sia stato
condotto di fronte, a tu per tu con i farisei.
E abbiamo visto e
possiamo costatare come questi farisei erano i veri ciechi nell'anima di cui,
quel cieco guarito da Gesù era specchio.
Specchio per loro, uno specchio non soltanto della loro
cecità, uno specchio soprattutto della via per essere guariti dalla loro
cecità.
Ecco la funzione dello specchio.
Per cui nell'universo di Dio, nella creazione di Dio e la
creazione continua nella vita di ognuno di noi, c'è sempre questa funzione di
specchio.
Abbiamo opere che Dio fa indipendentemente da noi e,
attraverso tutto il suo operare conduce queste opere che Egli fa
indipendentemente da noi di fronte a noi come specchio, in cui specchiare la
situazione della nostra anima.
I tempi della creazione di Dio, cioè i tempi dell'opera
che Dio fa indipendentemente da noi e questi tempi concludono nel sabato e
abbiamo i tempi dell'anima, tempi che si concludono nella formazione della
capacità di portare la Verità, nella formazione in noi della capacità di
conoscere Dio, oppure nella perdita della possibilità di formare in noi questa
capacità. Questi tempi dell'anima non si formano senza di noi.
Quindi abbiamo questi due grandi tempi, tempo della
creazione di Dio, dell'opera che Dio fa indipendentemente da noi, senza di noi
e tempi delle cose che non si fanno senza di noi.
Questi due tempi camminano verso un punto di incontro.
Dico camminano, perché tutti e due i tempi sono carichi
di una passione: la passione dell'unità, la passione dell'assoluto.
Dio è un'unità e tutto quello che Lui fa, lo fa per
riportarlo tutto a Sé: tutto viene da Dio e tutto fa ritorno a Dio.
Quindi c'è questa grande passione di unità che opera nel
mondo indipendentemente da noi.
Per cui il sabato e quindi il riporto di tutte le cose
nel cielo di Dio, avviene indipendentemente da noi.
Quindi abbiamo questa carica di passionalità che c'è
nell'universo.
L'universo non per niente si dice uni-verso, cioè rivolto
verso questa Unità, tutto tende verso questa Unità, quindi c'è una carica di
passione, una carica di energia in tutte le cose che avvengono
indipendentemente da noi.
E c'è una carica anche di energia nei tempi dell'anima,
perché anche la nostra anima, essendo segnata dalla passione dell'assoluto che
è passione di unificazione, tende anch'essa a unificare tutto in un'unità che
può non essere quella di Dio.
Abbiamo
visto che queste due grandi passioni essendo passioni di
unificazione, arrivano certamente a un punto in cui s’incontrano, si scontrano
in questo scontro succede che una è contro l'Altra, una smentisce l'Altra,
contraddice l'Altra e dalla contraddizione nasce il punto interrogativo.
Abbiamo detto che nel sesto giorno nasce l'interrogazione
nel mondo.
L'uomo è caratterizzato dall'interrogazione, è un essere
che interroga.
Interroga proprio perché si sente contraddetto.
L'uomo passione dell'unità, si trova un certo momento di
fronte alla molteplicità, oppure si trova di fronte un'unità diversa da quella
che lui persegue, si trova contraddetto.
Di fronte alla contraddizione siccome c'è questa passione
per l'assoluto, per l'unità, l'uomo non sopporta, deve interrogare, c'è
l'interrogazione.
L'interrogazione è un sintomo molto profondo e noi
dobbiamo chiederci perché l'uomo interroga.
Evidentemente se interroga, è perché non capisce.
Non capisce, però sente il bisogno di capire.
Allora
l'uomo è caratterizzato proprio da questo fatto: l'uomo è un
essere che sa di non capire, eppure è fatto per capire, per cui non si rassegna
a non capire, ha bisogno di capire.
Proprio perché è portatore di questo bisogno di capire,
l'uomo denuncia, rivela in questo la sua vocazione, il suo destino: l'uomo è
fatto per capire, l'uomo è fatto per la luce, non sopporta le tenebre, è triste
quando non capisce mentre invece, quando vede la luce, quando capisce, l'uomo
prova gioia.
Questo è segno, è rivelazione, denuncia il destino di
ognuno di noi: siamo creati per capire.
Siamo creati per conoscere e per conoscere la Verità,
quindi per conoscere l'assoluto, questo è il nostro destino.
E non dobbiamo disprezzare questo nostro destino, non
dobbiamo calpestarlo perché sarebbe calpestare la nostra anima.
Non possiamo non tenerne conto, prima di tutto perché
disprezzeremmo Dio che ci ha creati con questo destino, segnati da questo
fatto.
Quindi chi disprezza il suo bisogno di luce disprezza la
sua anima, disprezza il suo destino, disprezza soprattutto Dio che l’ha creato
per questo.
Abbiamo il peccato di Esaù che disprezza la sua
primogenitura in nome di un piatto di lenticchie ed è quanto avviene per la
maggior parte degli uomini sulla terra, perché l'uomo essendo fatto di cielo e
di terra, subisce, praticamente porta con sé tre vite.
Abbiamo la
vita terrena, la vita materiale che si ricapitola nella vita del
corpo, abbiamo una vita psichica che si riassume nell'io e abbiamo la vita
dello Spirito che si riassume nella conoscenza di Dio.
La vita del corpo è vita animale: mangiare, vestire.
La vita psichica dell'io è quella della gloria, della
propria gloria nel mondo, dell'ambizione.
La vita spirituale è quella della conoscenza della
Verità, della conoscenza di Dio.
Ora l'uomo subendo queste tre situazioni di vita, può
errare.
Può vivere per mangiare e vestire, può vivere per curare
il suo corpo.
Può vivere per la sua gloria, per le sue ambizioni.
Può vivere per conoscere Dio.
Di fronte a tutti questi bivi, a queste possibilità di
errare in cui l'uomo può venirsi trovare, Dio mette sempre la sua Parola: un
segnale stradale, di fronte a ogni bivio c'è sempre un segnale stradale per chi
vuol capire cioè, per chi vuol ascoltare.
Il primo errore è quello di vivere per il nostro corpo e
qui abbiamo la Parola di Dio che dice: "Non preoccuparti del mangiare e
del vestire" la vita vale più del corpo quindi non vivere per il corpo.
A coloro che invece che vivono per l'ambizione, per la
gloria del mondo Gesù dice: "A che vale anche possedere tutto il mondo se
tu perdi l'anima?" e ci fa capire che l'anima è molto più importante del
corpo, che né la nostra vita nel corpo piena magari di salute, né la nostra
ambizione nel mondo, la nostra figura curata nel mondo, anche se riuscissimo a
ottenere il massimo di glorificazione del mondo, non valgono per dare vita alla
nostra anima.
La nostra anima non vive né del corpo, né della gloria
del mondo.
Infatti, c'è un’altra Parola di Dio che dice, qui sul
bivio: "Come potete credere voi che elemosinate, che cercate la gloria gli
uni dagli altri?".
Chi cerca la propria gloria, chi vive per la propria
gloria non può credere.
E poi abbiamo la Parola di Dio sulla terza segnalazione,
la terza vita, la vita spirituale, la vita interiore che ha come meta la
conoscenza di Dio.
E qui la Parola di Dio dice: "La vita vera sta nella
conoscenza di Dio".
Quindi chi crede in Dio e chi ascolta la parola di Dio,
ha sempre davanti a sé la segnalazione per evitare l'errore, perché l'uomo è
fatto per conoscere Dio, deve occuparsi di questo ed è caratterizzato da ciò
che mette prima di tutto.
L'uomo deve mettere prima di tutto la ricerca, la
conoscenza di Dio perché la vita vera dell'uomo sta in questo.
La vita
vera sta nel conoscere Dio, non sta nel conoscere gli uomini.
Qui troviamo i farisei che dicono: "Quest'uomo non è
dà a Dio".
Evidentemente il centro del giudizio di questi i farisei
è l'uomo.
A loro non interessa Dio, a loro interessa quest'Uomo, se
quest'Uomo è da Dio o non è da Dio.
Ma abbiamo detto prima che l'uomo è stato creato per
conoscere Dio.
E allora abbiamo la Parola di Dio che dice di non
preoccuparti di conoscere gli uomini, di non preoccuparti di capire se sono da
Dio o se non sono Dio.
Questo non
ti deve interessare perché tutto è opera di Dio.
Quello che ti deve interessare è cercare di conoscere che
cosa Dio ti vuole manifestare attraverso gli uomini che ti presenta.
Quello che interessa è Dio, non se quest'Uomo sia da Dio
o non sia da Dio.
Quello che interessa è conoscere Dio, cioè capire il
significato, che cosa Dio mi vuol significare, significare di Sé, (perché
l'interesse è conoscere Dio), mi vuol significare di sé attraverso quest'Uomo
che, in giorno di sabato ha guarito un uomo cieco dalla nascita, in quel
determinato modo.
Quindi dove c'è l'interesse per conoscere Dio, abbiamo
quest’orientamento, questa passionalità, questo bisogno di cercare in tutto il
significato, cioè che cosa Dio significa di Sé e non di conoscere, non di
giudicare l'uomo.
Infatti, la Parola di Dio ci dice: "Non
giudicate".
Quindi Dio ci presenta delle sue opere, ci presenta delle
sue creature, però mette il cartello davanti a tutto: "Non
giudicate".
L'uomo però si trova di fronte a un punto interrogativo.
Perché si trova di fronte a ciò che non capisce, a ciò
che lo contraddice.
Qui questi i farisei, l'autorità vengono a trovarsi di
fronte a un Uomo che li contraddice nella loro sicurezza del sabato.
Il sabato che era opera di Dio, voluto da Dio.
Si trovano contraddetti quindi: punto interrogativo.
Ora di
fronte all'interrogazione, siccome l'uomo è fatto per capire
perché porta con sé questa passione di assoluto che è passione di conoscenza, quindi
passione di unificazione, ha soltanto due soluzioni: o risponde
all'interrogazione o cerca la risposta a quest'interrogazione.
Se lui risponde all'interrogazione, giudica, e la Parola
di Dio dice: "Non giudicate".
Non resta altro che l'altra soluzione.
Se io non posso giudicare cosa devo fare?
Devi cercare la risposta al tuo interrogativo.
Devi cercare la risposta perché tu non puoi stare senza
la risposta.
Ti trovi di fronte un problema, se Dio ti presenta il
problema, è perché c'è una soluzione, tu devi cercare la soluzione ma la
soluzione devi trovarla.
Non
devi giudicare perché giudicando cosa fai?
Poiché tu sei fermo al posto di blocco determinato dalla
tua sicurezza, tu applichi la tua sicurezza alla lezione che Dio ti dà.
Ecco per cui il Signore dice: "Non giudicate",
perché quella lezione che Dio ti dà, te la dà per farti uscire dalla tua
sicurezza.
Perché l'uomo essendo una passione di assoluto, proprio
in quei tempi dell'anima che non si formano in lui senza di lui, l'uomo corre
sempre questo rischio che può essere un rischio tremendo, ed è quello di
credere Assoluto tutto quello che incontra.
Lo scambia per Assoluto e pone quindi lì la sicurezza: è
Assoluto.
Qui avevano scambiato per assoluto il sabato.
Il sabato non è assoluto.
"Il sabato è fatto per l'uomo" dice Gesù,
quindi non è un Assoluto.
L'Assoluto è Dio e Dio non è il sabato.
Qui avevano scambiato il sabato per l'Assoluto nel loro
posto di blocco.
Quando l'uomo è in posto di blocco, corre il rischio
(siccome si trova in una sicurezza) di misurare col suo metro tutto quello che
gli accade, col suo metro di sicurezza.
Mentre invece lui non deve rispondere al suo
interrogativo ma, deve cercare la risposta.
Dove deve
cercare la risposta?
La risposta è presso Dio.
Non usare il sabato ma, cerca nel sabato di Dio, la
risposta al tuo interrogativo, cioè la risposta l'hai, in quanto colleghi
quello che avviene con il Principio e soltanto collegando i fatti e le creature
con il Principio, con la Causa, con il Creatore, qui abbiamo troviamo la
risposta, non diamo la risposta ma, troviamo la risposta.
Ma la risposta la troviamo da Dio, dal Principio.
È nel Principio che tutte le cose s'illuminano.
Quindi la luce e la risposta a tutti gli interrogativi
che Dio ci pone, noi dobbiamo cercarla presso Dio.
Cercare presso Dio vuol dire pensare.
Perché collegare un effetto con una sua causa, con il
principio è sempre opera del pensiero.
Solo del pensiero e qui abbiamo la vera preghiera.
Per cui l'interrogazione che noi sentiamo in noi, se noi la
seguiamo, diventa in noi motivo di vera preghiera, perché diventa motivo di
elevazione della nostra mente a Dio, per cercare in Lui e da Lui la risposta al
nostro interrogativo.
Se invece noi rispondiamo prima di essere arrivati al
Principio, ecco che si forma il corto circuito: noi diamo un giudizio (il
giudizio è sempre dare una risposta) prima di aver visto la cosa nel Principio,
prima di aver riportato la cosa nel Principio.
Quindi in quanto noi riferiamo le cose ad altro da Dio e
prendiamo un altro principio: ecco il principio dell'autorità che qui viene
messo come lezione da parte di Dio per noi, per farci capire al rischio in cui
noi possiamo venirci a trovare.
Perché
non c'è nient'altro, all'infuori di Dio che possa dare a noi
la vera risposta all'interrogazione che Dio forma in noi, presentandoci la
contraddizione con ciò di cui noi siamo più sicuri, quindi per metterci in
cammino.
Questa è la vera preghiera.
Ed è in questo raccoglimento e in questa preghiera che
l'uomo ha la possibilità di sfuggire (perché altrimenti non può) al giudicare.
Noi senza rendercene conto, tutti i giorni emettiamo
migliaia di giudizi e non ci rendiamo conto che giudicando (tutte le volte che
giudichiamo) noi ci tronchiamola via della ricerca della luce di Dio.
Per questo Gesù dice: "Non giudicate".
Perché soltanto non giudicando, noi restiamo in
movimento, restiamo in cammino verso la soluzione, verso la ricerca della
risposta che viene solo da Dio ma, se noi siamo chiamati a ricevere la risposta
da Dio, succede che noi siamo chiamati a vedere le cose dal punto di vista di
Dio, non più dal punto di vista nostro o degli altri ma, dal punto di vista di
Dio.
Cioè noi siamo chiamati a guardare le cose, le opere di
Dio, da Dio.
Qui troviamo la luce.
Siccome la luce che viene da Dio è una luce eterna, una
luce vera, qui troviamo la vita vera.
Allora
alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio, perché non osserva
il sabato". Altri dicevano: "Come mai un uomo un peccatore
potrebbe fare tali prodigi?". E tra di loro vi fu discordia. Gv 9 Vs 16 Secondo tema.
Titolo: I
confini della luce.
