Gesù rispose:
"In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse io sono". Gv
8 Vs 58 Primo tema.
Titolo: Il Sì di Dio verso
la creatura.
Argomenti: Vita
è comunicazione. La Parola è un ponte tra finito e infinito. Gesù
scorpora il suo Io dalla sua presenza fisica. Il
giorno di Cristo è dato dalla conoscenza del suo io. Abramo
è il desiderio di vedere il giorno di Cristo. Ciò che viene dopo fine, è ciò che viene prima (movente). Il Pensiero di Dio era il movente del desiderio di
Abramo. Abramo alla
fine vide quello che era in principio. Nel
fine si vedrà l'intenzione che è luce. La conferma di Dio alla creatura che ha desiderato il
Pensiero di Dio.
28/Settembre/1986
Casa di preghiera. Fossano.
Gesù qui
dice ai giudei: "In verità, in verità Io vi dico: Prima che Abramo fosse,
Io sono".
Sono le
ultime parole, con cui Gesù chiude quest’argomento, questa conversazione con i
giudei.
E qui
troviamo quella parola che abbiamo trovato con la samaritana e con il cieco
nato: "Sono Io che parlo con te".
Qui
abbiamo questa grande affermazione: "Prima che Abramo fosse, Io
sono".
Abbiamo detto che la vita è
comunione e la
comunione viene dalla comunicazione, la comunicazione è informazione su Dio.
La vita è
comunione con Dio.
Dio è
Colui che è.
Dio è
l'essere.
Dio è il
vivente, la vita e noi stessi siamo, in quanto partecipiamo a ciò che Dio è.
Per cui la
nostra esistenza e la nostra stessa vita, è informazione su Dio.
L'informazione viene dalla parola e la parola abbiamo detto, è un
ponte.
È un ponte
perché è formato da due parti, la parte finita e la parte infinita.
La parola
arriva a noi che siamo nel mondo finito, nel mondo delle cose che passano che
appartengono al tempo, che sono relative, la parola ci raggiunge nel nostro
mondo finito, per annunciarci cose infinite, cose eterne, cose assolute, cose
di Dio.
Per cui è
necessario attraversare questo ponte, approfittare di questo ponte per passare
dalla nostra situazione finita e dalle nostre conoscenze ed esperienze e
mentalità finite, al mondo infinito di Dio, al mondo assoluto, al mondo eterno.
È necessario
fare questo passaggio.
Qui questa
parola, questa informazione su Dio dice a noi: "Prima che Abramo fosse Io
sono".
Ci
annuncia nel nostro mondo finito, nella categoria del tempo
("prima"), ci annuncia una verità infinita, ci annuncia una cosa assurda
secondo la nostra mentalità, secondo le misure del tempo.
Gesù (è
Lui che parla) nacque 2000 anni dopo Abramo e qui sta dicendo agli uomini una
cosa assurda: "Prima che Abramo fosse, Io sono".
È parola
di Dio, però nella nostra ragione è un pugno nel fegato.
È un
fulmine che ci brucia perché sconvolge.
O diciamo
che è matto perché dice una cosa impossibile, o dobbiamo fare un salto che agli
occhi nostri, alle nostre possibilità, alle nostre ragioni, al nostro metro,
alle nostre categorie mentali, a tutte le nostre esperienze è impossibile.
Eppure se
lo dice, in quanto lo dice, ci deve essere la possibilità, perché altrimenti
noi, dobbiamo concludere che questa è pazzia, sta dicendo una cosa assurda.
Prima di tutto qui, Lui dicendo
questo dice: "Io,
io sono" evidentemente Lui scorpora il suo Io, la sua persona da quella
che era la sua presenza fisica, corporea.
Ci
costringe, perché altrimenti non capiremmo niente.
Il suo
corpo era lì, nato 2000 anni dopo Abramo, quindi è impossibile che questo corpo
fosse prima di Abramo.
Qui
abbiamo già subito un'affermazione netta: la sua Persona, il suo Io non si
confonde con la sua presenza fisica.
La
presenza fisica appartiene al tempo e nel tempo è sacrosantamente vero che Gesù
nacque 2000 anni dopo Abramo.
Eppure qui
dice: "Prima che Abramo fosse io sono".
Dobbiamo
fare il salto da quella che è la presenza fisica, da quello che è il suo corpo.
Questa è
una parola di Dio e la parola di Dio è un ponte e già qui lo vediamo imponente
questo salto, questo bisogno di attraversare il ponte per capire qualche cosa.
Perché o
rinunciamo a capire o altrimenti dobbiamo passare dall'altra parte.
Certamente
nella categoria del tempo questo non si capisce, per cui ci costringe a
scorporare la persona di Gesù dal corpo di Gesù.
Questo già
ci fa capire quanto sia necessario superare tutti i nostri schemi mentali,
tutte le nostre ragioni.
Perché nel
corpo di Gesù poi dopo si riassume tutta la creazione, si riassumono tutte le
nostre esperienze, tutte le nostre ragioni.
Le nostre
ragioni che sono situate sempre nelle categorie del tempo e nello spazio.
È
necessario andare oltre se vogliamo capire.
È un test tremendo perché questo
ci dice che
fintanto che non ci portiamo nel campo dello Spirito e non capiamo le cose
dello Spirito, non possiamo capire queste parole e quindi resta per noi sempre
l'incomprensibile di questo "prima" che agli occhi nostri invece è un
"dopo".
Di fronte
a queste parole noi capiamo adesso perfettamente quale fosse quel giorno che
Abramo desiderò vedere.
Gesù aveva
detto: "Abramo il padre vostro, desiderò vedere il mio giorno, lo vide ed
esultò di gioia".
Adesso qui
dicendoci: "Prima che Abramo fosse, Io sono", ci fa capire nettamente
che quel giorno che desiderò vedere Abramo non era un giorno nel tempo, non era
un giorno futuro, diciamo piuttosto che era un giorno passato.
