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Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse io sono".  Gv 8 Vs 58 Primo tema.


Titolo: Il Sì di Dio verso la creatura.


Argomenti: Vita è comunicazione. La Parola è un ponte tra finito e infinito. Gesù scorpora il suo Io dalla sua presenza fisica. Il giorno di Cristo è dato dalla conoscenza del suo io. Abramo è il desiderio di vedere il giorno di Cristo. Ciò che viene dopo fine, è ciò che viene prima (movente). Il Pensiero di Dio era il movente del desiderio di Abramo. Abramo alla fine vide quello che era in principio. Nel fine si vedrà l'intenzione che è luce. La conferma di Dio alla creatura che ha desiderato il Pensiero di Dio.


 

28/Settembre/1986  Casa di preghiera. Fossano.


Gesù qui dice ai giudei: "In verità, in verità Io vi dico: Prima che Abramo fosse, Io sono".

Sono le ultime parole, con cui Gesù chiude quest’argomento, questa conversazione con i giudei.

E qui troviamo quella parola che abbiamo trovato con la samaritana e con il cieco nato: "Sono Io che parlo con te".

Qui abbiamo questa grande affermazione: "Prima che Abramo fosse, Io sono".

Abbiamo detto che la vita è comunione e la comunione viene dalla comunicazione, la comunicazione è informazione su Dio.

La vita è comunione con Dio.

Dio è Colui che è.

Dio è l'essere.

Dio è il vivente, la vita e noi stessi siamo, in quanto partecipiamo a ciò che Dio è.

Per cui la nostra esistenza e la nostra stessa vita, è informazione su Dio.

L'informazione viene dalla parola e la parola abbiamo detto, è un ponte.

È un ponte perché è formato da due parti, la parte finita e la parte infinita.

La parola arriva a noi che siamo nel mondo finito, nel mondo delle cose che passano che appartengono al tempo, che sono relative, la parola ci raggiunge nel nostro mondo finito, per annunciarci cose infinite, cose eterne, cose assolute, cose di Dio.

Per cui è necessario attraversare questo ponte, approfittare di questo ponte per passare dalla nostra situazione finita e dalle nostre conoscenze ed esperienze e mentalità finite, al mondo infinito di Dio, al mondo assoluto, al mondo eterno.

È necessario fare questo passaggio.

Qui questa parola, questa informazione su Dio dice a noi: "Prima che Abramo fosse Io sono".

Ci annuncia nel nostro mondo finito, nella categoria del tempo ("prima"), ci annuncia una verità infinita, ci annuncia una cosa assurda secondo la nostra mentalità, secondo le misure del tempo.

Gesù (è Lui che parla) nacque 2000 anni dopo Abramo e qui sta dicendo agli uomini una cosa assurda: "Prima che Abramo fosse, Io sono".

È parola di Dio, però nella nostra ragione è un pugno nel fegato.

È un fulmine che ci brucia perché sconvolge.

O diciamo che è matto perché dice una cosa impossibile, o dobbiamo fare un salto che agli occhi nostri, alle nostre possibilità, alle nostre ragioni, al nostro metro, alle nostre categorie mentali, a tutte le nostre esperienze è impossibile.

Eppure se lo dice, in quanto lo dice, ci deve essere la possibilità, perché altrimenti noi, dobbiamo concludere che questa è pazzia, sta dicendo una cosa assurda.

Prima di tutto qui, Lui dicendo questo dice: "Io, io sono" evidentemente Lui scorpora il suo Io, la sua persona da quella che era la sua presenza fisica, corporea.

Ci costringe, perché altrimenti non capiremmo niente.

Il suo corpo era lì, nato 2000 anni dopo Abramo, quindi è impossibile che questo corpo fosse prima di Abramo.

Qui abbiamo già subito un'affermazione netta: la sua Persona, il suo Io non si confonde con la sua presenza fisica.

La presenza fisica appartiene al tempo e nel tempo è sacrosantamente vero che Gesù nacque 2000 anni dopo Abramo.

Eppure qui dice: "Prima che Abramo fosse io sono".

Dobbiamo fare il salto da quella che è la presenza fisica, da quello che è il suo corpo.

Questa è una parola di Dio e la parola di Dio è un ponte e già qui lo vediamo imponente questo salto, questo bisogno di attraversare il ponte per capire qualche cosa.

Perché o rinunciamo a capire o altrimenti dobbiamo passare dall'altra parte.

Certamente nella categoria del tempo questo non si capisce, per cui ci costringe a scorporare la persona di Gesù dal corpo di Gesù.

Questo già ci fa capire quanto sia necessario superare tutti i nostri schemi mentali, tutte le nostre ragioni.

Perché nel corpo di Gesù poi dopo si riassume tutta la creazione, si riassumono tutte le nostre esperienze, tutte le nostre ragioni.

Le nostre ragioni che sono situate sempre nelle categorie del tempo e nello spazio.

È necessario andare oltre se vogliamo capire.

È un test tremendo perché questo ci dice che fintanto che non ci portiamo nel campo dello Spirito e non capiamo le cose dello Spirito, non possiamo capire queste parole e quindi resta per noi sempre l'incomprensibile di questo "prima" che agli occhi nostri invece è un "dopo".

Di fronte a queste parole noi capiamo adesso perfettamente quale fosse quel giorno che Abramo desiderò vedere.

Gesù aveva detto: "Abramo il padre vostro, desiderò vedere il mio giorno, lo vide ed esultò di gioia".

Adesso qui dicendoci: "Prima che Abramo fosse, Io sono", ci fa capire nettamente che quel giorno che desiderò vedere Abramo non era un giorno nel tempo, non era un giorno futuro, diciamo piuttosto che era un giorno passato.

