Se io dico la verità, voi non mi
credete. Gv 8 Vs 45
Titolo: La perdita della
capacità di credere alla Verità.
Argomenti: L'
incapacità della vita eterna. La capacità di credere non dipende dalla nostra volontà. Il
bambino crede a tutto, l'adulto ha molta difficoltà a credere. L'uomo
adulto può credere solo a ciò che conosce. La
capacità di conoscere non si forma senza di noi. La capacità di credere è data a noi senza di noi. Nel bambino c'è l'unione della passione d'assoluto con il
Pensiero di Dio. La
pura ricezione. Il
rischio di fare il pensiero dell'io principio di conoscenza. Dio è il principio della conoscenza.
19/Febbraio/1986 Casa
di preghiera. Fossano.
Gesù dice:
"Se Io dico la Verità, voi non mi credete".
Ѐ una
dichiarazione, un’affermazione, una costatazione che fa Gesù, la Parola di Dio
tra noi.
Qui ci
troviamo di fronte a tre argomenti.
La Verità
che viene detta: "Se Io dico la Verità", il che vuole dire che la
Verità può giungere a chiunque, anche a coloro che hanno come padre il Demonio.
Poi
abbiamo l'argomento del credere, la capacità di credere.
E poi
questa dichiarazione: "Non mi credete". Cioè questo problema,
l'incapacità di credere che si può formare nell'animo dell'uomo.
Qui direi
che i termini sono molto ravvicinati, poiché abbiamo la Verità che viene posta
direttamente a contatto con la capacità di credere.
Cioè
abbiamo il problema della fede e della conoscenza.
La
conoscenza è rappresentata dalla Verità, la Verità che si presenta all'uomo.
E in
quanto si presenta, si presenta con i caratteri della Verità.
Per cui
l'uomo riconosce che è vero quello che gli viene detto, riconosce che è vero e
non lo può smentire.
Molte
volte abbiamo affermato, abbiamo detto che la Verità essendo trascendente
l'uomo, non è smentibile dall'uomo.
Dio è
Colui che nessuno può ignorare, smentire, annullare.
Le Parole
che escono dalla bocca di Dio, sono Parole di Verità, che hanno il sigillo
della Verità come tali, nessun uomo le può smentire.
Nessun uomo
le può annullare, le può bestemmiare, le può disprezzare, non le può annullare.
Però qui
ci troviamo di fronte a un problema grave, un problema che è pressante.
Perché
Gesù afferma che la Verità giunge all'uomo, e l'uomo può trovarsi nella
incapacità di credere, pur riconoscendola come Verità.
L'uomo
riconosce la Verità, non può crederla.
L'argomento
di questa sera è questa possibilità di perdere la capacità di credere in quella
Verità che noi non possiamo smentire.
Abbiamo visto le volte precedenti
la capacità di ascolto
e come si possa perdere la capacità di ascolto.
Ogni uomo
ha un campo di ascolto ben definito, definito da ciò che ha come padre, come
motivo di vita, come scopo di vita.
Abbiamo
anche visto oltre alla capacità di ascolto, la capacità di restare fermi nella
Verità.
L'uomo può
perdere la capacità di conoscere che diventa poi incapacità di vita eterna
poiché la vita eterna è conoscere Dio come vero Dio.
E
l'incapacità di conoscere Dio come vero Dio si traduce poi in incapacità di
portare la vita eterna.
Il Diavolo
si caratterizza per questo, è incapace di conoscere Dio, quindi incapace di
vita eterna, incapace di pace.
Questa
incapacità di vita eterna è una conseguenza di quello che noi abbiamo eletto
come paternità della nostra vita.
Noi eleggiamo
come paternità della nostra vita, vivendo giorno dopo giorno ciò cui dedichiamo
la nostra mente.
Adesso qui
ci troviamo di fronte all'argomento che ci presenta la Parola di Dio, ci
troviamo di fronte a questa incapacità di credere alla Verità che si presenta a
noi.
Dobbiamo chiederci quale lezione, quale significato abbia questa
Parola di Dio per ognuno di noi.
Il
problema è questo, come l'uomo a un certo momento pur volendo credere, non
possa credere.
Ci
troviamo con uomini che vorrebbero credere, magari vedono la Verità di quello
che si dovrebbe credere, vedono la bellezza, vedono la gioia, vedono la
liberazione nel credere, vedono soprattutto la grande pace che c'è nel credere,
eppure nonostante questo, non possono credere, sono incapaci di credere.
Ne sentono
il bisogno ma non possono credere.