Perché qui
Gesù dice: "Prima che Abramo fosse, Io sono" e Abramo desiderò vedere
il giorno di Dio, il giorno del Cristo, di quel Cristo che era prima, allora
non desiderò vedere un giorno futuro, non desiderò vedere un giorno nel tempo,
non desiderò vedere il corpo di Cristo.
Il suo
giorno è determinato dalla sua persona, dal suo Io, dalla conoscenza del suo
Io, quel suo Io che è Pensiero di Dio.
Qui Gesù
dice che era prima che Abramo fosse.
E allora qui dobbiamo chiederci
chi è quest’Abramo.
Perlomeno
che cosa rappresenti quest’ Abramo.
Qui
abbiamo le parole di Gesù che lo definisce: "Abramo desiderò vedere il mio
giorno".
Nelle
parole di Gesù abbiamo la definizione di Abramo.
Abramo è
il desiderio di vedere il giorno di Cristo, persona, Cristo persona, Pensiero
di Dio.
Abramo
desiderò vedere questo.
Quindi
l'essenza di Abramo è questo desiderio, perché ogni creatura si conosce, si
riconosce per ciò che essa desidera nella sua vita e poiché Gesù ha definito
Abramo in questo desiderio, Abramo è questo desiderio di vedere il giorno di
Dio, di vedere il Pensiero di Dio.
Quel Pensiero di Dio che Gesù dice
era prima.
Ogni uomo
è desiderio, perché ogni uomo è passione di assoluto e quando si desidera (il
desiderio è movimento), si desidera arrivare a ciò che si desidera, all'oggetto
del desiderio, l'oggetto del desiderio in quanto lo si desidera, non lo si è
ancora raggiunto, è una meta.
Eppure
quella meta che, per colui che desidera viene dopo, è davanti a lui, la sta
cercando, eppure quella meta è il movente del suo stesso desiderio, è il
movente, quindi causa.
Movente del desiderio di Abramo
che cos'era?
Ciò che
lui desiderava.
E che cosa
desiderava Abramo?
Il giorno del
Signore, il Pensiero di Dio, desiderava vedere il Pensiero di Dio.
Allora il
Pensiero di Dio era il movente del desiderio di Abramo, era ciò che determinava
il desiderio di Abramo.
Dobbiamo
mettere ben chiaro questo fatto: il Pensiero di Dio era il movente del
desiderio di Abramo.
Quindi era
il movente dell'esistenza stessa di Abramo, perché l'esistenza di ogni creatura
si caratterizza per il desiderio, per ciò per cui essa vive e Abramo viveva per
questo.
Il
movente, la causa ma, se è causa quindi è principio, cioè è il principio di
Abramo, quindi il Pensiero di Dio in realtà lo constatiamo, essendo stato il
movente del desiderio di Abramo era la causa della vita stessa di Abramo e se
era la causa, era il principio e se era il principio, era prima di Abramo.
Quindi qui
abbiamo il riconoscimento che queste parole qui di Gesù sono vere.
Gesù,
Pensiero di Dio, quindi persona, quindi non presenza fisica, Gesù, Pensiero di
Dio quindi persona, era prima di Abramo perché fu la causa della vita di
Abramo, perché determinò il desiderio di Abramo, quindi viene prima.
Abramo era
nel tempo e nel tempo cos'era Abramo?
Abramo nel
tempo era desiderio, era desiderio di vedere il Pensiero di Dio, Fine.
E Gesù dice che vide questo
giorno, quindi
arrivò a questo Fine al Fine del suo desiderio ma, quello che Abramo vide alla
fine, vide quello che era in principio.
Questo ci
fa scoprire questa grande cosa che la vita ci riserva questa grande sorpresa:
noi stiamo camminando verso un fine, un dopo che verrà e in questo dopo cosa
troveremo?
Noi
troveremo quello che era prima, noi troveremo il principio, troveremo quello
che ha determinato, che è stato causa del desiderio che abbiamo portato in noi,
se abbiamo desiderato quello che Abramo desiderò, quello che la fede ci fa
desiderare.
Abramo ho detto che è un simbolo, è il padre dei credenti ma,
certamente il divenire, il tempo ha uno sviluppo e questo sviluppo ha una meta
e in questa meta c'è una grande scoperta, nel fine si vedrà l'intenzione
fondamentale che ha costituito la nostra vita, si vedrà il desiderio e vedendo
l'intenzione si vedrà la luce.
Perché
conoscendo l'intenzione, si conosce la luce che giustifica tutte le nostre
opere, tutte le nostre parole, tutti i nostri pensieri.
Nel fine
c'è la luce e scoprendo il fine si scopre quello che era in principio, si
scopre la motivazione di tutto.
C'è questo
fatto che scoprendo all'ultimo qual è stata l'intenzione fondamentale di ogni
persona, noi saremo liberi da ogni persona.
Perché
quello che ci tiene legati alle persone è la non conoscenza della vera
intenzione che ogni persona ha.
Se, dico
"se".....
Se il
nostro desiderio è la verità, è Dio.
L'intenzione
fondamentale necessariamente si evidenzierà.
Il tempo è
un grande evidenziatore, il tempo è di Dio e il tempo passando, la nostra vita
passando, evidenzia l'essere, l'oggetto del nostro desiderio, l'oggetto della
nostra stessa vita, l'intenzione fondamentale.
Beati
coloro che porteranno come intenzione fondamentale il desiderio di Abramo, il
desiderio di vedere il Pensiero di Dio, perché? Perché allora troveranno nel
fine, Colui che è, cioè troveranno nel fine la motivazione del loro stesso
desiderio, la causa del loro stesso desiderio, il principio.
Ma siccome hanno desiderato il
Pensiero di Dio,
il Pensiero di Dio è il Principio, è la Verità, questa verità confermerà, qui
abbiamo il "Sì" di Dio verso la creatura.
È il tema
di oggi: il sì di Dio verso creatura.
Perché
conferma la creatura, quindi giustifica la creatura.
