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I Giudei gli dissero: "Ora noi vediamo bene che sei posseduto da un demonio. Abramo è morto, e così i profeti, e tu dici: "Se uno custodisce la mia parola non gusterà la morte in eterno".Gv 8 Vs 52 Primo tema.


Titolo: Le tenebre non possono illuminare la luce.


Argomenti: Le sicurezze degli uomini. La presenza di Dio che l'uomo non può ignorare. Nel campo dell'io (esperienza), l'uomo costata l'assenza di Dio. Unificare quello che esperimentiamo con quello che intendiamo. Il fondamento della logica umana. Superare quella che è la nostra esperienza. La logica della Luce. La morte è una Parola di Dio. Rifiutare la logica di Dio. La realtà che esperimentiamo è segno di Dio. Le scelte fatte secondo l'io ci portano al conflitto con l'intelligenza. La visione provinciale. Il Logos di Dio.


 

8/Giugno/1986  Casa di preghiera Fossano.


Siamo nel versetto 52.

Qui i giudei dicono a Gesù: "Ora noi vediamo bene che sei posseduto da un Demonio, Abramo è morto e così i profeti e tu dici: Se uno custodisce la mia Parola non gusterà la morte in eterno?".

Ogni fatto è Parola di Dio e anche qui dobbiamo chiederci quale lezione, quale significato, per ognuno di noi personalmente, Dio voglia dare, presentandoci questi giudei che rispondono a suo Figlio queste parole: "Ora noi vediamo bene che Tu sei posseduto da un Demonio".

Gesù aveva appena affermato: "Se qualcuno custodisce la mia Parola, non vedrà la morte in eterno".

Già prima i giudei avevano detto: "Non abbiamo noi ragione a dire che tu sei un samaritano, un posseduto dal demonio?".

Adesso di fronte a quest’affermazione di Gesù: "Se qualcuno custodisce la mia Parola, non vedrà la morte in eterno", i giudei dicono: "Ora noi vediamo bene che sei posseduto da un Demonio".

Ecco, affermano di vedere bene.

Dichiarano che loro oramai hanno la dimostrazione che Lui è effettivamente posseduto da un Demonio, che Lui è un esaltato, è Uno che è uscito fuori dalla ragione, dalla verità delle cose e sta esaltando Se stesso.

Questi giudei, dichiarando: "Ora noi vediamo bene, abbiamo la dimostrazione, oramai siamo convinti, vediamo la ragione per dire che Tu sei un posseduto dal Demonio", affermano con sicurezza, una verità che essi credono e che sarà poi per loro, motivo per mandare a morte Gesù.

Infatti fra poco, cercheranno di lapidarlo, tanto sono sicuri di se stessi e delle loro ragioni.

Dobbiamo cercare di capire quale lezione Dio voglia darci attraverso questo fatto, per il nostro cammino verso la Verità, tutto è di aiuto per questo nostro personale cammino verso la Verità, verso la conoscenza di Dio.

"Vediamo bene"che cos'è che li rende così sicuri?

Abbiamo incontrato nell'episodio del cieco nato che un certo momento Gesù conclude dicendo: "Chi è cieco non è in colpa, la colpa sta in quanto uno essendo cieco, crede di vedere".

E qui ci troviamo con delle persone che "vedono bene".

Ma forse è un peccato vedere bene?

Noi siamo stati creati per la luce, quindi siamo stati creati per vedere bene e non per essere dei ciechi.

Eppure siamo ciechi e dobbiamo riconoscere la nostra cecità.

Quando Nicodemo si presenta a Gesù, dice: "Noi sappiamo che tu vieni da Dio, perché nessuno può fare le opere che fai Tu se non viene da Dio", e Gesù gli risponde: "In verità ti dico che se uno non rinasce da Dio non può vedere il Regno di Dio", cioè non può vedere la Verità, quindi non può vedere bene.

Ecco con questo ci dichiara che fintanto che noi non nasciamo da Dio (ritorna sempre questo famoso "da-") non vediamo.

Chi non vede è cieco.

E allora qui dobbiamo chiederci su quale ragione questi giudei dicono: "Ora noi vediamo bene".

Forse erano nati da Dio?

Gesù dice che solo quando si è nati da Dio, si vede bene, si vede la Verità.

Ma Gesù prima aveva dichiarato che loro non erano da Dio, che non erano quindi nati da Dio, anzi aveva affermato apertamente che essi avevano per padre il Demonio.

E allora in che cosa consiste questo vedere bene?

Già questo ci fa capire come l'uomo possa illudersi, possa essere cieco e credere di vedere bene.

C'è nella scrittura una frase che dice: "C'è una strada che agli occhi degli uomini sembra diritta e li conduce alla perdizione".

Gli uomini possono essere illusi.

Allora ci dobbiamo chiedere che cosa c'è a fondamento di questa loro affermazione?

Come possono loro dire: "Ora noi vediamo bene"?

Gesù aveva appena detto: "Se qualcuno custodisce la mia Parola, non vedrà la morte in eterno".

Qui ci si trova di fronte a un assurdo, a un'affermazione assurda, per questo loro dicono: "Adesso noi vediamo bene, sta dicendo una cosa assurda, tutti gli uomini muoiono, tutti sono morti e tutti continueranno a morire e chi custodisce la tua Parola, non vedrà la morte in eterno?".

