HOME

 


Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto:Va' alla piscina di Sìloe e lavati! Io vi sono andato, mi sono lavato e ora vedo".  Gv 9 Vs 11


Titolo: Il come di Cristo.


Argomenti: La volontà vuole se vede il come. La necessità di vedere il come. Dio è Fine, Principio e Mezzo. L'incontro con Gesù. Nello Spirito incontriamo uno dedicandogli il nostro pensiero. Dedicarsi alle parole di Gesù. Gesù: parole e fatti. Gesù opera convincendo. Le opere di Cristo: morte, resurrezione, ascensione. Vedere la gloria di Cristo prima che il mondo fosse. Il "come" di Eva. La necessità di vedere come il Figlio attinge la luce dal Padre.


 

24/Maggio/1987 Casa di preghiera Fossano.


- Esposizione di Luigi Bracco -


Siamo al versetto undici in cui si dice: "Egli rispose: Quell'uomo che si chiama Gesù, fece del fango, me lo mise sugli occhi e mi disse: Va alla piscina di Siloe e lavati. Io sono andato, mi sono lavato e ora vedo".

Ecco gli avevano chiesto: "Come si sono aperti i tuoi occhi?".

Glielo chiesero quando lui aveva affermato, (di fronte ai loro dubbi circa la sua identità): "Sono proprio io".

"Io" chi?

Quel cieco che se ne stava mendicando sui gradini del tempio di Gerusalemme.

Gesù lo aveva incontrato e l'aveva guarito.

E qui gli hanno chiesto "come?".

Lui risponde: "Quell'uomo che si chiama Gesù".

Lui non sapeva che quell'uomo che si chiama Gesù era Dio.

Eppure anche senza saperlo, aveva ottenuto la guarigione da Dio.

Questo per farci capire che gli avvenimenti arrivano a noi, noi non sappiamo che è Dio, eppure Dio opera con noi, anche se noi non lo sappiamo.

Quest'uomo cieco dalla nascita è stato guarito ed è giunto a vedere la luce per opera di Dio ma, lui non sapeva che fosse Dio, per opera di un uomo: "Quell'uomo che si chiama Gesù mi ha fatto il fango, mi ha spalmato gli occhi, mi disse di andarmi a lavare alla piscina di Siloe, io sono andato, mi sono lavato e ora vedo".

Abbiamo visto la volta scorsa l'importanza del "come", quando gli chiedono: "Come si sono aperti tuoi occhi?".

E abbiamo visto come questa sia la condizione per poter fare, per poter camminare verso quel Fine per il quale noi abbiamo avuto l'esistenza.

Fintanto che noi non arriviamo a questo "come", anche se sappiamo che dobbiamo arrivare a un certo Fine, anche se sappiamo che dobbiamo impegnarci personalmente, che dobbiamo impegnarci subito, fintanto che non vediamo il "come", noi restiamo paralizzati.

La nostra volontà non può volere fintanto che non vede il come.

Per cui abbiamo visto che il "come" è l'ultima domanda, l'ultima interrogazione che si forma nell'anima dell'uomo.

Quando ormai si è convinto del Fine, della meta verso la quale deve tendere, dell'importanza, del valore di questa.

Quando si è convinto che lui stesso personalmente si deve impegnare a camminare verso questo fine e si deve impegnare adesso, oggi, senza rinviare a domani.

Soltanto quando si è convinto di tutto questo, allora finalmente nell'anima dell'uomo sorge l'interrogazione: ma come devo fare, come posso fare?

Prima non si forma questa interrogazione e fintanto che non si forma questa interrogazione qui, la nostra volontà è paralizzata rispetto al Fine verso il quale deve tendere.

E quindi l'uomo non parte, non può partire, ha bisogno di vedere questo come.

Qui si tratta di un cieco ma, sul piano naturale, tutto quel che è avvenuto, è segno per il campo dello spirito e nel campo dello spirito, tutti gli uomini sono ciechi, ciechi dalla nascita perché la luce della mente, dell'anima, la luce che convince viene da Dio.