Argomenti: In
tutto Dio significa Sé. L'errore del giudicare. L'anima della legge. Il vero amore. L'illusione
di essere nel Giusto. La funzione delle contraddizioni. Il giudizio è un rapporto. Non
siamo noi a scegliere ma siamo scelti. L'illusione
di essere liberi. Rispettare l'iniziativa di Dio.
9/Agosto/1987 Casa di preghiera Fossano.
Quell'uomo mendicante,
cieco dalla nascita, era stato guarito da Gesù ma era stato guarito in giorno di
sabato ed era stato guarito da Gesù che fece del fango e lo mandò a lavarsi
nelle acque della piscina di Siloe.
Quindi si dice che quei
farisei di fronte a questo avvenimento conclusero: "Quest'uomo (cioè Gesù)
non è da Dio, perché non osserva il sabato", altri dicevano: "Come
mai un uomo peccatore potrebbe fare tali prodigi?" e tra di loro vi fu
discordia. Domenica scorsa ci siamo soffermati sulla prima parte di questo
versetto, i farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio perché non osserva
il sabato".
Oggi ci fermiamo ancora su
questa prima parte del versetto, perché è necessario approfondire qualche cosa.
Abbiamo visto che di fronte
all'interrogazione l'uomo con molta facilità scivola nel giudicare.
Mentre la Parola di Dio
dice: "Non giudicate".
L'uomo non deve giudicare
né i fatti, né le persone ma, deve capire.
Tutto è opera di Dio e
quindi tutto è lezione di Dio.
Lezione per ognuno di noi.
Lezione per educarci sul
cammino della vera vita, per formare nella nostra anima la capacità di portare
la sua Verità.
Essendo tutto opera di Dio,
lezione di Dio, la vera preoccupazione di ogni uomo non deve essere quella di
giudicare gli avvenimenti o le persone ma deve essere quella di capire la
lezione di Dio, che cosa Dio ci vuole significare attraverso quest'avvenimento,
attraverso questa persona, attraverso questo fatto.
Poiché Dio in tutte le cose
che fa, non fa altro che parlare di Sé, poiché Lui solo è, in tutte le cose
significa Se stesso, è necessario quindi cercare di capire che cosa Dio
significa di Sé attraverso gli avvenimenti, attraverso le cose e non darci pace
fintanto che non giungiamo lì.
Poiché solo lì, è il sabato
del riposo di Dio ed è il sabato del nostro riposo.
Sabato abbiamo detto
significa conclusione di tutta l'opera creatrice di Dio.
L'opera creatrice di Dio è
continua, quindi ogni opera che Dio fa si presenta a noi incompiuta ma, con
l'istanza, con l'invocazione di essere portata nel suo compimento, nel sabato,
nella pace di Dio.
La pace di Dio si trova là,
dove si conosce, si capisce che cosa Dio vuole significare di Sé nelle sue
opere.
Poiché attraverso la
conoscenza di Dio, l'uomo è condotto alla salvezza, è condotto alla vita vera
che è vita eterna.
L'uomo subisce la vita nel tempo,
quindi subisce i condizionamenti, subisce il mutare delle cose, in quanto non
conclude, in quanto non giunge alla Verità e tutto ciò che non è vero è
soggetto a mutamento perché deve lasciare il posto a ciò che è vero.
Solo ciò che è vero rimane
eterno, perché trascende il tempo e trascende i luoghi.
Qui invece abbiamo trovato
questi farisei che anziché cercare che cosa Dio volesse significare loro,
attraverso quest'opera fatta da Gesù, giudicano.
Loro non erano tenuti a
capire che Gesù fosse Figlio di Dio, non lo potevano capire, però erano tenuti
a rispettare l'opera che Dio aveva presentato loro, perché tutto quello che
accade è opera di Dio.
Ogni uomo quindi è tenuto a
questo rispetto: tutto è adorabile, tutto è sacro, perché tutto è opera di Dio.
E di fronte al tutto opera
di Dio, l'uomo è tenuto come prima cosa a fare attenzione, a non disprezzare
niente, ad accogliere tutto, a cercare di capire, a cercare di comprendere.
Invece abbiamo visto qui
questi farisei hanno giudicato.
E i farisei rappresentano
l'autorità di allora.
Domenica scorsa ci siamo
soffermati su questa lezione che Dio ci vuole dare, presentando un'autorità e
un'autorità religiosa che giudicando, prende una cantonata di questa portata.
Dice: "Costui non è da
Dio poiché non osserva il sabato" un errore d'una portata enorme perché
dicevano: "Costui non è da Dio" al Figlio di Dio che essi avevano
davanti a loro.
Questo per significare con
quanta facilità, noi scivoliamo nell'errore, credendo (e loro ne erano
convinti) di fare giustizia, credendo di glorificare Dio.
"Non
osservava il sabato", il sabato era opera di Dio, era
si può dire la sintesi della legge.
Come tutta la creazione di
Dio si conclude nel Sabato, la legge si sintetizzava nel sabato.
Quello che non hanno capito
è che tutta la legge e tutti i profeti hanno un'anima.
E l'anima è questa:
"Ama il Signore Dio tuo con tutta la tua mente, con tutto il cuore, con
tutte le tue forze, con tutta la tua vita, con tutto te stesso".
Amare
vuol dire cercare la conoscenza, cercare la presenza.
Amare non è un sentimento.
Il sentimento è una
proiezione del nostro io ed è desiderio di possesso.
Noi chiamiamo amore questo
ma questo non è amore.
Il vero amore rientra nel
campo della Verità, rientra in campo dell'intelligenza: amare vuol dire
conoscere, avere interesse per conoscere, avere interesse per capire.
La persona che dica di
amare un altro è poi non le interessa il pensiero di quest'altro, non le
interessa capire il suo animo, questa persona qui non ha amore, strumentalizza
l'altro ma non ama, fa servire l'altro.
La maggior parte del nostro
amore verso Dio non è amore.
Noi amiamo Dio perché
facciamo servire Dio ai nostri fini, alle nostre volontà, ai nostri interessi,
cioè strumentalizziamo Dio e il giorno in cui Dio non si lascia più
strumentalizzare perché arriva un giorno in cui Dio non si lascia più
strumentalizzare, non si concede più, noi assistiamo al crollo del nostro amore
per Dio.
Noi assistiamo anche al
crollo di tutto il nostro pregare.
Arriva un momento in cui noi
non siamo più capaci di credere, non siamo più capaci di amare, non siamo più
capaci di pregare Dio ma questo, è solo un segno per dire che noi non abbiamo
mai avuto vero amore per Dio, non abbiamo mai avuto vera fede in Dio.
Questi farisei hanno fatto
un errore l'errore di giudicare.
Ora il problema per ogni
uomo è questo.
Il problema è come evitare
di sbagliare come costoro hanno sbagliato.
L'errore bussa in continuazione
alle nostre porte ed è molto facile scivolare nell'errore credendo di essere nel
giusto.
C'è l'illusione che domina
l'uomo.
C'è da chiedersi come mai e
c'è da chiedersi anche come fare per evitare questo.
Gesù stesso dice a coloro
che lo seguono: "Giungeranno i tempi in cui vi uccideranno e faranno
questo credendo di rendere gloria di Dio e vi manderanno a morte credendo di
rendere gloria di Dio" e hanno mandato morte Cristo credendo di rendere
gloria di Dio perché era un bestemmiatore o un demonio, un pazzo e Gesù
conclude dicendo: "Ciò faranno perché non hanno conosciuto né il Padre, né
Me".
Siamo sempre nel tema della
conoscenza.
Quello che libera l'uomo
dall'errore e la conoscenza.
Il tema di oggi è questo: i
confini della luce.
Cioè quali sono quei limiti
al di là dei quali, noi cadiamo nel dominio delle tenebre e nel dominio delle
tenebre noi facciamo l'errore.
E come è possibile?
Poiché tutto è Regno di
Dio.
Com'è possibile che ci sia
la notte là, dove c'è il trionfo della luce?
Dio è luce e presso di Lui
non ci sono tenebre.
Come mai ci sono le
tenebre?
Come è possibile che l'uomo
sbagli, che l'uomo cada nell'illusione e quale è il significato di tutto
questo?
Perché in realtà l'uomo
sbaglia.
In realtà l'uomo è un
illuso.
In realtà l'uomo crede di
essere quello che non è.
Gesù stesso afferma che
fintanto che l'uomo crede di vedere è nell'errore.
L'uomo si crede giusto ed è
peccatore.
Ma come mai l'uomo si
illude di essere giusto?
"Signore io ti
ringrazio perché non sono come gli altri, io pago le imposte, io digiuno e
osservò tutti tuoi comandi".
Ed era molto lontano da Dio.
Gesù stesso dirà che molti
di coloro che si credono vicini a Dio, saranno un giorno molto lontani e molti
di coloro che si ritengono lontani da Dio, scopriranno di essere molto vicini a
Dio.
Molti che credono di
pregare un giorno scopriranno di non avere mai pregato e molti che credono di
non avere mai pregato, un giorno scopriranno di avere molto pregato.
Questo è una conseguenza
del fatto che l'uomo appartiene un campo di illusione.
Come fare per evitare di
oltrepassare questa soglia, questi confini della luce ed evitare di cadere nel
dominio della notte, delle tenebre.
Gesù dice non giudicate ma,
abbiamo anche visto domenica scorsa che la nostra vita è tutta un continuo
giudicare.
Ogni giorno noi facciamo
delle scelte.
La vita essenzialmente è una
scelta anzi, abbiamo visto le domeniche precedenti che l'uomo vive in quanto si
assume la responsabilità di ciò per cui vive, in quanto si assume la
responsabilità di ciò che ama, di ciò che crede, si assume la responsabilità
della Verità.
L'uomo vive in quanto si assume la
responsabilità d'interrogare, di cercare Dio.
Ma assumersi la
responsabilità vuol dire fare delle scelte.
E fare delle scelte vuol
dire fare dei giudizi.
Eppure Gesù dice: "Non
giudicate".
E allora ci troviamo di
fronte a questa contraddizione.
Tutte le volte che Gesù ci
presenta delle contraddizioni e ne presenta tante nel suo Vangelo e ne presenta
tante nella nostra vita, tutte le volte che Dio ci mette di fronte a delle
contraddizioni è per sbloccarci dalle nostre sicurezze.
Dio che istituisce il
sabato è poi suo Figlio che contravviene al sabato, per cui mette i farisei in
conflitto con Se stesso è una contraddizione.
Tutte le volte che l'opera
creatrice di Dio ci mette di fronte alle contraddizioni è per sbloccarci
dalle nostre sicurezze.
Le nostre sicurezze ci
paralizzano, ci immobilizzano.
L'uomo che è sicuro non
cerca più.
L'uomo che è sicuro
giudica.
Giudica e opera per
cambiare gli altri.
Vede sempre la paglia
nell'occhio degli altri e si dà da fare per cambiare il mondo.
Non è l'uomo che cambia il
mondo.
Non è l'uomo che possa
cambiare gli altri.
Il mondo e gli altri sono
in mano di Dio.
Piuttosto l'uomo deve
capire la lezione che Dio gli dà attraverso il mondo.
L'uomo deve capire la
lezione che Dio gli dà attraverso gli altri, perché tutto è specchio per far
capire all'uomo qualche cosa.
Tutte le contraddizioni di
fronte alle quali Dio ci pone, sono per farci camminare, per metterci in
cammino.
Il bambino è in cammino.
Il bambino è in cammino
perché in tutte le cose interroga.
L'uomo adulto non interroga
più.
L'uomo adulto ha da correre
per i suoi interessi, per affermare se stesso, per cercare la sua gloria, non
ha più tempo per interrogare, gli è stato tolto il Regno di Dio.
Gesù dice: "Il Regno
di Dio sarà tolto a coloro che non producono il frutto" cioè a coloro che
non hanno interesse per conoscere, il frutto è la conoscenza.
Quando Dio toglie il Regno
a qualcuno, toglie all'uomo la disponibilità interiore per occuparsi di Dio,
toglie l'interesse per Dio.
Quando un uomo non ha più
tempo, soprattutto tempo interiore, non ha più interesse per conoscere Dio, è
segno che Dio gli ha tolto il Regno.
Siccome però, tutte le
opere che Dio fa, Dio le fa per salvare l'uomo, anche questo è opera di Dio per
ammonire l'uomo e per riportarlo sulla strada giusta.
Quindi se toglie il Regno e
fa toccare all'uomo la sua impossibilità o la sua non più disponibilità, la sua
mancanza di tempo: "Io ho i buoi, i campi, la moglie, non posso
venire" se gli fa toccare con mano questo, è per avvisarlo, non per
dannare l'uomo, non per giudicarlo, non per escluderlo ma per includerlo.
Anche qui ci troviamo di
fronte a questa apparente contraddizione di Gesù che dice: "Non
giudicate" ed è parola di Dio, e noi che vivendo non possiamo fare a meno
di giudicare o perlomeno di scegliere, apparentemente scegliere vuol dire
giudicare.
Questa apparente
contraddizione ci impegna ad approfondire, a cercare di capire, al movimento a
ritornare a interrogare.
Il bambino è in movimento,
interroga.
Dio presentandoci le
contraddizioni, opera per farci ritornare bambini, per mettere di nuovo in
movimento noi, che eravamo sicuri.
Qui Gesù ha operato questa
guarigione di quel cieco dalla nascita, evidentemente per rimettere in
movimento quei farisei che erano fermi nel loro posto di blocco e non
camminavano più, che erano chiusi sulla loro sicurezza, la sicurezza del
sabato.
È per questo che Gesù ha
buttato in aria il sabato, per sbloccare la loro sicurezza.
Allora dobbiamo
approfondire, dobbiamo cercare di capire cosa s'intende per giudicare, perché
non si deve giudicare?
Cosa vuol dire scegliere?
Giudicare abbiamo visto
domenica scorsa è un rapporto, è una misura.
Gesù stesso dice: "Col
metro che voi adopererete per misurare gli altri, sarete voi stessi
misurati".
Quindi il giudizio è un
rapporto.
Ora il rapporto, la misura
si può fare soltanto tra grandezze finite, non si può fare un rapporto con
l'infinito.
Il finito non è misurabile
con l'infinito né l'infinito è misurabile con il finito.
L'infinito è
incommensurabile, senza misura, non si può misurare.
L'infinito non è oggetto di
giudizio, non è oggetto di misura.
Il giudizio si può fare
soltanto tra cose finite.
Quando si fa un giudizio,
cioè un rapporto tutto è relativo sempre a ciò che si mantiene
come punto fisso di riferimento, come metro.
Gesù dice "Col metro
che voi adopererete per misurare gli altri, sarete voi stessi misurati" ma
il giudizio è sempre riferito a quel punto fisso di riferimento.
Qui il punto fisso di
riferimento era il sabato.
Messo il punto fisso di
riferimento tutte le cose vengono rapportate e si dice questo vale tanto.
Qui hanno misurato Gesù la
parola di Dio, l'hanno misurato sul sabato, il sabato è una regola, un'opera
finita e Gesù era infinito.
