E
siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è
senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".
Gv 8 Vs 7 Primo tema.
Titolo: Il giudizio di Dio.
Argomenti: Si entra nel Regno di Dio, ascoltando Dio. Il
significato di Dio che scrive in terra.
Come finiscono i
segni resta il giudizio. Con Cristo che muore in croce abbiamo la
fine dei segni. I segni
convergono verso una Parola parlata di Dio.
18/Marzo/1984
Fossano.
In questo insistere di
scribi e farisei già si forma una rivelazione su quanto abbiamo precedentemente
detto.
Questo insistere ci rivela
che non hanno capito niente del silenzio di Gesù e
del suo scrivere con il dito in terra.
Nel Regno di Dio non si
entra attraverso i nostri argomenti, non si entra attraverso il nostro parlare
e non si entra attraverso le nostre opere, nel Regno di Dio si entra ascoltando
Dio e si entra quando la Parola di Dio arriva a noi e viene da noi accolta e
capita: "Io sono uno che bussa alla porta, se qualcuno ode la mia voce e
mi apre, Io entrerò e cenerò con lui e lui con Me".
Nel Regno di Dio si entra
ascoltando la Parola di Dio.
Qui invece ci troviamo con
scribi e farisei che non hanno capito la lezione che Gesù voleva dare loro
attraverso il suo silenzio.
Proprio facendo silenzio, Lui
non approvava i loro argomenti e si rifiutava di rispondere.
Abbiamo già accennato e
vedremo che, rifiutandosi di rispondere, Lui si rifiutava di giudicare.
Infatti adesso che loro
insistono nell'interrogarlo, alzandosi gli dice una parola, una parola sola ed
è subito giudizio, è sarà una fuga generale.
Comunque proprio in questo
loro insistere c'è la rivelazione che non hanno capito.
Non hanno capito il
silenzio di Gesù e non hanno capito il significato di Lui che scriveva in terra
e di ciò che Egli scriveva in terra.
Rifiutandosi di cogliere il
significato di questo, loro hanno rifiutato di aprirsi agli argomenti di Dio.
Gesù che scrive in terra
significa Dio che scrive sulla
nostra terra, perché tutto quello che opera Gesù è rivelazione di quello
che Dio fa nella nostra vita.
Rifiutandosi di cogliere il
significato di questo, non hanno capito che Dio scrive in terra per aprirci
all'ascolto della sua presenza.
Dio quindi scrive in terra
per mettere a tacere tutti i nostri argomenti, per far tacere tutto di noi,
tutte le questioni, tutti i nostri problemi che sorgono dal pensiero del nostro
io, anche se ci rivolgiamo a Dio su questi argomenti.
Questo scrivere in terra di
Dio è per farci passare dai nostri problemi, all'ascolto dei suoi Problemi e
questo richiede da parte nostra il silenzio su tutto, su tutto di noi, su tutta
la nostra terra, su tutto il nostro mondo, perché condizione per poter
ascoltare è far tacere tutto di noi, questo è il significato di ciò che Dio
scrive in terra.
Il rifiuto di scribi e
farisei si rivela in quanto loro insistono nei loro argomenti.
Anziché abbandonarsi
all'ascolto di Gesù, loro insistono nei loro argomenti, per sollecitare Gesù a
dare una risposta.
Ora, quello di cui noi non
ci rendiamo sufficientemente conto è che non intendendo il significato di ciò
che Dio scrive sulla nostra terra, noi rifiutiamo la Parola di Dio, noi
rifiutiamo il Verbo di Dio.
Cioè noi facciamo fuori
dalla nostra vita la lezione di Dio, facciamo fuori Dio e quindi ci stiamo
aprendo a quella che è la conclusione di tutte le cose.
Perché in un primo tempo
abbiamo l'opera di Dio che ci invita ad aprirci, ad interessarci del Cristo,
questo nostro rifiuto ci porta all'adulterio, quindi ci porta di fronte a una
scena in cui c'è lo specchio della colpa che portiamo in noi, in conseguenza di
questo abbiamo il silenzio di Dio nella nostra vita e lo scrivere di Dio sulla
nostra terra.
Lui tace per non
giudicarci, scrive sulla nostra terra, quindi si sottomette all'uomo, si fa
figlio dell'uomo, per educare l'uomo a sottomettersi a Dio e noi non cogliendo
questo giungiamo a quella che è la fine di tutti i segni: "A questa
generazione malvagia non sarà dato alcun altro segno".
Finiscono i segni e come finiscono i segni resta il
giudizio.
Qui rifiutandosi di aprirsi
alla lezione data da Gesù nel loro peccato, nella loro colpa, hanno fatto
finire i segni di Dio e da questo già intuiamo la morte del Cristo.
Con Cristo che muore in croce, noi abbiamo la
fine di tutti i segni e con la fine di tutti i segni c'è il giudizio,
immediatamente c'è il giudizio, una parola che provoca una fuga.
Ci avviciniamo con questo
al significato della fine di tutti i segni, di tutti i tempi.
Tutti i segni e tutti i tempi convergono
verso una Parola parlata di Dio ma, questa Parola parlata di Dio, può essere
salvezza o può essere giudizio.
