Chi di voi mi accuserà di peccato? Se dico la verità, perché non credete? Gv 8 Vs 46
Primo tema.
Titolo: La pietra su
cui edificare.
Argomenti: Il
peccato è una menzogna. La
menzogna è data dall'unione della passione d'assoluto con il relativo. La
Verità si afferma su tutti. Nessuno può smentire Cristo. I criteri
di verità dell'uomo: Quantità, Autorità, Dio. La
Verità abita nell'interno dell'uomo. La menzogna
dipende dalla Verità, la Verità non dipende dalla menzogna. La Verità non può essere smentita e non può essere
ignorata. La
Verità appartiene a un ordine trascendente, superiore. La Verità non ha bisogno degli uomini.
5/Marzo/1986 Casa di
preghiera. Fossano.
Siamo al
versetto 46.
Qui Gesù
dice: "Chi di voi mi accuserà di peccato? Se Io dico la Verità, perché non
credete?".
Oggi ci
fermiamo sulla prima parte, cioè sulle parole: "Chi di voi mi accuserà di
peccato?".
Sembra ci
sia un salto tra l'argomento di prima e quello di adesso nel discorso di Gesù.
Gesù prima
aveva detto: "Se Io quindi dico la Verità, voi non mi credete" e
adesso dice: "Chi di voi mi accuserà di peccato?".
Quale relazione può passare tra
l'affermazione di prima e questa?
Questo
concetto di peccato, in realtà si riduce a menzogna.
Il peccato
sostanzialmente è una menzogna.
Ricordiamo
che il peccato è preferire la creatura al Creatore, è considerare la creatura come
assoluta.
Abbiamo
detto che proprio nel concetto di menzogna c'è il ritenere come assoluto ciò
che è relativo.
Ѐ il
presentare come vero ciò che non è vero o ciò che è relativamente vero.
Nel concetto di menzogna c'è
sempre quell'associazione della
passione di assoluto a un segno di Dio, separato da Dio.
Ora, la
passione di assoluto che tende a fare tutto assoluto, unita a un segno di Dio
staccato da Dio, lo presenta come assoluto, come autonomo da Dio e qui nasce la
menzogna.
Per cui la
menzogna non è esterna ma è interna all'uomo, perché presuppone la presenza
della passione dell'assoluto.
Senza la
passione d'assoluto non c'è menzogna.
Ѐ in
questi termini che va considerata questa dichiarazione di Gesù.
Prima
l'argomentare era tutto impostato sulla Verità.
Gesù
stesso precedentemente aveva detto: "Per quale ragione non riconoscete il
mio linguaggio? Perché non potete sopportare, tollerare le mie Parole? Voi
avete per padre il Diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Fin
da principio fu omicida e non è rimasto fermo nella Verità, poiché in lui non è
la Verità. Quando dice menzogne, parla secondo la sua natura, perché egli è
menzognero ed è il padre della menzogna. Se Io quindi dico la Verità, voi non
mi credete".
E adesso
dice: "Chi di voi mi accuserà di menzogna?".
Gesù qui
tende a portare quei farisei, quegli scribi che lo stavano ascoltando, su
questo concetto: non rifiutano Lui perché dice delle menzogne ma, rifiutano Lui
perché dice la Verità: "Se Io dico la Verità, voi non mi credete".
Abbiamo
visto che: "Se Io dico la Verità", vuol dire che: "La Verità
arriva a voi".
E se la
Verità arriva a voi, voi non la potete smentire, la riconoscete come Verità peṛ, non la potete credere.
Ora, di fronte a questa
dichiarazione
c'è, in coloro che ascoltano, il pensiero che se non credono è perché ritengono
che Lui non dica la Verità ma una menzogna.
Per questo
adesso Gesù dice: "Chi di voi mi accuserà di menzogna?".
In questa
dichiarazione di Gesù implicitamente, c'è la rivelazione, l'affermazione che
nessuno lo può accusare di menzogna.
Ma se
nessuno lo può accusare di menzogna, questo implicitamente rivela che la Verità
si afferma su tutti, si rende presente a tutti e nessuno la può ignorare.
La Verità
è Dio e Dio siccome è Colui che crea e che parla in tutto e in tutti, Dio è
Colui che nessuno può ignorare, per questo la Verità nessuno la può ignorare.