Perché qui Gesù dice: "Prima che Abramo fosse, Io sono" e Abramo desiderò vedere il giorno di Dio, il giorno del Cristo, di quel Cristo che era prima, allora non desiderò vedere un giorno futuro, non desiderò vedere un giorno nel tempo, non desiderò vedere il corpo di Cristo.

Il suo giorno è determinato dalla sua persona, dal suo Io, dalla conoscenza del suo Io, quel suo Io che è Pensiero di Dio.

Qui Gesù dice che era prima che Abramo fosse.

E allora qui dobbiamo chiederci chi è quest’Abramo.

Perlomeno che cosa rappresenti quest’ Abramo.

Qui abbiamo le parole di Gesù che lo definisce: "Abramo desiderò vedere il mio giorno".

Nelle parole di Gesù abbiamo la definizione di Abramo.

Abramo è il desiderio di vedere il giorno di Cristo, persona, Cristo persona, Pensiero di Dio.

Abramo desiderò vedere questo.

Quindi l'essenza di Abramo è questo desiderio, perché ogni creatura si conosce, si riconosce per ciò che essa desidera nella sua vita e poiché Gesù ha definito Abramo in questo desiderio, Abramo è questo desiderio di vedere il giorno di Dio, di vedere il Pensiero di Dio.

Quel Pensiero di Dio che Gesù dice era prima.

Ogni uomo è desiderio, perché ogni uomo è passione di assoluto e quando si desidera (il desiderio è movimento), si desidera arrivare a ciò che si desidera, all'oggetto del desiderio, l'oggetto del desiderio in quanto lo si desidera, non lo si è ancora raggiunto, è una meta.

Eppure quella meta che, per colui che desidera viene dopo, è davanti a lui, la sta cercando, eppure quella meta è il movente del suo stesso desiderio, è il movente, quindi causa.

Movente del desiderio di Abramo che cos'era?

Ciò che lui desiderava.

E che cosa desiderava Abramo?

Il giorno del Signore, il Pensiero di Dio, desiderava vedere il Pensiero di Dio.

Allora il Pensiero di Dio era il movente del desiderio di Abramo, era ciò che determinava il desiderio di Abramo.

Dobbiamo mettere ben chiaro questo fatto: il Pensiero di Dio era il movente del desiderio di Abramo.

Quindi era il movente dell'esistenza stessa di Abramo, perché l'esistenza di ogni creatura si caratterizza per il desiderio, per ciò per cui essa vive e Abramo viveva per questo.

Il movente, la causa ma, se è causa quindi è principio, cioè è il principio di Abramo, quindi il Pensiero di Dio in realtà lo constatiamo, essendo stato il movente del desiderio di Abramo era la causa della vita stessa di Abramo e se era la causa, era il principio e se era il principio, era prima di Abramo.

Quindi qui abbiamo il riconoscimento che queste parole qui di Gesù sono vere.

Gesù, Pensiero di Dio, quindi persona, quindi non presenza fisica, Gesù, Pensiero di Dio quindi persona, era prima di Abramo perché fu la causa della vita di Abramo, perché determinò il desiderio di Abramo, quindi viene prima.

Abramo era nel tempo e nel tempo cos'era Abramo?

Abramo nel tempo era desiderio, era desiderio di vedere il Pensiero di Dio, Fine.

E Gesù dice che vide questo giorno, quindi arrivò a questo Fine al Fine del suo desiderio ma, quello che Abramo vide alla fine, vide quello che era in principio.

Questo ci fa scoprire questa grande cosa che la vita ci riserva questa grande sorpresa: noi stiamo camminando verso un fine, un dopo che verrà e in questo dopo cosa troveremo?

Noi troveremo quello che era prima, noi troveremo il principio, troveremo quello che ha determinato, che è stato causa del desiderio che abbiamo portato in noi, se abbiamo desiderato quello che Abramo desiderò, quello che la fede ci fa desiderare.

Abramo ho detto che è un simbolo, è il padre dei credenti ma, certamente il divenire, il tempo ha uno sviluppo e questo sviluppo ha una meta e in questa meta c'è una grande scoperta, nel fine si vedrà l'intenzione fondamentale che ha costituito la nostra vita, si vedrà il desiderio e vedendo l'intenzione si vedrà la luce.

Perché conoscendo l'intenzione, si conosce la luce che giustifica tutte le nostre opere, tutte le nostre parole, tutti i nostri pensieri.

Nel fine c'è la luce e scoprendo il fine si scopre quello che era in principio, si scopre la motivazione di tutto.

C'è questo fatto che scoprendo all'ultimo qual è stata l'intenzione fondamentale di ogni persona, noi saremo liberi da ogni persona.

Perché quello che ci tiene legati alle persone è la non conoscenza della vera intenzione che ogni persona ha.

Se, dico "se".....

Se il nostro desiderio è la verità, è Dio.

L'intenzione fondamentale necessariamente si evidenzierà.

Il tempo è un grande evidenziatore, il tempo è di Dio e il tempo passando, la nostra vita passando, evidenzia l'essere, l'oggetto del nostro desiderio, l'oggetto della nostra stessa vita, l'intenzione fondamentale.

Beati coloro che porteranno come intenzione fondamentale il desiderio di Abramo, il desiderio di vedere il Pensiero di Dio, perché? Perché allora troveranno nel fine, Colui che è, cioè troveranno nel fine la motivazione del loro stesso desiderio, la causa del loro stesso desiderio, il principio.

Ma siccome hanno desiderato il Pensiero di Dio, il Pensiero di Dio è il Principio, è la Verità, questa verità confermerà, qui abbiamo il "Sì" di Dio verso la creatura.

È il tema di oggi: il sì di Dio verso creatura.

Perché conferma la creatura, quindi giustifica la creatura.