È salvezza se noi, avendo
colto l'opera di Dio e capito il significato di essa, abbiamo fatto tacere
tutto di noi per aprirci all'ascolto ma, se non abbiamo colto questo ed abbiamo
insistito nei nostri argomenti, nei nostri problemi e nelle nostre questioni,
noi veniamo a trovarci di fronte alla Parola parlata di Dio che esprime un
giudizio.
Il giudizio su che cosa?
Sui nostri argomenti, sui
nostri problemi, sulle nostre questioni, giudizio di Dio ed è la fine. Perché
con la fine dei segni si rivela che il mondo è già giudicato e quindi Dio
rivela il giudizio.
E il giudizio sta in
questo: l'uomo non può restare alla presenza di Dio.
Nel giudizio ci troveremo
di fronte a questa Parola di Dio che agli uni dice: "Venite" e agli
altri dice: "Via da Me".
Gesù dicendo: "Chi di
voi è senza peccato scagli per primo contro di lei una pietra", dice
esattamente questa parola: "Via da Me" e infatti, uno dopo l'altro se
ne andranno via tutti, perché si sono sentiti giudicati ma, sono loro stessi
che hanno provocato questo giudizio, non cogliendo il segno d'amore e di
misericordia che Gesù diede loro, segno d'amore che è rivelazione di quello che
Dio opera nella nostra vita, attraverso il suo silenzio e attraverso il suo scrivere
in terra.
Luigi: Questo
è rivelazione di quello che Dio fa nella nostra vita, cioè, Dio scrive sulla
nostra terra. Tutta la creazione è scrittura di Dio per noi.
Ma scrittura per che cosa?
Per dirci che Lui c'è e che è presente.
Allora se Lui è presente,
quello è un invito a fare attenzione alla sua presenza, per potere ricevere da
Lui la sua parola.
Se noi non cogliamo il
significato di questo, restiamo solo più con le parole nostre, per cui in tutta
la creazione, in tutte le opere di Dio, noi vediamo soltanto noi, non
riusciremo più ad ascoltare la Parola di Dio, non vedremo più un giorno del
Signore.
Verranno giorni in cui voi
desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Signore e non lo vedrete.
Il che vuol dire che vorrete
ascoltare una parola di Dio ma non l'ascolterete, non potrete ascoltarla.
Non vedrete più nessuna
parola di Dio, non vedrete più nessun segno di Dio, perché in tutto vedrete
soltanto il vostro io, il pensiero di voi stessi.
Cioè ascolterete soltanto
parole di uomini, non più parole di Dio.
Nel dovere esperimentare
soltanto le parole degli uomini e non più la parola di Dio, questa è la grande
fuga da Dio.
La fuga si rivela nel fatto
che l'uomo non riesce più a collegarsi con Dio, non riesce più a prendere contatto
con Dio.
B.: Perdendo il
Principio...
Luigi:
Non avendo colto il significato...
B.: Non si può
più inserire.
Luigi:
No, nessun altro segno viene dato all'infuori del segno di Giona e il segno di
Giona è la parola, la parola di Dio.
Questa parola di Dio che
qui si rivela attraverso il silenzio del Cristo e Lui che scrive.
Chi non coglie
questo...questo è abbassarsi di Dio.
Il silenzio di Dio passa.
Dio non fa eternamente
silenzio.
Dio è il Verbo che parla.
Quindi il silenzio di Dio è
soltanto una concessione che Dio fa alla creatura che è immersa nel pensiero di
se stessa.
La creatura che è immersa
nel pensiero di se stessa, quindi che parla di sé, che pensa soltanto a sé, non
è aperta all'ascolto.
E allora qui Dio tace.
Ma il silenzio di Dio è un
ammonimento ed essendo concessione passa.
Non resterà sempre il
silenzio di Dio.
C.: Se la
creatura esperimenta il silenzio di Dio è perché lo ha già esperimentato Dio.
Se Dio non dà all'uomo la forza di vedere questo Dio che scrive, non c'è niente
che gliela possa dare.
Luigi: Ma
vede, se l'uomo non crede in Dio, l'uomo si rivolge a giudicare, è portato a
condannare tutti gli altri. L'uomo che è incentrato sul pensiero di se stesso,
deve sempre criticare, giudicare, condannare gli altri e questo è rappresentato
da questa donna adultera.
Condannando questa
adultera, loro non si accorgono di condannare se stessi, di invocare da Dio il
giudizio su di sé.
Soltanto che quando lo
invocano, questo giudizio cade.
Quando ti svegli all'interesse
per Dio smetti di giudicare e ti apri all'interesse per che cosa Dio ti vuole
comunicare attraverso quella creatura magari così volgare, così povera, così
misera.
Quella creatura è parola di
Dio per me e allora quando uno comincia a vedere la presenza di Dio, incomincia
sempre a chiedersi perché, esclude di giudicare il fratello e cerca sempre il
Pensiero di Dio in quello che Dio gli presenta.
Qui escludendo il Pensiero
di Dio, hanno ucciso il segno che Dio dava loro, per la loro salvezza, per non
giudicarli.
Questo insistere
nell'interrogare, rivela che loro hanno rifiutato Gesù.
Allora alla fine resta il
giudizio e il giudizio porta alla fuga da Dio, all'impossibilità di potere
ascoltare la Parola di Dio.
C.: Tutti sono
scappati, neanche uno è rimasto.
Luigi: Tutti
quelli che avevano presentato a Gesù quella donna adultera per condannarla.