Quindi qui
possiamo dire che la parola definitiva, la dà Dio, la dà Dio nel fine, nella
conclusione di tutte le cose, nel tempo.
Abbiamo
visto che qui c'è un capovolgimento, un’inversione di concetti.
Quello che
vedremo alla fine con lo sviluppo del tempo, sarà quello che è stato causa
della nostra vita, sarà quello che era in principio.
Nel fine,
nel dopo, noi troviamo il principio, noi troviamo quello che era prima.
Come
abbiamo visto qui quello che dice Gesù: "Prima che Abramo fosse, Io
sono".
Cioè:
"Prima che Abramo desiderasse, Io ho determinato il desiderio in Abramo,
desiderio di me".
Nessuno di
noi può desiderare Dio, se Dio per primo non si facesse desiderare.
Noi non
possiamo desiderare una cosa se questa cosa qui in qualche modo non si presenta
ai nostri occhi (spirituali).
Quindi se
noi possiamo desiderare soltanto quello che si presenta a noi ed evidentemente
quello che si presenta a noi, deve essere prima del nostro desiderio e soltanto
se noi desideriamo Dio, noi troveremo Dio come principio del nostro desiderio,
quindi troveremo la verità del nostro essere, la conferma, il "Io
sono" di Dio, su ciò che noi siamo.
Gesù rispose:
"In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse io sono". Gv
8 Vs 58 Secondo tema.
Titolo: La conoscenza.
Argomenti: Dio è
principio del desiderio dell'uomo. La passione
d'assoluto è una conseguenza della presenza di Dio in noi. L'importanza
della conoscenza di Dio. Il desiderio per conoscere Dio è condizione essenziale. Conoscenza
& finalità. I tre livelli della comunicazione di Dio. La
Parola di Dio, incomprensibile nel mondo finito è un invito a passare
all'infinito. La conoscenza nel finito e nell'infinito.
5/Ottobre/1986
Casa di preghiera. Fossano.
Qui
Gesù dice ai farisei: "In verità, in verità Io vi dico: prima che Abramo
fosse, Io sono".
Abbiamo
visto come Abramo attraverso
la parola di Dio, passò attraverso diverse tappe per giungere a vedere
(confermato da Gesù stesso) il giorno del Signore.
Siccome
Abramo è padre di tutti i credenti, di tutti coloro che credono, che credono in
Dio, che hanno fede, Abramo è un simbolo e quello che avvenne in Abramo è
simbolo delle tappe che la parola di Dio fa fare a ogni uomo, quando l'uomo
crede.
Abramo
è partito dal ritenere di essere lui il soggetto del desiderio, soggetto del
desiderio di conoscere Dio e poi abbiamo visto che l'uomo parte dalla
situazione di soggetto per arrivare alla situazione di oggetto di desiderio.
Poiché
la parola di Dio ci fa passare dalla consapevolezza di essere noi principio di
desiderio, di essere noi soggetti autonomi, alla consapevolezza che Dio è il
Principio di tutto, che Dio è la sorgente di tutto quello che avviene
nell'uomo, per cui Dio è anche la sorgente del desiderio dell'uomo.
Allora
se l'uomo desidera, non è l'uomo soggetto di desiderio ma, è l'uomo che patisce
un desiderio, è l'uomo che soffre un desiderio.
Tutta
la creazione, dice San Paolo, geme e soffre in attesa della rivelazione del
giorno del Figlio di Dio, se Abramo quindi desiderò vedere il giorno del Figlio
di Dio, in Abramo ci fu tutta questa creazione che geme e soffre in attesa di
vedere il giorno di Dio.
Quindi
tutta la creazione in noi, in
ognuno di noi geme e soffre e quindi fa patire a noi questa sofferenza, questa
sofferenza che è passione, che è desiderio di vedere, di vedere la verità,
perché l'uomo è dominato dalla passione di assoluto.
Passione
di assoluto che diventa passione di verità, che diventa passione di unità, cioè
di vedere tutto sotto un unico pensiero e questa è una conseguenza della
presenza di Dio in noi.
Questa
passione che l'uomo patisce, questo desiderio che l'uomo patisce fa errare
l'uomo durante tutta la sua vita, perché l'uomo proprio subendo questo desiderio
tende a trasformare in assoluto tutto ciò per cui vive.
Questa
passione è una conseguenza, un effetto, quindi l'uomo è un effetto della
presenza dell'assoluto in lui.
L'uomo
è un portatore dell'assoluto, è un portatore di Dio.
Quindi
abbiamo questo primo passaggio, dall'uomo che si ritiene soggetto del
desiderio, all'uomo che scopre di essere passione di desiderio, per cui soffre
nel portare questo desiderio che non giunge alla meta e poi di qui c'è il
passaggio alla scoperta di Colui che fa patire all'uomo questo desiderio e poi
finalmente abbiamo l'ultimo passaggio che abbiamo visto domenica scorsa.
Sapendo
che Dio è Colui che fa patire all'uomo il desiderio dell'assoluto, la passione
dell'assoluto, c'è il passaggio alla scoperta dell'intenzione, del perché.
Perché
Dio ha fatto patire ad Abramo il desiderio di vedere il suo giorno?
Perché
Dio fa patire a ogni uomo il desiderio della verità, il desiderio di conoscere
Dio?
E
abbiamo visto che questa passione di conoscere Dio è condizione per arrivare a
conoscere Dio.
Dio
opera in tutto per farsi conoscere.
Dio
è il Creatore, Dio è Principio di tutto ma è il Principio assoluto ed essendo
Principio assoluto, Lui non può operare per altro, non può avere altro fine che
Se stesso (e qui scopriamo l'Intenzione).
Dio
non può avere altro fine che Se stesso.
Noi
possiamo avere tanti fini ed è lì il nostro disastro, Dio ha un fine unico, Dio
opera in ogni cosa per Se stesso e quindi per far conoscere Se stesso.
Tutto
ciò che gli fa, è Parola sua per rivelare a noi o meglio, per annunciare a noi
prima e poi per condurre noi a conoscerlo.