Che cosa c'è a fondamento di questo concetto di assurdità e quindi di scandalo che le Parole di Gesù assumevano davanti ai loro occhi?

Loro dicono: "Tutti sono morti e tutti muoiono".

La realtà dell'uomo che ogni uomo esperimenta è questa.

E allora di fronte a Uno che dice, che promette che non si proverà la morte in eterno, ecco lo scandalo: dice una cosa impossibile, dice una cosa assurda, perché è contraria alla realtà che noi esperimentiamo.

A fondamento quindi della loro affermazione, della loro sicurezza, del loro vedere bene, c'è l'esperienza della morte e forti di quest'esperienza, loro restano scandalizzati da quello che dice Gesù e lo considerano un esaltato, un indemoniato.

Il Demonio è colui che si è separato dalla verità.

Quindi lo considerano uno che ha perso il contatto con la realtà, perché "la realtà è questa": si muore.

La realtà esperimentata da ogni uomo.

Ma quello che ogni uomo esperimenta, lo esperimenta nel pensiero del proprio io, altrimenti non lo esperimenterebbe.

E noi le domeniche scorse, abbiamo detto che la caratteristica dell'uomo è proprio quella di esperimentare delle cose che non capisce e di capire delle cose che non esperimenta.

L'uomo porta dentro di sé la convinzione di non essere lui il creatore di tutte le cose e quindi dell'esistenza di un Altro Creatore di tutte le cose, Creatore di tutte le cose e di noi stessi.

Nessuno di noi si è fatto da solo, un Altro ci ha fatti.

E questa è la luce fondamentale: Dio è il Creatore di tutte le cose.

Questa è la luce fondamentale che ogni uomo porta con sé nella sua coscienza, nella sua intelligenza.

Ma questo non lo esperimenta.

Abbiamo visto le domeniche scorse che l'uomo invece esperimenta l'assenza di Dio, esperimenta il silenzio di Dio, il vuoto, esperimenta la morte di Dio.

Questo è ciò che l'uomo esperimenta.

Quindi abbiamo un fatto intellettuale che l'uomo non può negare e che quindi è Verità.

La Verità trascende l'uomo e l'uomo la può negare a parole ma, non la può annullare.

Dio è Colui che nessuno può ignorare.

Quindi abbiamo questa presenza di Dio che s'impone nella mente, nell'intelligenza di ogni uomo, che ogni uomo sa e non può ignorare.

E abbiamo invece per ogni uomo, un campo di esperienze (quello che il suo io prova) in cui l'uomo verifica l'assenza di Dio, non tocca qualche cosa di Dio, verifica la stessa morte di Dio, il silenzio, esperimenta tutt'altro che la presenza.

E allora succede che se l'uomo si lascia dominare da quello che esperimenta, si lascia dominare dalla notte.

Perché quello che esperimenta non è illuminato.

Una di queste domeniche precedenti, abbiamo visto che per esperimentare la presenza di Dio, bisogna unificare quello che esperimentiamo con quello che intendiamo.

Cioè, bisogna illuminare, con la Luce che portiamo in noi, la Luce di Dio, bisogna illuminare quello che esperimentiamo.

Soltanto illuminando con la Luce di Dio, la creazione di Dio, noi esperimentiamo la presenza di Dio.

È lo Spirito che illumina il segno, la parola, non è la parola che illumina lo Spirito.

Soltanto illuminando con la Luce che portiamo in noi (quella Luce che nessun uomo può ignorare), soltanto illuminando con questa Luce qui, quello che noi esperimentiamo, noi possiamo arrivare a esperimentare la presenza di Dio.

In caso diverso no.

In caso diverso esperimentiamo la morte di Dio.

E questa è la "realtà".

Essendo "realtà", essendo quindi un dato presente, questo diventa per la maggior parte degli uomini il fondamento, la ragione della loro logica e delle loro affermazioni, il punto in cui si trovano tutti d'accordo.

Ma questa essendo esperienza fatta dall'uomo, non è luce.

L'uomo qui non vede la luce.

L'uomo vede quello che esperimenta: "Questo l’esperimento quindi lo so", no!

Tu lo esperimenti e non lo sai.

Tu esperimenti quello che non sai e se vuoi saperlo tu, lo devi illuminare, lo devi rapportare con Dio, lo devi vedere in Dio e da Dio.

Soltanto vedendolo in Dio e da Dio allora sì saprai ma prima no.

Prima esperimenti la notte e se tu fai della notte (quello che esperimenti), il fondamento  della tua ragione, del tuo vivere, del tuo argomentare, tu metti le tenebre, metti la notte a fondamento delle tue scelte, del tuo vivere, delle tue giustificazioni,del tuo parlare.

È questo quello che dicono qui i giudei verso Gesù: "Noi vediamo bene".

Vedevano bene perché avevano come fondamento della loro ragione, il fatto esperimentato: tutti gli uomini muoiono.

E di fronte quindi a Lui che dice: "Se resterete nelle mie Parole, non vedrete la morte", dicono: "Adesso noi vediamo bene, perché Tu stai dicendo un’assurdità".

Gesù aveva detto: "Beato chi non troverà in Me motivo di scandalo".

Qui questi giudei, hanno trovato motivo di scandalo.

Motivo quindi d'inciampo.

Se la Madonna si fosse fondata sull'esperienza, certamente, non avrebbe concepito il Verbo di Dio.