Gesù stava insegnando nel
tempio, quindi vi erano coloro che ascoltavano Gesù mentre Lui insegnava,
mentre Lui stava insegnando ai discepoli, a coloro che lo ascoltavano, arriva
questo gruppo di farisei portando questa donna.
C.: Altrimenti
siamo proprio condannati tutti.
Luigi: No,
Dio non parla per condannarci ma per salvarci.
Anche questo suo scrivere con
il dito in terra era per salvarli, ma se noi ci rifiutiamo di capire il segno
di Dio, non ci sarà dato altro segno.
C.: Bisogna non
uccidere Cristo.
Luigi: O
perlomeno capire il perché della sua morte.
Noi lo portiamo morto in
noi, noi portiamo Dio morto in noi, proprio in quanto pensiamo a noi, viviamo
per noi, noi portiamo Dio morto dentro di noi ma non ne siamo consapevoli.
Il giorno in cui noi
scopriamo questo, abbiamo la possibilità di giungere al cielo di Dio.
E.: Quando noi
chiediamo a Dio che avvalli una nostra condanna verso una creatura?
Luigi: Quando
facciamo valere i nostri argomenti. Quando cioè vogliamo far servire Dio ai
nostri problemi, ai nostri argomenti, sembra che ci sia apparentemente
interesse per Dio, perché qui presentano questa adultera e interrogano Gesù.
Sembra che interrogare Dio
sia un rispetto della sua presenza e della sua sapienza, sembra che ci sia
sottomissione a Dio.
Sostanzialmente c'è il
desiderio di sottomettere Dio alle nostre questioni.
Tutta l'opera di Dio è per
convogliarci in questo silenzio che ascolta i suoi argomenti, non che impone i
propri argomenti.
C'è proprio questo
passaggio dai nostri argomenti, gli argomenti del nostro mondo, della nostra
vita, anche nei riguardi di Dio sia chiaro, ma sempre sono argomenti che
nascono dal pensiero del mio io, facciamo dei problemi a Dio che sorgono dal
nostro io.
Mentre invece Dio opera per
portarci nel silenzio che si apre all'ascolto degli argomenti di Dio.
Perché l'uomo non è salvato
dalla parola scritta, non è salvato da quello che Dio fa nel nostro mondo ma è
salvato dalla parola che esce dalla bocca di Dio, cioè che esce dalla presenza
di Dio e quindi che mi parla di Dio, che mi parla delle cose di Dio, l'uomo è
salvato da Dio che parla di Sé alla creatura.
Parlando di Sé, fa passare
la creatura dal finito della creatura all'infinito in cui si trova Dio.
Quindi il passaggio nel
regno di Dio, avviene attraverso l'ascolto.
Quindi bisogna mettere a
tacere, siano giusti o non siano giusti, tutti i nostri argomenti, tutti i
nostri problemi, tutte le nostre preoccupazioni per: "Signore parla che io
sto ad ascoltare".
Dicendo questo, tu dici che
hai messo a tacere tutte le tue questioni, tutti i tuoi problemi, tutti i tuoi
argomenti, vicini e lontani e sto soltanto ad ascoltare quello di cui tu mi
vuoi parlare.
Lui vuole parlare di Sè,
soltanto parlandomi di Sé, rivela Sé a me, quindi mi fa entrare e mi insegna a
vedere le cose dal suo punto di vista.
E.: Qui c'è una duplice
condanna, per non avere voluto ascoltare Cristo e per aver voluto giudicare
quell'adultera.
Luigi: Quella
è una conseguenza.
Non avendo inteso,
naturalmente l'uomo è portato a questo, però proprio giudicando e condannando,
non si accorge che esclude Dio dalla sua vita, proietta il pensiero di Sé sulle
cose esterne e proiettando il pensiero di Sé, non riesce più a vedere né un
segno di Dio, né ad ascoltare una parola di Dio. Per cui non riesce più a
prendere contatto con Dio. E questo gli crea la grande fuga, cioè l'incapacità,
l'impotenza di credere in Dio.
Desidererebbe vedere uno
solo dei giorni del Signore ma non lo può vedere.
E.: E come lo
avverte questo desiderio? Sempre come un esigenza d'assoluto.
Luigi: Sì,ma
non riesce più a prendere contatto con niente, non riesce più a vedere un segno
di Dio.
E. Ma non può
annullare l'esigenza di Dio.
Luigi:
Quella non la può annullare. Il desiderio di Dio la creatura l'ha ricevuto da
Dio, avendo ricevuto un fatto da Dio superiore, l'uomo non può cancellarlo,
l'uomo non può né creare, né annullare niente dell'opera di Dio, subisce gli
effetti, porta gli effetti.
E.: E la parola
che Dio dice e che si sintetizza in "Via da Me", l'uomo come la
avverte?
Luigi:
L'anima l'avverte come fuga da Dio.
Dio non è che ti dica la
parola come la diciamo noi, te la dice facendoti esperimentare certe cose.
Ti fa provare l'attrazione
di Dio, il restare con Dio e ti fa costatare l'impossibilità di restare nel
Pensiero di Dio, perché ci sono gli altri fatti che ti portano via, quindi ti
dice: "Via da ME".
E.: L'avverte
come esperienza di Dio.
Luigi:
No, ha dubbi.