Ora il punto fisso era una
regola, una cosa finita ma mettendola come punto fisso di riferimento, la metto
come assoluto.
Già il fatto stesso di
metterla come assoluto, ci fa capire che ogni giudizio è infirmato da un
errore, poiché si mette come punto fisso di riferimento, come assoluto ciò che
assoluto non è, perché è finito.
Dio non ci ha creati per
giudicare le cose o per operare Lui per giudicare le cose, Dio ci ha creati per
conoscere Lui, non per giudicare le sue creature.
Ogni giudizio che noi
facciamo, in quanto presuppone un termine fisso che noi mettiamo come punto per
misurare ogni cosa, quindi come punto assoluto per rapportare le cose, per dire
quello che le cose sono, è già di per sé infirmato dall'errore.
Adesso possiamo capire
perché Gesù ha detto: "Non giudicate", perché proprio giudicando
l'uomo si stacca dall'assoluto (l'assoluto è Dio) e assume un altra cosa come
assoluto, come punto fisso di riferimento.
Ma allora quando scegliamo
cosa succede?
Certo fintanto che noi
diciamo: "Noi scegliamo", anche qui noi facciamo un giudizio, poiché
la scelta è sempre una valutazione, valutazione è misura, misura è giudizio.
Noi diciamo: "Io
scelgo", cioè io uomo e allora consideriamo noi autonomi.
Allora ritorniamo qui: il
punto fisso di riferimento è il nostro io e anche qui c'è l'errore.
Gesù dice una parola molto
importante a questo riguardo, i suoi discepoli l'avevano scelto, erano andati
dietro di Lui, Gesù dice loro: "Non siete voi che avete scelto Me ma, sono
Io che ho scelto voi".
È una parola molto
importante perché fa capire a noi che quello che noi riteniamo di essere noi,
non siamo noi.
Noi siamo creature e in
quanto creature, noi subiamo delle passioni, quindi le cose non partono per
iniziativa nostra.
Quando noi crediamo di
scegliere, noi in realtà siamo scelti, quindi siamo determinati da-.
Infatti l'uomo non è
libero.
Possiamo chiederci come mai
però l'uomo ha questa sensazione di essere libero.
Niente offende più l'uomo
che sentirsi dire: "Tu non sei libero".
Tutti dicono: "Noi
siamo liberi" e l'uomo quando ritiene di scegliere, ritiene di essere lui
a scegliere.
Ho detto molte volte che
l'uomo è libero perché è ignorante.
L'uomo ritiene di essere
lui a scegliere perché non conosce, perché non capisce.
L'uomo ha la sensazione di
essere libero e di scegliere perché non conosce le cose.
E allora in quanto non
conosce, per lui sono indifferenti, sceglie questo piuttosto che quell'altro.
Di fronte all'indifferenza
c'è questa sensazione di essere libero: "Per me è indifferente andare qui
o andare là, dedicarmi a questo oppure a quell'altro.
Poi dopo dice: "Se
avessi saputo".
Ma allora se lui ha scelto
e poi dopo dice: "Se avessi saputo", vuol dire che
lui è stato dominato da qualche cosa nella sua scelta, non è stato libero
allora.
Che l'uomo non sia libero è
evidentissimo poiché è dichiarato dalla Parola stessa di Dio che dice: "Se
resterete nelle mie Parole, sarete veri miei discepoli, conoscerete la Verità e
la Verità vi farà liberi".
Ora non si dice: "Vi
farà liberi" a delle persone che sono libere.
Se la Parola di Dio dice
agli uomini che la Verità, la conoscenza della Verità vi farà liberi, è
segno che gli uomini non sono liberi e se non sono liberi sono schiavi e se
sono schiavi non possono scegliere, sono dominati.
Allora hanno soltanto la
sensazione di scegliere, un sentimento ma, i sentimenti sono tutti imballaggi a
perdere.
Il sentimento è un
imballaggio.
Noi il più delle volte ci
fermiamo l'imballaggio, non arriviamo al contenuto.
L'importante è arrivare al
contenuto non fermarci all'imballaggio, quindi non lasciarci dominare dei
sentimenti.
Abbiamo il sentimento di
essere liberi, abbiamo il sentimento di scegliere perché portiamo in noi la
Presenza di Dio che è passione di Assoluto.
Questa presenza di Dio
illude noi, fintanto che non conosciamo Dio, di essere come Dio, illude noi di
essere liberi perché Dio è libero, illude noi di scegliere perché Dio sceglie.
Portando in noi la presenza
di Dio, noi ci confondiamo con Dio.
Ho detto molte volte che il
nostro io è fatto in coppia, è determinato dalla Presenza di Dio.
La coscienza del nostro
essere non è coscienza del nostro essere, è coscienza dell'Essere.
Cioè noi siamo in quanto
portiamo in noi la coscienza del Tu, la coscienza dell'Altro, è l'Altro che ci
fa essere.
Noi siamo in quanto c'è un
Altro che dice a noi: "Vivi" e che dice a noi: "Pensa" che
dice a noi: "Sii".
Noi viviamo, ci muoviamo e
siamo in Dio dice San Paolo.
Noi viviamo essenzialmente in un
Tu e la conoscenza nostra deriva dal rispetto di questo Tu.
Quando noi trascuriamo
questo Tu, noi entriamo nell'illusione.
Chi opera è Dio.
La cosa veramente
importante per noi è rispettare questa iniziativa di Dio e non debordare oltre
i confini della luce, non attribuire ad altri quest'iniziativa.
Dio è il Creatore, non
avere altro Dio.
Non avere altro Dio vuol
dire non ritenere che l'iniziativa sia in mano ad altri, rispetta in tutto
l'iniziativa di Dio.
Quando tu non tieni conto
di questa iniziativa, tu cadi nel soggettivismo sia nel conoscere, sia nel
volere sia ritenerti libero, sia nel giudicare e compi degli errori, entri
nella sfera delle tenebre.
Ora esistono le tenebre,
esiste il confine della luce perché l'uomo non è una rotella.
L'uomo non è
automaticamente unito a Dio.
L'uomo può trascurare Dio.
L'uomo può non tenere conto
di Dio.
Colui che ti ha creato
senza di te, non ti salva senza di te.
Si richiede da parte
dell'uomo questa partecipazione, questa dedizione.
Tutte le cose arrivano a
noi ma, arrivano a noi incompiute attraverso i sei giorni della creazione,
dicono a noi: "Un Altro ci ha fatti, riportaci a Lui".
Ognuno di noi è il vero
sacerdote di tutta la creazione di Dio, di tutta l'opera di Dio.
Il compito del sacerdote è
quello di riportare a Dio, tutto quello che viene da Dio.
Tutto viene da Dio,
l'iniziativa è di Dio, riporta tutto a Dio, perché soltanto riportando a Dio tu
consacri l'universo, la creazione, la tua vita, te stesso.
È qui che scopri il
Pensiero di Dio, è qui che ti collegi, che tutto s'illumina.
La luce si trova solo nella
luce, la luce viene solo dalla luce, Dio viene da Dio e la conoscenza di Dio
sia ha solo in Dio.
Quindi il compito dell'uomo
è riportare tutto in Dio, è rispettare in tutto l'iniziativa di Dio, come
l'uomo trascura l'iniziativa di Dio cade nella sua iniziativa.
Se rispetta l'iniziativa di
Dio capisce, scopre che quando sceglie non è lui che sceglie ma è lui che è
scelto e quando pensa non è lui che pensa ma è Dio che lo fa pensare, perché
l'iniziativa è sempre di Dio.
L'uomo resta nella luce in
quanto rispetta quest'iniziativa ma, come si allontanava questo, immediatamente
attribuisce a sé quello che non deve attribuire a sé e questo attribuire a sé,
gli fa oltrepassare i confini della luce e lo fa cadere nella confusione nelle
tenebre.
Allora incomincia
scegliere, incomincia giudicare ma, sia scegliendo che giudicando, lui compie
un errore che ricade su di lui, perché l'uomo diventa figlio delle sue opere e figlio
anche dei suoi giudizi, figlio delle sue stesse parole.
Gesù dirà: "Di ogni
parola inutile che avrete detto vi sarà chiesto conto" e ogni parola è
inutile quando Dio non apre la nostra bocca, cioè quando noi parliamo non
motivati da Dio.
Noi siamo figli di Dio in
quanto siamo motivati da Dio.
Il Figlio non può fare
niente, non può nemmeno dire una parola se non è motivato dal Padre, perché il
Figlio è figlio del Padre. Ed è figlio del Padre proprio nel pensare, nel
parlare, nell'agire, nel vivere.
Qualunque azione autonoma,
anche una semplice parola, detta in modo autonomo, questa ci porta a morire
molto lontano da Dio.
Ecco per cui Gesù dice che
di ogni parola inutile che voi avrete detto vi sarà chiesto conto.
"Chiesto conto"
perché voi diventate figli della parola inutile che avete detto.
Allora si capisce qui, come
l'uomo possa perdere la sua anima, perché diventando figlio di altro da Dio,
perde l'attrazione per Dio.
"A che vale possedere
anche tutto il mondo se voi perdete la vostra anima?".
Il mondo non può dare vita
all'anima.
Un corpo può anche
scoppiare di salute ma se anche scoppia di salute o di denaro o di gloria nel
mondo, non è che questo gli serva per riempire la sua anima.
L'anima nostra si nutre di
Verità, si nutre di conoscenza, conoscenza di Dio.
La Verità si trova solo
conoscendola.
Quindi non c'è niente che
posso sostituire la nostra anima.
Se la nostra anima è viva,
noi possiamo anche perdere tranquillamente il mondo.
Dio non ha nessuna
difficoltà a ricostruire il mondo e tutto l'universo quando c'è un'anima ma, se
la nostra anima non è viva, anche mille universi non valgono a dare una
scintilla di vita alla nostra anima,perché lo spirito viene dallo spirito, la
luce viene dalla luce e la vita viene dalla vita.
Allora
alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio, perché non osserva
il sabato". Altri dicevano: "Come mai un uomo un peccatore
potrebbe fare tali prodigi?". E tra di loro vi fu discordia. Gv 9 Vs 16 Terzo tema.
Titolo: Il
manto della vergine.
Argomenti: L'uomo
è soggetto a sbagliare. L'uomo è spettatore dell'opera di Dio. L'uomo
è passione d'assoluto. Il principio dell'errore dell'uomo. Nell'universo parla solo Dio. Non giudicare. Cercare
di conoscere Dio è la condizione per restare nell'iniziativa di Dio. Contemplare
non fare. Il fine
dell'uomo è conoscere Dio. La
schiavitù delle tenebre. Rispettare
in tutto l'iniziativa di Dio. Maria
restò nell'iniziativa di Dio. Vedere
"come" giungere a Dio.
16/Agosto/1987 Casa di preghiera Fossano.
Restiamo ancora in questo
versetto sedici del capitolo nono di San Giovanni.
Gesù aveva guarito un uomo
cieco dalla nascita e l'aveva guarito di sabato, facendo del fango, mettendogli
il fango sugli occhi, poi mandandolo a lavarsi nella piscina di Siloe.
Qui troviamo questi farisei
che dicono di Gesù: "Quest'uomo non è da Dio, perché non
osserva il sabato"
Fanno un giudizio e vediamo
che questo giudizio è un giudizio errato, perché dicono: "Non è da
Dio" a Gesù che è il Figlio di Dio.
Questo scena ci fa capire
con quanta facilità l'uomo può giudicare e sbagliare, questa scena di uomini e
non sono solo uomini, perché erano l'autorità religiosa di Gerusalemme, questa
scena che ci fa vedere quest'autorità religiosa che emette un giudizio, sicura
di quello che dice, ed è un giudizio totalmente errato perché dice addirittura
che non è da Dio, a Colui che era il Figlio di Dio, che era la Verità in
persona.
Per cui noi arriviamo a
dire che la Verità è una falsità e arriviamo a dire che la falsità è una
verità.
Evidentemente l'uomo è
soggetto a sbagliare, all'errore.
Dobbiamo chiederci come
mai, perché l'uomo sbaglia?
Perché c'è l'errore tra gli
uomini?
Perché l'uomo si confonde
al punto da ritenersi sicuro quando è nell'errore?
Uno dei guasti più grossi
nell'umanità e nell'uomo è proprio questa sicurezza che l'uomo ha quando
giudica, quando sentenzia, quando esprime giudizi.
Il fatto che ci sia
l'errore, che ci siano le tenebre nella vita dell'uomo, che ci sia la cecità,
ci fa capire che la luce ha dei confini e che l'uomo può oltrepassare questi
confini.
Allora il problema è
questo: qual è la condizione per restare nei confini della luce?
Cioè per evitare di
sbagliare, per evitare l'errore.
Quale è la condizione per
non oltrepassare questi confini e non cadere nelle tenebre e quindi nel dominio
delle tenebre? Perché nelle tenebre si resta schiavi, schiavi di ciò che non si
conosce.
Il tema di oggi è il manto
della vergine.
Noi ci chiediamo qual'è la
condizione per restare nei confini della luce.
Abbiamo già visto domenica
scorsa che la luce sta nel Pensiero di Dio Creatore.
Certamente non è l'uomo che
crea.
Tutto ciò che esiste nel
mondo, esiste indipendentemente dall'uomo.
Non è l'uomo che fa il
mondo, basta un filo d'erba per farci capire che non siamo noi i creatori del
mondo che sta attorno a noi.
Certamente non siamo noi i
Creatori.
Un altro fa le cose ed è un
altro ce le presenta ogni giorno, sì che noi siamo ogni giorno spettatori delle
opere che un Altro fa a noi.
Essendo spettatori, siamo
testimoni.
Noi siamo testimoni delle
opere che il Creatore fa nella nostra vita.
Se testimoni in un certo
qual modo noi siamo responsabili del modo con cui ci comportiamo verso le cose.
Siamo responsabili della
risposta che noi diamo alle cose che vengono presentate nella nostra vita
giorno dopo giorno.
Però il problema
fondamentale è che l'uomo deve sempre tenere presente che tutte le cose sono
fatte da un Altro e quindi deve sempre ricollegare ogni cosa con il Principio
Creatore.
Non è detto che questo
collegamento avvenga.
Non è detto che l'uomo in
tutto, tenga sempre presente che un altro è il Creatore, che le cose sono fatte
da un Altro e che tutte le cose vanno sempre riportate a quest'Altro, vanno
collegate col Principio.
Anzi l'uomo vivendo perde
il contatto con il Principio.
Perdendo il contatto con il
Principio perde il contatto con la luce, perché la luce sta nel Principio, cioè
la luce sta in Colui nel quale è la ragione di tutte le cose.
Se l'uomo non tiene
presente Dio, il Creatore, Colui nel quale c'è la ragione di tutto ciò che
esiste e di tutto quello che accade, l'uomo esce dal campo dell'iniziativa di
Dio, quindi esce dal campo della luce.
L'uomo, giorno dopo giorno
per vivere, fa delle scelte, facendo delle scelte giudica, non può fare a meno
di giudicare.