Perché
soltanto conoscendolo noi troviamo la vera vita, la nostra salvezza, la nostra
vera libertà.
Abbiamo
visto questi due grandi termini, queste due grandi parole che illuminano tutta
l'opera di Dio: "Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la
verità, giungano a vedere".
Quindi
ci fa capire che la salvezza sta nella conoscenza e che Dio vuole questo,
vuole!
Inoltre
abbiamo quest'altra grande parola di Gesù che dice: "Se resterete nelle
mie parole conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".
La
conoscenza di Dio rende l'uomo libero.
Il
che vuol dire che fintanto che l'uomo non giunge a conoscere Dio, fintanto che
non giunge a conoscere la verità, l'uomo non è libero.
È
inutile che l'uomo si vanti di essere libero, abbiamo la parola di Dio che lo
sconfessa: l'uomo è libero soltanto in quanto giunge a conoscere la verità.
Quindi
abbiamo queste "grandi" parole di Dio che ci presentano l'importanza
della conoscenza.
Domenica
scorsa abbiamo risposto a
questo problema: perché Dio ha fatto desiderare ad Abramo di vedere il suo
giorno?
Perché
Dio fa desiderare a ogni uomo di vedere il suo giorno?
Lo
fa desiderare perché questo desiderio è la condizione essenziale per giungere a
conoscere Lui e quindi per trovare la nostra salvezza, per trovare la nostra
liberazione, per trovare la nostra vita.
Il
desiderio è l'essenziale.
Senza
il desiderio che si concretizza in un pensiero (ed è il Pensiero di Dio), senza
questo noi non possiamo giungere a vedere la verità, non possiamo giungere a
conoscere Dio, non possiamo giungere quindi alla meta del nostro destino,
perché siamo stati creati per questo, dice il Signore.
In
quanto non possiamo giungere allora patiamo quella tristezza, quella sofferenza
della notte di un desiderio incompiuto in noi.
Noi
siamo fatti per la luce, possiamo giungere a quest'alba o possiamo restare
nella notte.
Però
la condizione per giungere all'alba è quella di desiderare di conoscere Dio e quindi
di aver preso coscienza, consapevolezza dell'importanza di questa conoscenza.
Dio
che parla a noi senza di noi, che fa giungere a noi tutti i suoi segni, tutte
le sue opere, non si fa conoscere senza di noi, il che vuol dire che non si fa
conoscere senza il nostro desiderio di cercare di conoscere Lui.
Per
questo dico che il desiderio di cercare e di conoscere Lui è la condizione
essenziale per giungere a conoscerlo.
Abbiamo anche detto che la conoscenza è costituita soprattutto da una
causa, da un effetto, da un fine, dalla finalità e la finalità si conosce
sopratutto nell'intenzione di colui che opera.
Fintanto
che non giungiamo conoscere l'intenzione di colui che opera, non possiamo
conoscere ciò che egli opera.
Noi
assistiamo a tante opere che fanno gli uomini, a tante opere che avvengono per
cause naturali, assistiamo a delle opere quindi a degli effetti ma, quello che
soprattutto a noi sfugge è sempre il fine.
Noi
vediamo cause ed effetti.
Dio
è Colui che nessuno può ignorare come Creatore.
Coloro
che credono, vedono che tutto è opera di Dio, credono che tutto è opera di Dio
e vedono anche gli effetti di quest'opera di Dio ma non vedono il fine, non
vedono la finalità di tutto quest'operare di Dio.
Perché
Dio crea? Perché noi esistiamo? Perché noi moriamo?
Tutto
è opera di Dio ma sfugge a noi il "perché".
Eppure
sentiamo questo bisogno di "perché" e questo bisogno è il bisogno di
Abramo, è il bisogno di capire.
Proprio
perché fintanto che non arriviamo a capire l'intenzione, la finalità delle opere
che Dio fa, noi non siamo in pace.
Questo
ci fa capire che la nostra pace non sta soltanto nel conoscere Dio che è
Creatore, nell'attribuire tutte le cose a Dio, nell'accettare tutto da Dio, non
siamo ancora qui in pace.
Noi
entreremo nella pace soltanto quando, accettando tutto da Dio, saremo condotti
dalla grazia di Dio a vedere la finalità, il fine per cui Dio fa tutte le cose.
Noi
abbiamo detto che Dio opera tutto per farsi conoscere ma cosa vuol dire
conoscere?
Il
tema di questa sera è la conoscenza, che cosa s'intenda per questa conoscenza.
Dio
opera per farsi conoscere ma, siccome Lui solo è Colui che è, Lui in tutto ciò
che fa, Lui in tutte le sue opere, Lui non fa altro che ripetere Se stesso.
Lui
è causa, Lui è opera e Lui è fine.
Perché
Lui solo è e quindi in tutte le sue opere, lui non fa altro che ripetere Se
stesso: causa, effetto e fine.
Ma
queste sue opere dove le fa?
Queste opere Lui le fa nel pensiero del nostro io, perché lui sta parlando alla
creatura, Lui si conosce, siamo noi che non lo conosciamo.
Quindi
in quanto Dio opera e opera per farsi conoscere, opera per farsi
conoscere da chi non lo conosce e chi lo conosce siamo noi e allora i suoi
segni, i segni di ciò che Lui è, Lui li abbassa al livello in cui noi ci
troviamo, a livello di ciò che noi abbiamo presente.
Noi
possiamo avere presente e quindi possiamo essere a tre livelli.
Noi
possiamo avere presente soltanto il pensiero del nostro io, noi possiamo
credere in Dio e quindi avere presente Dio Creatore e possiamo avere presente
il Pensiero di Dio come presenza del Figlio.
Allora
l'opera di Dio e quindi dei segni che Dio fa di Sé e quindi questa ripetizione
di Sé, Lui la fa abbassandosi a questi tre livelli della creatura.
