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Sei tu forse più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".
Gv 8 Vs 53


Titolo: I cavalli d'Elia.


Argomenti: L'uomo fa i raffronti per la passione di unità che porta in sé. La passione d'assoluto diventa passione di verità che diventa passione di unità. Non sopportiamo la diversità, perché siamo fatti per l'unità. L'uomo è bruciato da ciò che è differente. Il fuoco è passione di unità e annulla tutte le ragioni umane. Ridurre all'unità rifiutando ciò che è diverso. Ridurre all'unità, comprendendo ciò che è diverso. Arriva il giorno in cui tutto diventa diverso. Il roveto ardente di Mosè. Il punto di unificazione si ha solo nell'assoluto.


 

22/Giugno/1986  Casa di preghiera. Fossano.


Siamo al versetto 53.

Qui sono i farisei che dicono a Gesù: "Sei Tu forse più grande del nostro padre Abramo che è morto? Anche i profeti sono morti, chi pretendi di essere?".

Qui ci troviamo con questi farisei che fanno un raffronto, un raffronto che è stato accennato nel versetto precedente, quando dicono: "Abramo è morto e così anche i profeti e Tu dici:  Se uno custodisce la mia parola non gusterà la morte in eterno?".

Evidentemente in questo raffronto il punto fisso di riferimento è Abramo, sono i profeti, è l'esperienza che gli uomini fanno: tutto muore, tutto è soggetto al tempo, tutti sono soggetti alla morte.

Qui però Gesù aveva detto: "Chi custodisce la mia parola non vedrà la morte in eterno".

Siamo alle battute conclusive di questo discorso.

Battute conclusive in cui la parola stessa di Gesù sta bruciando, perché si rende insopportabile e non è sopportabile perché diventa incomprensibile per tutti coloro che siedono sulla faccia della terra, cioè per tutti coloro che prendono come punto fisso di riferimento la loro esperienza, quello che si tocca, quello che si vede.

Abbiamo visto che al centro di quello che si tocca, di quello che si vede, non si trova la presenza di Dio, non si trova il Dio che parla con noi ma, si trova e si esperimenta l'assenza di Dio, il silenzio di Dio, il vuoto, la morte.

Abbiamo detto che questi giudei fanno un raffronto, sembra di udire anche il raffronto che faceva la samaritana: "Sei Tu forse più grande del nostro padre Giacobbe che scavò questo pozzo e diede da bere al suo gregge, ai suoi servi e ai suoi familiari?".

"Sei Tu forse più grande?"

Dobbiamo chiederci quale lezione, quale significato per la nostra vita spirituale viene a noi da questo raffronto, da questo rapporto, poiché essendo tutto parola di Dio, è tutto scena per noi personalmente, c'è una lezione profonda e come ogni lezione di Dio va osservata, creduta, va approfondita, meditata fino ad arrivare a comprendere il Pensiero di Dio, quello che Dio vuole significare di Sé a noi.

La prima cosa che ci dobbiamo chiedere è perché l'uomo faccia i raffronti?

Cosa c'è che anima l'uomo in questo bisogno di rapportare, di confrontare uno con l'altro?

Qui si fa un raffronto, per dedurne che quello che Gesù dice non può essere vero: "Sei forse Tu più grande di Abramo o dei profeti? I profeti sono morti".

Ecco dal raffronto nasce il giudizio e quindi nasce il rifiuto: "Ѐ impossibile", c'è il rifiuto della parola di Dio, il rifiuto della Verità.

Intanto ci fa capire come si arrivi a rifiutare la Verità, a rifiutare la Parola di Dio, con quanta facilità, credendo di essere nel giusto.

Abbiamo visto le domeniche precedenti credono di vedere bene, eppure sono completamente sull'altra sponda.

Abbiamo detto che dobbiamo chiederci cosa è che anima l'uomo nel fare i raffronti.

Perché l'uomo sente il bisogno di fare dei raffronti?

L'uomo nella presenza di Dio che porta in sé, porta l'assoluto, è questa passione di assoluto che proiettata sul mondo esterno suscita nell'uomo la fatica per cercare di rendere assoluta ogni cosa che ama, ogni suo interesse, ogni cosa per cui vive.

Ma poi nel mondo esterno ci sono le lezioni della vita, le lezioni della vita che, un certo momento frustano questa passione di assoluto che l'uomo porta con sé e gli fanno toccare con mano la vanità di tutti i suoi sforzi.