Quindi qui possiamo dire che la parola definitiva, la dà Dio, la dà Dio nel fine, nella conclusione di tutte le cose, nel tempo.

Abbiamo visto che qui c'è un capovolgimento, un’inversione di concetti.

Quello che vedremo alla fine con lo sviluppo del tempo, sarà quello che è stato causa della nostra vita, sarà quello che era in principio.

Nel fine, nel dopo, noi troviamo il principio, noi troviamo quello che era prima.

Come abbiamo visto qui quello che dice Gesù: "Prima che Abramo fosse, Io sono".

Cioè: "Prima che Abramo desiderasse, Io ho determinato il desiderio in Abramo, desiderio di me".

Nessuno di noi può desiderare Dio, se Dio per primo non si facesse desiderare.

Noi non possiamo desiderare una cosa se questa cosa qui in qualche modo non si presenta ai nostri occhi (spirituali).

Quindi se noi possiamo desiderare soltanto quello che si presenta a noi ed evidentemente quello che si presenta a noi, deve essere prima del nostro desiderio e soltanto se noi desideriamo Dio, noi troveremo Dio come principio del nostro desiderio, quindi troveremo la verità del nostro essere, la conferma, il "Io sono" di Dio, su ciò che noi siamo.



Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse io sono".  Gv 8 Vs 58 Secondo tema.


Titolo: La conoscenza.


Argomenti: Dio è principio del desiderio dell'uomo. La passione d'assoluto è una conseguenza della presenza di Dio in noi. L'importanza della conoscenza di Dio. Il desiderio per conoscere Dio è condizione essenziale. Conoscenza & finalità. I tre livelli della comunicazione di Dio. La Parola di Dio, incomprensibile nel mondo finito è un invito a passare all'infinito. La conoscenza nel finito e nell'infinito.


 

5/Ottobre/1986  Casa di preghiera. Fossano.


Qui Gesù dice ai farisei: "In verità, in verità Io vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono".

Abbiamo visto come Abramo attraverso la parola di Dio, passò attraverso diverse tappe per giungere a vedere (confermato da Gesù stesso) il giorno del Signore.

Siccome Abramo è padre di tutti i credenti, di tutti coloro che credono, che credono in Dio, che hanno fede, Abramo è un simbolo e quello che avvenne in Abramo è simbolo delle tappe che la parola di Dio fa fare a ogni uomo, quando l'uomo crede.

Abramo è partito dal ritenere di essere lui il soggetto del desiderio, soggetto del desiderio di conoscere Dio e poi abbiamo visto che l'uomo parte dalla situazione di soggetto per arrivare alla situazione di oggetto di desiderio.

Poiché la parola di Dio ci fa passare dalla consapevolezza di essere noi principio di desiderio, di essere noi soggetti autonomi, alla consapevolezza che Dio è il Principio di tutto, che Dio è la sorgente di tutto quello che avviene nell'uomo, per cui Dio è anche la sorgente del desiderio dell'uomo.

Allora se l'uomo desidera, non è l'uomo soggetto di desiderio ma, è l'uomo che patisce un desiderio, è l'uomo che soffre un desiderio.

Tutta la creazione, dice San Paolo, geme e soffre in attesa della rivelazione del giorno del Figlio di Dio, se Abramo quindi desiderò vedere il giorno del Figlio di Dio, in Abramo ci fu tutta questa creazione che geme e soffre in attesa di vedere il giorno di Dio.

Quindi tutta la creazione in noi, in ognuno di noi geme e soffre e quindi fa patire a noi questa sofferenza, questa sofferenza che è passione, che è desiderio di vedere, di vedere la verità, perché l'uomo è dominato dalla passione di assoluto.

Passione di assoluto che diventa passione di verità, che diventa passione di unità, cioè di vedere tutto sotto un unico pensiero e questa è una conseguenza della presenza di Dio in noi.

Questa passione che l'uomo patisce, questo desiderio che l'uomo patisce fa errare l'uomo durante tutta la sua vita, perché l'uomo proprio subendo questo desiderio tende a trasformare in assoluto tutto ciò per cui vive.

Questa passione è una conseguenza, un effetto, quindi l'uomo è un effetto della presenza dell'assoluto in lui.

L'uomo è un portatore dell'assoluto, è un portatore di Dio.

Quindi abbiamo questo primo passaggio, dall'uomo che si ritiene soggetto del desiderio, all'uomo che scopre di essere passione di desiderio, per cui soffre nel portare questo desiderio che non giunge alla meta e poi di qui c'è il passaggio alla scoperta di Colui che fa patire all'uomo questo desiderio e poi finalmente abbiamo l'ultimo passaggio che abbiamo visto domenica scorsa.

Sapendo che Dio è Colui che fa patire all'uomo il desiderio dell'assoluto, la passione dell'assoluto, c'è il passaggio alla scoperta dell'intenzione, del perché.

Perché Dio ha fatto patire ad Abramo il desiderio di vedere il suo giorno?

Perché Dio fa patire a ogni uomo il desiderio della verità, il desiderio di conoscere Dio?

E abbiamo visto che questa passione di conoscere Dio è condizione per arrivare a conoscere Dio.

Dio opera in tutto per farsi conoscere.

Dio è il Creatore, Dio è Principio di tutto ma è il Principio assoluto ed essendo Principio assoluto, Lui non può operare per altro, non può avere altro fine che Se stesso (e qui scopriamo l'Intenzione).

Dio non può avere altro fine che Se stesso.

Noi possiamo avere tanti fini ed è lì il nostro disastro, Dio ha un fine unico, Dio opera in ogni cosa per Se stesso e quindi per far conoscere Se stesso.

Tutto ciò che gli fa, è Parola sua per rivelare a noi o meglio, per annunciare a noi prima e poi per condurre noi a conoscerlo.

