Dicevano
ciò tendendogli insidie per avere di che accusarlo. Ora Gesù, essendosi
chinato, scriveva col dito in terra.
Gv 8 Vs 6 Primo tema.
Titolo: La
parola scritta.
Argomenti: Lettera (farisei)
e Spirito (Gesù) della legge a confronto. Il silenzio di Gesù. Terra & cielo. Parola scritta e parlata. È la parola parlata che ci
salva.
26/Febbraio/1984
Fossano.
Chi diceva ciò erano scribi
e farisei che avevano condotto quel mattino, di fronte a Gesù, una donna
sorpresa in adulterio.
Dobbiamo tenere presente
che in questa donna sorpresa in adulterio c'era lo specchio dell'adulterio
spirituale e profondo in quegli scribi e farisei che il giorno precedente si
erano rifiutati di ascoltare l'ammonimento di Nicodemo a non scartare, a non
giudicare Gesù senza averlo prima ascoltato.
Adulterio vuole dire
distacco, rifiuto di una unione e siccome ogni uomo è stato creato unito a Dio,
questo rifiuto ad ascoltare Dio è un adulterio spirituale e Dio scrive attorno
a noi lo specchio di questo per recuperarci e renderci consapevoli del male che
portiamo dentro di noi.
Qui ci troviamo con questi
scribi e questi farisei che, senza
saperlo, portando di fronte a Gesù questa donna sorpresa in adulterio
flagrante, portano lo specchio di se stessi e loro chiedendo di lapidarla,
chiedevano di essere lapidati.
Vedremo che Gesù salvando
quella donna, cerca anche di salvare loro dalla lapidazione.
Comunque qui abbiamo adesso
questi due animi a confronto diretto.
Abbiamo l'animo di coloro
che si sostengono sulla lettera della legge (scribi e farisei), per i quali la
giustizia sta nel far valere le norme di un codice, nell'applicare le norme di
questo codice o nel far valere una istituzione o una regola di vita.
Abbiamo invece lo Spirito
della legge che è Gesù, Gesù stesso dirà in un altro luogo: "Mosè ha
scritto di Me".
Quindi Lui è la legge, Lui è
lo Spirito della legge.
Qui abbiamo a confronto
diretto la lettera della legge con lo spirito della legge.
Abbiamo visto la volta
scorsa un confronto di due giustizie, c'è una prima giustizia che sta
nell'applicare le norme di un codice a un reato, a una mancanza, a una colpa e
c'è invece la giustizia che cerca l'intenzione del legislatore che cerca di
conoscere l'animo di Colui che ha dato questa legge, che cerca di conoscere
Dio.
Qui abbiamo la rivelazione
anche dei cuori, coloro che seguono la lettera della legge: "Tendevano
insidie a Gesù per avere di che accusarlo", ecco il tribunale.
Chi fa della giustizia una
applicazione di norme e di regole, tende a vedere, a scoprire delle colpe,
tende a fare un tribunale, tende ad accusare.
Qui dice che Gesù chinatosi scriveva con il dito in terra.
Direi che Gesù si rifiuta
di raccogliere l'insinuazione, si rifiuta di raccogliere la proposta, la
richiesta, quasi li ignora: è il silenzio di Gesù.
La prima cosa che dobbiamo
chiederci è il significato di questo silenzio.
Il significato per la vita
personale di ognuno di noi, perché tutto quello che è avvenuto e detto nel
Vangelo, essendo Parola e opera di Dio è per ognuno di noi, quindi è lezione di
vita eterna per ognuno di noi.
Quale è il significato di
questo silenzio di Gesù? Di questo suo rifiuto a volere guardare, a raccogliere
una offesa?
Qui coloro che parlano sono
coloro che propongono, quindi sono scribi e farisei, sono gli uomini, non è più
Gesù.
Gesù è il Maestro ed è Lui
che dovrebbe veramente parlare mentre qui abbiamo altri che parlano e Gesù
tace, abbiamo le posizioni capovolte.
Gesù fa silenzio per una
cosa ben chiara, per non giudicare.
Gesù infatti non è stato
mandato per giudicare l'uomo ma per salvarlo.
Quindi questo silenzio non
è per giudicarli ma per salvarli, se avesse parlato li avrebbe giudicati,
perché essi stavano parlando al posto di Dio, stavano facendo una giustizia che
non potevano fare, perché chi fa la giustizia è Dio: "Non giudicate".
Di fronte a colui che
parla, di fronte a colui che giudica e si arroga il posto che spetta a Dio non
c'è che da fare che un giudizio e questo giudizio scatterà poi a un certo
momento perché questi scribi e farisei si intestardiscono e non sanno cogliere
la misericordia del Signore.
Comunque in questo silenzio
c'è questa volontà di Gesù di non volerli giudicare.
Però il Vangelo ci dice
anche che scriveva con il dito in terra.
Anche qui dobbiamo
chiederci il significato e l'intenzione di questo scrivere di Gesù.
Non parla ma scrive.
Qui c'è la presentazione di
due parole, la parola parlata e la parola scritta e anche qui, dobbiamo
chiederci il significato di questo.
Gesù è la rivelazione della
presenza di Dio tra noi, è il Dio tra noi e quindi è la rivelazione di quello che
avviene nella nostra vita personale con Dio, è la rivelazione dell'opera di Dio
tra noi.
La lezione del silenzio di
Gesù di fronte a questa proposta di giudizio da parte degli altri deve
farci vedere il silenzio di Dio nel mondo.
Questi scribi e farisei
cercavano di presentare motivi di accusa a Gesù stesso e gli uomini cercano
sempre dei motivi per accusare Dio e cercano dei motivi per accusare Dio, per
giustificare il loro rifiuto di Dio: "Ah se Dio ci fosse! Perché questo e
perché quest'altro?".
"Se Dio ci fosse"
ecco questa continua presentazione di motivi di accusa a Dio.
È il parlare degli uomini,
eppure di fronte a queste accuse, Dio tace, fa silenzio, è il silenzio di Dio
nell'universo.
Ma qui adesso abbiamo visto
anche il significato di questo silenzio, perché quello che avviene in Gesù è
rivelazione di quello che avviene in Dio.
Se il silenzio di Gesù è
per non giudicare quegli uomini, il silenzio di Dio nel mondo è per non
giudicarci, è per non condannarci, è misericordia di Dio.
Ma qui è anche detto che
Gesù scriveva con il dito in terra.
Quindi mentre Dio tace tra
noi, scrive sulla nostra terra e qui dobbiamo richiamare il concetto di terra.
Abbiamo visto che Dio
all'inizio creò il cielo e la terra e il concetto di terra è un concetto
contrapposto al concetto di cielo.
Cielo è tutto ciò secondo
cui si vedono le cose secondo Dio.
Direi che il cielo
rappresenta tutte le cose in relazione a Dio e la terra rappresenta tutte le
cose in relazione all'uomo, in relazione all'io dell'uomo.
Quindi abbiamo un mondo che
ci sovrasta e che è tutto secondo Dio ed abbiamo un mondo, la terra che è in
relazione al nostro io su cui noi possiamo scrivere la nostra volontà, le
nostre opere, le nostre intenzioni, i nostri pensieri.
Al centro della terra c'è
il pensiero del nostro io e questo è evidente, perché gli uomini quanto più
pensano a se stessi, più accumulano pietre o terra attorno a sé, credendo che
il loro prestigio cresca proporzionalmente a ciò che posseggono.
Gli uomini accumulano
pietre e poi ci salgono sopra a fare il monumento.
Cosa può significare allora
questo Dio che tace e scrive sulla nostra terra?
Abbiamo visto che c'è una
distinzione da fare tra parola scritta e parola parlata.
La parola parlata è quella
che esce dalla bocca di colui che parla.
La parola parlata è quella
che è detta dalla presenza di un essere.
La parola scritta è invece
un segno lasciato alla presenza di un altro essere.
La parola parlata richiede
silenzio, ascolto, dedizione da parte di colui che la riceve, richiede
sopratutto intelligenza alla presenza di colui che la dice.
Chi determina il tempo
dell'ascolto, dell'intelligenza è colui che parla e se colui che ascolta non è
disponibile, non è attento, non può giungere all'intelligenza della parola che
gli viene detta.
Nella parola scritta invece
la cosa è invertita.
Nella parola scritta, la
parola resta a disposizione di colui che la vuole leggere.
Quindi possiamo dire che
nella parola scritta, il tempo della lettura è determinato da colui che legge e
non da colui che scrive.
Nella parola parlata il
tempo invece è determinato da colui che parla.
Se noi lasciamo passare
questo tempo, quando colui che parla ci dice la sua parola, noi perdiamo
l'occasione; è quel Dio che bussa alla porta della nostra casa e se noi lo
lasciamo passare non avremo più la possibilità di ascoltare quella parola,
sopratutto non avremo più la possibilità di intendere quella parola.
Mentre invece la parola
scritta è sempre a nostra disposizione.
Apparentemente sembrerebbe che sia da preferirsi la parola scritta perché è a
nostra disposizione sempre, apparentemente....
Perché chi ci salva non è
la parola scritta ma è la parola parlata.
Il concetto di salvezza sta
nel concetto di superamento di noi stessi.
Ora chi dà a noi la possibilità
di superare il pensiero del nostro io è la presenza dell'altro.
Soltanto quando l'altro è
presente a noi e parla con noi, offre a noi la possibilità della liberazione,
del superamento del pensiero del nostro io e quindi della salvezza.
Infatti Gesù dice che
l'uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, non di ogni parola
scritta: "Di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio".
Dalla bocca, quindi dalla
presenza di Colui che parla.
Perché c'è questo ricevere
vita e salvezza da questa presenza?
Perché soltanto la presenza
di una persona che parla con noi, dà a noi la possibilità, che è grazia, di
superare il pensiero del nostro io e di partecipare del mondo dell'altro, del
cielo dell'altro, se quell'altro che parla con noi è Dio quindi di entrare nel
Pensiero dell'Altro e quindi di giungere allo Spirito dell'Altro.
Questo ci fa capire che la
Parola parlata è una occasione preziosa, è il trade d'union, attraverso la
quale possiamo passare dalla nostra terra al cielo, dal nostro io allo Spirito
di Dio, dalla lettera allo Spirito.
È attraverso la Parola
parlata che noi possiamo conoscere Dio ma, allora cosa ci sta a fare a questo
punto la parola scritta?
Abbiamo detto che Dio tace,
fa silenzio per non giudicare l'uomo, quindi è un atto di misericordia, però
scrive sulla terra e a questo punto dobbiamo chiederci che cosa scrive sulla
terra.
Se quello che salva l'uomo
è la presenza di Dio che parla con noi, Dio scrive sulla nostra terra la sua
presenza.
La parola scritta è un
annuncio, un segno, fatto nel nostro corpo, a nostra disposizione, per dire a
noi che Dio esiste, che Dio è presente, cioè per dare a noi la possibilità di
ascoltare la parola parlata, quindi per darci la possibilità di passare dalla
parola scritta alla parola parlata.
Soltanto se noi giungiamo
alla Parola che esce dalla bocca di Dio, quindi che esce dalla presenza di Dio,
noi abbiamo la possibilità di passare allo Spirito delle cose, di passare alla
conoscenza di Dio, cioè di superare il nostro mondo finito, per essere fatti
partecipi del mondo infinito di Dio.
N.: La parola
scritta è annuncio di Dio in ogni segno e la legge è la sintesi dei segni, la
parola scritta, è annuncio di Dio nella creazione, l'uomo che lo coglie e lo
può cogliere dopo che ha sentito la parola che esce dalla bocca di Cristo e
l'ha persa, l'uomo che lo coglie ancora, si sveglia all'attrazione di Dio, al
desiderio di conoscere Dio.
Il desiderio di
conoscere Dio, hai detto un altra volta, in realtà è Cristo.
Il desiderio di
Dio è l'unico mezzo (l'annuncio di Dio non è sufficiente) per arrivare a Dio.
Il Pensiero di
Dio è l'unico mezzo, per arrivare allo Spirito di Dio che è lo Spirito di
Verità, è Pentecoste ed è quello che ci permetterà di vedere la Verità tutta
intera, di non perderla. perché fin che non siamo arrivati alla Verità intera,
noi siamo sempre in bilico tra l'andare avanti con Cristo e il guardare
indietro il nostro mondo, tra il fermarci al segno o superarlo nel Pensiero di
Dio.
E' già Spirito di
Dio ma non è ancora lo Spirito che noi intendiamo definitivo che ci impedisce
cadute e dubbi.
Luigi:
Sì, la parola scritta ha come scopo quello di presentarci la presenza di Dio ma
non ci salva.
Perché la parola scritta
non ci libera dal pensiero del nostro io, noi la parola scritta, possiamo
benissimo leggerla con il pensiero del nostro io e fraintenderla.
