HOME

 


Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco.              Gv 9 Vs 13


Titolo: I tempi della nostra anima.


Argomenti: Come si forma il tempo. Dove ci conduce il tempo? Prendete su di voi il mio giogo. Assumersi la responsabilità della verità: pagani e ebrei. Sottomettere la Parola di Dio. Cielo, terra e Parola di Dio. Raccogliersi nel pensiero. Il luogo di Dio, non si forma in noi senza di noi.  La Parola di Dio ci indica il luogo di Dio. Raccogliere o disperdere.


 

Domenica 5/Luglio/1987 Casa di preghiera Fossano


Siamo giunti al versetto tredici di questo capitolo nono in cui si dice: "Intanto condussero dai farisei colui era stato cieco". Anche qui è Parola del Vangelo e quindi è una scena che Dio ci presenta e in quanto la presenta, reca in sé una lezione personale per ognuno di noi.

E quindi dobbiamo chiederci che cosa Dio vuole comunicarci per la nostra vita interiore, per la nostra vita spirituale (che è poi quell'unica che vale), che cosa ci vuole comunicare, presentandoci la scena di questi uomini che avevano assistito alla guarigione di quell'uomo cieco dalla nascita, guarigione compiuta da Gesù e che a un certo momento conducono dai farisei, cioè dalla loro autorità, quell'uomo che era stato cieco e che era stato guarito.

Nell'ultimo nostro incontro, abbiamo meditato, riflettuto sul tempo, su come si forma il tempo nella nostra vita che è una conseguenza del mutamento provocato in noi dalla Parola di Dio.

La Parola di Dio che arriva noi è una proposta e siccome di fronte a una proposta, noi non possiamo non rispondere, rispondendo assumiamo su di noi la responsabilità della risposta che diamo, quindi avviene un mutamento, un mutamento nostro nei riguardi di Dio, questo mutamento, che provoca in noi un prima è un poi, un prima e un dopo fa sorgere in noi la nozione di tempo, di questo divenire.

Per cui il tempo è solo in noi, non è in Dio, non è nell'eterno, il tempo è in noi.

Essendo il tempo, un cambiamento nostro, ecco il problema che si presenta adesso: dove conduce questo tempo?

Dove questo nostro mutare ci conduce?

Poiché ogni giorno noi siamo provocati da Dio, in quanto ogni giorno Dio fa arrivare a noi delle sue Parole, in quanto le sue Parole sono delle proposte, Dio in ogni sua Parola ci propone qualche cosa di Sé, quindi in quanto tutte le sue Parole contengono una proposta per noi, tutte le sue Parole provocano in noi un mutamento.

Noi dobbiamo chiederci questo mutamento, dove va?

Dove conduce?

È il tema di oggi.

Tema che esprimiamo in questi termini: i tempi della nostra anima.

Prendiamo come pensiero guida la Parola di Gesù nel Vangelo di oggi.

Gesù dice: "Prendete su di voi il mio gioco".

L'argomento centrale guida oggi è questo: prendete su di voi la responsabilità della verità.

Qui ci troviamo con questa scena di questi uomini che conducono l'uomo cieco nato, dai farisei la loro autorità.

E c'è da chiedersi perché non l'hanno condotto da Gesù oppure perché essi stessi non sono andati da Gesù?

Perché loro avevano ricevuto una Parola di Gesù.

La parola è stata questa: quest'uomo davanti a loro era stato guarito da Gesù e quell'uomo l'aveva testimoniato: "Quell'uomo che chiamano Gesù, mi ha messo del fango sugli occhi, mi ha detto di andare a lavarmi, sono andato, mi sono lavato e ora ci vedo".

Hanno ricevuto quindi la Parola di Colui che aveva operato la luce in quell’uomo nato cieco.

Abbiamo visto che nell'uomo nato cieco è significato ogni uomo, ogni uomo nasce cieco perché luce dell'uomo è Dio e fintanto che l'uomo non trova Dio, l'uomo si aggira come un cieco nell'universo.

È stato detto loro che l'autore della luce per quel cieco nato era Gesù, ci chiediamo: perché non sono andati da Gesù?

E perché invece sono andati dai farisei?

Quando i samaritani (pagani per gli ebrei di allora) ricevettero la testimonianza da quella loro donna samaritana dell'incontro che aveva fatto con Gesù, della scoperta del Messia, loro andarono da Gesù.

Gesù si era rivelato a lei, l'aveva condotta a questo desiderio e quando lei ha espresso il desiderio dell'incontro con i Messia, Lui le aveva risposto: "Sono Io che parlo con te".