Perché soltanto conoscendolo noi troviamo la vera vita, la nostra salvezza, la nostra vera libertà.

Abbiamo visto questi due grandi termini, queste due grandi parole che illuminano tutta l'opera di Dio: "Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la verità, giungano a vedere".

Quindi ci  fa capire che la salvezza sta nella conoscenza e che Dio vuole questo, vuole!

Inoltre abbiamo quest'altra grande parola di Gesù che dice: "Se resterete nelle mie parole conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".

La conoscenza di Dio rende l'uomo libero.

Il che vuol dire che fintanto che l'uomo non giunge a conoscere Dio, fintanto che non giunge a conoscere la verità, l'uomo  non è libero.

È inutile che l'uomo si vanti di essere libero, abbiamo la parola di Dio che lo sconfessa: l'uomo è libero soltanto in quanto giunge a conoscere la verità.

Quindi abbiamo queste "grandi" parole di Dio che ci presentano l'importanza della conoscenza.

Domenica scorsa abbiamo risposto a questo problema: perché Dio ha fatto desiderare ad Abramo di vedere il suo giorno?

Perché Dio fa desiderare a ogni uomo di vedere il suo giorno?

Lo fa desiderare perché questo desiderio è la condizione essenziale per giungere a conoscere Lui e quindi per trovare la nostra salvezza, per trovare la nostra liberazione, per trovare la nostra vita.

Il desiderio è l'essenziale.

Senza il desiderio che si concretizza in un pensiero (ed è il Pensiero di Dio), senza questo noi non possiamo giungere a vedere la verità, non possiamo giungere a conoscere Dio, non possiamo giungere quindi alla meta del nostro destino, perché siamo stati creati per questo, dice il Signore.

In quanto non possiamo giungere allora patiamo quella tristezza, quella sofferenza della notte di un desiderio incompiuto in noi.

Noi siamo fatti per la luce, possiamo giungere a quest'alba o possiamo restare nella notte.

Però la condizione per giungere all'alba è quella di desiderare di conoscere Dio e quindi di aver preso coscienza, consapevolezza dell'importanza di questa conoscenza.

Dio che parla a noi senza di noi, che fa giungere a noi tutti i suoi segni, tutte le sue opere, non si fa conoscere senza di noi, il che vuol dire che non si fa conoscere senza il nostro desiderio di cercare di conoscere Lui.

Per questo dico che il desiderio di cercare e di conoscere Lui è la condizione essenziale per giungere a conoscerlo.

Abbiamo anche detto che la conoscenza è costituita soprattutto da una causa, da un effetto, da un fine, dalla finalità e la finalità si conosce sopratutto nell'intenzione di colui che opera.

Fintanto che non giungiamo conoscere l'intenzione di colui che opera, non possiamo conoscere ciò che egli opera.

Noi assistiamo a tante opere che fanno gli uomini, a tante opere che avvengono per cause naturali, assistiamo a delle opere quindi a degli effetti ma, quello che soprattutto a noi sfugge è sempre il fine.

Noi vediamo cause ed effetti.

Dio è Colui che nessuno può ignorare come Creatore.

Coloro che credono, vedono che tutto è opera di Dio, credono che tutto è opera di Dio e vedono anche gli effetti di quest'opera di Dio ma non vedono il fine, non vedono la finalità di tutto quest'operare di Dio.

Perché Dio crea? Perché noi esistiamo? Perché noi moriamo?

Tutto è opera di Dio ma sfugge a noi il "perché".

Eppure sentiamo questo bisogno di "perché" e questo bisogno è il bisogno di Abramo, è il bisogno di capire.

Proprio perché fintanto che non arriviamo a capire l'intenzione, la finalità delle opere che Dio fa, noi non siamo in pace.

Questo ci fa capire che la nostra pace non sta soltanto nel conoscere Dio che è Creatore, nell'attribuire tutte le cose a Dio, nell'accettare tutto da Dio, non siamo ancora qui in pace.

Noi entreremo nella pace soltanto quando, accettando tutto da Dio, saremo condotti dalla grazia di Dio a vedere la finalità, il fine per cui Dio fa tutte le cose.

Noi abbiamo detto che Dio opera tutto per farsi conoscere ma cosa vuol dire conoscere?

Il tema di questa sera è la conoscenza, che cosa s'intenda per questa conoscenza.

Dio opera per farsi conoscere ma, siccome Lui solo è Colui che è, Lui in tutto ciò che fa, Lui in tutte le sue opere, Lui non fa altro che ripetere Se stesso.

Lui è causa, Lui è opera e Lui è fine.

Perché Lui solo è e quindi in tutte le sue opere, lui non fa altro che ripetere Se stesso: causa, effetto e fine.

Ma queste sue opere dove le fa?

Queste opere Lui le fa nel pensiero del nostro io, perché lui sta parlando alla creatura, Lui si conosce, siamo noi che non lo conosciamo.

Quindi in quanto Dio opera  e opera per farsi conoscere, opera per farsi conoscere da chi non lo conosce e chi lo conosce siamo noi e allora i suoi segni, i segni di ciò che Lui è, Lui li abbassa al livello in cui noi ci troviamo, a livello di ciò che noi abbiamo presente.

Noi possiamo avere presente e quindi possiamo essere a tre livelli.

Noi possiamo avere presente soltanto il pensiero del nostro io, noi possiamo credere in Dio e quindi avere presente Dio Creatore e possiamo avere presente il Pensiero di Dio come presenza del Figlio.

Allora l'opera di Dio e quindi dei segni che Dio fa di Sé e quindi questa ripetizione di Sé, Lui la fa abbassandosi a questi tre livelli della creatura.