Quello che ci salva, è la
parola ascoltata dalla bocca di Dio, dedotta da Dio.
N.: Io non ho
sentito ancora tutta la cassetta di lunedì, ho ascoltato solo l'inizio, però mi
è sembrato di cogliere per la prima volta quel concetto del superamento
dell'io.
L'io che si
sottomette alla legge, non può in nessun modo superarsi, perché è solo,
qualunque cosa faccia sarà sempre e solo l'io, non c'è nessun altro con lui, se
lui non si trasferisce nell'altro, in Dio, non avrà mai l'occasione di
superarsi, non potrà mai da solo superarsi.
Luigi: Quando
diciamo legge diciamo anche regola, diciamo anche codice, diciamo istituzione,
diciamo famiglia, diciamo società, diciamo convento, diciamo tutto ciò che è
diverso da Dio, per cui noi possiamo vivere per altro da Dio.
N.: La legge
riassume tutti i segni, noi possiamo fermaci ai segni (ambigui) senza passare
al significato, cioè allo Spirito.
Luigi: I segni non ci
liberano dal pensiero dell'io.
N.: Proprio perché
non ho nessun altro, sarò sempre io, qualunque cosa faccia.
Qualunque cosa mi
sogni di fare, anche la più grandiosa, bruciassi anche il mio corpo, sono
sempre io che lo faccio, non riesco a trasferirmi nell'Altro.
E' solo
trasferendomi nell'Altro che l'Altro mi libera dal pensiero del mio io.
B.: Lei
diceva che quello che ci salva è la presenza, nella parola scritta c'è sempre
la presenza.
Luigi:
C'è l'annuncio della presenza.
La presenza di Dio è in
tutto, però non è la parola che esce dalla bocca di Dio.
La natura , la creazione è
parola che ci annuncia la presenza di Dio ma non è Dio che parla.
Tant'è vero che nella
parola scritta, il tempo è determinato da me, sono io che determino il tempo
della lettura o quindi dell'ascolto di quella parola.
Quando invece abbiamo Lui
che parla, è Lui che mi determina il tempo dell'ascolto.
E se io non sono
disponibile e quindi non sono attento quando Lui parla, io non passo al suo
Pensiero.
Come Lui cessa di parlare,
io ho perso l'occasione per conoscere il suo Pensiero, non ho ascoltato quella
Parola.
B.: Invece
nella parola scritta c'è sempre la possibilità di passare al pensiero.
Luigi: No,
nella parola scritta c'è la possibilità di passare alla Presenza, quando questa
presenza qui parla, allora si passa al pensiero.
Gesù lo dice chiaramente:
"L'uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio", non della
parola scritta sulla nostra terra.
Sulla nostra terra, la
nostra terra è nostra terra in quanto c'è il pensiero del nostro io, quindi è
Dio che scrive nel pensiero del nostro io o nell'espressione del pensiero del
nostro io, è Dio che occupa una parte del nostro corpo per dire: "Questo è
mio, ci sono Io", ma il fatto di avvertire che sulla mia strada c'è un
altro, non è ancora che io sia salvato.
Sulla mia strada a un certo
punto incontro magari un altro che mi attraversa la strada, che mi impedisce di
fare quello che io vorrei, è un altro che scrive sulla mia terra, quindi si
presenta, però non è detto che adesso io mi apra a Lui.
La parola scritta è per salvarmi.
Sulla mia terra, sono io
che parlo, questi farisei, stavano parlando loro, avrebbero dovuto presentarsi
a Gesù e lasciare parlare Gesù, invece sono loro che parlano, sono loro che
tendono a sottomettere Gesù:"Gli tendevano insidie".
Qui sono i farisei i
maestri, non è Lui il maestro.
Ecco il capovolgimento.
Mentre avrebbero dovuto
presentarsi come discepoli per ascoltare gli argomenti che Gesù presentava
loro, mentre sono loro che presentano a Gesù i loro argomenti, sono loro che
esaminano Gesù, non è Gesù che esamina loro.
Per questo Lui tace.
Se Lui avesse parlato, a
questo punto avrebbe dovuto giudicarli e condannarli.
E scrive però sulla loro
terra, per annunciare la sua salvezza.
Il silenzio di Dio è per
farci prendere coscienza dell'errore che portiamo in noi.
Dio tace per non giudicare
e per dare a noi la possibilità, nel silenzio di sentire rimbombare dentro di
noi il nostro errore...può darsi che noi prendiamo consapevolezza del male che
portiamo in noi o che abbiamo fatto.
P.: Il passaggio
dalla parola scritta alla presenza, non è detto che avvenga.
Luigi: Non
è detto che avvenga, la parola scritta è un annuncio.
P.: Perché
avvenga?
Luigi: Bisogna
che Dio mi faccia attento a Lui.
Se uno mi chiama, non è
detto che io segua la voce.
Se uno si annuncia, non è
detto che io vada a cercare quel uno.
Dio si annuncia in tutto,
tutto è segno di Dio nel mio mondo, è Dio che mi sta toccando in qualche modo.
P.: Quindi può
passare inosservato.
Luigi: Non
inosservato, perché in quanto mi tocca si fa osservare, non è detto che
adesso io...
P.: Mi metta ad
ascoltare.
Luigi:
Perché la parola parlata richiede dedizione, è necessario che io taccia.
P.: La parola
scritta...
Luigi: Io
sto parlando della parola parlata.
La parola parlata richiede
dedizione.
Dedizione cosa vuole dire?
Silenzio di tutto di noi.
L'ascolto è già amore,
perché quando io ascolto un altro, ascolto l'altro in quanto mi offro ad
amarlo.
Uno che è attento a un
altro, già è entrato nell'amore.
Lui si annuncia ma può
darsi che noi gli rifiutiamo il nostro amore.
L'annuncio, la parola
scritta è un invito a entrare nell'amore, se entriamo nell'amore allora ci
offriamo all'ascolto di Lui che parla e allora questo ascolto, ci fa conoscere
il suo Pensiero.
P.:La parola
scritta è a nostra disposizione?
Luigi: Sì.
P.: Quindi è a
nostra disposizione sempre?
Luigi: Non
è a nostra disposizione la parola parlata.
P.: Pero nella
parola scritta è a disposizione nostra il tempo dell'ascolto?
Luigi: No.
Il tempo della lettura, non il tempo dell'ascolto.
P.: Non è detto
che leggendo io ascolti.
Luigi:
Io posso ascoltare me stesso, lei legge il Vangelo e può leggerlo nel pensiero
del suo io, può leggerlo per cultura, può leggerlo per recitare.
P.: C'è differenza
tra l'attenzione alla parola scritta e alla parola parlata?
Luigi: La
differenza sta nella presenza o meno di un essere che parla. Si passa
dall'assenza alla presenza.
P.: Però io posso
ascoltare solo se ho una presenza, anche la parola scritta, l'ascolto solo se
ho una presenza e allora che differenza c'è tra questo ascolto tra la parlata e
la scritta?
Luigi: La
parola scritta sono io che la leggo.
La parola parlata è Lui che
mi parla.
P.: Mi può
sorprendere.
Luigi: Lasci
stare la sorpresa, è parola che viene da Lui, non sono io che l'attingo, viene
da Lui, è parola che discende, che esce dalla sua bocca, dal suo pensiero.
P.: L'ascolto
della parola scritta è passaggio obbligato per arrivare alla parola parlata?
Luigi:
Certamente.
Noi non possiamo ascoltare
la parola parlata se non superiamo il pensiero del nostro io.
P.: Quindi
nell'ascolto della parola scritta, c'è ancora il pensiero del nostro io.
Luigi: Ma
non è un ascolto, è una lettura.
P.: E quando
l'ascolto faccio il passaggio alla parola parlata?
Luigi: L'ascolto
presuppone sempre la presenza dell'altro, se non c'è la presenza dell'altro, io
non ascolto.
E.: Questi
farisei, sono nella condizione di capire che Dio tace per salvarli?
Quando noi
capiamo che Dio tace per salvarci?
Luigi:
Noi non possiamo capire questo, per capire questo noi dobbiamo avere lo
Spirito.
Però c'è una cosa che noi
possiamo capire: io sono lasciato solo con il mio specchio, là Dio tace.
Cosa vuole dire che Dio
tace? Mi lascia da solo con il mio specchio.
Loro avevano davanti quella
donna adultera che era lo specchio dell'adulterio che loro portavano in sé.
La lezione più efficace la
troviamo con Tommaso.
Tommaso dice una
stupidaggine.
"Se io non vedo e non
tocco, io non credo".
E' una stupidaggine perché
anche qui vuole sottomettere Dio ai suoi sensi, mentre qui i farisei cercavano
di sottomettere Dio alla legge.
"Se io non vedo e non
tocco non credo", tende a sottomettere alla sua esperienza la fede.
Invece la fede ci è data
non come fine ma per arrivare all'esperienza di Dio.
"Io esperimento e poi
dopo credo" è un capovolgimento di termini.
Tommaso ha fatto un errore
e il Signore lo lascia macerare in questo errore per otto giorni.
Otto giorni di silenzio di Dio.
All'ottavo giorno si
ripresenta e Tommaso crolla.
Vuol dire che quegli otto
giorni sono stati efficaci per fargli capire il suo atto superbo.
Quando noi facciamo i
superbi, questa parola superba, questo atto superbo che noi facciamo ci rimorde
dentro.
Morde, morde, morde,
fintanto che a un certo momento arrossiamo di noi stessi e quello è il momento
in cui forse abbiamo la possibilità di aprirci, perché ci vergogniamo di noi.
E.: Come l'anima
avverte il silenzio di Dio se Dio parla sempre?
Luigi:
Il silenzio di Dio è una parola di Dio, però io dico una bestemmia e Dio non mi
fulmina, quello è il silenzio di Dio e a un certo punto, io resto con la mia
bestemmia e con il fatto di non essere stato fulminato.
E.: Il silenzio
di Dio consiste in una particolare parola?
Luigi: Certo.
Il silenzio è una parola,
una parola efficacissima.
E.: E come
l'anima avverte questa parola?
Luigi: Io
offendo una persona e questa persona qui tace, non mi dice niente e io resto
con la parola che ho detto, io vorrei che quella persona reagisse.
Se quella persona non
reagisce, io resto solo con il mio peccato ed è questo che mi brucia.
Noi restiamo bruciati dalle
nostre parole.
Se Dio non ci libera, noi
restiamo bruciati dalle parole che abbiamo detto non secondo Dio.
Quelle ci bruciano, ci
distruggono.
Le tue parole ti
giustificheranno, le tue parole ti condanneranno.
E.: Il silenzio è
avvertito dall'anima come un assenza.
Luigi:
Certo.
Come Dio che non
interviene.
E.: E questo lo
fa sempre attraverso la parola scritta.
Luigi:
Sì, la parola scritta è un annuncio ma non mi salva.
E' una cosa su cui dobbiamo
riflettere, perché è molto importante il fatto che la parola scritta non ci
salva.
Quello che ci salva è la
parola parlata.
E.: Quello che ci
salva è la persona.
Luigi:
E' la presenza di quella persona che parla con me.
Perché soltanto in quanto
parla, offre a me la possibilità di un passaggio dal mio mondo al suo mondo,
ora se il mio mondo è finito e il suo mondo è infinito, io qui ho il passaggio
dal finito all'infinito, cioè, ho il passaggio dal mio pensiero al Pensiero di
Dio.
Noi da soli, come diceva
lui, per quanti salti mortali noi facciamo, non possiamo superare il nostro
finito, solo se l'altro che è infinito, parla con me, offre a me la possibilità
di passare al suo infinito.
Una persona che parla con
me, è una grazia immensa, noi non ce ne rendiamo conto ma una persona che parla
con noi, è una grazia immensa, perché offre a noi la possibilità di dimenticare
noi e di entrare nel mondo dell'altro.
E.: Ma quindi noi
non siamo salvati dal suo silenzio, poiché il silenzio di Dio è una parola
scritta, che funzione ha la parola scritta?
Luigi: La
parola scritta è il nostro rapporto con il corpo di Dio, ad esempio con un
segno di Dio fatto nella nostra terra, cioè nel mio mondo.
E' Dio che nel mio mondo ha
messo una traccia di Sé.
Cioè è Dio che mi
attraversa la strada ad esempio.
E.: Per cui io
l'avverto come presenza.
Luigi: Ho
la possibilità, per cui io non potrò ignorarlo. Non posso ignorarlo.
E.: Da questa
parola sarò giudicato.
Luigi:
Da questa parola sarò giudicato, non sarò salvato ma sarò giudicato.
Se invece passo da questa
parola alla presenza di Dio e ascolto la Parola di Dio, allora resto salvato
dalla parola.