E fintanto che l'uomo non vede Dio, non trova Dio, l'uomo è sempre un povero cieco.

Un povero cieco che è mendicante, perché deve mendicare la vita, deve mendicare il pensiero, deve mendicare la novità delle creature, deve mendicare un po' d'amore a tutti i passanti, a tutti coloro che passano nella sua vita, perché l'uomo da solo non sta su.

Nel campo dello spirito tutti siamo ciechi e mendicanti.

È chiaro come questo cieco dalla nascita giunse a vedere.

Il cieco stesso enumera i passaggi attraverso cui giunse alla luce: "Quell'uomo che si chiama Gesù mi fece del fango, me ne spalmò gli occhi, mi disse di andarmi a lavare alla piscina di Siloe, sono andato, mi sono lavato e adesso ci vedo", segna delle tappe.

Sul piano naturale è abbastanza chiaro intendere il significato di queste tappe ma, per coloro che hanno occhi che vedono, occhi naturali, occhi del corpo che vedono e che invece sono ciechi nell'anima, nella mente e hanno bisogno di questa luce ecco che il "come" di questo cieco, non è più tanto semplice.

Cosa vuol dire?

Cosa vuol dire per l'uomo nel campo dello spirito questo giungere a vedere?

Certo l'uomo sente il bisogno di giungere a vedere però, fintanto che non sa "come" non si muove.

E cosa vuol dire la via, nel campo dello spirito, nel campo del pensiero?

In cosa consiste questo "come" nel campo del pensiero per giungere alla luce, per giungere a vedere?

La volta scorsa abbiamo detto che quel "come" rivela a noi questa dipendenza dall'altro.

Cioè fintanto che noi non vediamo un altro fare lo stesso cammino che dobbiamo fare noi, e che noi non siamo capaci di fare, noi non sappiamo il come.

Il come è la via e questa via però, noi la dobbiamo vedere percorrere da un altro, perché soltanto se la vediamo per correre da un altro, anche noi la sappiamo percorrere.

Quando si parla di via, s'intende sempre un tratto di cammino che collega il principio con il fine.

Il principio è il punto in cui noi ci troviamo con la nostra cecità, la situazione in cui noi veniamo a essere, il fine è la meta verso cui noi dobbiamo tendere e la via è quella che collega i due punti.

Il come è determinato dal vedere uno che traccia per noi questa via, dal punto in cui noi ci troviamo (teniamo sempre presente che siamo nel campo del pensiero) alla meta e la meta è la luce.

La volta scorsa abbiamo detto che proprio il fatto che noi non possiamo vedere e capire il come se non vediamo un altro, proprio questo ci rivela che noi giungiamo alla luce per mezzo di Dio e che Dio stesso è la via che ci conduce a conoscere Dio.

Dio è il mezzo, per cui Dio è il Principio, Dio è il Fine e Dio è anche il mezzo, la via.

Per questo in tutte le cose dobbiamo guardare a Dio e dobbiamo trovare in Dio il come per arrivare a Dio, per arrivare alla nostra luce, cioè al nostro fine.

Quando noi diciamo guardare Dio siamo nel campo del pensiero, perché la verità abita nel pensiero, Dio abita nel pensiero, Dio si trova soltanto nel pensiero e per mezzo del pensiero.

Quando noi diciamo guardare a Dio, cioè guardare col Pensiero Dio cosa intendiamo?

Soprattutto se dobbiamo guardare a Dio per vedere come arrivare a Dio.

Questo cieco che è stato guarito dice: "Quell'uomo che si chiama Gesù", in quanto dice "quell'uomo" dice il punto di contatto.

Intanto ci rivela che la cosa veramente importante è l'incontro con Gesù, poiché è proprio Gesù, Dio tra noi che ci fa vedere come, come si arriva alla luce di Dio, è proprio Lui la strada: "Io sono la via".

Ma anche qui l'incontrare Gesù, "quell'uomo che si chiama Gesù", cosa significa?