La vita è essenzialmente
una scelta, la vita è un processo d'amore.
Amare vuol dire sempre
mettere qualche cosa al di sopra di altro, questo presuppone delle scelte e questo
presuppone dei valori, i valori presuppongono un giudizio.
Quando l'uomo non tiene
presente il Principio, non riporta le cose nel Principio, non vede le cose dal
punto di vista del Principio, tutti i giudizi che dà sono infirmati da un
errore.
Nel giudizio c'è sempre un
rapporto, una misura e una misura presuppone sempre un metro, quindi un punto
di riferimento.
L'errore sta nel mettere
come punto fisso di riferimento qualche cosa di diverso dal Principio.
Non importa che cosa sia
questo qualche cosa di diverso, quello che veramente importa è che non sia il
Principio.
Cioè se l'uomo non ha come
termine fisso di riferimento Dio, il Principio, il Creatore, se non mette come
punto fisso di riferimento Dio, tutti gli altri punti di riferimento che mette
per giudicare (e giudicare deve necessariamente) sono infirmati dall'errore.
L'uomo è passione assoluto
perché porta l'assoluto, Dio in sé, se non avesse la presenza di Dio non
potrebbe nemmeno pensare Dio.
Una delle prove dell'esistenza
di Dio è proprio che l'uomo può pensare Dio.
Non solo ma l'uomo patisce
la presenza di Dio.
La patisce al punto che lui
stesso è una passione di assoluto, per cui tutto quello che lui ama, tutto ciò
per cui vive, vuole che sia assoluto.
Quindi l'uomo patisce e in
quanto patisce non è libero.
L'uomo non può liberarsi
dalla sua passione di assoluto.
Questa passione di assoluto
può bruciarlo addirittura all'inferno ma, l'uomo non può separarsi da questa
passione di assoluto, perché l'uomo non può separarsi da Dio.
Non può separarsi da Dio,
perché non è l'uomo che ha dato l'esistenza a sé stesso.
L'uomo è un essere che
riceve l'esistenza, non si dà l'esistenza, la riceve l'esistenza.
In quanto riceve
l'esistenza, riceve l'esistenza da un Altro e lui non può distruggere
quest'esistenza.
L'uomo non può annullarsi,
non può annullarsi perché non può annullare l'opera di Dio.
Non può annullare l'opera
del Creatore.
Quindi l'uomo non soltanto
è testimone, spettatore, testimone quindi di tutta la creazione di Dio, ma
l'uomo è anche spettatore quindi testimone della sua stessa esistenza come
passione di assoluto.
Possiamo definire l'uomo
come un essere che porta in sé la passione dell'assoluto.
E proprio perché porta in sé
questa passione dell'assoluto, tutti giudizi che l'uomo fa, quando ha come
punto fisso di riferimento altro da Dio, sono giudizi sbagliati, perché prende
come punto fisso di riferimento, quindi come assoluto, cose o persona che non
sono Dio, che non sono assolute.
Quindi mette come assoluto
una cosa che non è assoluta.
L'errore sta lì.
Il principio di ogni orrore
dell'uomo sta lì.
Per cui l'uomo esce
dall'iniziativa di Dio.
Ogni uomo quando giudica,
esce dal campo della luce, dal campo dell'iniziativa di Dio.
Per questo la Parola di Dio
dice all'uomo: "Non giudicare".
E abbiamo visto le
domeniche scorse che se l'uomo non può giudicare, quindi se questa strada gli è
sbarrata dalla Parola di Dio che dice: "Non giudicare", l'uomo non deve
prendere come metro, come punto fisso di riferimento dei suoi giudizi, non può
assumere assolutamente niente.
L'uomo deve soltanto in
tutto, sempre, cercare di capire.
L'uomo essendo spettatore
dell'opera di Dio, l'uomo è fatto per ricevere l'opera che un Altro fa.
C'è un Altro che parla.
Colui che parla
nell'universo e Colui che parla nella vita di ognuno di noi.
Colui che parla nella vita
di ognuno di noi, è il Verbo di Dio, è la Parola di Dio.
Uno solo è Colui che parla,
perché Uno solo è il Creatore dell'universo.
Non ci sono due che parlano
nell'universo.
Nell'universo non c'è Dio e
l'antidio che parlano.
C'è solo Dio che parla,
perché Dio è il Creatore di tutto.
Se ci fosse un altro che
parlasse, ci sarebbero due creatori.
Non ci sono due creatori.
C'è un solo Dio, un solo
Creatore.
Quindi c'è uno solo che
parla in tutto.
Dio è il Creatore di tutte
le cose visibili ed invisibili, anche di tutti mali che accadono nella città
tutto è opera di Dio e tutto quindi ha un significato e un significato
profondo, perché è parola di Dio per ognuno di noi.
Quindi non dobbiamo
attribuire ad altro.
Essendo Parola di Dio, noi
in tutto dobbiamo cercare il Pensiero di Dio per capire le Parole che Dio ci fa
arrivare.
Ma siamo sempre in questo
tema: come fare per non oltrepassare i confini della luce, per restare
nell'iniziativa di Dio?
È una meta, ci viene detto,
noi capiamo che è giusto.
Poiché non siamo noi i
creatori, un Altro è il Creatore e uno solo è il Creatore, Uno solo è Colui che
parla a noi, noi lo riconosciamo che è giusto, che dovremmo fare questo.
Dovremmo cioè tutte le
cose, riportarle sempre a Dio e non giudicare.
Non giudicare vuol dire non
attribuire ad altri.
Perché attribuendole ad
altri, non usciamo fuori dall'iniziativa di Dio e quindi cadiamo nelle tenebre.
Non attribuire ad altri ma
riferire sempre tutto a Dio.
Ma quando si riferisce
tutto a Dio, facciamo questa grande scoperta: tutto essendo opera di Dio, viene
a noi non per farsi giudicare da noi ma per significarci qualche cosa di Dio.
Per cui a questo punto
riconosciamo che non dobbiamo preoccuparci di giudicare né le cose, né le
creature, né gli uomini.
Non siamo tenuti a fare
questo e Dio non ci chiede questo.
Dio non ci presenta le
creature perché noi abbiamo a mettere un etichetta e dire: "Questo è
bianco, quello è nero, questo qui è buono quello là è cattivo".
Dio non c'ha creati per
creare delle divisioni tra noi.
Dio ci ha creati e ci
presenta tutte le cose, tutte le creature e anche gli uomini, per darci delle
lezioni su di Sé, per farsi conoscere.
Dio c'ha creati per
conoscere Lui, perché conoscere Lui, per noi è vita.
La vita vera è nascosta in
Dio.
Il che vuol dire che la
vita vera nostra sta nel conoscere Dio.
Noi siamo stati creati per
conoscere Dio e Dio fa tutte le cose per farsi conoscere.
Quindi il problema per noi
diventa che cosa Dio mi vuol far conoscere di Sé in tutte le cose che fa.
Il cercare di conoscere Dio
è la condizione per restare sempre nell'iniziativa di Dio.
Questa è la meta.
La fede ci propone un fine
ma noi ci accorgiamo che nella nostra vita e nella vita
di tutta l'umanità l'elemento dominante è ben altro che la ricerca e la
conoscenza di Dio.
L''umanità oggi è dominata
dall'uomo consumistico, dall'uomo faber, dall'uomo che produce, non dall'uomo
che contempla, non dall'uomo che cerca la luce, non dall'uomo che s'interesse
di Dio ma dall'uomo che fa.
E tutte le speranze del
mondo sono fondate sull'uomo che fa, sull'uomo che opera, sull'uomo scientifico,
sull'uomo che produce.
Produrre benessere,
produrre ricchezza, l'importante è questo.
Tutto è incentrato
sull'uomo e tutte le esortazioni che si fanno, si fanno agli uomini, quasi che
tutto dipendesse dall'uomo.
Invece noi dobbiamo
costatare che niente dipende dall'uomo.
Tutto dipende da Dio.
E se tutto dipende da Dio,
non dobbiamo rivolgerci all'uomo, né per trovare la nostra vita, né per
cambiare il mondo.
Non è l'uomo che possa
cambiare il mondo.
Il mondo è opera di Dio e
se è opera di Dio, non è l'uomo che lo possa cambiare.
L'uomo è tenuto a capire
perché Dio fa il mondo così.
L'uomo è tenuto a capire,
perché Dio gli presenza delle situazioni esistenziali così tragiche, come le
presenta magari al giorno d'oggi.
Al punto tale che l'uomo
non sa più dove trovare la vita, un luogo per vivere, un luogo di pace.
Tutto è lezione di Dio, per
fare capire a noi le nostre sbandate, i nostri giudizi errati e per riportarci
sulla via della ricerca di Dio.
L'uomo più che cambiare il
modo o cambiare gli altri, deve preoccuparsi di conoscere Dio, di capire le
lezioni che Dio gli dà.
E anche qui abbiamo la
segnalazione di un fine, di una meta.
Ma proporre una meta non vuol
dire rendere la cosa accessibile.
Il fine noi possiamo
riconoscerlo giusto, se crediamo in Dio, perché la meta c'è proposta nella
fede.
Se crediamo in Dio,
riflettendo su Dio, riconosciamo che è giusto, perché essendo Dio Colui che è,
tutte le cose che fa, non può farle per un fine diverso da Sé.
Dio crea per farsi
conoscere, per manifestare Se stesso.
La creatura è fatta per
conoscere Dio e non può avere altro fine.
Quindi per chi crede in Dio
è facile riconoscere il fine ed il fine è proposto dalla fede.
L'uomo è stato creato per
conoscere Dio, per cercare e per conoscere Dio.
Ma vedere il fine, vedere la meta,
non è certamente poterla raggiungere e quando non possiamo raggiungerla, qui si
presenta di nuovo il rischio della notte, il rischio delle tenebre.
Il rischio perché l'uomo è
costretto a giudicare, il rischio di oltrepassare i confini della luce e di
cadere nella schiavitù delle tenebre.
Nella schiavitù delle
tenebre succede che l'uomo è sicuro mentre dovrebbe essere insicuro.
L'uomo crede di vedere,
mentre è cieco.
Nelle tenebre l'uomo si
crede giusto mentre è un peccatore.
Nelle tenebre abbiamo il
capovolgimento perché è soltanto nella luce che si vede ma, la luce è
Dio, soltanto con Dio si vede bene.
Lontano da Dio non si vede
bene.
E non vedendo bene succede
che l'uomo crede di essere quello che non è.
A questo punto l'uomo si
ritiene autonomo.
Nella notte, nelle tenebre,
l'uomo si ritiene autonomo, mentre è tutt'altro che autonomo.
L'uomo si ritiene libero,
mentre è tutt'altro che libero.
L'uomo ritiene di poter
fare delle scelte ed è tutt'altro lui che fa delle scelte, perché l'uomo quando
fa delle scelte non è lui che sceglie ma è lui che è scelto.
Siccome l'uomo è schiavo,
l'uomo è sempre scelto, determinato dai suoi interessi e dalle sue
passioni, sono le sue passioni che lo conducono nella scelta.
Per essere lui a scegliere,
dovrebbe conoscere la Verità.
Gesù stesso dice che solo
conoscendo la Verità l'uomo è libero, il che vuol dire che nella notte, quando
noi non conosciamo la Verità non siamo liberi e se non siamo liberi, non siamo
noi che scegliamo.
Siamo noi determinati a
scegliere.
Gli uomini che vanno tutti
in montagna, al mare o in ferie, non sono mica loro che scelgono di andare in
montagna, al mare o in ferie, sono loro che sono determinati dai loro interessi,
dalle loro passioni ad andare.
Sono costretti, perché sono
schiavi.
L'uomo è libero soltanto
nella conoscenza della Verità.
E allora il fine sì, è
quello di attribuire tutto a Dio, per restare nell'iniziativa di Dio ma, nella
realtà l'uomo come può non cadere nel potere delle tenebre?
Che cosa è che lo può
proteggere dall'oltrepassare questo confine della luce e a cadere in queste
schiavitù?
Che cosa è che lo può
proteggere?
Maria si protesse su un
elemento solo: restò nell'iniziativa di Dio, non volle
conoscere altro.
Questo ci fa capire una
grande cosa.
Noi apriamo un varco a
tutte le schiavitù, un varco alle tenebre, all'invasione delle tenebre in noi,
in quanto prendiamo noi delle iniziative.
Ogni cosa che parte da noi,
d'iniziativa nostra, apre in noi un varco alle tenebre, un invasioni di tenebre
in noi e quindi apre noi alla schiavitù.
La condizione essenziale è
quella di non prendere iniziative ma di rispettare in tutto l'iniziativa di
Dio.
I figli di Dio si
caratterizzano in questo e per questo sono liberi, non agiscono mai di loro
iniziativa ma in tutto, rispettano l'iniziativa di Dio, restano nei quadri
dell'iniziativa Dio.
Gesù stesso dice che il
Figlio non può fare niente (niente!) se non lo vede fare dal Padre, cioè se non
lo vede l'iniziativa del Padre.
Il Padre inizia l'opera e
il Figlio porta a compimento l'opera iniziata.
Il Figlio si caratterizza
in questo, per questo resta nel campo della luce, ed è per questo che l'uomo
esce dal campo della luce.
Perché l'uomo prende delle
iniziative.
Ora, c'è da chiedersi come
può l'uomo, che appartiene al regno di Dio, prendere delle iniziative nel regno
di Dio, quando nel regno di Dio tutto è opera di Dio?
L'uomo prende le iniziative
soltanto come giudizio, perché fa dei giudizi sbagliati.
Tutte le volte che l'uomo
trascura Dio, dimentica Dio, lui da un giudizio sbagliato.
Ma il giudizio sbagliato
che l'uomo dà, ricade sull'uomo stesso, non ricade mica su altro, ricade
sull'uomo.
E ricade sull'uomo
accecandolo, quindi mettendolo in balia di tutto ciò che non è Dio, in balia
della non verità.
Maria è la creatura che si
caratterizza in questo: restò nell'iniziativa di Dio, non fece
niente di sua iniziativa.
Non solo, lei che non fece
niente di sua iniziativa, quindi non parlò mai se non motivata da Dio,
dice a tutti gli uomini: "Fate tutto quello che Lui vi dirà".
L'unica parola che Maria
dice agli uomini, dice al mondo,dice solo questo, non dice altro, perché chi
parla è il Figlio, chi parla è il Verbo di Dio.
Maria dice soltanto questo:
"Fate tutto quello che lui vi dirà" quindi ci invita a restare
nell'iniziativa di Dio, nelle parole di Dio.
In Maria noi abbiamo il
"come", abbiamo la via per restare nell'iniziativa di Dio.
Con la fede noi vediamo il
fine.
Il fine è conoscere Dio e
bisogna imparare a vivere nell'iniziativa di Dio, ma come?
Non basta vedere il fine.
Noi vediamo il fine ma
siamo nella impossibilità di consguirlo.
Cosa è che ci rende la cosa
possibile?
Quand'è che una cosa
diventa per noi possibile?
