Ed
essendosi chinatosi di nuovo, scriveva in terra.
Gv 8 Vs 8 Primo tema.
Titolo: I due silenzi di
Dio.
Argomenti: La Parola di Dio che
viene a morire nel mondo. Il valore di
Dio. La necessità del silenzio. Il nostro io è una fabbrica di rumore. Il concepimento. L'illusione
del silenzio. Cristo
ci libera dal pensiero dell'io.
22/Aprile/1984 Fossano.
Ecco, Gesù ha parlato, lo
avevano interrogato, avevano insistito, Lui faceva silenzio, avevano voluto che
giudicasse, che annunciasse il suo giudizio.
Adesso Gesù ha parlato e ha
detto il suo giudizio.
Silenzio prima e silenzio
dopo.
L'argomento di oggi è
proprio Pasqua, questa Parola di Dio che viene a morire nel
mondo degli uomini, in questo silenzio che la precede e in questo silenzio che
la segue.
La Parola di Dio è Cristo.
Cristo è preceduto da un
silenzio profondo in cui gli uomini chiedono, pretendono, insistono che si
manifesti.
Finalmente la Parola di Dio
si dichiara e si manifesta e subito è la fine, è l'ultima scena.
Poi è seguita dal silenzio.
Domenica scorsa abbiamo visto
perché Cristo viene a morire tra noi, perché questa Parola di Dio viene a
morire tra noi.
La Parola che viene a
morire è proprio la Parola di Dio che fa toccare con mano a noi quello che Lui
è per noi.
Ed è qui la grande grazia
concessa da Dio agli uomini, quando sono essi a parlare, ad affermare la loro
volontà e non sono disposti ad ascoltare.
Quando gli uomini vogliono affermare essi stessi, Dio si concede al
punto tale da fare toccare con mano a loro la Sua morte, il Suo silenzio, la
Sua assenza.
Ma l'uomo, toccando con
mano l'assenza di Dio scopre il grande valore, la grande importanza che Dio ha
per la vita dell'uomo, per la luce dell'uomo, per la mente e per il cuore
dell'uomo.
Abbiamo visto che c'è una
conoscenza per esperienza di privazione, l'uomo non conosce quello che Dio è in
Sé, certamente ma, conosce il valore di Dio.
Scoprendo il valore di Dio,
Dio concede all'uomo questa grande grazia, quella di potere desiderare, di
potere cercare, di potere volere Dio per quello che Dio vale.
Il guaio dell'uomo è
questo: se anche parla di Dio, se anche cerca Dio, se anche si occupa di Dio o
se ascolta cose di Dio, la maggior parte delle volte non le ascolta con quella
dedizione e con quell'intensità che Dio richiede e che è proprio condizione per
potere giungere a conoscere il volto di Dio.
Fintanto che l'uomo non cerca
Dio per il vero valore che Dio ha, l'uomo ricade sempre nella schiavitù delle
sue catene, ricade sempre nella prostrazione del suo mondo e non può
risollevarsi.
Dio facendo toccare con
mano, facendo esperimentare all'uomo quello che Egli è nei suoi riguardi
(Tutto) e quello che l'uomo è da solo, autonomamente, staccato da Dio (niente),
facendo cioè esperimentare all'uomo la sua morte, Dio fa esperimentare il
"tutto" che Egli è per l'uomo e il niente che l'uomo è di per
sé.
Proprio da questo rapporto
niente-tutto, scaturisce nell'uomo questa grande volontà di cercare Dio con
tutte le sue forze, come un niente può cercare il suo tutto.
L'uomo cioè viene posto
nella condizione di potere cercare Dio per quello che veramente Dio vale.
Per cercare Dio così e per
dedicarsi così a Dio, è necessario che l'uomo faccia tacere tutto di sé, questo
grande silenzio è la condizione necessaria perché l'uomo possa aprirsi a Dio.
Fintanto che l'uomo porta
dentro di sé del rumore, non può ascoltare la Parola che esce dalla bocca di
Dio, perché abbiamo visto che la Parola che salva è la Parola che esce dalla
bocca di Dio.
Però per potere ascoltare
questa Parola è necessario che ci sia il silenzio.
Silenzio che nasce dal
nulla dell'uomo.
Fintanto
che l'uomo ritiene di essere qualcuno, fintanto che l'uomo
pensa a sé, parla di sé, l'uomo si riempie di rumore.
Il nostro io è una fabbrica
di rumore e quindi è un principio di catene, è una fabbrica di catene che ci
rende schiavi e sopratutto ci impedisce di ascoltare Colui che parla con noi.