L'uomo per quanto si affatichi per rendere assoluto ciò che passa, conclude sempre con un niente di fatto e un certo momento deve arrendersi.

Uno tende a vivere per sempre, a fare stare bene il suo corpo, tende a rendere assoluta la sua casa, il suo interesse tutto quanto è poi c'è una forza superiore che gli sgretola il corpo, che gli sgretola la casa e tutti i suoi interessi.

A un certo momento questa sua passione di assoluto diventa un "perché?".

Perché quest’assurdo? Perché questo tempo che annulla tutto? A che vale la vita?

Perché siamo nati se poi dopo dobbiamo morire e dobbiamo assistere prima ancora di morire alla morte di tutto?

Ci troviamo di fronte a dei muri assurdi.

Di fronte a questo, l'uomo converte la sua passione di assoluto in passione di verità: "Perché?" e abbiamo il passaggio all'intelletto.

Dio attraverso le sue lezioni (e tutto è opera di Dio) le lezioni che fa subire all’uomo durante la sua vita, già gli sta facendo fare un passaggio che è il passaggio dall'azione esteriore all'intelletto, al bisogno di capire, al "perché?".

Ma qui ci stiamo domandando perché l'uomo faccia i raffronti.

Qui abbiamo un successivo passaggio.

La passione di verità qui diventa passione per l'unità.

L'uomo fa i raffronti per ridurre tutto all'unità, per misurare tutto sotto un unico punto di vista.

L'uomo sente questa passione di unità che è poi la stessa passione di assoluto, convertita in bisogno di verità e poi convertita in passione di unità, perché non sopporta la diversità e non sopporta la diversità perché è fatto per una cosa sola.

L'assoluto qui assume l'aspetto dell'infinito.

L'infinito già denuncia che è uno e l'uomo scopre che la sua passione di assoluto diventa passione per l'unita e fa i rapporti per misurare tutto con lo stesso metro, fa i raffronti per consumare tutto nell'unità.

Gesù stesso dice, rivolgendosi al Padre: "Siano tutti consumati nell'unità".

Prima dice: "Consacrali nella Verità" e poi conclude: "Dalla consacrazione alla Verità siano consumati nell'unità".

Ѐ la passione per l'infinito che è Uno, che conduce noi a questa passione per l'unità e quindi che ci conduce a misurare tutto, ci conduce a fare i raffronti, perché non sopportiamo le cose differenti.

Noi in un primo tempo proprio per questa sete di unità, giustifichiamo solo quello che è uguale e noi lo sperimentiamo tutti perché noi riusciamo a giustificare una cosa, perché quella cosa è come la fanno tutti.

Se c'è qualcuno che è diverso, non lo sopportiamo e diciamo: "Quello è pazzo, quello è un indemoniato", come dicono qui a Gesù.

Appunto perché è diverso.

La diversità non si sopporta per questo nostro bisogno, questa nostra fame di unità.

Attraverso questo sforzo qui, per ridurre tutto all'unità, l'uomo viene a trovarsi di fronte a quello che diciamo è il fuoco.

Perché la non sopportazione è fuoco.

Il fuoco è insopportabile.

L'uomo resta bruciato da ciò che non riesce a capire.

O meglio da ciò che è differente da-.

Tende a rendere tutto uguale.

Tutto l'universo nel tempo e anche tutta la nostra vita sono soggetti a questo fuoco.

Quindi c'è questo fuoco che costringe, perché far sentire il bisogno dell'unità, costringe l'uomo a fare dei rapporti a unificare tutto in-, noi diciamo a semplificare, a raccogliere tutto in-.

Ma proprio perché l'uomo non sopporta quello che è diverso, succedere che questo fuoco divide, divide da ciò che l'uomo non può sopportare.

C'è questo fuoco nel mondo che rende le cose diverse da come noi, le vorremo e quindi ci divide.

Gesù stesso dice: "Io non sono venuto a portare la pace sulla terra, non la pace ma la divisione, perché io sono venuto a portare il fuoco", è questo fuoco è la passione per l'unità.

Lo dirà poi nella preghiera sacerdotale: "Affinché siano tutti consumati nell'unità".

Quindi rivelandoci che la sua preghiera, quindi il suo desiderio, la sua missione è quella: "Affinché tutti siano consumati nell'unità", ci rivela quello che Lui intende per fuoco.

"Sono venuto a portare il fuoco sulla terra" ed essendo venuto a portare il fuoco sulla terra (il fuoco è divisione, separazione) dice: "Non sono venuto a portare la pace, sono venuto a portare la divisione".