P.: Allora è solo
se io scopro che c'è il Pensiero di Dio dentro di me, è solo questo che mi dà
la possibilità di ascoltare?
Luigi: Sì,
è soltanto la presenza di Dio nel verbo stesso di Dio.
Altrimenti è tutta parola
scritta.
La parola scritta vale, non
è che non sia valida.
P.: La parola scritta
è mezzo per scoprire il Pensiero di Dio?
Luigi: Sì,
perché mi annuncia la presenza, se adesso mi interesso di questa presenza,
giungendo a scoprire questa presenza, adesso ho la possibilità di ascoltare
quello di cui mi parla questa presenza, è una cosa diversa.
P.: E' il dialogo
tra il Pensiero di Dio in me e il Padre.
Luigi: No,
è Lui che parla con me.
Certamente parla del Padre,
è logico ma parla con me.
Colui che parla, è anche lo
stesso che m'illumina le cose che parla che me le fa capire, per cui se a me
manca la presenza dell'Altro, io ricevo le parole ma non ho la possibilità di
intenderle nel suo Pensiero, perché mi manca la presenza, allora quella diventa
una parola scritta.
Per cui, Dio che parla, è
anche Dio che spiega a noi le sue parole.
Tra il Dio che parla e il
Dio che spiega, ecco la presenza.
Cioè, il maestro che parla,
richiede l'attenzione alla sua presenza, affinché l'allievo possa capire il
significato di quello che Lui dice.
C.: Quindi la
parola scritta è un annuncio.
Luigi: Ci
annuncia la presenza di Dio.
C.: Se rimane
scritta?
Luigi: Se
rimane soltanto scritta, su quella parola scritta, noi vediamo ancora il
pensiero del nostro io.
Nella parola scritta c'è il
pensiero del nostro io.
Infatti il tempo della
lettura è determinato da me, quindi sono io che leggo, sono io che intendo,
fraintendo ma credo d'intendere.
Per cui posso anche leggere
il Vangelo e intenderlo come norma di vita mia nel mondo, sono sempre io, non
mi libero dal pensiero del mio io.
C.: La parola scritta
è un aiuto.
Luigi:
E' un aiuto per giungere alla presenza di Dio.
Se giungo alla presenza di
Dio e se Dio parla....
Bisogna che Lui parli, è la
sua Parola che mi libera, Dio non è una statua, posso anche intendere Dio come
una presenza statuaria.
Chi mi libera è Lui che
parla con me, quindi che assorbe il mio mondo nel suo mondo, il mio rumore (il
mio io è rumore) nel suo silenzio.
N.: Il Vangelo
può essere parola scritta o parola parlata, però se noi non ci rifacciamo
sempre al Principio, cioè al Dio Creatore, noi non abbiamo la possibilità di
arrivare al Vangelo-parola parlata.
Bisogna sempre
riconquistare quella sapienza iniziale, sempre ritornare al Dio Creatore.
Dio Creatore-
desiderio di conoscerlo- mezzo giusto per arrivare al Vangelo, per arrivare al
Cristo.
Luigi: I
segni s'illuminano soltanto nel Principio e il Principio è il Padre, in quanto
derivano, discendono dal Padre.
N.: Bisogna
sempre recuperare quel Principio.
Luigi: In
modo da ascoltarlo da quel Principio.
N.: Altrimenti
noi ci avviciniamo al vangelo in modo sbagliato.
Luigi: Fraintendiamo
e lo prendiamo come regola di vita, come regola sociale, istituzione, come
tante cose.
N.: Quindi è
sempre l'attrazione del Padre iniziale.
Luigi: A
fondamento ci deve essere sempre Dio Creatore di tutte le cose, se io mi
ritengo il Creatore di tutte le cose, allora sono io che scrivo ed è finita,
intendo tutte le cose come parole di uomini.
Però se io la parola
scritta la ricevo da Dio, cioè scritta da un altro mi dedico all'altro.
Abbiamo visto che ci sono
due giustizie, c'è una giustizia che ci illude di essere giusti: "Signore
io ti ringrazio perché pago le imposte, perché faccio digiuno, perché sono
giusto".
Questa è la giustizia che
ci inganna: "Signore io ti ringrazio perché sono nato italiano, sono nella
chiesa cattolica e sono salvo", è una giustizia che ci inganna.
C'è invece l'altra
giustizia che ci porta a cercare il Pensiero di Dio.
U.: Perché Dio
scrive sulla polvere?
Luigi:
La nostra terra è polvere e anche noi siamo polvere.
Questo scrivere di Dio in
terra è scrivere nel mondo del nostro io.
E' Dio che entra nel mondo
del nostro io.
Per cui, attraverso qualche
segno di Sé, ci fa capire che Lui c'è e questa è scrittura nel mio mondo, nella
mia terra, nella mia polvere.
Lei stessa mi diceva la sua
esperienza, è Dio che ha scritto nella sua polvere ma perché ha scritto?
Ha scritto per dirle:
"Io ci sono".
Però adesso che le ha
detto: "Ci sono", lei può vedere che Lui c'è e continuare per il suo
mondo, oppure può incominciare a interessarsi di Lui perché c'è.
U.: E quando è
che Dio fa silenzio?
Luigi:
Fa silenzio quando io non faccio quello che vuole Lui.
Quando io vado avanti per
la mia strada, Lui mi lascia seguire quelli che sono gli interessi del mio cuore,
Lui tace, come se non ci fosse.
Cioè. io dico che domani
andrò al tale posto e domani vado nel tal posto, oppure io dico che quello che
conta è il denaro, oppure quello che conta è la salute o gli uomini e la
politica che fanno tutto e Dio tace, non mi dice più niente.
Tant'è vero che noi siamo
nel dubbio se Dio esista o non esista: dico una bestemmia e Dio non mi fulmina,
come mai?
E' come se trovo una
persona per la strada e la offendo e lui non reagisce.
Quello è l'unico modo per
farmi capire l'errore che porto in me.
T.: E il
passaggio dalla parola scritta alla parola parlata?
Luigi:
Abbiamo detto che nella parola scritta, il tempo della lettura dipende dal
nostro io.
Nella parola parlata, il
tempo invece è determinato da chi parla, cioè, è l'altro che parla con me, che
determina a me, il tempo dell'ascolto.
Quando l'altro parla, in
quanto lui parla, mi può comunicare un pensiero, però se io non sono
disponibile, sono occupato in altro, quando smette di parlare, io non ho
approfittato dell'occasione per capire quello che lui mi voleva comunicare.
L'occasione è perduta.
Ecco, qui abbiamo Lui che
parla.
Il tempo è determinato da
Lui, non è determinato da me.
Nella parola scritta il
tempo è determinato da me ma proprio perché è determinato da me, non mi salva.
La parola scritta è utile,
serve, però non mi salva.
U.: Però è
determinante...
Luigi:
E' determinante in questo senso che io lo perdo.
U.: Ma se io
riesco a interpretare un segno?
Luigi: Non
è lei che interpreta dei segni, se è il mio io che interpreta i segni,
fraintendo. Bisogna sempre interpretarli alla luce di Dio.
Dio è presente,
naturalmente per potere ascoltare la parola dalla sua bocca, debbo già essere
stato condotto a scoprire la sua presenza.
E' quindi la parola che
viene e deriva dalla sua presenza, cioè se io devo raccogliere nel Principio,
viene dal Principio, da Dio Creatore.
Quindi questo segno, questo
fatto, questa realtà, questa creatura, perché Dio l'ha voluta così?
Perché Dio mi presenta
questo avvenimento?
Perché questa norma, questa
regola?
Bisogna cercare il Pensiero
di Dio.
La parola parlata mi
conduce a scoprire il Pensiero di Dio nelle cose.
Dio, parlando con me,
conduce me a scoprire il suo Pensiero che è poi il Pensiero del Padre e del
Figlio.
Come una persona che parli
con me, dà a me la possibilità, io posso essere distratto, è l'invito a cena:
"Venite alla cena che tutto è pronto".
"Ma io ho i buoi, i
campi, la moglie, gli affari non posso venire, abbimi per giustificato... non
parteciperanno alla cena".
Quindi Dio che parla, è
questo Dio che mi offre l'occasione di passare al suo Pensiero, io però posso
non amare, non essere attento a Lui perché ho altri amori.
L'entrata nel Regno di Dio,
avviene sempre in quanto uno fa conto su Dio, per cui magari arriva il momento
in cui siamo disponibili per ascoltare Dio e Lui non parla, perché si
sottometterebbe al pensiero del mio io.
Quindi il suo silenzio è
proprio una grazia, una misericordia di Dio per farmi capire che io sono su una
strada sbagliata.
Fintanto che cerco di
sottomettere tutto a me, se Lui si lasciasse sottomettere a me, impedirebbe a
me di arrivare a Dio.
O.: La parola
parlata richiede ascolto.
Luigi: L'ascolto
è amore.
Dio è amore in tutto, anche
nella parola scritta, in tutte le cose e tutto lo fa per salvarci, il difetto è
nostro.
O.: Il passaggio
dalla parola scritta alla parola parlata non è questione di tempo.
Luigi:
Certo, non è problema di tempo.
N.: Questo
presuppone quello che diceva ieri a proposito del buon ladrone.
Chissà quanta
macerazione interiore prima di arrivare a quel punto lì.
C'è tutto un
processo che deve essere rispettato dentro di noi, se no, il Vangelo, rimane
parola scritta, non diventa obbligatoriamente parola parlata.
Per diventare
parola parlata bisogna che io veda la parola scritta nella creazione, che mi
apra al pensiero di un Dio Creatore che deve aver avuto una intenzione in tutto
quello che ha fatto, allora la giustizia essenziale, allora il desiderio di
capire il pensiero di questo Dio Creatore, allora la chiave per arrivare a
capire questo col Cristo che io porto dentro di me, con il Pensiero di
Dio che io porto dentro di me, perché è sempre il Pensiero di Dio dentro di me
che mi fa capire questa come parola parlata, se no per me non diventa parola
parlata.
E' la parola
dentro che me la fa diventare parlata.
Cioè, è quella
sintonia tra il mio desiderio di conoscere Dio e questa rispondenza esterna che
trova una risonanza interna, se non non succede niente, non scatta niente.
...Luigi: Cristo
che muore in croce (parola scritta) rivela la colpa che è in me, se lo ricevo
da Dio, scoprendo la colpa che è in me, ho la possibilità, adesso di entrare in
rapporto con Dio e qui entriamo nella parola parlata.
La lettura può essere
fraintesa e può anche essere invece intesa.
Se io ritengo di non avere
nulla a che fare con la morte di Cristo duemila anni fa, io fraintendo, non
leggo bene, perché leggo nel pensiero del mio io: "Io sono nato duemila
anni dopo e non ho niente a che fare con quella morte", quindi mi metto
fuori e non ricevo su di me la lezione di Dio.
Perché nel pensiero dell'io
non la ricevo, perché nel pensiero dell'io sono nato duemila anni dopo.
P.: Cioè non
ascolto, leggo semplicemente.
Luigi: Non
leggo niente! Fraintendo. Non ascolto!
L'ascolto avviene solo in quanto
muoio a me stesso, quindi in quanto passo attraverso la morte del Cristo.
Se non passo attraverso la
morte del Cristo, io non arrivo ad ascoltare la Parola.
P.: Quindi quando
passo attraverso la morte del mio io ascolto la parola scritta.
Luigi:
No, perché la parola scritta è sempre parola scritta, la parola parlata non si
offre alla lettura.
La parola scritta è una
parola che si offre alla lettura, cioè alla lettura del mio io che determina il
tempo.
Ora, in quanto determino il
tempo, posso fraintendere e posso anche intendere.
Perché la parola scritta mi
è scritta, perché io intenda la presenza di Dio, che Dio è presente, che Dio è
il Creatore.
Sempre attraverso la parola
scritta, sia chiaro.
Perché la legge non ci è stata
data perché la fraintendiamo, la legge di per sé è cosa buona.
La legge però è scritta,
scritta su pietra però è scritta.
Quindi essendo parola
scritta si offre al mio tempo (quando io ho tempo, quando io voglio) per essere
letta.
P.: E lì è
necessario il superamento del mio io?
Luigi: No,
per intenderla, siccome è scritta nel mio io, per intenderla bisogna sempre
tenere presente il rapporto con Dio Creatore.
E' Dio Creatore che parla
nel mio mondo.
Quindi è sempre parola
scritta.
P.: Quindi è
sempre nel pensiero dell'io.
Quindi può essere
intesa bene o male.
Luigi:
Può essere intesa bene con il Pensiero di Dio.
Ma fintanto che non arrivo
alla presenza di Dio, cioè a questa parola che esce dalla bocca di Dio che è un
termine più approfondito...
La parola parlata è una
cosa molto diversa dalla parola scritta.