Al
livello del pensiero del nostro io Dio, si manifesta come causa ed effetto e
niente, perché noi nel pensiero del nostro io assistiamo all'opera di Dio,
perché tutto avviene in noi senza di noi, Dio parla in noi senza di noi ma,
tutta l'opera che Dio fa, a un certo momento diventa niente, è immersa nel tempo,
passa.
Questa
avviene perché noi possiamo nel pensiero del nostro io, vedere la causa e
l'effetto ma, non possiamo vedere il fine.
Siccome
non possiamo vedere il fine, fintanto che noi resteremo nel pensiero del nostro
io, noi assisteremo al nulla di tutto, all'annientamento, al niente, a cose che
non sono più.
Tutto
passa, perché abbiamo detto che Colui che parla a te senza di te, non si fa
conoscere da te senza di te e fintanto che noi siamo nel pensiero del nostro io
noi, non possiamo giungere a conoscere il fine di Dio e quindi noi assistiamo a
tutta quest'opera di Dio che diventa niente, che si annulla.
Un
nulla che però noi non possiamo sopportare, perché noi siamo fatti per essere,
noi siamo fatti di passione di assoluto e quindi siamo soggetti al tormento
all'inquietudine al punto interrogativo: "Perché?".
Abbiamo
detto che c'è un altro livello della creatura: la creatura che crede in Dio.
Allora
nella creatura che crede in Dio, noi abbiamo tutta l'opera di Dio, in cui Dio
si abbassa e si manifesta come causa effetto e fine e allora noi qui, a questo
punto cerchiamo in Dio il fine, perché crediamo che tutto venga da Dio, che
tutto ritorni a Dio.
Se
noi cerchiamo secondo la fede (quella fede che abbiamo visto in Abramo), noi
qui siamo condotti a questa scoperta della presenza del Pensiero di Dio in noi
che opera, che opera soprattutto questa passione, perché abbiamo detto che è il
"Sì" di Dio al desiderio di Abramo.
E
questo sì di Dio è la rivelazione, è l'essere del suo pensiero, del suo
desiderio e quindi Abramo scopre che nel suo desiderio c'è la presenza del
Pensiero di Dio, una presenza oggettiva e qui, a questo livello Dio si annuncia
(Dio non fa che ripetere Se stesso) come Padre, Figlio e Spirito Santo.
Abbiamo
visto però che i passaggi si fanno sulla parola di Dio, in quanto la parola di
Dio in quella realtà che noi vediamo, ci parla di cose che stanno al di là di
quella realtà.
Per
cui la parola di Dio è un ponte che collega il nostro mondo finito con l'infinito
di Dio.
La parola di Dio giunge al nostro mondo, parla di cose che noi vediamo ma,
nello stesso tempo annuncia a noi cose che noi non vediamo e quindi invita a
superare quelle cose che noi vediamo per cercare di capire quella parola che in
quel mondo finito che noi vediamo, non è comprensibile.
Proprio
la parola di Dio che si rende incomprensibile nel nostro mondo finito, invita
noi, diventa in noi il desiderio di portarci nel mondo dell'infinito di Dio,
quindi di passare al di là del ponte, per intendere quella parola che è
arrivata a noi da Dio.
È
vero che noi possiamo fare i superbi e trascurare la parola: "Non la
capisco, mi parla di una cosa impossibile", possiamo ritenere che il vero
mondo sia quello materiale che esperimentiamo noi, che tocchiamo noi, che
vediamo noi ma qui facciamo un atto di superbia, qui affermiamo il nostro io e
scartiamo la parola di Dio.
Allora
a questo punto, la parola di Dio scartata, diventa per noi quella pietra
fondamentale che scartata impedisce a noi di edificare la nostra casa, di
edificare la nostra vita.
La
parola di Dio ci invita al passaggio e si tratta quindi di imparare a leggere
nelle cose finite, l'infinito.
La
differenza fra l'essere al di qua del ponte e l'essere al di là del ponte, sta
nel vedere le cose dal punto di vista del nostro io e siamo al di qua, oppure
nel vedere le cose dal punto di vista di Dio, da Dio e siamo al di là.
Soltanto
trasferendoci dal nostro finito all'infinito di Dio e guardando le cose da Dio,
noi possiamo vedere le cose secondo Dio, possiamo giungere alla verità, quindi
possiamo capire la parola di Dio che, arriva a noi.
Quando
abbiamo parlato del capire, della
conoscenza nel pensiero del nostro io, abbiamo fatto molte volte l'esempio
delle lingue straniere e abbiamo detto che noi capiamo, quindi conosciamo le
cose nella misura in cui le abbiamo interiorizzate, per cui ci rendiamo conto
che noi capiamo, in quanto riusciamo a unire un segno che arriva a noi con il
pensiero che portiamo dentro di noi.
Quindi
la conoscenza sta nell'avere la possibilità di unire un segno al pensiero che
portiamo in noi, a quello che abbiamo interiorizzato in noi.
Quando
non abbiamo la possibilità, quando noi vediamo o ascoltiamo un segno e non
abbiamo la possibilità di riferirlo a un pensiero dentro di noi, non diciamo di
non capire.
Quando
abbiamo la possibilità di riferire un segno a un pensiero che portiamo dentro
di noi diciamo di capire.
A
questo punto noi possiamo dire che la conoscenza sta in una sintesi,
nell'unione, nella possibilità di unire un segno con un pensiero.
Questo
avviene al di qua del ponte, cioè questo avviene nel pensiero del nostro io.
Quando
siamo al di là del ponte le cose si guardano da Dio e si passa al di là del
ponte soltanto col Pensiero di Dio, perché abbiamo detto che il desiderio di
Abramo condusse Abramo al di là del ponte a vedere il giorno di Dio e quando
siamo al di là del ponte noi siamo soltanto col Pensiero di Dio.
A
questo punto qui la conoscenza assume questo aspetto: si capisce e si conosce
in quanto si vede il Pensiero di Dio in Dio.
Anche
qui abbiamo una sintesi, la conoscenza è una sintesi.