Siccome la Madonna è posta proprio all'inizio del grande mistero della rivelazione del Dio tra noi, quindi dell'esperienza della presenza di Dio tra noi, noi qui abbiamo la luce che ci fa capire che per arrivare veramente a vedere il fondamento del nostro vero ragionare, noi dobbiamo superare quella che è l'esperienza, quello che è sentimento, quello che noi proviamo attraverso i nostri sensi, perché tutto questo ha al centro, come punto di riferimento il pensiero del  nostro io.

Il nostro io non è luce, perché non giustifica niente.

Anzi il nostro io ha bisogno di essere giustificato ma non giustifica niente.

Ora nella Madonna c'è voluto questo salto, ha dovuto superare quella che è l'esperienza e ha dovuto credere alla Parola di Dio.

Soltanto credendo la Parola di Dio, quindi "calando" la Parola di Dio nella sua esperienza, ha recato la Luce agli uomini.

Questo è il punto fondamentale che deve servire come orientamento di tutta la nostra vita, soprattutto in tutte le nostre ragioni, soprattutto nella nostra logica.

Qui i giudei stavano affermando una certa logica.

Ma è una logica che ha come fondamento le tenebre, quindi non è una logica di luce.

Tutte le volte che noi affermiamo una certa logica con a fondamento i nostri sentimenti, le nostre esperienze quello cioè che fa riferimento ai nostri sensi, come esperienza quindi, certamente noi mettiamo a fondamento la notte, le tenebre.

Allora questo ci fa pensare che c'è un'altra logica, la logica della luce.

La logica della luce è quella di Maria.

La logica della luce è quella che parte da Dio.

Dio è il principio luce in noi.

Solo partendo da Dio e illuminando l'esperienza, cioè cercando il significato di Dio in quello che Dio ci fa esperimentare, soltanto cercando il significato di Dio nella morte che noi esperimentiamo e soltanto assorbendo la morte nella vita, la morte cessa di essere morte.

La morte è poi sintesi di tutto quello che noi esperimentiamo.

Perché noi quello che esperimentiamo è l'assenza, è il silenzio di Dio è la negatività di Dio.

Soltanto assorbendo questa negatività (che si riassume, si sintetizza nella morte) nello Spirito di Dio e quindi trasformando la morte stessa in Parola di Dio, la morte è superata.

La morte è vinta, poiché qui allora noi vediamo nella morte la presenza di Dio.

La vediamo come Parola di Dio.

In quanto la vediamo come Parola di Dio la vediamo come richiamo.

La parola è sempre un richiamo a una presenza.

Allora se la morte è un richiamo a una presenza, non è più morte.

Poiché la morte, in sé come concetto è assenza, è silenzio.

Se in quello che è silenzio, io trovo la presenza di Dio, il silenzio scompare, anche il silenzio diventa Parola di Dio, anche l'assenza diventa presenza di Dio.

A questo punto l'assenza, il silenzio, la morte sono assorbiti in Dio, dalla Presenza.

Dio è un Essere che assorbe tutto quello che per noi è negatività in sua presenza.

Qui abbiamo una logica diversa.

Quindi abbiamo una logica del mondo che ha per fondamento le esperienze che l'uomo fa con i suoi sensi e abbiamo invece una logica di Dio che parte da Dio per illuminare quello che l'uomo esperimenta.

Quando l'uomo prende come fondamento della sua logica, quello che lui esperimenta, proietta la realtà, la presenza che lui costata con i suoi sensi, la proietta su tutto e su tutti.

Qui la stanno proiettando sulle parole che Gesù aveva detto e proiettandola sulle parole di Gesù arrivano a rifiutare Gesù.

Nella vita di ognuno di noi, quanto la nostra logica è fondata, ha come fondamento la realtà esperimentata e non cerchiamo invece di illuminare la realtà che Dio ci fa esperimentare con il suo Spirito, con la sua Luce, noi facciamo questo grave errore di arrivare a negare Dio.

Arriviamo a rifiutare Dio, arriviamo a rifiutare la logica di Dio, quindi rifiutiamo la Luce, credendo di essere noi nella luce.

"Vi manderanno a morte, credendo con ciò di rendere gloria a Dio, ciò faranno perché non hanno conosciuto né il Padre, né Me".

Abbiamo detto che a fondamento, a costituzione di ogni uomo ci sono questi due dati fondamentali: la presenza in noi del Pensiero di Dio, questa luce che portiamo in noi, di Dio Creatore e la realtà che noi esperimentiamo.

Ma questa realtà che noi esperimentiamo non è la realtà maiuscola.

Questa realtà che esperimentiamo è un segno di Dio, è una parola di Dio.

Se noi invece la scambiamo per presenza, e quindi in quanto presenza non cerchiamo più l'altra presenza, noi certamente ci apriamo verso la grande delusione.

Perché quello che noi riteniamo presente domani sarà assente.

Allora sì, tutte le creature muoiono, tutto passa, tutto è soggetto al tempo, tutto è soggetto alla vanità e tutto ci delude.

Fintanto che noi ci lasceremo guidare dai nostri sentimenti, dalle nostre esperienze, noi certamente ci apriamo al campo delle grandi delusioni.

Grandi delusioni che dopo sfoceranno nell'angoscia del non senso della vita.

Perché ritenendo che questa sia la realtà presente, noi non andiamo più a cercare un’altra presenza.