P.: Non è che la
parola scritta diventa parlata, è che viene superata.
Luigi: Siamo
su un altro mondo.
Siamo su due piani
completamente diversi.
Abbiamo detto che abbiamo
la terra e il cielo.
La parola parlata è nel
cielo di Dio.
La parola scritta è sulla
nostra terra.
E.: Ho capito
bene? La parola scritta è possibile intenderla nel pensiero dell'io con il
Pensiero di Dio?
Luigi:
Sì.
E.: E come è
possibile questo?
Questi farisei
erano nel pensiero dell'io e hanno ridotto la parola di Dio nel pensiero
dell'io.
Luigi: Non nel pensiero
dell'io ma è con il pensiero dell'io che noi capiamo, perché è Dio che parla
nel pensiero del mio io, che scrive nel mio mondo, per cui io seguendo una mia
intenzione, una mia volontà, a un certo momento mi vedo attraversato da una
volontà diversa, è un conflitto di volontà.
E' il mio io che si vede
limitato da-.
E chi è che ti limita?
C'è un altro che mi sta
limitando.
Io voglio raccogliere
denaro all'infinito, e a un certo momento Dio mi butta tutto in aria, c'è un
altra volontà che si oppone alla mia.
Questo conflitto di volontà
tra la volontà di Dio e la volontà del mio io mi annuncia che c'è un altro che opera
nella mia vita, c'è un altro che si presenta, se adesso mi rendo attento a
quell'altro, ho la chiave per la parola scritta.
E.: Quando dici:
parola parlata, siamo già fuori del campo dei segni? Siamo già nel rapporto
personale con Dio?
Luigi:
La tua adesso, è parola parlata.
Tu mi stai parlando, usi
dei segni parlandomi, mi stai parlando con la tua presenza.
Io posso essere distratto,
posso anche non seguire il tuo pensiero e non arrivo a capire il tuo pensiero.
Posso essere attento a te,
a te presente che mi stai parlando, se sono attento a te, in questa attenzione
c'è amore per l'altro, perché mi debbo dimenticare di me, se io sto pensando a
me stesso, al mio mondo, non posso seguire il tuo pensiero e non arriverò
certamente al tuo pensiero, tu mi parli ma io sono in un altro mondo.
Qui abbiamo la parola
parlata.
La parola parlata che
richiede la presenza dell'altro, perché è la presenza dell'altro che mi fa la
parola parlata.
E se adesso io mi offro a
Lui, Lui mi fa entrare.
Cioè, in questa parola parlata,
è Dio che assorbe la mia terra nel suo cielo, trasforma la mia terra in cielo,
nel suo cielo.
Cioè, tu in termini poveri,
assorbi il mio mondo, la mia situazione, direi la mia non intelligenza del tuo
pensiero e mi porti nel tuo pensiero, con la tua presenza, mi stai trasferendo
nel tuo pensiero.
Per cui a un certo momento
dico: "Ho capito, ho capito il tuo pensiero".
E.: poco fa però
hai detto che Cristo fa parte della parola scritta, io immaginavo Cristo come
parola di Dio incarnata che parla a noi, pensavo che la parola parlata fosse la
parola che il Figlio di Dio ha dato a noi e invece tu dici che quella è parola
scritta.
In che rapporto
sono Cristo e la parola parlata di Dio, là dove Cristo va inteso come parola
scritta.
Luigi: E'
il Verbo, cioè il Verbo di Dio e qui abbiamo la parola parlata di Dio...
N.: Scusa, la
parola parlata è sempre una parola ascoltata dentro di noi, consapevolmente,
cioè sapendo che è Dio che parla in quella parola.
E' sempre una
cosa interiore, non può mai essere esterna.
E.: Ma esige
il superamento del segno?
N.: Ogni segno va
sempre riportato in Dio, si capisce, più che mai il segno Cristo, il segno
esteriore Cristo va riportato nel Verbo che hai dentro di te.
Deve scattare
quella rispondenza, tra la parola esterna e quello che ascolti dentro.
E.: Ma la
parola esterna è la parola scritta.
N.: E questa è
parola scritta duemila anni fa, noi la possiamo leggere o la possiamo buttare
via, la possiamo leggere nel pensiero del nostro io o la possiamo leggere nel
pensiero di Dio.
Per leggerla nel
Pensiero di Dio, io devo ascoltare Dio dentro di me, altrimenti non la capisco
per niente.
Tu vedi le
centinaia di interpretazioni diverse del Vangelo che si fanno in giro.
E.: Ma questa
parola che tu rapporti al Maestro interiore che rapporto ha, a sua volta con la
parola parlata?
N.: E' la parola
parlata che ti dice: "Guarda che quella parola esterna (parabola) prendila
su di te, vedila nel mio Pensiero, nell'adultera, vedi il tuo adulterio,
eccetera".
Tu devi passare
in tutto dalla materia allo Spirito, Lui scrive sulla nostra terra ma scrive
cose di Dio, se non abbiamo il Pensiero di Dio in noi, non le potremo mai
capire.
Luigi: Quando
Dio mi fa arrivare la sua parola, io devo essere disponibile: "Io sono uno
che bussa alla porta, se qualcuno mi apre, io entrerò e cenerò con Lui".
"Se qualcuno mi
apre".
Cioè, Dio è uno che parla,
però noi possiamo essere disponibili o non essere disponibili.
G.: Quindi
dobbiamo essere sempre attenti a Lui che parla.
Luigi: Certo,
se invece ritengo di essere io a determinare il tempo, rimango nella parola
scritta e non arrivo alla parola parlata, mi chiudo nel mio mondo, non passo
dalla mia terra, dalla mia polvere al cielo di Dio.
Il cielo di Dio è
determinato da Dio che parla con me, il Dio che parla con me è il Dio che mi
pensa, è il Dio che mi ama e allora uno si sente pensato e conosciuto.
Invece quando non arriviamo
qui, noi ci sentiamo sempre soli, anche quando leggiamo la Parola di Dio,
perché sono io che leggo, sono io che cerco di capire, sono io che mi rendo
disponibile, sono sempre io.
Dicevano ciò
tendendogli insidie per avere di che accusarlo. Ora
Gesù, essendosi chinato, scriveva col dito in terra.
Gv 8 Vs 6 Secondo
tema.
Titolo: La chiave di lettura.
Argomenti: Parola scritta e parola
parlata. Per restare alla presenza
di chi parla, bisogna intendere le sue parole. Incapacità
di ascolto. La parola scritta è
relativa al nostro io. Gli "ometti". Il problema dell'uomo è la chiave di lettura. Ci troviamo nella Parola
parlata, quando tutto di noi fa silenzio. Gli argomenti di Dio sono rivelazione di ciò che Dio è. La legge di Mosè. Desiderare la
Presenza di Dio è appartenere a Cristo.
4/Marzo/1984
Fossano
Questi scribi e farisei che
avevano colto quella donna in flagrante adulterio chiedono a Gesù che cosa dica
Lui, circa la condanna che Mosè aveva espresso per tali donne.
E qui il Vangelo ci dice
che essi dicevano questo per avere di che accusarlo ma, Gesù chinato scriveva
con il dito in terra.
Questo scrivere in terra di
Gesù ci apre agli argomenti della parola scritta e quindi anche della parola
parlata.
C'è cioè una parola che è
con voce e c'è una parola che è senza voce.
La parola è un segno e la
parola scritta è un segno lasciato da uno che è passato, che non è più presente.
La parola parlata è la
parola che esce dalla bocca con la voce, quindi è un segno lasciato da uno che
è presente.
Tutta la differenza sta lì.
Noi però non possiamo
restare presenti a Colui che è presente e che parla con noi, se non intendiamo
le sue Parole mentre Lui ce le dice.
E per intenderle è
necessario contemplare le sue Parole in quella sorgente in cui Lui le
contempla, perché altrimenti non le intendiamo e se non le intendiamo, non
possiamo restare alla sua Presenza.
Accade così che Dio si rende
assente a noi.
Ogni parola che giunge a noi, quando non è capita è portata via.
Da che cosa è causato
questo?
Abbiamo visto la volta
scorsa che noi siamo condizionati dalle parole che diciamo o meglio dalle
parole che il nostro io dice, poiché la creatura è fatta essenzialmente per
l'ascolto, non è fatta per parlare, Dio è Colui che parla,Dio è il Verbo che
parla in tutto, in principio era il Verbo.
Noi siamo creature fatte
per accogliere il Verbo di Dio e attraverso il Verbo di Dio, giungere alla conoscenza
di Dio.
Se invece parliamo noi, le
parole che noi abbiamo detto fanno rumore dentro di noi, ci disturbano
nell'ascolto, ci impoveriscono e a un certo momento ci rendono addirittura
incapaci di ascoltare.
Sono le nostre parole che
ci rendono incapaci di ascoltare.
E quando uno è incapace di
ascoltare, non può restare alla presenza di Colui che
parla.
Incapacità di ascoltare è
incapacità di amare.
Quando uno è incapace di
amare, a lui non si può fare altro che dargli da leggere.
Nasce così la parola scritta
che è il segno lasciato da Colui che è passato, da Colui che non è più
presente.
Non possiamo restare alla
presenza di Colui che parla, se non intendiamo le Parole che lui dice.
Quindi la condizione per
poter restare alla Presenza di Colui che parla, è sempre quella di capire le
Parole che Lui dice e per capire le Parole bisogna attingere alla stessa Fonte,
alla stessa Sorgente le cose che Lui dice, bisogna contemplarle nel suo
Principio, in caso diverso perdiamo la presenza.
Restiamo distratti dalle
parole che noi stessi abbiamo detto o che diciamo, sono le parole del nostro io
che ci distraggono dall'ascolto o ci impediscono l'ascolto.
Quando la creatura diventa
incapace di ascolto, quindi incapace di amare, ad essa non si può fare altro
che dare da leggere.
Quindi la parola scritta, è sempre relativa al nostro io, perché è
data a noi, nell'assenza di colui che parla a noi.
Tutta la creazione e tutto
l'universo, essendo segno di Dio è Parola di Dio ma, nell'universo noi non
vediamo la Presenza di Dio, per questo diciamo che tutto l'universo è Parola
scritta di Dio, è scrittura.
È scrittura per noi, è
scrittura fatta nel pensiero del nostro io.
Resta il problema di come
fare per leggere.
Come fare per leggere la
parola scritta?
Quale è la chiave per leggere
ciò che è scritto ed intenderlo. È il tema di
questa sera.
La parola è segno ed in
quanto è segno contiene, porta un significato e questo significato è rivolto a
noi, è per noi, per il nostro io.
C'è una grande differenza
che vedremo poi alla fine tra la parola scritta e la parola parlata.
Quello che dice a noi la
parola scritta, è immensamente lontano da quello che dice a noi la parola
parlata.
La parola parlata ci rivela
qualche cosa di immensamente superiore da quello che è la parola scritta, perché
la parola scritta è relativa al nostro io.
Ma come fare per potere
intendere, per potere leggere, per potere capire il significato di quello che è
scritto, di quello che Dio ci presenta in tutta la creazione e in tutto
l'universo?
Cioè come fare per intendere
i segni di Dio?
Nel pensiero del nostro io
succede un fatto strano ed è che il mondo davanti a noi assume due aspetti: ci
sono le cose che possiamo dire essere cose, realtà, cioè cose che non sono
segni e ci sono invece delle cose che sono segni.
Ci sono delle cose che non portano alcun significato come può
essere un mucchio di pietre, presso Dio sia chiaro che tutto è carico di
significato ma, nel pensiero del nostro io ci sono cose che sono solo cose,
sono cioè la realtà in cui ci troviamo e ci sono cose che invece sono cariche
di pensiero, cariche di una intenzione.
Chi va in montagna sa, che
giunti a un certo livello, dove non ci sono più sentieri, intorno ai 2500
metri, ci sono delle pietre che contengono dei segni ma, pietre che contengono
dei segni non in quanto ci sia sopra una scritta ma, in quanto sono disposte in
un certo modo.
Li chiamano
"ometti" e servono per indicare la strada giusta, il sentiero, il
cammino da fare dove non ci sono più né sentieri, né strade.
Chi li nota, nota soltanto
un mucchio di pietre ma, un mucchio di pietre disposto con intelligenza a
forma di piramide.
Ci sono tante pietre, tutta
la montagna è piena di pietre, se c'è una cosa che non manca in montagna sono
le pietre.
Però tutte le pietre non
hanno un significato ma, queste pietre disposte in un determinato modo, sono
cariche di significato.
E come si intende il loro
significato?
Chi si trova di fronte a
queste pietre si trova con un suo problema, con un argomento suo, l'argomento e
il problema è sapere quale è la direzione buona verso cui andare e allora
guardandosi attorno nota questo segnale, questo segnale che porta un
significato, una intenzione, fatto da un essere intelligente, non sono più
pietre messe a "caso", sono pietre disposte con una intenzione e allora
indicano il sentiero da percorrere.