I
due termini sono Dio e il suo Pensiero e il problema del conoscere sta
nell'unire Dio al suo Pensiero o meglio nel vedere il Pensiero di Dio da Dio
ma, il vedere Pensiero di Dio da Dio è vedere lo Spirito Santo, perché lo
Spirito è il rapporto che passa tra Padre e Figlio, è il poter contemplare il
Pensiero di Dio in Dio e da ciò che Dio è.
Quindi
Dio a questo punto fa la funzione di quello che è il pensiero in noi e il segno
è diventato il Pensiero stesso di Dio.
Soltanto
se abbiamo la possibilità di unire il Pensiero di Dio a Dio, noi qui approdiamo
alla conoscenza.
Alla
conoscenza per la quale noi siamo stati fatti.
Per
cui diciamo che la conoscenza sta nello Spirito di Verità, sta nello Spirito
Santo e qui troviamo la nostra pace.
Gesù rispose:
"In verità, in verità vi dico: prima che
Abramo fosse io sono". Gv 8 Vs 58 Terzo tema.
Titolo: La difficoltà della
finalità.
Argomenti: Le
parole incomprensibili alle ragioni dell'uomo. Il
Pensiero di Dio è il principio del desiderio dell'uomo. Dio è il
soggetto del nostro desiderio di Lui. L'uomo vede
le cause e gli effetti ma non le finalità. La
piena conoscenza si ha nella finalità. Il
fine è sottratto alla nostra esperienza. La
finalità può essere dedotta solo da ciò che uno è. Conoscere
la finalità, richiede il superamento dell'io. Desiderando di
conoscere Dio si diventa Pensiero di Dio. Per
arrivare al fine bisogna superare il pensiero del nostro io.
13/Ottobre/1986
Casa di preghiera. Fossano.
Restiamo
ancora nel versetto 58, in cui Gesù dice ai farisei: "In verità, in verità
Io vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono".
Abbiamo visto proprio da queste parole, come ci siano parole
comprensibili secondo i nostri sensi, secondo i nostri sentimenti, secondo le nostre
ragioni, secondo quello che noi vediamo e tocchiamo e come anche ci siano delle
parole incomprensibili ai nostri sentimenti, incomprensibili alle nostre
ragioni.
Queste
parole che troviamo qui, appartengono a questa seconda categoria.
Infatti
sentire Gesù che dice: "Prima che Abramo fosse, Io sono" è cosa
incomprensibile alle nostre ragioni umane, a quello che vediamo, a quello che
tocchiamo.
Gesù
nacque 2000 anni dopo Abramo e nonostante questo Lui dice: "Prima che
Abramo fosse io sono".
Ci
troviamo con delle parole incomprensibili.
Anche
le parole di Giovanni il battista, quando dice: "Colui che viene dopo di
me, era prima di me", anche qui abbiamo questo capovolgimento,
quest'affermazione di cose che, nelle nostre dimensioni, nelle nostre categorie
del tempo, presentano l'aspetto dell'assurdo, dell'incomprensibilità.
Per
cui o noi rinunciamo a capirle o altrimenti dobbiamo portarci in un altro
campo, al di là dell'esperienza che ci fanno fare i nostri sensi, al di là
delle nostre ragioni, al di là delle convenzioni del mondo.
La
nostra esperienza è l'esperienza di cose che avvengono nel tempo e nello spazio
e una delle grandi esperienze che noi facciamo è proprio quella della
irreversibilità del tempo: le cose passano senza ritorno, non c'è un prima e un
dopo reversibile.
Quello
che viene dopo non può essere prima e quello che è prima non può essere dopo.
Eppure
noi ci troviamo qui con delle parole che affermano esattamente il rovescio, per
cui o noi giungiamo capirle o le giudichiamo parole assurde, parole stravaganti
parole di pazzi, oppure dobbiamo portarci su un altro piano, in un altro campo,
un campo cioè al di là delle dimensioni dello spazio e del tempo, dove queste
categorie non valgono più.
Così
anche nel nostro mondo ci sono cose che apparentemente sono comprensibili, ci
sono cose che invece non sono comprensibili ai nostri occhi.
Tutto
quello che accade, non accade mai senza un significato, anche questo fatto ha
un suo significato, quindi anche qui noi dobbiamo chiederci il perché.
Tutto
quello che avviene, appartiene al regno di Dio, è opera di Dio, quindi è carico
di significato per la nostra vita.
Abbiamo
già visto qui come Gesù distingua il suo Io, dalla sua presenza fisica.
La
sua presenza fisica certamente apparteneva a una categoria di tempo, quindi a
uno spazio avvenuto 2000 anni dopo Abramo e Lui affermando: "Prima che
Abramo fosse, Io sono" evidentemente non confonde questo "Io
sono", quindi non confonde la sua persona, il suo Io con la sua presenza
fisica.
E
allora già questo ci porta a questa distinzione tra quello che è presenza
fisica, corporea, quello che è natura, quello che appartiene quindi alle
categorie dello spazio e del tempo e quello che invece è persona.
Le
parole che ci vengono dette e che sono incomprensibili secondo le nostre
ragioni nel mondo, secondo le nostre esperienze sono un invito a passare in un
altro campo.
Tutte
le parole di Dio sono un ponte e dobbiamo portarci al di là del ponte.
In Abramo abbiamo il simbolo dell'uomo che crede, quindi il simbolo di
ogni uomo, perché ogni uomo è chiamato a credere in Dio e domenica scorsa
abbiamo visto come, proprio passando al di là del ponte, abbiamo trovato che in
questa affermazione di Gesù: "Prima che Abramo fosse, Io sono" c'è
una grande rivelazione, la rivelazione cioè che Abramo desiderando vedere il
giorno di Cristo, non desiderò vedere nel tempo ma desiderò vedere il Pensiero
di Dio e l'Io del Cristo è il Pensiero di Dio.
Abramo
desiderando vedere il Pensiero di Dio cioè, avendo come fine il Pensiero di Dio,
aveva come movente di sé, movente quindi del suo desiderio (ognuno si
caratterizza per ciò che desidera) quindi come causa di sé, del suo desiderio,
il Pensiero di Dio.