Al livello del pensiero del nostro io Dio, si manifesta come causa ed effetto e niente, perché noi nel pensiero del nostro io assistiamo all'opera di Dio, perché tutto avviene in noi senza di noi, Dio parla in noi senza di noi ma, tutta l'opera che Dio fa, a un certo momento diventa niente, è immersa nel tempo, passa.

Questa avviene perché noi possiamo nel pensiero del nostro io, vedere la causa e l'effetto ma, non possiamo vedere il fine.

Siccome non possiamo vedere il fine, fintanto che noi resteremo nel pensiero del nostro io, noi assisteremo al nulla di tutto, all'annientamento, al niente, a cose che non sono più.

Tutto passa, perché abbiamo detto che Colui che parla a te senza di te, non si fa conoscere da te senza di te e fintanto che noi siamo nel pensiero del nostro io noi, non possiamo giungere a conoscere il fine di Dio e quindi noi assistiamo a tutta quest'opera di Dio che diventa niente, che si annulla.

Un nulla che però noi non possiamo sopportare, perché noi siamo fatti per essere, noi siamo fatti di passione di assoluto e quindi siamo soggetti al tormento all'inquietudine al punto interrogativo: "Perché?".

Abbiamo detto che c'è un altro livello della creatura: la creatura che crede in Dio.

Allora nella creatura che crede in Dio, noi abbiamo tutta l'opera di Dio, in cui Dio si abbassa e si manifesta come causa effetto e fine e allora noi qui, a questo punto cerchiamo in Dio il fine, perché crediamo che tutto venga da Dio, che tutto ritorni a Dio.

Se noi cerchiamo secondo la fede (quella fede che abbiamo visto in Abramo), noi qui siamo condotti a questa scoperta della presenza del Pensiero di Dio in noi che opera, che opera soprattutto questa passione, perché abbiamo detto che è il "Sì" di Dio al desiderio di Abramo.

E questo sì di Dio è la rivelazione, è l'essere del suo pensiero, del suo desiderio e quindi Abramo scopre che nel suo desiderio c'è la presenza del Pensiero di Dio, una presenza oggettiva e qui, a questo livello Dio si annuncia (Dio non fa che ripetere Se stesso) come Padre, Figlio e Spirito Santo.

Abbiamo visto però che i passaggi si fanno sulla parola di Dio, in quanto la parola di Dio in quella realtà che noi vediamo, ci parla di cose che stanno al di là di quella realtà.

Per cui la parola di Dio è un ponte che collega il nostro mondo finito con l'infinito di Dio.

La parola di Dio giunge al nostro mondo, parla di cose che noi vediamo ma, nello stesso tempo annuncia a noi cose che noi non vediamo e quindi invita a superare quelle cose che noi vediamo per cercare di capire quella parola che in quel mondo finito che noi vediamo, non è comprensibile.

Proprio la parola di Dio che si rende incomprensibile nel nostro mondo finito, invita noi, diventa in noi il desiderio di portarci nel mondo dell'infinito di Dio, quindi di passare al di là del ponte, per intendere quella parola che è arrivata a noi da Dio.

È vero che noi possiamo fare i superbi e trascurare la parola: "Non la capisco, mi parla di una cosa impossibile", possiamo ritenere che il vero mondo sia quello materiale che esperimentiamo noi, che tocchiamo noi, che vediamo noi ma qui facciamo un atto di superbia, qui affermiamo il nostro io e scartiamo la parola di Dio.

Allora a questo punto, la parola di Dio scartata, diventa per noi quella pietra fondamentale che scartata impedisce a noi di edificare la nostra casa, di edificare la nostra vita.

La parola di Dio ci invita al passaggio e si tratta quindi di imparare a leggere nelle cose finite, l'infinito.

La differenza fra l'essere al di qua del ponte e l'essere al di là del ponte, sta nel vedere le cose dal punto di vista del nostro io e siamo al di qua, oppure nel vedere le cose dal punto di vista di Dio, da Dio e siamo al di là.

Soltanto trasferendoci dal nostro finito all'infinito di Dio e guardando le cose da Dio, noi possiamo vedere le cose secondo Dio, possiamo giungere alla verità, quindi possiamo capire la parola di Dio che, arriva a noi.

Quando abbiamo parlato del capire, della conoscenza nel pensiero del nostro io, abbiamo fatto molte volte l'esempio delle lingue straniere e abbiamo detto che noi capiamo, quindi conosciamo le cose nella misura in cui le abbiamo interiorizzate, per cui ci rendiamo conto che noi capiamo, in quanto riusciamo a unire un segno che arriva a noi con il pensiero che portiamo dentro di noi.

Quindi la conoscenza sta nell'avere la possibilità di unire un segno al pensiero che portiamo in noi, a quello che abbiamo interiorizzato in noi.

Quando non abbiamo la possibilità, quando noi vediamo o ascoltiamo un segno e non abbiamo la possibilità di riferirlo a un pensiero dentro di noi, non diciamo di non capire.

Quando abbiamo la possibilità di riferire un segno a un pensiero che portiamo dentro di noi diciamo di capire.

A questo punto noi possiamo dire che la conoscenza sta in una sintesi, nell'unione, nella possibilità di unire un segno con un pensiero.

Questo avviene al di qua del ponte, cioè questo avviene nel pensiero del nostro io.

Quando siamo al di là del ponte le cose si guardano da Dio e si passa al di là del ponte soltanto col Pensiero di Dio, perché abbiamo detto che il desiderio di Abramo condusse Abramo al di là del ponte a vedere il giorno di Dio e quando siamo al di là del ponte noi siamo soltanto col Pensiero di Dio.

A questo punto qui la conoscenza assume questo aspetto: si capisce e si conosce in quanto si vede il Pensiero di Dio in Dio.

Anche qui abbiamo una sintesi, la conoscenza è una sintesi.