Nel campo della realtà materiale incontrare uno è facile, basta andare dove si trova, dove abita, dove passa, ma, siamo nel campo dello spirito e nel campo dello spirito cosa vuol dire incontrare Gesù?

Perché soltanto incontrato Gesù, poi ritroveremo il come, la via.

Noi generalmente pensiamo che incontrare uno vuol dire trovarlo sulla nostra stessa strada, invece nel campo dello spirito noi ci incontriamo con un altro in quanto dedichiamo il nostro pensiero all'altro.

L'Altro c'è.

L'uomo Gesù c'è, ha occupato un punto preciso nella storia, abbiamo dei punti di riferimento, possiamo pensare a Lui, possiamo trovare quello che Lui ha detto, possiamo trovare quello che Lui ha fatto.

Lui è tra noi, quello che manca a questo incontro (campo dello spirito) è la dedizione del nostro pensiero.

Soltanto dedicando il nostro pensiero a Gesù (uomo) noi possiamo avere il punto d'attacco per la via, cioè per questo come, per arrivare alla luce di Dio.

Ma pensare, dedicarci a Gesù cosa vuol dire?

Gesù si è caratterizzato per il suo parlare: "Nessuno ha mai parlato come Lui".

Quindi se incontrarlo, vuol dire dedicare il nostro pensiero a Lui e se Lui si caratterizza per le sue parole, noi lo conosciamo, lo incontriamo in quanto ci dedichiamo alle sue parole.

Quel giovane ricco che giunge (attraverso la lunga trafila dell'antico testamento in cui si è fermato questo bisogno) a Gesù, chiede: "Come, cosa devo fare, come devo fare per entrare nella vita eterna, per conoscere Dio?".

Gesù gli dice: "Vieni e seguimi".

Seguire Lui cosa significa?

Lui dice: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me".

Ci rivela che Lui ci conduce al Padre, quindi esclusione di qualunque altro mezzo, ma come si fa a seguire Lui verso il Padre?

Non distinguiamo in due grandi classi il messaggio di Gesù: parole e fatti.

Però i fatti che sono il "come" per noi, vengono illuminati dalle sue parole.

Per cui soltanto se noi abbiamo ascoltato le sue parole abbiamo la possibilità di intendere il significato dei suoi fatti e possiamo seguirlo fino dove Lui ci conduce ad attingere la luce.

Quindi prima di tutto sono le parole.

Infatti, Gesù dice: "Sarete veri miei discepoli se resterete nelle mie parole".

E le sue parole cosa ci dicono?

Che cos'è che caratterizza le sue parole?

La grande caratteristica del Cristo, tutta la lezione del Cristo, è quella di incentrarci sull'unica cosa necessaria.

Lui in tutte le cose ha Dio come punto fisso di riferimento.

Quindi tutto il suo parlare, avendo Dio come punto fisso di riferimento, convince la nostra anima.

Ecco la vera, grande missione del Cristo che ci fa percorrere il cammino.

Perché noi non possiamo arrivare a intendere il come, quindi le sue opere, fintanto che in noi non è maturata la convinzione del fine.

Quindi attraverso il parlare, Lui facendo punto fisso di riferimento Dio, convince la nostra mente del fine per il quale siamo stati creati, del fine di cui ci dobbiamo occupare.

"Cerca prima di tutto Dio, non preoccuparti di nient’altro".

Questo disinquinamento: "Le mie parole lavano".

Le sue parole sono acqua che lava.

"Voi siete puri a motivo delle parole che vi ho detto".

Quindi prima di tutto ci orienta al fine e ci fa capire, ci convince (Dio opera convincendo).

Quindi Colui che ha come punto fisso di riferimento Dio, parla convincendo, ci fa capire la grande importanza che ha per noi il trovare Dio.

E ci convince della necessità di impegnarci personalmente.

Non importa che altri cerchino Dio, sei tu personalmente responsabile.

Sei tu personalmente che ti devi impegnare in questa ricerca, in questa dedizione.

E ci convince sul tempo, sul quando.