La cosa diventa possibile
soltanto quando vediamo il modo per arrivare a quella.
Fintanto che non vediamo il
modo, anche se noi crediamo, anche se noi abbiamo la fede, noi non sappiamo
come,quindi la cosa per noi è impossibile, nella realtà pratica è impossibile.
Il "come" ce la
fa vedere Maria.
Ecco perché è la madre di
tutti noi.
Lei ci fa vedere come si
rimane nell'iniziativa di Dio, come si rimane nei confini della luce.
Adesso vedendo il
"come" ci rende possibile il fine.
Perché lei è una creatura come
noi.
E guardando lei, noi
vediamo il nostro "come".
Per questo dico che la cosa
qui diventa possibile.
Non solo ma guardando lei,
noi abbiamo l'elemento protettivo che ci difende dall'oltrepassare i confini
della luce.
Per questo abbiamo messo
come tema: il manto della vergine.
Il manto è l'elemento
protettivo, quello che protegge.
Il manto della vergine che
ha protetto la vergine è stata l'iniziativa di Dio.
Per cui lei non si è
abbandonata all'iniziativa degli uomini e non si abbandonata nemmeno all'iniziativa
di se stessa.
Ecco per cui lei non ha
detto niente a Giuseppe, quando quello che era avvenuto in lei aveva messo in
crisi Giuseppe.
Lei non ha parlato.
Non poteva e non doveva
parlare.
Sarebbe stata un'iniziativa
sua.
È la più grande ribelle che
noi possiamo trovare Maria.
Lei non ha voluto ascoltare
nessun uomo, perché non ha voluto cadere nell'iniziativa degli uomini: "Io
non conosco uomo".
Questo è il manto di
protezione della sua vita, quello che l'ha protetta.
Lei si è assunta la
responsabilità della Parola di Dio che è giunta a lei.
Si è assunta lei stessa la
responsabilità di questo, appunto per non cadere nell'iniziativa di altri o di
altro.
Questo è stato l'elemento
protettivo.
È questo manto della
vergine e anche l'elemento protettivo per ognuno di noi, è quello che è servito
a lei ed è quello che serve a ognuno di noi.
E allora diventa il manto
della nostra speranza, non soltanto ci rende possibile ma, dà a noi la speranza
di raggiungere il fine.
Perché è inutile esortare
gli uomini a sperare.
Gli uomini non possono
sperare.
È inutile proporre a degli
uomini di raggiungere un fine quando loro non vedono il "come".
Il fine per loro è
impossibile.
Quindi fin tanto che noi
abbiamo un fine ma non vediamo il come, la cosa è impossibile.
Invece quando si vede il
fine e si vede il come, la cosa diventa possibile.
E non basta che la cosa sia
possibile.
Uno può anche vedere la
strada per andare a Parigi ma fregarsene di andare a Parigi, non sa cosa
farsene di Parigi.
Bisogna che ciò che è
possibile corrisponda con il nostro interesse, con il nostro sogno.
Allora il possibile più il
nostro sogno, il nostro desiderio diventa speranza.
La fede ci orienta al fine
ma non ci dà la possibilità di conseguire il fine.
Bisogna che la fede sia
unita alla speranza ma la speranza non c'è se non c'è un elemento di sogno in
noi.
Questa speranza ci viene data attraverso la Madonna,
attraverso Maria, attraverso il manto che ha difeso, che ha protetto lei, ed è
il manto che può difendere e proteggere noi se guardiamo a lei e come Dio ha
risolto in lei il problema essenziale della vita: quello di camminare nei
confini della luce senza oltrepassarli.
Allora
alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio, perché non osserva
il sabato". Altri dicevano: "Come mai un uomo un peccatore potrebbe fare tali
prodigi?". E tra di loro vi fu discordia. Gv 9 Vs 16.
RIASSUNTO
RIASSUNTO.
Argomenti: Il fine non è giudicare ma conoscere Dio. L’eresia dell’azione. Restare nell’iniziativa di Dio. La solitudine. Amare i
nemici. Fraintendere il Vangelo. Interrogare la
Luce. I metri relativi delle nostre sicurezze. Luce
e tenebre: i confini. I grandi tradimenti.
Le scelte
inconsapevoli.
Figli del nostro parlare. Azione e contemplazione.
L’insegnamento della Madonna. La fede e la speranza. Il fine e il mezzo. La contemplazione. Possedere l’anima. Concezione immacolata. Le dipendenze. Il perdono di Giuda. Schiavi della colpa. La liberazione del Figlio. Il confine fra tenebre e
luce.
23/ Agosto /1987 Casa di preghiera
Fossano.
Allora alcuni dei
farisei dicevano: "Quest'uomo
non è da Dio, perché non osserva il sabato".
Altri dicevano: "Come mai un uomo un peccatore potrebbe fare tali
prodigi?". E tra di loro vi fu discordia. Gv 9 Vs 16 Quarto tema.
Titolo: Il manto lacerato.
Argomenti: Raccoglimento
& dispersione. Le
conflittualità. Il
metro di misura diverso da Dio. Il
sorgere dell'obbiezione.
Giudizio errato dell’uomo + contraddizione di Dio= divisione. Attribuire ad altro da Dio.
La contraddizione è contemplata nella creazione.
30/Agosto/1987 Casa di preghiera Fossano.
Restiamo ancora nel
versetto sedici.
Alcuni dunque dei farisei
dicevano: "Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato",
altri dicevano: "Come mai un uomo peccatore potrebbe fare tali
prodigi" e tra di loro vi fu discordia.
Nelle domeniche precedenti
ci siamo soffermati sulla prima parte di questo versetto, quando i farisei
dicono: "Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato".
Adesso dobbiamo soffermarci
sulla seconda parte dove, troviamo invece altri che dicono: "Come un uomo
che non è da Dio potrebbe fare tali prodigi?" e tra di loro vi fu
discordia, dice il Vangelo.
Quei farisei avevano
giudicato, avevano detto: "Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il
sabato" e subito sorge la contraddizione: "Come è possibile che un
uomo che non è da Dio possa fare tali prodigi?".
Aveva infatti guarito un
povero mendicante cieco dalla nascita.
Ecco il problema di oggi è
questa obbiezione, questo sorgere dell'obbiezione: "Fra di loro vi fu
discordia", perché?
Perché tra gli uomini nasce
la discordia? Perché nasce la conflittualità?
E quale è soprattutto il
significato di questo, il significato delle contraddizioni.
Le domeniche precedenti
abbiamo visto tre grandi argomenti.
L'argomento del non
giudicare ma, del cercare di capire.
Poi l'argomento dei confini
della luce.
E infine l'argomento del
manto della vergine, questa protezione, sull'iniziativa di Dio, per evitare di
aprire nella nostra vita, soprattutto nel nostro mondo interiore, il varco al
mondo, alle conflittualità del mondo, alle lacerazioni del mondo.
E abbiamo visto come
proprio sostenendosi sopra l'iniziativa di Dio, la vergine Maria fu libera da
tutte le questioni del mondo e insegnò a noi il modo per essere liberi da tutte
le questioni del mondo che invadono la nostra vita e ci rendono schiavi,
impedendoci, quindi sottraendo a noi la possibilità, soprattutto il tempo
interiore per occuparci di Dio.
Il grande rischio che corre l'uomo
è di non avere più la disponibilità interiore per poter pensare Dio, per
potersi fermare con Dio, per poter raccogliere in Dio.
Il verbo essenziale della
vita, se noi osserviamo attentamente il Vangelo, sta proprio nel raccogliere in
Dio.
La vita essenziale, la vita
spirituale sta nel raccogliere nell'unificare in Dio.
Gesù infatti dice di Lui
che è venuto a portare la vita agli uomini: "Chi con me non raccoglie,
disperde".
Lui che è venuto a portare
la vita, è venuto a raccogliere, a raccogliere nell'unità del Padre e ci ha
rivelato che qui sta la Vita ma, ci ha anche rivelato che chi non raccoglie con
Lui disperde e quindi esperimenta la non vita.
Poiché se vivere vuol dire
raccogliere, disperdere vuol dire non vivere, vuol dire quindi esperimentare
una diminuzione di vita e infine esperimentare la morte.
La morte che è determinata
soprattutto da dispersione, cioè da non unificazione, da non raccoglimento.
Infatti dalla dispersione
viene la divisione e Gesù dice che ogni regno diviso, non può durare, ogni casa
divisa è destinata a crollare, ogni vita divisa è destinata a fallire.
Quindi c'è l'esperienza di
morte.
Quindi la divisione è
morte.
La dispersione è morte.
Il raccoglimento nell'unità
invece è vita.
Ecco le due grandi linee
che determinano e illuminano tutto di noi e fanno anche capire perché gli
uomini esperimentano la morte: perché trascurano il verbo principale della vita
quel: raccogliere.
Solo che per raccogliere
nell'unità, bisogna avere dentro se stessi questa disponibilità.
Disponibilità di mente
soprattutto, per poter pensare Dio, poiché Dio è il punto fisso di raccolta, il
centro di unificazione, il luogo a cui tutto va consacrato.
E consacrare vuol dire
raccogliere, vuol dire unificare, vuol dire riportare tutto a Dio.
Se manca questo tempo
interiore, l'uomo è destinato fatalmente alla dispersione.
Qui assistiamo a questa
conflittualità.
Conflittualità di
argomenti.
I farisei avevano emesso un
giudizio: "Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato",
l'obbiezione: "Può un uomo che non è da Dio, fare tali prodigi?".
Non c'è risposta.
Non ci può essere risposta
e quindi sussiste la contraddizione.
Nella contraddizione c'è la
divisione e la divisione apre le porte alla grande dispersione.
Qui c'è una conflittualità
esterna, però Gesù dice che tutte le conflittualità esteriori, tutti i mali
esteriori, tutte le divisioni, tutte le guerre esteriori, vengono dal cuore
dell'uomo.
Quindi la discordia esterna
è già espressione di una conflittualità interna, dal cuore dell'uomo.
E questa conflittualità qui
sorge sempre in quanto in noi, c'è un principio diverso da Dio.
Qui il principio era il
sabato e il sabato non è Dio.
Questi farisei avevano
misurato l'opera di Gesù sul sabato, sul metro del sabato.
Avevano preso come metro
assoluto il sabato.
Il sabato non è Dio, anche
se è un giorno di Dio.
Tutta la creazione è giorno
di Dio, eppure tutta la creazione non è Dio e nessuna creatura è Dio.
Dio non si confonde, perché
Dio trascendente.
Dio non si confonde con
nessuna creatura, non si confonde con tutta la creazione, non si confonde con
nessun pensiero dell'uomo.
Dio è trascendente.
Quando invece noi prendiamo
come metro di misura qualche cosa che non è Dio (qui hanno preso come metro di
misura il sabato) succede il giudizio, il giudizio è errato, contrapposizione,
il conflitto, l'obiezione, la contraddizione.
Quindi c'è la
contraddizione nell'universo di Dio e già questo però ci fa capire che ci deve
essere un significato profondo proprio nel sorgere dell'obiezione.
Perché se l'obiezione
sorge, da cosa sorge?
Sorge da una realtà che è
in conflitto con quello che noi abbiamo detto o con il giudizio che noi abbiamo
dato.
Ci smentisce, diciamo la
realtà quindi la creazione di Dio, quindi abbiamo Dio che ci smentisce.
Noi abbiamo dato un
giudizio, noi possiamo dire che la salute vale piu’ di tutto, o possiamo dire
che la mente è sana in quanto il corpo è sano o possiamo dire che senza denaro
non si fa niente ma abbiamo sempre la contraddizione e la contraddizione è Dio,
è la parola di Dio che arriva a noi per smentire il nostro giudizio.
Se Dio fa arrivare a noi
una parola che contraddice quello che noi abbiamo detto, evidentemente qui
abbiamo un'opera di misericordia, un'opera d'amore, di attenzione da parte di
Dio verso di noi, per introdurci nella sua verità, nella sua luce e per
evitarci la permanenza in un errore che noi abbiamo fatto.
L'errore come la
contraddizione sono contemplati nel disegno della creazione di Dio, perché Dio
entra in dialogo con l'uomo è siccome l'uomo porta in sé questa fame di
assoluto, proprio per questa fame di assoluto che porta in sé, l'uomo è portato
a fare degli errori perché è portato a considerare assoluto tutto quello che
gli si presenta che gli appare, come
colui che ama intensamente una persona, è portato a vedere quella persona in
tutti i volti che gli si presentano.
Così noi avendo in noi
questa passione dell'assoluto che è determinata dalla presenza dell’assoluto in
noi, dalla presenza di Dio, siamo naturalmente portati a scambiare per assoluto
tutto quello che vediamo e tocchiamo e naturalmente facciamo un errore, questo
errore è contemplato nella creazione di Dio, ma proprio attraverso
quest'errore, Dio entra in dialogo con una creatura e se la creatura accoglie tutto
dall'iniziativa di Dio ecco che come fa un errore, accoglie anche l'obiezione
che gli si presenta, altrimenti l'uomo diventa superbo. Non fa il superbo, non
prende a calci l'obiezione, non esercita un'autorità, non fa la guerra contro
la contraddizione, però l’accoglie e se l’accoglie ecco che si crea un
movimento nell'anima, nella mente della creatura verso la ricerca della verità.
Queste contraddizioni sono
contemplate nel disegno di creazione da parte di Dio.
Però siccome abbiamo detto
che tutto rientra nell'iniziativa di Dio, la prima domanda che sorge è questa:
come può darsi che in questo “tutto opera di Dio” sorga la contraddizione,
sorga l'errore?
Certamente l'errore non sta
fuori di noi, perché tutto quello che avviene fuori di noi, avviene per opera
di Dio ed essendo tutto opera di Dio non c'è contraddizione nell'opera di Dio.
Allora dove sta questa
contraddizione?
Abbiamo detto che la
contraddizione è contemplata nella creazione di Dio e sorge dall'opera di Dio
che dialoga con la creatura, ma Dio in tutto il suo operare non si contraddice
mai perché Lui solo opera e in Lui c'è la ragione di tutte le cose, una ragione
che giustifica e che unifica tutto quanto, là dove c'è unità non c'è
contraddizione.
Allora dove sorge questa
contraddizione?
La contraddizione sorge
unicamente nell'uomo e nell'uomo interiore in quanto sfugge all'iniziativa di
Dio, in quanto essendo in cammino non riporta tutto a Dio, quindi la
contraddizione sorge nell'uomo per difetto dell'uomo, in quanto l'uomo non è
obbligato a riportare tutto a Dio.
Dio gli fa arrivare tutte
le cose, gli fa capire che tutto è creazione sua e gli dice: “Tutte le creature
sono mie riportare a Me”, l'uomo non è un ingranaggio di una macchina che
automaticamente riporta tutto a Dio.
L'uomo può non riportare
tutto a Dio.
La contraddizione sorge
qui.
Nel difetto
dell'unificazione in Dio.