E
allora il Pensiero di Dio era il principio dell'esistenza stessa di Abramo e il
Pensiero di Dio, Cristo era prima di Abramo.
Cristo,
Pensiero di Dio è stato il movente, la causa della vita, dell'esistenza stessa
di Abramo.
Ogni
uomo si caratterizza per ciò che desidera e ogni desiderio dell'uomo
tende verso un fine, è il fine che illumina la vita di un essere, che illumina
l'esistenza stessa dell'essere.
Quindi
abbiamo detto come portandoci nel campo delle cause e degli effetti, del
principio e dell'opera, noi veniamo condotti a un capovolgimento di quelle che
sono le nostre categorie di tempo: quello che viene dopo, portato nel campo,
quindi nella realtà dello spirito diventa ciò che era prima.
Adesso
dobbiamo chiederci questo: perché Dio ha fatto desiderare ad Abramo di vedere
il suo Pensiero?
Cioè
ci chiediamo la finalità.
Teniamo
presente che il problema
di Abramo è il problema di ogni uomo che crede, è il problema della fede.
La
fede è fede in quanto desidera vedere il Pensiero di Dio, desidera cioè ciò che
desiderò Abramo, quindi c'è un passaggio dall'uomo Abramo che desidera
vedere una cosa.
E
qui dicendo: "Abramo desidera vedere una cosa" diciamo un soggetto, è
Abramo che desidera però, portandoci nel campo dello Spirito, noi abbiamo
trovato che non fu Abramo l'iniziatore del suo desiderio ma, il suo desiderio
fu una passione, perché la causa di questo desiderio era il Cristo:
"Desiderò vedere il mio giorno".
Il
Pensiero di Dio, il Figlio di Dio, il Verbo, il Cristo è stato il movente,
quindi la causa, allora non possiamo dire che Abramo fu il soggetto del suo
desiderio, diciamo che Abramo patì il desiderio di vedere il giorno di Dio,
Abramo patì il desiderio di conoscere Dio, di conoscere la verità.
L'iniziativa
di questa passione adesso passa da Abramo a Dio, è Dio che opera la passione in
Abramo, è Dio che suscita questo desiderio.
Noi
passiamo dall'uomo Abramo soggetto, all'uomo Abramo oggetto e il soggetto
diventa Dio.
Qui
rientriamo nel campo della creazione di Dio.
Tutta
la creazione di Dio e quindi anche tutto l'uomo, appartiene all'iniziativa di
Dio.
Dio
è il Creatore ed essendo Dio Creatore di tutto, tutto ha la ragione, ha la
motivazione in Dio e non nell'uomo.
L'uomo
è un effetto e tutta la creazione è un effetto dell'opera di Dio.
Perché?
Perché Dio ha fatto desiderare ad Abramo di vedere il suo giorno?
Perché
Dio fa desiderare a ogni uomo di conoscere la verità?
Parlando
domenica scorsa di questo fatto, abbiamo detto che nel Pensiero di Dio, abbiamo
la motivazione di quello che fu Abramo, la giustificazione quindi e quindi qui
abbiamo l'illuminazione su quella che è la conoscenza.
Ognuno
di noi sarà conosciuto per ciò che avrà desiderato, sarà conosciuto e
giustificato, portato di fronte alla verità sarà conosciuto o non conosciuto,
giustificato o non giustificato.
Se
sarà stato tutto desiderio di Dio, allora il desiderio di Dio sarà giustificato
nel Pensiero di Dio, se sarà desiderio di altro, non troverà giustificazione,
quindi non troverà conoscenza, non sarà conosciuto in Dio, ma perché?
L'argomento
di oggi è questo "perché?".
Quando
noi diciamo "perché?", noi cerchiamo sempre la finalità, il fine e
qui ci troviamo di fronte a una grande difficoltà, perché all'uomo e facile
vedere gli effetti di una cosa, all'uomo è anche facile vedere la causa o le
cause di una cosa, all'uomo è facile dire: "Abramo desiderò",
all'uomo è facile dire: "È l'uomo che ha fatto questo".
L'uomo
secondo l'esperienza dei suoi sensi, delle conoscenze che lui ha nel mondo,
assiste a degli effetti e assiste a delle cause e questo gli è facile capirlo e
tutte le nostre conoscenze sono sempre in rapporto a cause ed effetti.
Tutte
le nostre scienze sono sempre fondate su questo principio di causalità, se noi
potessimo togliere il principio di causalità, tutte le scienze partirebbero in
aria, non avrebbero più una ragione.
Una
cosa è giustificata in quanto l'attribuiamo a qualcuno o a qualcosa.
L'uomo
nel pensiero del proprio io, assiste e gli è facile conoscere le cause e gli
effetti, quello che gli è terribilmente difficile è conoscere la finalità.
La
finalità delle cose, la finalità degli esistenti, la finalità degli uomini, la
finalità di Dio, questo gli è terribilmente difficile.
Eppure fintanto che non si arriva a capire la finalità di una cosa, noi non
abbiamo raggiunto la piena conoscenza.
Noi
tutti ce ne accorgiamo, noi assistiamo magari a una persona che fa certe cose,
però siamo sempre lì a chiederci perché? Qual è la sua intenzione? Qual è il
suo pensiero? E fintanto che noi non arriviamo conoscere il pensiero, la
finalità che guida una persona nel compiere certe cose o nel dire certe parole,
non ci accorgiamo che non conosciamo.
Qui ci troviamo in grande difficoltà, perché tutte le cose ci rivelano
sempre cause e effetti ma non ci rivelano mai il fine, il fine è sottratto alla
nostra esperienza, perché?
Perché
il fine appartiene all'intenzione di colui che opera e l'intenzione di colui
che opera dipende da ciò che uno è e soltanto conoscendo ciò che uno è, noi
possiamo conoscere l'intenzione che ha e quindi conoscere la finalità, la sua
finalità.