Nessuno può quindi accusare Gesù di dire delle menzogne, poiché la
Verità non è smentibile.
Si può non credere nella Verità, si può bestemmiare la
Verità, si può rifiutare la Verità ma la Verità non si può smentire, la Verità
non si può ignorare.
Quando
Gesù dice: "Chi di voi mi accuserà?", significa: "Chi di voi
smentirà? Chi di voi potrà smentire quello che Io dico?".
Dicendo
questo afferma che nessuno può smentire ciò che Egli dice.
Nessuno lo
può smentire che quello che Lui dice è Verità.
Smentire
vuol dire poter dimostrare (non basta dire delle parole) che ciò che uno dice
non è vero.
Quando è
che si può dimostrare che una cosa non è vera?
Qui richiamiamo quello che è il
criterio di verità.
Noi
generalmente nella nostra vita abbiamo tre criteri di verità che teniamo
presenti.
Abbiamo il criterio della quantità, della massa, di quello che
dicono tutti.
Generalmente
ci giustifichiamo, perché tutti dicono così, perché tutti fanno così e per noi
è un criterio di verità.
E rientra
sempre in questo criterio di verità anche la materia, quello che noi tocchiamo,
quello che noi esperimentiamo.
Per cui
noi diciamo che una cosa è vera perché: "Io la sento così, io
l'esperimento così".
Ma tutto
questo fa sempre il riferimento al nostro io.
Quindi noi
abbiamo come primo criterio di verità quello che il nostro io esperimenta,
quello che il nostro io conosce.
Il secondo criterio di verità che generalmente teniamo presente
nella nostra vita è l'autorità.
Per noi
quello che dice l'autorità è un criterio di verità.
I nostri padri antichi dicevano di guardarsi da quei
luoghi in cui l'autorità è posta al di sopra della verità: "Guardati da
quei luoghi", cioè fuggi da quei luoghi in cui l'autorità è posta al di
sopra della verità.
Nel
concetto di autorità rientra concetto di regola, rientra concetto d’istituzione
ed è una variante del concetto di quantità, perché l'autorità è un'espressione
della quantità.
Anche
questo è uno dei criteri di verità che noi generalmente teniamo presente per
giudicare se una cosa è vera o non è vera: "Questo è vero perché lo dice
il tale, perché lo dice la tale autorità, perché lo dice questa mia
regola", eccetera.
E poi abbiamo il grande criterio
di verità che
generalmente trascuriamo sempre ed è Dio, l'unico Maestro che insegna la Verità
e al quale noi dovremmo sempre far appello perché Gesù stesso dice: "Non
abbiate nessun altro come maestro".
Perché
soltanto in Dio, noi abbiamo la Luce, la dimostrazione della Verità stessa.
Noi siamo
chiamati a essere fatti partecipi della natura di Dio.
Dio è
Colui che ha in Sé la ragione di tutto, anche di Se stesso.
Noi
chiamati a essere fatti partecipi della natura di Dio, noi siamo chiamati ad
avere in noi stessi la ragione delle cose, la giustificazione, quindi ad avere
in noi stessi la Verità.
Con questo
cadono gli altri criteri.
Il
criterio dell'autorità cade, il criterio della quantità, della materia,
dell'esperienza cadono, perché il nostro io non può essere criterio di Verità.
Le cose
non sono vere perché noi le vediamo così, le cose sono vere in quanto le
vediamo secondo Dio.
Dio è il
Principio ed è il vero criterio di verità.
E cade
anche il criterio dell'autorità.
La verità
non viene dall'autorità.
La vera
autorità invece viene dalla Verità, in quanto serve la Verità.
Ma Dio è
presente in ogni uomo e la Verità si attinge nell'interno di un uomo.
La Verità
abita nell'interno dell'uomo.
Ed è qui
che l'uomo deve attingerla, per avere in se stesso la Luce della Verità, la
conoscenza della Verità.
E qui
capire quand'è che una cosa è smentibile e quand'è invece che non è smentibile.
Abbiamo detto che la Verità, cioè Dio, è ciò che ha in sé la
ragione di tutte le cose, quindi ha in Sé la ragione della creazione.
La
creazione non ha in sé la ragione di Dio.
Dio ha in
Sé la ragione della creazione.
Quindi c'è
un criterio di dipendenza: la creazione dipende da Dio, Dio non dipende dalla
creazione.