Solo se noi riteniamo che questa realtà che noi esperimentiamo presente, non è realtà ma, è un segno di un'altra Realtà maiuscola, è un segno del Dio Creatore, soltanto se noi rapportiamo (ecco il rapporto che ritorna) questa realtà che noi esperimentiamo alla Luce del Dio Creatore e la illuminiamo con quella Luce, possiamo vedere bene.

Perché non è questa realtà sensibile che illumina Dio, le tenebre non possono illuminare la Luce, sono le tenebre che sono illuminate dalla luce.

Ora la luce certamente, quella che noi non possiamo smentire la portiamo in noi ed è Dio.

Se noi facciamo delle scelte non secondo questa luce, certamente la luce non ci approverà.

Quindi noi introduciamo nella nostra esistenza una conflittualità.

E questa conflittualità qui non si sanerà mai, non troverà mai la pace.

Ecco il principio dell'inquietudine e della guerra introdotto dentro di noi.

Perché l'intelligenza non approverà mai le scelte che noi avremo fatto.

Infatti sono scelte fatte secondo sentimento, secondo l'esperienza, secondo dei dati, quindi secondo il riferimento al pensiero del nostro io.

Tutto quello che è riferito al pensiero del nostro io, non può essere giustificato dall'intelligenza.

Il nostro io non giustifica niente e l'intelligenza non ce lo approva.

Quindi solo se noi facciamo delle scelte, secondo il principio luce che portiamo in noi, secondo lo Spirito di Dio e non secondo il dato esperimentato e soltanto se noi parliamo, quindi adoperiamo la logica che ha come fondamento Dio e non quella che ha come fondamento la realtà esperimentata, soltanto così noi semineremo in noi un principio di armonia.

Perché la luce, l'intelletto, la verità in noi ci approverà.

In caso diverso ci disapproverà sempre, fino a che noi non ci convertiremo.

Questa visione provinciale delle cose, questa visione parziale delle cose, questo vedere le cose secondo l'angolatura del nostro io è un’esperienza che tutti noi facciamo, perché scambiamo sempre quella che è la nostra provincia, il nostro paese per il centro di tutto.

All'inizio della cultura umana, noi vediamo che il centro del mondo era il Mediterraneo, per cinesi magari era la Cina, per i babilonesi era la Mesopotamia.

Per gli ebrei era Gerusalemme.

Il diluvio che è avvenuto nella Mesopotamia, è stato un diluvio universale.

È stata l'estensione di una visione provinciale, parziale a tutto.

Noi siamo portati proprio perché portiamo in noi questa passione di assoluto, a estendere quello che noi esperimentiamo, a estenderlo su tutto.

Quindi la passione dell'assoluto portata nel campo dell'intelligenza, diventa la passione per unificare tutto, per sottomettere tutto a quello che è un dato esperimentato.

Poi a un certo momento vediamo che la terra diventa "nostra terra" sempre visione provinciale.

La "nostra terra" diventa il centro del mondo, attorno a cui il cielo, le stelle il sole tutto ruota.

E ci vogliono dei secoli prima di arrivare invece a maturare e a renderci conto che la nostra terra non è il centro dell'universo.

E allora è diventato il sole.

E poi dopo il sole è diventata la galassia.

E ci vogliono altri secoli per arrivare a capire che la nostra galassia non è il centro di tutto l'universo.

A un certo momento Dio moltiplica le galassie e la nostra galassia non è il centro.

E poi si arriva a dire che tutto l'universo è fatto secondo gli elementi che esperimentiamo noi.

Anche in campo fisico a un certo momento invece scopriamo che l'universo è fatto da elementi infinitamente diversi da quelli che esperimentiamo noi.

Abbiamo tutto questo processo e tutto questo è lezione di Dio, di deprovincializzazione della mentalità umana.

Noi iniziamo da bambini a ritenere che la nostra famiglia, il nostro paese, la nostra provincia, la nostra nazione sia il centro di tutto e che tutti debbano guardare qui.

A un certo momento noi ci accorgiamo che siamo molto in periferia, forse siamo gli ultimi e siamo molto ignorati da tutto il resto.

Ѐ tutto un processo di sganciamento.

È come lo sganciamento del bambino dal seno della madre.

E poi lo sganciamento dai genitori e poi sganciamento dalla terra, è tutto processo di sganciamento, di deprovincializzazione.

Questa è lezione di Dio che c'insegna che dobbiamo superare la visione delle cose, fatta dal punto di vista del nostro io.

Superare l'io per arrivare a vedere le cose non più dal punto di vista del nostro io, non più dal punto di vista quello che noi esperimentiamo, perché esperimentando questo, adesso lo estendo su tutto, ma facendo un salto, un salto di qualità, incominciare a guardare Dio, l'infinito di Dio, la presenza di Dio, per guardare ogni cosa da Dio.

Soltanto quando incominciamo a guardare le cose non più dal punto di vista del nostro io (ecco qui la morte al nostro io) ma dal punto di vista di Dio, allora qui abbiamo messo a fondamento della nostra ragione, una vera Ragione.

Abbiamo messo a  fondamento della nostra logica, un vero motivo, una vera giustificazione che ci conduce alla luce su tutto, che assorbe tutti i dati esperimentati e li trasforma in Parole di Dio, in segni di Dio.

L'anima di tutto quest’assorbimento che assorbe anche la morte, che ha il potere di trasformare anche la morte in Parola di Dio, l'anima di tutto quest’assorbimento è il Verbo, il Logos.