Il che vuol dire che l'intenzione, la finalità possono essere dedotte solo da
ciò che uno è ed è per questo che noi ci troviamo nella impossibilità di
conoscere, perché noi nel pensiero del nostro io non conosciamo certamente il
fine, noi conosciamo noi stessi, noi conosciamo la nostra intenzione, non
possiamo assolutamente conoscere le intenzioni dell'altro, dato che non
conosciamo cos'è quell'altro, perché l'intenzione dell'altro deriva da ciò che
è quell'altro.
Per
arrivare a conoscere ciò che uno è, certamente dobbiamo superare il pensiero
del nostro io.
La difficoltà a capire, a conoscere la finalità delle cose, deriva proprio dal
fatto che si richiede il superamento del pensiero di noi stessi.
Noi
fintanto che viviamo nel pensiero del nostro io, noi conosciamo le cause e gli
effetti e questi sono compatibili col pensiero di noi stessi (lo vedremo poi
dopo), sono compatibili col pensiero del nostro io mentre la finalità delle
cose, l'intenzione che c'è nelle cose non è compatibile col pensiero del nostro
io, perché questa deriva da ciò che uno è e fintanto che noi non abbiamo la
possibilità di trasferirci a contemplare ciò che uno è, noi non possiamo
dedurre da lui.
Ecco
l'importanza del "da", la vera conoscenza viene "da", si
entra nel regno di Dio derivando da-, luce da luce.
Fintanto
che noi non arriviamo a contemplare ciò che uno è e quindi a contemplare ciò
che viene da lui, nella sua intenzione, noi non abbiamo la possibilità di
arrivare a capire la finalità e quindi a rispondere il perché dell'esistenza di
certe cose.
E
allora qui possiamo avvicinarci a questa risposta, la risposta di questo
problema: perché Dio ha fatto desiderare ad Abramo di vedere il suo Pensiero.
Ha
fatto desiderare di vedere il suo pensiero, perché Lui si fa conoscere solo nel
suo Pensiero.
Desiderando
vedere Pensiero
di Dio, Abramo diventò Pensiero di Dio.
Noi
diventiamo pensiero di ciò che desideriamo.
Soltanto
nel desiderio di Dio, si può conoscere Dio.
Solo
il Figlio conosce il Padre, solo il Padre conosce il Figlio e questo è
rivelazione per tutti coloro che credono ed è giustificazione del perché la
fede ci fa desiderare di conoscere Dio.
Perché
soltanto desiderando di conoscere Dio, si diventa Pensiero di Dio e soltanto
diventando Pensiero di Dio si conosce l'Intenzione di Dio.
Poiché
il pensiero contempla il suo principio e contemplando il suo principio conosce
l'intenzione, la giustificazione, il significato di quello che Dio opera.
Dio
opera in tutte le cose, essendo Lui l'unico essere, Colui che è, per significare
Se stesso.
Qui
possiamo già intuire perché tutte le cose assumono questo triplice aspetto:
causa, effetto e fine.
Perché
tutte le cose sono significazione di Dio.
Dio
è principio, Dio opera e Dio ha un fine.
Portato
in quello che Dio è, noi abbiamo la significazione del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo.
Però
noi assistiamo alla causa e all'effetto, poiché Dio significa Se stesso, quindi
Dio significa Sé come Creatore e Dio Creatore è Colui che nessuno può ignorare,
quindi anche nel pensiero del nostro io, noi dobbiamo confessare, testimoniare
e anche il Demonio deve confessare, deve testimoniare che Dio è il Creatore di
tutte le cose.
Uno
solo è il Creatore di tutte le cose, quindi significando Se stesso, Lui significa
Sé in tutte le cose e ci fa vedere tutte le cose come causa di-, però non sono
cause assolute, noi vediamo quindi le cause e gli effetti di queste cause, però
non vediamo il fine.
Anche questo ha la sua ragione, perché per arrivare al
fine bisogna superare
il pensiero del nostro io.
Tutte
le scienze che conoscono soltanto le cause e gli effetti e non conoscono i
"perché", sono tutte imperfette, appunto perché non possono
giustificare l'esistenza delle cose, non possono dire perché le cose sono come sono.
Questo
"perché", è soltanto in ciò che Dio è, quindi solo conoscendo Dio che
noi conosciamo perché le cose sono così.
Le
cose sono così perché Dio non fa altro che significare Se stesso, Principio,
Opera e Fine e quindi mentre Lui significa Se stesso, insegna anche a noi
sottraendoci il fine, non facendoci vedere la finalità, rendendocela difficile,
fa vedere anche noi la via per arrivare a conoscere la finalità, l'intenzione
con cui Egli opera e questa intenzione è il Padre e il Figlio che è lo Spirito
Santo.
Perché
soltanto conoscendo l'intenzione,la finalità allora qui ci riposiamo nella
conoscenza, qui abbiamo la pace, quella conoscenza che nessuna ragione umana e
nessuna scienza umana possono dare a noi.
Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse io
sono".
Gv 8 Vs 58 Riassunto.
Riassunto Domenica – Lunedì.
Argomenti: Fede e conoscenza – Il riconoscimento
di Gesù risorto – Giovanni il più
amato – L’amore e la fede – La fede di Abramo – La fame
riconosce il pane – La giustizia del
Battista – Proiettare l’io sulla
creazione – La presenza fisica
di Cristo – Le illusioni degli
uomini – La conoscenza è
unione di due termini – Il Figlio e il Padre – L’oggettività del Pensiero di Dio – Passione di unità – L’intenzione è la
chiave per capire – La fede della Madonna – Il punto verginale di Adamo – La scimmia e l’uomo – La funzione di Eva –
Esperimentare l’assoluto – Dio è il centro di tutto – Tutto è sacro – La coscienza di
essere – L’uomo è la sintesi dell’universo
e collegamento con l’infinito – L’angoscia
del nulla – L’immortalità dell’uomo
-
20/Ottobre/1986 Casa di preghiera.
Fossano.