Coś anche
nei riguardi della menzogna.
Siamo sempre
nel concetto di quello che Gesù ha detto: "Chi mi potrà accusare di
menzogna, di non dire la Verità?".
Nel
concetto di menzogna è il concetto di Verità.
La
menzogna dipende dalla Verità.
La Verità
non può dipendere dalla menzogna.
La
menzogna dipende dalla Verità, perché la menzogna non può sussistere senza la
Verità, cioè presuppone sempre una negazione della Verità.
Abbiamo
detto che la menzogna è sempre un portare quello che è relativo nell'assoluto,
quindi presuppone sempre l'assoluto.
Proprio in
questo rapporto di dipendenza, noi troviamo che anche l'ateo, colui che si dice
ateo, non può sussistere senza Dio.
L'ateo
esiste perché c'è Dio.
Se non ci
fosse Dio, l'ateo non potrebbe esistere.
Per questo
dico che la menzogna dipende dalla Verità, esiste perché c'è la Verità, se non
ci fosse la Verità, la menzogna non potrebbe esistere.
Cioè non
si può negare per negare, si nega ciò che esiste.
Quindi la
negazione è una conseguenza di ciò che esiste ma, ciò che esiste non è una
conseguenza della negazione, della menzogna.
Questo
rapporto qui, ci fa capire qual è l'ordine della Verità.
L'ordine
della Verità è soprattutto un ordine di trascendenza, di superiorità, non
dipende da-.
Ora, in
quanto non dipende da-, vuol dire che si afferma su tutto ma, in quanto si
afferma la Verità non è smentibile, si afferma.
Quindi la Verità essendo
trascendente si annuncia in tutto e in tutti.
In quanto
si annuncia non può essere ignorata, non è smentibile, non può essere annullata.
Allora chi
dice la Verità, non può essere smentito e non può essere ignorato.
Ecco la
grande manifestazione, la grande rivelazione di queste Parole qui di Gesù.
Gesù
dichiara che là, dove la Verità arriva, non c'è la possibilità di smentita.
C'è la
possibilità di non credere, c'è la possibilità di rifiuto, c'è anche la
possibilità di menzogna ma la menzogna dipende, in quanto dipende presuppone la
presenza della Verità.
Poter
negare la Verità, vorrebbe dire poter annullare ciò che è presente.
Dio ci
parla di Colui che è presente, della presenza di Dio in tutto, la Verità è
presente in tutto.
Accusare vuol dire smentire, smentire vuol dire poter annullare, poter
annullare vuol dire cancellare, noi possiamo cancellare quello che appartiene
(torniamo nel criterio di Verità) alla quantità, alla massa, alla materia, noi
possiamo cancellare quello che appartiene all'esperienza del nostro io, noi
possiamo cancellare quello che dice un'autorità, perché è sempre relativa a una
presenza di creature, di uomini, perché tutto questo appartiene ai nostri
sensi, al mondo dei nostri sensi ma noi, non possiamo cancellare la Verità che
è presente nel nostro spirito.
Quello che
è presente nei nostri sensi, noi lo possiamo cancellare, quello che è presente
nel mondo del nostro spirito, non possiamo cancellarlo, appartiene al mondo
superiore, a un ordine trascendente, quindi non può essere toccato.
La Verità
non può essere toccata dalle parole degli uomini.
Abbiamo
detto molte volte (e qui il criterio di quantità cade) che tutti gli uomini
possono dire che due più due fa cinque: non basta la quantità di tutti gli
uomini (fossero anche miliardi) per cancellare la Verità.
Questo ci dice che la Verità,
essendo trascendente,
esiste indipendentemente dalle creature, indipendentemente da tutto quello che
dicono gli uomini, da tutte le parole degli uomini.
Se esiste
indipendentemente, la Verità non ha bisogno degli uomini.
Dio stesso
dice: "Io non ricevo testimonianza degli uomini".
Ecco, la Verità
non ha bisogno della creatura per affermarsi.
La Verità
non ha bisogno dell'uomo.
La Verità
si presenta e si afferma, si rivela indipendentemente dall'uomo.
E se si
rivela indipendentemente dall'uomo, l'uomo qui è responsabile del credere o del
non credere in Essa, dell'aderire o del non aderire a Essa.