Quale è stata la chiave di
lettura per intendere?
La chiave di lettura è
stato il problema che l'uomo portava dentro di sé.
Cioè l'uomo viene a
trovarsi senza più tracce di sentiero, non sa più dove andare.
Ecco, quando noi perdiamo
la Presenza di Dio, arriva un momento che non sappiamo più dove andare, non
sappiamo più quale sia il significato della nostra vita, né quale sia il
significato di tutte le cose attorno a noi e allora se ci guardiamo attorno, se
troviamo qualche cosa in cui ci sia un pensiero, quel pensiero lì, porta una
risposta al nostro problema.
La chiave di lettura sta
qui, in quanto troviamo attorno a noi, la risposta al nostro problema.
Bisogna che ci sia un
problema e bisogna che ci sia un segno con una intenzione che risponda al
problema che portiamo dentro di noi, allora abbiamo capito.
Colui che guardando
quell'ometto di pietra, ha ricevuto la segnalazione, si è trovato in accordo,
in armonia con colui che ha fatto quell'ometto di pietra e lo ringrazia, perché
gli ha risolto un problema.
Chi non sa più dove andare,
ha bisogno di segnali e segnali scritti, non c'è lì l'uomo che gli parla, c'è
un segnale, una scritta, l'"ometto" è una parola scritta.
Tutto l'universo è parola
scritta di Dio per noi che abbiamo perso il sentiero e che non sappiamo più per
che cosa vivere.
La parola scritta è per il
pensiero del nostro io ma, il pensiero del nostro io è
fatto di un problema, è fatto di un dubbio e bisogna che questo problema qui lo
abbia molto presente, perché soltanto così si ha la chiave di lettura.
Se io andassi in montagna a
cercare cristalli o a cercare stelle alpine e guardassi questi ometti di pietra
per avere l'indicazione di dove si trovano le stelle alpine, certamente
sbaglierei perché quelle indicazioni non rispondono al mio problema, quello non
è fatto per indicare il luogo in cui ci sono le stelle alpine ma, è fatto per
indicarmi il sentiero che conduce alla vetta.
Con Dio è lo stesso, tutto
dipende da quella intenzione che portiamo dentro di noi come problema
essenziale.
Cioè, in quanto abbiamo
perso la Presenza di Dio, noi abbiamo perso il senso della vita, abbiamo perso
il sentiero, però dobbiamo portare in noi questo problema, dove è il sentiero?
Soltanto portando in noi
questo problema abbiamo la possibilità di avere la chiave di lettura dei segni
che Dio ci manda, poiché Dio scrive sulla nostra terra e scrive sulla nostra
terra la risposta al nostro problema.
Ma se noi, anziché portare
in noi questo problema che deriva dall'assenza di Dio, noi portiamo un altro
problema, i segni che noi vediamo attorno a noi ci deludono, non rispondono a
quella che è la nostra attesa, ci convogliano verso luoghi dove noi non
troviamo le stelle alpine che noi cerchiamo.
Ecco, abbiamo visto già la volta
scorsa che la parola scritta di Dio è per convogliarci alla Presenza di Dio che
noi abbiamo smarrito, che noi abbiamo perduto.
Tutta la creazione, parola
scritta di Dio, ci convoca alla Presenza di Dio, perché soltanto convocati alla
Presenza di Dio, noi avremo la possibilità di ascoltare Parole di Dio.
La parola parlata è quella
che ci salva, la parola scritta non ci salva.
La parola scritta ci indica
il sentiero per arrivare alla vetta, ci indica il sentiero per arrivare alla
presenza di Colui che ha da dire a noi una parola che nessun segno nella
creazione può dirci, poiché la parola che esce dalla bocca di Dio non è più un
segno.
Tutta la creazione serve e
tutte le cose che dicono i servi non possono minimamente sfiorare la Parola che
ha da dire a noi Dio.
San Giovanni della croce a
un certo punto rivolgendosi a Dio dice: "Cessa di mandarmi dei servi che
non mi possono dire ciò di cui ha bisogno la mia anima".
Forse che i servi sono
negativi? No, tutto è positivo: la legge è positiva ha il valore di condurci a
Colui che ha da dirci una parola che nessun altro può dire.
Qui possiamo capire quando
ci troviamo con la parola scritta e quando è che ci troviamo con la parola
parlata.
Fintanto che noi ci
rivolgiamo a Dio, interroghiamo Dio ma, con nostri argomenti e quindi siamo noi
a parlare, c'è il nostro io che parla (si ha la Presenza di Dio quando si
ascolta, non quando si parla), fintanto che siamo noi a parlare, noi siamo
nella parola scritta.
Ci
troviamo invece nella parola parlata dalla bocca di Dio, quando
tutto in noi fa silenzio per ascoltare non più gli argomenti nostri o i
problemi nostri ma per ascoltare l'argomento o gli argomenti che Dio vuole
comunicare noi.
Fintanto che noi abbiamo
dei problemi nostri o argomenti nostri, c'è il nostro io che parla e anche se
chiediamo luce a Dio, noi ci troviamo nella parola scritta di Dio, la quale
parola scritta non può salvarci poiché è come la legge. Però ci convoglia alla
Presenza di Dio.
Soltanto se in noi facciamo
silenzio di tutto, alla Presenza di Dio, allora siamo fatti capaci di ascoltare
gli argomenti di Dio. Quando siamo disponibili per ascoltare gli argomenti di
Dio, qui ci troviamo nella parola parlata di Dio.
Gli argomenti
di Dio sono rivelazione di ciò che Dio è.
Possiamo allora intuire
cosa significa Gesù quando dice: "Mosè ha scritto di
Me", troviamo sempre stano il fatto che Mosè, dando una legge abbia
scritto di Cristo.
Mosè è parola scritta,
rientra quindi tra le parole scritte di Dio per noi, parole che ci convogliano
a Lui.
Tutta la legge di Mosè
dipende dal primo comandamento: "Ama il Signore Dio tuo con tutta la tua
mente, con tutte le tue forze, con tutto te stesso".
Amare vuole dire cercare la
presenza.
Tutta la creazione, tutto
l'universo dice a noi: "Ama il Signore Dio tuo con tutta la tua mente, con
tutte le tue forze, con tutto te stesso", ossia ci dice di cercare la
Presenza di Dio.
Tutta la creazione ci
convoglia alla Presenza di Dio, ci fa pensare Dio.
La legge di Mosè che è una
sintesi di tutto quello che si dice nella creazione, dice a noi: "Ama il
Signore Dio tuo con tutta la tua mente, con tutte le tue forze, con tutto
te stesso", ci fa pensare Dio.
Ora, desiderare la Presenza di Dio, pensare
Dio è appartenere a Cristo, perché Cristo è il Pensiero di Dio tra noi.
Per questo giustamente,
Gesù ha detto che Mosè ha scritto di Lui.
Se noi intendiamo veramente
l'anima, il significato della legge, noi capiamo quanto Mosè abbia scritto del
Cristo.
Mosè ci convoglia a Cristo
e Cristo ci convoglia al Padre, perché soltanto dal Padre, noi potremo ricevere
quella parola che rivela a noi il Padre ed il Figlio, rivela cioè ciò che Dio
è.
M.: Mi sembra che
il punto centrale sia l'amore nostro, unicamente per Dio, noi non siamo capaci
di restare perché non amiamo.
Luigi: Perché
non intendiamo le parole che Dio dice a noi.
In quanto non intendiamo
perdiamo la presenza.
Possiamo restare alla
presenza di uno, solo in quanto capiamo quello che quell'uno ci dice,
altrimenti noi andiamo a passeggio, anche se quell'uno ci sta parlando. Noi con
la nostra mente andiamo a passeggio, perché non capiamo.
Allora lavoriamo di
fantasia, andiamo in giro e non possiamo restare.
Non possiamo restare alla
presenza di uno se non capiamo le parole che ci dice, solo che per capire le
parole di uno, dobbiamo contemplarle nella stessa sorgente in cui lui le
contempla.
E' lì tutta la nostra
difficoltà a restare con il padre e con il Figlio.
Il non ascoltare poi è il non
amare e quando uno non è capace di amare, a quell'uno si può soltanto dare da
leggere.
M.: Se non ama
non sa ascoltare e quindi è impossibilitato a stare alla presenza di quell'uno
che parla.
C'è un passaggio
obbligato dalla parola scritta alla parola parlata.
Un segno, quindi
la parola scritta, intesa nel Pensiero di Dio, presuppone che io ascolti la
parola parlata di Dio, che io quindi entri alla presenza di Dio e ascolti da
Lui questo o è soltanto una luce maggiore che mi porta verso la presenza.
Non so se mi sono
spiegato, se è già la presenza, oppure se è soltanto...
Luigi:
Teniamo presente che Dio è sempre presente in tutto.
Dio parla con noi in tutto,
siamo noi che siamo incapaci a restare a questa presenza e allora Lui scrive
per terra, perché se parlasse ci giudicherebbe, infatti nel momento in
cui Lui ha parlato qui li ha giudicati.
Se Lui parlasse ci
giudicherebbe, perché noi non dobbiamo parlare.
Questi giudei stanno
chiedendo un giudizio e si stanno condannando.
Perché in quella donna,
colta in flagrante adulterio, erano essi stessi, era specchio per loro.
Chiedendo un giudizio su
quella donna, chiedevano un giudizio su sé.
Gesù non parla per non
condannarli.
Scrive per terra, può
darsi, non è detto che la parola scritta faccia vedere il cammino che devono
fare, cioè questo superamento di se stessi, questo entrare in silenzio per
mettersi ad ascoltare Dio.
Loro erano arrivati a Gesù
parlando, non ascoltando.
Non sono arrivati per
ascoltare gli argomenti di Gesù, sono arrivati per imporre a Gesù un loro
argomento.
E.: Il segno
inteso nella presenza di Dio, può essere la parola parlata?
Luigi: Quel
segno ci annuncia la presenza ma va intelletto, cioè bisogna sapere leggere.
Per sapere leggere, bisogna
vedere quel segno come risposta al problema che porto in me per l'assenza.
M.: Però
presuppone un ascolto, presuppone già che io mi ponga disponibile per ascoltare
una parola parlata.
Io mi devo porre
in ascolto, devo avere dentro di me quel problema, quindi il segno viene
illuminato, viene intelletto nel Pensiero di Dio, però presuppone che io mi
ponga in ascolto.
Luigi: No,
il punto di partenza è sempre Dio che è il Creatore di tutte le cose.
Dio Creatore di tutte le
cose, però non lo abbiamo presente, perché noi possiamo arrivare alla presenza
di Dio e restare alla presenza di Dio soltanto in questo vuoto di tutto di noi,
quindi anche di tutti i nostri problemi, non avere più nessun nostro argomento,
per essere disponibili per ascoltare i suoi argomenti.
Perché sono i suoi
argomenti che mi mantengono alla sua presenza.
Sono i suoi argomenti che
mi rivelano, che mi fanno conoscere ciò che egli è, i miei no.
Però se io ho presenti i
miei argomenti, io posso soltanto leggere la parola scritta, se leggo la parola
scritta in questa intenzione, questa mi convoglia alla presenza ma mi convoglia
alla presenza in quanto mi invita al silenzio totale: non parlare più, nemmeno
dei tuoi problemi, presentati così, per ricevere i suoi problemi.
Quindi noi partiamo da una
situazione in cui abbiamo tanti problemi, per giungere a questa situazione in
cui ascoltiamo i problemi di Dio.
Metti a tacere tutto di te,
per essere disponibile ad ascoltare ciò che Lui ha da dirti.
Lui ha da dirti qualcosa di
molto superiore ai tuoi problemi.
Per questo non preoccuparti
di togliere la zizzania, questi sono problemi tuoi, apriti all'ascolto di ciò
che Dio vuole comunicarti che vale molto di più di tutti i tuoi problemi e dei
tuoi argomenti.
M.: La parola
scritta è purificazione.
Luigi:
Ecco, è purificazione, mi annuncia la presenza di uno.
Io mi ero dimenticato,
tutta la creazione mi annuncia che Dio c'è.
Per cui nel nostro mondo ci
sono tante cose che sono a caso.
Le pietre in montagna sono
disposte a caso, però ci sono certe pietre non più disposte a caso.
Quelle che mi aiutano sono
quelle che non sono disposte a caso.
Le cose che sono disposte a
caso, non mi aiutano più, quella è una realtà, non mi parlano, quelle che sono
disposte con una intenzione sì, ma l'intenzione deve corrispondere al mio
problema, al problema che porto in me.
Quelle cose che contengono
un intenzione, contengono una intenzione per me, per il mio problema, perché io
mi presento di fronte a queste con un mio problema: a cosa serve la vita?