L'anima attratta da Dio non
ha dubbi, l'anima cacciata da Dio ha dubbi, è proprio il dubbio che le
impedisce di restare.
E.: E l'anima che
è confermata?
Luigi: L'anima
che è confermata vede Dio, esperimenta Dio, vive in unione con Dio, in dialogo
con Dio, resta con Dio, conosce le cose di Dio.
G.: Questa fuga è
il segno della condanna definitiva?
Luigi: Ma
il Signore ci dice queste cose prima che avvengano, affinché non abbiano ad
avvenire. Il Signore dice queste cose prima che avvengano, affinché non
avvengano nella nostra vita.
Non verrà dato alcun altro
segno, perché desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Signore e non
potrete vederlo.
E siccome insistevano
nell'interrogarlo, rizzatosi disse loro: "Chi
di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".
Gv 8 Vs 7
Secondo tema.
Titolo: La materia per il
sacrificio.
Argomenti: La fame di segni. Il concetto di sacrificio. Sacro e profano. La giustizia
essenziale. Il vero
sacerdote. Il
compito dell'uomo. La mente è il vero altare. Un segno reca a noi due pensieri. Scrivere il proprio nome sui segni di Dio. Quando il segno cessa di essere segno. L'ostia
viene a mancare.
25/Marzo/1984
Fossano.
Questi scribi e questi
farisei, con la loro insistenza hanno annullato, frustrato la lezione di Gesù
che scriveva per terra, hanno annullato il segno che Dio dava a loro per
recuperarli.
Il segno è finito ed è cominciato il giudizio.
I segni finiscono.
Come in quella parabola di
Lazzaro seduto sui gradini della porta di quel ricco epulone, quel segno a un
certo momento viene tolto e il ricco epulone precipita nell'inferno.
Viene un momento in cui i
segni passano, i segni finiscono, cioè se l'uomo non li capisce, i segni
finiscono.
Abbiamo anche accennato che
a un certo punto la materia per il sacrificio viene a mancare.
L'argomento di oggi è
questo: quando e come e perché questa materia per il nostro sacrificio venga a
mancare e quali siano le conseguenze.
Una prima conseguenza la
possiamo subito accennare.
Come viene a mancare la
materia per il sacrificio in questi scribi e farisei, in loro inizia una fame,
è la fame di trovare qualche segno.
Qualche segno per credere in
Dio, perché non riescono più a credere in Dio, eppure non possono non credere
in Dio.
C'è questa conflittualità
qui.
Non possono non credere in
Dio, eppure non riescono più a credere in Dio.
Si forma una fame
terribile, è la fame di segni: "Dacci un segno, affinché noi possiamo
credere", ecco, quando la materia per il sacrificio viene a mancare,
l'uomo si trasforma in una fame di segni ed è una fame che non trova più il suo
pane: "Nessun segno verrà dato a questa generazione malvagia".
È una delle prime conseguenza.
Ora, per approfondire e per renderci conto di questo è necessario che ci
soffermiamo sopra il concetto di sacrificio che non è quello che noi
comunemente intendiamo come sacrificio.
Sacrificio vuole dire fare
sacro qualcosa cioè riconoscere che è di Dio, Dio è il Sacro e tutte le cose
che Dio ci presenta, ce le presenta affinché noi le facciamo sacre, le
consacriamo cioè a Lui.
Tutto è di Dio ed
evidentemente se viene chiesto a noi il sacrificio, cioè il fare sacro tutto
ciò che Dio ci presenta, è perché apparentemente le cose non sono sacre.
Apparentemente agli occhi
nostri ci sono cose sacre e cose profane.
Per fare sacro qualcosa,
dobbiamo avere un qualcosa che agli occhi nostri è autonomo, separato da Dio e
che spetti a noi di portarlo a Dio per consacrarlo.
Ora, c'è Dio Creatore di
tutte le cose e ci sono le sue opere, ci sono i segni di Lui e c'è questa
richiesta.
Tutto è di Dio e allora
dallo a Dio, questa è la giustizia essenziale
che viene chiesta a noi.
Per fare questa giustizia noi
dobbiamo consacrare a Dio, cioè fare questa giustizia.
Dio abita dentro di noi e
portare le cose a Dio non può e non deve essere la distruzione delle cose, come
non può e non deve essere l'offerta delle cose a un tempio, come non può essere
penitenza, digiuni o i sacrifici come noi comunemente li intendiamo.
Se Dio abita dentro di noi,
evidentemente portare a Dio vuole dire interiorizzare i segni di Dio, quei
segni che Dio ci presenta a noi e che apparentemente esistono senza
l'Intenzione di Dio, perché noi vediamo i segni di Dio ma non vediamo
l'Intenzione di Dio.
Bisogna interiorizzare
questo, cioè portarlo a Dio, raccogliere in Dio.
A questo punto noi capiamo
che il vero sacerdote è ogni uomo e che questa
consacrazione, questo sacrificio nessuno li può fare al posto nostro.
L'uomo ha come compito essenziale, quello di portare le cose a
Dio e di raccogliere le cose in Dio, questa è la vera funzione ed è la funzione
sacerdotale che è richiesta ad ogni uomo, ne deriva, come diceva Sant Agostino
che la nostra mente è il vero altare cui offrire i sacrifici a Dio.
Non c'è nessuno che lo
possa fare al posto nostro.