Perché non
la può smentire.
L'uomo è
responsabile di fronte a questa presenza della Verità che sussiste nel nostro
spirito, nel nostro pensiero indipendentemente da noi.
Abbiamo
visto che il bambino crede per dono di Dio, poi, man mano che cresce, perde la
capacità di credere ma, perché acquisisce una conoscenza che si riferisce al
suo io.
All'inizio
c'è questa presenza di Dio che dà alla creatura, la capacità di credere, che è
data appunto dalla presenza della Verità.
Questa
presenza qui non è cancellabile.
Con tutte
le parole che possono dire gli uomini, gli uomini non possono cancellare il
Pensiero di Dio che è nel loro spirito che è nella loro mente.
Per questo
dico che l'uomo, in quanto smentisce la Verità, non smentisce assolutamente
niente.
L'uomo
dicendosi ateo, non cancella assolutamente Dio.
Dopo aver
detto: "Io non credo in Dio", Dio continua a essergli presente nella
sua mente, nel suo pensiero e non lo può cancellare.
Per cui
nei riguardi della Verità, noi abbiamo soltanto una posizione possibile, solo
la posizione dell'adesione e dell'unificazione in Essa di tutto il nostro
mondo.
Se noi
raccogliamo tutto in questa Verità che non possiamo cancellare, allora si forma
la Luce dentro di noi, se invece noi non raccogliamo in questa Verità e non ne
teniamo conto e quindi noi ci appoggiamo sulla negazione e non si forma la Luce
in noi.
Teniamo
sempre presente che la negazione è di un ordine inferiore alla Verità, perché
presuppone la Verità, non ci può essere la menzogna, non ci può essere la
negazione, se non c'è l'affermazione, quindi è di un ordine inferiore e in
quanto è di un ordine inferiore non può annullare la Verità, non la può
toccare.
Alloro
succede che se l'uomo anziché raccogliere nella Verità che gli è presente, la
trascura e raccoglie in altro, siccome questa Verità qui continua ad essergli
presente, diventa per lui motivo di rovina.
A questo
punto capiamo quello che Gesù dice che la Verità è quella pietra che schiaccia,
distrugge colui sul quale cade.
Perché la
pietra c’è data per edificarci sopra ma, se noi non edifichiamo su questa
pietra e non ne teniamo conto, non soltanto non edifichiamo niente ma restiamo
schiacciati da questa stessa pietra.
La Verità
che non è creduta, che non diventa in noi movente in noi, principio di
unificazione di tutto, crea in noi la distruzione di tutto.
Chi di voi mi accuserà di peccato? Se dico la verità, perché non credete? Gv 8 Vs 46 Secondo tema.
Titolo: Perché Dio ci interroga.
Argomenti: I
due tempi dell'opera di Dio: annuncio & interrogazione. Riconoscere
la Verità e non poter credere in Essa. Dio interroga per far
prendere consapevolezza del motivo per cui non crediamo. La
consapevolezza viene dalla conoscenza della causa. I
nostri sentimenti sono senza giustificazione. Pensare
vuol dire tenere presente Dio e noi sbagliamo quando non pensiamo. Avendo
presente Dio abbiamo presente il motivo. L'inconscio
è ciò che non è arrivato al compimento. Noi
restiamo schiavi di ciò che non sappiamo. La
personalità sana e quella malata. Cristo
ci interroga per liberarci dall'inconscio.
23/Marzo/1986 Casa
di preghiera. Fossano.
Restiamo
nel versetto 46, in cui Gesù dice: "Chi di voi mi accuserà di peccato? Se
Io dico la Verità, perché non mi credete?".
Domenica
scorsa ci siamo soffermati sulla prima parte: "Chi di voi mi accuserà di
peccato?".
Abbiamo
visto come la Verità sia trascendente ed essendo trascendente non sia
smentibile dall'uomo.
Tutte le
parole che dicono gli uomini, non infirmano, non intaccano e non possono
smentire la Verità.
"Chi
di voi mi accuserà di peccato?", significa: "Chi di voi mi accuserà
di non dire il vero?", suppone quindi il fatto che nessuno lo possa
smentire.
Adesso
Gesù dice: "Se Io dico la Verità, perché non credete?".
Ѐ
un'interrogazione che Gesù fa.