M.: Però questo
nel pensiero del nostro io.
Luigi: Infatti
la parola scritta è per il pensiero del nostro io e ci parla della presenza di
Dio nel pensiero del nostro io.
E' per il pensiero del mio
io.
M.: Ma allora ci
sono dei segni che per noi non rispondono al nostro problema?
Luigi:
No, i segni in quanto segni contengono una intenzione, siccome sono opera di
Dio, Dio scrive per me, Dio scrive per ognuno di noi, però il più delle volte,
noi guardiamo i segni con un altra intenzione, non con questo problema qui.
Cioè, io guardo l'ometto in
montagna come il luogo in cui posso trovare del quarzo o delle stelle alpine e
naturalmente mi convogliano male, perché io non ho trovato quello che io
cercavo.
Quei segni lì non erano
fatti per convogliarti al luogo in ci sono le stelle alpine.
Quindi tutti i segni che
Dio ci dà, quindi che arriva a noi con intenzione, sono per convogliarci alla
presenza di Dio, per annunciarci che Dio esiste e per convogliarci alla
presenza di Dio.
Ma se noi guardiamo questi
segni con un altra intenzione, noi restiamo deviati da questi stessi segni, per
cui esperimentiamo il fallimento.
M.: Dio non va
strumentalizzato ai nostri bisogni ma va cercato per quello che è.
Luigi: Certo,
si capisce.
Quindi Dio scrive ancora in
terra, cioè scrive nel pensiero del nostro io, cioè scrive nella nostra notte,
in questa assenza sua, la parola scritta è la parola lasciata da uno che è
assente da noi, per richiamarci alla sua presenza.
Lui mi fa arrivare un
biglietto, lo fa arrivare a me che mi sono dimenticato di Lui, per dirmi:
"Vieni a Me che Io ti accolgo", mi convoca alla sua presenza.
Questa è la parola scritta,
è un invito a prendere contatto con Lui.
M.: In qualunque
segno della creazione, Dio mi dice qualcosa di Sé, però la creazione è parola
scritta.
Luigi:
E' parola scritta nel pensiero del mio io, è terra.
Dio che scrive in terra è
Dio che scrive nel pensiero del mio io.
La terra è tutta in
relazione al mio io.
Fa riferimento al mio io.
Ora Dio scrive qui in
terra.
Il mio io, perché quando io
mi separo da Dio, Dio non diventa più la mia realtà, la realtà diventa la
terra, diventano le creature, diventa il mondo.
Questa diventa la mia
realtà.
Diventando realtà, non è
più segno!
Quando io mi separo da Dio,
per cui Dio non è più la mia realtà, la realtà diventa quello che io vedo e che
io tocco.
Questa è la realtà.
Ma se è realtà, io non vado
più a cercare il segno, il significato di quello.
Quella è la realtà!
Il segno adesso diventa
altro.
Il segno sarà la creatura
che adopera queste cose per comunicare qualcosa.
Ora, Dio in questa realtà
mia, nel pensiero del mio io, scrive qualche cosa.
Cioè, quello che per me è
realtà, cioè fatto a caso, pietre, Dio me le dispone in un certo modo e li
carica di un suo pensiero.
Un pensiero per rispondere
ad un mio problema.
Perché io è vero che sono
di fronte a questa realtà ma il mio io porta con sé un problema.
Ed è il problema di non
sapere più che cosa fare, non sapere più dove andare.
M.: Ma Dio mi
rivela Se stesso tanto nella parola parlata che in quella scritta.
Luigi:
Mi annuncia Sé, la parola scritta è un annuncio, non è conoscenza, mi annuncia.
M.: Però rivela
già qualche cosa.
Luigi:
Sì, mi annuncia che Lui c'è.
Io me ne ero dimenticato
ritenendo che la realtà sia la mia terra, in questa realtà che è il mio mondo,
che è la mia terra, che è la mia casa, che è la mia famiglia, la mia regola, la
mia istituzione, il mio partito, in questa realtà qui, Dio scrive qualcosa di
Sé e dice a me, magari attraverso il passare di tutte le cose che Lui c'è.
M.: Quindi io in
un segno, anche intelletto nel Pensiero di Dio, posso soltanto intuire la sua
presenza.
Luigi: E'
un annuncio.
Riconoscendo, sapendo che
Lui adesso c'è, c'è tutto il problema della ricerca e poi sopratutto devo
imparare a fare tacere in me tutti i miei argomenti, per aprirmi ad ascoltare i
suoi argomenti.
Quello che mi salva sono i
suoi argomenti, non sono i miei argomenti, anche risolti alla luce di Dio, i
miei problemi non mi salvano ancora.
Chi mi salva sono gli
argomenti che escono da Dio, la parola che esce dalla bocca di Dio, quella mi
salva e mi fa vivere.
Cosa vuol dire che mi salva
e mi fa vivere?
Vuol dire che mi
inserisce nella conoscenza di Dio, quindi nella vita eterna.
M.: Quando ho
inteso un segno, quindi ho avuto una luce, va rivisto tutto dentro di noi sotto
questa luce.
Luigi: Certo.
M.: Questo serve
soltanto a mettere a tacere tutto dentro di noi?
Luigi: L'annuncio
è: Dio c'è, io credevo che la realtà fosse altro e che poi dopo la morte magari
Dio mi giudicherà, no, il problema è diverso: Dio è presente in tutto, Dio mi
sta parlando in tutto, Dio opera in tutto.
Dio non è più uno che mi
aspetta al traguardo.
Dio è uno che sta parlando
con me, a me oggi.
Allora il problema è di
restare alla sua presenza e di ascoltare e di capire quello che Lui mi dice.
Scoperto questo, adesso il
problema è il rapporto con questo Essere che è presente in tutto ma che io non vedo
e che sopratutto non sono capace ad ascoltare.
Allora tutto va revisionato
qui, perché tutto devo subordinare a questo rapporto, a questo rapporto con
questo essere presente.
E.: L'uomo nasce
con l'incapacità costituzionale di intendere la parola parlata. Quindi il
problema si sposta sulla possibilità di intendere la parola scritta. Ed è
evidente che la possibilità di intendere la parola scritta, cresce
proporzionalmente alla riduzione del pensiero del nostro io.
Luigi:
Prima di tutto devo capire quello che mi annuncia la parola scritta.
Ma quello che
annuncia la parola scritta, l'annuncia nel pensiero del mio io.
E.:
L'atteggiamento forse più disponibile per avere l'intelligenza della parola
scritta sia quella di cercare di fare tacere gli argomenti del mio io
mettendomi in ascolto, perché anche la parola scritta richiede l'intelligenza,
come la parola parlata.
Quindi la parola
scritta, per fede posso collegarla con Dio.
Luigi:
Ma vedi la parola scritta, è proprio scritta perché tiene presente un mio problema.
Cioè, io capisco la parola
scritta, proprio in quanto ho presente un mio problema.
Ritorno all'esempio delle
pietre in montagna.
Io capisco quello che mi
dice quel mucchietto di pietre, proprio perché ho un mio problema.
Il mio problema è dove andare?
Io non so dove andare.
A destra, sinistra, avanti,
indietro? Non ci capisco più niente.
Ho un segnale.
Il segnale preso fra le
parole messe a caso.
L'alfabeto, a un certo
punto ti viene raggruppato in certe parole, qui abbiamo un pensiero.
Io posso anche scrivere,
battere a macchina come una scimmia tutti i tasti e vengono soltanto delle
parole ammucchiate che non mi dicono niente, non sono segni.
Il segno è segno in quanto
porta un intelligenza in quanto tiene presente il mio problema.
Cioè, io mi presento con un
mio problema: "Non so dove andare", il segno che ha un'intelligenza,
mi dice: "Va qui".
Mi convoglia ma convoglia
il mio problema, quindi risponde al mio problema, non mi rivela Dio.
E.: Tutta la
creazione però è un segno di Dio per risolvere questo problema, non c'è un
segno che non possa dare una risposta a questo mio problema.
Luigi: No,
guarda, noi ci troviamo di fronte alla creazione, come di fronte a una montagna
tutta piena di pietre, sparse.
E.: La creazione è
una somma di segni che ha la sua cima in Cristo...
Luigi: Nel
Pensiero di Dio ma nel pensiero del mio io, nella creazione c'è tanto caso
operante, cioè ci sono tante pietre sparse. Ce ne è soltanto qualcuna che è
raccolta con un pensiero, che risponde al mio problema ma altrimenti c'è tutta
una realtà che non è più significante per me, perché è realtà.
E' realtà fatta a caso,
perché io non so l'origine. Però per me è realtà e quello è fatto a caso, sono
le pietre sparse che non mi dicono niente.
Quello che mi dice qualcosa
è quello che mi porta un pensiero.
Quello che reca un
pensiero, sono le pietre raccolte in un certo modo intenzionale, c'è una
intenzionalità.
Si capisce che nel Pensiero
di Dio non esiste il caso, anche le pietre hanno il loro significato ma in Dio.
Nel pensiero del mio io il
caso c'è eccome se esiste e quanto opera.
Quello che invece opera con
intelligenza, non più caso, è quello che tiene presente me, allora qui ho una
intelligenza, è quello che risponde al mio problema, allora qui ho l'intelligenza.
Ma perché risponde al mio
problema, l'altro non risponde al mio problema.
E.: Posso
scoprire il mio problema indipendentemente da Dio?
Luigi:
Il mio problema me lo porto addosso, proprio perché mi sono separato da Dio.
Non posso restare alla
presenza di Dio perché non capisco le sue parole e non capisco le sue parole
perché non le vedo, non le contemplo nella sua sorgente, nel Padre e più mi
allontano da Dio e più mi carico di problemi.
Il problema piomba su di
me, indipendente da me.
Io sono sento il problema,
proprio in quanto sono lontano da Dio.
In Dio non sono più
problemi, sono pace, sono contemplazione, sono gioia, sono canto.
Lontano da Dio invece sono
problemi terribili, esistenziali, diventa inferno.
Nell'inferno c'è il
problema, problema senza soluzione.
Non è che io possa avere un
problema senza Dio, è proprio allontanandomi da Dio che mi carico di problemi,
di contraddizioni.
E.: La domanda
che io volevo fare è ancora diversa, posso scoprire la realtà di questo
problema se non riesco a intuire o collegare questo problema a Dio?
Io posso
soffrirlo il problema ed è l'inferno.
Luigi:
Sì, il problema lo subisco.
E.: Ma la
possibilità di capire questo problema, di individuarlo, di centrarlo come
problema, come avviene per l'anima se non lo collega a Dio. Altrimenti resta
solo problema.
Luigi:
Sì, è un problema che patisco.
E.: L'uomo può
tornare alla presenza di Dio, soltanto quando scopre che porta questo
problema...
Luigi: No,
debbo osservare i segni di Dio esterni, alla luce di questo problema mio che
subisco, nonostante me.
Perché io non voglio subire
certi problemi, eppure me li porto addosso e più sono lontano da Dio e più me
li porto addosso.
Adesso, Dio che scrive
sulla mia terra, è Dio che scrive nella mia terra questo problema, è Dio che
scrive su questo mio problema, in questo mio problema, per dirmi: "Il
sentiero è quello".
Ad esempio, problema
scritto: "io non so per che cosa vivere", parola scritta, Mose:
"Ama il Signore con tutto te stesso".
E' parola scritta che mi dice
che la mia vita mi è stata data per quello.
P.: Nel Pensiero
di Dio tutto è segno, quali sono quelle realtà che sono segno nel pensiero del
mio io?
Luigi: Sono
quelle realtà che conoscono il mio problema.
P.. Cioè è la parola di
Dio.
Luigi: Certo è la Parola di
Dio. Però è quell'intelligenza che conosce me.
Io mi trovo di fronte a una
realtà che non mi conosce.
"Ama il Signore Dio
tuo con tutto te stesso", qui trovo la risposta a quello che è il
mio problema.
P.: Ma la parola
scritta per me è parola.
N.: Non
obbligatoriamente: "Cerca il Signore Dio tutto con tutte le tue
forze" e tu seguiti a vedere i segni come realtà o come roba relativa al
tuo io, vai avanti per la tua strada.
P.: Ma tra tutti
i segni, ci sono dei segni che rispondono al mio problema e segni che non
rispondono, io vorrei individuarli.
Luigi: I
segni li può individuare, soltanto se li osserva dal punto di vista del suo
problema.
Ritorno, perché mi sembra
semplice all'argomento degli ometti in montagna.
Lei si trova con tante
pietre, tante rocce, però ha un suo problema, dove andare?
A un certo momento nota
delle pietre che sono disposte con intelligenza, non più a caso.
P.: La bibbia?