L'uomo ha come compito
essenziale, quello di portare le cose a Dio, di raccogliere le cose in Dio,
questa è la vera funzione ed è la funzione sacerdotale che è chiesta ad ogni
uomo.
Il vero altare è la nostra
mente ed è nella nostra mente che bisogna offrire questi sacrifici a Dio.
Nella nostra mente c'è un punto di congiunzione, c'è la possibilità di un
punto di congiunzione tra i segni che arrivano a noi da Dio e Dio stesso.
Se la nostra mente è
l'altare e l'altare è dove si fanno le offerte a Dio, vuole dire che qui è
possibile congiungere le opere, i segni di Dio a Dio.
È possibile cioè consacrare
le cose
Le cose da consacrare
abbiamo detto che sono i segni di Dio, i segni di Dio sono dati a noi senza di
noi, tutto ciò che arriva a noi è frutto, è segno di Dio.
È segno di Dio ma non è
Intenzione di Dio.
Noi vediamo i segni di Dio
ma, noi non vediamo l'Intenzione di Dio, non vediamo lo spirito, non vediamo il
Pensiero di Dio nelle cose.
Abbiamo detto la volta
scorsa che un segno è segno in quanto reca a noi due
pensieri: il Pensiero di Dio e il pensiero del nostro io.
Ogni segno è segno, in
quanto reca con sé due pensieri.
I segni sono la materia offerta
a noi per compiere il sacrificio.
C'è Dio e ci sono i segni
di Dio e c'è l'invito a fare sacre, a portare a Dio, tutto ciò che è di Dio a
fare cioè questa opera che è il sacrificio, il fare sacro.
Quindi abbiamo Dio e
abbiamo la materia del sacrificio, la materia del sacrificio sono i segni che
Dio ci dà di Sé.
Tutta la creazione è segno
di Dio e tutta la creazione è materia di sacrificio offerta a noi.
I segni di Dio sono dati a
noi senza di noi ed in quanto segni recano a noi due pensieri: il Pensiero di
Dio e il pensiero anche del nostro io.
Ma cosa vuole dire recare
due pensieri?
Recano il Pensiero di Dio,
perché tutti i segni arrivano a noi senza di noi, non sono quindi fatti da noi,
sono fatti nel pensiero di un altro, nel Pensiero del Creatore.
Però i segni, proprio in
quanto segni, non recano con sé l'Intenzione di Dio.
Tutta la creazione è segno
di Dio ma non rivela a noi l'Intenzione di Dio.
Quindi i segni sono dati a
noi senza di noi ma, l'Intenzione di Dio non viene comunicata a noi senza di
noi.
In quanto in questi segni
c'è la presenza del Pensiero di Dio e c'è la presenza del nostro io, questi
segni hanno la possibilità di ricevere due intenzioni.
Hanno la possibilità di ricevere
l'Intenzione di Dio ma, hanno proprio perché segni, la possibilità di ricevere
l'intenzione nostra.
Un segno è segno in quanto
noi possiamo scriverci sopra qualche cosa di noi, del nostro io.
Quindi prima di essere
materia di sacrificio per noi, i segni di Dio sono materia di sacrificio di Dio
per noi.
Cioè è Dio che si offre,
attraverso i suoi segni a lasciare scrivere su di essi il nostro pensiero.
Ed è lì che possono succedere tutti gli errori, perché noi possiamo scrivere
nei segni la nostra intenzione, il nostro pensiero e vedere noi stessi in essi,
anziché vedere Dio.
Tutto dipende da quello che
portiamo come interesse principale dentro di noi.
Se dentro di noi abbiamo messo
Dio al di sopra di tutto, nei segni che arrivano a noi, noi cerchiamo il
Pensiero, l'Intenzione di Dio ma, se dentro di noi abbiamo posto il pensiero
del nostro io al di sopra di tutto, noi nei segni infondiamo la nostra
intenzione e quindi proiettiamo il pensiero del nostro io su tutto.
Il nostro io ha questa
terribile possibilità, quella di scrivere se stesso su tutto, su tutti i segni
di Dio.
Però
scrivendo se stesso su tutti i segni di Dio succede un fatto
enorme: come un segno riceve la nostra intenzione, cessa di essere segno, cessa
di essere materia di sacrificio, non può più essere offerto in sacrificio a
Dio, non può più essere offerto a Dio, poiché ha ricevuto la nostra intenzione.
Non potendo più essere
offerto a Dio, cosa succede nella nostra vita?
Succede che noi non
possiamo più superare il pensiero del nostro io, non possiamo più superare noi
stessi, non possiamo più dimenticarci, non possiamo più trovare l'Altro, non
possiamo più dialogare con la Parola di Dio, non possiamo più toccare niente di
Dio, in tutto non facciamo altro che esperimentare noi stessi.
Tutto cioè non fa altro che
riflettere la nostra solitudine: l'assenza di Dio, il silenzio di Dio, la morte
di Dio.
La materia del sacrificio finisce,
viene a mancare l'ostia da offrire a Dio in quanto noi nei segni che Dio ci
offre affinché siano consacrati a Lui, noi poniamo la nostra intenzione,
l'intenzione del nostro io, qui avviene la fine del segno.
Quindi la fine dei segno è
uguale alla fine della materia del sacrificio ma, come finisce la materia del
sacrificio, noi non possiamo più, a questo punto non ci sono più segni.