Ciòè quando l'uomo non
resta più nell'iniziativa di Dio ma attribuisce qualche cosa delle opere di Dio
ad altro da Dio.
Abbiamo visto qui che è un
certo momento hanno assunto il sabato come principio, come metro assoluto per
giudicare, non hanno riportato le cose a Dio.
Qui avrebbero dovuto
riportare prima di tutto l'opera che Gesù aveva presentato loro con questa
guarigione di quel cieco nato, questa guarigione avvenuta in giorno di sabato
in quel modo con cui Gesù l'aveva fatto, perché quello, in quanto era avvenuto
era opera di Dio, apparteneva alla creazione di Dio e quindi coloro che furono
spettatori di quell'avvenimento erano tenuti a riportare a Dio quel fatto,
invece si sono fermati a metà strada.
Anziché cercare di
conoscere Dio (lo scopo è questo) si sono fermati a conoscere la creatura, a
giudicare la creatura, hanno voluto giudicare la creatura e la creatura l'hanno
giudicata con il metro del sabato.
Quindi l'errore, la
conflittualità, la contraddizione sono relative soltanto all'uomo, non
appartengono alla creazione di Dio, anche se sono contemplate nella creazione
di Dio, perché Dio ha contemplato che l'uomo si fermi a metà strada, però appartengono
alla mente dell'uomo, sono interiori all'uomo.
La mente è il vero altare
su cui si offrono i sacrifici a Dio ed è nella mente che le opere di Dio non
vengono consacrate a Dio, non vengono riportate a Dio.
Quindi quando parliamo di
cuore, quando Gesù dice che tutti i mali vengono dal cuore, questo cuore è
questa mente in cui dovrebbero effettuarsi le vere offerte a Dio, i veri
sacrifici a Dio ed in cui l'uomo può non portare a compimento, può non
consacrare a Dio quello che è di Dio, può non raccogliere in Dio, può non
unificare in Dio.
A questo punto qui Dio fa
sorgere la contraddizione, l'obiezione.
L’obiezione all’uomo per
farlo uscire dal suo errore, per rimetterlo in cammino, per richiamarlo a
quella consacrazione che l'uomo non ha compiuto, ciò per offrirgli la
possibilità di portare a compimento quello che nell'uomo, dentro l'uomo è
rimasto incompiuto. Tutto quindi riguarda il pensiero dell'uomo.
Abbiamo detto però che
quando nel pensiero dell'uomo le cose non giungono a compimento, non vengono
riportate a Dio, quindi non giungono alla luce si crea nell'uomo questa
divisione provocata dal giudizio che l'uomo fa (l'opera incompiuta) e dalla
contraddizione che Dio gli ha presentato.
L'obiezione sorge anche se
nessuno attorno a noi ci contraddice; qui hanno contraddetto, a un certo
momento qualcuno ha detto a questi farisei: “Com'è possibile che qualcuno che
non è da Dio possa fare questi prodigi?”, però anche se non fosse venuta
dall'esterno, dentro il cuore dei farisei sarebbe sorta quest'obiezione.
Infatti dentro di noi, noi sentiamo le obiezioni, anche quando ci diciamo
sicuri, anche l'ateo che si ritiene sicuro che Dio non esiste, sente
l'obiezione dentro di sé, e non può smentirla.
Ora dico da parte di Dio
l'obiezione, la contraddizione alle nostre sicurezze ai nostri giudizi, viene
per metterci in movimento, però è una cosa molto pericolosa per noi, perché la
contraddizione inaugura in noi una conflittualità, una divisione; ecco per cui
la parola stessa di Dio a un certo momento ho crea una conflittualità
nell’umanità.
Infatti Gesù dice: “Non
crediate che Io sia venuto a portare la pace, l'armonia, l'accordo, Io sono
venuto a portare la divisione” eppure Lui è venuto portare la salvezza e la
salvezza sta nell'unificazione.
Quindi dico la contraddizione
quando entra in noi diventa un elemento molto pericoloso perché diventa un
principio di morte, la conflittualità è principio di morte, mentre da parte di
Dio se noi crediamo in Dio e quindi accogliamo la contraddizione e ci mettiamo
in movimento e superiamo quindi il nostro giudizio, nel pensiero del nostro io
questo può essere un aggravamento: “Ogni casa divise è destinata alla
distruzione”, quindi s’inaugura una divisione, quindi nel pensiero del nostro
io s’inaugura un processo di divisione e di morte proprio attraverso quelle
opere con cui il Signore tende a rimetterci in movimento nella ricerca.
Allora abbiamo il tema di
questa sera: il manto della Vergine lacerato.
Il manto abbiamo detto è
protezione all'invasione del mondo, questo far conto unicamente sull'iniziativa
di Dio, viene lacerato in noi tutte le volte che noi anziché attribuire ogni
cosa a Dio, noi cominciamo ad attribuirla a delle creature a degli esseri
autonomi da Dio, facciamo dipendere la cose. le parole, gli avvenimenti i fatti
da altro da Dio; direi inauguriamo in noi una disseminazione di idoli, idolo è
tutto ciò da cui noi facciamo dipendere indipendentemente da Dio.
Sono tutte queste cause
seconde che per noi diventano cause prime, per cui noi i fatti, gli
avvenimenti, le cose, le giustifichiamo in base a qualche cosa di diverso da
Dio; mentre tutto invece va unificat0, raccolto in Dio.
Tutto questo rientra sempre
soltanto nel campo del pensiero, tant'è vero che quando noi sbagliamo
motivazione, vogliamo giudicare e sbagliamo la motivazione del nostro giudizio
non ci accorgiamo ci troviamo sempre di fronte a qualche cosa che non quadra.
Quindi è perfettamente inutile che noi ci sforziamo, ci affatichiamo per
eliminare le contraddizioni, perché le contraddizioni è Dio stesso che ce le fa
arrivare, che ce le fa entrare, fin tanto che noi non arriviamo a giustificare
ogni cosa soltanto in Dio, quindi è inutile che noi lottiamo contro le
contraddizioni, contro le obiezioni, è inutile che noi cerchiamo di
distruggerle, di soffocarle, il problema non sta nel cercare di mettere
d'accordo le contraddizioni o nel cercare di schiacciarle o nel non tenerne
conto. il problema va risolto nel pensiero, nella motivazione, perché la
contraddizione sorge in quanto in noi c'è una motivazione difettosa, una
motivazione non secondo Dio. Soltanto in quanto cambia in noi il pensiero,
cambia in noi la motivazione allora si, noi siamo condotti a quel punto in cui
tutte le contraddizioni sono assorbite, in cui noi troviamo l'accordo.
E’ soltanto scoprendo la
vera motivazione, la vera intenzione che opera in tutto e in tutti che noi
troveremo l'accordo.
Quindi non è lottando
contro le contraddizioni, non è cercando di soffocare le obiezioni, non è
cercando di giustificare una cosa con altri principi, ma invece è modificando
quel pensiero, quella motivazione che noi abbiamo tenuto presente e che ci ha
portato di fronte alla contraddizione.
Il problema è quello di
approfondire quella conoscenza di Dio che in noi è stata imperfetta, che in noi
è stata incompiuta.
Fintanto che noi abbiamo
presente un motivo diverso dal vero non ci troveremo sempre di fronte a delle
obiezioni, a delle contraddizioni che non riusciamo a comprendere, che non
riusciamo a giustificare, solo il giorno in cui attingeremo il vero motivo,
quindi il vero pensiero che giustifica tutte le cose, che opera tutte le cose,
noi scopriremo che tutte le contraddizioni sfumano e tutto si accomoda, tutto
va a posto, tutto trova la pace.
Quindi il problema sta
nell'approfondire il Pensiero di Dio, l'intenzione di Dio, la motivazione di
Dio.
Allora anche il manto
lacerato della Vergine ha una sua lezione.
Il Signore dice: “ Siedi
alla mia destra fino a quando Io non avrò ridotti tutti i tuoi nemici ai tuoi
piedi”, tutte le contraddizioni sono dei
nemici per noi perché lacerano. Lacerano la
nostra mente, lacerano la nostra anima,
lacerano la nostra vita e ci avviamo sul cammino di morte.
I veri nemici sono le
contraddizioni, le obiezioni.
Però il Signore dice:
“Siede alla mia destra, resta la mia destra” cioè non impegnati a fare la
guerra o a risolvere le contraddizioni, perché i problemi non si risolvono
così, il problema si risolve guardando Dio, appoggiandosi a Dio, approfondendo
il Pensiero di Dio: “
Fino a quando Io avrò ridotto tutti tuoi nemici”, quindi tutte le tue
contraddizioni.
“Quindi impegnati con Me
fino a quando tu vedrai tutte le contraddizioni, tutte le obiezioni raccolte,
sottomesse” perché Dio ha fatto tutte le cose per l'uomo, sottomesse
all'uomo, affinché l'uomo possa conoscere Dio.
Allora alcuni dei
farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio, perché non osserva il
sabato". Altri dicevano: "Come mai un uomo un peccatore potrebbe fare tali prodigi?". E tra di loro vi
fu discordia. Gv
9 Vs 16 Quinto tema.
Titolo: La logica dell'adorazione.
Argomenti: Restare
nell'iniziativa di Dio. La parabola
del re e del servo. I
dieci lebbrosi. Rendere
grazie a Dio. La logica
dell'adorazione. La
rottura del disegno di Dio.
6/Settembre/1987 Casa di preghiera
Fossano.
Restiamo ancora in questo
versetto sedici, dove troviamo questi farisei di fronte all'episodio di quel
cieco dalla nascita, guarito da Gesù, e guarito in giorno di sabato, e guarito
in quel modo con cui Gesù l'aveva guarito.
Gesù aveva fatto del fango
gliel'aveva messo sugli occhi poi gli aveva detto di andarsi a lavare nella
piscina di Siloe.
Tutte cose che erano
proibite fare nel giorno di sabato.
E questi farisei finiscono
dicendo: "Quest'uomo non è da Dio, perché non osserva il sabato".
Abbiamo visto quale errore
gli uomini possono fare, quando assumono come metro di giudizio qualche cosa di
diverso da Dio.
Qui avevano messo come
metro di giudizio il sabato.
Il sabato è una regola e
prenderlo come metro di giudizio, poiché il giudizio è un rapporto, vuol dire
alterare completamente il giudizio, poiché metro di giudizio è Dio e Dio non è
il sabato, anche se il sabato è una regola santa di Dio, Dio non è nessuna
regola, Dio non è nessuna istituzione.
Non bisogna mai confondere
Dio con altro da Dio.
Il che vuol dire che non
dobbiamo mai prendere altro da Dio, come metro di misura per giudicare, perché
in questo caso i nostri giudizi diventano tutti sbagliati.
Qui a un certo momento
dicono che Gesù, Figlio di Dio, non è da Dio.
Arriveranno a dire che è un
demonio, che è un pazzo.
Però abbiamo anche visto
come, quando l'uomo fa un giudizio sbagliato, sorgano attorno lui, le
contraddizioni e le obiezioni, i dubbi.
Abbiamo anche visto che
queste contraddizioni, hanno una funzione molto importante.
Hanno la funzione di
sbloccare l'uomo dal suo errore: nell'uomo che si trova in un posto di blocco
sbagliato, Dio stesso suscita nell'uomo queste contraddizioni per cercare di
smuoverlo dal suo posto di blocco, dal suo errore, dall'errore in cui si è
fissato e farlo ritornare bambino, rimetterlo in cammino nella ricerca della
verità.
Qui, infatti, troviamo
altri che dicono: "Come un uomo peccatore (cioè un uomo che non è da Dio)
potrebbe fare tali miracoli, tali prodigi?". Aveva guarito un uomo cieco
dalla nascita.
Questo passo del Vangelo
conclude dicendo che tra di loro vi fu discordia.
Ci siamo soffermati su
questi passi già diverse volte e abbiamo notato come nell'uomo ci sia la zona
delle tenebre e ci sia la zona della luce e come tra le due zone ci sia un
confine e come l'uomo possa con facilità passare questo confine e venirsi a
trovare nel campo delle tenebre.
Che ci siano le tenebre
ognuno di noi lo esperimenta.
Se ci sono le tenebre, c'è
il confine fra la luce e le tenebre.
E allora il problema era
come evitare di oltrepassare i confini della luce e cadere nelle tenebre.
Abbiamo visto che per
evitare di cadere nelle tenebre è assolutamente necessario imparare a restare
nell'iniziativa di Dio. Tutto è opera di Dio, poiché Uno solo è il Creatore,
soltanto se noi restiamo nell'iniziativa di Dio, abbiamo la possibilità di
riferire tutte le cose a Dio e siccome Dio Creatore ha in sé la ragione di
tutte le cose, avendo la possibilità di riferire tutte le cose da Dio, abbiamo
la possibilità di attingere la giustificazione delle cose, di attingere la
verità, la luce, di conoscere . Abbiamo visto che fu proprio questo il manto
che protesse la vergine, che protesse la Madonna.
La Madonna si protesse
proprio in questo fatto: restò in tutto nell'iniziativa di Dio e non volle
aprire ad altro o ad altri, cioè non volle accogliere altri argomenti, lei non
volle conoscere uomo, tutta solo aperta a Dio, tutta solo far conto su di Dio.
Non cercò giustificazioni,
non cercò ragioni umane.
Fu questo il manto che la
preservò dal precipitare nelle tenebre del mondo ed è questo anche per noi il
manto della vergine che protegge noi dal precipitare nella confusione degli
argomenti, delle ragioni del mondo e quindi di perdere di vista la luce.
Perché come ci si apre
meglio agli argomenti del mondo che possono sembrare buoni, ci apriamo alle
tenebre.
Qui i farisei si erano
aperti all'argomento del sabato, il sabato era stato voluto da Dio quindi
l'argomento sembrava buono,
A un certo momento ci
accorgiamo che rifiutano Dio in nome del sabato.
Quindi anche se
apparentemente le ragioni del mondo possono apparire buone come metro di
giudizio per le nostre scelte, ci fanno precipitare nella notte e ci mettono in
balia delle contraddizioni.
E quando uno è in balia
delle contraddizioni, cioè non vede più la luce, non vede più lo spirito, non
vede più la via, ecco che a questo punto noi abbiamo detto, domenica scorsa che
abbiamo il manto della vergine che è lacerato.
A questo punto l'unico
sostegno è: "Siedi alla destra del Padre, siede alla mia destra, fino a
quando Io non avrò ridotto tutti i tuoi nemici".
Nemico dell'uomo è la
contraddizione, perché la contraddizione divide prima di tutto la mente
dell'uomo e quindi semina la morte, perché la morte è divisione.
Nella contraddizione noi
non possiamo più unificare, l'uomo è fatto per l'unità e dove non può
semplificare, dove non può ridurre all'unità, l'uomo resta diviso.
Nella divisione, l'uomo
esperimenta dapprima la tristezza, poi l'angoscia, poi la morte.
La morte è divisione.