Quando i samaritani ricevettero questa testimonianza della donna samaritana, andarono da Gesù, non andarono da altri, erano pagani!

E lo supplicarono di fermarsi da loro parecchi giorni.

Ecco abbiamo dei pagani che ricevendo una testimonianza di Gesù vanno da Gesù.

Abbiamo degli uomini che appartenevano al popolo di Dio, ebrei che si vantavano di essere figli di Dio, popolo di Dio che ricevono una testimonianza di Gesù: "Lui mi ha dato la luce", eppure non vanno da Gesù, vanno dai farisei cioè vanno a interrogare la loro autorità.

Chiedono l'imprimatur per credere o non credere a quello che stato presentato loro.

È una Parola di Dio e dobbiamo chiederci di fronte alla Parola di Dio che arriva a noi, è giusto o non è giusto chiedere l'imprimatur, chiedere cioè la validità, se dobbiamo accogliere o non dobbiamo accogliere questa Parola.

Ricordiamo che parola guida per il tema di oggi è la Parola stessa di Gesù che dice: "Prendete su di voi il mio gioco".

Abbiamo detto che il giogo è questa responsabilità: "Prendete su di voi la responsabilità della verità".

Cioè ogni uomo di fronte alla Parola di Dio, Gesù ci rivela che è personalmente responsabile della risposta che dà.

Non vale andar a chiedere a uno e all'altro se fa bene o se non fa bene a rispondere in un modo piuttosto che in un altro di fronte a questa Parola.

Perché Dio quando fa giungere a noi la sua Parola, la fa giungere personalmente a noi.

Noi in un modo o nell'altro la risposta la diamo, anche se andiamo a consultare altri, la risposta la diamo.

La Parola ci impegna, ci impegna a cercare Dio prima di tutto: "Una cosa sola è necessaria", se noi sottomettiamo questa Parola ad altro, noi sottomettiamo questa Parola ad altro e ci assumiamo la responsabilità di questa risposta.

Sottomettiamo la Parola di Dio a un'altra autorità.

Gesù stesso però qui precisa, perché a un certo momento lui dichiara apertamente: "Perché non riconoscete da voi stessi quello che è giusto?".

Perché non riconoscete da voi stessi quello che è vero, quello che è giusto?!?

Quindi ci rivela che ogni uomo è personalmente responsabile nel riconoscere quello che è vero e quello che è giusto, non si può giustificare davanti a Dio dicendo: "Io ho i campi, i buoi, la moglie" oppure: "Io ho un'altra autorità, io appartengo a un'altra istituzione".

Dio, la verità di Dio è la massima autorità.

"Chi ama suo padre e sua madre..." e dicendo "suo padre e sua madre" esprime per noi quella che è la massima autorità nel mondo.

Gesù dice: "Chi ama suo padre e sua madre più di Me, chi mette l'autorità di suo padre e di sua madre al di sopra di Me, non è degno di Me".

Chi mette addirittura la preoccupazione della sua vita quindi l'autorità del suo vivere "al di sopra di Me, non è degno di me".

E chi di fronte alla Parola di Dio si volge a consultare altri, non è degno della Parola di Dio, non è degno della verità.

Di fronte a questa responsabilità personale che ogni uomo ha, quando la Parola di Dio gli si presenta, verso quali conseguenze va incontro?

L'uomo, abbiamo visto le volte scorse è essenzialmente costituito da tre fattori: il cielo, la terra e la Parola di Dio.

Il cielo rappresenta il luogo in cui tutto è riferito a Dio, la terra rappresenta il luogo in cui non si vede la presenza di Dio cioè il luogo dell'assenza di Dio, cioè il luogo in cui le cose non sono riferite a Dio e poi è costituito dalla Parola di Dio e la Parola di Dio cosa dice all'uomo?

Dice all'uomo: "Non raccogliere tesori in terra ma raccogli tesori in cielo".

Noi il più delle volte quando leggiamo o sentiamo dire: "Non raccogliere tesori in terra", pensiamo sempre al denaro: "Non accumulare", anche perché Gesù stesso spiega che tutti tesori che si raccolgono in terra sono soggetti a corruzione: "I ladri portano via, le tarme divorano", ma questi tesori in terra hanno un'applicazione più profonda nello spirito.

Se raccogliere tesori in cielo (cielo vuol dire riferire le cose a Dio) vuol dire riferire ogni cosa a Dio, raccogliere tesori in terra vuol dire riferire ogni cosa ad altro da Dio.