Il Logos sta a fondamento della logica.

È il Logos di Dio, è il Verbo di Dio.

E attraverso il Logos di Dio che si arriva a conoscere la presenza di Dio in tutto.

Quindi noi partiamo dalla presenza di quello che sperimentiamo e questo ci conduce tutti quegli errori che abbiamo chiamato "provincialismi", per cui confondiamo le regole e i riti con la conoscenza di Dio: visione provinciale ed è necessario il superamento di questo per incominciare a vedere le cose da Dio.

Ma per vedere le cose da Dio, l'anima di tutto è sempre il Verbo di Dio.

Soltanto affermando, generando il Verbo di Dio da Dio, Luce da Luce, noi giungiamo a vedere, a trasformare tutte le esperienze che noi facciamo attraverso i nostri sensi in Parole di Dio e quindi vedendole come Parole di Dio, noi qui esperimentiamo la presenza di Dio.

Quella presenza di Dio che abbiamo visto è lo Spirito di Dio, lo Spirito Santo.

Giustamente lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.

Procede cioè da Dio e dal suo Logos, dal suo Verbo.

Questo non arriva in noi senza di noi, perché le cose di Dio non arrivano a noi senza di noi, quindi soltanto quando noi partecipiamo a questa generazione del Verbo di Dio da Dio, su quello che Dio ci fa esperimentare, non possiamo arrivare a incontrare lo Spirito Santo, cioè lo Spirito della presenza di Dio in tutte le cose.



I Giudei gli dissero: "Ora noi vediamo bene che sei posseduto da un demonio. Abramo è morto, e così i profeti, e tu dici: "Se uno custodisce la mia parola non gusterà la morte in eterno".Gv 8 Vs 52 Secondo tema.


Titolo: La condizione per arrivare a vedere bene.


Argomenti: Le tre illusioni dell'uomo: essere liberi, essere figli di Dio, avere ragione. La Verità non può essere esperimentata nel pensiero dell'io. Tutto dipende dall'occhio. Giudicando non riceviamo la lezione di Dio. Giudicare vuole dire attribuire un azione a qualcuno. Ѐ la luce di Dio che fa vedere bene il nostro occhio. Se non vediamo la Verità, è perché non ci impegniamo sufficientemente. Il mondo relativo al nostro io e il mondo che ci trascende. Si entra nel mondo trascendente, solo dedicando a esso il nostro pensiero. I passaggi per giungere a vedere nella luce di Dio, per giungere a vedere bene.


 

15/Giugno/1986  Casa di preghiera Fossano.


Restiamo ancora in questo versetto 52 del capitolo ottavo di San Giovanni in cui troviamo i giudei che dicono a Gesù: "Ora noi vediamo bene che Tu sei posseduto da un Demonio. Abramo è morto e così i profeti e tu dici: Se uno custodisce la mia Parola non gusterà la morte in eterno?".

Domenica scorsa, soffermandoci su questo versetto, abbiamo riflettuto su questa illusione in cui si trovavano allora questi giudei dicendo: "Ora noi vediamo bene che Tu sei posseduto da un Demonio".

Questo lo dissero, perché Gesù aveva dichiarato: "Se qualcuno custodisce la mia Parola non vedrà la morte in eterno".

Evidentemente l'affermazione di Gesù era scandalosa, era assurda, poiché tutti muoiono, come poteva dire: "Se qualcuno custodisce la mia Parola, non vedrà la morte"?

Eppure abbiamo riflettuto su come sia possibile superare anche la morte, se si rimane nelle Parole di Dio.

La morte diventa morte, quindi spogliamento, quindi annullamento, quindi distruzione, quindi privazione di presenza, soltanto in quanto uno non la vede come segno di Dio, come parola di Dio.

Partendo invece dalla realtà, dall'esperienza che tutti gli uomini fanno, i giudei sono rimasti scandalizzati, urtati, da questa parola, da questa dichiarazione "assurda" di Gesù e ne deducono: "Ora noi capiamo, ora noi vediamo bene, ora abbiamo la dimostrazione, dalle parole stesse che Tu hai detto, che Tu sei un posseduto dal Demonio, cioè che non dici la verità e che non parli secondo la verità, cioè sei un esaltato".

Abbiamo visto quindi l'illusione, loro ritenevano di vedere bene, l'illusione in cui l'uomo può trovarsi credendo di vedere bene, di essere convinto, mentre la Verità è ben altra.

E ci siamo chiesti come può avvenire che l'uomo possa ingannarsi al punto da essere sicuro del suo errore.

Sicuro nel suo errore.

Abbiamo visto in tutto questo discorrere di Gesù, praticamente tre illusioni in cui possono venirsi a trovare gli uomini, in cui sono venuti a trovarsi allora i giudei e in cui possiamo venirci a trovare noi oggi.

La prima illusione è quella di crederci liberi ed è un vanto degli uomini.

Gli uomini si vantano di essere liberi.

Gesù apertamente dice che fintanto che l'uomo non giunge a conoscere la Verità, non è libero.

La vera libertà viene solo dalla conoscenza della Verità e fintanto che non si arriva lì, si è schiavi degli elementi del mondo, dei valori del mondo, si è schiavi della figura, si è schiavi dell'ambizione, si è schiavi di tante cose, eppure c'è quest'illusione di essere liberi.

La seconda illusione che abbiamo incontrato è quella di ritenere di avere Dio come padre, di essere figli di Dio.