I due termini sono Dio e il suo Pensiero e il problema del conoscere sta nell'unire Dio al suo Pensiero o meglio nel vedere il Pensiero di Dio da Dio ma, il vedere Pensiero di Dio da Dio è vedere lo Spirito Santo, perché lo Spirito è il rapporto che passa tra Padre e Figlio, è il poter contemplare il Pensiero di Dio in Dio e da ciò che Dio è.

Quindi Dio a questo punto fa la funzione di quello che è il pensiero in noi e il segno è diventato il Pensiero stesso di Dio.

Soltanto se abbiamo la possibilità di unire il Pensiero di Dio a Dio, noi qui approdiamo alla conoscenza.

Alla conoscenza per la quale noi siamo stati fatti.

Per cui diciamo che la conoscenza sta nello Spirito di Verità, sta nello Spirito Santo e qui troviamo la nostra pace.



Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse io sono".  Gv 8 Vs 58 Terzo tema.


Titolo: La difficoltà della finalità.


Argomenti: Le parole incomprensibili alle ragioni dell'uomo. Il Pensiero di Dio è il principio del desiderio dell'uomo. Dio è il soggetto del nostro desiderio di Lui. L'uomo vede le cause e gli effetti ma non le finalità. La piena conoscenza si ha nella finalità. Il fine è sottratto alla nostra esperienza. La finalità può essere dedotta solo da ciò che uno è. Conoscere la finalità, richiede il superamento dell'io. Desiderando di conoscere Dio si diventa Pensiero di Dio. Per arrivare al fine bisogna superare il pensiero del nostro io.


 

13/Ottobre/1986  Casa di preghiera. Fossano.


Restiamo ancora nel versetto 58, in cui Gesù dice ai farisei: "In verità, in verità Io vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono".

Abbiamo visto proprio da queste parole, come ci siano parole comprensibili secondo i nostri sensi, secondo i nostri sentimenti, secondo le nostre ragioni, secondo quello che noi vediamo e tocchiamo e come anche ci siano delle parole incomprensibili ai nostri sentimenti, incomprensibili alle nostre ragioni.

Queste parole che troviamo qui, appartengono a questa seconda categoria.

Infatti sentire Gesù che dice: "Prima che Abramo fosse, Io sono" è cosa incomprensibile alle nostre ragioni umane, a quello che vediamo, a quello che tocchiamo.

Gesù nacque 2000 anni dopo Abramo e nonostante questo Lui dice: "Prima che Abramo fosse io sono".

Ci troviamo con delle parole incomprensibili.

Anche le parole di Giovanni il battista, quando dice: "Colui che viene dopo di me, era prima di me", anche qui abbiamo questo capovolgimento, quest'affermazione di cose che, nelle nostre dimensioni, nelle nostre categorie del tempo, presentano l'aspetto dell'assurdo, dell'incomprensibilità.

Per cui o noi rinunciamo a capirle o altrimenti dobbiamo portarci in un altro campo, al di là dell'esperienza che ci fanno fare i nostri sensi, al di là delle nostre ragioni, al di là delle convenzioni del mondo.

La nostra esperienza è l'esperienza di cose che avvengono nel tempo e nello spazio e una delle grandi esperienze che noi facciamo è proprio quella della irreversibilità del tempo: le cose passano senza ritorno, non c'è un prima e un dopo reversibile.

Quello che viene dopo non può essere prima e quello che è prima non può essere dopo.

Eppure noi ci troviamo qui con delle parole che affermano esattamente il rovescio, per cui o noi giungiamo capirle o le giudichiamo parole assurde, parole stravaganti parole di pazzi, oppure dobbiamo portarci su un altro piano, in un altro campo, un campo cioè al di là delle dimensioni dello spazio e del tempo, dove queste categorie non valgono più.

Così anche nel nostro mondo ci sono cose che apparentemente sono comprensibili, ci sono cose che invece non sono comprensibili ai nostri occhi.

Tutto quello che accade, non accade mai senza un significato, anche questo fatto ha un suo significato, quindi anche qui noi dobbiamo chiederci il perché.

Tutto quello che avviene, appartiene al regno di Dio, è opera di Dio, quindi è carico di significato per la nostra vita.

Abbiamo già visto qui come Gesù distingua il suo Io, dalla sua presenza fisica.

La sua presenza fisica certamente apparteneva a una categoria di tempo, quindi a uno spazio avvenuto 2000 anni dopo Abramo e Lui affermando: "Prima che Abramo fosse, Io sono" evidentemente non confonde questo "Io sono", quindi non confonde la sua persona, il suo Io con la sua presenza fisica.

E allora già questo ci porta a questa distinzione tra quello che è presenza fisica, corporea, quello che è natura, quello che appartiene quindi alle categorie dello spazio e del tempo e quello che invece è persona.

Le parole che ci vengono dette e che sono incomprensibili secondo le nostre ragioni nel mondo, secondo le nostre esperienze sono un invito a passare in un altro campo.

Tutte le parole di Dio sono un ponte e dobbiamo portarci al di là del ponte.

In Abramo abbiamo il simbolo dell'uomo che crede, quindi il simbolo di ogni uomo, perché ogni uomo è chiamato a credere in Dio e domenica scorsa abbiamo visto come, proprio passando al di là del ponte, abbiamo trovato che in questa affermazione di Gesù: "Prima che Abramo fosse, Io sono" c'è una grande rivelazione, la rivelazione cioè che Abramo desiderando vedere il giorno di Cristo, non desiderò vedere nel tempo ma desiderò vedere il Pensiero di Dio e l'Io del Cristo è il Pensiero di Dio.

Abramo desiderando vedere il Pensiero di Dio cioè, avendo come fine il Pensiero di Dio, aveva come movente di sé, movente quindi del suo desiderio (ognuno si caratterizza per ciò che desidera) quindi come causa di sé, del suo desiderio, il Pensiero di Dio.