Quindi fintanto che noi riferiamo le cose, gli avvenimenti, le parole che ascoltiamo ad altro da Dio, noi raccogliamo dei tesori in terra.

Il Signore Gesù dice: "Non raccogliere tesori in terra", quindi non riferire le cose ad altro da Dio: "Raccogli in cielo", cioè riferisci tutto a Dio.

Quindi accogli tutto da Dio e riferisci tutto a Dio, riporta tutta in Dio, raccogli tutto in Dio.

Quindi ci troviamo di fronte alla Parola di Dio che invita ogni uomo a raccogliere tutto in Dio.

Raccogliere cosa vuol dire?

Vuol dire unificare e unificare cosa vuol dire?

Vuol dire concentrare il nostro pensiero in Dio.

Dalla concentrazione del nostro pensiero in Dio, abbiamo visto le volte scorse deriva la luce.

Perché proprio attraverso il raccoglimento in Dio, il riferire tutto a Dio, si forma in noi la capacità di portare la verità di Dio, cioè si forma in noi il luogo in cui noi possiamo trovare Dio.

E abbiamo visto che ogni cosa appartiene a un suo luogo.

Anche la verità ha un suo luogo e la verità certamente non appartiene alle cose esteriori, perché la verità non appartiene alle cose soggette al tempo e al luogo.

La verità trascende tutto, quello che è vero, è vero, indipendentemente da ogni luogo e da ogni tempo in cui viene detto.

Se la verità trascende luoghi e tempi, certamente non appartiene al mondo esterno, quindi la verità abita nell'interno dell'uomo, dentro di noi, nel nostro pensiero e va cercata lì.

Abbiamo detto che uno degli errori principali che gli uomini fanno è che quando si annuncia loro che la verità abita dentro di loro, nel loro pensiero, poi loro rivolgono il loro pensiero al mondo esterno, l'errore principale è questo.

Perché se è stato detto loro che la verità non si trova nel mondo esterno, ma nel pensiero dell'uomo, bisogna evitare di rivolgere adesso il nostro pensiero alle cose del mondo esterno, o alle parole che si dicono nel mondo esterno, bisogna invece raccogliere il nostro pensiero nel pensiero stesso, cioè nel Pensiero di Dio, perché il Pensiero di Dio abita nel nostro pensiero.

È proprio raccogliendo ogni cosa nel Pensiero di Dio che abita dentro di noi, per questo è necessario chiudere gli occhi a tutto il mondo esterno, per raccoglierci dentro di noi perché la verità abita dentro di te e Dio abita dentro di te, perché questo è il luogo in cui tu puoi trovare Dio, il luogo in cui, soltanto se tu ti raccogli, lo puoi trovare e ne puoi fare esperienza.

Proprio soltanto raccogliendoci qui, noi ci raccogliamo nel luogo della verità, noi possiamo trovare qui la verità.

Per questo dico che raccogliendo, quindi unificando, quindi concentrando il nostro pensiero nel Pensiero di Dio, lì abbiamo la possibilità di scoprire la verità poiché siamo nel luogo della verità, abbiamo la possibilità di trovare Dio poiché siamo nel luogo di Dio.

Dio va cercato nel suo luogo, fintanto che noi lo cerchiamo altrove, certamente non lo troveremo, vagheremo come pazzi a cercare l'assoluto, a cercare la verità, a cercare la luce da tutto e da tutti ma, certamente non la troveremo mai.

Quindi la Parola di Dio concentra i nostri pensieri nel Pensiero di Dio, per dare a noi la possibilità, quindi per formare in noi la capacità della verità.

Qui capiamo che il luogo di Dio, non si forma in noi senza di noi.

Allora noi abbiamo questi tempi: i tempi della nostra anima.

Noi ci troviamo con l'anima che è una possibilità di conoscere la verità perché è passione di verità, la nostra anima è desiderio di verità, desiderio di assoluto, però questa possibilità di verità, questo bisogno di assoluto che è la nostra anima, vaga in tutti i luoghi senza avere la possibilità di trovare l'assoluto, poiché se è vero che non si giunge alla capacità della verità senza di noi, non si giunge alla capacità della verità senza la Parola di Dio.

L'iniziativa non è nostra, infatti noi cerchiamo l'assoluto in tutto quello che cerchiamo e tutto ciò per cui noi viviamo noi, vogliamo che sia assoluto.

Perché ci troviamo con questo bisogno che è bisogno di verità ma che non sa dove rivolgersi.