Qui questi giudei ritenevano di avere Dio come padre e se ne vantano: "Non siamo mica nati da prostitute".

Eppure Gesù proprio a loro dichiara e dimostra che essi non hanno Dio come padre, anzi dichiara a loro che hanno come padre il Demonio e anche questa è una lezione per ognuno di noi.

Noi possiamo ritenere di avere Dio come padre, di essere figli di Dio e avere invece come vero padre il Demonio.

E poi abbiamo questa terza illusione che ritengo sia la più difficile da vincere: l'illusione di credere di aver ragione, di essere convinti di una cosa, di camminare sul sicuro e di trovarsi invece, completamente dall'altra sponda.

Ѐ l'illusione più difficile da vincere.

Poiché come abbiamo visto la volta scorsa, ha un certo fondamento questa illusione, ha il fondamento della realtà che noi esperimentiamo con i nostri sensi, che vediamo con i nostri occhi.

Questi dicono a Gesù: "Vediamo che Tu hai un Demonio, sei un esaltato, dici delle cose errate, assurde, impossibili", perché con i loro occhi esperimentavano, vedevano che la morte c'è e che tutti gli uomini passano attraverso questa morte, quindi a fondamento di questa loro certezza c'era un dato ed era il dato che loro esperimentavano e che tutti noi esperimentiamo.

Eppure abbiamo visto quanto sia necessario non fermarci a ciò che noi esperimentiamo nel mondo esteriore.

Perché tutto quello che accade nel mondo esteriore e che è dato a noi e che quindi noi vediamo con i nostri occhi, esperimentiamo con i nostri sensi, tutto questo non è la realtà, è segno della realtà, è una visione parziale, è segno, non è una realtà assoluta.

Noi siccome portiamo in noi la passione dell'assoluto, tendiamo a rendere assoluto tutto quello che vediamo e tocchiamo ma, questo non è assoluto.

Tutte le cose mutano, tutte le cose passano, tutte le cose sono relative, soprattutto tutte le cose che noi esperimentiamo, sono relative al nostro io, perché le esperimentiamo nel pensiero di noi stessi e in quanto le esperimentiamo nel pensiero del nostro io, non possono essere la Verità assoluta.

La Verità assoluta, abbiamo detto tante volte, non può essere esperimentata nel pensiero del nostro io, poiché è superiore al pensiero del nostro io, trascende il pensiero del nostro io e quindi non può essere esperimentata nel pensiero del nostro io.

Per cui, tutto quello che noi vediamo e tocchiamo non può essere assoluto, anche se noi per la passione di assoluto tendiamo a volerlo, a crederlo, a farlo assoluto e ci sottomettiamo a un'infinità di fatiche per cercare di rendere assoluto ciò che noi amiamo: rendere assolute le nostre case, i nostri beni, il nostro denaro, le nostre creature, noi tendiamo a farle stare su per sempre.

Però per quanto noi ci sforziamo, ci sottomettiamo a una fatica improba, non riusciremo mai a rendere assoluto ciò che è relativo.

Bisogna imparare la lezione.

Bisogna imparare a cercare l'assoluto dove è l'assoluto e smetterla di darsi tanto da fare per rendere assoluto quello che assoluto non può essere perché è solo un segno dell'assoluto ma, non è l'assoluto.

L'argomento di questa sera è invece vedere e capire qual è la condizione per arrivare a vedere bene.

Cioè per sfuggire a questa illusione di ritenere di vedere bene, di essere convinti di una cosa che poi dopo non è.

Nella nostra vita noi esperimentiamo quante volte l'illusione?

Proprio perché riteniamo di vedere bene, di fare delle scelte buone e poi ci troviamo di fronte alle delusioni, all'inganno, alla vanità di quello che noi ritenevamo fosse il massimo valore.

E proprio da queste esperienze scaturisce si forma in noi il bisogno di vedere bene, la necessità di vedere bene, l'importanza del vedere bene.

Gesù dice: "Luce del tuo corpo è il tuo occhio, se il tuo occhio è illuminato, tutto il tuo corpo è nella luce ma, se il tuo occhio è ottenebrato quante sono le tenebre nel tuo corpo".

E parlando di corpo, poiché dice: "Voi siete la Luce del mondo", noi dobbiamo ritenere non soltanto il nostro corpo ma tutto il mondo.

Per cui "luce del tuo mondo" è il tuo occhio.

Se il tuo occhio è ottenebrato, quanto sono grandi le tenebre sul tuo mondo.

Ecco l'importanza del vedere bene.

Tutto dipende dall'occhio.

Gesù fa dipendere tutto dall'occhio.

Ma l'occhio di per sé non è sufficiente per vedere, perché Gesù dice: "Voi siete la luce del mondo", però dice anche: "Io sono la luce del mondo" e noi sappiamo che tutte le volte che la Parola di Dio ci pone di fronte a una contraddizione, è per sollecitarci ad approfondire.

Il nostro occhio da solo non è in grado di vedere: non è sufficiente entrare in una stanza buia con gli occhi spalancati, vediamo niente.

Il nostro occhio vede in quanto è illuminato.

E allora come fare per poter vedere bene, per poter avere il nostro occhio illuminato?

Perché Gesù dice: "Se il tuo occhio è illuminato, allora tutto il tuo mondo sarà nella luce".