Non rinviare a domani, oggi, il che vuol dire oggi, nella situazione in cui ti trovi, puoi essere malato in un letto, puoi essere angosciato, puoi essere povero, puoi essere ricco, sapiente o stolto nella situazione in cui tu ti trovi, oggi per il tempo che hai a disposizione cerca Dio prima di tutto.

Sei stato creato per questo, perché la vita vale solo per questo.

Dopo averti convinto che tu ti deve impegnare personalmente, che ti devi impegnare oggi, nel luogo in cui ti trovi (per cui non devi rinviare né come spazio né come tempo) a questo punto qui l'anima è fatta capace di chiedere il come.

E qui abbiamo la seconda grande classe del messaggio del Cristo le sue opere.

E le sue opere le possiamo sintetizzare in questi grandi passaggi: la sua morte in croce, la sua resurrezione, la sua ascensione al Padre.

Lui traccia per noi, percorre per noi il cammino.

Abbiamo detto che il come sta nel vedere come un altro da noi giunge alla luce.

"Come ti si sono aperti gli occhi?".

Come l'uomo Gesù è arrivato alla luce.

Lui per primo dice San Paolo è entrato nel tempio di Dio, è entrato per noi, per aprire a noi il passaggio.

Ecco il come.

E come ha tracciato a noi questo come?

Prima formando in noi la passione, l'interrogazione del come.

E per arrivare a questo "come", ha parlato convincendoci sul Fine, sulla necessità di occuparci personalmente, subito, nel luogo in cui siamo di Dio.

Perché soltanto a quel punto lì, matura in noi l'interrogazione che ci rende capaci di ascoltarlo, di seguirlo, cioè d'intendere quindi le sue lezioni principali: morte, resurrezione, ascensione.

Queste tappe Cristo le ha vissute per tracciare a noi il cammino, per farci vedere come si giunge alla luce.

Lui è giunto alla luce non per Sé, Lui è giunto alla luce per noi, per farci vedere come.

Abbiamo visto molte volte che la morte del Cristo in croce rappresenta la morte al pensiero del nostro io.

Quindi tappa essenziale, necessaria su questo cammino, su questo come è superare il pensiero del nostro io, superare il pensiero del nostro io e risorgere per occuparci di Dio.

Non solo ma con ascensione al Padre, Cristo è asceso al Padre per noi, affinché noi, ascendendo con Lui al Padre, vedessimo da Lui, per mezzo di Lui, Cristo asceso al Padre, alla destra del Padre, vedessimo come (qui abbiamo il Figlio di Dio) attinge la luce dal Padre.

Soltanto andando al Padre con Lui, là dove Lui si trova, abbiamo la possibilità di vedere la gloria che ebbe prima che il mondo fosse.

La gloria che Egli ebbe prima che il mondo fosse, è questa contemplazione del Padre, è questo attingere la luce dal Padre.

Quindi Lui è asceso al Padre, perché il Padre è la sorgente della luce.

Dio è il centro ed è la via che conduce noi alla luce, Dio lo trovo nel pensiero, penso Dio, certo ma come?

Bisogna arrivare attraverso Cristo a guardare Dio e ad attingere da Dio la luce come l'attinge il Figlio.

Per cui abbiamo questi grandi passaggi.

Se vediamo tutto il disegno di Dio dall'inizio, noi troviamo che il primo come Adamo, lo trovò nella donna, in Eva.

In Eva,  Adamo trovò come ci si deve comportare verso la parola di Dio.

Adamo ascoltava la parola di Dio, ma aveva bisogno di questo "come".

Il "come" lo trovò in Eva.

La parola di Dio che è il seme, si deve ascoltare, si deve ricevere nella nostra terra, si deve custodire, si deve meditare, si deve portare alla luce.

Quindi in Eva, abbiamo la prima lezione di Dio, su questo "come" si arriva a dare alla luce quello che Dio fa arrivare a noi.

Perché Dio fa arrivare a noi l'annuncio (il seme) ma poi questo seme va portato alla luce e a noi manca sempre il come.