Qui, quando l'uomo si trova
nella notte, l'unico punto di riferimento è quello che dice il Signore:
"Siedi alla mia destra, sta alla mia destra" cioè "Appoggiati su
di me, fino a quando io non avrò ridotto tutti tuoi nemici sotto i tuoi
piedi", cioè: "Avrò riportato tutte le tue contraddizioni. le avrò assorbite
nell'unità della volontà di Dio", poiché presso Dio non ci sono
contraddizioni.
Dio opera tutto nel suo
Pensiero, quindi tutto è finalizzato a un unico Pensiero, tutto niente escluso.
Quindi presso Dio non ci
sono contraddizioni.
Però nella nostra vita
pratica ed è l'argomento su cui mi hanno sollecitato questa settimana, nella
vita pratica, quando noi ci troviamo di fronte a delle scelte da fare e non
vediamo il Pensiero di Dio, come comportarci, cosa fare per restar
nell'iniziativa di Dio?
Perché tutte le iniziative che
partono da noi e non partono da Dio, ci precipitano sempre di più nella grande
confusione, nella grande dispersione, come fare?
Qui prendiamo come pensiero
guida la parabola di Gesù, circa quel servo che doveva un
debito enorme al suo re.
Quando si presenta al re,
lui non ha di che pagare, il debito era immenso e il re dal cuore buono, dice
il Signore, gli condonò tutto.
Successe però che quando
questo servo uscì dal re perdonato di tutto, incontrò un suo compagno che gli
doveva poca cosa e lo prese per il collo e lo obbligò a pagare e siccome
l'altro non aveva di che pagare, lo mandò in prigione e non ebbe pietà.
Sapendo questo il re
richiamò quel servo e gli disse: "Tu sei stato perdonato, condonato di
tutto il debito che avevi verso di me e non dovevi anche tu?".
Non dovevi anche tu?
Noi prendiamo come pensiero
guida proprio questo: "Non dovevi anche tu?".
Qui ci insegna una cosa
molto importante.
Dio opera verso di noi e
operando verso di noi, rivela a noi un suo pensiero, quel re rivelò al suo servo
un pensiero, un suo spirito.
Il suo pensiero, il suo
spirito qual era?
Il perdono.
Quel servo non rimase nella
stessa linea dello spirito che aveva avuto il suo re verso di lui, ruppe la
linea e fu richiamato e a questo punto il re non ebbe più pietà di lui e lo
mandò in prigione.
Ora c'è stata qui una
rottura di spirito, una rottura d'intenzione, di finalità, di pensiero, perché:
"Come io, così anche tu".
Qui ci rivela la condizione
per restare alla destra del Padre: "Come io, così anche tu".
Cioè come Dio opera verso
di noi, così anche noi dobbiamo operare verso il mondo, verso le creature,
verso tutte le cose che ci si presentano, altrimenti noi rompiamo lo spirito,
noi creiamo una disunione tra Dio e noi e allora qui va tutto a rotoli.
Dio opera verso di noi
prima, c'è un prima.
Gesù stesso dice:
"Guardate come opera il Padre, il quale fa splendere il suo sole sui buoni
e sui cattivi, e manda la sua pioggia sui giusti e sugli ingiusti, fate anche
voi così".
C'è sempre questo
"così come", il che vuol dire che Dio per il primo, rivela a noi il
suo Pensiero, rivela a noi il suo Spirito, per primo.
Noi siamo tenuti a rimanere
nello stesso spirito, sulla stessa linea, perché soltanto restando su questa
linea Dio sottomette a noi tutti i nostri nemici, ci libera da tutte le
contraddizioni e ci riporta nella luce, poiché l'opera della luce è opera di
Dio.
Abbiamo detto che presso
Dio non ci sono contraddizioni e là dove non ci sono contraddizioni tutto è
luce.
Le contraddizioni sono
relative soltanto al pensiero che portiamo in noi, in quanto noi siamo in un
pensiero diverso da Dio.
Allora noi vediamo le
contraddizioni ma perché abbiamo un pensiero diverso da Dio.
Abbiamo detto che la
contraddizione è un segno che noi siamo usciti dall'iniziativa di Dio, siamo
fuori dell'iniziativa di Dio, che noi abbiamo dato luogo a qualche cosa, sarà
una parola, un pensiero, un giudizio, un'azione, una scelta diversa da Dio e in
conseguenza di quest'altro che noi abbiamo fatto di diverso da Dio, adesso noi
esperimentiamo le contraddizioni.
Le contraddizioni sono una
risposta alla situazione sbagliata in cui noi ci troviamo, al pensiero
sbagliato che portiamo in noi.
Poiché nel Pensiero di Dio
non ci sono contraddizioni.
Dio ha fatto tutte le cose
in un unico Fine.
Dio solo è ed essendo Lui
solo Colui che è, l'Essere, tutte le cose che opera, le opera per manifestare
Se stesso.
Dio opera per farsi
conoscere, quindi questo è il Pensiero in cui Dio fa tutte le cose.
San Paolo dice: "Dio vuole
che tutti si salvino e giungano a conoscere la verità", quindi il fine di
tutto l'operare di Dio è questo, è uno solo: conoscere Lui, tutte le cose sono
fatte in questo Pensiero, quindi tutte le cose essendo fatte in un unico
Pensiero, sono nella luce, non ci sono contraddizioni.
Abbiamo detto che nella
creazione di Dio non ci sono contraddizioni, tutto è logico.
Diciamo logica una cosa,
quando è mezzo per un determinato fine, è logica una strada che mi conduce a un
fine ma, se io voglio andare verso un fine e poi scelgo una strada diversa,
ecco che quella strada per me diventa illogica.
Questo ci fa anche capire
che la logicità o l’illogicità di una cosa sono relative al fine che noi
abbiamo presente.
La strada che mi conduce a
Cuneo è logica: mi conduce a Cuneo ma, se io voglio andare a Cuneo e prendo la
strada che mi conduce a Bra, io faccio una cosa illogica: non seguo la strada
che mi conduce a Cuneo.
Tutto questo ci fa capire
che la logicità di una cosa è relativa, è dipendente dal fine, quindi non
esiste di per sé una strada sbagliata.
Tutte le strade sono buone
ma sono buone in relazione al fine che uno persegue, al luogo dove uno deve
andare.
Le cose diventano sbagliate
in quanto non conducono a quel fine lì,ma di per sé non c'è niente di sbagliato.
Quindi nella creazione di
Dio non c'è l'errore, non ce la illogicità, tutto è logico poiché tutto è fatto
per condurre noi a un fine ben preciso.
Il fine è quello di
giungere a conoscere Dio.
Ora soltanto se noi
manteniamo presente in noi questo Fine, questo Pensiero di Dio in cui Dio fa
tutte le cose, noi camminiamo in questa logicità, noi evitiamo le
contraddizioni, noi evitiamo la dispersione.
Perché la contraddizione è
una frattura nella vita della persona umana, è una diminuzione di esistenza, di
vita, è addirittura un seme di morte, quindi la ricostruzione dell'uomo dalle
tenebre alla luce, sta nell'accogliere tutto da Dio.
Abbiamo detto che non basta
accogliere tutto da Dio, poiché tutto è opera di Dio ma,
sta nel camminare verso il Fine per cui Dio vuole tutte le cose, perché
soltanto se noi camminiamo, cerchiamo il Fine per cui Dio vuole tutte le cose,
ecco che noi restiamo nel campo della luce.
Camminare verso il Fine
vuol dire riportare a Dio tutto quello che è di Dio.
Ed è questo il punto più
difficile nella vita dell'uomo, poiché è abbastanza facile per l'uomo
accogliere tutto da Dio, credere che tutto sia voluto da Dio, la cosa veramente
difficile è quella di riportare tutto a Dio cioè di riportare tutto nel
Pensiero di Dio.
È difficile perché Gesù
stesso quando parla della guarigione di quei dieci lebbrosi dice che su dieci,
uno solo e ritornato a rendere grazie.
Per l'uomo è facile
ricevere da Dio.
I dieci lebbrosi hanno
ricevuto la grazia della guarigione tutti e dieci, uno su dieci ritornò a
rendere grazie, ritorno cioè a Colui da cui aveva ricevuto il dono.
Gesù commentando questo
fatto allora disse a quell'uno: "La tua fede ti ha salvato".
La tua fede ti ha salvato,
il che vuol dire che dieci sono stati guariti ma uno solo salvato.
Questo ci rivela che quello
che salva noi non è ricevere doni da Dio ma è la fede che ci fa ritornare a Dio
e ritornare a Dio cosa vuol dire?
Ritornare a Dio vuol dire
ritornare a rendergli grazie.
Rendergli grazie non vuol
mica dire a parole: "Grazie Signore", cosa vuol dire a rendere
grazie?
Rendere grazie a Dio vuol
dire riconoscere il Fine per cui Dio fa tutte le cose.
Vuol dire riconoscere il
Pensiero di Dio che è in tutte le cose.
Quindi non basta ricevere
le cose da Dio, bisogna ritornare a Dio per riconoscere il Fine, il Pensiero,
l'Intenzione con cui Dio fa tutte le cose, cioè bisogna ricostruire in noi.
Questo non avviene senza di
noi.
Il rendere grazie a Dio non
avviene senza di noi.
Questo grazie è un processo
di conoscenza del Pensiero di Dio, quindi è un fatto intellettuale, avviene
nell'intelletto.
Non basta dire a parole
grazie, avviene nel pensiero, per cui si riporta Dio l'opera che si è ricevuta
da Dio, si riporta a Dio, per conoscere da Dio il suo Pensiero.
Si rende grazie in quanto
si giunge a conoscere l'Intenzione, il Pensiero, per cui Dio ha operato con
noi, per cui Dio ha fatto le cose o ci fa giungere le cose.
Soltanto riconoscendo il
Pensiero di Dio.
Questa è la logica dell'adorazione, l'adorazione
che non si accontenta di riconoscere che Dio è il Principio di tutto, non si
accontenta di ricevere tutto da Dio ma, la logica dell'adorazione ricevendo
tutto da Dio, riporta tutto in Dio per conoscere il Pensiero di Dio.
Soltanto giungendo alla
conoscenza del Pensiero di Dio, noi entriamo in quella luce che ci dà la
possibilità di operare nel mondo come Dio opera, cioè di restare in quella
linearità che invece quel servo che fu condonato, perdonato dal suo re ruppe.
Noi possiamo chiederci cos'è
successo di guasto in questo servo, per cui a un certo momento lui ruppe
l'intenzione, lo spirito che aveva ricevuto dal suo re.
Perché non restò?
Essendo stato amato, perché
non amò?
Essendo stato perdonato,
perché non perdono?
Cos'è successo di guasto?
Tutti guasti vengono sempre
dal pensiero del nostro io ed evidentemente quel servo ricevendo il perdono dal
suo re, ricevette una frustrata, il suo io fu frustrato, il suo io subì
un'umiliazione, l'umiliazione di uno che si accorge di non poter pagare quello
che doveva pagare, di non poter soddisfare il suo debito.
Cioè lui anziché vedere la
bontà del suo re, lui vide l'umiliazione del suo io, l'umiliazione del suo io
che si vedeva condonato un debito.
È in quest’offesa del
suo io che avvenne la rottura.
Per cui lui a un certo
momento non fu più capace di usare misericordia verso il suo compagno, perché
in quel suo compagno che gli doveva poca cosa lui vide quasi il motivo, la
ragione, per cui lui non poteva pagare il suo debito, per questo non ebbe pietà.
Questo ci fa capire che
tutte le rotture nel grande disegno di Dio, attraverso le quali noi perdiamo il
contatto con Dio, cioè noi non restiamo nello Spirito di Dio avvengono nel
pensiero dell'io.
Lo spirito di Dio opera in
noi, su di noi, prima ancora che noi prendiamo contatto con le creature stesse.
Noi dovremmo restare in
questa linearità dello spirito.
Noi siamo portatori del
Pensiero di Dio in noi e perché portando il Pensiero di Dio in noi, poi ci
comportiamo secondo un altro spirito, un altro pensiero?
Noi fermiamo le cose al
pensiero del nostro io, anziché riportare le cose al Pensiero di Dio.
È lì che avviene la
rottura, la frattura, è lì che avviene il passaggio dalla zona della luce alla
zona delle tenebre, per cui perdiamo il contatto con l'armonia di Dio e veniamo
a trovarci invece in quelle che sono le contraddizioni che poi dopo ci
conducono a dubitare di Dio, ci conducono a non sapere più quale via scegliere
e come comportarci con le creature.
Appunto perché abbiamo
perso il contatto con lo Spirito di Dio con il modo con cui Dio opera e questo
perdere contatto è avvenuto nel pensiero del nostro io.
Allora alcuni dei
farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio, perché non osserva il
sabato". Altri dicevano: "Come mai un uomo un peccatore potrebbe fare
tali prodigi?". E tra di loro vi fu
discordia. Gv
9 Vs 16 Sesto tema.
Titolo: L'insidia al calcagno.
Argomenti: La
logica dell'adorazione. Dare il
primato al Pensiero di Dio. La
logica della creazione. La logica è relativa al fine. A
capo della logica umana c'è il pensiero dell'io.
13/Settembre/1987 Casa di preghiera Fossano
Siamo nel versetto sedici del capitolo nono di San
Giovanni.
Alcuni farisei dicono: "Questo uomo non è da Dio
perché non osserva il sabato", altri dicono: "Come può un uomo che
non è da Dio fare tali prodigi?" e tra di loro vi fu discordia.
Abbiamo visto le domeniche scorse la necessità di
imparare a restare nell'iniziativa di Dio, per restare nella luce, poiché
essendo Dio il Creatore, solo in Dio è la ragione di tutte le cose, per cui
soltanto restando nell'iniziativa di Dio, quindi riconoscendo Lui Creatore di
tutte le cose, noi possiamo restare nella luce.
In caso diverso noi oltrepassiamo i confini della luce
(la luce ha i suoi confini), perché noi stessi esperimentiamo le tenebre e
cadiamo nelle tenebre.
Le tenebre, abbiamo visto, sono determinate essenzialmente
dalle contraddizioni.
Là dove noi troviamo delle contraddizioni, troviamo
l'inquietudine, l'assenza, la mancanza di pace, il pensiero nostro non può
riposare.
Il nostro pensiero è fatto per riposare nell'unità nel
raccoglimento, là dove non ci sono contraddizioni, là dove tutto riposa in
pace, dove tutto riposa in armonia e l'armonia la troviamo là dove tutti
pensieri concordano in un unico fine.
Ora abbiamo visto che tutta la creazione è finalizzata,
essendo creata da Dio e uno solo è Dio, tutto è creazione sua, tutta la
creazione è finalizzata in un unico fine.
Abbiamo
visto qui, già la volta scorsa quello che dice San Paolo nella
lettera ai colossesi: " Tutto per mezzo di Lui è stato creato, il Cristo,
il Pensiero di Dio è generato prima di ogni creatura" e non dice creato
prima di ogni creatura ma, dice generato.