E anche qui Gesù ci dice una parola molto chiara: "Togli la trave che c'è nel tuo occhio".

Lo dice proprio perché noi generalmente siamo portati a guardare la pagliuzza negli altri: a mettere in evidenza difetti, ingiustizie e a correggere gli altri.

C'è sempre questo tentativo di voler modificare il mondo attorno a noi, anziché cercare di capire quello che Dio nel mondo attorno a noi vuole significare a noi.

Questo ci fa capire che se Dio ci fa vedere una pagliuzza nell'occhio del nostro fratello, è per farci capire che c'è una trave nel nostro occhio.

E Lui con la sua parola ci invita prima di tutto a togliere questa trave dal nostro occhio per poter vedere bene.

Ecco la condizione per poter vedere bene: preoccuparci di togliere la trave dal nostro occhio.

E cosa è questa trave?

Questa trave l'abbiamo visto domenica scorsa, sono tutti i nostri pregiudizi, sono i nostri provincialismi per cui noi giudichiamo, guardiamo le cose sotto l'angolatura, sotto il punto di vista di quella realtà che noi riteniamo sia realtà.

La realtà del nostro mondo, della nostra provincia, della nostra casa, del nostro campanile, di quei valori che noi abbiamo ritenuto fossero al di sopra di tutto e noi giudichiamo tutto secondo quello, formando così quella schiavitù, quella dipendenza a quelli che abbiamo chiamati "provincialismi".

Questo ritenere che tutto il mondo sia in relazione al nostro mondo e che il nostro mondo, la nostra provincia, la nostra casa, il nostro paese siano il centro di tutto e che le cose come le vediamo noi siano al centro di tutto.

Provincialismi, preconcetti, pregiudizi

Il concetto di pregiudizio sta proprio in quel "pre": "giudizio fatto prima".

Così il concetto di preconcetto: concetto fatto prima.

Prima di che cosa?

Tutte le cose arrivano a noi perché noi le abbiamo a raccogliere in Dio, a portare in Dio, a vedere sotto la Luce di Dio.

Dio essendo il Creatore, ogni giorno ci presenta i fatti, le creature, tutto quello che incontriamo.

Tutto quello che Dio ci presenta, ce lo presenta sotto questo ammonimento: "Non giudicare".

E perché dice a noi di non giudicare?

Perché dice: "A Me il giudizio".

Dice di non giudicare perché c'è qualcosa di più importante da fare e se noi giudichiamo, ci priviamo d'imparare la lezione che Dio ci vuole dare.

La quale lezione può entrare in noi e può essere ricevuta da noi e capita da noi, solo in quanto noi evitiamo di giudicare.

Quando noi giudichiamo, diciamo: "Questo fatto, quest’avvenimento è così perché è stato fatto da tale o dal tal altro" ed emettiamo giudizi.

Giudicare vuol dire attribuire un'azione a qualcuno.

Siccome tutto viene da Dio, quando noi attribuiamo un'azione, una creatura ad altro da Dio, noi compiamo un errore.

Facciamo l'errore perché giudichiamo prima di averlo portato a Dio.

Tutte le cose arrivano perché noi le raccogliamo in Dio, le offriamo a Dio e aspettiamo da Dio, di vedere e capire quello che Lui ci vuole dire attraverso queste cose, perché tutto è significazione di Dio per noi.

Quindi dobbiamo sempre cercare in tutto, quello che Dio vuole significare a noi di noi, attraverso gli avvenimenti e le cose, quello che Dio vuole significare di Sé a noi, attraverso quegli avvenimenti che ci mostra.

Per questo c’è detto di non giudicare.

Perché giudicando, tu ti carichi di un pregiudizio, ti formi un preconcetto e quindi anche un provincialismo.

Provincialismo che poi dopo ti conduce a credere di vedere bene mentre resti ingannato ma, resti ingannato non perché Dio ti abbia ingannato ma perché tu hai trascurato la Parola di Dio.

Perché Dio ti ha detto: "Non giudicare ma porta a me quello che Io faccio arrivare a te, quello che Io metto nelle tue mani, quello che offro ai tuoi occhi, quello che faccio giungere alle tue orecchie, portalo a Me, affinché Io te lo illumini".

Perché tutte le cose che Dio fa e tutte le parole che Dio dice, solo Lui ce le può far capire nella sua Luce.

Ecco perché richiede a noi questo non giudicarle ma portarle a Lui.

Allora la luce per vedere bene sta nel togliere la trave, togliere i provincialismi, togliere i preconcetti, togliere i pregiudizi dal tuo occhio e cercare invece il Pensiero di Dio.

Perché è soltanto nella luce che si vede la luce.

Abbiamo detto che l'occhio da solo non vede.

Anche questo è un segno: ha bisogno della luce.

Qui capiamo che il nostro occhio, che illumina il nostro mondo per vedere bene, ha bisogno della luce di Dio e soltanto se noi cerchiamo la luce di Dio, abbiamo la capacità in noi adesso di vedere bene e quindi di evitare quelle sicurezze che ci portano molto lontano dalla Verità.

Ci portano addirittura, come hanno portato qui questi giudei ad attribuire le parole di Gesù al Demonio, anziché cercare di penetrare le meraviglie che Dio fa giungere a noi, attraverso le sue parole.

Poiché Lui proprio parlando, ci conduce a vedere quelle cose che noi apparentemente nel mondo esteriore non possiamo assolutamente vedere.

