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Il padre vostro Abramo si rallegrò al pensiero di vedere il mio giorno, lo vide e ne tripudiò.    Gv 8 Vs 56


Titolo:  Il desiderio di Abramo.


Argomenti: La vera fede desidera vedere il giorno di Cristo. La notte e il giorno, la parola e la pausa. Il giorno è il compimento della notte. La creazione non giunge al suo compimento in Dio senza di noi. Il giorno di Cristo rappresenta il compimento dell'opera creatrice di Dio. La Verità non appartiene allo spazio e al tempo. Il giorno di Cristo appartiene allo Spirito e si trova solo con il pensiero. Il giorno di Cristo è una realtà presente e trascendente.


 

24/Agosto/1986  Casa di preghiera. Fossano.


Siamo al versetto 56.

Gesù qui dice, concludendo il suo lungo discorso: "Il padre vostro Abramo, si rallegrò al pensiero di vedere il mio giorno, lo vide e ne tripudiò".

Facciamo una piccola variante per renderlo un po' più accessibile: "Il padre vostro Abramo desiderò vedere il mio giorno, lo vide e ne fu pieno di gioia".

Questa dichiarazione di Gesù sembra separata dagli argomenti che abbiamo visto precedente.

Gesù prima aveva detto: "Se Io mi glorifico da Me stesso la mia gloria è niente, chi mi glorifica è il Padre che voi dite essere il vostro Dio, voi non lo conoscete, Io lo conosco e se Io dicessi che non lo conosco sarei simile a voi: un mentitore ma Io lo conosco e custodisco la sua parola" e poi qui dice improvvisamente: "Il padre vostro Abramo si rallegrò o desiderò vedere il mio giorno, lo vide e ne fu pieno di gioia".

Anche qui dobbiamo chiederci qual è la lezione, qual è il significato per la nostra vita personale, che cosa Dio ci voglia comunicare di Sé, di eterno con queste sue parole.

Prima di tutto quale collegamento ci sia tra queste parole e l'argomento precedente.

Gesù qui dice una cosa strana: "Il padre vostro Abramo".

Strada perché prima aveva detto che Abramo non era il loro padre.

Siccome loro si erano vantati di avere Abramo come padre, come prima cosa vuole mettere in evidenza questo fatto: il desiderio che animò la vita di Abramo.

Evidentemente dicendo questo, poneva a confronto loro, che si dicevano figli di Abramo, con il loro padre, vantato padre, che non era il loro padre.

Infatti, dicendo: "Il padre vostro Abramo desiderò vedere il mio giorno", implicitamente dice: "Voi cosa desiderate vedere?".

È parola di Dio ed essendo parola di Dio, è parola rivolta a ogni uomo, personalmente.

Se è rivolta personalmente a ogni uomo, anche qui dobbiamo chiederci che cosa rappresenti Abramo per noi e dal confronto tra ciò che desiderò Abramo e ciò che desideriamo noi, nasca una presa di consapevolezza.

Poiché anche qui Gesù, in quanto parla, parla per salvarci e parla per salvare anche questi giudei e quindi ognuno di noi, anche quando magari lo accusiamo di menzogna o di essere un indemoniato.

Tutte le parole di Dio sono parole sempre finalizzate a quell'Intenzione che Egli ha, che tutti gli uomini si salvino e giungano a conoscere la verità.

Anche qui se Egli dice questo, Lui lo dice per noi.

Noi dobbiamo vedere quale apertura di salvezza, Egli voglia offrire a noi, attraverso queste parole.

Innanzitutto Abramo.

"Abramo è padre di coloro che credono" dice San Paolo e proprio perché è padre di coloro che credono, Abramo qui acquista la figura di simbolo.

Dicendo: "Abramo desiderò vedere il mio giorno" essendo principio, padre, quindi simbolo di fede, ci rivela quello che la fede in noi desidera, quando è vera fede.

La fede desidera in noi vedere il giorno di Cristo.

Con questo ci mette in evidenza che tutta quella fede che forse noi vantiamo è scaduta, non è fede, poiché manca di anima, se non ha e non porta in sé questo desiderio, se non desidera vedere il giorno di Cristo.