Ecco perché la Parola di
Dio è preceduta da un lungo silenzio, Dio tace, quel silenzio di Dio è un
invito rivolto a coloro che parlano e che dovrebbero tacere, è un invito a
rientrare in se stessi per aprirsi all'attenzione a Colui che deve parlare e
che non parla fintanto che altri parlano.
Perché fintanto che altri
parlano, l'anima non può ricevere la sua Parola.
È il danno del rumore, è il
danno della molteplicità, il silenzio chiede sopratutto presenza di uno
solo, richiede attenzione all'uno solo.
Quando c'è molteplicità di
presenze che parlano in noi, il nostro ascolto è disturbato e noi veniamo a
trovarci nella impossibilità di ascoltare.
Ma quando si è nella impossibilità di ascoltare si è anche
nella impossibilità di intendere e quindi di capire quello che ci viene detto e
quindi di concepire.
Il concepimento avviene
sempre in un rapporto con uno solo, dove c'è molteplicità non ci può essere
concepimento, quindi non ci può essere intelligenza.
Ecco tutta l'opera di Dio
precedente che tende a portarci in questa solitudine: "Ti porterò nel
deserto e là parlerò al tuo cuore", tende a portarci in questo silenzio,
in questo deserto, in questa solitudine, in modo da renderci capaci di
ascoltare, di capire, d'intendere, di concepire quello che Lui vuole
comunicarci: Se Stesso.
C'è però un fatto, noi
possiamo illuderci di fare silenzio, possiamo illuderci
di essere nel deserto ed è per questo che è necessario capire bene questo
silenzio.
Noi possiamo recitare tempi
di silenzio, possiamo recitare luoghi di deserto e non essere affatto nel
silenzio e nel deserto.
Fintanto che in noi il
pensiero del nostro io parla, questo ci impedisce l'ascolto di Dio.
Possiamo anche venirci a
trovare nella impossibilità di dimenticare noi stessi.
Quanto più noi pensiamo a
noi, tanto più noi raccogliamo mondo attorno a noi, quanto più noi raccogliamo
mondo e argomenti attorno al nostro io, tanto più questi ci rendono schiavi al
punto che noi siamo resi impotenti, incapaci di dimenticare noi stessi e la
situazione può diventare tragica, perché nella incapacità di dimenticarci, noi
siamo nella assoluta incapacità di superare il rumore del nostro io, il rumore
dei nostri argomenti, dei nostri problemi, dei nostri pensieri e quindi veniamo
a trovarci nella impossibilità di potere ascoltare Dio.
Pur non ignorando mai Dio,
perché Dio è Colui che nessuno può ignorare.
Perché c'è il silenzio che
è richiesto alla creatura ma c'è anche il silenzio di Colui che parla, il
silenzio di Dio.
Dio in noi, può essere
presente e non parlare, non è che Lui non parli ma siamo noi che veniamo a
trovarci nella impossibilità di ascoltarlo, per cui la sua Presenza rimane ma
noi non possiamo ascoltare la sua Parola.
Questo è il vero silenzio,
dato dalla presenza di uno che non dice niente a noi.
Cristo è morto per
liberarci da questa situazione, per liberarci dai nostri
demoni, per liberarci dalle illusioni, per liberarci dalla impossibilità di
dimenticare noi stessi.
Abbiamo visto domenica
scorsa la testimonianza di Zaccheo: "Perché credi in Cristo come Figlio di
Dio?", "Perché Lui mi ha reso libero da me stesso".
Cristo non ci ha liberati
automaticamente, Cristo morendo dà a noi la possibilità di essere fatti liberi
dal pensiero del nostro io.
Dare a noi la possibilità
di essere liberi dal pensiero del nostro io, vuole dire dare a noi la
possibilità di mettere a tacere tutto di noi, di fare il vero silenzio e quindi
di aprirci all'ascolto di Dio.
L'argomento di oggi è
questo doppio silenzio di Dio. Il silenzio che precede la Parola e il silenzio
che segue la Parola di Dio e possiamo concludere che il silenzio che precede la
Parola termina con la morte di Gesù.
Il silenzio che segue la
Parola, che segue questa Parola che viene da Dio ad ognuno di noi, si conclude
con la morte del nostro io e solo se si conclude con la morte del nostro io
(questo non avviene senza di noi) e solo se si conclude con la morte a noi
stessi, Cristo qui ci apre alla resurrezione, allora qui Cristo non è morto
invano.
Ma non è detto che questo
silenzio che segue la sua Parola si concluda con la morte al pensiero del
nostro io, non è detto perché non si muore a noi stessi senza di noi e
non è detto che il nostro io voglia morire, di fronte alla Parola di Dio che è
venuta a morire in lui.
Ed
essendosi chinato di nuovo, scriveva in terra.
Gv 8 Vs 8 Secondo
tema.