La prima
cosa che subito si constata è questa: la capacità di credere non dipende dalla
nostra volontà e se non dipende dalla nostra volontà allora che cos'è che
determina in noi questa capacità di credere?
Soprattutto
che cosa è che porta via a noi la capacità di credere?
Per riflettere, per approfondire quest’argomento, consideriamo le
due grandi lezioni che il Signore ci dà attraverso l'uomo bambino e l'uomo
adulto.
L'uomo
bambino si caratterizza per questo: ha la capacità di credere a tutto.
L'uomo
adulto si caratterizza per questo: ha molta difficoltà a credere.
Ma allora
chi è il bambino e chi è l'adulto?
Non basta
osservarlo nel campo naturale, nel campo biologico evidentemente.
E allora
dobbiamo chiederci spiritualmente che cosa divide l'uomo adulto dall'uomo
bambino?
Abbiamo
detto che il bambino ha questa meravigliosa capacità, capacità di credere a
tutto, però Gesù dice anche questo: "Se non ritornate bambini, non potete
entrare nel Regno di Dio", non potete vedere.
C'è ancora un'altra caratteristica
nel bambino.
Il bambino
ha la capacità di credere a tutto e ha pochissima capacità di conoscere.
L'uomo
adulto invece ha molta capacità di conoscere (conosce tante cose e ha capacità di
conoscere) però ha una povertà estrema nella capacità di credere e man mano che
l'uomo adulto cresce in conoscenza, perde la capacità di credere.
Fino ad
arrivare al punto in cui diventa incapace di credere se non a ciò che conosce.
Qui
dobbiamo chiederci il passaggio, il passaggio dal bambino all'adulto.
Che cosa
succede?
Abbiamo
parlato della formazione in noi della capacità di conoscere, poi come
conseguenza quand'è che si verifica in noi questa perdita di questa capacità di
conoscere.
La capacità di conoscere non si
forma senza di noi.
Noi
conosciamo in quanto interiorizziamo e interiorizziamo in quanto raccogliamo le
cose che arrivano a noi, i dati del mondo esterno, come segni, li raccogliamo
in un principio interno.
E quanto
più noi raccogliamo in questo principio interno che portiamo dentro di noi, ciò
che riteniamo vero (nostro padre spirituale) noi formiamo in noi la capacità di
conoscere.
Ognuno
diventa capace di conoscere nella misura in cui ha raccolto, unificato, ha interiorizzato
dentro di sé.
Questa
capacità di conoscere non si forma in noi senza di noi.
Invece la capacità di credere è data a noi senza di noi.
Proprio il fatto che è data a noi
senza di noi,
già ci fa capire che la capacità di credere deriva in noi dalla presenza di Dio
ed è dono di Dio.
Dono della
presenza di Dio in noi ed è determinato dal legame con questa presenza.
Per cui a
questo punto dobbiamo costatare questi tre dati: c'è la presenza di Dio, c'è la
passione dell'assoluto come effetto di questa presenza che portiamo in noi, ma
non ci sono soltanto questi due dati indipendenti dentro di noi per cui noi
possiamo sbandare.
Abbiamo
detto che noi sbandiamo al punto che tutto ciò che noi amiamo lo amiamo con la
passione dell'assoluto, tutto ciò per cui noi viviamo, lo viviamo per la
passione dell'assoluto, perché portiamo in noi questa passione d'assoluto che
essendo data a noi senza di noi non possiamo abbandonare.
Ed è
quella che può portarci all'inferno, perché ci fa amare quello che non è
assoluto con questa passione d'assoluto.
Per cui il
problema diventa per noi insolubile, impossibile da sopportare.
Non abbiamo soltanto la presenza
di Dio in noi
senza di noi, e non abbiamo soltanto la passione dell'assoluto.
Il bambino
è colui che ancora non ha espresso se stesso.
Il bambino
è tutto ricezione.
Oltre a
questi due dati, nel bambino c'è la fede.
Cioè c'è
l'unione della passione d'assoluto con il Pensiero dell'Essere assoluto, con il
Pensiero di Dio.
Gesù dice
che i bambini vedono sempre il volto del Padre, del Creatore.
Ecco la
fede.
Il bambino
ha la possibilità di credere a tutto perché riceve tutto dal Creatore, tutto da
Dio, non ha ancora fatto l'esperienza della conoscenza nel pensiero del suo io.
Non ha il
pensiero del suo io come principio di conoscenza.
Il bambino
è pura ricezione.
E Gesù
dice: "Se non ritornate come bambini, non potete entrare nel Regno di
Dio", cioè se non ritornate a essere pura ricezione.
