Però io non
cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudicherà.
Gv 8 Vs 50
Titolo:
Onore e gloria.
Argomenti: Disonorare Dio è rompere
il rapporto Dio/opera di Dio. Rompere
il rapporto con Dio e mettersi in rapporto con altro. Attribuire ad altri ciò che è di Dio. Noi rompiamo il rapporto Creazione-Figlio/Dio, quando
cerchiamo la nostra gloria. Differenza
tra onorare e glorificare. La
gloria è la manifestazione di ciò che un essere è. Ognuno è glorificato dalla possibilità che ha di
glorificare Dio. Dio sta operando per
la glorificazione del Pensiero di Dio. In cosa consiste il Giudizio.
4/maggio/1986 Casa di
preghiera. Fossano.
Siamo al versetto
5o del capitolo ottavo del Vangelo di San Giovanni.
Qui Gesù
dice: "Però Io non cerco la mia gloria, vi è chi la cerca e
giudicherà".
Ѐ il
seguito di quanto aveva precedentemente dichiarato, affermato.
I giudei
avevano detto: "Non abbiamo noi ragione di dire che sei un samaritano e
posseduto dal demonio?".
Gesù
rispondendo loro aveva detto: "Io non sono posseduto dal demonio ma onoro
il Padre mio e voi mi disonorate".
Adesso
dice: "Però Io non cerco la mia gloria, vi è chi la cerca e
giudicherà".
La volta
precedente abbiamo visto come questo disonorare che gli uomini fanno verso
Gesù, è un segno di quello che l'uomo, di quello che noi stessi facciamo verso
l'opera di Dio.
In Gesù si
ricapitola, si sintetizza e quindi si rivela il senso di tutta l'opera di Dio,
su quello che noi facciamo verso l'opera di Dio.
Abbiamo visto come questo disonorare sia la rottura di un rapporto.
Quando si
parla di rapporto, si considerano sempre due termini.
Rompere un
rapporto vuol dire dividere questi due termini.
Disonorare
vuol dire rompere i due termini del rapporto.
I termini
del rapporto in cui noi ci troviamo nella nostra vita sono sempre Dio e la sua
opera.
E l'uomo
deve rispettare questi termini.
Se li
rispetta, onora.
Abbiamo
visto come dividere questi termini, vuol dire dividere l'effetto dalla sua
Causa, vuol dire dividere la creatura dal Creatore, vuol dire separare il
Figlio dal Padre.
Basta
questa considerazione: separare il Figlio dal Padre suo, per capire come questo
sia disonorare.
Il problema essenziale della
creatura, che è un
problema di giustizia, è quello di rispettare questo rapporto: in termini di
creazione è un rapporto di giustizia, in termini di Spirito quindi in termini
di rapporto Padre/Figlio, rispettare questo rapporto vuol dire non peccare
contro lo Spirito Santo.
Perché il
rapporto tra Padre e Figlio è lo Spirito Santo.
Rompere
questo rapporto, non considerare quindi l'unione che passa tra Padre e Figlio è
peccare contro lo Spirito Santo.
Lo Spirito
Santo è Spirito di Verità e peccare contro lo Spirito di Verità vuol dire
rendersi impossibile la conoscenza.
Quando gli
uomini rompono il rapporto con Dio, avviene che si stabiliscono in rapporto con
altri.
Cioè attribuiscono ad altri ciò
che è di Dio.
Quando noi
attribuiamo i fatti, gli avvenimenti, le creature stesse a una causa diversa da
Dio (Dio solo è il Creatore) noi rompiamo il rapporto tra la creatura e il
Creatore, tra la creazione e il Creatore.
Rompendo
questo rapporto facciamo un'opera di grande ingiustizia ma, ci priviamo anche
della possibilità di conoscere, poiché attribuendo la causa di un fatto, di un
avvenimento o delle creature ad altro o ad altri da Dio, noi ci rendiamo
impossibile la conoscenza. Perché per giungere alla conoscenza, bisogna sempre
cercare presso la Causa cioè presso Dio, Dio Creatore la significazione delle
sue opere, il pensiero.
Per questo
dico che ci rendiamo impossibile giungere alla conoscenza.
Ma
rendendoci impossibile questa conoscenza qui, noi commettiamo questo peccato
che non può essere perdonato.
Quello che
Gesù ha chiamato il peccato contro lo Spirito Santo.