La seconda grande lezione ci viene da Maria.

Maria è questo grande come e poi la terza lezione ci viene da Gesù.

"Come" Gesù uomo, quest’uomo che chiamano Gesù, che si chiama Gesù, come questo uomo può arrivare vedere.

Per cui Gesù è il Figlio di Dio (ma non lo sappiamo) che scende al punto in cui ci troviamo noi uomini.

Quindi vedo un altro uomo, vedo un altro me stesso.

Però quest’altro uomo a un certo momento arriva alla luce.

Qui non siamo più quel cieco nato che a un certo momento arriva vedere con i suoi occhi naturali, qui siamo nel campo dello spirito, qui abbiamo l'uomo Gesù che a un certo momento arriva ad attingere la luce dal Padre e l'attinge per noi.

Per noi l'attinge scendendo al livello nostro e ci fa vedere come si arriva là.

E poi finalmente abbiamo il grande vero "come" del Figlio Dio che attinge la luce dal Padre.

Fintanto che non arriviamo a vedere questo come, noi non arriviamo alla conoscenza del Padre e del Figlio e noi non possiamo attingere la luce di cui noi sentiamo il bisogno perché siamo stati creati per questo.

Ma dobbiamo arrivare lì, perché: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me".

Quindi nessuno di noi, pur avendo bisogno di questa luce, nessuno di noi può attingere la luce, se non vede come, come il Figlio l'attinge dal Padre.

Perché il Figlio è proprio Figlio, perché Lui la luce per Sé, essendo Dio, l'attinge dal Padre.

E dice: "Io vado a prepararvi un posto, affinché dove Io sono, siate anche voi e possiate vedere la mia gloria".

La sua gloria sta in questo: Lui ha la possibilità di attingere personalmente la luce dal Padre e avendo questa possibilità la comunica a noi attraverso Cristo.


A:  Il come di Gesù va dalla crocifissione alla Pentecoste.

Luigi: Ci fa vedere come Lui ha attinto la luce, affinché anche noi possiamo attingere la luce.

Perché fintanto che non vediamo il come non possiamo.

A.: Invece il come del cieco...

Luigi: Questo come è un come esteriore, è una parabola.

Quest’uomo era cieco, una cecità materiale.

Come è arrivato a vedere?

“Quell’uomo che si chiama Gesù”, primo incontro.

“Mi ha messo del fango sugli occhi e mi ha detto di andare a lavarmi alla piscina di Siloe”.

Il cieco ha fatto la parola: “Ci sono andato, mi sono lavato”

Qui siamo nel campo esteriore, facile da capire: atto magico.

Evidentemente, tutto quello che avviene fuori, è lezione per ognuno di noi.

Perché l’etsreno è specchio di una situazione mia interiore: io sono cieco nello spirito.

E nello spirito, prima di tutto, cosa vuole dire incontrare Gesù?

E poi cosa viole dire nello spirito, andarsi a lavare nella piscina di Siloe?

C’è il passaggio dal come esteriore, al come interiore.

Il come interiore è essenzialmente il nostro rapporto con Dio.

Però Dio arriva a noi, solo attraverso le parole.

Dio non lo incontriamo per strada o in piazza, Dio arriva a noi attraverso le parole.

Cristo è la Parola di Dio tra noi.

Dio essendo trascendente, l’unico punto di contatto che ha con l’uomo è attraverso la Parola.

Non è la presenza fisica del Cristo, è la Parola del Cristo il punto di contatto tra Dio e l’uomo.

Perché nella Parola di Cristo, noi troviamo il rapporto con Dio.

Infatti Cristo ha Dio, come punto fisso di riferimento del suo parlarePer cui tutto il parlare di Cristo, fa sempre riferimento a Dio.

Il punto di contatto tra Dio e la situazione in cui mi trovo, è la Parola.

Questa Parola di Dio che, prima di tutto mi disinquina, perché io, lontano da Dio mi sono inquinato: ritemgo tante cose importanti ed essenziali.