È la Parola di Dio, quando giungere a noi che ci fa capire dove dobbiamo rivolgere questo bisogno, questa ricerca dell'assoluto se noi vogliamo trovarlo.

L'iniziativa viene dalla Parola di Dio.

È la Parola di Dio che ci dice che l'assoluto si trova lì, cercalo lì e lo troverai.

Quindi è la Parola di Dio che ci convoglia.

Però la Parola di Dio arrivando a noi è una proposta, infatti il luogo della verità non si forma in noi senza di noi, quindi una proposta rivolta a noi.

In quanto Dio dice: "Non raccogliere tesori in terra ma raccogli tesori in cielo", se dice questo, vuol dire che noi abbiamo la possibilità di raccogliere tesori in terra.

Allora la Parola di Dio, essendo proposta, rivela che noi abbiamo la possibilità di ascoltarla e di dedicare a quello che dice questa Parola, ma, abbiamo anche la possibilità di trascurare quello che dice questa Parola.

Allora qui abbiamo un bivio.

Il primo tempo dell'anima è possibilità della formazione della capacità di portare la verità, possibilità.

Questa capacità non si forma senza l'arrivo della Parola di Dio a noi ma, quando la Parola di Dio arriva noi, non automaticamente forma in noi la capacità.

Se non l'ascoltiamo allora noi, passiamo dalla possibilità della formazione in noi della capacità di portare la verità, alla formazione in noi della capacità della verità, cioè se noi ascoltiamo la Parola di Dio la Parola di Dio forma in noi la capacità di vedere di conoscere la verità, forma in noi il luogo di Dio la parola stessa di Dio.

Ma se non ascoltiamo la Parola di Dio noi, non abbiamo omesso di ascoltare la Parola di Dio, noi abbiamo fatto qualcosa di peggio.

Noi se non ascoltiamo la Parola di Dio perdiamo la possibilità di formare in noi la capacità di portare la verità, quindi noi perdiamo la possibilità che avevamo prima.

Gesù dice: " Chi con Me non raccoglie disperde".

Non dice: "Chi con Me non raccoglie, non raccoglie", non dice: "Chi con Me non raccoglie fa un'omissione" no, dice: "Chi con Me non raccoglie disperde".

E poi in un altro luogo dice: "A chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che lui ha".

Qui ci siamo: "Sarà tolto anche quello che ha".

E cosa ha la nostra anima prima di trovare la Parola di Dio, prima di trovare la possibilità di raccogliere in Dio?

Ha la possibilità di trovare il luogo di Dio ma se non ascolta la Parola di Dio, le sarà tolta la possibilità di trovare il luogo di Dio.

Per questo dico che non è soltanto un'omissione.

Quando noi non ascoltiamo la Parola di Dio, quando non c'impegniamo in quello che la Parola di Dio ci propone, noi non soltanto trascuriamo la Parola di Dio, noi perdiamo la possibilità che avevamo prima di trovare la Parola di Dio, la possibilità che avevamo di trovare il luogo di Dio.

Per cui non lo troveremo più: "Sarà tolto anche quello che uno ha".

E allora dopo questo primo tempo: possibilità di trovare il luogo di Dio, dopo aver incontrato la Parola di Dio, si formano due correnti: una corrente ascensionale verso Dio di unificazione per chi ascolta la Parola di Dio, di raccoglimento, di unificazione quindi di concentrazione, per cui più uno raccoglie in Dio più diventa capace di raccogliere in Dio ed è il tanto raccoglimento in Dio che ci rende capaci di raccogliere tanto in Dio.

Qui abbiamo una progressione geometrica che si sviluppa, si alza molto rapidamente, si arriva a delle quantità enormi in pochissimo tempo poiché quanto più raccogliamo, tanto più siamo fatti capaci di raccogliere.

Ma se non raccogliamo e abbiamo visto che non raccogliendo, disperdiamo quanto più noi ci disperdiamo anche qui abbiamo una progressione geometrica che rapidamente ci porta al nulla.

Quindi noi stiamo correndo i tempi della nostra anima stanno correndo per sé due grandi direzioni verso questi due grandi fini ascoltando la Parola di Dio e impegnandosi nella Parola di Dio noi corriamo verso la capacità di portare la verità che è capacità di conoscere Dio, non ascoltando la Parola di Dio non impegnandoci in essa noi corriamo verso l'incapacità di conoscere Dio teniamo presente che la capacità di conoscere Dio si chiama paradiso l'incapacità di conoscere Dio si chiama inferno.