Noi sentiamo fame di segni
di Dio, poiché non possiamo non credere in Dio ma, nello stesso tempo non
possiamo più credere in Dio.
A questo punto noi
diventiamo fame di segni di Dio ma, l'iniziativa qui è nostra e come
l'iniziativa diventa nostra, noi ci precludiamo qualsiasi accesso al Regno di
Dio.
Qui inizia il Giudizio.
Si entra nel Regno di Dio,
soltanto in quanto si cammina sui dati di Dio e non sui nostri.
Cioè in quanto si ascolta
Dio.
Ora, Dio ci dà i segni e
poi dice a noi di consacrarli di santificarli (questo avviene dentro di noi),
cioè di portarli a Lui per dare a noi la possibilità di ascoltare le Parole
dalla sua bocca e soltanto ascoltando le Parole dalla sua bocca, noi abbiamo la
possibilità di entrare nel Regno di Dio.
Ma se sui segni di Dio che
giungono a noi, noi su di essi affermiamo, generiamo la nostra intenzione, cioè
consideriamo questi segni autonomi da Dio perdiamo questa possibilità.
I segni che ci vengono
offerti per il nostro sacrificio, prima ancora sono un sacrificio di Dio al
nostro io, al pensiero del nostro io.
Cioè è Dio che nei segni
offre a noi la possibilità di scrivere su di essi la nostra intenzione.
Però scrivendo la nostra
intenzione, noi perdiamo il segno come materia di sacrificio e perdendolo come
materia di sacrificio non c'è più possibilità per noi di giungere all'ascolto
della Parola di Dio.
Perché soltanto attraverso
il sacrificio, l'offerta a Dio di tutto quello che Dio manda a noi, noi abbiamo
la possibilità di entrare in dialogo con Dio, di ascoltare Dio, di toccare
qualcosa di Dio, di esperimentare Dio.
Senza questa opera
sacerdotale che è l'opera che caratterizza l'essere umano, questa offerta dei
sacrifici a Dio nell'intimo, nella mente, su questo altare che Dio ha posto
nella nostra stessa vita cioè, la nostra stessa mente, senza questo noi non
possiamo entrare in quel campo in cui si ascolta la Parola di Dio dalla bocca
di Dio.
Tutto questo ha la sua Luce
questa grande sintesi dei segni di Dio che è Cristo.
Cristo è il compimento di
tutti i segni quindi è la rivelazione.
Cristo che muore in croce è
Cristo, il segno di Dio che riceve su di sé l'intenzione, il pensiero
dell'uomo.
Come riceve il pensiero
dell'uomo viene a mancare all'uomo stesso la materia del sacrificio: è il segno
che viene a morire nella nostra vita per rivelare a noi quello che dobbiamo
evitare.
I segni finiscono in quanto
noi scriviamo su di essi la nostra intenzione anziché l'Intenzione di Dio.
Come i segni finiscono noi
diventeremo fame di segni ma più nessun segno ci verrà dato.
Non ottenendo nessun segno,
noi non potremo, nel modo più assoluto, entrare nel Regno di Dio, ci troveremo
sempre esclusi, sempre fuori.
E siccome insistevano
nell'interrogarlo, rizzatosi disse loro: "Chi
di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".
Gv 8 Vs 7
Terzo tema.
Titolo: La creazione è
specchio del nostro rapporto con Dio.
Argomenti: Il giudizio di
Gesù. L'uomo quando è in
colpa non può applicare la legge. Nessun uomo è senza colpa. L'applicazione
della legge. Il mondo esterno è
fatto per il mondo interno. Il
segno porta due pensieri. Il segno (Principio) giunge a noi senza di noi, il
significato (Fine) non giunge a noi senza di noi. Dedizione e fine. Modificare il
mondo esterno. Cristo è la sintesi di tutti i segni dati da Dio
all'uomo.
1/Aprile/1984 Fossano.
L'argomento di oggi sono
proprio queste Parole di Gesù.
Abbiamo visto che in
Gesù che fa silenzio e che scrive con il dito per terra, è significata l'azione
di Dio, il silenzio di Dio nella nostra vita e il suo scrivere per terra.
Dio scrive nella nostra
stessa vita, nello stesso nostro mondo, nello stesso ambiente in cui noi ci
troviamo.
Abbiamo visto che questo
silenzio di Dio e il suo scrivere nell'ambiente intorno a noi, è l'ultimo segno
di Dio nella nostra vita.
L'ultimo segno offerto a
noi per il nostro sacrificio, cioè per fare sacre tutte le cose e quindi per
entrare in rapporto diretto e personale con Dio, in comunione con Dio.
Se noi trascuriamo, e
questo silenzio di Dio, e questo suo scrivere sulla nostra terra, non rimane
altro che il Giudizio.
La funzione di questo
scrivere di Dio sulla nostra terra è quella di farci superare i nostri
argomenti, i nostri problemi, le nostre questioni, tutto quello che esce dal
pensiero del nostro io, per aprire la nostra anima e il nostro orecchio,
all'ascolto degli argomenti di Dio.
Se trascuriamo questo
segno, essendo l'ultimo segno, non resta altro che il Giudizio.