Qui Gesù dice: "Io non cerco
la mia gloria"
lo dice per noi, per farci capire quando è che noi rompiamo questo rapporto e
ci rendiamo impossibile giungere alla conoscenza.
Noi
rompiamo questo rapporto quando cerchiamo la nostra gloria.
Infatti,
Gesù dice: "Come potete credere, voi che elemosinare la gloria gli uni
dagli altri e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio?", "Come
potete credere voi?".
Vuol dire
che fintanto che noi cerchiamo la gloria, la nostra gloria dal mondo, dagli
altri, ci rendiamo impossibile camminare sulla strada della fede: "Come
potete voi credere?".
La fede,
il credere è la condizione per giungere alla conoscenza, perché solo credendo,
si arriva a vedere quello che si crede.
Quello che
provoca la rottura di questo rapporto fra la creazione e il Creatore, tra il
Figlio di Dio e il Padre è il pensiero della nostra gloria.
E di
fronte a coloro che lo stavano disonorando, Gesù stesso dice: "Io non
cerco la mia gloria".
A questo
punto dobbiamo chiederci allora quando e come, noi rispettiamo questo rapporto
fra la creatura e il Creatore, tra il Figlio e il Padre.
Nel
rapporto si tratta di due termini e rispettare il rapporto vuol dire mantenere
la relazione che passa tra questi due termini. Ora il mantenere un rapporto tra
due termini può essere fatto in due sensi.
Quando si
parla di rapporto, c'è sempre un termine fisso, assoluto cui si riporta sempre
l'altro.
Il mantenimento
del rapporto si ha o in quanto si riporta il termine relativo sull'assoluto,
oppure in quanto si considera il termine relativo dall'assoluto.
Noi
possiamo mantenere il rapporto considerando la creatura in relazione al
Creatore ma, possiamo anche mantenere il rapporto considerando l'opera che il
Creatore fa, cioè quello che il Creatore manifesta di Sé nella creazione.
Si tratta
di due termini diversi, pur mantenendo sempre lo stesso rapporto.
Se
partiamo da Dio noi, vediamo la creazione come significazione di Dio, come
manifestazione di Dio.
Se
partiamo dalla creatura, noi mantenendo il rapporto, cerchiamo il valore
all'importanza che ha il Creatore rispetto alla creatura.
Nel
rapporto tra la creatura e il Creatore noi abbiamo quello che abbiamo chiamato
qui "onorare".
Invece se
partiamo dal Creatore per vedere la creatura, noi abbiamo un rapporto di
glorificazione, di gloria.
C'è una
differenza quindi tra l'onore e la gloria, tra onorare e glorificare.
Direi che
la differenza che passa tra onorare e glorificare, corrisponda alla differenza
che passa tra il meditare e il contemplare.
Quando si
medita e tende a passare dal segno al significato, del segno a Colui che opera
questo segno.
Quando si
contempla invece, si parte dal Creatore (da-) per discendere verso la creatura
e vedere che cosa di Sé il Creatore manifesta nella creatura.
Per cui diciamo che la gloria di
un essere, è la
manifestazione di ciò che egli è, di ciò che quell'essere è.
Ma ogni
essere non è di per sé, perché altrimenti rompiamo il rapporto, ogni essere è
per quello che è in rapporto con Dio, in rapporto a Colui che è.
Questa è
la vera gloria di ognuno: è la manifestazione di ciò che ognuno è, in relazione
a Dio, in rapporto a Dio.
Ora questa
manifestazione si può conoscere soltanto da Dio e non in sé.
Per cui
bisogna partire da Dio per arrivare a conoscere la gloria di Dio e ciò che Dio
manifesta di Sé in tutte le creature.
Per cui
ogni creatura vale per ciò che essa porta in sé del Creatore, per quanto Dio
manifesta di Sé nella creatura.
La massima
gloria di Dio, Dio Padre la troviamo nel Figlio.
Il Figlio
conosce quello che Dio è in Sé e conoscendo quello che Dio è in Sé, conosce Se
stesso come generato da Dio.
Questo ci
fa capire che ognuno di noi, contemplando la gloria di Dio e nella misura in
cui può contemplare, conoscere quello che Dio è in Sé, cioè la gloria di Dio,
conosce la propria gloria.
E ognuno è glorificato dalla
possibilità che ha di glorificare Dio.
Questa
glorificazione viene da Dio e questo lo rivela la Parola di Gesù che dice:
"Io non cerco la mia gloria".
Soltanto
cercando Dio, noi troviamo la nostra gloria.