Il problema centrale è cercare di approfondire e di capire che cosa s’intenda per desiderare il giorno di Cristo.

Apparentemente per noi il giorno è un periodo di tempo e quindi vedere il giorno di Cristo, generalmente lo intendiamo come vedere la venuta dello Figlio di Dio sulla nostra terra, quella realizzazione sulla nostra terra della presenza del Dio tra noi.

Intendendolo in senso materiale per giorno noi intendiamo questo e allora generalmente pensiamo che il desiderio di Abramo sia stato quello di portarsi nel futuro, di cercare di vedere, di prevedere la venuta del Cristo.

Generalmente il commento è questo.

Però se è portato nel campo della fede e se diciamo che la fede per essere vera fede ci deve far desiderare di vedere il giorno di Dio, qui le cose si complicano un poco.

Poiché tanti videro il Cristo tra loro storicamente, tanti furono contemporanei del Cristo, tanti lo incontrarono sulle loro strade, nei loro paesi, eppure non lo videro.

Gesù stesso dice: "Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite".

Ancora Lui stesso aggiunge: "Quanti profeti e re desiderarono ascoltare le cose che voi udite e guardare le cose che voi vedete e non le udirono e non le videro".

Quindi noi ci troviamo con delle persone che videro il Cristo, che ascoltarono il Cristo ma non videro il giorno di Cristo, non ascoltarono le parole di Cristo, non lo poterono sopportare e dovettero mandarlo a morte.

Ci sono delle persone che desiderarono vedere questo giorno, non lo videro e non udirono quelle sue parole.

Evidentemente questo "suo giorno" questo giorno di Cristo non lo possiamo identificare con la sua presenza fisica, storica nel nostro mondo.

 "Abramo desiderò vedere il mio giorno, lo vide e ne fu pieno di gioia" questo giorno di cui parla Gesù, non è la sua presenza fisica, non è quindi la sua venuta nel nostro mondo.

Che cos'è il giorno di Cristo?

Noi nella creazione sappiamo che Dio ha creato tutte le cose a periodi di sera e di mattina, di notte e di giorno.

La scrittura dice proprio così: prima la notte e poi il giorno, prima la sera e poi la mattina.

Sembra strano perché normalmente ci viene da pensare che la creazione sia avvenuta a periodi di giorno e di notte.

La notte succede al giorno come pausa, come silenzio per far prendere coscienza all'uomo di quello che ha visto e di quello che ha ascoltato.

Eppure ci deve essere qualcosa di più profondo, poiché la parola di Dio dice che Dio ha creato tutte le cose a periodi di sera e di mattina, di notte e di giorno.

Dice: "Ha creato", Dio crea.

Dio non ha creato, Dio è il Creatore, la sua opera è continua, la sua creazione è continua, Dio crea ancora oggi.

Dio è il Creatore, Dio è fuori dal tempo, la sua opera è continua, la creazione è continua.

Allora quello che è avvenuto in principio è rivelazione per noi, per farci capire come avviene l'opera di Dio e dicendoci che Dio ha creato tutte le cose a periodi di sera e di mattina, ci dice che Dio crea ancora oggi e quindi tutte le cose, tutti gli avvenimenti ancora oggi avvengono a periodi di notte e di giorno.

La creazione di Dio è parola di Dio.

Già basta quest’accenno, che tutta la creazione sia fatta a periodi di notte e di giorno, essendo la creazione di Dio opera di Dio, quindi parola di Dio, ci fa pensare che la parola di Dio è costituita non soltanto dalla parola ma da due elementi.

È costituita da un annuncio che arriva noi e da una luce.

La parola è costituita da un suono e da una pausa.

Se togliamo la pausa, non c'è più la parola ma se togliamo il suono resta soltanto la pausa e non c'è più la parola.

Quindi perché ci sia la parola è necessario che ci si sia l'annuncio (suono) e la pausa.

Così è nella parola di Dio, così è in ogni opera di Dio.

Ogni opera di Dio è costituita da questi due elementi e portandolo sul piano della parola diciamo che la prima parte della parola è il suono ed è rappresentato dalla notte.

Che cosa significa?