Titolo: Fuggite
ai monti.
Argomenti: Quando
Dio tace, tutto si svuota di valore per noi. La morte è progressiva. Scoprire l'importanza della Pietra scartata. Preferire altro al Massimo Valore. La
venuta di Dio come Verità. La
Verità di Dio che si presenta a noi indipendentemente da noi. La venuta di Dio non come segno ma come Verità. La Presenza di Dio di per Sé non è Luce. La capacità di sopportare una presenza. Non sopportiamo quello che non possiamo comprendere. La capacità di capire ci viene da ciò che portiamo in
noi. Anticipare
in noi la conoscenza di Dio.
29/Aprile/1984
Fossano.
Gesù dopo avere offerto la
sua Parola agli uomini, ritorna al silenzio e a scrivere in terra.
Abbiamo visto l'importanza del
silenzio che circonda la Parola di Dio: prima e dopo.
Il silenzio che è
preparazione alla Parola e abbiamo il silenzio che segue la Parola.
Il silenzio è la condizione
per l'ascolto e l'ascolto è la condizione per giungere all'intelligenza, per
giungere alla conoscenza di Dio.
Abbiamo anche detto che in
questa Parola di Dio che si concede agli uomini, è significato l'ultimo segno
di Dio.
Il che vuole dire che dopo
quest’ultimo segno non c'è più nulla.
E allora ci siamo chiesti
che cosa possa significare questo silenzio di Gesù che torna a scrivere in
terra, che torna a scrivere nella nostra vita.
Dopo l'ultimo segno c'è
l'esperienza del silenzio di Dio nella nostra vita, c'è l'esperienza
dell'assenza di Dio nella nostra vita.
In questo Gesù che scrive
in terra, dopo avere offerto la sua Parola, c'è la rivelazione di quello che
accade nella nostra vita, dopo che Dio si è offerto a noi.
Arriva sempre un giorno in
cui Dio viene a consumarsi dentro di noi.
Il mistero di Dio viene a
consumarsi nel pensiero del nostro io, da quel punto, da quel giorno
noi incominciamo a esperimentare l'assenza di Dio, la solitudine.
Ora, quando Dio si rende
assente, quando Dio tace, incomincia la consumazione di tutti i valori, la fine
di tutte le cose.
Se Dio parla tutto vive, tutto
acquista significato, tutto acquista valore.
Ma se Dio non parla, tutto
incomincia a svuotarsi di valore per noi.
Non bastano le parole degli
uomini, non bastano le nostre parole, non bastano tutti i nostri sforzi e tutte
le nostre fatiche per dare valore, per dare significato alle cose.
Se Dio non parla, tutte le
cose perdono di significato, perdono valore e quando le cose perdono
significato, valore, anche la nostra vita si spegne perché noi non siamo capaci
a volere una cosa quando questa non ha più significato per noi.
Quando la nostra vita non
ha più senso, non può più essere sopportata.
Se Dio non parla, inizia in
noi lo svuotamento di tutto, è una morte progressiva.
Una morte che non tocca
fondo perché non si arriva al nulla, è una morte progressiva, uno svuotamento
progressivo, senza l'annullamento totale, perché nulla si può creare e nulla si
può distruggere perché tutto è opera di Dio.
Ma abbiamo anche detto che
in quest’annullamento di tutti i valori che l'uomo subisce, che l'uomo
esperimenta, dopo che ha sottoposto il Pensiero di Dio, la Parola di Dio al
pensiero del suo io o alle sue stesse parole, in questo svuotamento di valori,
in questo silenzio, in quest’assenza di Dio che ogni uomo esperimenta, balza
davanti agli occhi di tutti ciò che più vale, ciò che veramente vale.
Cioè balza in evidenza
l'importanza di ciò che noi abbiamo scartato nella nostra vita.
Arriva un certo momento in cui Dio
si offre presentandosi come ciò che noi dobbiamo mettere prima di tutto.
"Cercate prima di tutto
il Regno di Dio", voi siete stati creati per cercare e per conoscere Dio,
questa è l'unica cosa necessaria per la vostra vita.
Se di fronte a questo
valore che ci viene presentato, noi preferiamo altro, incomincia in noi
l'esperienza dell'assenza di Dio.
Per preferire altro è
sufficiente che noi dedichiamo la nostra vita, i nostri pensieri, i nostri
interessi ad altro da Dio, anche se continuiamo a professare la nostra fede in
Dio o continuiamo a pregare.
L'esperienza dell'assenza
di Dio è l'esperienza dello svuotamento di tutti i valori, incomincia in noi
l'esperienza della pietra scartata.
Ma la scoperta della pietra
scartata è anche la scoperta che quel valore fondamentale trascurato da noi, è
diventato motivo di perdita del significato di tutte le cose.