Cristo, facendo sempre riferimento a Dio, parlando mi disinquina e mi prepara per la croce, la resurrezione e l’ascensione al Padre; “Affinché dove sono Io, siate anche voi e possiate vedere”.

A.: Ma i passaggi per giungere al Padre sono molto più espliciti in Cristo che non nel miracolo di questo cieco.

Luigi: Certo, nel senso che è la Parola che m’illumina il fatto.

Se Cristo fosse vissuto tra noi, fosse vissuto naturalmente, avesse fatto miracoli e fosse morto e risorto ma non avesse parlato, noi non avremmo nessun punto di contatto con Dio.

Perché è la Parola che m’illumina le opere che Lui ha fatto.

È la Parola di Dio che m’illumina, non è quello che Lui ha fatto che m’illumina.

Le opere di Cristo sono illuminate dalla Parola.

È sempre la Parola di Dio che mi fa capire anche la parabola.

La Parola m’invita ad ascoltare quell’uomo che si chiama Gesù.

Le Parole che Lui mi dice, io le devo lavare nello Spirito di Dio.

Sono queste parole che m’illuminano tutto.

Sono le parole che m’illuminano, in quanto però mi dedico ad esse.

“Sarete veri miei discepoli se resterete nelle mie Parole”.

Si rimane nelle parole del Cristo, o meglio dell’uomo Gesù, in quanto si cerca di capirle.

Abbiamo in Eva e in Maria, la lezione di come si riceve la Parola di Dio.

Si riceve, si custodisce, si medita, fino a giungere alla luce.

Ed è questa Parola che mi dà poi la possibilità d’intendere la sua morte in croce, la sua resurrezione e la sua ascensione al Padre.

Per arrivare a vedere come il Figlio di Dio (non più Gesù), attinge la luce dal Padre.

Fino a quando con Lui, come Lui, abbiamo la possibilità di attingere la luce dal Padre, per cui Lui si vede generato dal Padre e si conosce come Figlio del Padre.

A.: Possiamo anche non fare una cosa sola con il Figlio...

Luigi: Non siamo noi che la facciamo, è il Padre.

Perché conoscendo il Padre e conoscendo quello che fa il Padre, noi costatiamo di essere una cosa sola con il Figlio.

E tutto questo per opera del Padre e del Figlio.

Non basta il Padre, perché noi saremmo tagliati fuori.

E non basta il Figlio da solo, per cui non basta credere a Cristo.

Perché il Figlio ti consegna al Padre, in modo che tu possa vedere la luce dal Padre.

È questa luce dal Padre, che ti fa costatare di formare una cosa sola con il Figlio: “Affinché siano tutti una cosa sola”.

Cioè è il Padre che ci fa figli suoi.

E ci fa quindi una cosa sola con suo Figlio.

Dio, la Luce, la Verità, abita nel nostro pensiero e si trova solo attraverso il pensiero.

Quindi è tutto un cammino da fare con il pensiero.

Il nostro pensiero con Cristo.

Non è un fatto esterno.

Tutte le cose esterne che vediamo sono delle parabole ma che ci significano qualcosa da fare con il pensiero.

B.: Ascoltare, custodire, meditare e riportare tutto a Dio.

Luigi: Riportare tutto a Dio, sapendo che dobbiamo arrivare a quella meta in cui il Figlio ci fa vedere, come attingere la luce dal Padre.

Anche per noi, la luce viene dal Padre.

Per cui il Figlio parla a noi ma tutte le parole che Lui dice, pongono noi in cammino, in movimento, verso la sorgente della luce.

Fintanto che non attingiamo personalmente la Luce dal Padre, neppure il come di Cristo è illuminato.

Una sola è la sorgente della luce: il Padre.

Per cui bisogna attingere la luce dal Padre.

B.: Ma anche le parole che il Figlio stesso dice, vengono dal Padre.

Luigi: Vengono dal Padre ma vengono illuminate soltanto in quanto noi le attingiamo dal Padre.