La notte, la prima parte dell'opera di Dio, significa l'opera che Dio fa arrivare a noi senza di noi.

Quindi la prima parte della parola è quell'annuncio, quel rumore, quel suono che arriva noi senza di noi.

Poi abbiamo detto che c'è il giorno, dopo la notte c'è il giorno, dopo il suono c'è la pausa.

Il giorno rappresenta, significa quello che non arriva a noi senza di noi.

La luce non arriva a noi senza di noi.

È necessario quel silenzio, quella pausa, appunto perché si richiede a noi questo momento di riflessione su ciò che è arrivato a noi senza di noi, per poter arrivare a capire.

È nel capire che la parola arriva al suo compimento.

Quella parola che arriva a noi senza di noi, poi per mezzo di noi, della dedizione nostra (Gesù dirà: "Chi pone mente" quindi il porre mente non può avvenire senza di noi) arriva il frutto, arriva a essere capita.

Qui adesso possiamo capire quale sia il significato della notte e del giorno e quale sia la funzione della notte e del giorno.

La notte significa ciò che arriva noi senza di noi e qual è la funzione delle cose che arriva a noi senza di noi?

La funzione di tutto quello che arriva noi senza di noi, è di formare in noi il desiderio.

Quindi praticamente la notte ha la funzione di formare in noi il desiderio del giorno.

Il suono della parola che arriva a noi senza di noi, ha la funzione di renderci attenti, di attrarci e quindi di farci desiderare di capire.

Se noi poniamo mente se noi desideriamo capire, se abbiamo interesse quindi per capire, allora arriveremo là, dove non si può arrivare senza di noi e abbiamo il giorno, la luce.

Il giorno rappresenta il compimento della notte.

La notte è un incompiuto, perché è ciò che arriva a noi senza di noi, tutto ciò che arriva a noi senza di noi, è un incompiuto che arriva a noi ma che dice a noi: "Vedi noi siamo incompiuti, portaci nel compimento".

Adesso qui possiamo capire cosa voglia dire San Paolo nella lettera ai romani quando dice che tutta la creazione geme e soffre di noi in attesa della rivelazione del Figlio di Dio.

Diciamo meglio, non per correggere San Paolo per carità sia chiaro ma, con parole più semplici diciamo che tutta la creazione geme in noi in attesa di essere da noi portata nel suo compimento.

Quindi tutta la creazione in quanto arriva a noi senza di noi (notte) è incompiuta ed essendo incompiuta in noi, fa sentire questa incompiutezza che in noi diventa insoddisfazione, incertezza, senso del mistero, non capiamo niente.

Non capiamo niente appunto perché tutta la creazione arriva a noi incompiuta e non è portata nel suo compimento.

Il compimento della creazione è in Dio.

Tutta la creazione viene dal Creatore e ritorna al Creatore.

Dio è il Principio e il Fine, l'alfa e l'omega.

Tutta la creazione arriva a noi per l'opera creatrice di Dio, quindi arriva noi senza di noi ma, non ritorna a Dio in noi, senza di noi.

Dio abita in noi, quindi tutta la creazione che arriva a noi senza di noi, non arriva nel suo compimento senza di noi.

Ecco per questo che tutta la creazione in noi geme.

Geme e soffre in attesa di-.

Tutta la creazione arriva nelle nostre mani e supplica e geme di essere riportata nel suo Fine, nel suo compimento.

Abbiamo detto che tutto fa ritorno a Dio, Dio è il Fine e tutto quindi deve essere riportato a Dio.

Essendo Dio il Creatore di tutte le cose, tutte le cose sono fatte nel suo Pensiero e il compimento di tutte le cose è nel Pensiero di Dio, quindi allora il giorno di Cristo, il giorno del Pensiero di Dio rappresenta il compimento di tutta l'opera creatrice di Dio.

Tutta l'opera creatrice di Dio si sintetizza nel Pensiero di Dio ma, a questo Pensiero non si arriva senza di noi.

Per questo molti videro Cristo e non videro Cristo, non videro il Pensiero di Dio.