Nell'esperienza
dell'annullamento dei valori c'è l'esperienza del vero valore.
È Dio che si avvicina
all'uomo, è Dio che viene.
Attraverso lo svuotamento
di tutte le cose, attraverso questa morte progressiva che cresce in noi, c'è Dio
che viene a noi.
Ma teniamo presente che
questo Dio che viene non è più il Dio che si concede, non è più il Dio che ci
conosce.
È la Verità di Dio che si
presenta a noi indipendente da noi.
Questa presenza crescente
del Dio che viene: Gesù parla della venuta di Dio tra le nubi,
ecco in questa morte progressiva, in mezzo a questo svuotamento dei valori, c'è
questa Verità di Dio che si presenta a noi in modo sempre più imponente.
Però questa Presenza di Dio può
essere insopportabile a noi, poiché la Presenza di Dio, adesso non è più una
presenza che si concede come prima, come segno, qui non abbiamo più Dio che si
presenta a noi come segno.
Qui si annuncia come
Verità.
Come Verità non ci conosce
più, non si concede più, non si lascia strumentalizzare più.
L'ultimo segno a questo
punto è già stato dato.
Dio è venuto a morire in
noi, si è concesso a noi, si è lasciato strumentalizzare da noi, si è lasciato
uccidere da noi, dopo questo, Dio non si concede più ma si rivela a noi come
Verità, come Verità assoluta.
Questo avvicinarsi della
Presenza di Dio può essere cosa per noi insopportabile.
La Presenza di Dio, di per
Sé non è Luce.
La Presenza di Dio, di per
Sé non è una conoscenza amica.
Che cosa è che rende a noi accettabile una cosa o no?
Non è la cosa in sé.
La possibilità di
sopportare una presenza viene da quello che portiamo dentro di noi, non sta
fuori di noi, in ciò che è indipendente da noi.
La Verità di Dio giunge a
noi e si presenta indipendentemente da noi ma, proprio perché è indipendente da
noi, può essere insopportabile a noi.
Gesù stesso quando parla ai
farisei dice: "Perché le mie parole non penetrano in voi? Perché non le
potete sopportare?", ci rivela come noi possiamo trovarci di fronte a dei
dati, a delle presenze e non poterle sopportare.
Questo è quello che avviene
man mano che tutte le cose si svuotano di valore, per rendere evidente a noi il
vero valore.
Che cosa è che rende a noi
accettabile una presenza?
Cosa è che rende noi capaci
di sopportare una presenza?
È quello che portiamo dentro
di noi.
Noi non possiamo sopportare la presenza di
quello che non possiamo comprendere, che non possiamo capire ma, la capacità di
comprendere, la capacità di capire non ci viene dal di fuori, ci viene da
quello che portiamo dentro di noi.
È assolutamente necessario
che prima che questa Verità di Dio si presenti come assoluta davanti a noi, si
sia formata in noi questa capacità di conoscere e di comprendere Dio.
Qui ci troviamo di fronte a quello che dice
Gesù:"Quando vedrete succedere queste cose", cioè quando nella vostra
vita voi comincerete a vedere, a esperimentare l'assenza di Dio, il Dio che
tace, il vuoto di tutte le cose, il non significato della vostra stessa vita,
quando voi incominciate a esperimentare questa fine del vostro mondo, Gesù dice:
"Fuggite ai monti".
È il tema di oggi, è
l'anima di tutto questo silenzio di Gesù che scrive sulla nostra terra, dopo
aver concesso la sua Parola.
Questo scrivere in terra
che è annullamento di tutti i valori, che è esperienza in noi della privazione
di Dio, deve suscitare in noi questa fuga ai monti e sopratutto deve renderci
molto attenti a non voltarci indietro per cercare di recuperare quello che
abbiamo perduto, poiché sarebbe un errore fatale.
Fuggire ai monti vuole dire
anticipare in noi la conoscenza di Dio, perché Dio sta venendo.
Il Regno di Dio si sta
avvicinando nella vostra vita, sappiatelo, il Regno di Dio è alle porte, alle
porte della vostra anima, alle porte della vostra mente, alle porte della
vostra vita.
Per questo Lui dice:
"Fuggite ai monti", non cercate di recuperare niente ma sprofondate
il vostro pensiero nel Pensiero di Dio, in modo da potere ottenere da Lui
quella Luce dentro di voi, su di Lui che vi rende sopportabile, accettabile la
sua venuta, che vi rende capaci di accogliere la sua Presenza.
Non è sufficiente che Dio
riveli a noi la sua Verità, per renderci capaci di sopportare questa Verità, è
necessario che dentro di noi si sia formata prima la capacità di sopportare
questa Luce.