Ora questo fuoco è passione per l'unità.

La passione per-, è amore per-, l'amore per una cosa sola.

Ora proprio in quanto c'è quest’amore per una cosa sola, si diventa insopportabili a tutto il resto e gli altri non possono più sopportare coloro che sono presi da questo fuoco.

Abbiamo detto che il tema sono i cavalli di Elia.

Nell'episodio di Elia con Eliseo, abbiamo visto in questi giorni, che furono separati dai cavalli di fuoco, che portarono Elia in cielo.

Eliseo fu separato dal suo maestro, evidentemente fu separato perché non poté seguire il suo maestro in quella passione di unità, che aveva trasformato, che aveva incendiato il suo maestro Elia.

Il cielo rappresenta proprio l'unità di tutte le cose in Dio.

La diversità fra il cielo la terra sta lì.

Il cielo è l'unità di tutte le cose in Dio, la terra invece è la molteplicità delle cose, la diversità delle cose e non si vede quindi l'unità delle cose in Dio.

Ma proprio perché è molteplicità, rende a noi le cose insopportabili o perlomeno rende a noi insopportabili le cose perché portiamo in noi la passione per quest’unità e avendo noi la passione per l'unità, noi abbiamo questa passione per il cielo, per l'unità in Dio.

Questa passione è quella che divide, distingue e divide, brucia, distrugge.

Il fuoco riduce tutto agli elementi primordiali e siccome abbiamo visto le domeniche scorse che tutta la nostra logica e quindi anche tutto il nostro ragionare, le nostre stesse ragioni si sostengono sulla realtà esperimentata, sulla realtà che noi esperimentiamo nel mondo, il fuoco distruggendo questa realtà che noi esperimentiamo, annulla tutte le nostre ragioni.

Abbiamo detto che tutto è soggetto al tempo, il tempo annulla quei valori per i quali noi viviamo e sui quali noi costruiamo tutta la nostra logica.

Il tempo è fuoco, questo fuoco annullando tutta la realtà esperimentata nel nostro mondo, annulla tutte le nostre ragioni, annulla tutta la nostra logica, riporta tutto agli elementi primordiali, ci riporta nel Principio, ci fa sentire il bisogno però in questo bisogno qui di unità, l'uomo ha davanti a sé due vie.

L'uomo tende a ridurre tutto all'unità eliminando le differenze, rifiutando quello che non riesce a sopportare e abbiamo allora l'azione di pianificazione, di riduzione di tutto a quell’unità in cui lui crede.

Qui loro dicono: "Abramo è morto, anche i profeti sono morti" eliminano la differenza di Gesù.

Gesù che dice: "Non vedrete la morte".

Ѐ una differenza insopportabile.

Si elimina la differenza, si riduce tutto a: "Abramo è morto" cioè all'esperienza, quindi si riduce tutto alla morte.

Ѐ la via che generalmente seguono tutti gli uomini, quella di rimozione (dicono in psicanalisi) di tutto ciò che è differente, di tutto ciò che non si sopporta, di tutto ciò che non si riesce a ridurre nella nostra visione di unità, nella nostra realtà.

Abbiamo invece un'altra azione di riduzione all'unità (non per esclusione), di quello che è differente, ma per inclusione di quello che è differente o meglio per comprensione di quello che è differente.

Però la comprensione di quello che è differente, da quello che noi riteniamo vero e valido, esperimentato, la comprensione di questo esige, richiede da noi tanto approfondimento.

Perché questa comprensione delle cose differenti, ci costringe a scavare sempre di più e siccome noi avremo qualche cosa di differente fin tanto che non arriveremo alla Sorgente dalla luce, perché il differente è Dio che lo fa, che lo presenta, ci presenta quello che apparentemente ai nostri occhi sembra impossibile, sembra assurdo, sembra contraddittorio.

Questo differente qui Dio ce lo presenta ma dice: "Tu non lo devi escludere da te, perché è opera mia, perché è parola mia".

Allora tu lo devi includere e per includere, tu lo devi comprendere e per comprendere devi scavare.

Allora abbiamo quest'azione, questa fatica del pensare, del porre mente a tutte quelle cose che sono diverse e che sentimentalmente siamo portati a escludere per seguire la via facile.

La via dell'esclusione, della rimozione è la via più facile.

Cioè non tengo conto di-, vivo come se-.

Ecco si vive come se-.