Questi scribi e questi
farisei ci dice il Vangelo che insistettero
nel loro argomento, volevano avere da Gesù un giudizio su quella donna
sorpresa in flagrante adulterio e per la quale, secondo le norme della legge di
Mosè, c'era la condanna a morte per lapidazione.
Ed ecco il giudizio di
Gesù: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo una pietra contro di
lei".
Questo giudizio sono delle
Parole che hanno una portata enorme che
sconvolgono completamente quella che è la mentalità della legalità e della giustizia
del mondo e nello stesso tempo pongono l'uomo di fronte alla sua colpa e al suo
peccato.
Di fronte al giudizio di
Dio, lo vedremo successivamente, gli uomini sono costretti alla fuga, non
possono più restare.
C'è un capovolgimento
enorme in queste Parole.
Gesù non nega mica la
legge, d'altronde la legge era stata data da Dio per mezzo di Mosè, però
condiziona l'applicazione della legge, alla situazione morale della persona che
giudica: l'uomo quando è in colpa, non può applicare la legge, quindi Gesù
toglie le pietre dalle mani di quegli uomini che stanno per lapidare
l'adultera.
Ma Gesù toglie anche dalle
nostre mani la legge stessa, perlomeno la nostra interpretazione della legge,
la legge qui non è più un testo, un tetto sotto il quale fare stare tutti gli
uomini, sotto il quale giudicare e misurare gli uomini.
Qui la legge è vista in
un'altra prospettiva e qui si rivela veramente l'anima della legge: la legge è
fatta per farci rientrare in noi stessi, non è fatta per osservare la colpa o
il peccato negli altri ma è fatta per osservare la nostra colpa e il nostro
peccato: "Chi di voi è senza peccato?", ci rivela l'anima della
legge.
Abbiamo detto molte volte
che la legge non è stata data per misurare gli altri, non è stata data per fare
del mondo un tribunale ma è stata data per convertire le nostre singole anime,
per farci rientrare in noi stessi e per aprirci all'amore di Dio.
Tutta la legge, tutti i
comandamenti e tutti i profeti sono stati posti sotto questo primo grande
comandamento:"Ama il Signore Dio tuo con tutta la tua mente, con tutte le
tue forze, con tutto te stesso", ama quindi cerca la sua presenza.
Ma, un altro fatto
importante da osservare è questo: tutto quello che osserviamo attorno a noi e
che noi facciamo oggetto di giudizio è in relazione al nostro interno, non è
separato da quello che portiamo dentro di noi.
C'è uno stretto rapporto
tra il nostro interno e l'esterno, anzi c'è un rapporto di dipendenza.
Qui il Signore ci fa capire
che quello che avviene fuori di noi, esterno a noi,
negli altri è specchio, è segno, è rivelazione di quello che è dentro di noi.
La prima deduzione che
dobbiamo fare è questa: nessun uomo, nessuno di noi è innocente di tutto quello
che gli accade attorno, nessuno è senza colpa.
Tutte le cose, tutti gli
avvenimenti, tutti i fatti, sono in stretto rapporto con il nostro interno.
E il nostro interno che
cosa è?
Il nostro interno è
essenzialmente un rapporto con Dio e se questo rapporto qui è un rapporto
sbagliato, questo sbaglio si riflette nel mondo esterno, si riflette negli
altri e la prima cosa è quella di giudicare, di condannare, ma abbiamo
visto che Gesù, impedisce all'uomo di condannare gli altri ed è ancora un
atto di misericordia, poiché impedisce all'uomo di condannare se stesso, poiché
nel giorno della Verità, l'uomo scoprirà che gli altri erano specchio suo,
specchio dei suoi rapporti con Dio.
Ma abbiamo detto che qui si
apre una panoramica straordinaria e meravigliosa davanti ai nostri occhi e
questa è proprio la funzione dell'ambiente, la funzione del mondo esterno, ciò
che Dio scrive nel mondo esterno.
Qui si rivela che il mondo
esterno è fatto di segni ma, segni per
il nostro mondo interno.
Quindi sono tutte lezioni
di Dio per noi.
Il segno in quanto tale porta due presenze, c'è la presenza di colui
che fa il segno e c'è la presenza di colui al quale il segno è fatto.
Un segno per essere segno
deve essere punto d'unione tra due termini e quindi deve esserci la possibilità
nel segno della presenza di due termini.
Nel segno dobbiamo trovare
la presenza di colui che lo fa ed è Dio ma, la presenza anche di colui al quale
è fatto: l'uomo
Qui si apre una panoramica
meravigliosa che ci fa capire, ci dà la possibilità per capire, ci dà la chiave
per capire il significato di tutte le cose che avvengono attorno a noi.
Perché se nel segno ci deve
essere la presenza di colui che lo fa e la presenza di colui al quale è fatto,
noi capiamo che, a seconda di come siamo noi, il segno si guasta e si modifica.
Che cosa siamo noi?
Abbiamo detto che noi siamo
essenzialmente rapporto con Dio, se il nostro rapporto con Dio è puro, tutto
attorno a noi diventa puro, tutti i segni diventano puri ma, se il nostro
rapporto con Dio dentro di noi è guasto, allora tutto il mondo attorno a noi si
guasta, perché il mondo è segno di Dio per noi.