E allora il Pensiero di Dio era il principio dell'esistenza stessa di Abramo e il Pensiero di Dio, Cristo era prima di Abramo.

Cristo, Pensiero di Dio è stato il movente, la causa della vita, dell'esistenza stessa di Abramo.

Ogni uomo si caratterizza per ciò che desidera  e ogni desiderio dell'uomo tende verso un fine, è il fine che illumina la vita di un essere, che illumina l'esistenza stessa dell'essere.

Quindi abbiamo detto come portandoci nel campo delle cause e degli effetti, del principio e dell'opera, noi veniamo condotti a un capovolgimento di quelle che sono le nostre categorie di tempo: quello che viene dopo, portato nel campo, quindi nella realtà dello spirito diventa ciò che era prima.

Adesso dobbiamo chiederci questo: perché Dio ha fatto desiderare ad Abramo di vedere il suo Pensiero?

Cioè ci chiediamo la finalità.

Teniamo presente che il problema di Abramo è il problema di ogni uomo che crede, è il problema della fede.

La fede è fede in quanto desidera vedere il Pensiero di Dio, desidera cioè ciò che desiderò Abramo, quindi c'è un passaggio dall'uomo  Abramo che desidera vedere una cosa.

E qui dicendo: "Abramo desidera vedere una cosa" diciamo un soggetto, è Abramo che desidera però, portandoci nel campo dello Spirito, noi abbiamo trovato che non fu Abramo l'iniziatore del suo desiderio ma, il suo desiderio fu una passione, perché la causa di questo desiderio era il Cristo: "Desiderò vedere il mio giorno".

Il Pensiero di Dio, il Figlio di Dio, il Verbo, il Cristo è stato il movente, quindi la causa, allora non possiamo dire che Abramo fu il soggetto del suo desiderio, diciamo che Abramo patì il desiderio di vedere il giorno di Dio, Abramo patì il desiderio di conoscere Dio, di conoscere la verità.

L'iniziativa di questa passione adesso passa da Abramo a Dio, è Dio che opera la passione in Abramo, è Dio che suscita questo desiderio.

Noi passiamo dall'uomo Abramo soggetto, all'uomo Abramo oggetto e il soggetto diventa Dio.

Qui rientriamo nel campo della creazione di Dio.

Tutta la creazione di Dio e quindi anche tutto l'uomo, appartiene all'iniziativa di Dio.

Dio è il Creatore ed essendo Dio Creatore di tutto, tutto ha la ragione, ha la motivazione in Dio e non nell'uomo.

L'uomo è un effetto e tutta la creazione è un effetto dell'opera di Dio.

Perché? Perché Dio ha fatto desiderare ad Abramo di vedere il suo giorno?

Perché Dio fa desiderare a ogni uomo di conoscere la verità?

Parlando domenica scorsa di questo fatto, abbiamo detto che nel Pensiero di Dio, abbiamo la motivazione di quello che fu Abramo, la giustificazione quindi e quindi qui abbiamo l'illuminazione su quella che è la conoscenza.

Ognuno di noi sarà conosciuto per ciò che avrà desiderato, sarà conosciuto e giustificato, portato di fronte alla verità sarà conosciuto o non conosciuto, giustificato o non giustificato.

Se sarà stato tutto desiderio di Dio, allora il desiderio di Dio sarà giustificato nel Pensiero di Dio, se sarà desiderio di altro, non troverà giustificazione, quindi non troverà conoscenza, non sarà conosciuto in Dio, ma perché?

L'argomento di oggi è questo "perché?".

Quando noi diciamo "perché?", noi cerchiamo sempre la finalità, il fine e qui ci troviamo di fronte a una grande difficoltà, perché all'uomo e facile vedere gli effetti di una cosa, all'uomo è anche facile vedere la causa o le cause di una cosa, all'uomo è facile dire: "Abramo desiderò", all'uomo è facile dire: "È l'uomo che ha fatto questo".

L'uomo secondo l'esperienza dei suoi sensi, delle conoscenze che lui ha nel mondo, assiste a degli effetti e assiste a delle cause e questo gli è facile capirlo e tutte le nostre conoscenze sono sempre in rapporto a cause ed effetti.

Tutte le nostre scienze sono sempre fondate su questo principio di causalità, se noi potessimo togliere il principio di causalità, tutte le scienze partirebbero in aria, non avrebbero più una ragione.

Una cosa è giustificata in quanto l'attribuiamo a qualcuno o a qualcosa.

L'uomo nel pensiero del proprio io, assiste e gli è facile conoscere le cause e gli effetti, quello che gli è terribilmente difficile è conoscere la finalità.

La finalità delle cose, la finalità degli esistenti, la finalità degli uomini, la finalità di Dio, questo gli è terribilmente difficile.

Eppure fintanto che non si arriva a capire la finalità di una cosa, noi non abbiamo raggiunto la piena conoscenza.

Noi tutti ce ne accorgiamo, noi assistiamo magari a una persona che fa certe cose, però siamo sempre lì a chiederci perché? Qual è la sua intenzione? Qual è il suo pensiero? E fintanto che noi non arriviamo conoscere il pensiero, la finalità che guida una persona nel compiere certe cose o nel dire certe parole, non ci accorgiamo che non conosciamo.

Qui ci troviamo in grande difficoltà, perché tutte le cose ci rivelano sempre cause e effetti ma non ci rivelano mai il fine, il fine è sottratto alla nostra esperienza, perché?

Perché il fine appartiene all'intenzione di colui che opera e l'intenzione di colui che opera dipende da ciò che uno è e soltanto conoscendo ciò che uno è, noi possiamo conoscere l'intenzione che ha e quindi conoscere la finalità, la sua finalità.