Anche qui
dobbiamo chiederci quale lezione, quale significato ha questa interrogazione
che Gesù fa ai discepoli di allora e a noi adesso, cosa voglia comunicare alla
nostra anima, alla nostra vita interiore, alla nostra vita essenziale.
Prima
aveva detto: "Se Io dico la Verità, voi non mi credete".
Aveva
fatto un'affermazione.
Adesso
pone un’interrogazione: "Se Io dico la Verità, perché non credete?".
Ci fa vedere i due tempi
dell'opera di Dio tra noi.
In un
primo tempo annuncia, in un secondo tempo interroga.
Tutto è
iniziativa di Dio, tutto è opera di Dio.
Se non ci
fosse l'annuncio, non ci sarebbe l'argomento per interrogare.
Quindi Dio
prima di tutto semina.
Lui è il
seminatore e il seminatore tutti i giorni esce a seminare il suo seme sul suo
terreno.
Il nostro
terreno è la nostra vita, la nostra mente, la nostra anima.
E tutti i
giorni noi preghiamo: "Dà a noi il nostro pane quotidiano", fa
arrivare a noi il seme della tua Parola, affinché noi possiamo su di essa
lavorare e meditare e approfondire e giungere al frutto, cioè giungere a
conoscere qualche cosa di Te.
Poiché
solo conoscendo qualche cosa di Dio, noi troviamo la Vita.
La Vita
vera sta nel conoscere Dio.
In un
primo tempo Dio semina e annuncia, ci fa arrivare la sua Parola e in un secondo
tempo c'interroga.
Perché
c'interroga?
Quando s'interroga,
s'interroga o per imparare o per insegnare.
Evidentemente
se Dio interroga, non interroga per imparare.
Lui sa
perfettamente quello che c'è nell'uomo, lo dice il Vangelo stesso.
D'altronde
è logico, Lui è il Creatore, quindi conosce tutto di noi, anche i pensieri,
anche i desideri più segreti.
Nulla è
nascosto alla Luce di Dio.
Allora se
Dio interroga, non interroga per imparare ma per insegnare.
Quindi qui
interroga per insegnare a coloro che ascoltano.
E che cosa
vuole insegnare?
Evidentemente
s'insegna qualche cosa che ancora non si sa.
Quindi c'è
qualche cosa che coloro che stanno ascoltando non sanno.
E chi sono coloro che stanno
ascoltando?
Sono
coloro ai quali Lui stesso ha detto: "Se Io dico la Verità, voi non mi
credete".
Sono
coloro quindi che ascoltano la Verità e non la possono smentire: "Chi di
voi mi accuserà di peccato?".
La Verità
non è smentibile.
Se non è
smentibile, vuole dire che si riconosce che è vera.
Se si
riconoscesse che non è vera, si potrebbe dimostrare che non è vera.
Ma se non
si può dimostrare che non è vera, questo è segno che la Verità giunge a tutti e
tutti sanno che è vera.
Peṛ
abbiamo visto che non è sufficiente questo.
L'uomo
riconosce che è vero peṛ
non può credere: "Voi
non mi credete".
Poi
interroga: "Perché non credete?".
Vuole
condurci a vedere qualche cosa che ancora non vediamo.
E in
quanto dice: "Perché?", evidentemente vuole condurci a vedere il
motivo, la causa di questa impossibilità di credere, di questa incapacità di
credere.
Evidentemente
qui si tratta di uomini adulti.
Abbiamo
visto che l'uomo adulto si caratterizza per l'incapacità di credere.
Per cui
Gesù a loro come a noi dice: "Se non ritornate come bambini, non potrete
entrare nel Regno di Dio", cioè non potete vedere la Verità.
Solo il
bambino ha la capacità di credere.
Sé l'uomo
non è capace di credere vuol dire che assiste alla Verità, non la può smentire,
la deve riconoscere.
Anche il
Demonio deve riconoscere la Verità ma non può credere in Essa.
Perché?
In quanto interroga,
evidentemente, ci fa capire che c'è una motivazione e che questa motivazione al
momento a noi non è presente, non ne siamo consapevoli.
Peṛ
se interroga, vuol dire che dà a noi, la possibilità, attraverso la sua
interrogazione, di arrivare a capire il motivo per cui non crediamo.
L'argomento
di questa sera è questo: perché Dio ci interroga, dove ci vuole condurre?