E nella
pura ricezione, nel puro ascolto, noi abbiamo la Vergine, abbiamo Maria che concepisce.
Concepisce
che cosa?
Il Verbo,
la Verità tra noi.
Il Verbo
rappresenta la Verità di Dio tra noi.
La Verità
di Dio tra noi, con la capacità di crederla.
Ecco qui
abbiamo la situazione del bambino.
Ma Gesù
dice: "Se non ritornate come bambini" a chi?
Evidentemente
a coloro che non sono bambini, cioè agli adulti.
E l'adulto
come si caratterizza?
Man mano
che l'uomo vive, esperimenta una realtà nel pensiero del suo io e sta correndo
e corre questo tremendo rischio, di ritenere che la realtà che lui esperimenta,
sia la realtà "maiuscola", sia la sola realtà e quindi di fare il
pensiero del suo io come principio di conoscenza, per cui l'uomo dice:
"Questo è così, questo è vero, perché io l'ho toccato con mano, perché io
l'ho visto, perché io l'ho esperimentato".
Basta
accennare a questo fatto, ad avere il nostro io come principio di conoscenza,
per capire l'errore che c'è in questo, quindi la menzogna.
Il nostro io non è un principio di
conoscenza.
Il
principio di conoscenza sta in quello che dice Dio: "Io sono la Verità, Io
sono il Principio".
Noi
dobbiamo avere Dio come principio, sopratutto nella conoscenza e non avere il
nostro io come principio di conoscenza.
Il nostro
io non è il metro per misurare tutte le cose.
Il metro
per misurare tutte le cose è Dio.
Quindi noi
dobbiamo adoperare Dio come metro per conoscere le cose.
Dobbiamo
imparare a vedere le cose dal punto di vista di Dio.
Dio è il
Principio e il metro della vera conoscenza.
Allora noi
qui abbiamo la fede che matura in conoscenza.
Allora qui
abbiamo il bambino che rimane bambino, che riceve tutto da Dio e tende a vedere
tutte le cose da Dio.
"Guai
a colui che scandalizza uno di questi bambini che credono".
Scandalizzare
vuol proprio dire, presentare a colui che crede in Dio e che accoglie tutto da
Dio e che cerca il significato di tutte le cose in Dio, altro da Dio.
Il bambino
si caratterizza proprio da questo bisogno, da questo "perché?", con
cui inonda tutte le cose.
E chiede
"perché?", in quanto si trova di fronte a fatti che riceve dall'assoluto,
che riceve da Dio e quindi li riceve come segni e sta cercando il perché.
Soltanto
se l'uomo raccoglie ogni cosa in questa fede iniziale che Dio gli ha dato,
allora diventa capace di credere e di conoscere, senza avere il problema della
conoscenza che gli porta via la capacità di credere.
Ma se
l'uomo invece non cerca il significato delle cose presso Dio e si ferma alla
realtà, all'esperienza che lui esperimenta con i suoi sensi e ritiene che vera
conoscenza sia questa, viene a trovarsi in un campo di conoscenze che gli porta
via la capacità di credere.
A questo
punto veniamo a trovarci con l'uomo che può ascoltare la Verità, non può
smentirla, d'altronde non gli è possibile smentirla, perché la Verità trascende
l'uomo e quindi non è smentibile dall'uomo, eppure non ha più la capacità di
credere.
Per cui
l'uomo si trova di fronte alla Verità, sa che è verità e non può crederla.
Ma abbiamo
l'altro risvolto, l'uomo viene a trovarsi di fronte alla menzogna, sa che è menzogna
e non può non credere in essa.
Qui
veniamo a trovarci davanti alla contraddizione.
La
contraddizione si afferma proprio nel campo della conoscenza.
L'uomo che
è costretto a credere alla menzogna, sapendo che è menzogna ed è
impossibilitato a credere nella Verità, sapendo che è Verità.
Se io dico la verità, voi non mi
credete. Gv 8 Vs 37- 45
Riassunti
Argomenti: L’illusione della
libertà – Conoscenza e libertà –Restare nella casa di Dio – Figli di Dio – Abramo – Restare nella Parola
– Dedizione della mente – Uccidere il Verbo – La parola illuminata – Collegare con la
sorgente – L’elezione della paternità – Sopportare la Verità – Generare il Verbo – Sangue sparso
invano – Figli di prostituzione – Campo d’ascolto – Il demonio: natura,
desiderio, menzogna, omicidio – La perdita della
capacità di conoscere Dio – Interiorizzare – Conoscenza e vita
– Fede e speranza -
9/Marzo/1986 Casa di
preghiera. Fossano.