Luigi: Certo
la Bibbia è anche parola scritta, è logico. In quanto vedo parole non disposte
a caso ma non disposte con intelligenza, lì ho una risposta. In quanto mi vedo
conosciuto in quel problema. Cioè trovo la risposta al mio problema.
E' un annuncio.
Q.: La parola
parlata è quella che ci salva ma noi non possiamo entrare in quella parola
parlata.
Luigi: Non
siamo in grado di ascoltarla perché siamo troppo disturbati dalle nostre
parole.
Q.: E quindi se
l'unica cosa a cui noi possiamo accedere è la parola scritta che però non ci
salva...
Luigi: No,
la parola scritta in quanto è scritta, Dio qui scrive con il dito in terra, è
non per condannare ma per salvare.
La parola scritta che è
scritta per noi, è scritta per condurci alla salvezza, non ci salva ma ci
annuncia la presenza di Dio, ci annuncia il sentiero.
Io quando ricevo l'annuncio
del sentiero, non sono ancora salvato, devo percorrerlo quel sentiero, se
percorrendo il sentiero arrivo là, dove volevo arrivare, io dico: "Adesso
io ho trovato la salvezza".
Quindi la parola scritta è
per salvarmi, non mi salva di per sé ma mi indica il sentiero da percorrere per
arrivare a Colui che mi salva.
Colui che mi salva è la
presenza di Dio trovata, trovata la presenza di Dio se mi metto in quelle
condizioni per potere ascoltare, questa parola mi salva, mi salva in quanto mi
fa conoscere la Verità.
Ma chi mi fa conoscere la
Verità è la Parola parlata, cioè è Dio che parla con me.
Quando io non sono capace a
restare con questo Dio che parla con me, allora Lui mi manda dei biglietti
scritti, in qualunque lontananza io venga a trovarmi, Lui mi fa arrivare dei
biglietti scritti.
Questi biglietti scritti,
mi dicono ancora che Lui mi pensa, che Lui mi vuole salvare, quindi la sua
volontà di salvezza c'è, altrimenti avrebbe interrotto con me qualsiasi
rapporto.
Se mi manda dei biglietti vuol
dire che mi invita a riprendere contatto.
Però il fatto che io riceva
il biglietto, di per sé non vuol dire che io abbia ripreso il contatto, posso,
dico: "Mi ha mandato un segno di Sé", quindi vuol dire che mi offre
la possibilità di contatto.
Adesso dipende...la parola
scritta si offre al mio tempo.
Adesso, io l'ho sempre a
disposizione questa parola scritta.
Mi posso applicare a questa
parola, quando e come voglio.
Certo, presenta un inganno,
perché appunto è a mia disposizione.
Però adesso sono io che
determino il tempo per leggere o per non leggere, per seguire o non seguire.
Però la parola scritta, in
quanto arriva a me, è un offerta ancora di salvezza.
Noi possiamo anche
illuderci che leggendo arriviamo a Dio, no guarda che fintanto che tu non arrivi
ad ascoltare quello che Lui ha da dire a te, tu non sei salvo.
Con la parola scritta, tu
sei soltanto in quest'offerta di avvicinamento a Dio.
Non è che noi siamo
condannati, la parola scritta è per salvarci, però di per sé non ci salva.
P.: E' per portarci
alla presenza che ci salva.
Luigi:
Ecco. E' un invito. SE la parola scritta mi invita, vuol dire che allora ho la
possibilità.
La parola scritta in quella
parabola di quegli invitati a nozze è rappresentata da quei servi che dicono:
"Venite che le nozze sono pronte" e quelli dicono che hanno altro da
fare.
La parola scritta è
rappresentata da quei servi che dicono: "Venite, il pranzo è pronto".
Non sono andati, però in
quanto hanno ricevuto il messaggio: "Venite", avevano la possibilità
di andare.
Quindi se la parola scritta
mi convoglia alla presenza di Dio, mi dà la possibilità, non è detto ma mi
offre la possibilità.
In quanto mi dice:
"Guarda che Dio esiste".
Allora se mi annuncia che
Dio esiste, adesso mi posso impegnare e occupare di Dio.
Q.: La parola
scritta è sempre una risposta a un nostro problema.
Luigi:
E' per il pensiero del mio io.
Q.: Mentre la
parola parlata dovrebbe essere...
Luigi: Argomento
di Dio, è Dio che mi parla di Sé e mi parla di Sé, solo quando io non più
argomenti miei.
Q.: E questo
quando può succedere nella nostra vita?
Luigi: Quando
ascoltando la parola scritta e seguendo quindi l'invito, ho messo a tacere
tutto di me e mi sono reso disponibile per ascoltare Dio.
Q.: Ma noi
essendo terra, non avremo sempre un problema nostro?
Luigi: Il problema nostro è
causato proprio dalla lontananza da Dio.
Più noi siamo lontani da
Dio e più noi siamo carichi di problemi, di contraddizioni, il problema è una
contraddizione, per cui io ho un pensiero ma subito ne ho un altro che mi contraddice.
La contraddizione dentro e
fuori di noi, è causata dalla tanta lontananza da Dio.
In Dio c'è armonia di
tutto, quindi c'è pace.
Più noi siamo lontani da
Dio e più noi siamo immersi in queste contraddizioni, in questa conflittualità
che portiamo addosso.
Allora cosa succede? Se Dio
mi manda un biglietto, più mi avvicino a Lui e più questi problemi sono messi a
tacere, poco per volta, quanto più cammino verso di Lui, tanto più mi accorgo
che i problemi si sciolgono e a un certo punto mi sento libero e disponibile
per ascoltare soltanto Lui.
Se il mio rapporto è molto
distante con Dio, dei problemi ne ho addosso, ma se io cerco di risolvere i
miei problemi sto fresco, sono come una mosca nella ragnatela che più si agita
e più si avvolge nella ragnatela.
I nostri problemi non si
risolvono per iniziativa nostra o per il tanto nostro agitarci, si risolvono
modificando il rapporto tra la nostra anima e Dio, cioè modificando la
distanza.
Ora, se Dio mi manda una
lettera scritta mi invita a modificare la distanza.
Basta che io cominci a
pensare qualcosa di Dio che già qui si è realizzato un avvicinamento, un
cambiamento di questo rapporto.
Ma come c'è stato questo
avvicinamento, certi problemi cominciano a sciogliersi.
B.: Lei ha detto
che una volta ricevuto l'annuncio, il biglietto, siamo noi adesso a determinare
il tempo.
Luigi:
Sì, perché l'annuncio è offerto a me.
Nella parola parlata chi
determina il tempo è colui che parla, per cui se io non sono immediatamente
disponibile ad ascoltare e a capire colui che parla, io perdo l'occasione e non
ce l'ho più, perché il tempo è determinato da colui che parla.
Nella parola scritta il
tempo invece è lasciato a colui che ascolta, cioè a colui che legge.
Io se ho una parola
scritta, se ho un biglietto, lo posso leggere quando mi fa comodo, il tempo è
offerto a me, quindi sembra che qui abbiamo una parola privilegiata, perché
adesso è offerta a me, no, c'è un inganno, perché in quanto è offerto a me, io
posso leggerla secondo angolature diverse.
Comunque la distinzione sta
in questo, che nella parola parlata il tempo è determinato da colui che parla e
se io non sono immediatamente disponibile quando quello lì parla, io ho perso
l'occasione, quindi il tempo è determinato da colui che parla, nella parola
scritta il tempo (scelta) invece è determinato da colui che ascolta, è Dio che
si sottopone alla creatura.
B.: Tutto è
volontà di Dio e noi crediamo di essere liberi, crediamo di potere fare, non è
volontà di Dio il fatto che Dio abbia rinviato la lettura di questo segno?
Luigi:
No ma vede, tutto nel Pensiero di Dio se guardiamo a Dio è segno di Dio, se noi
non guardiamo a Dio e quindi pensiamo a noi stessi, l'universo diventa la
realtà, la mia realtà dalla quale sono condizionato e che mi crea i problemi.
Qui l'universo non è più
segno, allora non è più segno? No, è segno visto da Dio ma visto nel pensiero
del mio io no.
E così è lo stesso. Dipende
sempre tutto dall'angolatura con cui noi guardiamo le cose.
Certo nel pensiero del mio
io dico che questo muro qui è soltanto un segno ma nel pensiero del mio io quel
muro è una realtà e mi spacca la testa.
B.: Ma pensavo
alla possibilità di scelta, io mi posso dedicare o posso anche non dedicarmi.
Luigi: Nel
pensiero dell'io, perché è Dio che si sottomette. Dio che scrive in terra è il
Cristo che si mette nelle mani dell'uomo. In quanto si mette nelle mani
dell'uomo è Dio che si offre, il tempo è ancora Lui che lo determina ma si
mette nelle mani dell'uomo.
Quindi apparentemente è
l'uomo che vince.
N.: Dio ce lo
crea proprio questo bisogno, perché noi a un certo punto entriamo nella
confusione, entriamo nel conflitto, non capiamo più niente di questa vita, ci
sentiamo nella necessità di arrivare a questa verità, a questo bisogno di
assoluto che portiamo tutti dentro di noi e che noi possiamo soffocare o
dirigere da altre parti.
Tutte le cose
sono annuncio di Dio che crea.
Abbiamo visto
molte volte che per arrivare a negare Dio, dobbiamo pensare Dio.
Il Pensiero di
Dio è in noi, è il primo e più grande dono ma a un certo punto ci troviamo
anche nella confusione.
Questo Pensiero
di Dio se lo accogliamo è quello che fa sorgere in noi il pensiero di un
creatore.
Ma il pensiero di
un creatore non è ancora quello che ci salva.
Perché il pensiero
del Creatore è un annuncio che noi possiamo ricevere e poi scartare.
Il momento in cui
io mi rivolgo a Dio per capire qualcosa, sono in ascolto della parola parlata,
quando Lui parlerà, capirò qualcosa.
Luigi: No,
fintanto che tu ti presenti a Dio per risolvere i tuoi problemi, tu sei nella
parola scritta.
N.: Io sono
arrivato a Dio per quel problema lì, non capivo niente.
Luigi: Non
dico che non serve, quello ti convoglia alla presenza di Dio, ma siamo sempre
nella parola scritta.
P.: Parola scritta
intesa.
Luigi: Parola
scritta accolta, intesa nel tuo problema.
P.: Non so se
ho capito bene, per distinguere bene la parola scritta dalla parola parlata,
finché io intendo una risposta a un mio problema, sono nella parola scritta,
parola parlata è quando Dio mi parla di Sé. Non che mi risponda a un mio
problema.
B.: Volevo capire
un po' meglio questo "mio problema", questo problema è un problema
comune o personale?
Luigi:
Personale.
B.: Il problema
di tutti è poi arrivare alla conoscenza di Dio. Però il segno che Gesù ci
scrive in rapporto a questo problema, è un problema di uomini?
Luigi: Problema
di uomini. Qualunque problema.
B.: Qualunque
stupidaggine?
Luigi:
Qualunque stupidaggine.
B.: Non capisco
perché nel rapporto con Dio posso portare dei problemi, posso portare qualunque
segno o per forza devo portare un problema? Se io nel segno cerco Dio, io non
porto il problema a Dio.
Luigi:
Ma vedi, una cosa sono i segni che mi annunciano Dio, e una cosa è Dio che mi
parla di Sé.
Tutte le cose che mi dicono
i segni, sono cose immensamente distanti da quello che Dio mi può dire, Dio ha
una parola da dire personalmente alla nostra anima che non c'è nessun segno,
nessuna creatura, nessuna legge, nessuna istituzione, nessuna autorità che la
può dire.
Per questo Lui ci convoca
alla sua presenza personalmente, tutto l'universo deve fare silenzio dentro di
noi, per ricevere questa parola e soltanto ricevendo questa parola c'è una
nascita nuova che è una nascita da Dio, un nome nuovo che discende da Dio.
Questa è una novità
assoluta che si forma in noi.
Questa parola che riceviamo
da Dio, genera in noi una creatura nuova, il Figlio di Dio.
V.: La parola
scritta mi indirizza, però devo avere dentro di me l'intenzione di Dio.
Luigi:
Nella parola scritta Dio si sottomette a noi, cioè, tutta la parola scritta che
è parola creata da Dio, si ricapitola, si riassume in Cristo.
Cristo è proprio Dio che si
viene a sottomettere a noi.
La parola scritta è
sottomessa a noi, a noi che cosa? Cosa è questo "noi"?
I problemi che portiamo
dentro, perché noi siamo un problema.
Cristo è Dio che si
sottomette a questo problema, per dare a noi la possibilità di un aggancio, per
cui noi ci vediamo proprio in questa sottomissione, perché sono io che parlo.
Fintanto che sono io che
parlo e non sono in puro ascolto di Dio, posso essere salvato solo da un
altro che si sottomette a me.