Il che vuol dire che l'intenzione, la finalità possono essere dedotte solo da ciò che uno è ed è per questo che noi ci troviamo nella impossibilità di conoscere, perché noi nel pensiero del nostro io non conosciamo certamente il fine, noi conosciamo noi stessi, noi conosciamo la nostra intenzione, non possiamo assolutamente conoscere le intenzioni dell'altro, dato che non conosciamo cos'è quell'altro, perché l'intenzione dell'altro deriva da ciò che è quell'altro.

Per arrivare a conoscere ciò che uno è, certamente dobbiamo superare il pensiero del nostro io.

La difficoltà a capire, a conoscere la finalità delle cose, deriva proprio dal fatto che si richiede il superamento del pensiero di noi stessi.

Noi fintanto che viviamo nel pensiero del nostro io, noi conosciamo le cause e gli effetti e questi sono compatibili col pensiero di noi stessi (lo vedremo poi dopo), sono compatibili col pensiero del nostro io mentre la finalità delle cose, l'intenzione che c'è nelle cose non è compatibile col pensiero del nostro io, perché questa deriva da ciò che uno è e fintanto che noi non abbiamo la possibilità di trasferirci a contemplare ciò che uno è, noi non possiamo dedurre da lui.

Ecco l'importanza del "da", la vera conoscenza viene "da", si entra nel regno di Dio derivando da-, luce da luce.

Fintanto che noi non arriviamo a contemplare ciò che uno è e quindi a contemplare ciò che viene da lui, nella sua intenzione, noi non abbiamo la possibilità di arrivare a capire la finalità e quindi a rispondere il perché dell'esistenza di certe cose.

E allora qui possiamo avvicinarci a questa risposta, la risposta di questo problema: perché Dio ha fatto desiderare ad Abramo di vedere il suo Pensiero.

Ha fatto desiderare di vedere il suo pensiero, perché Lui si fa conoscere solo nel suo Pensiero.

Desiderando vedere Pensiero di Dio, Abramo diventò Pensiero di Dio.

Noi diventiamo pensiero di ciò che desideriamo.

Soltanto nel desiderio di Dio, si può conoscere Dio.

Solo il Figlio conosce il Padre, solo il Padre conosce il Figlio e questo è rivelazione per tutti coloro che credono ed è giustificazione del perché la fede ci fa desiderare di conoscere Dio.

Perché soltanto desiderando di conoscere Dio, si diventa Pensiero di Dio e soltanto diventando Pensiero di Dio si conosce l'Intenzione di Dio.

Poiché il pensiero contempla il suo principio e contemplando il suo principio conosce l'intenzione, la giustificazione, il significato di quello che Dio opera.

Dio opera in tutte le cose, essendo Lui l'unico essere, Colui che è, per significare Se stesso.

Qui possiamo già intuire perché tutte le cose assumono questo triplice aspetto: causa, effetto e fine.

Perché tutte le cose sono significazione di Dio.

Dio è principio, Dio opera e Dio ha un fine.

Portato in quello che Dio è, noi abbiamo la significazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Però noi assistiamo alla causa e all'effetto, poiché Dio significa Se stesso, quindi Dio significa Sé come Creatore e Dio Creatore è Colui che nessuno può ignorare, quindi anche nel pensiero del nostro io, noi dobbiamo confessare, testimoniare e anche il Demonio deve confessare, deve testimoniare che Dio è il Creatore di tutte le cose.

Uno solo è il Creatore di tutte le cose, quindi significando Se stesso, Lui significa Sé in tutte le cose e ci fa vedere tutte le cose come causa di-, però non sono cause assolute, noi vediamo quindi le cause e gli effetti di queste cause, però non vediamo il fine.

Anche questo ha la sua ragione, perché per arrivare al fine bisogna superare il pensiero del nostro io.

Tutte le scienze che conoscono soltanto le cause e gli effetti e non conoscono i "perché", sono tutte imperfette, appunto perché non possono giustificare l'esistenza delle cose, non possono dire perché le cose sono come sono.

Questo "perché", è soltanto in ciò che Dio è, quindi solo conoscendo Dio che noi conosciamo perché le cose sono così.

Le cose sono così perché Dio non fa altro che significare Se stesso, Principio, Opera e Fine e quindi mentre Lui significa Se stesso, insegna anche a noi sottraendoci il fine, non facendoci vedere la finalità, rendendocela difficile, fa vedere anche noi la via per arrivare a conoscere la finalità, l'intenzione con cui Egli opera e questa intenzione è il Padre e il Figlio che è lo Spirito Santo.

Perché soltanto conoscendo l'intenzione,la finalità allora qui ci riposiamo nella conoscenza, qui abbiamo la pace, quella conoscenza che nessuna ragione umana e nessuna scienza umana possono dare a noi.



Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse io sono".  Gv 8 Vs 58 Riassunto.


Riassunto Domenica – Lunedì.


Argomenti: Fede e conoscenza – Il riconoscimento di Gesù risorto – Giovanni il più amato – L’amore e la fede – La fede di Abramo – La fame riconosce il pane – La giustizia del Battista – Proiettare l’io sulla creazione – La presenza fisica di Cristo – Le illusioni degli uomini – La conoscenza è unione di due termini – Il Figlio e il Padre – L’oggettività del Pensiero di Dio – Passione di unità – L’intenzione è la chiave per capire – La fede della Madonna – Il punto verginale di Adamo – La scimmia e l’uomo – La funzione di Eva – Esperimentare l’assoluto – Dio è il centro di tutto – Tutto è sacro – La coscienza di essere – L’uomo è la sintesi dell’universo e collegamento con l’infinito – L’angoscia del nulla – L’immortalità dell’uomo -


 

20/Ottobre/1986  Casa di preghiera. Fossano.