Abbiamo
detto che ci troviamo di fronte a una posizione, di cui non sappiamo il motivo.
Conoscere
il motivo vuol dire conoscere la causa.
Conoscere
la causa vuole dire trovare la giustificazione.
Quando ci
troviamo di fronte a dei fatti, a delle parole senza giustificazione,
evidentemente, noi ci troviamo in una situazione d’inconsapevolezza.
La coscienza, la consapevolezza, viene
dalla giustificazione,
dalla possibilità di giustificare.
La
possibilità di giustificare, viene dalla conoscenza della causa.
Ora, noi
non vediamo la giustificazione in quanto non riusciamo a vedere la causa di
quello che noi diciamo.
Il più
delle volte (Gesù qui lo conferma), noi parliamo senza sapere.
La maggior
parte delle nostre parole sono dette per sentimento.
Ci
lasciamo guidare del sentimento, ci lasciamo guidare dal cuore, dal giudizio
degli altri, ci lasciamo guidare dalla figura, ci lasciamo guidare
dall'autorità.
Tutti questi argomenti qui sono
senza giustificazione.
La
giustificazione viene ciò che un essere è o da ciò che una cosa è.
Soltanto
in quanto noi siano conseguenti a ciò che una cosa è, allora abbiamo la
giustificazione.
Ma se non
siamo conseguenti o dimentichiamo ciò che una cosa è o meglio ciò che un essere
è, le cose che noi diciamo o facciamo sono senza giustificazione.
Allora noi
ci lasciano guidare dai nostri sentimenti.
I nostri
sentimenti sono senza giustificazione, perché al centro dei sentimenti c'è il
pensiero del nostro io.
Nei
sentimenti sono compresi anche il criterio di quantità e di autorità, il
criterio del giudizio degli altri.
Tutto
questo ha per centro il pensiero del nostro io.
Il nostro
io è nudo, è senza giustificazione.
Il nostro
io, per essere giustificato, per trovare la giustificazione delle sue parole,
delle sue scelte, delle sue azioni, ha bisogno sempre di avere presente qualche
cosa di diverso da sé.
Alle
estreme conseguenze deve avere presente solo Dio.
Solo Dio è
Colui che giustifica, ma Dio ci giustifica in quanto è Colui che è.
Solo in
quanto noi parliamo secondo quello che Dio è, le nostre parole sono
giustificate, in caso diverso no.
Tutti i
nostri errori accadono perché non pensiamo e quanto non pensiamo, sappiamo che
sbagliamo.
Quante
volte diciamo: "Non ho pensato e ho sbagliato, ho fatto un errore".
Qui c'è
una lezione molto profonda.
Perché se non si pensa, si
sbaglia?
E cosa
vuol dire pensare?
Pensare vuol
dire superare il pensiero del nostro io e tenere presente la Causa, tenere
presente il Principio, tenere presente Dio.
Abbiamo
detto che quando non si pensa si sbaglia.
Quando non
si pensa, ci si lascia guidare dal sentimento, ci si lascia guidare dal cuore.
Quando ci
si lascia guidare non dal pensiero ma da altro, si perde contatto col
Principio.
Allora le
cose che facciamo, che diciamo non sono giustificate e allora sbagliamo.
Sbagliamo
perché non teniamo conto di Dio.
Non
teniamo conto di Dio, perché nel nostro pensiero non abbiamo presente Dio.
E quindi il nostro parlare e il
nostro agire non sono secondo Dio, non siamo giustificati.
La
giustificazione viene da ciò che un essere è, non da quello che invece noi
vogliamo che sia.
Se la
giustificazione viene da ciò che un essere è, noi abbiamo la coscienza, la
consapevolezza di una cosa, soltanto in quanto è legata a ciò che un essere è.
Soltanto
in quanto teniamo presente Dio e parliamo secondo Dio, noi abbiamo la ragione,
il perché delle cose che diciamo e facciamo, quindi abbiamo presente il motivo.
Allora qui
possiamo rispondere al "perché non credettero".
Abbiamo la
ragione.
Ma se noi
non abbiamo presente Dio, non teniamo presente Dio, non siamo secondo Dio, non
parliamo secondo Dio, noi non siamo giustificati, perdiamo il Principio, il
rapporto col Principio.
Allora in
noi seminiamo l'inconscio.