Soltanto che
sottomettendosi a me, lega me a Sé e una volta che sono legato, adesso mi
conduce dove vuole Lui.
Ma per legarmi, Lui si
sottomette, si lascia uccidere, Lui si lascia uccidere in croce da me, e si
sottomette fino a quel punto, fino alla morte.
Cioè, si fa opera mia, Dio
Creatore si fa opera mia ma lei capisce che io nel mio orgoglio sono legato
alla mia opera e non mi stacco più?
Come le donne si
sottomettono tutte all'uomo e poi lo conducete dove volete voi.
K.: La parola
scritta, non potrebbe essere parola che esce dalla bocca di Dio, però in
termini della terra per farsi capire a noi?
Luigi:
In termini della terra, si capisce.
K.: E quindi è
una parola parlata. E' una parola che attraverso le cose che noi capiamo ci
dice cose di Dio.
Luigi: No,
qui Dio si sottomette a noi e entra negli schemi nostri ma proprio il riportare
a Dio i segni, mi deve portare a quest'ascolto di Dio.
Tutta l'opera di
sottomissione che fa è per portarci a quest'ascolto.
Nella parola scritta, non
ascolto la parola di Dio, gli argomenti di Dio, quello che Lui ha da dire a me.
"Finora vi ho sempre
parlato in parabole, viene il giorno in cui non vi parlerò più in parabole ma
apertamente vi farò conoscere il Padre.
Qui abbiamo una novità
assoluta, la conversazione è diversa.
Dio parla a noi in
parabole, questo parlare in parabole cosa vuol dire?
Si sottomette al pensiero
del nostro io, per formare me a quell'ascolto della parola nuova che non è più
in parabole, in cui apertamente mi rivela il Padre.
La parola che esce dalla
sua bocca, non ha più bisogno di essere parola, è presenza, è costatazione di
presenza.
E' il Figlio unigenito che
apertamente mi parla del padre, dal Padre poi...
Comunque c'è una nascita
nuova.
C'è un io nuovo che
discende da Dio.
Prima abbiamo l'io che sale
verso Dio, l'io che sale verso Dio è l'io che è carico di argomenti, di
problemi, di tenebre, che ha bisogno di luce, si capisce che sale verso Dio
seguendo la parola scritta. Ma sale verso Dio.
Poi abbiamo un io che
discende da Dio.
P.: Però quando
noi ascoltiamo il Cristo che parla del Padre, questa è parola che esce dalla
bocca di Dio.
Luigi:
Questa è sempre parabola.
Dicevano ciò
tendendogli insidie per avere di che accusarlo. Ora Gesù, essendosi chinato, scriveva col dito in terra.
Gv 8 Vs 6 Terzo
tema.
Titolo: L'interesse è la
chiave d'ascolto della parola parlata.
Argomenti: Parola scritta e parlata. Il limite della Parola
scritta. La chiave di lettura per la Parola scritta è l'intenzione
che portiamo in noi.L'intenzione & la lettura. Lo
scopo della Parola scritta di Dio. L'interesse
& l'ascolto. La Parola parlata ci fa
conoscere Dio. Le due risposte di fronte
all'annuncio della Verità. L'interesse per conoscere
Dio, mette a tacere tutto in noi.
Valore & interesse. Come
si mantiene l'unione con Dio. L'interesse per capire la
Parola parlata ci conduce alla conoscenza di Dio.
11/Marzo/1984
Fossano
Questi scribi e farisei,
avevano presentato a Gesù questa donna colta in flagrante adulterio a Gesù,
chiedendogli che cosa Lui ne pensasse di fronte all'ordine di Mosè che aveva
ordinato di lapidare tali donne.
Qui si afferma che dicevano
ciò tendendogli insidie per avere di che accusarlo e Gesù scriveva in terra.
Abbiamo visto la chiave di
lettura domenica scorsa di quello che Dio scrive sulla nostra terra.
Ci sono Parole scritte e ci
sono Parole parlate.
Le Parole scritte sono
segni lasciati in noi da Uno che è assente.
Dio è sempre presente ma
per noi è assente in quanto non lo vediamo.
La Parola parlata invece è
il segno lasciato in noi da Chi è presente.
Abbiamo anche detto quale è
lo scopo e la funzione della Parola scritta e quella
della Parola parlata.
Noi possiamo soltanto
essere salvati dalla Parola parlata, dalla Parola che esce dalla bocca di Dio,
cioè possiamo essere salvati soltanto da quel segno lasciato in noi dalla
presenza di Dio.
La Parola scritta è scritta
proprio perché Dio non può parlare a noi e non può parlare a noi, perché siamo
noi che parliamo.
La Parola scritta è tale in
quanto noi, anziché ascoltare parliamo e in quanto noi parliamo veniamo a
trovarci nella impossibilità di ascoltare.
Dio scrive sulla nostra
terra, proprio perché noi ci siamo resi incapaci di ascoltarlo.
Dio ci ha creati per
l'ascolto, perché Lui solo è il Verbo che parla in tutto: la sua creazione è
tutta una Parola di Dio per noi.
Evidentemente quindi se
tutto è Parola di Dio, Dio ci ha formati per l'ascolto e ci ha resi capaci di
ascolto, poi è successo qualcosa in noi, per cui noi siamo diventati incapaci
di ascoltare.
Incapaci di ascoltare,
quindi incapaci di amare.
E quando si è incapaci di
amare, non c'è altro da fare che dare da leggere la Parola scritta.
Quindi la Parola scritta è
tale in quanto è fatta per noi, nel pensiero del nostro io e considera i nostri
argomenti, considera le cose in relazione ai nostri argomenti e in relazione
alle nostre intenzioni.
La chiave di lettura per la
Parola scritta è l'intenzione che portiamo in noi.
Ma proprio perché la chiave
di lettura è l'intenzione che portiamo in noi, questo ci fa capire quanto noi
siamo esposti all'errore nella lettura della Parola scritta.
Siamo esposti all'errore,
perché in noi possiamo avere altre intenzioni.
La Parola è scritta per noi
nella nostra intenzione ma se noi, nella nostra intenzione non abbiamo presente
Dio Creatore e la sua Volontà, noi fraintendiamo quello che è stato scritto e
quello che è scritto.
Lo fraintendiamo perché lo
interpretiamo nella intenzione che portiamo in noi.
Infatti a quello scriba che
gli chiedeva circa il primo comandamento, Gesù disse: "Tu che cosa vi
leggi?".
Tutta la creazione, tutta
la legge, tutti i comandamenti si offrono alla nostra lettura ma noi cosa
vi leggiamo? Come leggiamo?
Tutto dipende
dall'intenzione che portiamo dentro di noi.
Ma adesso è importante capire per quale motivo Dio scrive sulla nostra
terra.
Quale è lo scopo per cui
Dio scrive sulla nostra terra?
Evidentemente, siccome
abbiamo smarrito la presenza di Dio e noi non vediamo più la sua presenza, Dio
scrive sulla nostra terra, per annunciarci, per richiamarci alla sua presenza,
per richiamarci alla sua Verità.
Siccome la Parola scritta è
fatta per noi, è fatta nel pensiero del nostro io, ne deriva che ciò che
annuncia la Parola scritta non può essere ignorato da noi.
Se la Parola scritta
annuncia a noi la Verità di Dio, ecco che Dio è Colui che nessuno può ignorare.
Nessuno può ignorare ma non
conoscere, perché la Parola scritta è soltanto un annuncio.
La Parola scritta ha un limite e il limite è proprio questo: il limite
dell'annuncio.
La Parola scritta ci
annuncia Dio ma non può farcelo conoscere.
La Parola scritta annuncia
a tutti gli uomini, scrive per tutti gli uomini la Verità di Dio, la presenza
di Dio in tutto, lo annuncia per tutti ma non lo fa conoscere e non lo può fare
conoscere.
Ecco il limite della Parola
scritta.
La Parola scritta non ci
può fare conoscere Dio.
E siccome la salvezza
dell'uomo sta nel conoscere Dio, la Parola scritta non ci salva perché non può
farci conoscere Dio.
Forse allora la Parola
scritta è inutile?
Tutt'altro, perché la
Parola scritta annunciandoci Dio, invita noi a quel silenzio, a far tacere
tutto di noi, per disporci all'ascolto di Dio, poiché Dio solo è il rivelatore
di Sé, Dio solo può farci conoscere Se Stesso.
Dio solo è Colui che fa
conoscere la sua Verità alla creatura.
La Parola scritta annuncia
Dio, la parola parlata lo fa conoscere.
Ma per passare dalla Parola
scritta alla Parola parlata, bisogna capire l'Intenzione, l'Intenzione della
Parola scritta e l'Intenzione dobbiamo averla in noi, altrimenti noi non siamo
capaci di leggere, manca a noi la chiave di lettura.
L'Intenzione è la chiave di
lettura che ci consente di leggere correttamente.
Questa Intenzione è
quella di condurre noi a quel silenzio di tutte le nostre parole, di tutti i
nostri argomenti, di tutti i nostri problemi per disporci all'ascolto degli
argomenti di cui parla a noi Dio.
Noi di fronte all'annuncio
della Verità di Dio possiamo rispondere in due modi.
Noi possiamo interrogare
Dio circa i nostri problemi, circa i nostri argomenti.
Qui questi scribi e questi
farisei interrogano Dio circa i loro argomenti e noi possiamo fare altrettanto interrogando
Dio circa i nostri problemi e le nostre questioni ma intanto siamo sempre noi
che parliamo e siamo sempre nella Parola scritta.
Oppure, di fronte
all'annuncio della Verità di Dio, della presenza di Dio, noi possiamo aprirci
all'interesse per conoscere Dio.
L'interesse per conoscere Lui, mette in noi a tacere tutti i nostri
problemi, tutti i nostri argomenti e ci porta in quel silenzio che è la
condizione per ascoltare la Parola parlata di Dio.
Ecco quindi la funzione molto importante di tutta la Parola scritta: è
quella di convincerci della Verità di Dio e dell'immenso valore che Dio ha per
la nostra vita.
Perché soltanto conoscendo
il valore scatta in noi l'interesse e solo scattando in noi l'interesse per
Dio, noi possiamo mettere a tacere tutto il resto.
Fintanto che noi ci
rivolgiamo a Dio con i nostri problemi, con i nostri interessi noi non possiamo
ascoltare Dio.
Nel nostro mondo in cui
tutto è Parola di Dio, proprio in quanto noi non unifichiamo in Dio, noi
veniamo a trovarci in una infinità di contraddizioni e quindi di problemi.
E noi possiamo portare a
Dio questi problemi qui, cioè questo rumore del nostro mondo.
Ma fintanto che noi
portiamo a Dio i nostri problemi di creature (finiti), noi restiamo nel Pensiero
di Dio, solo per quel tanto che dura il nostro problema.
Problema risolto, problema
dimenticato e l'unione con Dio è passata e noi non possiamo permanere nel
Pensiero di Dio.
Eppure l'unione con Dio è una cosa importantissima per la nostra vita, perché
come perdiamo l'unione con Dio, immediatamente noi cadiamo schiavi delle
passioni di tutti i segni di Dio, cioè di tutte le creature e veniamo quindi
lacerati da tutti segni finiti.
Come
fare per mantenere allora questa unione con Dio?
Si mantiene l'unione con
Dio in quanto non si parla noi ma si ascolta Dio.
Ecco perché dico che è la
Parola parlata, quella che esce dalla bocca di Dio quella che ci salva, in
quanto si ha interesse per ascoltare gli argomenti di Dio, ciò di cui Dio parla
a noi, non ciò di cui noi parliamo a Dio.
Ma non basta per restare
uniti a Dio ascoltare le Parole di Dio, bisogna avere interesse per capire le
Parole che escono dalla bocca di Dio.
È proprio questo interesse per capire gli argomenti di Dio
che ci mantiene uniti a Dio, poiché l'interesse per capire ciò di cui parla a
noi Dio, ci conduce a conoscere Dio.
È il tanto interesse per
conoscere Dio che ci mantiene uniti a Dio, avendo dimenticato tutto il resto,
qui abbiamo il silenzio di tutta la creazione di Dio, di tutto l'universo, il
silenzio in noi ma, questo silenzio in noi, non avviene in quanto tutto il
mondo finisce, tutto il mondo tramonta, avviene in quanto noi abbiamo scoperto
qualche cosa di molto importante per noi, infinitamente più importante di tutte
le cose del mondo e di tutte le cose del nostro io.
Quando abbiamo scoperto
questo qualche cosa di molto più importante per noi, allora per noi è facile
mettere a tacere tutto e entrare in questo silenzio che ascolta la Parola di
Dio.
La chiave di ascolto è
proprio questo interesse per capire la Parola parlata, cioè l'interesse per
capire la Parola che esce dalla bocca di Dio.