Poiché per vedere la Verità, abbiamo bisogno della Verità.

Ecco perché nel pensiero del nostro io noi non possiamo vedere la Verità, perché la Verità è trascendente il nostro io, è trascendente l'uomo e questo noi tutti lo possiamo esperimentare, poiché la Verità non dipende dall'uomo.

Gli uomini possono dire la menzogna ma, per quante menzogne dicano, non possono mutare la Verità, la Verità resta sempre tale e quale.

Quindi diciamo che la Verità è trascendente l'uomo e se è trascendente l'uomo, per essere venduta, richiede dall'uomo il superamento del pensiero del suo io.

Ma proprio perché è trascendente l'uomo, qui sorge la domanda: è possibile giungere a vedere la Verità?

Gesù ce lo dice chiaramente: "Se resterete nelle mie Parole, conoscerete la Verità".

Qui abbiamo la promessa di Dio, c'è la garanzia: "Se resterete nelle mie Parole", non è un sogno impossibile.

Ma allora se è possibile giungere a vedere la Verità, come mai in noi non la vediamo?

Non la vediamo perché non ci impegniamo o non ci impegniamo sufficientemente, quindi il difetto è nostro, la colpa è nostra.

Poiché Dio ci fa la promessa: "Conoscerete la Verità", ce lo dice con le parole ma, ce lo dice anche con la realtà, poiché ha posto in noi stessi il desiderio, la passione della Verità.

La nostra anima è soprattutto desiderio di Verità, passione di Verità, tanto che, abbiamo detto molte volte, che ciò che maggiormente ci offende è la menzogna.

Noi non sopportiamo la menzogna, perché siamo fatti per la Verità.

Eppure la Verità non la vediamo, non la vediamo non perché sia impossibile vederla ma, perché siamo noi che ci mettiamo in una situazione d’impossibilità per vederla, perché non superiamo il pensiero del nostro io.

La Verità è trascendente, quindi richiede da parte nostra questa trascendenza al pensiero di noi stessi e di tutto ciò che noi esperimentiamo nel pensiero del nostro io.

Quindi c'è tutta una realtà che è immanente nel nostro io, che è relativa al nostro io che è tutto quello che noi avvertiamo con i sensi.

Tutto il nostro mondo, questo mondo qui è relativo al nostro io, perché dico che è relativo al nostro io?

Perché lo possiamo pensare nel pensiero del nostro io.

Noi diciamo: "L'albero è verde perché io lo esperimento così, io lo vedo così" è sempre tutto riferito al nostro io.

Quindi abbiamo tutto un mondo (creazione di Dio) che è relativo al nostro io e abbiamo invece tutto un mondo che il nostro io non esperimenta ma che è annunciato.

In quanto è annunciato, richiede da parte del nostro io il superamento.

Quindi c'è un mondo che è compatibile col pensiero del nostro io e c'è un mondo che invece richiede il superamento del pensiero del nostro io, quindi la dedizione del pensiero del nostro io.

Cioè c'è un mondo al quale noi non possiamo accedere se non vi dedichiamo il pensiero, e questo è il mondo di Dio, è il mondo della Verità.

In questo mondo noi entriamo soltanto in quanto, personalmente ci impegniamo con il nostro pensiero, dedichiamo il nostro pensiero.

Ecco la difficoltà a conoscere la Verità: è perché noi non c'impegniamo personalmente a cercare la Verità e a cercarla prima di tutto.

Noi guidati dalla passione di assoluto, in un primo tempo cerchiamo di rendere assoluto tutto il nostro mondo esteriore e la maggior parte di noi, passa tutta la vita in questa grande fatica, per cercare di trasformare il mondo esteriore e renderlo assoluto.

Poi c'è un altro campo ed è il campo in cui noi cerchiamo di unificare tutte le cose secondo una ragione, secondo un pensiero.

Poiché si passa dal campo esteriore, dal mondo esteriore, al campo delle realtà intellettuali, cerchiamo di capire.

Il primo passaggio che ci viene richiesto è passare dall'azione fatta sul mondo esteriore, per cercare di trasformare in assoluto quello che non è assoluto e non può essere assoluto, al campo dell'intelligenza: cercare di capire di unificare.

E allora qui capiamo che questa passione di assoluto, portata nel campo dell'intelligenza, diventa passione di unità.

Ma poi questa passione di unità richiede ancora un altro passaggio.

Perché bisogna superare le nostre ragioni, bisogna superare le nostre realtà, richiede il passaggio al Divino, richiede il passaggio a sottomettere tutto al Pensiero di Dio.

Perché soltanto nel Pensiero di Dio, nella Verità, noi troviamo la luce per vedere bene.

E poi c'è ancora un altro passaggio che sarà il passaggio dal Pensiero di Dio a Dio.

Poiché anche il Pensiero di Dio riceve luce da Dio.

Questi sono i passaggi che si richiedono per giungere a vedere bene.

Poiché vedere bene, vuol dire vedere nella luce di Dio.

E si vede bene in quanto si vede secondo la Verità.

Siccome la Verità è Dio, si vede bene in quanto si vede da Dio.

Cioè si vede da Dio, Dio (Dio da Dio) e il Verbo, il Pensiero di Dio da Dio e poi si vede tutto nel Pensiero di Dio, secondo il Pensiero di Dio, allora lì noi abbiamo in noi la capacità di vedere le cose (bene) nella luce dello Spirito.