L'inconscio
e ciò che non è arrivato al compimento.
Allora qui
possiamo chiarire due termini.
Il termine
dell'essere conscio, consapevole e il termine d'inconscio.
Ѐ conscio
ciò che è compiuto in Dio, ciò che è compiuto nel Principio.
Dio è il
Principio illuminante.
Tutto ciò
che giunge a compimento, quindi che viene raccolto in Dio, raggiunge la
consapevolezza.
Tutto ciò che
invece non è raccolto in Dio, non raggiungendo la consapevolezza resta
incompiuto.
E qui
abbiamo l'incoscienza, abbiamo l'inconscio.
Tutto ciò
che rimane in noi incompiuto, provoca in noi delle passioni.
In altri
termini si chiama l'impulso che viene dall'inconscio.
Cioè noi
restiamo schiavi di ciò che non sappiamo.
Tutto ciò
che noi non raccogliamo in Dio e quindi resta incompiuto e quindi non
giustificato ci rende schiavi.
Ci rende
schiavi di passioni di cui non ci rendiamo conto.
Passioni che
ci dominano, perché soltanto nella conoscenza della Verità noi siamo liberi e
quindi ecco come l'uomo cade schiavo di tutto il mondo inconscio che è
costituito da tutti quei problemi non risolti in Dio, non conclusi in Dio.
Qui adesso possiamo anche capire
la formazione delle due personalità nell'uomo.
C'è una
personalità malata e c'è una personalità sana.
La
personalità malata è dominata dall'inconscio, è dominata da problemi non
risolti in Dio, da problemi staccati da Dio, quindi da tutto un mondo di sentimenti,
d'impressioni di figure, di giudizi, da fisime, da paure.
Per cui la
persona, qui è costretta a essere da queste schiavitù, da queste passioni che
porta dentro di sé, che sono una conseguenza di ciò che non ha raccolto in Dio.
Ed essa si
giustificherà sempre dicendo: "Ma io sono costretta a essere così".
Il
principio della persona malata, della personalità malata, lo possiamo scoprire
qui.
Quando
incomincia a dire: "Ma io sono costretta a essere così".
Invece la
personalità sana è quella che deriva dall'aver raccolto ogni cosa in Dio.
Qui
abbiamo la giustificazione, abbiamo la persona che ha in sé la giustificazione
di quello che vuole.
Non si
giustifica dicendo: "Io sono costretta a essere così, io sono così",
ma è una creatura che invece s’impegna a essere secondo la Volontà di Dio,
secondo il Pensiero di Dio.
Qui
abbiamo una persona che guarda al futuro a ciò che deve essere.
La persona
malata invece non guarda al futuro, anzi, scarta il futuro perché "essa è
così".
Cioè, qui
abbiamo una persona che è determinata da una causa.
La persona
sana invece è determinata dall'Intenzione di Dio, del Pensiero di Dio, dal
desiderio di adeguarsi al Pensiero di Dio.
Noi ci siamo chiesti quale
significato ci sia in quest'interrogazione di Gesù.
Abbiamo
detto che Dio ci interroga per insegnare a noi qualche cosa.
Qui
interroga per insegnare a noi il motivo, per portarci alla Sorgente ma, se la
personalità malata è determinata proprio dal fatto che è il separata dalla
Sorgente, separata dal Principio, cioè vive in cose non giustificate, perché
non può giustificare, qui Gesù interrogando (è Dio che interroga) sul perché,
sul motivo, qui abbiamo Gesù che guarisce, abbiamo Gesù che libera
dall'inconscio, libera da quegli impulsi dell'inconscio di cui non siamo schiavi,
da quelle passioni che ci tengono schiavi.
E
invitandoci a cercare la giustificazione, il motivo del nostro non credere alla
Verità, ci porta alla liberazione.
Ci porta
cioè alla capacità di credere.
Perché ci
porta al Principio che giustifica che motiva ma, quando noi arriviamo al
Principio in cui c'è la motivazione delle cose, noi siamo liberi da tutta
quella schiavitù che ci trattiene in cose di cui non sappiamo il motivo e di
cui non abbiamo la possibilità di giustificazione.
Cristo
c'interroga per liberarci dal mondo d'impulsi che ci lega e che ci impedisce di
alzare gli occhi verso di Lui.