E il
Figlio di Dio, soltanto contemplando il Padre riceve la sua gloria dal Padre.
Ma Gesù
qui dice: "Vi è chi la cerca e giudicherà".
Cioè qui
ci annuncia, ci fa scoprire che c'è un'opera che Dio Creatore ("Vi è chi
la cerca") sta svolgendo nella sua stessa creazione e in tutta la sua
opera.
E quest'opera che Dio sta svolgendo, volge verso questa
conclusione: "Vi è chi la cerca", cosa cerca?
"La
mia gloria", la sua gloria è la gloria del Figlio di Dio, del Verbo, del
Pensiero di Dio.
Noi
abbiamo detto che la gloria è la manifestazione di ciò che uno è, e se vi è chi
la cerca, vuol dire che Dio sta operando, sta svolgendo un'opera attraverso cui
sta conducendo ogni cosa verso questa grande manifestazione, verso questa
evidenziazione, l'evidenziazione del Pensiero di Dio come Pensiero di Dio.
Ma siccome
questa rivelazione del Pensiero di Dio come Pensiero di Dio, può venire solo
dal Padre, noi possiamo capire che soltanto in quanto vediamo il Pensiero da-,
possiamo giungere a capire il Pensiero di-.
Cioè in
quanto vediamo il Pensiero dal Padre, possiamo capire come questo Pensiero dal
Padre, sia il Pensiero del Padre.
Fintanto
che noi non vediamo questo, noi siamo tenuti a mantenere il rapporto di
rispetto di valore.
Il
rispetto di valore è quello che Gesù ha detto nelle parole che abbiamo
considerato domenica scorsa: "Io onoro il Padre mio".
Abbiamo
detto che c'è differenza tra onorare e glorificare.
Nel
rispetto dei valori, noi dobbiamo mettere prima di tutto quello che va messo
prima di tutto e quindi dobbiamo riconoscere ad esempio, che quello che è di
Dio deve essere di Dio.
E Gesù
stesso mettendola come colpa, dice: "Voi non avete creduto nel Figlio
unico di Dio".
Qui sta la
colpa e questo è il Giudizio.
In questo
dividere il Padre dal Figlio, nel disonorare, nel non rispettare
un'unione che c'è tra il Padre e il Figlio, che c'è tra il Creatore e la
creatura, tra Dio e la sua opera.
E Gesù
dice quest'unione come rispetto dell'unico Figlio di Dio.
Fintanto
che noi non capiamo questo unico Figlio di Dio e l'amore che va rivolto a Lui,
certamente noi non possiamo arrivare a scoprire lo Spirito Santo, lo Spirito di
Dio in noi, la presenza di Dio in noi, quindi non possiamo arrivare alla
Pentecoste.
Dio abbiamo detto sta operando
ogni cosa, (quindi
abbiamo il senso del tempo, il senso dell'opera di Dio), per manifestare la
gloria di suo Figlio.
Chi crede
e quindi onora il rapporto che passa tra Padre e Figlio, viene così condotto
dall'opera stessa del Padre alla Luce della conoscenza, quindi viene condotto
allo Spirito Santo, allo Spirito di Verità.
Chi invece
non rispetta questo rapporto, non onora questo rapporto, per effetto dell'opera
del Padre che cerca la gloria di suo Figlio, perché opera per manifestare, per
evidenziare il Fine di tutto il suo operare che è la manifestazione del suo
Pensiero, è la gloria di suo Figlio, cammina verso il giudizio.
O si va
verso l'intelligenza di Dio (Dio è Verità e la Verità si trova solo
conoscendola), verso la conoscenza di Dio per quest’opera del Padre che cerca
la gloria del Figlio e che opera per glorificare suo Figlio o si va verso il
Giudizio.
Ma il
Giudizio non è quello che possiamo pensare in noi.
Il
giudizio non è altro che il farci prendere coscienza, il farci costatare che
stiamo già giudicati, che ogni giorno noi siamo stati giudicati.
Perché
Gesù dice che il mondo è già giudicato.
Il
Giudizio sta nel convincerci del peccato che abbiamo fatto nel rompere questo
rapporto tra il Creatore e la creazione, tra il Padre e il Figlio, cioè nel
disonorare l'unione tra Padre e Figlio, nel farci capire in che cosa consiste
la Giustizia e quindi nel rivelarci il Giudizio in cui veniamo a trovarci:
questa impossibilità di conoscere Dio.
Nel mondo
c'è l'impossibilità di conoscere Dio.