Il mondo esterno non è
fatto da noi, non è che il nostro mondo interno faccia il mondo esterno, il
mondo esterno è fatto da Dio, Lui solo è il Creatore, quindi nell'ambiente e nelle
creature che abbiamo attorno a noi, nella nostra vita, c'è l'opera creatrice di
Dio, quindi c'è impressa la presenza di Dio.
Quale presenza?
È impressa la presenza di
Dio Creatore, di Dio come Principio ma non è impressa la presenza di
Dio come Fine.
Nei segni del mondo noi non
troviamo impressa la presenza di Dio come fine, soltanto come Principio: tutte
le cose non sono fatte da noi, è un altro che le fa.
Ma per trovare la presenza di Dio come fine, cioè il significato si richiede
la dedizione e l'opera nostra, cioè i segni essendo opera della creazione di
Dio sono dati a noi senza di noi ma, il significato dei segni, cioè il fine di
questi segni qui non è dato a noi senza di noi, richiede da parte nostra la
dedizione nostra.
Senza questa dedizione, noi
restiamo di fronte ai segni ma non possiamo assolutamente capirne il
significato, non vediamo il fine delle cose.
Il fine delle cose è in Dio
ma per acquisirlo, per vederlo, per comprenderlo è necessaria da parte nostra
la dedizione a Dio.
Noi abbiamo nelle opere di
Dio attorno a noi questi due grandi termini: la presenza di Dio come Principio
che sta nel segno dato a noi senza di noi e l'assenza di Dio come fine poiché
il fine non può essere dato a noi senza di noi, si richiede la dedizione da
parte nostra.
Però nel segno che è dato a
noi senza di noi c'è la presenza di Dio come Principio e c'è lo specchio di
quello che siamo noi nei riguardi di Dio.
C'è un solo modo quindi per
modificare il mondo esterno, guai a
colui che lo giudica perché giudicando si condanna, c'è un solo modo ed è
quello di modificare il nostro rapporto con Dio, quello di capire che, essendo
tutta opera di Dio per noi è invito di Dio a modificare il nostro
rapporto con Lui.
Fintanto che noi vediamo
attorno a noi del male, è perché questo male è dentro di noi, quindi è lezione
di Dio per modificare il nostro rapporto con Lui.
Nessuno è innocente e senza
colpa di tutto quello che accade ed è accaduto.
Se noi modifichiamo questo
rapporto con Dio dentro di noi, Dio modifica anche il mondo esterno attorno a
noi.
Questo mondo esterno è un
mondo essenzialmente personale, perché è Dio che parla con noi.
Nel mondo esterno, appunto
perché è segno, noi abbiamo proprio questo abbassamento di Dio a un punto tale
fino a quando noi possiamo scrivere sul segno esterno qualche cosa di noi.
Noi possiamo scrivere, però
guai a scrivere, perché dobbiamo intendere la lezione di Dio per noi.
Il segno è per noi.
Dio si abbassa fino al
punto tale in cui noi possiamo imprimere sul suo segno qualche cosa di noi.
In Cristo abbiamo la
sintesi di tutti i segni dati da Dio all'uomo, abbiamo la
conclusione, il compimento di tutti i segni e Cristo è proprio l'abbassamento,
l'annullamento di Dio, fino a quel livello in cui l'uomo può affermare se
stesso su Dio ma, questo è ancora un segno per rivelare a noi, quello che
avviene dentro di noi, quindi è un segno da intendere e da intendere soltanto
con Dio.
Per questo dico che è
inutile mettersi a piangere su quello che avviene attorno a noi o sulla morte
di Cristo, è molto importante cercare di capire quello che Dio ha fatto per noi
per farci capire il rapporto che ci deve essere tra la nostra anima e
Lui.
Perché soltanto con questa
intelligenza su quello che deve passare tra noi e Lui, noi abbiamo la
possibilità di recuperare tutta l'opera che Dio ha fatto e continua a fare,
perché in Cristo abbiamo la rivelazione di quello che Dio fa nella vita di
ognuno di noi.
Tutta la creazione è Dio
che si abbassa, fino a dare a noi la possibilità di significare il nostro io attorno
a noi.
Certo che là dove noi
significhiamo noi stessi noi restiamo legati, perché diventiamo figli delle
nostre opere ed è proprio attraverso questo legame che Dio opera per
ricostruirci.
Ma adesso il fatto
importante da capire è questo e cioè che nel segno è rappresentata la nostra
situazione e che soltanto modificando la nostra situazione con Dio, noi
possiamo modificare il nostro mondo esterno ma guai a volere scrivere noi nel
nostro mondo esterno senza passare attraverso Dio, senza cioè modificare il
nostro rapporto con Dio, rappresentato da questo insistere di scribi e farisei
per ottenere da Lui un giudizio.
Noi otteniamo il giudizio e
il giudizio è questo: quello che noi credevamo giustizia, quello che noi
riteniamo di dovere condannare negli altri, ricade su di noi, poiché la legge
non può essere applicata da colui che non è senza peccato.
Chi è puro, senza peccato,
allora appartiene al Cristo e Cristo non è venuto per giudicare ma per salvare.
Anche qui di fronte alla
legge, noi abbiamo una inversione di marcia: tutto è fatto per salvare l'uomo e
l'uomo puro non giudica affatto ma opera unicamente per salvare, quindi per
comprendere i segni di Dio in Dio, l'uomo che è nel peccato trova il Cristo che
lo mette di fronte alla sua colpa, impedendogli di giudicare.