Questa dichiarazione di Gesù: "Abramo desiderò vedere il mio giorno" viene dopo quegli argomenti che abbiamo visto precedentemente in cui siamo stati condotti a capire che la verità è trascendente tutto e proprio perché è trascendente tutto, non possiamo aspettarcela in una dimensione spazio-tempo.

Non possiamo aspettare di vederla nelle cose incompiute.

Tutto quello che appartiene alla creazione di Dio, appartiene al mondo incompiuto, cioè appartiene al tempo e allo spazio e tutto ciò che appartiene al tempo allo spazio, essendo creazione di Dio è incompiuta, arriva a noi senza di noi.

Quindi in tutto questo noi non vediamo il Pensiero di Dio ma, il Pensiero di Dio non lo vediamo nemmeno guardando il Cristo nel tempo e nello spazio.

Infatti, abbiamo detto che molti lo videro nel tempo e nello spazio e non lo videro, non videro cioè il giorno, il giorno del Cristo.

Qui Gesù dice: "Abramo vostro padre desiderò vedere e voi?", ed è un rimprovero.

Implicitamente dice: "Voi non avete interesse a vedere il mio giorno, cioè non avete interesse a capire il mio Pensiero, a capire le mie parole, voi pensate soltanto a condannarmi e giudicarmi ma, non vi preoccupate di quello di cui si preoccupò il padre vostro Abramo, Abramo si preoccupò di vedere il mio giorno".

Vedere il giorno del Cristo è vedere il compimento delle cose nel Pensiero di Dio.

Ma poiché si tratta di cosa trascendente, quindi cosa che non si può trovare nella dimensione del tempo e dello spazio, quindi nella dimensione della storia, non possiamo aspettarci di vedere il giorno di Cristo nel mondo esterno, nella storia, nel divenire della nostra vita.

Fintanto che ce lo aspettiamo dalle cose, siccome tutte le cose sono creazione di Dio, certamente noi andiamo incontro alla delusione, noi non vedremo il Pensiero di Dio realizzarsi nelle cose.

Poiché il Pensiero di Dio è già realizzato ma è già realizzato nella dimensione trascendente, non quindi nella dimensione esterna.

Per questo Gesù dice: "Non crediate che il Regno di Dio venga tra le cose apparenti, esterne".

Eppure tutte le cose esterne sono creazione di Dio e tutta la creazione di Dio cammina verso il giorno di Cristo, perché Cristo è il compimento ma, tutta la creazione di Dio, quindi tutta l'opera creatrice, tutta la storia e tutte le creature dello spazio, pur tendendo al Cristo non s'identificano mai con il giorno di Cristo.

Il giorno di Cristo appartiene al campo dello spirito, è trascendente tutto e quindi richiede da noi questo salto di qualità.

Abbiamo visto precedentemente che la verità si trova nel pensiero e solo per mezzo del pensiero.

Ma allora se è trascendente e non appartiene alla storia, Abramo non desiderò vedere una cosa futura, desiderò vedere una realtà presente, trascendente.

Poiché essendo trascendente era già.

Com’è già il giorno di Cristo.

Questo ci fa capire che al giorno di Cristo si arriva solo trascendendo tutto e raccogliendoci nel Pensiero di Dio, (ecco l'opera della fede, la luce viene dalla luce, la verità viene dalla verità) per cercare di capire il senso, il significato di tutta l'opera che Dio fa, di tutta quell'opera che Dio fece con Abramo, di tutte le parole che Dio fece arrivare, le promesse che Dio fece giungere ad Abramo, le promesse erano segni, segni di cui lui non vedeva il compimento, perché il compimento è di una dimensione trascendente ed è quello che desiderò vedere Abramo e Gesù dice: "Lo vide e ne fu pieno di gioia".

La vera gioia sta nell'arrivare a vedere il significato di tutte le cose nel Pensiero di Dio, è lì che si realizza la parola, che quando arriva a noi non è capita, poiché non può arrivare a essere capita se non nel Pensiero stesso di Dio.

Perché è nel Pensiero di Dio da cui tutte le cose vengono che si realizzano e quindi si capiscono.

Fintanto che le cose in noi non arrivano al Pensiero di Dio, le cose in noi restano irrealizzate, incompiute quindi non capite.