Si vive come se non si dovesse mai morire, si vive come se i valori che dicono tutti fossero i veri valori.

Si vive "come se" e non si tiene conto del "diverso da", di quello che Dio ci presenta diverso da-.

Ecco, il vero cammino invece sta qui.

Poiché escludendo le differenze a un certo momento, noi riduciamo tutto a niente.

Si va verso la Luce, verso la Verità per comprensione, non per esclusione o per rifiuto, per comprensione.

Andando per esclusione riduciamo tutto a niente, perché a un certo momento tutto diventa diverso da-, tutto diventa differente, anche quello che noi credevamo fosse così, diventa diverso.

Anche la verità diventa diversa da quello che noi crediamo.

Tutto, a un certo momento diventa diverso, differente e noi corriamo il rischio che tutto ci diventi insopportabile, perché noi non sopportiamo quello che è diverso.

Possiamo giungere al punto da non sopportare la Verità, la parola di Dio, non sopportare il parlare di Dio perché è diverso da-, e non possiamo comprenderlo.

Ecco come si può formare l'odio verso tutto ciò che giunge agli uomini parlando di Dio, di quello che è diverso dalla materia, di quello che diverso dalla terra.

Odio perché sono dominati dalla passione per l'unità e quello che è diverso, quello che non riescono a includere in quest’unità non possono farla meno che rifiutarlo e quindi odiarlo, desiderare che non sia, volere che non sia.

Si arriva al punto da volere che non sia, tutto quello che è diverso da noi e da ciò per cui noi viviamo.

Siccome tutto il mondo è consumato da questo fuoco, da questo fuoco che rende tutto diverso da noi, a un certo momento, noi, non abbiamo più un luogo di pace, non abbiamo più un luogo di sostegno e ovunque noi ci volgiamo noi troviamo soltanto motivo di paura, motivo di odio, cose per noi incomprensibili, impossibili.

Tutto il mondo e tutto il tempo e tutta la nostra stessa vita, sono consumate da questo fuoco.

Questo fuoco è rappresentato dal roveto ardente di Mosè.

Al centro di questo fuoco, Mosè udì la voce: "Io sono Colui che è".

Al centro di questo fuoco che consuma tutte le cose nella nostra vita, c'è questa grande rivelazione: "Io sono Colui che è".

La rivelazione di Javè al centro del fuoco.

Quindi al centro della consumazione di tutto.

Tutto si consuma e diventa diverso, perché la Verità è diversa da quella che noi esperimentiamo.

L'infinito è diverso dal nostro finito.

L'eterno è diverso dal tempo che passa, per cui non è riducibile, le cose non sono riducibili.

Noi non potremmo assolutamente passare dal finito all'infinito, dal tempo all'eterno, dal relativo all'assoluto.

Abbiamo detto che si vede bene soltanto portandosi in alto, quindi soltanto alzando i nostri occhi all'infinito, all'eterno, all'assoluto, solo di lì noi possiamo vedere bene, solo lì noi abbiamo il punto di unificazione.

Gesù dice nell'ultima preghiera: "Io in loro e Tu in Me, affinché siano consumati nell'unità".

L'animo di tutto questo bisogno, di questa passione per l'unità è determinato da questa presenza del Pensiero di Dio in noi.

"Io in loro".

Ma nel Pensiero di Dio c'è il Padre.

Gesù dice: "Io in loro, Io, Pensiero di Dio in loro, Tu Padre in Me, affinché (ecco il fuoco) tutto sia consumato (il fuoco consuma), affinché tutti siano consumati nell'unità".

Noi possiamo scorgere qui che, sull'orizzonte di questo mondo che brucia e che si consuma, noi già scorgiamo la Trinità di Dio: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.



I Giudei gli dissero: "Ora noi vediamo bene che sei posseduto da un demonio. Abramo è morto, e così i profeti, e tu dici: "Se uno custodisce la mia parola non gusterà la morte in eterno".Sei tu forse più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".
Gv 8 Vs 52 – 53 Riassunti


Riassunti Domenica – Lunedì .


Argomenti: Esperienza dell’uomo e Parola di Dio – Trascendere i segni – Logica divina e logica umana – I provincialismi – Le verità parziali – Il niente è relativo – La vita e la morte – Il Logos assorbe il relativo – Analisi e sintesi – Superare l’esperienza – I pregiudizi – Capire e giudicare -


 

29/Giugno/1986  Casa di preghiera. Fossano.