Noi abbiamo segni e parole che arrivano a noi senza di noi, tutto quelo che arriva a noi senza di noi, arriva a noi come parola, come segno, ma tutto questo non è inteso, non è capito, se noi stessi non ci dedichiamo alla sorgente, al Padre, per attingere da Lui, il significato di quello.

Per cui Dio fa arrivare a noi tutte le cose senza di noi, il significato non lo dà a noi senza di noi.

Quindi le cose che arrivano a noi senza di noi ci mettono in movimento verso questo bisogno di capire il significato (che è Dio stesso).

Questo significato non si può attingere senza di noi, senza questa dedizione pura come ce l’ha indicata il Figlio.

C.: Io non ho capitro il come di Eva.

Luigi: Il problema di Adamo è quello di ascoltare, di custodire, di portare alla luce.

In Eva, Adamo vede il compito che Dio ha assegnato alla sua anima.

Eva, la donna, riceve il seme, lo custodisce, lo porta a maturazione fino a darlo alla luce.

È il compito della donna.

Per cui la donna diventa per l’uomo il “come” l’uomo deve comportarsi verso la Parola di Dio.

La Parola di Dio è il seme (parabola del seminatore), il seme del seminatore è la Parola di Dio.

È la Parola di Dio che rende feconda la vita.

Però questa parola può incontrare terreni diversi.

Io posso essere una strada asfaltata.

La parola di Dio scende sulla strada asfaltata, però non penetra.

Posso essere un terreno pietroso, con rovi.

Dio ha posto davanti a noi, come bisogna comportarsi verso il suo Seme, verso la Parola di Dio.

Per cui la funzione della donna non è quella di procreare, no, c’è un significato profondo.

È una lezione ma una lezione nel campo interiore, per la nostra anima.

Nella donna, Dio ti ha messo lo specchio di come ti devi comportare verso la Parola di Dio.

Quindi tieni sempre presente che il seme che feconda è la Parola di Dio.

Quindi verso la Parola di Dio ti devi comportare come la donna, fino ad arrivare alla Luce.

Altrimenti tu perdi: aborto.

Io vorrei precisare ancora una cosa: quando si fa un aborto, non si fa soltanto l’aborto, si diventa noi stessi degli aborti.

Perché noi diventiamo figli delle nostre opere.

D.: La via attraverso cui il Cristo giunge ad attingere la luce, è sempre segno per noi.

Luigi: Lui non lo fa per Sé, Lui è Dio.

Come Verbo incarnato, morte resurrezione e ascensione rientrano tutte nel campo del Verbo incarnato.

Tutto quello che fa come Verbo incarnato, lo fa per noi, non lo fa per Sé.

Quindi : Signore, cosa vuole dire la tua resurrezione per me? Perché sei asceso al Padre. Cosa vyoi significarmi  attraverso questo?”

Sono tutte lezioni per noi, sono tappe della nostra vita interiore.

Tappe di un cammino verso il fine.

E qual è questo fine?

Giungere alla conoscenza della Verità.

Per cui se io non capisco il significato della sua ascenzione al Padre, io non arrivo al mio destino, non arrivo al mio fine.

Per cui Lui mi traccia il come, che in noi non matura se prima non ci siamo convinti che dobbiamo vivere per quel fine e che quel fine è della massima importanza e che dobbiamo dedicarci personalmente qui ed ora.

Dio attravesro tutto il suo parlare, opera queste convinzioni in me, se io lo ascolto.


Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Egli però assicurava: "Sono proprio io!". Allora gli domandarono: "Come si sono aperti i tuoi occhi?" Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto:Va alla piscina di Sìloe e lavati! Io vi sono andato, mi sono lavato e ora vedo".  Gv 9 Vs 9-10-11 Riassunti.


RIASSUNTI


Argomenti: La coscienza di essere – L’identità dell’uomo – L’essere oggettivo e soggettivo – La crisi d’identità – Via Verità Vita – Il come di Gesù – L’unica cosa necessaria – La paralisi dell’uomo – Raccogliere il Pensiero di Dio nel Padre -


 

31/ Maggio/ 1987