C'è una differenza grande tra generazione e creazione,
dice: "In lui sono state create tutte le cose, quelle in cielo e quelle
sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili, troni, dominazioni,
principati e podestà, tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in
vista di Lui e tutte sussistono in Lui. Piacque a Dio fare abitare in Lui ogni
pienezza ed è necessario che Lui ottenga il primato su tutte le cose".
Proprio in questo: "È necessario che Lui (il
Pensiero di Dio) ottenga il primato su tutte le cose", viene segnalato noi
qual è la condizione per restare nell'iniziativa di Dio, quella che domenica
scorsa abbiamo chiamato la logica dell'adorazione.
La logica dell'adorazione sta proprio in questo, adorare
vuol dire mettere qualcosa al di sopra di tutto, rivolgere tutto di noi a
quello, sta nel mettere il Pensiero di Dio al di sopra di tutte le cose, dare a
lui il primato.
È proprio qui in questa logica dell'adorazione, in questa
necessità di dare il primato al Pensiero di Dio su tutte le cose, che si rivela
l'insidia al calcagno, il tema di questa sera, verso la nostra mente, verso la
nostra anima.
Abbiamo nella Genesi, dopo il peccato Dio che dopo aver
rimproverato Adamo perché ha ubbidito a sua moglie e dopo aver rimproverato
Eva, perché ha ubbidito al serpente, dice al serpente: "Tu le insidierai
al calcagno ma essa ti schiaccerà il capo".
Penso che a questo punto noi, abbiamo la possibilità di
capire il significato di queste parole, questa insidia al calcagno della donna,
la donna rappresenta la nostra anima e cosa significa poi la donna che
schiaccia il capo al serpente: "Ed essa ti schiaccerà il capo".
Il
problema centrale è questo dare il primato al Pensiero di
Dio su tutte le cose, per restare nell'iniziativa di Dio, poiché come non si
arresta in una Parola di Dio se non la si cerca di capire, così non si può
restare in un pensiero se non lo si afferma su tutto, al di sopra di tutto.
Il pensiero rimane in noi in quanto è finalizzante,
quindi in quanto noi ordiniamo, subordiniamo tutto a esso, consideriamo tutto
mezzo per guardare, per realizzare questo pensiero, per renderlo attuale, per
renderlo presente in tutto.
Il pensiero in noi è universale.
Però abbiano detto che tutta la creazione di Dio è già
finalizzata.
Dio ha fatto tutte le cose nel suo Pensiero, lo dichiara
apertamente.
Fatto nel suo Pensiero, in quanto è fatto tutto in vista
del suo Pensiero.
Per cui il Pensiero di Dio è il Principio ma è anche il
Fine di tutta l'opera di Dio, quindi di tutta la creazione di Dio.
Tutta la creazione di Dio è finalizzata al Pensiero di
Dio.
Cosa vuol dire finalizzata al Pensiero di Dio?
Tutta la creazione di Dio è fatta per rendere manifesto
il suo Pensiero alla creatura fatta per conoscere tale Pensiero.
Quindi nell'opera di Dio è contemplata l'esistenza di una
creatura fatta per ricevere il Pensiero di Dio e tutta la creazione avviene in
questo fine qui.
Però il Pensiero di Dio è conoscibile solo in Dio e solo
da Dio.
Vediamo sempre la preghiera di Salomone, dove si dice:
"Senza la sapienza da Te mandata, nulla vale".
La sapienza sta nel Pensiero di Dio, la sapienza da Te
mandata, la sapienza viene da Dio, quindi non viene dalle creature, non viene
dalla creazione di Dio, non viene dalle cose, viene da Dio.
E
allora dobbiamo chiederci se Dio opera tutte le
cose per manifestare il suo Pensiero e per manifestare il suo Pensiero alla
creatura e se il suo Pensiero si rivela solo in Lui e da Lui, evidentemente
nella creatura deve esserci già la presenza di Dio, perché senza la presenza di
Dio, la creatura non potrebbe minimamente accedere al Pensiero di Dio.
Tutta la creazione di Dio è nella realtà, già tutta
finalizzata a un unico fine e abbiamo detto che quando le cose sono
finalizzate, partecipano a una certa logica.
Tutta la creazione à logica, Dio non fa cose illogiche.
Tutta la creazione è nell'intelligenza di Dio, nel
Pensiero di Dio ed è perfettamente logica, perché logico e ciò che è mezzo per
un fine.
Se tutta la creazione di Dio è ordinata a un unico fine,
Dio non fa nulla che non sia ordinato a un unico fine, tutta la creazione è in
questa logica.
Allora noi abbiamo considerato che l'uomo deve fare
questa logica, questa logica dell'adorazione.
L'uomo deve adorare, deve mettere il Pensiero di Dio al
di sopra di tutto, deve dare al Pensiero di Dio il primato.
Ma se nella realtà questo è già, perché tutta la
creazione è già fatta, dove deve avvenire questo?
Se già tutto è fatto così?
Questo deve avvenire nella mente dell'uomo e solo nella
mente l'uomo, che tutta la creazione di Dio, attende il riconoscimento del
Fine.
Quindi tutta la creazione di Dio nella realtà è
finalizzata, nella mente dell'uomo non è finalizzata.
Cioè l'uomo può avere nella sua mente un fine diverso da
Dio, può vivere per altro da Dio, però è tenuto a dare il primato al Pensiero
di Dio.
Non nella realtà, perché nella realtà tutto è già fatto
da Dio, finalizzato al Pensiero di Dio, ma l'uomo può avere un altro fine e
quindi si scolla dalla realtà.
Proprio scollandosi dalla realtà, perché la realtà è
finalizzata a Dio, al Pensiero di Dio, proprio scollandosi dalla realtà l'uomo
incomincia a subire le contraddizioni, i conflitti, l'inquietudine.
L'inquietudine stessa dell'uomo è proprio perché uomo
porta con sé, in sé e anche attorno a sé queste contraddizioni, ma, in realtà
non ci sono le contraddizioni, perché nella realtà tutto è ordinato
perfettamente, in armonia con il Fine voluto da Dio.
Allora è solo nella mente dell'uomo, è solo in quanto
l'uomo ha un fine diverso da Dio.
Avendo un fine diverso da Dio, evidentemente l'uomo
costruisce nella sua mente, quindi non nella realtà, nella sua mente una
logica, perfettamente logica ma adeguata a un fine diverso da Dio.
Ora è proprio in questa mente qui dell'uomo, mente
malata, che si crea la frattura fra l'uomo stesso e la realtà di Dio e la
realtà dell'opera di Dio, la realtà del regno di Dio.
È
qui che l'uomo subisce le contraddizioni, la conflittualità
che in lui, si riflettono come tristezza.
Questo ci fa capire che in ogni logica c'è un’anima, c'è
un fine e ci sono dei mezzi, i mezzi che sono adeguati al fine.
La logica è tale in quanto è ordinata a un fine, quindi
la logica di per sé non è valida, non ha un valore assoluto, la razionalità, la
logicità, ha un valore relativo, relativo al fine.
Stabilito un fine, le cose possono essere perfettamente
razionali in quel fine lì, perfettamente logiche ma, portarci immensamente
lontani dalla realtà.
Questo per dire che la logica non è assoluta, la logica è
relativa al fine, quindi quello che dà valore alla logica è il fine.
Se il nostro fine coincide con l'opera di Dio Creatore,
allora ecco che la nostra logica partecipa della verità di Dio e allora in
questa verità si cresce in armonia, tutto entra nella pace e noi, poco per
volta ci accorgiamo che tutto è perfettamente ordinato al Fine voluto da Dio,
tuttpp in noi e attorno a noi.
Ma se il nostro fine è diverso da Dio, anche se la nostra
la nostra logica in quel fine li è perfettamente conseguente noi, veniamo a
trovarci in un mare di contraddizioni.
In ogni logica noi abbiamo un'anima, un fine, un capo e
abbiamo dei mezzi, mezzi ordinati a quel fine lì.
Il Fine è il Pensiero di Dio nella realtà.
Dio opera tutto per manifestare il suo Pensiero, il Fine
è il Pensiero di Dio.
I mezzi sono tutta la creazione di Dio, noi stessi, tutto
è mezzo per quel Fine lì.
Però succede che nell'uomo, nell'uomo che ancora non vede
tutto finalizzato, perché non ha raccolto tutto in Dio, soprattutto in
conseguenza del peccato, i mezzi diventino fine.
Infatti, Dio Creatore dice al serpente: "Tu
insidierai il tallone della donna, il calcagno" dopo il peccato.
Prima no, prima del peccato il serpente non insidiava
dice: "Dopo tu insidierai".
Vuol dire che il peccato è stato uno scollamento tra
l'anima dell'uomo è Dio.
In questo scollamento, l'uomo subisce l'attrazione delle
creature, per cui la realtà delle creature, l'esperienza che uomo fa nel mondo,
diventa un elemento determinante.
L'uomo che si è scollato dal Pensiero di Dio, che non ha
messo più il Pensiero di Dio come primato nella sua mente a cui tutto riferire,
resta dominato dalle passioni e dai desideri verso le creature, verso le cose.
Dominato dai suoi desideri, perché chi fa peccato, chi si
scolla dal Pensiero di Dio, resta schiavo?
Schiavo di che cosa?
Dei desideri.
E di cosa sono questi desideri?
Sono desideri delle creature, delle cose create da Dio.
Per cui qui le creature, che sono mezzi per il Fine,
diventano fine per l'uomo, per cui l'uomo dominato dai suoi desideri tende a
possedere le creature, si rivolge alle creature come suo fine.
Qui l'uomo incorre in un errore l'errore sta nello
scambiare per iniziativa di Dio, quello che corrisponde ai suoi desideri.
Non cercando più il Pensiero di Dio, l'uomo, anche
ritenendosi credente, finisce di ritenere di essere ossequiente all'iniziativa
di Dio in quanto vede che l'opera di Dio risponde un suo desiderio.
È questa insidia il calcagno dell'uomo, sono gli
argomenti del mondo, sono le ragioni del mondo.
Il mondo è una realtà per l'uomo, il Pensiero di Dio
invece richiede la dedizione da parte dell'uomo.
Il Pensiero di Dio non è visto dall'uomo, la creazione
invece è vista dall'uomo, per questo la creazione media, è mezzo.
Il mezzo è valido in quanto è a contatto, quindi è una
realtà per la creatura, il fine invece è una cosa da raggiungere, il fine non
si raggiunge senza la creatura, il mezzo invece è dato alla creatura, quindi la
creatura subisce la realtà di questo mondo dell'opera di Dio.
Proprio perché la subisce (ed è la sua realtà), ecco che
l'uomo corre il rischio di giustificare le sue scelte, il suo modo di vivere,
la sua dedizione in base alle ragioni delle cose che lui esperimenta e vive in
conseguenza di questo e ritiene anche di vivere nell'iniziativa di Dio, perché
considera le cose mandate da Dio, ma, le considera in funzione del suo
desiderio, non cerca invece il Pensiero di Dio.
Abbiamo detto che qui s'inserisce questa insidia al
calcagno: "Ma essa ti schiaccerà il capo".
L'insidia è data dalla logica del mondo.
Già in quanto noi diciamo che c'è una logica del mondo e
c'è una logica divina (la logica dell'adorazione del Pensiero di Dio) già
questo ci fa capire la possibilità di due logiche nell'uomo: la logica umana e
la logica divina.
Ogni logica ha un capo, un fine e i mezzi, il corpo.
Nella logica umana il capo è il pensiero dell'io, per cui
la realtà è tale per l'uomo in quanto l'uomo la esperimenta, l'uomo la vede,
l'uomo la tocca.
Nella logica di Dio, la logica divina, il capo è il
Pensiero di Dio e tutto va riferito al Pensiero di Dio.
Allora nella logica umana noi abbiamo il culto del
benessere, del lavoro, del guadagno, del prestigio, eccetera.
Nella logica di Dio invece noi abbiamo la conoscenza del
Regno di Dio, la sapienza di Dio, mandata da Dio, in quanto è perfettamente
logica allora diventa quella città, la città di Dio che discende da Dio, che è
salda, che è compatta, la logica è compatta e la logica di Dio è compattissima.
Nella logica umana ci sono le ragioni che apparentemente
sembrano giustificare, però l'anima che contempla Dio, vede che a capo di tutte
queste ragioni umane c'è il pensiero dell'io e il pensiero dell'io non
giustifica assolutamente niente.
Ma allora tutta questa logica è tutta buttata in aria,
quindi di tutte quelle ragioni che tentano e insidiano l'uomo al calcagno, in
quanto gli mettono in crisi il primato del Pensiero di Dio, tutte queste
ragioni umane che insidiano la necessità di dare il primato in noi al Pensiero
di Dio, rivelano all'anima che contempla Dio (Madonna) che a capo di tutte
queste ragioni c'è solo il pensiero dell'io.
E se il pensiero dell'io è a capo, là dove non deve
essere a capo, perché il pensiero dell'io non è ha capo assolutamente di
niente, noi abbiamo la creatura che si è gonfiata, noi abbiamo l'orgoglio,
abbiamo l'ambizione.
Evidentemente tutte le ragioni umane a questo punto
crollano e abbiamo quindi la donna che schiaccia il capo alla logica umana.
Perché la logica umana ha come capo il pensiero dell'io e
il pensiero del nostro io non crea, non è creatore, non crea assolutamente
niente, nemmeno un filo d'erba, quindi l'anima che ha presente il Pensiero di
Dio, annulla, schiaccia il capo, quindi annulla la logica, la validità di tutte
queste ragioni che insidiano questa necessità dell'uomo di dare il primato al
Pensiero di Dio.
E questo ci riporta di nuovo all'inizio.
Tutta la creazione è fatta nel Pensiero di Dio e qui allora
capiamo anche la missione del Cristo.
La missione di Cristo sta in questo, nel raccogliere
tutto in Lui, Lui il Pensiero di Dio e quando avrà raccolto tutto nel Pensiero
di Dio, allora lo offrirà al Padre.
Qui allora capiamo il disegno di Dio in tutta la
creazione.
Tutta la creazione è fatta nel Pensiero di Dio, per il
Pensiero di Dio.
Perché solo in questo Fine, nel Pensiero di Dio, giunti a
questo Pensiero di Dio si ha la possibilità di accedere al Padre di questo
Pensiero, quindi si ha la possibilità qui, di partecipare dell'Assoluto, di
Dio, della vita eterna.
Allora alcuni dei
farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio, perché non osserva il sabato". Altri dicevano:
"Come mai un uomo un peccatore potrebbe
fare tali prodigi?". E tra di loro vi fu discordia. Gv 9 Vs 16 Riassunto.
RIASSUNTO
Argomenti: Il significato della contraddizione in Dio diventa Luce. La
Luce nasce dalla sintonia di due intenzioni. Partecipare
dell’infinito. L’amore e la pretesa. La
morte è manifestazione di una Presenza. Il pensiero e il cervello. Restare in un pensiero. “Resta alla mia destra”.
La tentazione e l’insidia.
20/Settembre/1987 Casa di preghiera Fossano.